Arriva la prima scena tagliata
da X-Men Apocalypse, il film di
Bryan Singer che si appresta a debuttare in Home
Video. Nella scena protagonista è Sophie Turner
come Jean Grey:
Con Bryan Singeralla regia e allo
script, in Apocalypsetornerà
anche Simon
Kinberga scrivere la
sceneggiatura che si baserà su una storia di Singer,
Kinberg, Michael
Dougherty e Dan Harris.
Inoltre ci sono anche già i
primissimi dettagli relativi alla trama del film: il film sarà
ambientato una decina di anni dopo Giorni di un
Futuro Passatoe rappresenta un passo successivo
nella storia. L’aver alterato la storia
nel film precedente ha causato delle reazioni imprevedibili e
incontrollate, e la nascita di un nuovo e potente nemico. Charles
(James McAvoy), Erik/Magneto
(Michael Fassbender), Raven/Mistica (Jennifer Lawrence) e Hank/Bestia
(Nicholas Hoult) saranno raggiunti da
Ciclope, Tempesta e Jean Grey e dagli altri X-Men per combattere
contro il formidabile menico, una antica e potente forza,
determinata a causare un’apocalisse come mai si è verificato nella
storia dell’umanità. Oscar Isaac è stato scelto per interpretare
Apocalisse. Al cast si aggiungono anche Sophie Turner(Jean
Grey), Tye
Sheridan(Ciclope), Alexandra
Shipp (Tempesta),Kodi
Smit-McPhee(Nightcrawler), Lana
Condor(Jubilee), Olivia
Munn (Psylocke).
Oggi ho scoperto la ‘sala Web’. A
parte averci messo quaranta minuti prima di connettere i neuroni e
capire che era uno spazio virtuale (abbiate pazienza. Quando io
andavo a scuola i cellulari pesavano ancora due chili e ce li
avevano solo i figli dei ricchissimi, che comunque li nascondevano
per paura di essere perculati a vita, e Internet era solo un mezzo
alternativo per guardare foto porno scaricando a 36k. La mattina
decidevi su cosa volevi masturbarti e la sere, se avevi fortuna,
era tutto pronto, mentre tua madre bestemmiava perché gli tenevi la
linea del telefono occupata), l’avevo presa come una buona
occasione per recuperare qualche bel film che mi sono perso causa
mio tumulamento per ragioni lavorative al Palazzo della Settimana
Orizzontale degli Autori. Vado lì e che te scopro? Che ci sono solo
i film più sfigati. Attenzione, non i più brutti.
Avete presente quei film degli anni
’80 tipo Passaggio per il paradiso, dove c’era un nerd demmerda con
la faccia piena di brufoli, i capelli a forma di Pandoro, gli
occhiali spessi come una fetta di polenta gialla e la maglietta
unta di baccalà mantecato, che poi grazie all’intervento di un
mentore più esperto a metà film si toglieva gli occhiali, se faceva
la lampada, indossava un giubbotto di pelle e riusciva a
rimorchiare la più bella della classe che fino ad allora lo aveva
sempre ignorato?
Ecco, questa è la differenza tra
‘brutto’ e ‘sfigato’. Parentesi. Io di questo plot ho sempre
preferito la variante in cui alla fine del film lui, ormai
infighito e diventato l’eroe della classe, si avvicinava alla bella
e chiedeva ‘Mi puoi fare un favore?’ e poi, alla risposta di lei
con sguardo sognante ‘Tutto quello che vuoi’ l’apostrofava con un
‘Vai a fare in culo’.
Ma tornando a noi, nella sala Web
non ci trovi certo Jackie, che tutti oggi ne parlano come il film
che non puoi perdere nella vita e io alle prese con una specie di
docu-fiction sui Testimoni di Geova. Tanto sticazzi domani il film
che non puoi perdere sarà, boh… a occhio e croce quello di
Lav Diaz, che i divi ormai se so’ rotti i cojoni
pure loro e stanno tutti sull’aereo per casa, per cui per i selfie
glamour ci dovremo accontentare. In finale, dopotutto, è pur sempre
l’unico filippino al mondo che si presenta più come Bon Jovi che
come Ariel di Marco Marzocca. Noi s’è già deciso che se possibile
il suo film lo pisciamo per goderci il Lido transumanato manco ci
fosse la partita dell’Italia.(Nel frattempo come avrete
notato continua la brandizzazione dei film alla cazzo di cane a
opera di Nicola Calocero, Dio l’abbia in gloria).
Comunque, in sala Web c’è un film
che mi interessa. Si chiama Liberami ed è un’allegra storia di
esorcismi. Sarebbe stato utile ieri alla Carducci e alla Serafini –
a cui facciamo tanti auguri che oggi compie gli anni – che si sono
trovate alle prese con un autobus driver indemoniato che manco
Nicolas Cage in Ghost Rider. Non pago di aver chiuso loro le porte
in faccia mentre stavano terminando l’acquisto del biglietto, voci
certe avrebbero riferito che costui ha sequestrato un di loro
accompagnatore caricandolo sul mezzo con la ferocia di un moderno
Caronte e portandolo direttamente con sé tra le fiamme
dell’Inferno, inneggiando a Belzebù.
Non è insolito durante i festival
incappare in documentari non proprio facili da digerire, eppure con
Austerlitz di Sergei
Loznitsa ci troviamo di fronte ad un esperimento nuovo
e tragicamente originale. Ambientato ad Auschwitz, il regista
trasforma quella che potrebbe essere una comunissima visita guidata
all’interno dell’orribile campo di concentramento in una
riflessione molto più profonda sulla storia, il ricordo e
sull’essere umano.
Si parla di Auschwitz quindi non solo come luogo di interesse
storico ma bensì come meta turistica; Loznitsa punta la sua camera,
che sembra quasi immobile, fissa su un sostegno da terra, su alcune
delle location più interessanti del campo, come l’ingresso, le
prigioni e i forni crematori, e filma l’andirivieni dei turisti,
una marea rumorosissima di persone provenienti da tutto il mondo.
Girato in bianco e nero e senza l’ausilio di sceneggiatura – le
uniche battute che riusciamo a distinguere sono le informazioni
sciorinate delle guide turistiche -, è chiaro che l’intento del
regista fosse catalizzare l’attenzione del pubblico non sulla
location ma sul comportamento delle persone.
Come in una sorta di strano
esperimento antropologico possiamo facilmente individuare varie
tipologie di turisti; ci sono i ragazzini annoiati e quelli che
ignorano la guida per giocare con i cellulari, oppure i fanatici
dello scatto perfetto che continuano a cambiare posizione per
accaparrarsi la foto più bella o ancora comitive che, stanche di
camminare per ore al sole, improvvisano un pic nic per terra; c’è
chi ride e si sganascia, chi si finge interessato alla storia o
chi, incurante degli orrori che quel posto nasconde, continua a
scattarsi selfie davanti, per esempio, ai pali delle
impiccagioni.
Nonostante la monotonia e
soprattutto la snervante immobilità della scena, una volta
trascorsa la prima mezz’ora, Austerlitz riesce a trasformare la
noia in interesse ed infine in rabbia. Se si pensa infatti ad
Auschwitz lo si immagina come un luogo tetro e silenzioso ancora
abitato dai fantasmi di uomini, donne e bambini che in quei luoghi
sono andati incontro ad una morte orribile; ma quello che il
documentario ci mostra è molto lontano dalla visione idealistica e
tragicamente poetica del campo che invece appare sorprendentemente
pieno di vita.
Eppure ad incuriosire e stimolare
la riflessione è la quasi totale mancanza di rispetto dei turisti
per i quali sembra accettabile farsi scattare una foto proprio
davanti ai forni crematori. Delle immagini quindi quelle di
Austerlitz che fanno male al cuore e che accendono il dibattito
sull’alienazione mentale delle nuove generazioni social e sulla
preoccupante perdita totali di valori.
La Focus Feature ha annunciato che
tornerà a collaborare con la Working Title per la produzione di un
biopic dedicato alla vita di Winston Churchill che
sarà diretto da Joe
Wright, regista di Orgoglio e pregiudizio,
Espiazione, Anna Karenina e del più recente
Pan.
Nel film il ruolo dell’ex Primo
Ministro britannico sarà interpretato da Gary
Oldman. Nel cast figurano anche John
Hurt (che sarà Neville Chamberlain), Lily
James (la segretaria di Churchill), Ben
Mendelsohn (Re Giorgio VI) e Kristin
Scott Thomas (Clementine, la moglie di Churchill).
Conosciuto principalmente per aver
guidato il Regno Unito durante la Seconda guerra mondiale,
Churchill è stato suo Primo ministro dal 1940 al 1945 e
successivamente dal 1951 al 1955. Noto statista, oratore e
stratega, Churchill fu inoltre un ufficiale dell’esercito
britannico. Autore prolifico, vinse il Premio Nobel per la
Letteratura nel 1953 per i suoi scritti storici.
La sceneggiatura del film porterà
la firma di Anthony McCarten (La
Teoria del Tutto). Le riprese inizieranno il prossimo
autunno. L’uscita è fissata per il 29 dicembre 2017.
L’ultimo volta che abbiamo visto
Gary Oldman al cinema è stato in Criminal al
fianco di Kevin Costner. Tra i prossimi progetti dell’attore
figurano lo sci-fi The Space Between
Us e la commedia action The Hitman’s
Bodyguard.
Ecco una nuova immagine da
Doctor Strange con lo Stregone
Supremo (Benedict Cumberbatch) e il suo Sanctum Sanctorum. La
trovate di seguito:
Doctor
Strange: il trailer italiano del film con Benedict
Cumberbatch
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L’uscita di
Doctor Strange è prevista per il 4
novembre 2016. Dirige Scott Derrickson da una
sceneggiatura di Jon Aibel e Glenn
Berger, rimaneggiata da Jon Spaihts. Nel
cast del film al fianco del protagonista Benedict Cumberbatch sono stati
confermati Tilda
Swinton, Rachel McAdams e Chiwetel Ejiofor.
Ispirato all’omonimo e celebre
personaggio dei fumetti, apparso per la prima volta nel luglio del
1963 nel numero 110 di “Strange Tales”, il film Marvel Doctor Strange racconta la
storia del neurochirurgo Stephen Strange, che dopo un terribile
incidente automobilistico scopre un mondo nascosto fatto di magia e
dimensioni alternative.
Produttore del film, Kevin Feige, con Louis
D’Esposito, Victoria Alonso, Alan Fine, Stan Lee e
Stephen Broussard come produttori esecutivi.
TWC-Dimension ha diffuso online il
primo trailer ufficiale di Gold, il film con Matthew
McConaughey ed Edgar Ramirez diretto
da Stephen Gaghan
(Traffic) su uno script firmato
da Patrick Massett e John
Zinman.
Potete vedere il video di
seguito:
https://www.youtube.com/watch?v=01habrLjQpw
Il personaggio di McConaughey
cerca fortuna e soprattutto oro nella giungla indonesiana,
affiancato nell’impresa dal geologo interpretato da
Ramirez.
Bryce Dallas
Howard è la fidanzata di lungo corso. Il cast
comprende inoltre Corey Stoll, Toby Kebbell, Bruce
Greenwood e Stacy Keach.
McConaughey produce insieme
alla Black Bear di Teddy Schwarzman e la HWY 61 di
Michael Nozik, Massett e Zinman. Paul Haggis è uno
dei produttori esecutivi. DistribuisceTWC-Dimension.
Gold:
ecco la data di uscita del film con Matthew
McConaughey
Matthew
McConaughey è al momento impegnato sul set de La Torre
Nera, mentre l’abbiamo visto di recente in sala come protagonista
di Sea of Trees di Gus Van
Sant e dell’ancora ancora non uscito The Free
State of Jones, mentre Edgar Ramirez
interpreta il marito di Jennifer Lawrence in
Joy di David
O. Russell.
Arrivano online le prime due clip
tratte da Voyage of Time, nuovo
documentario diretto da Terrence Malick. Il film, in versione
IMAX, si avvarrà della voce narrante di Brad
Pitt e durerà 40 minuti (il titolo di questa versione
sarà The IMAX Experience). Per quanto
riguarda invece la versione classica da 90 minuti (dal titolo
Life’s Journey), in quel caso lo
spettatore potrà godere della voce narrante di Cate Blanchett.
Potete vedere le clip di
seguito:
https://www.youtube.com/watch?v=VS8hvJLmbPc
https://www.youtube.com/watch?v=Px_u0HFNi1A
Voyage of Time Life’s Journeyrecensione del film di Terrence Malick
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Voyage of
Time è un progetto che Malick aveva in cantiere da
oltre 30 anni, e che metterà nuovamente insieme la squadra di
produttori di The Tree of Life, tra cui
Dede Gardner, Nicolas Gonda (che ha anche prodotto
To the Wonder), Sarah Green (The New
World), Brad Pitt, Grant Hill e Bill
Pohlad.Tra i produttori esecutivi
figurano invece Tanner Beard, Mary Bing, Yves
Chevalier e Donald Rosenfeld. Secondo le
prime indiscrezioni, Brad Pitt potrebbe essere
anche una delle voci fuori campo del film.
Voyage of
Time è una celebrazione del pianeta Terra, un vero e
proprio viaggio nel tempo, dalla nascita dell’universo fino al suo
collasso finale. Il film, a cui Malick lavora dal 1970, arriverà
negli Stati Uniti il 7 ottobre 2016.
Arriva dall’Hollywood Reporter la
notizia che il premio Oscar Reese Witherspoon
(Walk the Line, Wild) e Mindy
Kaling (The Mindy Project, The
Office) sarebbero in trattative per unirsi al cast di
Nelle
pieghe del tempo (A Wrinkle in
Time), adattamento cinematografico del romanzo di
Madeleine L’Engle del 1962 che sarà diretto da
Ava DuVernay,
regista dell’acclamato Selma.
Nel cast ci sarà anche la celebre
Oprah Winfrey, che con la DuVernay aveva già
lavorato proprio nel sopracitato Selma.
Nelle
pieghe del tempo è il primo di quattro romanzi, la
serie si intitola Time Quartet e gli altri romanzi della
tetralogia si intitolano: A Wind in the Door, A Swiftly Tilting
Planet e Many Waters. Nel 1989 la L’Engle ha pubblicato An
Acceptable Time, che è considerato un quinto libro della
stessa serie, anche se ambientato diverse generazioni dopo i primi
quattro.
Reese
Witherspoon e Nicole Kidman di nuovo
insieme per Truly Madly
Guilty
Di seguito la trama del romanzo
Nelle
pieghe del tempo: Meg Murry, una ragazza di
quattordici anni, è considerata dai suoi coetanei e dai suoi
insegnanti una ragazza dal carattere irascibile e stupida, e a
scuola non si inserisce bene. La sua famiglia riconosce i suoi
problemi come una mancanza di maturità emozionale, ma la considera
anche capace di grandi cose. La sua famiglia è composta dalla sua
bellissima madre scienziata; da suo padre, anch’egli scienziato
scomparso misteriosamente; dal fratello di cinque anni, Charles
Wallace Murry — un super genio in erba – e da Sandy e Dennys Murry,
i due gemelli atleti di dieci anni.
Il libro incomincia con “Era una
notte buia e tempestosa”, un’allusione alle parole iniziali nel
romanzo Paul Clifford di Edward George Bulwer-Lytton scritto nel
1830. Dopo un’altra brutta giornata di scuola Meg, non riuscendo a
dormire si ritrova con il fratello Charles e la madre in cucina a
bere latte. Vedono nel cortile una strana vecchia signora che
sembra essersi persa, la fanno entrare per scaldarsi, perché nevica
e inizia la conoscenza con la signora Cose’, una donna eccentrica,
venuta ad abitare da poco in una casa loro vicina. Charles aveva
già precedentemente fatto la sua conoscenza. Dopo aver asciugato i
suoi piedi e dopo aver fatto uno spuntino di mezzanotte con
Charles, Meg e la loro madre la signora Cosè inizia a dire a una
già perplessa Dr. Murry che “esiste davvero una cosa tipo il
TESP-ACT”. Subito dopo ciò Meg e Charles incontrano un ragazzo di
nome Fort Calvin, anche lui dotato di un’intelligenza molto pronta
e sveglia. È un ragazzo di ceto sociale elevato, che sebbene sia
uno stereotipo del “grande ragazzo del campus” risulta essere
entusiasta di unirsi ai ragazzi per incontrare più lontano la
signora Cosè e le sue ugualmente eccentriche amiche signora Chi e
Quale.
Cosè, Chi e Quale risultano essere
creature trascendentali che trasportano Meg, Charles Wallace, e
Calvin per le galassie con il TESP-ACT, che viene definito simile a
“piegare” il tessuto dello spazio e del tempo. Le tre signore
rivelano ai ragazzi che la galassia sta per essere conquistata da
una nuvola oscura, che è la visibile manifestazione del male. Il
padre scomparso di Meg stava lavorando per un progetto segreto del
governo per ottenere un viaggio più veloce della luce attraverso il
TESP-ACT, e accidentalmente finisce su Camazotz, un pianeta alieno
che è all’interno della nuvola del male. I ragazzi scoprono anche
che la Terra è parzialmente coperta dall’oscurità, sebbene grandi
figure religiose, filosofi, artisti stiano combattendo contro di
essa. Insieme con il fatto che la signora Cosè era una stella che
ha smesso di essere una stella per salvare la Terra dal controllo
dell’oscurità. I ragazzi giungono a Camazotz e salvano il padre di
Meg che è stato imprigionato da un malvagio cervello senza corpo
con potenti poteri telepatici, che gli abitanti di Camazotz
chiamano “IT”. Charles Wallace è mentalmente chiamato da IT, ed è
lasciato indietro quando gli altri scappano facendo un TESP-ACT
attraverso la Cosa Nera e arrivano ad un pianeta abitato da bestie
che non hanno la vista, ma sono dotate di intelligenza. Dopo un
breve periodo di recupero, Meg è mandata indietro da sola su
Camazotz essendole stato detto che è l’unica ad avere il potere per
salvare Charles Wallace. Confrontandosi con IT, Meg si rende conto
che può liberare suo fratello amandolo intensamente, perché l’amore
è un’emozione che IT, nella sua malvagità non può capire. Charles
Wallace viene liberato e tutti ritornano sulla Terra.
I protagonisti di
Justice League si sono ritrovati
sul set del film che sarà diretto da Zack Snyder
per una buona causa.
Si tratta dell’iniziativa
#StandingRock, nata con l’obiettivo di bloccare la
costruzione di un oleodotto da 3,8 miliardi di dollari che
dovrebbe attraversare 4 stati in America e che comporterebbe la
demolizione di siti di sepoltura e di enorme rilevanza culturale
per gli indiani d’America in North Dakota.
Potete vedere il video di
seguito:
[nggallery id=2813]
Sinossi: Alimentato dalla sua
fede verso l’umanità, restaurata e ispirata dall’atto altruistico
di Superman, Bruce Wayne chiede l’aiuto all’alleata, Diana Prince,
per affrontare un nemico ancora più grande. Insieme, Batman e
Wonder Woman lavoreranno velocemente per trovare
e reclutare una squadra di metaumani per controbattere questa
grande minaccia che li attende. Ma nonostante la formazione di
una squadra di eroi senza precedenti composta da Batman,
Wonder Woman, Aquaman, Cyborg e The
Flash potrebbe già essere troppo tardi per salvare il
pianeta da un attacco di proporzioni catastrofiche.
Justice
League sarà diretto ancora una volta da Zack
Snyder ed è previsto per il 10 novembre 2017. Nel film
vedremo protagonista Henry Cavill come Superman, Ben Affleck come Batman, Gal
Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray
Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche:
Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K.
Simmons e Jeremy Irons. I produttori
esecutivi del film sono Wesley Coller,
Goeff Johns e Ben Affleck
stesso.
Tutte le news sul mondo dei film
della DC COMICS
nel nostro canale dedicata alla DC FILMS.
Oggi fuori concorso verrà
presentato a Venezia 73, il film PLANETARIUM di
Rebecca Zlotowski con Natalie Portman,
Lily-Rose Depp e Emmanuel
Salinger.
La trama del film: Anni 30. Laura e
Kate Barlow sono due giovani sorelle americane che praticano sedute
spiritiche. A Parigi, durante il loro tour europeo, incontrano
André Korben, un rinomato produttore cinematografico francese.
Visionario e controverso, Korben è il proprietario di uno dei più
grandi studios della Francia, dove produce film utilizzando costose
tecniche americane all’avanguardia, senza badare a spese nonostante
la Grande Depressione. Benché scettico, Korben decide di sottoporsi
ad una seduta spiritica privata con le sorelle Barlow: gli eventi
ai quali assisterà provocheranno in lui un forte shock.
Profondamente colpito, offre ospitalità alle ragazze stipulando con
loro un contratto annuale allo scopo di sfruttarle per realizzare
il primo vero film di fantasmi. Ma le intenzioni di Korben sono ben
altre e Laura capisce ben presto che vi sono ragioni più oscure che
lo legano a loro.
Il premiato
regista Andrei Konchalovsky arriva a
Venezia 73 per presentare in
concorso Paradise, il suo ultimo film che vede
protagonisti Julia Vysotskaya, Christian Clauss,
Philippe Duquesne, Victor Sukhorukov, Peter Kurt.
Paradise è un film monito:
storie di vita quotidiana durante la Seconda guerra mondiale per
ricordare “che questo è stato”. Rai (Paradise) è un lungometraggio
sui destini incrociati di tre personaggi nel tempo triste di una
guerra senza precedenti: Olga, un’aristocratica russa emigrata e
ora parte della Resistenza francese; Jules, un collaborazionista
francese; Helmut, un ufficiale di alto rango delle SS.
Oggi è il gran giorno del terzo
film in concorso a Venezia 73,
ovvero Questi giorni di
Giuseppe Piccioni che vede
protagonisti Margherita Buy, Marta Gastini, Laura
Adriani, Maria Roveran, Caterina Le Caselle, Filippo
Timi.
Trama: Una città di provincia.
Tra le vecchie mura, nelle scorribande notturne sul lungomare,
nell’incanto di un temporaneo sconfinamento nella natura, si
consumano i riti quotidiani e le aspettative di quattro ragazze la
cui amicizia non nasce da passioni travolgenti, interessi comuni o
grandi ideali. Ad unirle non sono le affinità ma le abitudini, gli
entusiasmi occasionali, i contrasti inoffensivi, i sentimenti
coltivati in segreto. Il loro legame è tuttavia unico e
irripetibile come possono essere unici e irripetibili i pochi
giorni del viaggio che compiono insieme per accompagnare una di
loro a Belgrado, dove l’attendono una misteriosa amica e
un’improbabile occasione di lavoro.
Secondo quanto riportato da The
Wrap, le riprese del chiacchieratissimo e altrettanto travagliato
remake de Il Corvo
(The
Crow), l’ultimo film interpretato dal compianto
Brandon Lee, partiranno a gennaio 2017.
Al momento non ci sono ulteriori
dettagli sul progetto, ma vi terremo aggiornati. Jason Momoa (Game of
Thrones, Aquaman) sarebbe in
trattative per interpretare il protagonista del film.
Ricordiamo che nel corso di questi
anni tantissimi attori sono stati associati al remake del film
Il Corvo
(The
Crow), tra cui Luke Evans, Tom Hiddleston, James McAvoy e Bradley Cooper, ma anche diversi registi
come Stephen Norrington, Juan Carlos
Fresnadillo e F. Javier Gutierez.
Il corvo – The Crow
(The Crow) è un film del 1994 diretto da Alex Proyas, tratto
dall’omonimo fumetto di James O’Barr. Il film segna l’ultima e più
famosa interpretazione cinematografica di Brandon Lee, morto
accidentalmente a causa di un colpo di pistola durante le riprese
del film.
Proyas dovette ricorrere a trucchi
digitali e a controfigure per poter terminare l’opera,
raddoppiandone di fatto i costi. Lo strepitoso successo del film
ripagò più che abbondantemente le somme investite, arrivando ad
incassare in tutto il mondo la somma complessiva di circa 170
milioni. Vennero successivamente girati tre sequel: Il corvo 2 –
La città degli angeli (unico film a collegarsi al primo), Il
corvo 3 – Salvation e Il corvo – Preghiera maledetta,
che però non hanno mai raggiunto il successo del primo
capitolo.
Arriva da Variety la notizia che
Rebecca Ferguson, star di Mission Impossible Rogue
Nation, è in trattative per unirsi al cast del
musical The Greatest Showman on
Earth, film in pre-produzione alla 20th
Century Fox e in cantiere da diversi anni, che ha
finalmente ricevuto l’ok definitivo.
The
Greatest Showman on Earth si basa su una
sceneggiatura originale di Bill Condon
(Dreamgirls) e potrebbe essere il primo
musical dopo molto tempo pensato esclusivamente per il cinema.
Hugh Jackman
interpreterà il leggendario truffatore showman PT
Barnum, infatuatosi della cantante lirica svedese Jenny
Lind, conosciuta nell’ambiente come “l’usignolo”. Nel cast ci
saranno anche Michelle Williams
(Marilyn, Blue Valentine, Il grande e potente
Oz), Zac Efron, che si cimenterà
nuovamente con il musical dopo il grande successo della serie
High School Musical, e
Zendaya, che vedremo prossimamente
nell’attesissimo Spider-Man
Homecoming.
Nel film la Ferguson interpreterà
una cantante lirica.Il progetto sarà scritto da Jenny
Bicks (Sex and the City) e
diretto da Michael Gracey, debuttante alla
regia. Le canzoni originali del filma saranno di autori
affermati come Justin Paul e Benz Pasek,
Bonnie McKee, Jake Shear e Brian
Lapin.
Il cast del film comprende
Will Smith, Edward Norton,
Keira Knightley, Michael Peña,
Naomie Harris, Jacob Latimore,
Kate Winslet e Helen
Mirren. La regia è stata affidata a David
Frankel.
Il dramma, co-prodotto e
co-finanziato da Village Roadshow, racconta la storia di un
manager pubblicitario di New York (Smith) che
cade in depressione a seguito di una pesante tragedia. Per aiutarlo
a riprendersi, i suoi colleghi pensano a un piano decisamente non
convenzionale, i cui effetti sul protagonista risulteranno
imprevedibili e inaspettati.
Collateral
Beauty uscirà negli Stati Uniti il 16 dicembre
2016,in contemporanea con Rogue One – A Star
Wars Story, atteso primo spin-off della saga di
Star Wars con protagonista la candidata
all’Oscar Felicity Jones.
Will Smith è
attualmente nei cinema italiani con Suicide Squad, il cinecomic
di David Ayer in cui l’attore recita al fianco di
Margot Robbie, Joel Kinnaman, Viola Davis e Jared
Leto.
La Screen Gems e la Lakeshore
Entertainment hanno diffuso online il primo trailer
ufficiale di Underworld
Blood Wars, quinto
capitolo della saga di Underworld che
vede scontrarsi Vampiri e Licantropi con protagonista la bella
Kate
Beckinsale.
L’uscita del film, inizialmente
prevista per il 14 ottobre 2016, è stata posticipata di tre mesi:
la pellicola arriverà nelle sale il 3 gennaio 2017.
Con Kate
Beckinsale nel ruolo di Selene tornerà anche
Theo James nel ruolo di David, alleato di Selene.
Gli attori britannici Tobias Menzies (Outlander,
Roma) e Lara Pulver (Sherlock) avranno i
rispettivi ruoli di un nuovo formidabile leader dei Lycans e
quello di un feroce ambizioso Vampiro. Charles
Dance (Game of Thrones) interpreterà invece un Vampiro
anziano, Thomas. A completare il cast stellare del film troviamo:
James Faulkner (Game of Thrones), Peter
Andersson (The Girl with the Dragon Tattoo), l’esordiente
Clementine Nicholson, Bradley
James e Daisy Head.
Anna Foerster,
meglio conosciuta per il suo lavoro come direttore della fotografia
in The Day After Tomorrow e White House
Down di Roland Emmerich, si occuperà della regia del
film. Underworld Blood Wars, che sarà
sceneggiato da Cory
Goodman (Priest), verrà
prodotto da Gary
Lucchesi e Tom
Rosenberg per la Lakeshore.
Grande protagonista del giro di boa
di questo Venezia 73, arriva al Lido
Natalie Portman per presentare
Jackie, primo film americano del regista
cileno Pablo
Larraín.
L’attrice premio Oscar per
Il Cigno Nero, accompagnata dallo stesso
Larraín, ha così spiegato il suo approccio con questa iconica
figura femminile: “Jackie era una donna dalle infinite
sfumature. Da attrice, la cosa più difficile è stato cogliere le
numerose piccole differenze che c’erano tra la sua immagine
pubblica e la sua immagine privata”.
Pablo Larraín ha
aggiunto: “Jackie era una donna molto misteriosa. Probabilmente
la più sconosciuta delle persone conosciute della storia. Abbiamo
lavorato a lungo con Natalie su un aspetto in particolare, che è
poi essenzialmente il cuore del film: una persona che si trova in
un momento di profonda crisi e come decide di
affrontarlo”.
Venezia 73:
Jackierecensione del film
di Pablo Larraín con Natalie Portman
Mettendo in relazione
Jackie con la sua penultima opera (un
altro biopic, Neruda),
Larraín ha specificato: “Non credo di aver utilizzato due stili
differenti. Credo di aver utilizzato lo stile più funzionale alla
storia. Ho girato quel film e Jackie nel modo che più ritenevo
giusto. Sono due film completamente diversi. Il mio intento con
Jackie era quello di ricreare una sorta di illusione, un’illusione
che potesse racchiudere al suo interno bellezza e dolore. Inoltre,
volevo catturare il lato più umano di questa figura così
tormentata. Non è un biopic, è più un approccio affascinante su
questo bellissimo personaggio”.
Tornando a parlare del ruolo, la
Portman ha dichiarato: “Credo che Jackie sia stato il
personaggio più pericoloso che io abbia mai interpretato. Tutti
l’America la conosceva. Tutti avevano un’idea di lei. Cadere
nell’imitazione era una tentazione costante. Fortunatamente però
non ho mai dovuto prendere come riferimento le attrici del passato
che l’avevano intepretata. Ci sono talmente tanti materiali su
Jackie Kennedy che non ne ho avuto bisogno. Sapevo perfettamente da
quali fonti attingere”.
Negli ultimi trent’anni a numerose
attrici è stato affidato il compito di interpretare al cinema una
delle figure più iconiche ma allo stesso tempo anche più
enigmatiche del Novecento: Jackie Kennedy. Da
Jodie Farber (JFK di Oliver Stone) a
Katie Holmes (la miniserie I
Kennedys), autori e registi hanno provato ad
immortalare sul grande schermo la storia di un autentico e
colossale mito, Jackie. Nessuno però era mai
arrivato ad offrire una versione inedita ed estremamente personale
sulla vita dell’ex First Lady statunitense come Pablo Larraín.
Alla sua prima produzione
americana, l’acclamatissimo regista e sceneggiatore cileno – noto
per la “trilogia della dittatura” (Tony Manero, Post
Morten e No I Giorni
dell’Arcobaleno) e per il più recente Il
Club, si addentra in territori che nessun
cineasta aveva mai avuto il coraggio di esplorare, al limite tra
realtà e finzione, tra dolore pubblico e privato.
ùAbbattendo qualsiasi regola e
aggirando tutte le insidie e le banalità dei biopic tradizionali,
Larraín mette da parte l’intera vita di Jackie Kennedy per
focalizzarsi unicamente su quella mattina del 1963 che cambiò per
sempre il mondo, quindi sui quattro giorni successivi alla morte di
John F. Kennedy, 35esimo presidente degli Stati
Uniti. Quello che ne deriva è un ritratto doloroso, assai cupo,
seducente in ogni singolo fotogramma, di una donna colta nel
triplice ruolo di moglie, madre e vedova che il regista racconta
attraverso uno stile sontuoso ed elegante, conferendo alla figura
di Jackie (soprattutto grazie all’utilizzo dei primi piani e alla
meravigliosa fotografia di Stéphane Fontaine)
ancora più magnetismo.
La narrazione prende forma
attraverso un’intervista durante la quale Jackie ricorda con
lucidità mista a disperazione quei tragici momenti: dalla corsa in
ospedale, all’organizzazione del funerale, alla vita per le stanze
e i corridoi della Casa Bianca che l’occhio di Larraín riprende
come un labirinto intriso di paura e tormento nel quale incastonare
una figura che, al di là dell’eleganza, della sofisticatezza e
dell’estrema riservatezza, forse per la prima volta diventa umana,
vittima di una sofferenza lancinante, preoccupata per i due figli
da dover proteggere, oppressa dagli occhi del mondo ancora una
volta puntati su di lei.
A dare anima e corpo a questa
creatura tanto splendida quanto contraddittoria, una Natalie
Portman in assoluto stato di grazia, incantevole nei
panni di Jackie Kennedy, struggente in quelli di Jackie, regina
detronizzata, senza marito e senza corona.
Prodotto da Darren
Aronofsky (Il Cigno Nero,
Noah), Jackie è un’opera
ammaliante che rasenta la perfezione nel suo mostrare e svelare una
delle figure femminili più amate ma anche misteriose della storia;
una donna osannata e forse mai realmente compresa, “che non
aveva mai sognato la celebrità, ma che era diventata semplicemente…
una Kennedy”.
Dalle profondità complesse e
imperscrutabili della mente di Terrence Malick sono
nati alcuni dei grandi film della storia del cinema. Opere sempre
raffinate, non per forza capolavori a ogni costo, ma sempre pezzi
d’arte di cui discutere, parlare, opere che aiutano ad affrontare
la materia cinema con cognizione e approccio critico. Non fa
eccezione il suo ultimo lavoro, Voyage of Time: Life’s
Journey, documentario naturalistico
presentato in concorso alla
Mostra di Venezia 2016 e che si colloca esattamente dietro a
Tree of Life (Palma d’Oro a Cannes nel
2011).
Venezia 73: Terrence
Malick e il suo viaggio nel tempo e nella vita in
Voyage of Time Life’s Journey
L’approccio naturalistico di Malick
alla creazione e all’evoluzione del mondo e della vita sulla Terra
passa attraverso le immagini colossali di una natura venerata nella
sua selvaggia potenza ma anche nella sua intima bellezza e poesia.
Con Voyage of Time, Malick chiude quel
cerchio cominciato all’inizio della sua carriera, già da
La Rabbia Giovane, che vedeva le donne
portatrici di senso nelle sue storie. In particolare dopo la
Pocahontas di The New World e la madre di Tree of Life, il regista texano
riesce a fare il passo ulteriore aggirando le figure intermediarie
e rivolgendosi direttamente alla Madre Natura, mai prima d’ora
interpellata con questa immediatezza e questa serenità.
Il discorso poetico si fa quindi
completo e vivo alla luce di un’intenzione forte che si rispecchia
anche nella doppia natura del progetto, diviso tra una formato in
IMAX, documentaristico in senso scientifico più stretto, e uno
cinematografico, la “versione veneziana”, che si adegua alle
esigenze narrative del regista. Con questa esperienza immersiva e
nuova, Malick ha voluto mettere in gioco completamente, senza
filtri narrativi (per quanto siano ormai diventati sfilacciati), la
sua idea cosmologica.
Visivamente e
musicalmente impeccabile, Voyage of Time Life’s
Journey rappresenta una vetta tematica importante per
Malick, che sfodera un’altra opera complicata e interessante, che
conferma la sua abitudine a fare del grande cinema di cui si
discute, che matura e cresce, che lascia traccia di sé nello
spettatore e insegnamento ed esempio per chi si approccia all’arte
del cinema.
Mel Gibson è noto per essere un personaggio senza
troppi peli sulla lingua, cosa che gli ha provocato anche una
cattiva fama a Hollywood, trasformando il suo rapporto con le major
in una forma di pure sopravvivenza, come lui stesso ha dichiarato
di recente al Festival di Venezia 2016. Nella
stessa occasione il regista e attore ha parlato di cinecomics e la sua posizione è stata altrettanto
dura e senza fronzoli.
“Li guardo e mi gratto la testa.
Credo che ci siano un sacco di sprechi ma forse se facessi io una
di quelle cose con un green screen verrebbe fuori qualcosa di
diverso. Non so. Forse costano proprio tanto, davvero non saprei.
Ma mi sembra che si possano fare con meno. Se spendo una somma
oltraggiosa di soldi per un film, come fai a rientrare del bidget?
Quanto hanno ammesso di aver speso per Batman v Superman? Ed è un film di
m***a.”
Chiaramente a Gibson non interessa
di urtare la sensibilità dei fan dei cinefumetti, dal momento che
non è affatto interessato al genere. “Non sono interessatyo a
queste cose, la differenza tra supereroi dei fumetti e quelli veri
è che a quelli veri non serve spandex. Lo spandex deve costare
moltissimo.”
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Batman v Superman Dawn
of Justice Ultimate Edition, la recensione
“Temendo le azioni
incontrastate di un supereroe pari ad una divinità, il
formidabile e fortissimo vigilante di Gotham City decide di
affrontare il più riverito salvatore di Metropolis , mentre il
mondo si batte per capire di quale tipo di eroe ha bisogno. E con
Batman e Superman in guerra, sorge qualcosa di nuovo che
mette l’umanitá in un pericolo mai conosciuto prima”.
Ricordiamo
che Batman v SupermanDawn of Justice, Zack
Snyder è stato
scritto da ChrisTerrio, da
un soggetto di David
S. Goyer.
In Batman v Superman saranno
presenti Henry Cavill nel
ruolo
di Superman/Clark Kent e Ben Affleck nei
panni di Batman/Bruce Wayne. Nel cast ci saranno
anche: AmyAdams, LaurenceFishburne, Diane
Lane, JesseEisenberg, Ray
Fisher, Jason
Momoa e GalGadot.
Vi ricordiamo che la
Ultimate Edition di Batman v Superman è arrivata in DVD e Blu-Ray
dal 19 luglio in Italia.
È Natalie Portman
la protagonista assoluta di oggi al Festival di Venezia
2016. L’attrice è arrivata oggi per presentare
JACKIE di Pablo Larraín con Natalie
Portman, Peter Sarsgaard, Greta Gerwig, John Hurt. Ecco tutte le
foto:
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Nel cast del film oltre a
Natalie Portman anche Greta
Gerwig, Peter Sarsgaard, Max Casella, Beth Grant e John
Hurt.
Foto La Biennale di Venezia / Iacopo Salvi
Jackie si concentrerà sui quattro
giorni successivi all’attentato di Dallas del 1963, quando Jackie
Kennedy (interpretata nel film dalla Portman) è costretta ad
affronta la disperazione per l’assassinio del marito, il
presidente Usa John F. Kennedy, diventando al contempo
un’icona agli occhi degli americani e non solo. Nel cast ci sarà
anche Peter Sarsgaard (An Education,
Experimenter) che interpreterà il ruolo Robert Kennedy,
fratello di John.
Arriva da Amazon
la prima immagine del pack blu-ray da collezione sulla trilogia
di Captain America prodotta e
targata Marvel Studios. L’edizione arriva
subito dopo il debutto in home video di Captain America Civil War.
L’edizione sarà acquistabile su
Amazon naturalmente e non si hanno notizie sull’edizione Italiana.
Al momento non si hanno ulteriori dettagli in merito dunque non
resta che aspettare ulteriori notizie.
Leggi la nostra recensione di Captain America Civil
War
Sinossi: Captain America
Civil War si svolge subito dopo gli eventi di Avengers: Age of Ultron, con Steve
Rogers e gli Avengers costretti ad affrontare i danni collaterali
causati dalla loro lotta per proteggere il mondo.Dopo che la città di Lagos,
in Nigeria, viene colpita dall’ennesimo incidente internazionale
che vede coinvolti gli Avengers, le pressioni politiche chiedono a
gran voce un sistema di responsabilità e un consiglio
d’amministrazione che decida quando richiedere l’intervento del
team. Questa nuova dinamica divide gli Avengers che, al tempo
stesso, tentano di proteggere il mondo da un nuovo e malvagio
avversario.
Ricordiamo che Captain America: Civil
Warsarà diretto
da Anthonye Joe
Russo e vedrà nel cast Chris Evans,
Robert Downey Jr., Scarlett Johansson, Chadwick Boseman,
Sebastian Stan,Samuel L. Jackson, Frank
Grillo, Jeremy
RennereDaniel
Bruhl. Captain America Civil
War è arrivatonelle
sale italiane il 4 maggio 2016.
Mentre il film di David
Ayer, Suicide Squad, continua a macinare
milioni di dollari, oggi l’attore Shia
LaBeouf in un’interessante intervista rilasciata a
Variety ha
rivelato un aneddoto particolare che lo riguarda. Infatti sembra
che il regista Ayer con cui
LaBeouf ha lavorato in
Fury era intenzionato a trovargli un
ruolo nel suo prossimo film ma a quanto pare la Warner
Bros invece non era interessata a proporre una parte ad
un attore ormai etichettato come una personalità difficile con
cui lavorare. Il personaggio era quello del braccio destro di
Rick Flag (Scott Eastwood):
Inizialmente il
personaggio era diverso poi Willi Smith è stato ingaggiato e lo
script è cambiato un po’. Quel personaggio che è legato al
personaggio che era di Tom Hardy, era quello con cui discutevo con
David, ma poi ho scoperto che la Warner Bros non mi voleva. ….
Penso che non mi volevano, gli avranno detto “No, tu sei pazzo. E’
un bravo attore ma non per questo.” Per loro è stato un grande
investimento.
Suicide Squad si
concentrerà sulle gesta di un gruppo di supercattivi dei fumetti DC
che accettano di svolgere incarichi per il governo in modo da
scontare le loro condanne.
Il film arriverà al cinema
il 13 agosto del 2016. Nel cast vedremo Will Smith nei panni
di Deadshot, Margot Robbie in quelli di Harley Quinn, Jay
Courtney nel ruolo di Capitan Boomerang, Cara Delevingne
sarà Enchantress, Joel Kinnaman nei panni di Rick Flag,
Viola Davis nel ruolo di Amanda Waller e Jared Leto
sarà l’atteso Joker.
Tutte le news sul mondo dei film
della DC COMICS
nel nostro canale dedicata alla DC FILMS.
Trama: Un’agenzia governativa
segreta arruola i super cattivi in prigione per eseguire pericolose
missioni promettendo loro in cambio la libertà. Lo scopo della Task
Force è obbedire agli ordini o morire, così come chiariscono ai
componenti il leader della squadra Rick Flagg, la
sua spada giurata, la samurai Katana e il
dispositivo esplosivo inserito nei loro colli e gentilmente offerto
dalla Wayne Enterprise. Poi c’è il
Joker, che comparendo sia nel presente che in
alcuni flashback, cercherà di mandare a monte il piano della Waller
e di ricongiungersi con il suo vero amore,
Harley.
Suki Waterhouse è
stata la protagonista del red carpet della sera del sei settembre
al Festival di Venezia 2016. Di seguito gli
scatti dell’attrice protagonista del film in concorso diretto da
Ana Lily Amirpour,
The Bad Batch.
Venezia 73: The Bad Batch
recensione del film con Suki
Waterhouse
Spesso la grande storia è fatta di
piccoli gesti, da prese di coscienza, in definitiva da uomini
normali che si trovano di fronte alla consapevolezza di svolte
storiche per molti. È questo che racconta The
Journey, film di Nick Hamm con
protagonisti Timothy Spall e Colm
Meaney.
Britannici e irlandesi hanno
riunito i partiti politici dell’Irlanda del Nord a St. Andrews, in
Scozia, per discutere un accordo storico. Improvvisamente, dopo i
giorni bui dei Troubles, la pace sembra possibile. L’unico ostacolo
è convincere il fervente predicatore protestante Ian Paisley e il
repubblicano irlandese Martin McGuinness ad accettare l’accordo e
governare insieme. Ma i due si rifiutano persino di rivolgersi la
parola.
The
Journey è essenzialmente un lavoro di scrittura, che
si affida a due straordinari interpreti protagonisti. Un film che
intrattiene nonostante affronti uno degli argomenti politicamente
più scottanti della recente storia europea, la guerra civile in
Irlanda del Nord. Risoltosi solo nel 2006 a seguito degli accordi
narrati nel film, il conflitto ha ispirato molto cinema, grandi
storie e opere cinematografiche, ma mai nei termini brillanti e
acuti, anche divertenti, proposti dalla sceneggiatura di
Colin Bateman, al suo primo approccio ufficiale
con il lungometraggio.
Timothy Spall e
Colm Meaney sono una coppia straordinaria e,
mescolando il loro metodo diverso e il loro approccio contrapposto,
mettono in piedi un dibattito vivace e interessante, sorvegliato
dal giovane Freddy Highmore, che si cimenta in un
ruolo per lui inedito al quale però rende giustizia.
The
Journey affronta con leggerezza intelligente uno dei
momenti storici più importanti della storia recente dell’occidente,
inventando una situazione funzionale allo scopo e perdendosi nel
confronto trai protagonisti.
Gli amanti delle storie
anticonvenzionali e, nello specifico, delle realtà distopiche,
quest’anno alla Mostra
del cinema di Venezia hanno trovato pane per i loro
denti. Ad infiammare il pubblico e a dividere la critica, l’ottavo
giorno di festival arriva la visionaria Ana Lily
Amirpour, regista americana di origini iraniane, che
presenta in concorso la sua ultima fatica cinematografica,
The Bad Batch con
Jason Momoa.
La trama di The Bad Batch
Ambientato in una realtà distopica
quasi post apocalittica nello stato del Texas, The Bad
Batch racconta la storia di una ragazza di nome Arlen
(Suki Waterhouse) che, definita ‘difettosa’ dal
governo americano, viene abbandonata al di là della rete di
recinzione, destinata quindi ad una fine certa nel caldo deserto.
Ma quello che incontrerà in quella landa desolata non sarà la morte
ma bensì qualcosa di molto più spaventoso, un’assurda comunità di
cannibali senza scrupoli.
Semplicità apparente
Quello che potrebbe sembrare come
l’incipit di un terrificante horror, nasconde invece un’identità
molto più complessa. Dopo un primo film dal titolo A Girl Walks
Home Alone at Night (2013), che ha esaltato i cultori del
genere, la Amirpour questa volta presenta al suo pubblico una
seconda opera più completa e dallo stile assolutamente innovativo
che, nonostante la disturbante tematica, è la prima vera boccata
d’aria fresca di questo festival. The Bad
Batch non è infatti un semplice horror ma una sorta
di spaghetti western contemporaneo che, grazie alla sua
sceneggiatura così attuale ed immediata e ad una colonna sonora
travolgente, riesce a far arrivare il suo messaggio forte e chiaro,
senza margine per errori di interpretazione. L’allontanamento dei
cittadini del cosiddetto ‘lotto difettoso’ è in effetti la
rappresentazione estremizzata degli effetti dell’attuale xenofobia
culturale, concetto alla base della continua ed ossessiva ricerca
dell’essere umano della perfezione.
Decisa a non appesantire
The Bad Batch di inutili riflessioni
filosoficheggianti, la regista (e sceneggiatrice) concede allo
spettatore ben pochi dettagli ed informazioni sui vari personaggi;
non sappiamo infatti quasi niente della nostra anti-eroina e dei
suoi ‘compagni di viaggi’ né di come si siano ritrovati in
quell’inferno eppure lo svolgersi degli eventi è così lineare che
non si avverte la necessità di approfondire. Il film è la semplice
rappresentazione della vita di un gruppo di outsider che, costretti
ad abbandonare la civiltà, scendono a compromessi con la loro
umanità per cercare di sopravvivere. La Amirpour quindi non sale in
cattedra e non impone il suo personale punto di vita sociopolitico
al pubblico ma si limita a raccontare una storia diversa,
moralmente inaccettabile ed inquietante ma teoricamente plausibile.
The Bad Batch ci racconta dell’orrore,
della rabbia e del coraggio di una ragazza costretta a lottare
contro una realtà barbarica per sopravvivere e che incredibilmente,
alla fine della storia, riesce a trovare la pace e forse anche un
briciolo di speranza.
Dopo decadi di
gestazione, Terrence Malick ha messo la parola
“fine” al suo progetto se non più ambizioso, almeno più discusso e
chiacchierato, Voyage of Time: Life’s
Journey, documentario che arriverà in sala nella
doppia forma classica e IMAX.
Il film è stato presentato al
Festival di Venezia 73 nella sezione del
concorso, e a parlarne sono intervenuti Grant Hill
e Sophokles Tasioulis, produttori fiduciosi che
hanno affiancato Malick nel processo creativo complicato e lungo
del film.
Questo documentario è un viaggio
emotivo, emozionante, ma si basa anche sulla ricerca scientifica.
Siamo abituati a produrre documentari e di solito lavoriamo con
degli scienziati che si approcciano agli strumenti cinematografici.
In questo caso abbiamo avuto un grande maestro del cinema che ha
parlato con cosmologi, astronomi, scienziati. In questo modo Terry
ha dato corpo alla sua visione con delle immagini affascinanti.
Importante è stato anche il lavoro con il formato, che ci ha
aiutati a mettere in scena determinate intenzioni ma ha anche
rallentato molto la sua produzione.
Voyage of Time: nuovo trailer del doc di Terrence
Malick
“Non abbiamo avuto mai nessun
dubbio nei confronti del progetto o di Terrence. E se anche
l’avessimo avuto, la sua dedizione e la sua energia ci avrebbero
dissuaso. Siamo riusciti a realizzare alcune cose solo di recente,
anche per questo il film ha avuto una produzione così
lenta.”
Il film sarà, come anticipato,
distribuito in due formati differenti, e naturalmente non si
tratterà dello stesso documentario ma per il formato panoramico in
IMAX è stata messa a punto una versione completamente diversa da
quella presentata alla Mostra in cui la voice over narrante sarà
quella che Brad Pitt, che figura anche trai
produttori.
“Per Terry realizzare un film è
come comporre una canzone. Si rivede, si riascolta, si lavora con
le voci, con i dialoghi. Per questo film poi c’è stato un doppio
lavoro per la versione in 45 minuti in IMAX. Nel caso della
versione cinematografica abbiamo avuto a disposizione la voce di
Cate Blanchett, che ha raccontato una storia
legata all’emozione delle immagini. Per l’IMAX invece c’è Brad
Pitt, che ci è sembrato più adatto perché è voce di un cut
scientifico e razionale, con immagini diverse. Questo rispecchia
anche le diverse intenzioni dei due formati. Lo scopo delle due
versioni è inoltre completamente diverso, dal momento che il film
tradizionale sceglie di raccontare in maniera specifica, mentre
l’IMAX mostra, grazie allo schermo più grande, più cose
contemporaneamente e in questo modo anche la fruizione dello
spettatore è diversa, dal momento che l’immagine diventa quadro da
scrutare e analizzare.”
Sulla necessità di coniugare tempi
di produzione e esigenze artistiche, i produttori hanno spiegato:
“I lunghi tempi di produzione non implicano per forza anche
costi estesi, perché Terry non è mai andato fuori budget,
nonostante le lunghe attese per il montaggio e la produzione di un
film. Per Voyage of Time poi, il tempo era
fondamentale, perché il montaggio ha richiesto tempo, ma anche le
riprese in sé. Per un tipo di film del genere era
inevitabile.”
È oggi il grande giorno di Terrence
Malick a Venezia 73 dove presenta
fuori concorso Voyage of Time Life′s
Journey, il documentario prodotto negli ultimi anni e
costola di Three of Life.
Il progetto viene annunciato da
Terrence
Malick, col titolo provvisorio Q,
all’inizio degli anni settanta descrivendolo come “uno dei suoi
più grandi sogni da realizzare“, cioè narrare le origini della
vita sul pianeta Terra.
Negli anni a seguire il progetto non
viene più nominato fino al 2011, quando lo stesso regista dichiara
che parte del materiale di Voyage of Time è stato inserito
all’interno del film The Tree of Life.
Arriva in concorso a Venezia
73 altro grande atteso titolo, JACKIE di
Pablo Larraín con Natalie Portman, Peter Sarsgaard,
Greta Gerwig, John Hurt.
Nel cast del film oltre a
Natalie Portman anche Greta
Gerwig, Peter Sarsgaard, Max Casella, Beth Grant e John
Hurt.
Jackie si concentrerà sui
quattro giorni successivi all’attentato di Dallas del 1963, quando
Jackie Kennedy (interpretata nel film dalla Portman) è costretta ad
affronta la disperazione per l’assassinio del marito, il
presidente Usa John F. Kennedy, diventando al contempo
un’icona agli occhi degli americani e non solo. Nel cast ci sarà
anche Peter Sarsgaard (An Education,
Experimenter) che interpreterà il ruolo Robert Kennedy,
fratello di John.
NOTA PRELIMINARE:
l’articolo sarà disseminato da estemporanee ed euforiche
brandizzazioni cazzare dei film presenti qui alla Mostra, a opera
di Nicola Calocero che ci supporta da lontano. Non
hanno alcun senso logico, quindi si adattano benissimo al nostro
stato mentale al giro di boa della prima settimana di Festival.
Ieri, dopo una cena a base
di vino e amari con un pezzetto di tonno come accompagnamento –
devo dire in un posto di una decenza che qui al Lido appare come la
Gioconda di Leonardo in mezzo a una personale dedicata a Teomondo
Scrofalo – ieri, a mezzanotte e mezza circa, quelle maliarde delle
mie colleghe/amiche hanno cercato di trascinarmi a un’altra di
queste feste buco nero dove entri pensando ‘mezz’ora e vado via’ e
quando esci ti ritrovi nel mondo post-apocalittico come Bruce
Campbell nel finale de L’Armata delle
Tenebre.
Così, hanno detto. ‘Dai, mezz’ora e
andiamo’. ‘Dai, stiamo poco’. ‘Dai, non beviamo’. ‘Dai, non dovrai
ballare’. Sì, sì. Come se non ve conoscessi, mascherine. Ero
preparato e sono riuscito a resistere a quegli occhioni da
cerbiatte solo grazie alle lezioni di gestione del rapporto con il
femminile che mi aveva dato ieri mattina Rocco
Siffredi, per cui sono tornato a casa promettendo ‘dai, ci
penso e magari mi viene voglia’. Naturalmente per evitare qualsiasi
possibile ritorno di dubbio mi sono messo subito in pigiama e
crollato nel letto nel giro di dieci minuti. Voglio dì, nel
frattempo erano quasi le due. Non date retta quando vi diranno che
sono l’ultimo dei pensionati.
Era comunque l’ora in cui
quando eravamo ragazzini finiva ‘Colpo Grosso’ e iniziava il
‘Playboy Show’, mica quella di Carosello. Nonostante avessi in
corpo già una dose massiccia di alcool mi addormento senza
problemi, beato e fiero di me stesso sapendo che forse il giorno
dopo avrò la forza di far finta di lavorare e un aspetto più simile
a quello di una persona che a quella del Signore dei Troll appena
uscito dalle miniere di Moria.
Mi dico pure che forse ho esagerato,
e che dopotutto forse, veramente, sarebbero state solo mezz’ora, e
che in definitiva forse potevo andare ed essere più gentile.
Nero.
Mi sveglio di notte, per fare la
piscia.
(so che vi fa ridere quando uso
l’espressione “fare la piscia”. Fa ridere anche me)
Controllo il cellulare per capire
che ore sono.
La prima cosa che appare è
questa foto. Con questa
didascalia.
Capito, sì. Mezz’ora e
andiamo via.
Ora, le ragazze sono un po’
allegrotte e si vede, ma tutto sommato stanno ancora fresche e
mantengono il loro fascino che, si sa, le donne per ste cose hanno
una marcia in più.
Quello che mi sconvolge è il volto
di Madeo, che resterà impresso nella mia mente come un monito
perentorio.
Quell’uomo. Quell’uomo lì, ragazzi
ha ceduto. Ed è così che avreste visto anche me se avessi fatto lo
stesso.
Rido soddisfatto e torno a
letto fiero di me, ringraziando Santo Rocco per i suoi preziosi
consigli e proseguendo nel mio giusto riposo fino alle 8,00 del
mattino, quando mi sveglio fresco come una rosa.
A quel punto mi si pone una
questione: vado a vedere il film di cannibali,
Tommaso di Kim Rossi Stuart o vado a fare
la spesa, che sono rimasto praticamente a nutrirmi del muschio che
si è formato sotto al balcone per via dell’umidità del canale?
Ci rifletto un attimo e spesa batte
Rossi Stuart e cannibali cinque a zero, anche perché la mattina
sono tutti in proiezione e perfino i gestori dell’unico alimentari
del Lido – che concorrono per la consegna del Tardo
d’oro, speciale riconoscimento assegnato a personaggi
festivalieri non particolarmente svegli – ce la possono fà a
gestire la clientela.
A proposito di premi
collaterali, si comincia a ragionare sui candidati anche per la
corsa all’ICEFAC, al GCCMNF e al
Collammare. Le spiegazioni per le sigle le trovate
in questa capovolte qui a fondo pagina. In ordine sparso, per
ICEFAC si vocifera di Lav Diaz, in corsa anche per il GGCMNF,
insieme a Malick. Muccino favorito per il Collammare.
NOTA FINALE:
ICEFAC =In
culo e Fòco ai Capelli, assegnato a individui dalle
capigliature particolarmente bizzarre. Concepito assieme a
Cristiana Paternò.
GCCMNF = Gran Cazzo
Che me Ne Frega, assegnato a film di portata impegnativa e dai temi
profondi e particolarmente lontani dalla praticità del quotidiano
vivere.
Collammare =
Assegnato ai numerosi personaggi privi di collo che si vedono
girovagare sia tra gli artisti che tra gli astanti.