Dopo CinquePerDue
Frammenti di vita amorosa e Potiche La
Bella Statuina, François Ozon torna in concorso alla
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con il suo
bellissimo Frantz, melodramma che
riprende molte tematiche care all’ormai celebre regista francese ma
che al tempo stesso si addentra in territori mai esplorati prima,
sia da un punto di vista stilistico che narrativo.
Il film è ambientato alla fine della
Prima Guera Mondiale, in una piccola cittadina tedesca, e vede
protagonista Anna, una giovane donna che ogni giorno si reca in
visita alla tomba del fidanzato Frantz, morto al fronte in Francia.
Un giorno Anna incontra Adrien, un timido e affascinante francese
che, come lei, è andato a raccogliersi sulla tomba dell’amico
tedesco. Ben presto tra Anna e Adrien si instaura un forte legame,
fino a quando la donna non verrà a conoscenza di un segreto
apparentemente inconfessabile.
Quello che François
Ozon ci regala con Frantz è una
piccola grande opera dalla messinscena impeccabile e dalla
struttura lineare ed armonica, con due interpretazioni
straordinarie. Il regista e sceneggiatore francese rispolvera
tematiche a lui familiari come il lutto, il piacere ambiguo e
l’educazione sentimentale, e contemporaneamente ne esplora di
nuove, servendosi di un bianco e nero nostalgico e avvolgente che,
intervallato da inaspettate e vivaci pennellate di colore,
conferisce realismo e veridicità alla storia, ai personaggi e alla
pellicola nella sua totalità.
La menzogna e il perdono sono i due
punti cardine di un racconto che si sviluppa come un vero e proprio
romanzo di formazione: da un lato seguiamo l’educazione
sentimentale della protagonista Anna (una Paula
Beer da Coppa Volpi), colta tra i suoi desideri e le sue
disillusioni; dall’altro il percorso di espiazione di Adrien (un
fragile, sensibile e meraviglioso Pierre Niney), un uomo tormentato dal
senso di colpa, la cui ossessione per la figura di Frantz ha avuto
effetti deleteri sulla propria esistenza.
Due storie che Ozon mescola per
confondere lo spettatore (è come se fosse la stessa sceneggiatura a
mentire, al pari dei suoi personaggi) e che non si limita a
descrivere soltanto sulla carta, ma che racconta anche attraverso
l’occhio della sua macchina da presa, riprendendo i tragitti
percorsi dai due protagonisti in modo da elevare l’idea del
movimento ad una dimensione concreta e funzionale alla comprensione
dei personaggi e dei loro mutamenti interiori.
Frantz è
un’opera delicata e mai scontata che sceglie volontariamente di
tacere l’emozione travolgente per sostituirla con il coinvolgimento
più placido e graduale. François Ozon ci trasporta
in un un mondo dove non c’è spazio per i sogni o per l’evasione, ma
soltanto per la bugia, sia essa liberatoria, salvatrice o
devastante.
Arriva da Variety la conferma che
Jon
Favreau tornerà a vestire i panni di Happy Hogan in
Spider-Man Homecoming, l’atteso reboot
dedicato alle avventure dell’Uomo Ragno che avrà come protagonista
Tom Holland.
Happy Hogan è l’autista personale
di Tony Stark ed è apparso nella saga di Iron
Man (i cui primi due film sono stati diretti proprio
da Favreau). Ricordiamo che lo stesso Iron Man, ossia
Robert Downey Jr., apparirà in
Spider-Man Homecoming.
Sinossi: “Un giovane Peter
Parker / Spider-Man (Tom Holland), che ha fatto il suo sensazionale
debutto in Civil War, comicnia ad esplorare la sua nuova identità
nei panni del tessi ragnatele in Spider-Man Homecoming”.
Diretto da Jon
Watts, Spider-Man Homecoming
vedrà protagonista Tom
Holland nei panni di Peter Parker, Marisa
Tomei in quelli di zia May e Zendaya sarà
invece Michelle. Al cast si aggiungono Michael
Keaton, Michael Barbieri, Donald
Glover, Logan Marshall-Green, Martin Starr, Abraham
Attah, Selenis Leyva, Hannibal Buress, Isabella
Amara, Jorge Lendeborg Jr., J.J. Totah, Michael
Mando, Bokeem
Woodbine, Tyne Daly e Kenneth
Choi.
Il film racconterà la storia di un
Peter Parker al liceo, dunque sarà un nuovo reboot che arriverà al
cinema 7 Luglio 2017. Secondo alcune anticipazioni rivelate da
Kevin Feige,
nel film dovrebbe apparire Adrian Toomes,
noto per essere il cattivo Vulture, villain che ha debuttato nel
fumetto del 1963 “The Amazing Spider-Man”#2. Prodotto
dai Marvel Studios, il film
sarà distribuito da Sony Pictures.
IFC Films ha diffuso il primo trailer
ufficiale di Certain Women, film corale
visto al Sundance Film Festival e
acquistato dalla IFC Films per la distribuzione in USA. Nel film,
tra gli altri, ci sono Kristen Stewart, Michelle
Williams e Laura Dern.
Ecco il trailer:
Il film racconta la storia di tre
donne che si sforzano di costruire la propria vita nel Nord-Ovest
degli Stati Uniti. Michelle Williams è una nuova
arrivata, madre e moglie, con problemi coniugali. Kristen
Stewart interpreta una giovane studentessa di legge che
lega con una ragazza di un ranch, interpretata da Lily
Gladstone. Laura
Dern è un avvocato che si trova a scontrarsi con il
sessismo sul lavoro. Le loro storie si intersecano con risultati
imprevedibili.
Il film arriverà nei cinema USA il
prossimo 14 ottobre ed è diretto da Kelly Reichardt, che ha già
lavorato con Michelle Williams in
Wendy and Lucy
del 2008 e in Meek’s
Cutoff del 2010.
Risale allo scorso giugno la
notizia che Elizabeth
Banks non avrebbe diretto Pitch
Perfect 3, terzo capitolo della saga musicale con
protagoniste Anna Kendrick e Rebel
Wilson.
Oggi la stessa Banks, che vedremo
prossimamente nei panni di Rita Repulsa nel reboot di Power Rangers,
ha annunciato via Instagram chi sarà a dirigere Pitch
Perfect 3: si tratta di Trish Sie,
che ha debuttato alla regia di un lungometraggio nel 2014
con Step Up All In.
Anna
Kendrick, Brittany Snow e Rebel
Wilson torneranno in Pitch
Perfect 3. A scrivere la sceneggiatura torna
Kay Cannon, sceneggiatrice dei primi due
episodi.
Il film originale del 2012,
adattato dal libro di Mickey RapkinPitch
Perfect: The Quest for Collegiate A Cappella Glory, ha
incassato 113.000.000 di dollari in tutto il mondo, mentre
Pitch Perfect 2 ha più che raddoppiato la
cifra incassando ben 286,000,000 dollari in totale. Costato 29
milioni di dollari, il secondo episodio è riuscito a replicare
(e a migliorare) il grandissimo successo del suo predecessore,
raggiungendo in poco tempo quota 287.5
milioni di dollari in incassi globali.
Grandi aspettative perciò anche da
questo futuro film che vede alla produzione, ancora una volta,
Paul Brooks per la Gold Circle Entertainment e la
Banks e Max Handelman per la
Brownstone Productions.
Quando si pensa al mito non si
immagina quasi mai che dietro ci possa essere una storia vera. E
così, in un gioco di rimandi, il mito diventa più vero
dell’originale, della persona in carne e ossa a cui il mito si
ispira. Come capita a Chuck Wepner, pugile che
tutti voi conoscete, anche se non sapete di conoscerlo.
The Bleeder racconta proprio l’ascesa, il
declino e la redenzione di Wepner, un personaggio fagocitato dalla
sua stessa notorietà, dal desiderio di fama e dal narcisismo che lo
ha travolto per così tanto tempo durante la sua carriera di pugile
professionista.
The Bleeder, il film
Philippe Falardeau
ci racconta questa avventura immersa negli anni ’70, attraverso
musiche e immagini, ambientazioni volutamente grezze e riprese che
emulano la grana e lo stile dei film dell’epoca. Protagonista
assoluto del film è Liev Schreiber nei panni di Chuck
Wepner: il solido attore ci consegna una personalità
delicata e fragile che si lascia travolgere dalle circostanze e
allo stesso tempo profondamente incapace di essere all’altezza del
suo mondo.
In bilico tra distruzione e fama,
Wepner sembra fare tutte le scelte sbagliate fino alla presa di
coscienza definitiva che ne segnerà il punto più basso e allo
stesso tempo la ripartenza. Stranianti, nel racconto, la presenza
di icone pop quali Muhammad Alì e Sylvester Stallone che, interpretati da
attori, perdono la loro mitizzazione e smascherano una messa in
scena altrimenti perfetta.
The
Bleeder è un ritratto affettuoso e allo stesso tempo
realistico e duro di un personaggio sconosciuto, ma che in fondo
tutti abbiamo conosciuto già sul grande schermo: il vero Rocky.
Venezia 73 – Oggi vi parlo di un
film della Settimana Orizzontale degli Autori, una
sezione parallela inaugurata quest’anno con lo scopo di dare voce a
temi poco trattati dalla volgare, superficiale e sciatta
cinematografia popolare che si preoccupa solo di portare pubblico
in sala con i bei faccini puliti degli attori hollywoodiani. Si
intitola Sono giorni che
non caco, ed è una produzione franco-canadese, un
intenso esperimento di docu-fiction basato sulla tragica vicenda di
un giovane e affascinante uomo, direttore di un’affermata testata
giornalistica online, che improvvisamente vede la sua vita
sconvolta dal dramma di un intestino capriccioso come una starlette
degli anni ’50. Già provato dallo stravolgimento dei ritmi della
flora batterica nel corso di brevi ma impegnative vacanze, il
protagonista – che porta un nome di fantasia, Amedeo
Franceschi, ma è sicuramente ispirato alla figura di
qualche collega realmente presente qui al Lido – le prova tutte per
risolvere la sua situazione, in un emozionante crescendo di
tensione drammatica. Dalle supposte al whisky ai clisteri ripieni
di Spritz, passando per lo yoga – toccante la
scena in cui assume la posizione dello sfintere urticante, con un
gran lavoro d’interpretazione sia facciale che mimica – le palle di
cannone sparate nello stomaco e l’incontro ravvicinato con
Michael Fassbender, senza riuscire a cavare un
ragno (né altro) dal buco. Commovente il finale in cui ATTENZIONE
SPOILER l’uomo riesce finalmente a risolvere la situazione tra
mille effetti pirotecnici sulle note di ‘We are the
Champions’. Che poi, bastava dirlo, gli avrei consigliato
L’Estate addosso di Muccino, che già a
partire dal titolo ispira espletazioni (a vederlo, poi, non ne
parliamo).
Comunque, il film è bello perché dà
voce a istanze che da ste parti sono comuni, costretti come si è
condividere il bagno con altri sessanta coinquilini, a correre da
una parte all’altra per non perdere nemmeno un minuto di qualsiasi
cazzata ci propini la selezione – ‘ok, parla di rutti acrobatici.
Ma se poi è bello? Se poi vince il Leone? Che fai? Non te lo vedi?
– alla fine le parti basse vanno in sciopero. Come diceva il
saggio: tratta bene il tuo ano e lui tratterà bene te.
Corollario: qua si
continuano a vedere scene spaventose di degrado umano davanti al
red carpet. Ieri era per Fassbender. Oggi è per Jake
Gyllenhaal. O per Alvaro Vitali, non ho capito bene. Tanto
diciamocelo, ognuno che abbia almeno cinquanta like a post su
facebook ormai è considerato una star, e ogni scusa è buona per
rendersi ridicoli a favore della gente affamosa. Una dormiva
direttamente dentro la valigia. Sarà. Io sono vittima di uno strano
fenomeno ipnotico, e non je la potrei mai fà. Per me su quel
tappeto ci possono passare pure Amy Adams, Charlize Theron,
Scarlett Johansson o
Salma Hayek. Se l’attesa per vederle supera i
cinque minuti mi appaiono automaticamente come quattro cessi a
pedali, e perdo interesse. Quando invidio il candore.
(Ang)
Avevo visto in una proiezione
casalinga riservata a pochi la pellicola orizzontale di cui parla
Ang, per questo motivo oggi ho saltato l’anteprima per trovare il
tempo per darme na sistemata (cioè ben 15 minuti), e andare a
vedere Nocturnal Animals di Tom Ford.
Diciamocelo, so annata pure perché il mio sogno è chiedere al
regista, stilista, esteta e talento della moda di firmarmi le
occhiaie, e pensavo di farlo in conferenza stampa, mentre tutti
fanno domande interessantissime e avvincenti, come ad esempio ‘cosa
ne pensi della maternità surrogata’ (n.d.a. chiesto seriamente da
Marilena Vinci a Michael Fassbender. CIOE’ tra
un boato di donne che gli avrebbero chiesto il numero lei chiede la
MATERNITÀ SURROGATA. Brava Vinci, ecco perché
ti amiamo, perché prendi l’ormone e lo metti da parte) io volevo
alzarmi, con gli occhiali da sole Gucci ovviamente, e dirgli ‘Tom,
le cose so due. O me firmi le occhiaie o me spieghi sta cosa dei
culi.
Perché cari miei, se non lo sapete
quest’anno al lido è l’anno del culo. Di riferimenti anali già vi
avevamo raccontato, insomma, parlando del film di Muccino (Gabri,
stacce, you are always on my mind), ma anche il film di Ford non
scherza proprio. Non mi riesce di farne una recensione cazzona
perché la pellicola è davvero molto interessante, a tratti anche
commovente. Un super thriller, esteticamente seduttivo e
cromaticamente perfetto la cui sceneggiatura è stata scritta dallo
stesso Ford, che ti tiene col fiato sospeso fino alla fine.
Quello che stona, ma forse è un
omaggio al lido, è la presenza ingombrante e claustrofobica di
questi culi, messi così un po’ alla cazza, in ogni dove.
Caro Tom, volevi dirci qualcosa
a posteriori?
Non so. Però grazie caro, finalmente
me so dimenticata la proiezione di ieri sera del Cristo Ciego, che
voglio dire, io al cinema me vedo pure senza colpo ferire i
documentari muti sulla storia del cemento, ma sto film m’ha messo
un malumore che avrei preso a capocciate il poro Rauco. Vi
sintetizzo brevemente la storia.
C’è un ragazzo che è convinto di
essere una sorta di reincarnazione di Cristo, tanto da prendere e
partire per aiutare un amico d’infanzia fisicamente in difficoltà,
certo di poter compiere un miracolo sull’arto menomato dell’amico.
Insomma prende e parte a piedi nudi in pellegrinaggio per tutto il
deserto del Cile.
Poi non succede un cazzo.
C’è bisogno che commenti?
Piccolo aggiornamento sugli usi e
costumi. Tranquilli: passano gli anni, cambiano gestioni, ma gli
amici autoctoni so sempre uguali, ce odiano.
Siamo arrivati al lido e già sul
vaporetto uno mi ha detto che proprio non ci sopporta, che
dipendesse per lui ce menerebbe tutti. Ieri una si è premurata di
dirmi che ‘qui fanno la differenziata’. A me lo dici? Che vivo
mezzo anno della mia vita in Emilia Romagna, che te mandano Report
a casa se cicchi per strada?
Per cui pensavo che ci meritiamo
dopo tanti anni un po’ di onestà, per questo vorrei parlare a cuore
aperto, e buttare il badge, che mi, che ci distingue così tanto da
voi, oltre l’ostacolo.
Amici del lido, è dal 1937 che
ci ospitate demmerda. Tirate fuori la dignità e nelle insegne dei
vostri locali, fuori dalle vostre case, sui vostri autobus scrivete
“Desolati, ce provamo dal 1937 ad abituarci alla vostra presenza,
ma ce vié sempre na merda. Questi anni di fallimenti non sono un
caso, ma prova del fatto che siamo proprio incapaci. Qualcuno se
stava a imparà, ma l’abbiamo mannato a vende vetri di Murano ai
turisti. D’altronde, se non se capimo manco tra di noi quanno
parlamo, come pretendete che capimo a voi?
Verrà assegnato a Jackie
Chan l’Oscar alla Carriera durante la prossima edizione
degli Academy Awards. Ad annunciarlo è stata la
presidente dell’Academy, Cheryl Boone, che con
Chan ha annunciato anche gli altri personaggi che riceveranno il
riconoscimento alla carriera: la montatrice inglese Anne v
Coates, il direttore di casting Lynn
Stalmaster e il documentarista Frederick
Wiseman.
Ecco cosa l’attore, regista ed
esperto di arti marziali ha scritto in segno di ringraziamento:
Sono passati 56 anni da quando
ho girato il primo film: avevo sei anni e fino ad oggi ho finito
per lavorare a oltre 200 film. Vorrei ringraziare con tutto il
cuore gli Oscar per avermi assegnato questo premio di
incoraggiamento e per aver riconosciuto i miei traguardi nonostante
la mia “giovane” età. Sono estremamente onorato di essere il primo
cinese nella storia a ricevere questo premio.
Il JC Stunt Team ha sempre avuto
un motto: “Non chiediamo perché, lo facciamo e basta o moriamo”.
Questo è sempre stato uno dei nostri principi fondamentali, nonché
una forma di filosofia di vita che, in qualità di star dei film
d’azione, abbiamo molto a cuore. In tutta onestà, girare un film
d’azione non è semplice. Per noi è normale ferirci e sanguinare,
molti di noi si sono coperti il corpo di ferite, e io non ho fatto
eccezione. Ecco perché vorrei condividere questo onore con i miei
fratelli del JC Stunt Team che hanno attraversato con me momenti
belli e brutti nel corso degli anni. Ci tengo, poi, a condividere
questo premio con ogni altro attore di film d’azione in tutto il
mondo.
Grazie alla mia famiglia; grazie
a ogni persona di talento eccezionale e di grande professionalità
con cui ho lavorato su un set; e grazie ai miei partner commerciali
che mi hanno supportato continuamente.
In verità mi sono imposto un
“piccolo traguardo: spero che questa statuetta dorata non sia la
mia ultima. Non credo che gli Oscar abbiano la regola che non puoi
vincere un’altra statuetta dopo aver già ricevuto un premio
onorario, no?
Approfitto dell’occasione per
ringraziare di cuore i miei fan che mi sostengono da sempre. Siete
il motivo per cui sono tanto motivato ad andare avanti.
Chuck Wepner è il
pugile a cui Sylvester Stallone si è ispirato per
raccontare la storia di Rocky Balboa nel
1976. La sua storia ce la racconta, al Lido, in occasione della
Mostra del Cinema, Liev Schreiber, che in
The Bleeder, interpreta il pugile che è
stato quasi campione del mondo dei pesi massimi.
Schreiber,
protagonista e produttore del film, ha affidato il copione a
Philippe Falardeau, regista canadese di Monsieur
Lazhar, che con la sua sensibilità verso i personaggi
ha convinto l’attore a sceglierlo. Ma il progetto nasce da una
proposta avuta da Naomi Watts, moglie di Schreiber
e interprete, nel film, di Linda, la seconda e attuale moglie di
Wepner. “Ho amato lo script non solo perché parla di boxe, e io
amo questo sport – ha dichiarato Liev – ma perché grazie a
questa storia ho conosciuto questo personaggio e ho scoperto come
ha affrontato la trappola del narcisismo, dell’apparire a tutti i
costi. Per me questa condizione è simbolica anche del lavoro di
attore, nell’essere un personaggio famoso.”
Nel film compaiono alcune icone che
hanno incrociato la via di Wepner, da Ali a Stallone in persona,
che è stato molto collaborativo con il progetto e con l’atore a cui
ha raccontato del suo rapporto con il boxeur.
Anche Naomi Watts
ha raccontato come è stato per lei interpretare questo ruolo
minore, per la storia del film, ma così importante nella vita reale
per Chcuck: “Non ho voluto interpretare la moglie di Chuck
perché in qualche modo era un ruolo che avevo già interpretato.
Inoltre quando sei una coppia nella vita reale tendi sempre un po’
a distrarti. Ho incontrato Linda e abbiamo parlato una sera intera,
mi piace molto la sua saggezza e la sua chiarezza nel vedere le
cose e ho cominciato a costruirla conoscendola, con il look, con la
voce, econ i modi di fare. Lei è una persona piena di vita e per me
è stato bello perché ho sempre interpretato personaggi un po’
tetri, donne sull’orlo di una crisi di nervi.”
Questa sera verrà consegnato
a Liev Schreiber il Persol Tribute to
Visionary Talent Award.
Continuano le riprese
di Spider-Man Homecoming, l’annunciato nuovo
film Marvel Studios e Sony
Pictures, e oggi l’attore Tom Holland ha
pubblicato una nuova foto, nel quale possiamo ammirare uno
Spider-Man più dark, avvolto nell’ombra:
Sinossi: “Un giovane Peter
Parker / Spider-Man (Tom Holland), che ha fatto il suo sensazionale
debutto in Civil War, comicnia ad esplorare la sua nuova identità
nei panni del tessi ragnatele in Spider-Man Homecoming”.
Diretto da Jon
Watts, Spider-Man Homecoming
vedrà protagonista Tom
Holland nei panni di Peter Parker, Marisa
Tomei in quelli di zia May e Zendaya sarà
invece Michelle. Al cast si aggiungono Michael
Keaton, Michael Barbieri, Donald
Glover, Logan Marshall-Green, Martin
Starr, Abraham Attah, Selenis Leyva, Hannibal
Buress, Isabella Amara, Jorge Lendeborg Jr., J.J.
Totah, Michael Mando, Bokeem Woodbine, Tyne
Daly e Kenneth Choi.
Il film racconterà la storia di un
Peter Parker al liceo, dunque sarà un nuovo reboot che arriverà al
cinema 7 Luglio 2017. Secondo alcune anticipazioni rivelate da
Kevin Feige,
nel film dovrebbe apparire Adrian Toomes,
noto per essere il cattivo Vulture, villain che ha debuttato nel
fumetto del 1963 “The Amazing Spider-Man”#2. Prodotto
dai Marvel Studios, il film
sarà distribuito da Sony Pictures.
Per decenni i più grandi filosofi si
sono interrogati sul concetto di responsabiltà. Per Max Weber
l’uomo è chiamato a rispondere delle conseguenze delle proprie
azioni che hanno un peso sulla vita degli altri esseri umani. Per
Hans Jonas il concetto di responsabilità acquista una dimensione
nuova data la minaccia incombente del progresso tecnologico sulla
vita degli individui.
Lo spirito rivoluzionario di
William Powell è il motore di una storia iniziata
nel 1970 che continua ad alimentarsi ancora oggi, chiamando
perentoriamente in causa quel concetto di responsabilità a cui –
nonostante gli anni trascorsi e le parole spese – si fatica ancora
a definire con lucida precisione.
La pubblicazione di The
Anarchist Cookbook, libro contenente le istruzioni per la
fabbricazione di esplosivi che Powell scrisse ormai quarant’anni fa
(a soli 19 anni), è al centro del documentario American
Anarchist di Charlie Siskel. In
un’intervista senza filtri dalla quale emerge una personalità forte
che a mano a mano si libera di qualsiasi sovrastruttura esternando
così tutta la sua fragilità, lo stesso Powell riflette sulle
conseguenze della pubblicazione di una delle più controverse opere
mai pubblicate, a metà tra il manifesto rivoluzionario e il più
didascalico dei manuali.
Siskel si serve di una forma
stilistica molto classica e sicuramente più congeniale al piccolo
schermo (non sorprende, vista l’attiva produzione del regista in
ambito televisivo) per ripercorre la vita di Powell, una vita
segnata dalla continua associazione del suo “libro maledetto” a
decenni di violenza e terrorismo, inclusi episodi di proteste
antigovernative e di sparatorie nelle scuole.
Attraverso le dichiarazioni dello
stesso Powell (e le numerose immagini di repertorio) entriamo in
contatto con l’esperienza di un uomo tormentato alla continua
ricerca di un senso per i danni causati da quello che era
inizialmente (ed unicamente) nato come atto di protesta contro il
coinvolgimento degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam, nel
clima esaltante della controcultura e degli scontri politici degli
anni ’60 e ’70.
Siskel cerca di avvicinarsi a Powell
e – di conseguenza – allo spettatore nel modo più limpido e meno
contaminato possibile, dipingendo il ritratto di un rivoluzionario
pentito che, all’età di 65 anni, si ritrova a dover fare i conti
con gli effetti devastanti di una ribellione giovanile che
continuano ad intaccare non solo la sua esistenza e le persone che
lo circondano, ma anche il suo spirito, in una confessione
sorprendentemente sincera che apre le porte a tutta una serie di
profonde e sconcertanti riflessioni.
Il documentario/intervista di Siskel
ha il grande pregio di soffermarsi su Powell in quanto essere
umano, sull’uomo che non riesce a liberarsi del suo passato e che
non smette di interrogarsi sull’importanza delle azioni e,
soprattutto, sull’impatto che le nostre idee e le nostre parole
possono avere sulla vita degli altri.
Dopo il successo di pubblico
ottenuto con Janis la scorsa edizione, quest’anno Venezia prova a
fare il bis con I Called Him Morgan, un
documentario musicale diretto da Kasper Collin
sulla vita del famoso jazzista Lee
Morgan.
Questo musicista dal talento
straordinario – è stato uno dei migliori trombettisti dell’epoca –
è morto purtroppo prematuramente, all’età di soli trentatré anni,
nel febbraio del 1972 a causa di un colpo di pistola. A mettere
fine alla sua breve vita e ad un pezzo di storia del jazz fu la
moglie Helen alla quale sono incredibilmente
affidate le redini della narrazione. Il documentario di Collin
parte infatti da un’intervista fatta da Larry Reni Thomas – famoso scrittore di jazz e
speaker radiofonico – alla vedova Morgan che racconta la sua
versione della storia e della vita con Lee.
Nata in un piccolo paesino a sud
degli States, Helen cresce in una fattoria e resta incinta a soli
tredici anni. Rifiutandosi di crescere il suo primogenito e anche
gli altri figli che seguirono, la donna decide di scappare da quel
buco polveroso ed isolato e si trasferisce nella caotica New York.
Lì nella comunità afroamericana spicca subito tra la folla per il
suo abbigliamento eccentrico e poco raffinato ma, grazie alla sua
personalità prorompente, si guadagna subito il rispetto e
l’amicizia di molte persone del quartiere. La sua casa diventa un
vero e proprio porto di mare e, durante una delle sue famose cene,
una sera d’inverno, conosce Lee.
Quello per il musicista non era per
niente un periodo felice; nonostante il suo enorme talento, la sua
giovane età ed il successo, il musicista era caduto in disgrazia
per colpa della droga ed era ormai completamente dipendente
dall’eroina, mandando all’aria così il suo lavoro e rovinando
alcune delle sue più preziose amicizie. L’incontro tra i due sarà
la fortuna di Morgan ma anche l’inizio di una vera e propria
crociata per Helen. Nonostante infatti la loro differenza d’età –
lei è molto più grande di lui – la loro relazione funziona alla
perfezione e il jazzista riesce a rimettersi in carreggiata fin
quando però non decide di rivolgere le sue attenzioni ad un’altra
donna.
credits:
Kasper Collin Produktion AB / Courtesy of the Afro-American
Newspaper Archives and Research Center
Potrebbe sembrare strano ma questo
documentario di musicale ha veramente poco; ambientato tra gli anni
cinquanta e settanta, I Called Him Morgan è più che altro
la storia di una giovane anima perduta e di una maledetta storia
d’amore tra due persone finite insieme un po’ per sbaglio per colpa
del fato. Grazie all’intervista registrata su cassetta nel 1996 da
Morgan poco prima della morte di Helen, siamo in grado di
ricostruire il puzzle della vita di Lee Morgan
arricchito anche dalle testimoniante di alcuni dei suoi colleghi ed
amici più carini e a meravigliosi filmati di repertorio che ci
mostrano uno stralcio del vibrante mondo del jazz di quegli anni:
fumosi club notturni, scarpe lucide, capelli impomatati, vestiti da
‘bravi ragazzi’ e fiumi di alcol. Quello di Kasper Collin non è, in
sostanza, il semplice ritratto di un artista ma bensì di un uomo
perduto, schiavo del successo, un uomo debole che ha distrutto la
vita di una donna ed inconsapevolmente anche la propria.
Mentre il casting del remake
di Jumanjicontinua a crescere oggi l’attore
protagonista Dwayne Johnson ha diffuso
il primo concept art ufficiale del film che lo ritrae nei panni di
un esploratore:
Il film originale del 1995 guadagnò
$ 262.700.000 in tutto il mondo al box office, con $ 65.000.000 di
budget di produzione. Tra gli attori, oltre al grande Robin
Williams, abbiamo avuto il piacere di
vedere Kirsten Dunst (Spider Man,
Marie Antoinette, Intervista col
vampiro), Bonnie Hunt (Rain
Man, Jerry Maguire, Il Miglio Verde) e Bebe
Neuwirth (Fame).
Il remake
di Jumanji uscirà nelle sale
americane il 25 dicembre 2016. Ted
Field e Mike Weberne saranno i
produttori esecutivi. Il film originale era tratto dall’omonimo
albo illustrato per bambini scritto da Chris Van Allsburg nel
1981.
Arrivano brutte notizie per
l’annunciato adattamento cinematografico di Uncharted,
il franchise videoludico di successo. Infatti, come apprendiamo da
CS la Sony
Pictures ha deciso di ritirare la data di uscita impostata
precedentemente, ovvero quella del 30 giugno 2017. Al momento
dunque il film non ha più una data ufficiale di uscita.
L’ultima aggiornamento era arrivato
in precedenza da Joe Carnahan che aveva
rivelato di essere al lavoro sullo script ma che avrebbe
rinunciato alla regia, per via di impegni già presi.
Al momento dunque il film con ogni
probabilità slitterà al 2018, anche se non ci sono conferme e
comunicati ufficiali della Sony, dunque non resta
che aspettare una comunicazione dello studios.
Vi ricordiamo che gli adattamenti
da videogames stanno per tornare al cinema, con
l’imminente Assassin’s
Creed con Michael Fassbender, l’annunciato reboot
di
Tomb Raider con Alica Vikander, e
l’adattamento di The Division con probabili
protagonisti Jessica Chastain e Jake
Gyllenhaal.
Joe
Carnahan prima anche regista del film ha dovuto
rinunciare per gli impegni presi con Bad Boys 3, dunque si occuperà
solo di scrivere il film. Il prossimo progetto di Carnahan è,
come anticipato, Bad Boys 3, in cui
tornano sia Will Smith che Martin
Lawrence.
La pellicola si baserà sul primo
capitolo del franchise, Uncharted: Drake’s Fortune, incentrato sul
cacciatore di tesori Nathan Drake, discendente dell’esploratore Sir
Francis Drake, che parte alla ricerca di El Dorado.
In occasione della sua apparizione
al Fan Expo in Canada il grande Stan
Lee ha rilasciato un’interessante intervista a
Comic Book Resources, dove
rivela per la prima volta il film che non ha particolarmente amato
dei cinecomics tratti dal suo lavoro.Ebbene l’autore ha rivelato che
non ha amato affatto la prima trasposizione cinematografica del
Dottor Destino interpretato da Julian
McMahon nel film del 2005:
“Ero un po’ deluso dal primo Fantastic 4,
perché non mi piaceva come il dottor Destino è stato ritratto in
quel film. Ma a parte questo il film è stato grande e gli
attori erano tutti fantastici”.
Lee ha proseguito
sostenendo di non avere un film che non ha amato:
“Credo che tutti abbiamo in
qualche modo trasferito lo spirito e l’intento originale di tutti i
personaggi, e sono felice di come siano stati
rappresentati. Nessuno di loro mi ha deluso. In
realtà, penso che tutti questi film si siano rivelati molto meglio
di quanto mi aspettassi..anche i primi film erano molto buoni.
Forse sono solo il mio più grande fan.”
In fine Lee
commenta la scelta di Zendaya per
interpretare Mary Jane Watson: “E’ un’idea fantastica,
avrei voluto pensarci prima. non vedo l’ora di vedere quel
film, e penso che il pubblico lo amerà.”
Diretto da Jon
Watts, Spider-Man Homecoming
vedrà protagonista Tom
Holland nei panni di Peter Parker, Marisa
Tomei in quelli di zia May e Zendaya sarà
invece Michelle. Al cast si aggiungono Michael
Keaton, Michael Barbieri, Donald
Glover, Logan Marshall-Green, Martin
Starr, Abraham Attah, Selenis Leyva, Hannibal
Buress, Isabella Amara, Jorge Lendeborg Jr., J.J.
Totah, Michael Mando, Bokeem Woodbine, Tyne
Daly e Kenneth Choi.
Il film racconterà la storia di un
Peter Parker al liceo, dunque sarà un nuovo reboot che arriverà al
cinema 7 Luglio 2017. Secondo alcune anticipazioni rivelate da
Kevin Feige,
nel film dovrebbe apparire Adrian Toomes,
noto per essere il cattivo Vulture, villain che ha debuttato nel
fumetto del 1963 “The Amazing Spider-Man”#2. Prodotto
dai MarvelStudios, il film sarà distribuito da
Sony Pictures.
Continuano le riprese
di Spider-Man Homecoming, l’atteso
nuovo reboot targato Marvel/Sony. Ebbene oggi
arrivano le prime foto di Marisa Tomei sul set del
film, al fianco di Tom Holland.
[nggallery id=2811]
Sinossi: “Un giovane Peter
Parker / Spider-Man (Tom Holland), che ha fatto il suo sensazionale
debutto in Civil War, comicnia ad esplorare la sua nuova identità
nei panni del tessi ragnatele in Spider-Man Homecoming”.
Diretto da Jon
Watts, Spider-Man Homecoming
vedrà protagonista Tom
Holland nei panni di Peter Parker, Marisa
Tomei in quelli di zia May e Zendaya sarà
invece Michelle. Al cast si aggiungono Michael
Keaton, Michael Barbieri, Donald
Glover, Logan Marshall-Green, Martin
Starr, Abraham Attah, Selenis Leyva, Hannibal
Buress, Isabella Amara, Jorge Lendeborg Jr., J.J.
Totah, Michael Mando, Bokeem Woodbine, Tyne
Daly e Kenneth Choi.
Il film racconterà la storia di un
Peter Parker al liceo, dunque sarà un nuovo reboot che arriverà al
cinema 7 Luglio 2017. Secondo alcune anticipazioni rivelate da
Kevin Feige,
nel film dovrebbe apparire Adrian Toomes,
noto per essere il cattivo Vulture, villain che ha debuttato nel
fumetto del 1963 “The Amazing Spider-Man”#2. Prodotto
dai Marvel Studios, il film
sarà distribuito da Sony Pictures.
Mentre manca ancora molto al
debutto al cinema di Rogue One A Star
Wars Story, l’atteso primo spin-off del nuovo
corso di Star Wars targato
Disney, oggi arriva un nuovo sguardo
a Darth Vader. Come
molti di voi sapranno il cattivo della saga apparirà nel film che è
un prequel della storia originale. La nuova immagine arriva dai
toys dedicati al film:
[nggallery id=1918]
Rogue One A Star Wars
Story: Darth Vader nel nuovo trailer ufficiale
Diretto da Gareth
Edwards su una sceneggiatura di Gary
Whitta e Chris Weitz, Rogue
One a Star Wars Story è un film prequel ambientato
negli anni tra La Vendetta dei Sith e
Una Nuova Speranza. L’uscita in Italia è
prevista per il 14 dicembre 2016. Nel cast del
film Felicity Jones, Mads
Mikkelsen, Rizz Ahmed, Diego
Luna, Forest Whitaker, Jiang
Wen e Ben Mendelsohn.
Il film sarà certamente
ambientato durante a “Dark Time” dell’Impero, Tra gli episodi III e
IV e sarò il più oscuro e grintoso film dell’universo di Star Wars.
Sembra che il film sarà un war movie vecchia maniera. Nella storia
tutti i Jedi vivono in clandestinità e probabilmente saranno sullo
sfondo della storia principale. Ci saranno inoltre un sacco di
nuove forme di vita aliena. Saranno introdotti nuovi personaggi
droidi e Alieni. At-at, X-Wings, Ala-Y, A-Sts saranno presenti
nella storia. Ci sarà molta azione nella Jungla. Sembra un nuovo
droide sarà parte della banda di ribelli che tentano di rubare i
piani della Morte Nera. Felicity Jones sarà un soldato ribelle
pronta per la battaglia.
Tom Ford ha scelto
Venezia 73 per il suo secondo, nuovo film
da regista. Lo stilista che ha esordito al Lido con A
Single Man porta questa volta nella selezione
ufficiale Nocturnal Animals, con
Amy Adams e Jake Gyllenhaal. Il
film è un inquietante thriller romantico, che esplora il sottile
confine tra amore e crudeltà, vendetta e redenzione. Susan Morrow,
una mercante d’arte di Los Angeles, conduce una vita agiata ma
vuota insieme al marito Hutton Morrow. Durante un weekend, mentre
Hutton è via per un viaggio di lavoro, Susan trova un pacco
inaspettato nella cassetta delle lettere. È un romanzo intitolato
Nocturnal Animals, scritto dal suo ex
marito, Edward Sheffield, con cui Susan non ha contatti da anni.
Insieme al manoscritto c’è un biglietto di Edward che incoraggia
Susan a leggere il libro e a chiamarlo durante la sua visita in
città. Sola nel suo letto, di notte, Susan si immerge nella
lettura. Il romanzo è dedicato a lei…
Sempre il concorso prevede oggi
El Cristo ciego di Christopher
Murray, storia di Michael, che è convinto di aver avuto
una visione divina nel deserto. I vicini non gli credono e lo
considerano folle. Una sera un suo amico d’infanzia subisce un
incidente in un lontano villaggio. Michael abbandona ogni cosa per
intraprendere a piedi nudi un pellegrinaggio nel deserto con
l’intento di guarire l’amico mediante un miracolo: sarà un viaggio
che attraverserà la disperazione di una società bisognosa di
fede.
Oggi è il giorno di Michael
Fassbender, ovvero il giorno in cui gli ormoni femminili
qui al Lido si mescolando all’aria rarefatta della Laguna e
provocano reazioni inaspettate e dai risvolti inquietanti. Già
dalle prime ore del mattino si raduna attorno al red carpet, come
un sabba satanico, una moltitudine indefinita di cosciotti e
scollature di varie forme, colore e consistenze. Perché l’età mica
conta, anzi. Le più attempate sono anche le più avide, e spesso
combattono per un posto in prima fila nel tentativo di accaparrarsi
un selfie con l’oggetto del desiderio (e attenzione, non parlo di
Fassy in quanto persona, ma proprio del suo oggetto, quello esposto
in Shame) da condividere poi su facebook
e sul gruppo dell’oratorio di Whatsapp condito di divertenti
commenti tipo ‘Un faro nella notte’ o
‘Bevete con misura’.
Se provi ad avvicinarti
ringhiano, azzannano, sputano, bestemmiano, espletano gas
corporali. Qualsiasi cosa pur di non perdere il posto in fila. A
mezzogiorno, sotto un sole cocente, sono già svenute e sbavanti che
manco i barboni nel sottopasso della stazione Termini, ma si
risvegliano in serata ai primi accenni di frescura, con gli occhi
iniettati di sangue, all’ora del Red Carpet, quando le speranze di
poter annusare l’essenza di Michael rimetteranno
in moto il loro cuore e riaccenderanno il loro spirito. Di patata,
naturalmente.
Dal canto mio, ho ufficialmente
deciso che io st’anno i selfie coi Vip li sfanculo
ufficialmente. A Cannes riesci pure pure a fare il cazzone
continuando a lavorare. Il corridoio di passaggio dei blasonati
minchioni sta vicino alla sala stampa e con un anticipo di un
quarto d’ora sulla fine delle conferenze stampa due schiaffi in
faccia a Clooney riesci a darli. Qua, è risaputo: o fai i film o ti
fai i Vip (o quantomeno speri di farteli). Oppure lavori, magari,
che c’è anche quel caso.
Comunque un tentativo di pigliare
Fassy alle spalle l’ho fatto. Non al red carpet, per carità di Dio,
che non voglio guastare tutto proprio ora che finalmente ho
guadagnato un buon rapporto con il sesso femminile. All’uscita
della conferenza. Stavo lì di passaggio e, oh, magari ce cascava.
Una spruzzata d’essenza di Fassy addosso può sempre fare comodo,
aumenta la popolarità e se la voce si espande c’è anche la
possibilità che la cameriera del ristorante dove cenerò stasera
convinca lo chef a non sostituire lo spezzatino con il Whiskas come
al solito. Però niente da fare.
Quel gran cazzone (il doppiosenso è
assolutamente voluto) ha concesso tanti autografi ma niente foto.
Mo’, sinceramente, per me l’autografo se lo po’ pure tene’. Tanto a
spacciare uno scarabocchio per una firma di una star ho imparato a
farlo la prima volta che sono sbarcato qui, nel lontano 2006,
quando ancora non potevo permettermi un letto e per non dormire in
stazione dovetti raccontare al gestore dell’hotel che ero
Russell Crowe e stavo ingrassando per interpretare
Pozzetto in un biopic. It’s a long way to the top if
you wanna rock n’ roll.
Purtroppo per i maschietti presenti,
l’euforia generale ha contagiato anche Vì, che infatti, purtroppo,
per oggi resta non pervenuta. Scherzo, naturalmente. A lei de ‘ste
cazzate non glie ne frega niente e infatti mentre quelle rendono
scivoloso il tappeto rosso con la loro bava sta in sala a guardarsi
Il Cristo Cieco. Non chiedetemi cosa sia,
ma solo il titolo è entusiasmante, perché ricorda tanto ‘Il Cristo
Canaro’ di Richard Benson. Già solo per questo, la
Coppa Collammare (un celeberrimo premio collaterale indipendente
nato durante la conferenza stampa di chiusura delle scorsa
Berlinale) per la miglior interpretazione femminile, va a
lei.
In un’intervista rilasciata al
pastore Greg Laurie, Mel Gibson ha aggiornato
circa The Resurrection, annunciato sequel
de La Passsione di Cristo, film diretto
dall’attore e regista nel 2004.
Gibson ha spiegato: “Ne stiamo
parlando. Naturalmente è un progetto molto importante. Sapete, non
è La Passione 2, è la Risurrezione. Un soggetto rilevante che deve
essere maneggiato con attenzione perché non vogliamo solo un
rendering di… insomma, leggetevi quello che è accaduto. Leggerlo,
averne effettiva esperienza e comprenderne i significati più
profondi è complicato, ma Randall Wallace è all’altezza del
compito”.
L’attore e regista sta lavorando
con Randall Wallace (sceneggiatore di
Braveheart) alla sceenggiatura. Il film
sarà basato sulla Risurrezione e su tutti quegli episodi, riportati
anche dai Testi Sacri, che prevedono la presenza di Cristo dopo il
prodigio della mattina di Pasqua.
Wallace in
particolare guida la facoltà di religione alla Duke University e ha
spiegato in un’intervista di essere molto esperto nel tema della
Risurrezione: “Ho sempre voluto raccontare questa storia. La
Passione è l’inizio, ma c’è molta altra storia da raccontare (…) La
comunità evangelica considera The Passion il più grande film
Hollywoodiano di sempre, continuano a dirci che un sequel avrebbe
ancora più successo.”
Interpretato da Jim
Caviezel, La Passione di Cristo
è costato 30 milioni di dollari ed è stato girato a Matera.
Distribuito nella primavera del 2004, il film ha portato a casa 612
milioni.
Micheal Fassbender
e Alicia Vikander sono tra gli ospiti d’onore di
questa giornata del Festival di Venezia 73. Di
seguito gli scatti della coppia che ha presentato in concorso al
Lido The Light Between
Oceans.
Venezia 73: Michael Fassbender e
Alicia Vikander presentano The Light Between Oceans
Giornata di grandi nomi e grandi
film a Venezia 73. Tante le pellicole in concorso
e tanti anche le star che hanno prestato le loro facce famose ai
flash dei fotografi. Michael Fassbender, Alicia Vikander, Amy Adams e Jeremy Renner sono solo
alcuni, i più famosi, degli ospiti di serie A di questa seconda
giornata di Festival di Venezia 73.
Di seguito gli scatti:
[nggallery id=2918]
La settantatreesima Mostra
Internazionale d’Arte Cinematograficadi
Venezia si svolge al Lido dal 31 agosto al 10
settembre.
Arriva dall’Hollywood Reporter la
notizia che Sebastian Stan (Captain America
Civil War) si è unito ufficialmente al cast di
Lucky Logan, il ritorno al grande schermo
di Steven Soderbergh dopo il successo della
serie tv The Knick. Il Soldato d’Inverno
dell’Universo Cinematografico Marvel andrà così ad affiancare
Daniel Craig, Channing Tatum, Hilary Swank, Katherine
Heigl, Adam Driver e Seth MacFarlane.
Il film racconta del piano
criminale di due fratelli
che dovrebbe concretizzarsi durante una gara del
campionato Nascar (l’associazione proprietaria di diversi eventi
automobilistici negli Stati Uniti ha già dichiarato il suo sostegno
al film). Si tratterebbe di una sorta di Ocean
Eleven in salsa South. Il film, le cui riprese
dovrebbero iniziare in autunno, sarà prodotto da Mark
Johnson, Gregory Jacobs
e Reid Carolin.
Tra i prossimi progetti di
Sebastian Stan figura We Have Always
Lived in the Castle, adattamento cinematografico
dell’omonimo romanzo di Shirley Jackson del 1962. Le riprese del
film sono attualmente in corso in Irlanda. È stato inoltre
confermato che l’attore tornerà nei panni del Soldato d’Inverno in
Avengers Infinity
War.
Terzo film in concorso della
seconda giornata di Venezia 73 è Arrival
(dopo The Light
Between Oceans e Les Beux Jours
d’Aranjuez ). Il film di Denis
Villeneuve, assente al Lido, è stato splendidamente
rappresentato in conferenze stampa dai suoi protagonisti:
Amy Adams e Jeremy Renner.
Venezia 73:
Arrival recensione del film
con Amy Adams
“È stata una delle grandi gioie
della mia carriera – ha commentato Amy Adams
in merito al lavoro con Villeneuve – Denis è un regista
concentrato e attento, molto calmo e sereno. Ci ha consentito di
girare con pazienza. Non avevo mai lavorato con un regista così
paziente”.
Le fa eco il collega Jeremy
Renner: “Denis è molto intelligente, non so come
faccia a tenere tutto insieme, a essere così equilibrato in tutto
quello che gli passa per la testa. Consente a tutti di fare il
meglio senza imporre l’eccellenza. Consente a tutti di collaborare
ma rimane saldamente al timore dell’opera.”
Arrival
racconta di un arrivo, appunto, uno sbarco di alieni sulla Terra
che però si risolve in maniera molto insolita, rispetto ai canoni
del genere sci-fi. Per Renner il film mostra la meraviglia
dell’umanità che riesce, nonostante tutto, a trovare un punto di
incontro, un legame nonostante tutto, nel momento più estremo.
Amy Adams,
notissima e amata per le sue straordinarie interpretazioni, ci
consegna anche in questo film una performance incredibile, ma
nonostante la sua familiarità con il grande shcermo e i grandi
registi, conferma che il genere della fantascienza non era mai
stato, prima d’ora, tra le sue predilezioni. “Non avrei mai
pensato di fare un film del genere, per me era una sfida, abbiamo
lavorato su di noi ma anche con qualcuno che non esisteva, e Denis
è stato bravissimo, è riuscito a creare un rapporto trai personaggi
e questo ambiente che in realtà non esiste.” Per quanto
riguarda invece l’immedesimazione nel personaggio di Louise, la
linguista protagonista, la Adams ha attinto anche dalla sua
esperienza personale: “Nelle prime pagine di sceneggiatura c’è
questo viaggio nel cuore di una madre, e visto che anche io sono
madre, questa vicinanza mi ha aiutata moltissimo. Poi nella seconda
parte, in cui si esplora anche il lavoro di Louise, la parte più
fantascientifica, ho cercato una connessione con gli alieni, con
l’altro.” Mentre sulla scelta che Villeneuve ha fatto, nel
volerla nel suo film, Adams ha dichiarato: “Quando mi offrono
un ruolo chiedo sempre perché abbiano pensato a me, e se la
risposta è perché vogliono qualcuno che possa piacere, dico di no.
Denis mi ha detto che gli serviva qualcosa che potesse mostrare
cosa pensava il personaggio, e mi ha detto che guardandomi
recitare, riuscivo a trasmetterlo.”
Jeremy Renner,
noto ai più per la sua pertecipazione al franchise Marvel, non è nuovo a film d’autore di un
certo spessore, e aveva già lavorato con
Villeneuve, ma in ruoli molto diversi. “Non
avevo mai interpretato un personaggio del genere. Per me poteva
essere una sfida. Inoltre molto di quello che accade non viene
detto ma solo mostrato, perciò avevo l’occaisone di fare il mio
lavoro. La parole a volte ci tradiscono, io mando al diavolo
alcunconversazioni solo perché uso male una parola. Il linguaggio
del corpo invece è inequivocabile.”
Arrival
racconta di una linguista e un matematico che vengono coinvolti dal
Governo quando un essere non identificato, presumibilmente alieno,
compare nell’atmosfera terrestre. Nelle dichiarazioni che Renner ha
rilasciato a USA Today,
il film è un thriller molto teso e intenso, ma allo stesso tempo
tocca corde molto intime. “Se siete genitori vi spezzerà”,
ha dichiarato Jeremy Renner.
Come rivelato nell’ultimo trailer,
in Rogue One A Star
Wars Story ci sarà l’attesissimo ritorno di
Darth Vader sul grande schermo.
Vista la presenza dell’iconico villain nello spin-off, molti fan
hanno cominciato a chiedersi se ci sarà anche spazio per il suo
“maestro” Palpatine.
Ospite all’Amsterdam Comic-Con,
Ian McDiarmid, storico interprete del personaggio
nella saga, ha però specificato che il suo personaggio non ci sarà:
“Non sarò presente in quel film, ma mi sembra di capire che
Darth Vader potrebbe fare un’apparizione”.
Le dichiarazioni dell’attore le
trovate anche nel video di seguito:
Rogue One A Star Wars
Story: Darth Vader nel nuovo trailer ufficiale
[nggallery id=1918]
Diretto da Gareth
Edwards su una sceneggiatura di Gary
Whitta e Chris Weitz, Rogue
One a Star Wars Story è un film prequel ambientato
negli anni tra La Vendetta dei Sith e
Una Nuova Speranza. L’uscita in Italia è
prevista per il 14 dicembre 2016. Nel cast del
film Felicity Jones, Mads
Mikkelsen, Rizz Ahmed, Diego
Luna, Forest Whitaker, Jiang
Wen e Ben Mendelsohn.
Il film sarà certamente
ambientato durante a “Dark Time” dell’Impero, Tra gli episodi III e
IV e sarò il più oscuro e grintoso film dell’universo di Star Wars.
Sembra che il film sarà un war movie vecchia maniera. Nella storia
tutti i Jedi vivono in clandestinità e probabilmente saranno sullo
sfondo della storia principale. Ci saranno inoltre un sacco di
nuove forme di vita aliena. Saranno introdotti nuovi personaggi
droidi e Alieni. At-at, X-Wings, Ala-Y, A-Sts saranno presenti
nella storia. Ci sarà molta azione nella Jungla. Sembra un nuovo
droide sarà parte della banda di ribelli che tentano di rubare i
piani della Morte Nera. Felicity Jones sarà un soldato ribelle
pronta per la battaglia.
Ospite d’onore della
Giornata che la SIAE dedica ai Venice Days, domani
venerdì 2 Settembre, sarà il premio Oscar Paolo
Sorrentino. Atteso alla Mostra per l’anteprima dei primi
due episodi di /*The Young Pope*/, Sorrentino riceverà lo speciale
premio /*SIAE per l’innovazione creativa, */in occasione del suo
arrivo a Venezia.
A consegnarlo sarà il direttore generale della SIAE, Gaetano
Blandini.
Il riconoscimento viene attribuito con la seguente motivazione:
“A un autore italiano che nel momento più luminoso della sua
crescita artistica, all’indomani del successo mondiale che ha
portato /*La Grande Bellezza*/fino al traguardo dell’Oscar, ha
saputo rinnovarsi attingendo al suo straordinario patrimonio di
creatività per poi sfidare nuove forme espressive e produttive,
misurandosi con linguaggi diversi e scommesse internazionali senza
venir meno alle sue radici culturali e alla sua originalità
espressiva”.
La Società Italiana degli Autori ed Editori è partner
qualificante delle Giornate degli Autori sin dalla loro fondazione
nel 2004 per l’impegno diretto delle associazioni degli autori
cinematografici e televisivi nella politica culturale e nella
promozione del cinema di qualità e della creatività. Negli anni, il
ruolo di SIAE all’interno della selezione delle Giornate è
cresciuto in maniera rilevante, in sintonia con il proprio impegno
a favore del cinema italiano.
“Siamo personalmente grati a Paolo Sorrentino – dice Giorgio
Gosetti, direttore dei Venice Days – per un’attenzione al nostro
lavoro e alla SIAE che, attraverso questo premio, valorizza i
protagonisti dell’originalità e del rinnovamento del nostro cinema
nel mondo”.
Le Giornate degli Autori – Venice
Days, sono una sezione indipendente della 73 Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia,
promossa da ANAC e 100autori. Main Sponsor: Direzione Cinema del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, BNL Gruppo BNP
Paribas. Creative Partner: Miu Miu. Partner: SIAE, Sub-ti, Premio
Lux del Parlamento Europeo. Partner Tecnici: Frame by Frame,
I-Club, L’Eco della Stampa, Europa Cinemas, Cinecittà News,
Cineurop.
Moulin
Rouge, il film musical diretto da Baz
Lurhmann e interpretato da Nicole Kidman e Ewan McGregor, si
prepara a sbarcare a teatro.
La Global
Creatures si sta occupando della trasposizione teatrale
del film del 2001, con John Logan (Il
gladiatore, Skyfall) incaricato di scrivere i testi e
Alex Timbers che si occuperà invece della
regia.
Non è la prima volta che la Global
Creatures porta a teatro un’opera di Luhrmann: precedentemente
infatti aveva già trasformato Ballroom Gara di
ballo (primo film del regista australiano) in una
produzione teatrale.
A proposito del progetto, Baz
Luhrmann ha dichiarato: “È fantastico sapere che una nuova
generazione di artisti talentuosi si occuperà di trasformare Moulin
Rouge in qualcosa di nuovo e di restituirlo al suo legittimo
habitat, cioè il teatro”.
La trama dello spettacolo sarà per
grandi linee identica a quella del film. Il debutto nei teatri e le
relative date saranno annunciate prossimamente.
Moulin
Rouge diventerà un musical a teatro
Moulin Rouge! è un
film musical del 2001 del regista Baz Luhrmann, ispirato all’opera
La traviata di Giuseppe Verdi. La pellicola è considerata
atipica nel suo genere perché i brani cantati non sono opere
originali, ma rivisitazioni di alcuni dei brani storici della
musica pop interpretati dal cast; in particolare i due attori
protagonisti Nicole Kidman e Ewan McGregor stupirono il pubblico
con le loro doti canore non essendo dei cantanti
professionisti.
Un fascino irresistibile lui, una
bellezza angelica lei. Entrambi dotati di un talento attoriale
incredibile. Michael Fassbender e Alicia Vikander sono sbarcati oggi al
Lido per presentare, insieme al regista Derek
Cianfrance, The Light Between
Oceans, in concorso a Venezia
73.
“Dopo Come un tuono, avevo
voglia di realizzare un film che non fosse tratto da un mio
soggetto”, ha detto in apertura di conferenza il regista
Derek Cianfrance. “Sin da subito ho pensato
che il romanzo avesse un grandissimo potenziale cinematografico. In
un certo senso ho sempre creduto che The Light Between Oceans fosse
il film che ero destinato a dirigere”.
I due protagonisti hanno poi parlato
dei loro personaggi all’interno del film. Michael
Fassbender ha spiegato: “Non credo che la questione
riguardi quale delle due scelte sia la più giusta, se quella di Tom
o quella di Isabel. Credo che il punto sia con quale decisione si è
disposti a vivere. Per quanto riguarda il mio personaggio, tutto
parte dal suo passato e dal fatto che ha combattuto in guerra. Non
vuole infliggere più dolore a nessuno, così quando incontra Hannah
diventa per lui insostenibile andare avanti solo per amore della
moglie”.
“Non sono una madre e calarmi
nei panni di un personaggio come quello di Isabel è stata davvero
una sfida”, ha rivelato Alicia Vikander.
“Il mio compito, da attrice, è quella di riuscire a cogliere la
psicologia di quel determinato personaggio, ma per farlo devi fare
un grandissimo lavoro su te stessa. Non sono ancora una madre,
spero di diventarlo in futuro e di avere una famiglia, ma la storia
di Isabel è qualcosa che mi ha profondamente colpito. Con Derek ne
abbiamo parlato tanto. Mi sono anche confrontata con persone che
conosco, parenti e amiche che hanno già fatto esperienza della
maternità. Il film affronta tutta una serie di tematica di cui
molto spesso si preferisce non parlare. Sono tematiche scottanti,
ma anche tematiche molto vicine al pubblico”.
Venezia 73:
The Light Between Oceansrecensione del film con Michael Fassbender e
Alicia Vikander
Sempre sui personaggi della
pellicola, Cianfrance si è così espresso: “Non credo che nel
film ci siamo personaggi buoni o cattivi, eroi o persone da
condannare. Semplicemente, si tratta di esseri umani. Si feriscono
a vicenda, ma prendono le loro decisioni con il cuore e ne
accettano le conseguenze”.
Sul profondo significato della
storia, Alicia Vikander ha dichiarato: “Credo
che questo film parli sì d’amore, di maternità e del desiderio di
costruire una famiglia, ma parla anche di brave persone dal cuore
grande che spesso si ritrovano a fare la scelta
sbagliata”.
Michael Fassbender
ha aggiunto: “Ho amato il personaggio di Tom sin da quando ho
letto il libro. Adoro la sua forza e la sua lealtà. È strano: le
persone pensano che il film sia una storia d’amore. E lo è, ma non
è soltanto questo: è una storia sulla vita. Sono sicuro che anche
ML Stedman (l’autrice del libro, NdR) volesse scrivere un’opera dal
respiro più ampio sin dal primo momento, una storia che
abbracciasse anche la guerra e le conseguenze sulle persone, così
come la morte, l’isolamento, la maternità e tante altre tematiche.
Credo comunque che il tema principale sia quello del perdono ed è
anche quello che preferisco”.
Ecco un video che pubblicizza la
nuova versione home video del classico d’animazione del 1991,
La Bella e la Bestia, in
cui sono inseriti anche alcuni momenti relativi al remake in live
action firmato Disney. In una scena in particolare possiamo vedere
Emma Watson e Dan Stevens,
interpreti di Belle e del principe, durante la fase di lettura del
copione.
La Bella e la
Bestia, targato Disney, sarà diretto
da Bill Condon, con Emma
Watson/Belle, Dan Stevens/la Bestia,
Luke Evans/Gaston, Josh
Gad che interpreterà Le Tont (in originale Le Fou),
Emma Thompson/Mrs Brick, Kevin
Kline/Maurice, Audra McDonald/Guardaroba,
Ian McKellen/Tockins e Gugu
Mbatha-Raw/Spolverina.
Alle musiche tornerà Alan
Menken già geniale compositore delle musiche del classico
del 1991, premiato con due Oscar. Il film uscirà nelle sale (anche
in 3D) il 17 marzo 2017.
La Bella e la Bestia fu il
primo film d’animazione in assoluto a essere nominato all’Oscar per
il miglior film, e rimase l’unico fino al 2010, quando, dopo che il
numero di possibili nomination per la statuetta era stato aumentato
da cinque a dieci, venne raggiunto dal film Up della Pixar.
Secondo l’organo che si occupa del
visto censura dei film negli Stati Uniti, l’MPAA, Animali Fantastici e Dove
Trovarlimerita un visto PG-13.
PG-13 vuol dire infatti che il film
è sconsigliato ai bambini al di sotto dei 13 anni non accompagnati
da un adulto.
Nelle motivazioni dell’MPAA si
legge che nel film ci sono “sequenze di azione e violenza
fantasy”. Anche se la notizia sembra destare scalpore, data la
natura fantasy del film, tutti i film della saga sono stati
classificati allo stesso modo, tranne i primi due e il sesto
capitolo.
Animali Fantastici e Dove Trovarli
uscirà il 18 novembre 2016, e avrà come protagonista Newt
Scamandro, autore de Gli animali fantastici dove
trovarli, che avrà esattamente 23 anni. Il film sarà
ambientato a New York, 70 anni prima delle vicende di Harry
Potter. Nel cast Eddie
Redmayne, Katherine Waterston, Ezra Miller,
Dan Folger e Alison Sudol.
La sinossi: Animali Fantastici e Dove
Trovarliinizia nel 1926
con Newt Scamander che ha appena terminato un viaggio in giro per
il mondo per cercare e documentare una straordinaria gamma di
creature magiche. Arrivato a New York per una breve pausa, pensa
che tutto stia andando per il verso giusto, se non fosse per un
No-Maj (termine americano per Babbano) di nome Jacob, una valigetta
lasciata nel posto sbagliato, e per la fuga di alcuni degli Animali
Fantastici di Newt, che potrebbero causare molti problemi sia nel
mondo magico che in quello babbano.
Animali Fantastici e Dove Trovarli
vedrà il debutto della scrittrice stessa, J.K.Rowling,
come sceneggiatrice, affiancata da Steve
Kloves, sceneggiatore dei film di Harry
Potter. Alla produzione ci
sarà David Heyman, mentre David
Yates sarà il regista.