Paul Greengrass dirige un
eccezionale Tom Hanks nella trasposizione cinematografica del libro
autobiografico di Richard Phillips, A Captain’s Duty: Somali
Pirates, Navy SEALS, and Dangerous Days at Sea. La storia vera
del dirottamento della nave mercantile statunitense MV Maersk
Alabama, avvenuto nell’aprile del 2009 da parte di quattro
pirati somali, mette alla prova regista e attori con una materia
non molto facile da trattare, proprio perché reale.
Quello che ci viene presentato è, a
primo impatto, un film d’azione e, quando si viene a contatto
con questo genere è facile cadere nell’ ‘incredibile’, al quale
ogni spettatore deve aderire se vuole godere dell’intrattenimento
che il film gli offre.
Captain Phillips – Attacco in mare
aperto, il film
Tuttavia c’è un dettaglio di cui
dobbiamo tenere conto, un dettaglio che ci viene in aiuto dopo un
bel po’, durante la visione della pellicola: Captain
Phillips – Attacco in mare apertonon è
propriamente un film d’azione. Il lavoro si avvale di fotografia da
reportage, d’inquadrature sporche, di un uso smodato della camera a
mano, dell’assenza quasi totale di musica. Quello che ci si
presenta è un film spoglio, che disturba per i movimenti troppo
veloci della macchina da presa e trasmette confusione: cosa stiamo
guardando?
Non è un film, è ricostruzione
della realtà, non è neanche possibile chiamare i ‘personaggi’ tali,
poiché sono solo degli uomini che si trovano a doversi confrontare
con l’imprevisto, che diventa un caso di Stato. Questo caso
permette di mostrare l’altra faccia dell’America che, da questo
frammento di realtà, non ne esce proprio vittoriosa. Assistiamo
allo smascheramento di una politica fatta di una forza che non
conosce sconfitte, che vuole vincere anche se, quello che resta,
non può certo chiamarsi vittoria.
Alla fine di Captain
Phillips – Attacco in mare aperto, siamo grati per la
pazienza che abbiamo avuto, per non aver ascoltato quel senso di
noia e fastidio che il film trasmette. Un’ impressione che è
orchestrata ad hoc dal regista per creare l’atmosfera
d’attesa, il sentore che ‘qualcosa sta per succedere’. Ma
Greengrass non è clemente con lo spettatore, così come non è
clemente con la ragion di Stato: la spettacolarità bramata non
arriva, perché non si può lasciare che lo spettacolo prenda il
posto della realtà, dal momento che non è più accettabile che le
politiche caratterizzate da una violenza fiera di sé e costitutiva
siano coperte continuamente dallo scintillio della luce dei
riflettori.
Approdato nelle sale
cinematografiche statunitensi lo scorso 11 Ottobre, Captain
Phillips – Attacco in mare aperto, l’ultima fatica di
Paul Greengrass sarà nelle sale italiane a partire dal 31
Ottobre.
Ecco 16 secondi del trailer di
Captain America: The Winter Soldier, che
domani arriverà, direttamente dall’America, on line, per far salire
ancora di più l’hype dei fan di Cap!
La storia si riaggancerà alla
fine di The Avengers, continuando a seguire il Captain America
impegnato con Nick Fury e la S.H.I.E.L.D e alle prese con la
modernità. Al momento l’uscita del film è prevista per il 4 aprile
del 2014. Vi ricordiamo che tutte le news sul film sono reperibili
nel nostro speciale: Captain America: il soldato
d’inverno. Tutte le info utili nella nostra
scheda: Captain America: il soldato
d’inverno.
Ecco il podcast della puntata radio
n. 131 di Pop Corn da
Tiffany la trasmissione di Ryar Web
Radio interamente dedicata al Cinema e alle serie tv
che è andata in onda come di consueto dalle ore 21.30 fino
alle ore 23.00. Cinefilos.it da
quest’anno e media partner del programma. Temi della puntata sono
state ovviamente le uscite, Cattivisssimo Me
2, Aspirante Vedovo. Tra gli ospiti
in collegamento segnaliamo il regista Stefano
Bessoni che ha parlato del suo ultimo lavoro, il
libro illustrato corredato di cortometraggio dal
titolo Canti della forca. Non
sono mancate infine le rubriche: le news di Simo e Sere, e Nerd
Herd. La trasmissione e condotta da Emanuele Rauco,
Serena Guidoni e Simone
Dell’Unto. Durante la stagione, inoltre, sarà ospite in
studio anche il nostro Direttore Responsabile, Chiara
Guida.
Vi ricordiamo che il
cortometraggio Canti della
forca sarà presentato in anteprima mondiale al
Sitges Film Festiva 2013, in concorso. Mentre la
presentazione al pubblico avverrà nell’ambito
delLucca Comics & Games
2013 il 02 Novembre alle 18:00 all’Auditorium San
Girolamo. L’opera sarà anche fra gli eventi di chiusura
del FANCINE MALAGA (Spagna),
al FANTASPOA (Brasile) e
al Stop Motion México – Animation
Festivals ( México).
Sinossi del cortometraggio:
Un illustratore lavora su una sua personale trasposizione dei CANTI
DELLA FORCA, una raccolta di poesie macabre dello scrittore tedesco
Christian Morgenstern. Perso nelle sue fantasie scopre che dalla
forca si vede il mondo da una prospettiva diversa, la prospettiva
dei Fratelli della Forca. Assassini, ladri, truffatori, ma anche
innocenti, sognatori e puri di spirito, che a forza di penzolare
l’uno accanto all’altro, divennero così legati tra di loro che
decisero di unirsi in una confraternita. le sue illustrazioni
prendono vita e i Fratelli della Forca si animano magicamente. Il
Piccolo impiccato, un bimbo solo e spaurito, che penzola dal
capestro da tempo immemore, divenuto colui che decideva se i nuovi
arrivati potessero diventare dei Fratelli della Forca. Il grande
Lalula, uno spropositato ingollatore di salumi, che ama vestirsi
con i resti di maiali macellati e che parla una lingua
incomprensibile. Pauretto, un vecchietto vestito da marinaretto che
vive dentro un armadietto. Sophie, l’assistente del boia, dolce ed
ambigua confidente dei Fratelli della Forca.
CANTI DELLA FORCA – Un
film e un libro di Stefano Bessoni in esclusiva
con logosedizioni.it da ottobre 2013 in tutte le librerie.
Liberamente tratto da “Galgenlieder”
di Christian Morgenstern
Una produzione Interzone Visions in
collaborazione con Leonardo Cruciano Workshop, Griffith Accademia
di Cinema e Televisione e Revok Film – Musiche degli Za Bùm (
Pierpaolo Grego, Cristiano Biz, Zeno Tami, David Vecchiato e
Maddalena Vitiello – fisarmonica nel “Pecoro Lunare” di Davide
Drius) – Animazioni di Claudia Brugnaletti – Modellazione dei
personaggi di Gigi Ottolino – Scenografie di Briseide Siciliano –
con Lorenzo Pedrotti
Guarda il trailer del
film Storia
di una ladra di Libri, film diretto dal
regista Brian Percival, con
protagonisti Geoffrey Rush e Emily
Watson. La pellicola arriverà in Italia il 27 febbraio
2014, distribuito dalla Twentieth Century Fox.
La trama do Storia
di una ladra di Libri: Fu a nove anni che Liesel
iniziò la sua brillante carriera di ladra. Certo, aveva fame e
rubava mele, ma quello a cui teneva veramente erano i libri, e più
che rubarli li salvava. Il primo fu quello caduto nella neve
accanto alla tomba dove era stato appena seppellito il suo
fratellino. Stavano andando a Molching, vicino a Monaco, dove li
aspettavano i loro genitori adottivi. Il secondo, invece, lo
sottrasse al fuoco di uno dei tanti roghi accesi dai nazisti. A
loro piaceva bruciare tutto: case, negozi, sinagoghe, persone…
Piano piano, con il tempo ne
raccolse una quindicina, e quando affidò la propria storia alla
carta si domandò quando esattamente la parola scritta avesse
incominciato a significare non solamente qualcosa, ma tutto.
Accadde forse quando vide per la prima volta la libreria della
moglie del sindaco, un’intera stanza ricolma di volumi? Quando
arrivò nella sua via Max Vandenburg, ex pugile ma ancora lottatore,
portandosi dietro il “Mein Kampf” e infinite sofferenze? Quando
iniziò a leggere per gli altri nei rifugi antiaerei? Quando
s’infilò in una colonna di ebrei in marcia verso Dachau? Ma forse
queste erano domande oziose, e ciò che realmente importava era la
catena di pagine che univa tante persone etichettate come ebree,
sovversive o ariane, e invece erano solo poveri esseri legati da
spettri, silenzi e segreti. (trama del libro “la bambina che
salvava i libri”)
E’ stato presentato
questa mattina a Roma dal Direttore Artistico del
Festival, Marco Müller e dal Presidente
Fondazione MAXXI Giovanna Melandri, il programma
ufficiale di CinemaXXI, linea di concorso del
Festival Internazionale del Film di Roma
(8-17 novembre 2013), senza distinzione di genere e durata,
dedicata a opere che esprimano la ridefinizione continua del cinema
all’interno del continente visivo contemporaneo. Una giuria
Internazionale presieduta dal regista e artista Larry Clark (Stati
Uniti) e composta da Ashim Ahluwalia (India), Yuri Ancarani
(Italia), Laila Pakalnina (Lettonia) e Michael Wahrmann (Uruguay)
assegnerà, senza possibilità di ex-aequo, il premio CinemaXXI
per il miglior film, premio Speciale della Giuria CinemaXXI e
Premio CinemaXXi Cinema breve. Ma veniamo ai film in
programma, L’amministratore di Vincenzo
Marra è il documentario che aprirà il concorso di
CinemaXXI. Il regista e sceneggiatore napoletano, uno degli sguardi
più mobili e irrequieti del cinema italiano contemporaneo, autore
di Tornando a casa (2001, miglior film alla Settimana
Internazionale della Critica di Venezia) e Vento di
terra (2004, Menzione Speciale della giuria a Venezia,
film rivelazione dell’anno alla Semaine de la Critique di Cannes),
torna a puntare i riflettori sulla città di Napoli, dopo il
successo ottenuto con Estranei alla massa (2001),
L’udienza è aperta (2006), Il grande progetto (2008)
e Il gemello (2012). Con L’amministratore Marra
racconta la vita di Umberto Montella, amministratore di condomini a
Napoli. Le sue giornate trascorrono fra riunioni, incontri e
problemi quotidiani di piccola e grande portata. L’eterogenea
platea di clienti che Montella incontra ogni giorno racconta
l’Italia di questi giorni: l’amministratore è un “Caronte” che
traghetta nelle varie anime della città, nei condomini dei ricchi e
dei poveri, dove spesso lo scontro con il proprio vicino diventa la
valvola di sfogo per tirare avanti.
Saatvin
Sair (The Seventh Walk) di Amit
Dutta è il film di chiusura di CinemaXXI. Il regista
indiano Amit Dutta, spesso premiato nei principali festival
internazionali, è considerato uno degli autori più innovativi nel
panorama del cinema sperimentale. Laureatosi in regia
cinematografica nel 2004, si è immediatamente imposto
all’attenzione della critica internazionale
ricevendo importanti riconoscimenti per i suoi
cortometraggi, a partire dal premio FIPRESCI ricevuto nel 2007 a
Oberhausen per Kramasha (To Be
Continued). Il suo lungometraggio Aadmi Ki Aurat Aur Anya
Kahaniya (The Man’s Woman and Other Stories, 2009)
si è aggiudicato il premio speciale della Giuria alla 66. Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Alcuni dei suoi
lavori sono stati inoltre proiettati nei più importanti musei al
mondo, fra cui la Tate Modern di Londra e il Centre Pompidou di
Parigi. Con Saatvin Sair, presentato fuori concorso, il
regista indiano torna ad approfondire un tema che contraddistingue
la sua produzione fin dagli esordi: il rapporto fra cinema,
pittura e musica. Nel film, infatti, Dutta racconta la vicenda di
un pittore errante che si immerge in un bosco dopo aver notato una
misteriosa impronta e udito una strana melodia. Questo cammino
nella profondità della natura lo porterà al cospetto del suo io
più intimo.
CONCORSO
LUNGOMETRAGGI
Prima mondiale – Film d’apertura
L’AMMINISTRATORE di Vincenzo Marra, Italia, 2013,
80’ – Documentario
Le giornate di Umberto Montella,
amministratore di numerosi condomini a Napoli. Con la sua famiglia
al lavoro nel proprio studio, le riunioni, gli incontri e i
problemi quotidiani di piccola e grande portata. L’eterogenea
platea di clienti ci racconta l’Italia di questi giorni.
L’amministratore è un Caronte che ci traghetta nelle varie anime
della città, nei condomini dei ricchi e dei poveri, dove spesso lo
scontro con il proprio vicino diventa la valvola di sfogo per
tirare avanti.
Prima mondiale – Opera prima
ATLAS
di Antoine d’Agata, Francia, 2013,
77’ – Documentario
Atlas è il diario
autobiografico di un uomo senza legami, reduce da un lungo viaggio,
collezionista d’immagini ebbre, frammenti sparsi di un’identità
atomizzata come i territori che percorre. Antoine d’Agata,
fotografo “estremo” dell’agenzia Magnum, si immerge in prima
persona nella stranezza dei segni, dei luoghi, dei linguaggi
insondabili. Non c’è Dio o indulgenza nelle sue notti, ma
l’accettazione che non v’è altro che la carne.
Prima mondiale
BIRMINGEMSKIJ ORNAMENT–2 / BIRMINGHAM ORNAMENT-2 /
ORNAMENTO DI BIRMINGHAM-2
di Andrey Silvestrov, Yury
Leiderman, Russia, 2013, 89’
Come mai un coro georgiano intona un
canto tradizionale citando a sorpresa la morte di Saddam Hussein? I
protagonisti, colti di sorpresa, ne discutono “in diretta”. Si
passa poi ai samurai sulla riva dell’oceano, ai poeti Mandelstam,
Kliuev e Gorodezky a Mosca degli anni Trenta e a un pittore russo
che ritrae Putin a pesca. Quadri di ordinaria surrealtà per
raccontare il rapporto con il potere dell’artista. La “parte
seconda” di un film che aveva fatto sensazione a Venezia Orizzonti
2011.
Prima
mondiale
FEAR OF FALLING
di Jonathan Demme, Stati Uniti,
2013, 126’ | con: Andre Gregory, Wallace Shawn, Lisa Joyce, Julie
Hagerty, Larry Pine, Emily Cass McDonnell, Jeff Biehl
L’idea di Fear of Falling
nasce da una produzione teatrale, messa in scena solo pochissime
vote per gli amici piu fidati, dell’attore, regista e sceneggiatore
André Gregory, basata sul dramma Il costruttore Solness di
Henrik Ibsen, tradotto e adattato dall’attore e commediografo
Wallace Shawn. La storia di un celebre architetto sempre più
prigioniero delle sue fantasie è ora un film: l’apice di un lungo e
appassionato processo creativo, intimo e affascinante, che ha
coinvolto Shawn e Gregory per quattordici anni.
Prima mondiale
HOMETOWN| MUTONIA
di ZimmerFrei, Italia, 2013, 69’ –
Documentario
Mutonia è una città in
trasformazione nata con lo spirito anarchico, dissacrante e
sperimentatore dei traveller e cyber punk che l’hanno fondata.
Un’esplorazione di questo originale luogo dell’abitare, fatto di
rottami assemblati e veicoli trasformati in casa, esposto al
rischio di sparizione.
Prima europea
LITTLE FEET
di Alexandre Rockwell, Stati Uniti,
Francia, 2013, 64’
Lana ha sette anni e si occupa di
suo fratello Nico che ne ha quattro. Il loro passatempo preferito è
guardare i loro pesciolini rossi nuotare nell’acquario. Una
mattina, mentre si preparano per la scuola, Nico scopre che uno dei
pesci galleggia a pancia in su. Decidono di tributargli un funerale
acquatico. Il nuovo film risolutamente “indie” di uno dei capofila
del rinnovamento del cinema americano.
Prima internazionale
A MÃE E O MAR / THE MOTHER AND THE SEA
di Gonçalo Tocha, Portogallo, 2013,
97’ – Documentario
Alla ricerca di un mito reale e
perduto sulla spiaggia di Vila Chã, cerchiamo le donne di mare
chiamate “pescadeiras”, in uno dei pochi luoghi al mondo con donne
timoniere. Ma dove sono? E dove sono le 120 barche da pesca
artigianali? Rimangono 8 barche e una sola pescatrice. In una terra
di coraggiosa gente di mare, esplode sullo schermo la passione
della pesca, la passione del mare.
Prima mondiale
NEPAL FOREVER
di Aliona Polunina, Russia, 2013,
90’ – Documentario
Due politici comunisti russi, membri
del consiglio comunale di San Pietroburgo, uomini dalle ampie
vedute nonché convinti leninisti sono preoccupati per le sorti del
comunismo mondiale. Per uno strano capriccio del Fato, la loro
incessante attività inizia a espandersi ben oltre i confini della
natia San Pietroburgo e della Federazione russa. Tuttavia, il
futuro del comunismo internazionale resta poco chiaro. Ciò che
invece è chiaro è che nel mondo moderno tutto funziona alla
rovescia. Una commedia documentaria.
Prima mondiale
O NOVO TESTAMENTO DE JESUS CRISTO SEGUNDO JOÃO / THE NEW
TESTAMENT OF JESUS CHRIST ACCORDING TO JOHN
di Joaquim Pinto, Nuno Leonel,
Portogallo, 2013, 128’ – Documentario
Il Vangelo secondo Giovanni letto da
Luis Miguel Cintra, un attore portoghese fra i più prominenti. Il
film, girato in esterni, dall’alba al tramonto, coglie una
personalissima esperienza di Gesù, che si materializza nella grana
della voce, nell’espressione, nel controllo, nel ritmo, nel respiro
dell’attore stesso. Il nuovo film di uno dei personaggi chiave del
Nuovo
Cinema portoghese, Premio Speciale
della Giuria a Locarno 2013 con E Agora? Lembra-me.
Prima mondiale
ORLANDO FERITO – ROLAND BLESSÉ / ROLAND WOUNDED
di Vincent Dieutre, Francia, 2013,
121’ – Documentario
Nel ripostiglio di un piccolo teatro
di Palermo le marionette piangono il proprio destino. Nell’era del
turismo di massa e dei siti patrimonio dell’umanità nessuno sembra
ascoltare più i pupi. La verità è che le cose in Europa non
potrebbero andare peggio. Nel 1975 Pier Paolo Pasolini annunciava
la scomparsa delle lucciole e l’imminente trionfo del castello di
menzogne. Quarant’anni dopo, un regista francese giunge per la
prima volta in Sicilia, in cerca di una nuova speranza
politica.
Prima mondiale
PARCE QUE J’ÉTAIS PEINTRE / BECAUSE I WAS A PAINTER
di Christophe Cognet, Francia, 2013,
105’ – Documentario
Un’indagine senza precedenti sulle
opere d’arte create segretamente nei campi di sterminio nazisti.
Dialogando con i pochi artisti sopravvissuti e con i loro curatori
si evocano le emozioni e l’emarginazione, le firme, lo stile o
l’anonimato, così come la rappresentazione dell’orrore e dello
sterminio. Il film è forse soprattutto una lunga carrellata su
disegni consunti e dipinti custoditi nelle collezioni in Francia,
Germania, Israele, Polonia, Repubblica Ceca, Belgio e Svizzera.
Prima mondiale – Opera
prima
RACCONTI D’AMORE / LOVE STORIES
di Elisabetta Sgarbi, Italia, 2013,
75’ | con: Michela Cescon, Andrea Renzi, Ivana Pantaleo, Laura
Morante, Sabrina Colle, Tony Laudadio, Anna Oliviero, Toni
Servillo, Elena Radonicich, Rosalinda Celentano, Anna Oliviero,
Maurizio Giberti
Quattro storie d’amore. Due
partigiani, amanti, traditi da una delatrice, ripensati e ricordati
dalla loro figlia, molti anni dopo. Un fuggiasco, portato in salvo
da due staffette, attraversa i canali del Delta. Micol Finzi
Contini che ripercorre le vie della sua infanzia a Ferrara, torna
nel cimitero ebraico, nella sua casa. Fantasma che riappare nelle
parole di Giorgio Bassani. Un pescatore di Pila cade nella rete
della sua illusione. Convinto che la donna più bella del villaggio,
sposata, sia pronta, finalmente a cadere nelle sue braccia. Le
nebbie, i canali e gli spazi d’acqua, Ferrara, la pianura: sacche
di tempo incontaminato, teatro di fantasmi amorosi e di desideri
sospesi tra la vita e la morte.
Prima mondiale
RANGBHOOMI
di Kamal Swaroop, India, 2013, 80’ –
Documentario
Kamal Swaroop vuole ricostruire la
vita del primo cineasta indiano, Dadasaheb Phalke, a Benares, dopo
che quest’ultimo si era ritirato dal mondo del cinema per dedicarsi
al teatro. Durante la permanenza a Benares, Phalke scrisse
Rangbhoomi, un’opera semi-autobiografica che è il punto di
partenza della ricerca. Ambientato nei paesaggi visivamente
emozionanti dell’antica città di Benares, il film intreccia il
coinvolgimento personale di Kamal Swaroop nella storia, percorso e
opera di Phalke, utilizzando suono e immagini a contrasto,
opponendoli fra loro in chiave a-realista.
Prima mondiale
EL ROSTRO / THE FACE
di Gustavo Fontán, Argentina, 2013,
64’
Un uomo in una piccola imbarcazione
raggiunge un’isola sul fiume Paraná. Si dirige verso un luogo dove
c’era una casa o un piccolo villaggio. Ora non c’è più nulla. Solo
impercettibili tracce di qualcosa di vecchio e perduto: il posto
dov’era nato. La sua presenza permette alle cose in quel luogo
abbandonato di materializzarsi: capanne e tavoli, animali e canoe.
Presto altri arriveranno sull’isola per preparare una festa:
moglie, padre, amici, bambini. Questo è un incontro tra l’Uomo ei
suoi cari. Con i morti, gli uccelli, la musica del fiume e il suo
dolore.
Prima mondiale
THWARA ZANJ / ZANJ REVOLUTION
di Tariq Teguia, Algeria, Francia, Libano, Qatar, 2013, 137’
Un giornalista algerino, mentre
segue i conflitti interni nel sud dell’Algeria, ritrova casualmente
le tracce delle antiche e dimenticate rivolte contro il califfato
degli Abbasidi, avvenute in Iraq tra l’VIII e il IX secolo.
L’utopia della rivoluzione pan-araba lo conduce a Beirut, la citta
che un tempo era il simbolo delle speranze e delle lotte di tutto
il mondo arabo. Un film che unisce Godard e gli MC5, le teorie di
Franz Fanon e il noir di Jacques Tourneur. Il ritorno del meno
riconciliato (e più premiato) tra i nuovi cineasti maghrebini dopo
i due bellissimi film “veneziani”, Roma invece di te e
Inland.
MEDIOMETRAGGI E
CORTOMETRAGGI
Prima mondiale
AU-DELÀ DES ICEBERGS / BEYOND ICEBERGLAND
di Xavier Christiaens, Belgio, 2013,
59’
L’attonita poesia Iniji di Henri
Michaux è il punto di partenza del film: “Non più, Iniji / Sfinge,
sfere, segni falsi / ostacoli sulla strada di Iniji…”
Prima europea
BEAUTIFUL NEW BAY AREA PROJECT
di Kiyoshi Kurosawa, Giappone, 2013,
29’
Amano, il presidente di un’azienda
di progettazione urbana, incontra una bella portuale di nome
Takako. Amano si innamora a prima vista di Takako, che però non lo
ricambia. Frustrato dall’atteggiamento freddo di lei, Amano la
deruba. Takako, decisa a riprendersi ciò che le appartiene, sgomina
le guardie del corpo di Amano e…
Prima mondiale
BELVA NERA / BLACK BEAST
di Alessio Rigo de Righi, Matteo
Zoppis, Italia, 2013, 35’ – Documentario
Ercolino, vecchio cowboy che spara
facile, ha visto una pantera nera. Tony Scarf, esperto di pantere
metropolitane, ne ha catturato una.
Prima mondiale
THE BURIED ALIVE VIDEOS
di Roee Rosen, Israele, 2013,
35’
Il nuovissimo lavoro di Roee Rosen,
tra i più sorprendenti e radicali artisti contemporanei israeliani.
Un’antologia di video prodotta da un collettivo immaginario di
ex-sovietici. Prima mondiale
ENNUI ENNUI
di Gabriel Abrantes, Francia, 2013,
32’
Una commedia intrisa di umor nero
sul conflitto militare afghano messa in scena come una comica del
muto. L’ambasciatrice francese conduce con la figlia un’assurda e
complicata negoziazione in un campo nomadi Kuchi per il disarmo
della tribù.
Prima mondiale
GANGSTER BACKSTAGE
di Teboho Edkins, Francia,
Sudafrica, 2013, 38’ – Documentario
Teboho Edkins (Gangster
Project) prosegue la sua ricerca “para-documentaria” sul mondo
dei gangster sudafricani. Toni confidenziali, storie che lasciano
senza parole, esperimenti di messa in scena. Sullo sfondo una
violenza spietata.
Prima mondiale
GLI IMMACOLATI / THE IMMACULATES
di Ronny Trocker, Francia, 2013,
13’
Dicembre 2011. Un ragazzo torna a
casa, come tutte le sere. Davanti casa trova la sorella in lacrime.
La ragazza gli dice di essere stata violentata e la tensione inizia
a montare. Immagini di sintesi, come le psicosi xenofobe.
Prima mondiale
IN THE WOODS
di Harald Hund, Austria, 2013,
3’
Attraversando una foresta, un uomo
incontra una figura enigmatica che gli appare come un prodotto
della sua fantasia. L’uomo stesso potrebbe essere un’illusione.
Prima mondiale
THAT HAS BEEN BOTHERING ME THE WHOLE TIME
di Arash T. Riahi, Austria, 2013,
10’
Un corpo di donna. Drappeggi. Una
religione o ancora una tradizione. Una corda. Braccia e gambe.
Pelle. Ruvida morbidezza. Sfioramenti. Una spettacolare danza
tragica e forse una via di fuga.
Prima mondiale
JUST LIKE US
di Jesse McLean, Stati Uniti, 2013,
15’
La media-artist Jesse McLean osserva
le celebrità in un paesaggio familiare di magazzini e parcheggi. In
fondo i divi sono proprio come noi.
Prima mondiale
LÜ
di Yonfan, Hong Kong, 2013, 11’
Lü e il ritmo delle regole del
gioco, del potere che corrompe, dei desideri che generano avidità,
delle impercettibili tracce degli uccelli tra le montagne infinite.
Un’esplorazione dei ritmi e delle figure dell’Opera di Kunshan,
seguendo il suo più grande interprete contemporaneo Lin Weilin.
Prima mondiale
MAKARA
di Prantik Basu, India, 2013,
20’
Una carcassa di coccodrillo
ripescata da un lago artificiale nel cuore di una metropoli provoca
fugaci incontri fra persone con percorsi esistenziali molto diversi
fra loro.
Prima mondiale
MOSHUSHI DANG HE SI WUYA / THE MAGICIAN PARTY AND THE
DEAD CROW
di Sun Xun, Cina, 2013, 9’ – 3D
L’antico universo è diverso da
quello attuale. Le divinità vivevano nel nostro mondo e i pianeti
degli dei una volta erano vicinissimi alla Terra. Le divinità
risiedono negli esseri e nei fenomeni naturali. I faraoni defunti
sono qui, con tutte le divinità! Perciò i primi monumenti
realizzati dagli esseri umani per commemorare le divinità sono
anche le più grandi tombe. Un film di animazione in 3D.
Prima
mondiale
NATO PREMATURO / BORN PREMATURELY
di Enzo Cei, Italia, 2013, 21’ –
Documentario
Il percorso assistenziale cui sono
sottoposti i bambini nati prematuri in un moderno reparto di
Neonatologia. Il rapporto tra il neonato e l’ambiente medico
infermieristico di accoglienza: macchine, terapie, esami, il
pianto, la fame, il peso, il tempo, dentro quel misto di potenza,
fragilità, miracolo e mistero che è la vita.
Prima mondiale
RIVERBERO
di MyBossWas, Italia, 2013, 14’
Riverbero è girato
all’interno della camera riverberante dell’Istituto Nazionale di
Ricerca Metrologica (lo spazio in cui si misura l’assorbimento
acustico). MyBossWas, collettivo di artisti basato a Torino, entra
in uno dei luoghi di passaggio obbligati per la maggior parte degli
oggetti della nostra quotidianità. Uno strumento di misurazione si
trasforma in uno strumento musicale e inizia un dialogo tra il
misticismo dello spazio e la freddezza matematica del suo
“sacerdote”.
Prima mondiale
SILENT MINUTES
di Olivier Zabat, Francia, 2013,
13’
Un atleta ha un infarto durante una
gara, che viene interrotta. Un’altra sospensione è in atto nella
stanza di un albergo.
Prima internazionale
STILL DISSOLUTION
di Siegfried A. Fruhauf, Austria,
2013, 3’
I media, limitati nella capacità di
catturare il presente, evidenziano piuttosto il fatto che esiste un
passato.
Prima internazionale
THEATRUM ORBIS TERRARUM
di Salomé Lamas, Portogallo, 2013,
26’
Il “Teatro del mondo” del 1570 è
considerato il primo vero atlante moderno. Un film d’esplorazione,
un viaggio sensoriale, una vertigine storica. Un film
d’avventure.
Prima mondiale
THING
di Anouk De Clercq, Belgio, 2013,
18’
Un architetto parla di una città.
L’ha davvero costruita? Le immagini sono un tentativo di dare una
forma alle sue parole. Un nuovo capitolo della ricerca di Anouk De
Clercq sulla creazione digitale di universi possibili, attraverso
sciami di pixel bianchi e una forte percezione di
tridimensionalità.
Prima mondiale
DER UNFERTIGE / THE INCOMPLETE
di Jan Soldat, Germania, 2013, 48’ –
documentario
-Puoi parlarci di te? –
-Omosessuale di Odenwald… o
Gollum… o Klaus!
60 anni… omosessuale… schiavo!-.
Un documentario su Klaus Johannes
Wolf, che vive come uno schiavo. Legato al suo letto, racconta
della sua scelta di essere uno schiavo, parla dei suoi genitori e
di cosa significa essere nudo. Alla fine abbandona tutto per andare
in un campo di schiavi, per perfezionare la sua esistenza da
schiavo e diventare un servo perfetto.
FUORI CONCORSO
LUNGOMETRAGGI
Prima mondiale – 100 Years of
Indian Cinema
OM DAR BA DAR / I AM DOOR BY DOOR
di Kamal Swaroop, India, 1988,
101’
Il restauro dell’opera capitale
della seconda nouvelle vague indiana.
Mentre Om monta in bicicletta con
una sforbiciata, il paesaggio (Pushkar-Ajmer) risuona di voci
caratteristiche. Le invettive di suo padre contro il mondo, la
sorella “sfrontata” e il suo dolce corteggiatore, gli occhi
indagatori di un’attrice fuori controllo, l’uomo d’affari locale
che tenta di proteggere i diamanti che ha trafugato… la rivolta dei
girini. Il regista affronta la paura, la bella energia
adolescenziale – per far vibrare gioiosamente i paesaggi della sua
infanzia, scoprire e mescolare la politica con la mitologia, la
technomusic con l’Alchimia.
Prima mondiale – Film di
chiusura
SAATVIN SAIR / THE SEVENTH WALK
di Amit Dutta, India, 2013, 70’
Nel suo vagabondare per la foresta,
un pittore scorge una misteriosa impronta e ode una melodia che lo
spinge ad addentrarsi nella natura, alla ricerca dell’origine di
quei suoni, nella speranza che possano guidarlo nella sua ricerca
interiore. Mentre peregrina, si riposa sotto un albero e nel sogno
vede se stesso camminare, dipingere e rocce che sfidano la gravità.
Una bambina solca la strada del cielo per recargli frutta e latte.
Le stagioni cambiano e gli anni scorrono via. Infine si sveglia e
s’inoltra nel paesaggio composto dai suoi stessi dipinti dove
potrebbe infine attenderlo l’oggetto del suo cercare.
Prima mondiale
SKURSTENIS / THE CHIMNEY
di Laila Pakalnina, Lettonia, 2013,
60’
“C’era una volta un camino. Vicino
al camino, tre case. Nelle tre case, sette ragazze. Tutte bionde”.
Così descrive Laila Pakalnina, vincitrice l’anno scorso con
Picas del Premio Speciale della Giuria CinemaXXI, il suo
nuovo lavoro. Un fiaba incantata, raccontata con la grazia di
Rossellini e il senso del fantastico dei fratelli Lumiérè.
MEDIOMETRAGGI E
CORTOMETRAGGI
Prima mondiale
CHI HA LOTTATO CON L’ANGELO RESTA FOSFORESCENTE / WHO
FOUGHT WITH THE ANGEL REMAINS FOSFORESCENT
di Riccardo Giacconi, Italia, 2013,
19’ – Documentario
La poetessa Maria Luisa Spaziani
vive a Roma da più di quarant’anni. Il poema-romanzo Giovanna
d’Arco (1990) è una delle sue opere più sperimentali. Una
peculiarità del libro è l’invenzione di un linguaggio parlato
dall’angelo. L’angelo è, per lei, la poesia. Con le sue parole:
“Nessun sentiero inganna, nessun presagio mente. Chi ha lottato con
l’angelo resta fosforescente”. È come se, per chi ha frequentato la
poesia, le cose e le persone avessero un’aureola intorno. Diventano
fosforescenti.
Prima mondiale
FADE
di Jean-Claude Ruggirello, Francia,
2013, 55’
Fade è un film di internet
found footage. Sequenze di tramonti filmate da autori sconosciuti.
Jean-Claude Ruggirello le unisce in un unico, fluido, piano
sequenza, “attraversato” da una sola e multiforme linea
d’orizzonte. Un infinito e ipnotico tramonto.
Prima mondiale
LA IMAGEN ARDE / THE IMAGE BURNS
di Lois Patiño, Spagna, 2013,
30’
Lois Patiño disseziona i movimenti
di un incendio, scompone le forme effimere del fuoco, le trasforma
con il suono. La imagen arde inizia come una riflessione
sulla nostra percezione e diventa un intenso gioco delle parti, tra
le immagini e lo spettatore. Guardiamo il fuoco e il fuoco ricambia
lo sguardo.
Prima mondiale
EL PALACIO
di Nicolas Pereda, Messico, 2013,
36’
El palacio è un documentario
che segue la vita quotidiana di diciassette donne che vivono
insieme in un ampio appartamento per ragioni affettive ed
economiche. Si aiutano tra loro arrangiandosi nei lavori più vari.
Molte diventano baby-sitter, collaboratrici domestiche e badanti
private per anziani.
Prima mondiale
QUANDO I TEDESCHI NON SAPEVANO NUOTARE / WHEN THE
GERMANS DIDN’T KNOW HOW TO SWIM
di Elisabetta Sgarbi, Italia, 2013,
55’ – Documentario
La Resistenza nel Basso Ferrarese e
nel Polesine è poco conosciuta, ma anche la pianura ha avuto i suoi
martiri ed eroi, ferite e memorie. Raccogliendo episodi e
testimonianze di chi vi ha fatto parte, si è cercato di ricostruire
le tracce e le storie di quei mesi decisivi.
Prima mondiale
RICORDI PER MODERNI / MEMORIES FOR MODERNS
di Yuri Ancarani, Italia, 2009,
58’
Una serie di 13 video realizzati fra
il 2000 e il 2009 per la prima volta presentati insieme. A partire
dalle pagine “musicali” di Pier Vittorio Tondelli, Ancarani traccia
un percorso sui cambiamenti che hanno segnato la Riviera Romagnola
negli ultimi decenni, tra immigrazione, industria del petrolchimico
e paesaggi ancestrali.
Prima mondiale
SKYWALKER
di Gong Mingchun, Cina, 2013, 11’ –
Documentario
Un film sull’artista cinese
contemporaneo Sun Xun, ispirato al suo progetto di realizzare un
film d’animazione in 3D durante i tre mesi di attività creativa
alla ShanghArt Gallery.
IN COLLABORAZIONE CON
MAXXI – MUSEO NAZIONALE DELLE ARTI DEL
XXI SECOLO
Prima mondiale
GLAUCOCAMALEO
di Luca Trevisani, Italia, 2013, 75’
– Documentario
L’acqua ci mostra lo stato delle
cose, ci mostra che nulla è immutabile, che il fluire del tempo e
l’angoscia degli eventi ci costringono ad aprirci al mondo. L’acqua
non è mai singola, è plurale. È un’infinita serie di forme,
relazioni e contenuti. Luca Trevisani è un artista visivo, tra i
più vitali ed eclettici della scena contemporanea italiana.
Finalista del Premio Italia 2012, torna al MAXXI con
Glaucocamaleo, il suo primo film.
Prima internazionale
TWENTY-ONE-TWELVE THE DAY THE WORLD DIDN’T END
di Marco Martins e Michelangelo
Pistoletto, Portogallo, 2013, 126’ – Documentario
Il film riflette sulla crisi che
stiamo attraversando e sul ruolo dell’arte come catalizzatore delle
trasformazioni all’interno della società. La storia si svolge
durante il giorno più breve dell’anno: il 20 dicembre 2012. Secondo
il calendario Maya, il 21 sarebbe stato l’ultimo giorno del mondo.
Nonostante l’inesattezza della profezia, questa data ha segnato un
evento storico. Il film, girato in città come Lisbona, Tokyo,
Mumbai, Biella e Trás dos Montes, segue la routine quotidiana di 12
personaggi. Quando il giorno giunge al termine, un’epoca sta per
concludersi e cresce la necessità di un cambiamento. L’alba di una
nuova speranza è nata, e con essa l’opportunità di
reinventarci.
Prima del tramonto
è un film del 2004 diretto da Richard
Linklater con protagonisti Ethan Hawke e Julie
Delpy.
Trama: Da ragazzi,
Jesse e Celine si erano incontrati per caso, conosciuti e amati a
Vienna e si erano lasciati dandosi appuntamento di lì a sei
mesi.
Invece, non si sono più rivisti.
Ora, dopo nove anni, Jesse è diventato uno scrittore, raccontando
la sua storia con Celine. Lei, riconosciutasi nella protagonista
del libro, va alla presentazione a Parigi, dove vive, per
incontrare Jesse. I due hanno a disposizione ancora un pomeriggio
per stare insieme. Rimetteranno in discussione sé stessi e le loro
vite, cercando di capire se davvero sono fatti l’uno per
l’altra.
Prima del tramonto
Analisi: Secondo capitolo
della trilogia di Richard Linklater. A nove anni
dal precedente, il regista punta sulla stessa squadra che aveva
portato al successo Prima dell’alba. Torna a
scommettere soprattutto sulla spontaneità dei due protagonisti,
vere e proprie colonne portanti del film. Ciò che sembra avvenire
davvero davanti agli occhi dello spettatore, è in realtà il
risultato di un lavoro meticoloso sulle sfumature e sui dettagli,
volto a raggiungere il risultato più “naturale” possibile.
La formula utilizzata è sempre
imperniata sui lunghi dialoghi tra i due (riguardo la propria vita
in quei nove anni, le proprie relazioni, i reciproci sentimenti)
che non risultano affatto noiosi, ma coinvolgenti e in alcuni casi
perfino toccanti. Nonostante la sua struttura, il film ha un buon
ritmo e una durata che lo rende efficacemente compatto.
Rispetto al precedente lavoro,
questo è più realista perché rispecchia l’evoluzione dei
personaggi, entrati ormai a pieno titolo nella vita
adulta, nel mondo delle responsabilità e degli impegni –
Jesse è sposato ed ha un figlio – sono in un certo senso più
cinici, o tali si sforzano di essere.
C’è un senso di rassegnazione alla
realtà, al fatto di aver lasciato da parte ciò che li poteva
rendere davvero felici. Hawke e Delpy rendono abilmente questo mix
di frustrazione e rabbia (a questo proposito, la sequenza nel taxi
è emblematica, e tra le più belle del film). Ma ci sono anche la
paura e la voglia di riaprire un capitolo, lasciando alle
spalle la vita cui sono ormai abituati; la paura di cambiare,
soffrire e far soffrire; oltre alla quasi certezza che tutto sia,
di nuovo, effimero. Proprio perché temono, i due esitano anche solo
a sfiorarsi, frenano i propri sentimenti, in parte, li nascondono.
Assente il romanticismo sdolcinato
e fine a sé stesso, come la banalità nei dialoghi, che
sono al contrario originali e capaci davvero di restituirci due
personalità. Presenti invece, momenti leggeri e ironici. I due
attori offrono ottime prove e sono stavolta entrambi sceneggiatori
dei loro personaggi, assieme a Linklater. Delpy è anche
autrice della canzone A waltz for a night, che canta in una
scena di Prima del tramonto, e di altri due brani
presenti nella colonna sonora.
L’ambientazione parigina consente
di esplorare più da vicino l’universo di Celine. Il finale di
Prima del tramonto è ancora una volta aperto:
suggerisce l’immediato futuro, ma non gli sviluppi più ad ampio
raggio. Inoltre, è forse tra i più efficaci in un film romantico:
maliziosamente divertente, con i due attori al loro meglio.
Le Migliori frasi di Prima
del tramonto
La gente che oggi ha
un’avventura, perfino un rapporto serio, quando rompe dimentica,
passa oltre, come se cambiasse marca di cereali. Io non sono mai
riuscita a dimenticare gli uomini con cui sono stata. Ogni persona
aveva le sue specifiche qualità e non si può rimpiazzare nessuno.
Colgo dei particolari in loro dei dettagli che mi colpiscono e di
cui poi sento la mancanza a volte per sempre. Non puoi rimpiazzare
nessuno perché ognuno porta con sé dettagli magnifici e
unici.
Ci sono persone che coltivano
visioni utopistiche, che sognano di diventare leader capaci di
plasmare un mondo migliore, ma amano la metà non il
percorso.
È curioso, pensa: ognuno dei
miei ex si è sposato. Uscivano con me, ci separavamo e si
sposavano. Mi chiamavano per ringraziarmi d’aver fatto loro
conoscere l’amore e d’aver insegnato loro a trattare le donne con
rispetto. Li ucciderei! Perché non hanno voluto sposare me? Avrei
detto no, ma avrebbero dovuto chiedermelo!
Sai pensavo che sarà meglio che
io non veda più le cose in chiave troppo romantica, è una chiave
che mi ha sempre fatto soffrire. Ho ancora molti sogni, ma non riguardano.
“La memoria é una bella cosa,
se non devi fare i conti col passato.”
Sono davvero felice solo quando
sto per conto mio, del resto stare da soli è meglio che stare con
un’amante e sentisi soli. Per me ora è difficile essere romantica,
all’inizio sei motivata, ma dopo aver preso tante fregature tu
chiudi in un bel cassetto tutte le tue grandi illusioni e raccogli
quello che la vita ti mette davanti.
Tom Hardy avrebbe
abbandonato per altri impegni il film ambientato sull’ Everest,
tratto dal romanzo di Jeffrey Archer “Paths of
Glory”, che dovrebbe essere diretto da Doug
Liman.
Per sostituirlo, sembra che la Sony
abbia già puntato Benedict Cumberbatch, attore
inglese al momento richiestissimo a Hollywood: il suolo dovrebbe
essere quello di George Mallory, morto nella terza
scalata inglese alla vetta più alta del mondo nel 1924.
Della rosa di candidati al ruolo di
George Finch, amico e collega, farebbero parte
invece James McAvoy, Tom Hiddleston, Luke
Evans, ed Henry Cavill( impegnato però
sul set di Batman vs Superman).
Un altro film con la medesima
ambientazione ( ma ancora privo di finanziamenti) dovrebbe essere
diretto da Baltasar Kormákur, con un cast
composto da Jake Gyllenhaal, Josh Brolin e
John Hawkes.
Dopo l’abbandono di Charlie
Hunnam, tutti i fan del romanzo 50 sfumature
di grigio ( Fifty Shades of
Grey) sono ansiosi di sapere chi interpreterà il
ruolo del protagonista Christian Grey nell’omonimo adattamento che
sarà diretto da Sam Taylor-Johnson.
Cast: Warwick
Davies, Val Kilmer, Joanne Whalley, Jeam Marsh
Trama: Il nano
contadino Willow lascia le sue abituali occupazioni per aiutare la
piccola Elora, abbandonata sulle rive di un fiume a
riconquistare il trono usurpatole dalla strega Bavmorda, ricevendo
l’aiuto di un variegato gruppo di compagni di strada.
Analisi: Concepito
da George Lucas fin dai primi anni ’70, questo
tipico esempio di fantasy pre-Signore degli Anelli trova finalmente
la realizzazione nella seconda metà degli anni ’80; impegnato nella
parte produttiva (assieme Joe Johnston e
Nigel Wooll), Lucas ne affida la direzione a
Ron Howard, qui alla sua terza regia dopo i
successi di Splash e
Cocoon. Il film mescola
la consueta ispirazione tolkeniana ad elementi favolistico –
biblici (con echi che vanno da Biancaneve a Mosè).
Il ruolo del
protagonista è affidato a Warwick Davies, volto
notissimo agli appassionati del genere, ai tempi reduce da
Labyrinth e che in seguito avrebbe
interpretato la serie di Leprechaun per poi avere il ruolo
fisso del Professor Filtwick nella saga di Harry
Potter. Il resto del cast principale vede la presenza
di Val Kilmer (in un periodo abbastanza complicato
della carriera, dopo il successo di Top
Gun e prima del controverso biopic dedicato da
Oliver Stone ai Doors di qualche anno dopo), nel
ruolo di Madmartigan, il classico lestofante che dapprima agisce
per puro opportunismo, per poi dedicarsi pienamente alla causa;
Joanne Whalley, voto noto del cinema degli anni
’80 (che di Kilmer sarebbe in seguito diventata la moglie) è la
figlia della strega che si schiererà contro la madre, anche mossa
dall’amore per Madmartigan; Jeanne Marsh è la
cattiva della situazione, attrice conosciuta soprattutto agli
spettatori della tv britannica.
Più che all’abilità della regia (per
Howard si tratta di un passo indietro rispetto alle precedenti
prove) o alla perizia degli interpreti,
Willow è affidato soprattutto alla
potenza degli effetti speciali, a cura naturalmente della
Industrial Light & Magic, che lanciano definitivamente la
tecnica del morphing, fino ad allora solo sperimentata solo
in modo occasionale. Il resto è affidato a panoramiche ed
ambientazioni riprese su e giù per il globo, dall’Inghilterra alla
Cina, passando per la Nuova Zelanda, in un’altra anticipazione del
Signore degli Anelli.
Critica divisa, ma per lo più
tiepida, pubblico più convinto, che sancisce il successo al
botteghino (ma il film ha goduto di buona longevità anche sul
mercato dell’home video), ma l’esito resta comunque al di sotto
delle aspettative: si voleva un blockbuster all’altezza di altri
giganti lucasiani, si ottiene un film che subisce la concorrenza di
Crocodile Dundee II, Rambo III e
Big, e che perde la corsa all’Oscar per
il sonoro e gli effetti visivi contro il caterpillar
Roger Rabbitt.
A Jim e Tammy gli doveva piacere
parecchio la R, se hanno chiamato il figlioletto (ora alto 1.88)
Ryan Rodney Reynolds (tipo scioglilingua). I fratelli sono
poliziotti, ma per lui niente pistola: preferisce fare l’attore.
Peccato che lo bocciano al corso di recitazione, e allora abbandona
capre e cavoli (soprattutto cavoli, dato che lavora in un
ortofrutta) per andare in Florida a cercar fortuna. E dopo un po’
la trova nella sit-com Due ragazzi e una ragazza (mai
titolo fu più didascalico), in cui interpreta uno dei due ragazzi,
appunto. Dopo anni di gavetta, ecco che gli si aprono le porte del
cinema.
C’è da dire che Maial
college e Matrimonio impossibile non sono
proprio due capisaldi della settima arte, ma ci vuole tempo per
certe cose, si sa, e alla fine il giovanotto è pronto a picchiare
duro con Blade: Trinity, dove se la cava alla grande
con le arti marziali. La Marvel è destinata a
ricomparire sul suo cammino nel 2009, quando Ryan è chiamato a
interpretare Deadpool in X-Men le origini –
Wolverine, passando poi al nemico (= DC Comics) nel
2011, anno in cui si trasforma nell’ennesimo supereroe,
Lanterna verde, stavolta protagonista assoluto.
Poteva andare meglio, sì, ma almeno sul set R.R.R. ha incontrato la
bella Blake Lively e, archiviate le prime nozze con un’altra
sexy-diva bionda (Scarlett Johansson), in meno di un
anno fa di lei una donna onesta. Auguri e figli maschi. Visto che
siamo in tema, anche le altre ex di Mr. Reynolds sono delle
celebrities, come la rockstar Alanis Morrissette e l’attrice
Parker Posey. Bel curriculum!
Tornando alle cose serie, dal 2010
Ryan è testimonial di Hugo Boss e (complice il profumo?)
nello stesso anno People lo dichiara il più sexy di tutti.
Tiè. Così imparano a ricattarlo (capito, Sandra Bullock?), e
a seppellirlo vivo (Buried a chi?). Quanto a noi, le
nostre intenzioni sono assai migliori… Vai col coro! HAPPY BIRTHDAY
RYAN!
il Presidente dei
Marvel StudiosKevin Feige ha
rilasciato alcune dichiarazioni interessanti sull’interpretazione
di James Spader come villain di Avengers: Age of Ultron.
La Warner Bros aveva già annunciato
da tempo la produzione di un biopic sul grande John
Belushi basato su uno script di Steven
Conrad con Todd Philips (The Hangover) alla regia. Ora,
sembra che Philips abbia rinunciato e che sarà lo stesso Conrad,
già sceneggiatore di The Weather Man e
The Secret Life of Walter Mitty, a dirigere la
pellicola: Emile Hirsch (Into the Wild) Sarebbe in
trattative per il ruolo.
Nelson
Franklin(Veep, New Girl) sarebbe
invece candidato per interpretare Dan Aykroyd, uno
dei migliori amici di Belushi con il quale l’attore ha recitato non
solo nel Saturday Night Live ma anche in diversi film come
i Blues Brothers e 1941. Il
biopic si concentrerà sul momento in cui Belushi raggiunse l’apice
della notorietà, raccontando la gloria e la tragedia del sogno
americano senza tralasciare la sua tragica morte per overdose a
soli 33 anni. Il progetto sarà supervisionato e prodotto dalla
vedova di Belushi, Judy Belushi Pisano, e dallo stesso Dan Aykroyd.
Le riprese dovrebbero iniziare a New York nella primavera 2014.
Michelle Monaghan(
Mission Impossible III,Source Code, Gone Baby
Gone) sarà la protagonista del nuovo film tratto da
Nicholas Sparks, The Best of
Me. Il film sarà diretto da Michael
Hoffmann e racconterò di una coppia, già fidanzatini al
liceo, che si riunirà dopo molti anni in occasione del ritorno
nella loro piccola città del North Carolina. Il romanzo di Sparks è
uscito nel marzo 2013 e lo scrittore produrrà il film insieme a
Ryan Kavanaugh e Denise Di Novi. Will Fetters fimerà la
sceneggiatura.
Si è svolta questa sera la premiere
a Londra dell’atteso nuovo film MarvelThor the
Dark World.L’evento si è svolto all’Odeon
Leicester Square di Londra alla presenza dei
protagonisti Chris
Hemsworth, Natalie
Portman, Stellan Skarsgård, Tadanobu
Asano e Tom Hiddleston. Ecco le
foto dell’evento:
Per le news sul film vi
segnaliamo il nostro speciale: Thor 2, mentre per tutte le
info sul film nella nostra
Scheda Film: Thor: The Dark
World.
Vi ricordiamo che nel cast
del film vi sono anche: Anthony
Hopkins, Chris Hemsworth, Christopher
Eccleston, Idris Elba, Jaimie Alexander, Josh
Dallas, Natalie Portman, Ray Stevenson, Stellan
Skarsgård, Tadanobu Asano, Tom
Hiddleston. Il film esordirà nelle
nostre sale il 21 novembre 2013.
Trama:
Il film MarvelThor: The Dark
World riporta sul grande schermo Thor, il potente
vendicatore, in lotta per salvare la Terra e i Nove Regni da un
oscuro nemico più antico dell’universo stesso. Dopo i film MarvelThor e The
Avengers, Thor torna a combattere per riportare l’ordine tra i
pianeti… ma un’antica dinastia dominata dallo spietato Malekith
minaccia di far ripiombare l’universo nell’oscurità. Di fronte a un
nemico al quale né Odino né Asgard riescono a opporsi, Thor deve
intraprendere il viaggio più pericoloso e introspettivo della sua
vita, costretto a stringere un’alleanza con lo sleale Loki per
salvare non solo il suo popolo e coloro che ama… ma l’intero
universo.
Pablo Berger prende
la più classica delle storie dei fratelli Grimm e la rilegge nelle
soleggiate giornate della Siviglia degli anni ’20, ma per chi pensa
di vedere l’ennesima rivisitazione della favola, mai come in questo
periodo riletta da tutti i medium, è fuori strada.
Berger utilizza il cinema muto senza
le furberie che hanno permesso a The Artist di
elevarsi nella notte degli Oscar del 2012, bensì evidenzia la
bellezza della grammatica dell’immagine che si sveste delle maglie
del linguaggio per restituire tutto l’espressionismo del cinema di
Dreyer, Pasbt e soprattutto Marnau, che hanno fatto scuola agli
albori del cinema. La sceneggiatura,
scritta dallo stesso regista, non si concentra nel cercare
l’effetto narrativo per l’innesco della storia, anzi questa risulta
essere molto lineare. Ma l’intento di quest’ultimo è legato
unicamente nel rievocare nello spettatore l’emozione di una fiaba
senza tempo. Infatti vengono mostrate le sofferenze di una bambina
e di come sia accidentato e fugace il suo percorso d’amore,
altalenato molto spesso ad eventi di distacco ma anche di
scoperta.
Il regista adotta un intelligente e
strategica composizione visiva per imprigionare la storia ad alti
livelli narrativi. Numerose e suggestive saranno le inquadrature
iconologiche che oltre ad omaggiare un cinema ormai andato, segnano
i punti di svolta del film, come nelle sequenze della comunione
oppure in quelle del tentato assassinio di Biancaneve. Il montaggio
di Fernando Franco risulta essere l’unico elemento moderno e
frizzante della storia, che trova nei raccordi sugli occhi o nei
passaggi di macchina l’elemento spettacolare che molto spesso sposa
e sottolinea la bellezza delle musiche di Alfonso de
Viallonga. Queste rappresentano una vera e propria colonna
sonora, poiché riescono a dare“voce” all’allegria o allo sgomento
della sequenza, oppure a diventare elemento distintivo del
personaggio, come lo è il capannello per il gallo pepe. Ed infine,
i movimenti musicali si alternano tra musica diegetica o
extradiegetica, dando così, quella corposità sonora che non fa
sentire la mancanza della voce dell’attore.
Altro applauso va all’intero cast,
dei volti che riescono a diventare maschere che a loro volta si
trasformano in emozioni incarnando sentimenti netti come la
crudeltà della matrigna Encarna (Maribel Verdù), il
rimpianto di Antonio Villalta (Daniel Giménez Cacho),
l’amore della nonna (Angela Molina) e della madre (Inma
Cuesta) di Carmen. Quest’ultima interpretata da una piccola
Sofia Oria e da un adolescente Macarena Garcìa, ma
entrambe magnetiche ed eteree come le eroine delle
fiabe.
Blancanieves è un film
multisfaccettato che omaggia la direzione del cinema muto e
reinterpreta la favola in chiave storica-folkloristica. Facendo
appello alla parte sensibile e ingenua dello spettatore, che
accetta di farsi raccontare una storia agro-dolce in vecchio stile
ma per un pubblico contemporaneo.
Antonio Banderas si
fa promotore, nonché doppiatore, di questo cartoon di produzione
spagnola, Justin e i cavalieri valorosi, prodotto
della Kandor Graphics, che ha lavorato a questo progetto per
4 anni, ottenendo un risultato davvero soddisfacente.
Justin è un ragazzo che ha un sogno:
diventare un cavaliere e difendere il regno, come suo nonno Sir
Ronald. Ma, purtroppo, vive in un paese governato da burocrati che
hanno estromesso i cavalieri dal potere. Il più importante avvocato
del regno è proprio il padre di Justin, Reginald, primo consigliere
della Regina, che ha deciso di mandare il ragazzo alla scuola per
avvocati. Nonostante il disappunto del padre, Justin decide lo
stesso di partire per realizzare il suo sogno, incontrando sul suo
cammino la brillante e avventurosa Talia, che lo aiuterà
nell’ultima parte dell’avventura, un mago strambo di nome
Melquiades e Sir Clorex, un aitante giovane che, per la sua brama
di ricchezza, si fingerà cavaliere. Il giovane aspirante cavaliere
verrà addestrato da tre monaci Blucher, Legantir e Braulio, che lo
metteranno a dura prova per testare la sua tempra e il suo
coraggio. Non mancheranno, però, ostacoli sul cammino di Justin,
che dovrà affrontare Sir Heraclio, ex cavaliere in esilio che vuole
ribellarsi alla Regina, aiutato da Sota e i suoi scagnozzi.
Il regista
Manuel Sicilia insieme allo sceneggiatore Matthew
Jacobs (Le Follie dell’imperatore) ci regalano
una storia piena di valori e di buoni propositi, con un pizzico di
umorismo e tanto divertimento che non possono mancare mai.
Interessante, nel film, la
distinzione tra i due mondi, voluta apertamente dal regista: quello
degli avvocati e quello dei cavalieri. Questa differenza è marcata
soprattutto dai colori utilizzati, più spenti nel primo e più
vivaci nel secondo, ma anche dal fatto che sembra che le due
dimensioni siano in due epoche diverse, Medioevo per il mondo degli
eroi e un simil-rinascimento per quello degli avvocati, con qualche
accenno di barocco.
In questo mondo variegato, Justin è
un ragazzo che sfida tutto e tutti per arrivare al suo obiettivo,
per realizzare un sogno in un mondo dove non c’è più spazio per gli
eroi, ma la sua forza di volontà è più forte di tutto. Grazie a
queste caratteristiche, Justin e i Cavalieri
Valorosi, che uscirà al cinema il 24 Ottobre, è un film che
farà divertire i più piccini, ma farà anche riflettere i più grandi
sul credere sempre in quello che si fa, senza farsi bloccare dalle
difficoltà e dagli ostacoli della vita.
Non è una questione di confronti,
ma di medesime suggestioni. Perché in effetti le due pellicole
hanno poco da raccontarsi. È indubbio, però, che sin dalle prime
scene lo spettatore di Gravity percepisca lo stesso
senso di turbamento già avvertito in 2001: Odissea nello
spazio. Ed è altrettanto fuori discussione che a farla da
padrone non è solo il coinvolgimento inevitabile della visione in
3D del film di Alfonso Cuarón: compagna di viaggio dei due
astronauti George Clooney e Sandra Bullock, i soli
protagonisti e attori dei 90 minuti, è la colonna sonora affidata
al compositore inglese classe ’77, Steven Price che vede al
suo attivo numerosi lavori importanti, tra cui preziose
collaborazioni nel dipartimento musicale di film quali la trilogia
de Il Signore degli Anelli e Batman
Begins.
Il vuoto assoluto dello
spazio, a tratti claustrofobico, è riempito dai suoni e dagli
effetti sonori che Price ha sapientemente bilanciato all’interno di
un film ricco di emotività, effetti speciali e scene altamente
metaforiche. Complici le fluttuazioni della novizia dottoressa Ryan
Stone, il film si evolve al ritmo della collaborazione tra il
compositore e il regista, il quale ha tenuto molto a che la musica
riuscisse ad esprimere pienamente i diversi livelli di eccitazione
sapientemente alternati ai silenzi e ai rumori attutiti, come se
tutto confluisse interamente attorno al viaggio della Bullock,
rendendola protagonista assoluta di uno scenario per definizione
sconfinato. Quello dello spettatore infondo è allo stesso modo un
viaggio al confine tra rock e musica elettronica che creano
contemporaneamente un sentimento di terrore ed di estraniamento
totalmente empatico con la protagonista, a partire dal suo cuore
pulsante fino alla distorsione dei rumori trasmessi dalla radio. Un
collage di suoni che diventano in questo modo persona al fianco
degli attori, complici di emozioni e sentimenti, coadiuvanti
all’interno di un percorso che porterà l’astronauta non solo alla
salvezza, ma al superamento dei propri limiti e dei propri
turbamenti.
Questa la tracklist della colonna
sonora uscita il 30 settembre 2013, edita dalla WaterTower
Music:
1. Above Earth
2. Debris
3. The Void
4. Atlantis
5. Don’t Let Go
6. Airlock
7. ISS
8. Fire
9. Parachute
10. In the Blind
11. Aurora Borealis
12. Aningaaq
13. Soyuz
14. Tiangong
15. Shenzou
16. Gravity
Gravity, il film
Il film si basa su una
sceneggiatura scritta da Alfonso Cuarón, Jonás
Cuarón, Rodrigo Garcia, mentre
la fotografia è curata da Emmanuel
Lubezki, che ha condotto un lavoro maniacale sulle
numerose sequenze realizzate completamente i CGI e riprese con la
tecnologia stereoscopica. Gravity uscirà
in America e in Italia, in 3D, il prossimo 4
ottobre.
Trama:
Sandra Bullock interpreta la dottoressa Ryan
Stone, un brillante ingegnere medico alla sua prima missione
sullo Shuttle, mentre Matt Kowalsky (George
Clooney) è un astronauta veterano al comando della sua
ultima missione prima del ritiro. Durante quella che sembra una
passeggiata nello spazio di routine, ecco che accade il
terribile incidente. Lo Shuttle viene distrutto e Stone
e Kovalsky rimangono a volteggiare nella più totale oscurità
completamente soli e attaccati l’uno all’altra. Il silenzio
assordante è la conferma della perdita definitiva di ogni contatto
con la Terra e, con esso, ogni speranza di essere salvati. La paura
si trasforma in panico e ogni boccata d’aria consuma il poco
ossigeno rimasto. Ma l’unica strada verso casa potrebbe
essere quella di spingersi ancora più lontano, nella terrificante
distesa dello spazio.
Dopo la lunga
carrellata di commedie, horror e film-scandalo che di recente hanno
popolato il grande schermo, torna attesissimo il genere
fantascientifico. E in forma “ibrida”: sì perché con
Ender’s Game, nelle nostre sale dal 30
ottobre, la sci-fiction si intreccia con l’avventura e l’action
movie, per dare vita ad un mix che – diciamocelo – piace sempre un
po’ a tutti.
Lo sa bene la Summit Entertainment,
lo studio cinematografico indipendente che nel 2011 decise di
acquistare i diritti del film e della sua distribuzione, confidando
nelle origini letterarie del prodotto. Tratto infatti dall’omonimo
romanzo di successo pubblicato nel 1985 e firmato dall’americano
Orson Scott Card, Ender’s
Game ha inoltre potuto contare sul contributo dello
stesso scrittore, qui autore del soggetto nonché produttore. Per la
regia è stato scelto il sudafricano Gavin Hood,
che molti ricorderanno per Il suo nome è
Tsotsi (che nel 2005 gli valse l’Oscar come miglior
film straniero), ma anche per Rendition – Detenzione
illegale, presentato alla 2° edizione del Festival del
Cinema di Roma nel 2007.
Il risultato è uno
script, inutile negarlo, assolutamente accattivante, protagonista
un brillante 12enne che – in un futuro imprecisato – viene
addestrato per diventare il prossimo Capo militare della Terra,
prendendo così il posto dell’eroico Mazer Rackham (Ben
Kingsley), Comandante della Flotta Internazionale. Questo
anni prima era riuscito a sventare un terribile attacco degli
Scorpioni, alieni simili ad insetti che minacciavano di conquistare
la Terra: da allora, il Colonnello Hyrum Graff (Harrison
Ford) ha reclutato i migliori combattenti del pianeta,
preparandosi all’imminente ritorno del nemico.
Tra i giovani si distingue, appunto,
Ender Wiggin (interpretato da Asa Butterfield), un
ragazzo timido ma intelligente che viene inserito nella “Scuola di
Guerra”, dimostrandosi superiore ai compagni in classe come nella
“Battle Room”, un campo gioco privo di gravità dove gli allievi di
Graff mettono a frutto le loro abilità di combattenti.
C’e da dire che la Summit, oltre a
puntare su un genere di sicuro impatto, ha voluto un cast di
prim’ordine: accanto ai già citati Ford e Kingsley, troviamo
infatti un tris di donne nominate all’Oscar: la Viola
Davis nominata per The Help di
Tate Taylor, la prossima Giulietta cinematografica
Hailee Steinfel, che ha ricevuto la preziosa
nomination al suo esordio con i Fratelli Coen con
Il Grinta e la talentuosa Abgail
Breslin, bambina-rivelazione nel 2006 con
Little Miss Sunshine, anche lei nominata,
per quel delizioso ruolo, al suo debutto al cinema.
Senza contare il leitmotiv che guida
l’intera storia – ossia la ricerca della leadership, il tentativo
di essere un “vincente”, tema assai caro al mondo americano e
profondamente radicato nella sua cultura: e non stupisce, in fondo,
che l’opera di Card sia stata scelta in un’Università della
Virginia come libro di testo sulla psicologia della leadership.
Insomma, le carte che regia e
produzione si sono giocate per Ender’s Game
sono ottime, aspettiamo fiduciosi la prossima uscita del film nelle
sale, con la speranza che gli scivoloni retorici – per così dire,
“all’americana” – siano stati evitati il più possibile.
Nella storia del cinema, e del
cinema hollywoodiano in particolare, non sono molti i casi simili a
quelli dell’attore di cui andremo a parlare. Senza ombra di dubbio
non esiste altro attore al mondo che abbia avuto una popolarità
tanto eclatante e smisurata come quella di cui gode
Harrison Ford e, nonostante questo, essere
considerato dalla critica poco più cheun attore normale. Eppure
guardando il suo volto sempre “griffato” da quel sorrisetto ironico
e un po’ guascone, non possiamo che rivedere i volti di personaggi
incredibili e ormai di culto che a Ford sono indissolubilmente
legati: da Indiana Jones ad Ian Solo sino a Rick Deckard nel mitico
Blade Runner.
Un
giovane settantenne che non ha ancora perso la voglia di fare
cinema e soprattutto di fare il suo cinema, quello a base di azione
e autoironia, elementi tipici e immancabili nei suoi personaggi; un
giovane settantenne che ha alle spalle una vita mai banale e
scontata, un intreccio di casualità e fortune che lo hanno portato
ad essere uno degli attori più famosi e pagati del mondo.
Harrison Ford
nasce il 13 luglio del 1942 a Chicago, nell’Illinois, da una
famiglia in cui il gene della recitazione è già radicato, infatti
già papà Ford aveva un passato come attore. Una famiglia
culturalmente e religiosamente composita ed eterogenea: il padre
era infatti cristiano e la madre ebrea, un sincretismo religioso
che aiuterà il ragazzo a crescere senza preconcetti e chiusure
mentali, un’educazione “democratica” come la definirà lui stesso
anni dopo.
Harrison non è tutt’altro che uno
studente modello, irrequieto e poco propenso allo studio, non
riuscirà a diplomarsi al Ripon College nel Wisconsin, dove studiava
arte drammatica, venendo espulso a tre giorni dalla consegna dei
diplomi.
Si sposerà presto, a soli ventidue
anni convolerà a nozze con la prima moglie, Mary
Marquardt, con cui si trasferirà in California. Qui
inizierà una serie di collaborazioni con varie società di
produzione cinematografica come la Columbia Pictures e la Universal
Studios ma sempre per ruoli minori, comparsate, lavoretti da pochi
dollari a settimana.
Si
inventerà una serie di espedienti per poter sostenere la famiglia
che intanto si è allargata, farà il cameraman nel mitico concerto
dei Doors all’Hollywood Bowl nel 1968 quindi il falegname
professionista e sarà proprio questo vecchio e nobile mestiere a
regalargli la gloria, la via del successo. George
Lucas infatti lo chiamerà per una serie di lavori nella
propria casa e tra una chiacchera e l’altra ecco che Lucas gli fa
provare delle battute di Guerre Stellari;
sarà così che otterrà la prima parte importante in
American Graffiti (1973). L’incontro chiave
però avverrà da lì a poco quando conoscerà il suo vero mentore e
pigmalione, Steven Spielberg. Il grande regista
vedrà in lui il volto perfetto per interpretare Ian Solo, furbo
contrabbandiere stellare protagonista nella fortunata saga di
Star
Wars e successivamente l’attore adatto per la
parte dell’archeologo più simpatico e affascinante che il cinema
abbia mai conosciuto: Indiana Jones. Tra il
1981 e il 1989 la coppia Spielberg-Ford mette in fila tre
fortunatissimi capitoli di una delle saghe più seguite e amate
nella storia del cinema, un concentrato di avventura, mistero,
storia e ironia che non perde intensità e verve in nessuno dei tre
film, con sola eccezione di un calo di stile nel secondo capitolo
Il Tempio Maledetto. Il volto e la fama
di Ford si legano indissolubilmente con le fortune dell’insegnante
archeologo capace di emozionare, divertire e sbalordire cavandosela
sempre e comunque anche in situazioni pazzesche e disperate. Un
eroe/anti-eroe, umile e semplice, spiritoso, auto-ironico e
umano.
La carriera di
Harrison però si impreziosisce di altre notevoli scritture in cui
magari lo vediamo in ruoli secondari e minori, ma è incredibile
come riesca sempre ad infilarsi in film destinati a fare la storia
del cinema. Sarà infatti, giovanissimo, il sergente Lucas in
Apocalipse Now, dove per altro conoscerà la
seconda moglie oppure, ma con un ruolo da co-protagonista nel
capolavoro fantascientifico di Ridley Scott Blade
Runner.
Grazie alle fortunate saghe di cui
parlavamo pocanzi diventerà uno degli attori più pagati e ricchi di
Hollywood ma la sua carriera non si limita ai film d’avventura o
alle saghe spaziali, reciterà per molti grandi registi come
Roman Polansky (Frantic
1988) o Peter Weir (Witness – il
testimone 1985) e otterrà grandi successi con thriller
molto ben riusciti come Il fuggitivo di
Andrew Davies o L’ombra del
diavolo di Alan Pakula. Ci piace
citare poi film dove Ford si snatura e veste gli impacciati panni
di un uomo d’affari reso mentalmente menomato da un colpo di
pistola (A proposito di Hanry di
Mike Nichols 1991) oppure il rigido ma romantico
Linus Larrabee nel remake di Sabrina
diretto da Sidney Pollack. Personaggi molto
lontani e diversi dai mitici eroi dalla battuta pronta interpretati
in precedenza ma che mettono in risalto altre qualità di un attore
forse ingiustamente sottovalutato.
Gli anni duemila hanno registrato
un rallentamento della sua frenetica attività con soli quattro film
in otto anni, ma il grande ritorno alla popolarità avviene proprio
nel 2008 quando rimette i polverosi e sgualciti panni del mitico
professore-archeologo e cappello in testa e frusta alla mano
stupisce ancora tutti con Indiana Jones e il Regno del
teschio di cristallo sempre diretto dall’amico
Spielberg. Il film registra un discreto successo di critica e
pubblico. Dopo aver affiancato Daniel Craig in
Cowboys & Aliens di Jon
Favreau (2011), nel solo 2013 ha messo in cantiere ben
quattro lungometraggi: 42 di Brian
Helgeland, Ender’s Game di
Gavin Hood, Il potere dei
soldi diRobert Luketic ed infine
Anchormen 2: the legend continues di
Adam Mc Kay. Senza dimenticare la promessa fatta a
J.J. Abrahams di rispondere alla chiamata per una
parte nel prossimo capitolo di Star Wars la
cui uscita è prevista per il 2015.
Insomma un giovane ed instancabile
ragazzino di 71 anni, che nel tempo libero pilota elicotteri,
gestisce un enorme ranch nel Wyoming (in parte donato allo Stato
come parco nazionale) e partecipa ad iniziative ambientaliste. Tre
matrimoni alle spalle, vari figli e nipoti a seguito e una giovane
compagna, Calista Flockhart, che evidentemente è
il suo vero antidoto contro il tempo che passa.
La storia si riaggancerà alla fine
di The Avengers, continuando a seguire il Captain America impegnato
con Nick Fury e la S.H.I.E.L.D e alle prese con la modernità. Al
momento l’uscita del film è prevista per il 4 aprile del 2014. Vi
ricordiamo che tutte le news sul film sono reperibili nel nostro
speciale: Captain America: il soldato
d’inverno. Tutte le info utili nella nostra
scheda: Captain America: il soldato
d’inverno.
Dopo il suo ruolo da antagonista in
The Lone Ranger,William
Fichtner riprenderà a breve le vesti di villain ne
Le Tartarughe Ninja, film prodotto da
Michael Bay in cui interpreta il malvagio
Shredder. Parlando con l’Hollywood News, l’attore ha parlato del
suo personaggio, che come sappiamo sarà differente rispetto alla
versione a cui siamo abituati.
Ecco cosa ha detto Fichtner:
Quello che ho letto di
Eric Sachs in sceneggiatura era grande, e poi il personaggio è
cambiato ed è stato modellato durante la fase delle riprese
diventando qualcosa di davvero notevole rispetto a quello che fino
ad ora abbiamo visto nel personaggio stesso”.
William Fichtner
si è anche lasciato andare parlando degli altri personaggi del
film, tra cui le quattro protagoniste mutanti (“Sono delle
tartarughe mutanti incasinate!”) e i due brutti ceffi Bebop e
Rocksteady, che purtroppo non saranno presenti nel film, ma magari
troveranno posto in un eventuale sequel!
Tartarughe
Ninja è diretto da Jonathan
Liebesman e prodotto da Michael Bay. Vede
nel suo cast Megan Fox (April
O’Neil), Alan
Ritchson (Raffaello), Noel
Fisher (Michelangelo), Jeremy
Howard (Donatello), Pete
Ploszek (Leonardo), William
Fichtner (Shredder) e Danny
Woodburn (Maestro Splinter). Il film arriverà
nelle sale USA dal 6 giugno del 2014.
Dopo l’infelice (?)
presenza di Ben Kingsley in Iron
Man 3, sembra strano sentire che l’attore premio
Oscar sia ancora intenzionato a prendere parte ad alcuni piani
Marvel ancora top secret. Eppure
lui stesso ha di recente confermato al The Belfast
Telegraph che sta lavorando a qualcos’altro con la
compagnia:
E’ un progetto Marvel segreto. Non mi è permesso
dire di più, dovrete aspettare e vedrete. Ero con molte persone che
erano coinvolte già sul set di Iron Man 3. E’ stato adorabile
vederli tutt di nuovo. E’ bello far parte di questa grande e
meravigliosa famiglia”.
SI potrebbe ipotizzare che la
Marvel sia intenzionata a
realizzare un cortometraggio sul Mandarino, personaggio
precedentemente interpretato da Kingsley nel cine comic precedente,
dal momento che riteniamo improbabile che l’attore venga scelto per
un altro ruolo all’interno dell’universo Marvel. Per adesso però si tratta
solodi supposizioni.
Presto vedremo Sir Ben
Kingsley sul grande schermo in Ender’s
Game, il film di fantascienza diretto da
Gavin Hood, in uscita il primo novembre in cui
l’attore interpreta il personaggio di Mazer Rackham.
“La realtà è stato
il materiale di base per la sceneggiatura” ha detto così
Valeria Bruni Tedeschi per spiegare da dove è nata la storia
di Un Castello in Italia, in cui è anche
sceneggiatrice e attrice protagonista, presentato la scorsa
primavera in Concorso al Festival
di Cannes. La forse impronta autobiografica del film spicca con
particolare evidenza, e la Bruni Tedeschi ha precisato: “A
sceneggiare il film siamo state in tre, ed è stato molto importante
per me questa collaborazione, perché nel film ci sono tre
autobiografie, tre mondi e tre modi di vedere la vita che si sono
concentrati in questa unica storia”.
Un film tanto
autobiografico che in scena, ad interpretare la madre del
personaggio della Tedeschi c’era Marisa Borini,
straordinaria interprete di un ruolo intenso e doloroso. “Non
sono andata all’Actor’s Studio – ha scherzato la Borini –
cerco di seguire le istruzioni, Valeria è così brava e io
improvviso. Non imparo mai niente a memoria, leggo le battute una
sola volta e se sono lunghe le leggo la sera prima”.
Il film, seppure concentrato su
momenti dolorosi, è ricco di ironia riservata soprattutto ai
contesti religiosi. “L’ironia non è un proposito, cerchiamo di
raccontare le situazioni. Il nostro personaggio ha la necessità di
trovare la fede, tuttavia non riesce ad entrare nella stanza della
fede, e rimane fuori. L’ironia e la comicità arrivano dal
fallimento che questa donna deve affrontare nel suo rifiuto della
fede. La mia eroina è tragicomica perché involontariamente nel suo
dolore è comica”.
Innegabile la tendenza di Valeria
Bruni Tedeschi a lavorare con persone che appartengono alla sua
vita reale; in questo caso, oltre alla madre, anche il compagno,
Louis Garrel, è presente nel film. “Per me è importante
dire che se chiedo ai miei familiari o amici di recitare per me è
perché credo che siano dei grandi professionisti – ha spiegato
la bella Valeria – poi che gli attori siano vicini a me nella
vita per me è meglio. Poi però ci sono gli incontri nuovi, come
quello con Filippo Timi, ma prima di tutto è il talento che
mi fa lavorare con le persone che scelgo”.
Presenti alla conferenza stampa
anche Filippo Timi e Louis Garrel, che nel film
interpretano rispettivamente il fratello malato di AIDS e il
tormentato compagno della protagonista. Entrambi gli attori sono
stati particolarmente spiritosi, ognuno per ragioni diverse. Timi
ha messo in piedi un vero e proprio spettacolino di cabaret,
ironizzando sulla sua balbuzie e spiegando quanto per lui è stato
difficile dimagrire 18 chili per la parte, oltre a dover recitare
in francese e quindi dover fare i conti con la balbuzie in questa
seconda lingua, tuttavia per lui l’esperienza del film è stata
forse doppiamente difficile perchè si è andato ad inserire, da
estraneo, in un contesto chiuso, familiare: “Artisticamente mi
sento un po’ fratello di Valeria, la stimo molto come attrice. Per
me questo film ha significato un lavoro sull’intimità, per me è un
film intimo non solo autobiografico. E’ trai ruoli più difficili
che abbia mai affrontato, difficile perchè ho dovuto far passare
una grande dolcezza. Più che un ruolo è stato un
soffio“.
Garrell ha dato libero sfogo alla
sua “rabbia” contro la compagna: i due hanno messo in piedi un
siparietto alla “Casa Vianello”, forse un po’ fuori luogo per una
conferenza stampa.
Un Castello in Italia
uscirà il 24 ottobre distribuito da Teodora Film.
“Grande Giove!” abbiamo
dimenticato di fare gli auguri a Doc! Sono i pochi a non sapere di
chi stiamo parlando, un po’ perchè il titolo di questo articolo
lascia pochi dubbi, un po’ perchè l’esclamazione e il nome citati
si possono riferire ad una sola persona: Christopher
Lloyd. Ebbene il nostro carissimo Emmet Brown compie oggi
la bellezza di 75 anni e non c’è assolutamente dubbio se diciamo,
con assoluta certezza e senza la paura di essere contraddetti, che
lui è entrato nella storia del cinema a tutti gli effetti.
Era il 1985, quando Lloyd si trovò
a recitare accanto ad un giovane attore semisconosciuto, e per il
regista che qualche anno dopo avrebbe portato a casa un premio
Oscar per la migliore regia. Il terzetto formato da
Christopher Lloyd, Robert Zemeckis e
Michael J. Fox arriva per la prima volta sul
grande schermo con Ritorno al Futuro, per
poi ritornarci per ben due sequel (quando il sequel non era di
moda) e realizzare una delle saghe più fortunate della storia del
cinema. E gran parte del suo successo, questa saga antesignano
dello sci fi lo deve proprio all’eccentrico Doc interpretato con
allegra stramberia da un ineguagliabile Christopher
Lloyd.
Nonostante la grande fortuna della
trilogia di Zemeckis, la sua presenza notevole in alcuni capolavori
del cinema (il suo esordio in Qualcuno volò sul nido
del cuculo, il ruolo del villain Doom in
Chi ha incastrato Roger Rabbit?, il
magnifico Zio Fester ne La famiglia
Addams), Lloyd ha visto brillare la sua stella
maggioimente sul piccolo schermo, partecipando a tantissime serie
tv e dando la sua particolare voce a diversi personaggi
d’animazione.
Adesso Lloyd è impegnato nelle
riprese del film Time, the Fourth
Dimension, un film che, avendo a che fare con i
viaggi nel tempo, lo vedeo … ritornare al passato! Intanto speriamo
che tra un ciak e l’altro sia riuscito a spegnere le candeline.
Tanti auguri Doc!
Bryan Singer è
attualmente impegnato con il montaggio del suo atteso prossimo
film X-Men giorni di un futuro
passato, e come di consueto arrivano dal suo
profilo Twitter aggiornamenti sulla lavorazione del film. Il
regista oggi ha postato una nuova foto in sala di montaggio con il
montatore John Ottman:
La trama di X-Men giorni di un futuro
passato, tratta dall’omonimo fumetto del 1981,
ripercorre un arco temporale ambientato in un imprecisato futuro in
cui gli USA sono dominati dalla Sentinelle, mentre i mutanti vivono
confinati in campi di concentramento. Kitty Pride torna indietro
nel tempo e impedisce dal passato che gli eventi precipitino a tal
punto da trasformare la vita dei mutanti del futuro in un inferno
di reclusione.
Arriva una versione bootleg
dell’atteso trailer del film Noah,
il nuovo dramma biblico di Darren
Aronofsky (Requiem for a Dream, Il cigno
nero). Il cast della pellicola include Russell
Crowe, Emma Watson, Jennifer Connelly, Logan Lerman, Ray
Winstone e Anthony Hopkins. A
rivelarlo è Batdtaste.it:
La pellicola è prodotta da Disruption Entertainment, New
Regency Pictures, Protozoa Pictures, mentre a distribuire il film
ci penserà la Universal Pictures.
Di seguito la gallery del film:
[nggallery id=81]
Noah verrà rilasciato nei cinema
americani il 28 marzo 2014.
Guarda il trailer italiano di
Boxtrolls
– Le scatole magiche, il nuovo film d’animazione dei
creatori di “Coraline e la Porta Magica” e “ParaNorman”. Da
ottobre 2014 al cinema. La pellicola è diretta da Anthony
Stacchi e Graham Annable ed è tratto dal romanzo di Alan
Snow “Here Be Monsters”. Il cast delle voci
invece è composta dai doppiatori Ben Kingsley, Toni
Collette, Elle Fanning, Isaac Hempstead-Wright, Jared Harris, Simon
Pegg, Nick Frost, Richard Ayoade e Tracy
Morgan.
Boxtrolls
– Le scatole magiche è un film evento per famiglie dei
creatori di Coraline e la Porta
Magica e ParaNorman, entrambi
candidati all’Oscar per il Miglior Film d’Animazione. Si
tratta della terza produzione cinematografica dello studio
d’animazione con sede in Oregon, LAIKA. Girato in loco presso gli
studi LAIKA, in 3D e con metodi avanzati manuali e
tecnologici, Boxtrolls Le Scatole Magiche utilizza disegni
manuali, formato grafico ibrido d’animazione in CG e tecnica
dello stop-motion, per rappresentare la storia del best-seller
fantasy d’avventura di Alan Snow “Arrivano I Mostri!”.
Boxtrolls
– Le scatole magiche presenta al pubblico ad una nuova
specie di famiglia – I Boxtrolls, una comunità di creature
bizzarre e dispettose, che hanno amorevolmente adottato e cresciuto
un ragazzino orfano, Uovo (doppiato nella versione originale da
Isaac Hempstead Wright di Game of Thrones), fin dall’infanzia nella
splendida casa nelle caverne che hanno costruito sotto i viottoli
di Pontecacio. Qui vivono una vita felice ed armoniosa, lontano
dalla società; i residenti snob della cittadina di epoca vittoriana
sono ossessionati dalla ricchezza, dalla classe sociale, e dal
benessere… ma soprattutto dai formaggi puzzolenti. Lord Gorgon-Zole
(Jared Harris di Mad Men), il sindaco de facto, detta legge
circondato dai suoi uomini snob e d’élite delle Tube Bianche. Come
tutti gli altri, crede alle leggende spaventose sui Boxtrolls,
divulgate in lungo e in largo per oltre un decennio dal malvagio
Archibald Arraffa (l’attore premio Oscar Ben Kingsley). Determinato
ad ottenere il consenso delle Tube Bianche, Arraffa ha imprigionato
il geniale inventore ed amico dei Boxtrolls Herbert Trubshaw (Simon
Pegg di Star Trek), ed ha reclutato una banda nota come ‘Tube
Rosse’ per catturare tutti i Boxtrolls. Delle Tube Rosse fanno
parte l’implacabile Mr. Nervetto (Tracy Morgan di 30 Rock), il
goffo Mr. Pasticcio (Richard Ayoade di The IT Crowd), e
l’impassibile Mr. Trota (Nick Frost di The World’s End).
Ritorna al cinema dopo l’ottima
prova in Star Trek Into Darkness,
l’attore del momento Benedict
Cumberbatch con il suo ultimo film, Il
Quinto Potere (recensione)
(The Fifth Estate) basato sui libri
“Inside Wikileaks” di Daniel
Domscheit-Berg e “Wikileaks” di David
Leigh e Luke Harding.
Cosa ci racconta The Fifth Estate…
“Il film parla di un momento
cruciale che stiamo vivendo, per quanto riguarda la politica, i
mass media e la storia contemporanea, ma racconta anche un’amicizia
che viene scossa dagli eventi”.
“Una cosa è avere un’idea come
WikiLeaks, ma è molto più difficile sviluppare questa idea con le
doti e la tenacia tipiche di Assange. Ho un granderispetto per questo. Lui ha pensato di sfruttare il flusso
delle informazioni per chiedere delle riforme e qualsiasi sia
l’opinione che abbiamo di lui, ormai quest’idea ricopre un ruolo
fondamentale nella nostra storia”.
..quanto è stato difficile
interpretare un personaggio come Assange?
“Dopo una breve fase di
entusiasmo, sono entrato nel panico. Come avrei potuto riuscirci?
C’erano tante cose da affrontare, a livello vocale, fisico e in
generale per confrontarsi con l’impatto che aveva questa
storia. Ho svolto tante ricerche minuziose. È stato eccitante
leggere i libri su di lui, ma allo stesso tempo sapevo che Julian
disprezzava le persone che li avevano scritti, quindi mi sono
spostato verso un altro tipo di materiale, come le interviste che
aveva concesso. Da lì, ho iniziato a mettere assieme la persona che
stavo scoprendo e la sceneggiatura”.
Benedict Cumberbatch: intervista al
protagonista de Il Quinto Potere
E’ rimasto colpito dalla
figura di Assange ? come lo avete fatto diventare un personaggio
cinematografico?
“Spesso ero sedotto da quello
che diceva e dall’immagine che dava di sé. Lui è impressionante per
come prende il controllo delle interviste, rifiutandosi di
soddisfare le tradizionali esigenze televisive. Possiede
un’integrità notevole e pronuncia le sue frasi in maniera decisa”.
“Sicuramente, bisognava mantenersi molto fedeli al suo linguaggio
del corpo, quindi fin dall’inizio ero pronto a impegnarmi al
massimo, come voleva anche Bill. Ma noi desideravamo un personaggio
completo. Non abbiamo evitato di esplorare gli elementi umani che
Julian preferirebbe mantenere riservati, perché dovevamo creare un
personaggio cinematografico a tutto tondo”
Qual è il legame fra Daniel
e Julian? cosa li unisce?
“Ritengo che, a livello
platonico, Daniel si sia innamorato di Julian e dei suoi ideali,
loro sono diventati molto uniti in un momento fondamentale di
WikiLeaks e hanno condiviso un’avventura straordinaria. Ma, alla
fine, è avvenuta una battaglia di principi tra due uomini molto
diversi”.
Com’è stato il rapporto con
il regista, Bill Condon?
“Sentivo che l’attenzione di
Bill era quello di cui avevo bisogno. Non si tratta solo di
ottenere l’inquadratura desiderata, lui cerca di cogliere ogni
sottigliezza emotiva. Inoltre, era molto preoccupato
per la responsabilità che aveva nel raccontare questa storia. Così,
abbiamo lavorato sodo per creare qualcosa di eccitante e
coinvolgente, ma era importante mantenere una forte integrità
che rendesse giustizia all’argomento di cui
parlavamo”
Come descriveresti WikiLeaks e Assange
“WikiLeaks e Assange sono una
storia drammatica che non ha ancora visto la parola fine. Come
narratore, puoi fornire una sola versione degli eventi, ma la
speranza è che questo spinga le persone ad approfondire quello che
avviene veramente nel mondo. Non esiste la verità oggettiva, ma
soltanto una verità personale”.
VI ricordiamo che l’attore
ritornerà prestissimo al cinema con l’atteso secondo capitolo della
saga di Peter Jackson, Lo Hobbit la
desolazione di Smaug, in cui interpreta grazie al
motion capture il drago Smaug. Mentre ritornerà presto nei panni di
Sherlock Holmes nell’omonima serie di successo
Inglese.
Lo scorso 10 ottobre, al
Comic Con 2013 di New York, è
stato presentato, riscuotendo un grandissimo successo, il
documentario Necessary Evil: Super-Villains of DC
Comics, che esplora il mondo dei cattivi
dell’universo immaginario della DC
Comics, analizzandone la storia, la personalità e il
loro impatto sulla società. Il documentario presenta alcuni
interventi di personaggi illustri quali Richard
Donner (Superman), Guillermo del
Toro (Pacific Rim) e Zack Snyder
(L’uomo d’acciaio). Di seguito la prima
clip ufficiale tratta da Necessary Evil, che uscirà in
Blu-ray e in DVD in America il prossimo 25
ottobre.