Il lavoro che porta a un film
colossale come The Amazing Spider-Man è fatto di una miriade di
strade e tentativi: dopo tante prove ed elaborazioni
The Amazing Spider-Man sarà una trilogia!
The Amazing Spider-Man è uscito negli in Italia mercoledì, negli USA 24 ore prima: il botteghino dice che l’Uomo Ragno “tira”, e pure tanto. Oltreoceano la corazzata
diretta da Marc Webb ha sfiorato i 60 milioni nei primi due giorni; il mercoledì italiano è fruttato un milione e centomila euro. La produzione non è rimasta troppo a leccarsi i baffi e, pronta a rimettersi all’opera (e a godersi il probabile exploit del weekend), ha annunciato che The Amazing Spider-Man sarà seguito da un secondo e un terzo capitolo. The Amazing Spider-Man 2 è già in fase di scrittura e probabilmente arriverà in sala nel maggio 2014. La pagina ufficiale del film su Facebook spiega che la trilogia
… esplorerà come l’avventura del nostro eroe preferito si sviluppa dalla scomparsa dei suoi genitori…
Tranquilli, quindi, se Andrew Garfield con la mitica tuta dell’Uomo Ragno vi ha convinto: ce n’è ancora, e ancora.
Fonte: Worstpreviews
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Andrea Riseborough con Julia Roberts e Meryl Streep in Osage County
Andrea Riseborough affiancherà i due premi Oscar Meryl Streep e Julia Roberts in Osage County, le cui riprese cominceranno in autunno. Il nome di Andrea Riseborough non è ancora noto ai più, ma l’attrice inglese si appresta a diventare una stella in ascesa nell’olimpo hollywoodiano.
Dopo averla vista in Non lasciarmi di Mark Romanek e, soprattutto, nel ruolo di Wallis Simpson in W.E. di Madonna, la Riseborough affiancherà Tom Cruise in Oblivion. Nel frattempo, nella sua agenda si inserisce un impegno di primo piano, come informa Indiewire: è stata appena annunciata la sua partecipazione a Osage County, accanto a due grandi nomi di Hollywood, ovvero Meryl Streep e Julia Roberts.
Il progetto, sostenuto dalla Weinstein Company e diretto da John Wells, è basato sul romanzo di Tracy Lett, già adattato in uno spettacolo teatrale premiato ai Tony Award. La storia ha inizio quando il padre del clan Weston scompare in una notte d’estate, e tutta la famiglia si riunisce nella casa natale in Oklahoma, dove vengono alla luce segreti a lungo celati. La Streep interpreterà la madre Violet, una matriarca dipendente dalle droghe con l’inclinazione a svelare grossi segreti, mentre la Roberts interpreterà la maggiore delle tre figlie, Barbara, in crisi a causa del marito che la tradisce con una studentessa. Infine la Riseborough sarà Karen, la figlia minore di Violet. Le riprese del film inizieranno in autunno. A produrre, George Clooney e Grant Heslov.
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Biancaneve e il Cacciatore: l’11 luglio in mostra il quadro italiano vincitore a Hollywood
L’11 luglio, in concomitanza con l’uscita italiana al cinema del film Biancaneve e il Cacciatore, ci sarà l’inaugurazione della mostra personale di Ixie Darkonn, nipote del noto attore Orso Maria Guerrini dal titolo Nuvole Nascoste – Hidden Clouds SOLO SHOW.
Alla mostra sarà esposta l’opera “Poison Queen, Believe In Dreams Is Not A Sin” ispirata al film Biancaneve e il Cacciatore. Unica artista italiana selezionata da Universal Pictures International, il suo quadro è stato esposto a Los Angeles dal 18 maggio al 3 giugno nello show “Snow White And The Huntsman Pop-Up Experience” in Melrose ave al fianco degli abiti della costumista 3 volte vincitrice Oscar Coleen Atwood.
La mostra romana avrà luogo al White Velvet Project Space • Dorothy Circus Gallery dall’11 al 20 luglio 2012.
Biancaneve e il Cacciatore, il film
Nel poema epico di azione e avventura Biancaneve e il Cacciatore, Kristen Stewart (Twilight) interpreta l’unica persona sulla terra ad essere più bella della regina del male (il premio Oscar Charlize Theron) che è decisa ad ucciderla. Ma quello che non avrebbe mai immaginato la regina malvagia è che la ragazza che minaccia il suo regno è stata iniziata all’arte della guerra dal Cacciatore (Chris Hemsworth, Thor) che era stato da lei inviato per ucciderla. Sam Claflin (Pirati dei Caraibi) completa il cast , interpretando il principe stregato dalla potenza e dalla bellezza di Biancaneve.
La nuova versione mozzafiato della leggendaria fiaba è opera di Joe Roth, produttore di Alice in Wonderland, del produttore Sam Mercer (Il Sesto Senso) e dell’acclamato regista televisivo e visualista d’avanguardia Rupert Sanders.
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Elles: recensione del film con Juliette Binoche
La regista Malgoska Szumowska, firma la regia di Elles, un film creato da una squadra al femminile (dalla sceneggiatura, alle attrici, al montaggio), parte da un dato reale, in Francia circa 40.000 studenti “fanno la vita” per pagarsi gli studi, per creare un’opera povera di risposte ma ricca di spunti di riflessione sull’argomento. Elles, infatti, rifiutando le facili opinioni che i media danno del fenomeno, spinge lo spettatore a ragionare in modo più profondo, più trasparente.
In Elles Anne (Juliette Binoche) è una giornalista affermata: bella famiglia, buona posizione sociale, lavoro soddisfacente, vestiti di ottimo taglio, scarpe costose. Lola (Anaïs Demoustier) e Alicja (Joanna Kulig) sono le protagoniste del suo prossimo pezzo: due studentesse che, per pagarsi l’università, l’affitto e qualche sfizio, si prostituiscono.
Elles, il film
Le interviste a più riprese tra la donna e le due ragazze, però, prendono una piega inaspettata. Anne, infatti, si rende conto che le giovani non trovano il loro “mestiere” degradante: il sesso a pagamento significa avere un’indipendenza economica, una via di fuga dalla povertà, una più che valida alternativa ai lavoretti nei fast-food. Incontro dopo incontro, il rapporto tra la giornalista e le due giovani diventa sempre più stretto, sempre più profondo e, alla fine, sarà proprio Anne, con la sua vita “perfetta”, a mettere in discussione sé stessa e ad interrogarsi sul suo rapporto con il sesso, con il marito, con il denaro.
L’utilizzo dell’intervista a più riprese, i primi piani dei volti delle ragazze e di una bravissima (e struccata) Juliette Binoche, rimandano volontariamente al documentario e ricordano di continuo che si parla di realtà e non di finzione. La telecamera, inoltre, sottolinea questo aspetto e, mentre mantiene una distanza di sicurezza nella ripresa dei dialoghi, nelle scene casalinghe, d’intimità e d’incontro si avvicina talmente ai personaggi che sembrerebbe voler penetrare nello loro vite e fondersi nei loro corpi.
La mano della regista, infatti, tutt’altro che invisibile, sceglie consapevolmente di contrapporre inquadrature che mostrano la vacuità della vita di Anne, sola, in casa, impegnata a cucinare per il capo del marito, ad ascoltare musica classica alla radio o a lottare per la chiusura del frigorifero, alle scene in cui parla con le due ragazze, in cui vede le loro esperienze attraverso i loro occhi, il loro vissuto così diverso dal suo.
La Szumowska, però, nonostante centri in pieno l’obiettivo di far riflettere su un problema in modo non convenzionale, non riesce a creare un film completamente convincente. Soprattutto nel finale, sembra perdersi un po’ troppo nelle fantasie dell’adulta, lasciando aperta una serie di interrogativi riguardanti il futuro delle ragazze. Ma forse anche questo è creato “ad hoc”, perché ognuno possa trarre da solo le proprie conclusioni. E un film che fa pensare è sempre interessante.
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Lo Hobbit: finite le riprese!
Dopo anni di ritardi e passaggi di mano, finalmente le riprese de Lo Hobbit sono terminate. A darne l’annuncio è propio lui, Mister Middle Earth, Peter Jackson, tramite
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Tron: recensione del film con Jeff Bridges
Tron è il film culto del 1982 di Steven Lisberger e con Jeff Bridges, Bruce Boxleitner, David Warner, Cindy Morgan.
Anno: 1982
Regia: Steven Lisberger
Cast: Jeff Bridges, Bruce Boxleitner, David Warner, Cindy Morgan.
La Trama di Tron: La
storia vede protagonista Kevin Flynn, interpretato
da un giovane Jeff Bridges, geniale programmatore
di software eterno “Peter Pan” che cerca vendetta
contro la società Encom e il capo, signor Dillinger, colpevole di
avergli sottratto, e usato a nome della sua azienda, alcuni
brevetti di videogames da lui ideati.
Con l’aiuto di due complici, (a loro volta “trasformati” nei software Yori e Tron), tenta ripetutamente di introdursi come un hacker all’interno del super pc che ha l’assoluto controllo della realtà virtuale/reale. Per cercare di sabotare il sistema dall’interno e recuperare i dati dei suoi brevetti, Kevin entra furtivamente nella sede della Encom e viene digitalizzato da un razzo sperimentale del Master Control Program e trasformato in una sorta di avatar.
Tron, il film di fantascienza prodotto dalla Disney
Analisi: Tra tutti i film di fantascienza sicuramente Tron è il primo che ha aperto la strada al genere diventando un cult per i cinefili appassionati di effetti speciali. Quando nel 1982 uscì nelle sale, (lo stesso anno del geniale capolavoro Blade Runner), per la regia di uno sconosciuto Steven Lisberger, nessuno si aspettava che sarebbe stato ricordato anche oggi. Costato 17 milioni di dollari, sei nomination agli Oscar tra cui migliori costumi e miglior sonoro, prodotto dalla Disney, è stato il primo film in cui si è utilizzata la computer-grafica per ricreare una realtà virtuale che prima apparteneva soltanto ai videogames e ai pc.
Tron è
un film innovativo perché cattura l’attenzione del pubblico
attraverso un vero e proprio macro-universo comandato da un
despota, il Master Control Program, un supercomputer che
annichilisce le menti umane e le menti virtuali. L’idea più
interessante e funzionale nel film viene maturata con spettacolari
scene di animazione computerizzate (ispirato alle dinamiche
spaziali dei videogiochi anni ’80), popolato da software umani che
vengono schiavizzati dalla mente artificiale.
L’ambientazione virtuale realizzata con wireframe, (immagini filmate su fondo nero e pellicola 70 mm attraverso la tecnica del rendering digitale). Tra gli animatori citiamo il fumettista francese Jean Giraud (Moebius) e Tim Burton, mentre tra i celebri camei ricordiamo personaggi come Pac-Man e Mickey Mouse. Lo scontro del finale è chiaramente ispirato al film di George Lucas, Star Wars. Riuscite le scene avventurose che coinvolgono lo spettatore nella suspence (come non ricordare la spettacolare sequenza della sfida sulle moto, capolavoro di progettazione/design realizzato dal genio di Syd Mead che realizzò l’ambientazione della futuristica Los Angeles di “Blade Runner”).
Bellissimi i futuristici cyber costumi, le luci e gli ambienti scenografici che la storia riconosce come pietre miliari del cinema al pari dei colossal di Spielberg, di Lucas e di Cameron, ispiratori di migliaia di videogames, videoclip (Strokes, Dire Straits, Caparezza) e serie cartoon cult come Simpson, Griffin, South Park e Scooby Doo. “Tron” ha il merito di aver anticipato l’era della globalizzazione digitale e per moltissimi critici “Tron” dovrebbe esser considerato come un genere ibrido di “fantasy” che esalta la visione virtuale attraverso l’estetica futurista, rispetto ad una regia latente e una sceneggiatura semplice che segue il viaggio dell’eroe di Vogler.
The Way Back: recensione del film con Ed Harris
Arriva al cinema The Way Back, il film diretto da e con protagonisti nel cast Ed Harris, Colin Farrell e Kim Sturgess.
In The Way Back siamo nel 1940 nei Gulag siberiani, dove il regime sovietico confina tutti coloro che considera “nemici del popolo”. Il Gulag è un microcosmo dove i prigionieri lottano ogni istante per sopravvivere, sottoposti ad estenuanti lavori forzati, scarsamente nutriti e costretti a confrontarsi con la furia di una natura inclemente che, come gli viene detto al loro arrivo al campo, è la loro vera prigione.
Per sfuggire a tutto questo, e non solo alla mancanza di libertà, il giovane polacco Janusz (Jim Sturgess) riunisce attorno a sé un piccolo gruppo e organizza una fuga. Ne fanno parte un coraggioso e schivo ingegnere americano, Mr. Smith (Ed Harris), il prete lettone Voss (Gustaf Skarsgard), il talentuoso artista polacco Tomasz (Alexandru Potocean), l’ironico iugoslavo Zoran (Dragos Bucur) e il giovanissimo Kazik (Sebastian Urzendowsky). Ma per fuggire c’è bisogno anche del contributo del violento e rozzo russo Valka (Colin Farrell): un uomo di strada, un criminale senza scrupoli che nel campo fa da guardiano e intimorisce i detenuti, ma che può essere molto utile ai fuggiaschi.
Anche lui vuole scappare dal Gulag, oltre che dai pesanti debiti di gioco che ha contratto. Questa la compagnia che si troverà ad affrontare un viaggio lungo 10.000 chilometri attraverso la gelida Siberia, la Mongolia, l’arido e infuocato deserto del Gobi, le aspre vette dell’Himalaya e infine l’India, dove potranno considerarsi salvi. Una giovane ragazza polacca fuggita da un orfanotrofio, Irena (Saoirse Ronan) si unirà a loro. Le prove di resistenza fisica e mentale cui saranno sottoposti saranno durissime, in un’odissea che sembra interminabile. Non tutti ce la faranno.
È così che Peter Weir torna alla regia dopo quasi 10 anni, ovvero dopo il fortunato Master and Commander – Sfida ai confini del mare. Torna con una vera e propria epopea umana dove ancora una volta, come spesso nel suo cinema, l’uomo è costretto in situazioni estreme, senza quella libertà che cerca faticosamente di riconquistare. Sceglie di partire dall’assurdo universo del Gulag, emblema di questa privazione, riportandolo alla nostra attenzione (cosa che pochi hanno fatto nel cinema). Nelle storie raccontate dai prigionieri nel film è percepibile l’eco delle ricerche fatte e delle testimonianze raccolte in Russia dallo stesso regista, oltre che del romanzo di Slavomir Rawicz Tra noi e la libertà, cui Weir si è ispirato.
Altro tipo di costrizione è, invece, quello delle durissime condizioni naturali con cui l’uomo si scontra. Una forza misteriosa quella della natura, che da sempre affascina l’australiano Weir coi suoi spazi immensi e quella bellezza che i romantici chiamavano sublime, affascinante e spaventosa al tempo stesso, perché troppo potente e spesso ingovernabile dall’uomo. Il regista la rende protagonista con i suoi estremi (dal gelo al torrido deserto, dalle tempeste di neve a quelle di sabbia), utilizzando come efficacissime location la Bulgaria e il Marocco e avvalendosi dell’ottima fotografia diretta da Russell Boyd – già premio Oscar per Master and Commander. A conferma di quanto l’aspetto naturalistico sia importante va anche l’impegno produttivo della National Geographic Entertainment.
Con questo universo devono misurarsi i protagonisti, perché quello che il regista ama fare è mettere a dura prova i suoi personaggi. Così seguiamo la loro lotta per la sopravvivenza, la fatica e la difficoltà di procurarsi cibo e acqua, la necessità di camminare incessantemente per giungere a una meta che sembra allontanarsi sempre più anziché avvicinarsi. Li seguiamo e non possiamo non esserne coinvolti, viaggiamo assieme a loro in spazi e mondi lontani da tutto ciò che conosciamo. Non possiamo non chiederci: che farei al loro posto? Sopravviverei? Questo è senza dubbio l’aspetto più interessante del film, che mantiene sempre viva l’attenzione dello spettatore. Impresa non facile, visto che siamo alle prese con una manciata di personaggi che si muovono per due ore in paesaggi desolati.
Poi ci sono le relazioni che si instaurano tra i vari membri del gruppo: un’umanità che si ricostruisce e si rifonda dopo l’esperienza disumanizzante del Gulag. Storie spesso terribili alle spalle, diverse motivazioni per farcela, caratteri differenti (basti pensare a Valka e Mr. Smith, nelle ottime interpretazioni di Farrell e Harris), ma tutti cooperano per un obiettivo e pian piano quell’umanità “congelata” dall’esperienza della prigionia torna a vivere. Il cast offre senz’altro buone prove, che rendono vividi i caratteri di ciascuno (oltre ad Harris e Farrell, spiccano anche Sturgess che interpreta Janusz e Dragos Bucur nel ruolo di Zoran). Tuttavia manca forse in questa parte un elemento che tocchi davvero nel profondo lo spettatore, mentre c’è qualche accento retorico, mitigato però da elementi di realismo e disincanto, e dalla crudezza delle situazioni in cui i personaggi si trovano. Sapiente e scrupolosa la direzione di Weir, abile nel destreggiarsi tra le due forze in gioco: la natura matrigna dagli immensi spazi e questo piccolo nucleo umano animato da un’incrollabile determinazione. Il regista australiano ci regala ancora un’interessante esperienza cinematografica. La pellicola sarà nelle sale dal 6 luglio.
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Mad Max: Fury Road, foto dal set!
Vi presentiamo alcune foto dal set africano di Mad Max: Fury Road di George Miller. Il film è il primo passo del rebooting del franchise, sviluppato in origine sempre da Miller con una trilogia tra fine ’70 e anni ’80. All’epoca nei panni del protagonista c’era un giovane Mel Gibson; il nuovo Mad Max è invece il sempre più lanciato Tom Hardy (Il cavaliere oscuro – Il ritorno). Gli faranno compagnia Charlize Theron, Abbey Lee Kershaw, Nicholas Hoult, Rosie Huntington-Whiteley and Zoe Kravitz. Il film non sarà girato in 3D come annunciato in un primo momento, ma soltanto riconvertito in fase di post produzione. Ecco le foto! La bella attrice che si scorge è Abbey Lee Kershaw.
Fonte: Collider
Prima immagine ufficiale di Matt Damon in Elysium
Vi presentiamo oggi la prima foto ufficiale di Matt Damon in Elysium, sci-fi scritto e diretto da Neill Blomkamp (District 9). Elysium è ambientato nel 2159, in un futuro dove pochi e ricchi fortunati abitano in una stazione spaziale chiamata, appunto, Elysium, mentre il resto della popolazione cerca di sopravvivere sulla Terra, ormai in rovina. Sono in vigore norme anti immigrazione rigidissime per mantenere l’iniquo stato delle cose.
Il protagonista Max (Damon), con le spalle al muro, si trova improvvisamente tra le mani un’importante missione: portandola a termine, si salverà la pelle e forse porterà un po’ di giustizia sociale in un mondo tanto polarizzato e immobile. Insomma, come con District 9, anche con Elysium Blomkamp inserirà in un contesto fantascientifico messaggi di stringente attualità. Oltre a Matt Damon, nel cast figurano Jodi Foster, Sharlto Copley, William Fichtner e Diego Luna. Elysium uscirà negli USA il primo marzo 2013. E ora, la foto del pelatissimo e armato protagonista!
Fonte: Collider
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Che Cosa Aspettarsi Quando si Aspetta: recensione del film
Adattamento cinematografico dell’omonimo best seller, Che Cosa Aspettarsi Quando si Aspetta è una commedia romantica che affida a cinque storie differenti il tema delicato della maternità, soffermandosi sulle emozioni contrastanti vissute dai futuri genitori: gioie e tantissime preoccupazioni.
In Che Cosa Aspettarsi Quando si Aspetta Jules ed Evan (Cameron Diaz e Matthew Morrison) sono rispettivamente un’insegnante di fitness in un celebre show televisivo, e un ballerino professionista. Entrambi vincolati alle loro carriere, si ritrovano a gestire un’inaspettata gravidanza che stravolge i loro piani; e acuisce le loro frequenti divergenze. La fotografa Holly (Jennifer Lopez), profondamente addolorata dalla sua sterilità, desidera con tutta se stessa adottare un bambino. Più restio è invece il marito Alex (Rodrigo Santoro), non ancora del tutto pronto ad assumersi questa responsabilità. Un quartetto bizzarro è invece quello composto dalla coppia Wendy-Gary (Elizabeth Banks – Ben Falcone) e Ramsey-Skyler (Dennis Quaid – Brooklyn Decker), che, oltre alle consuete paure del diventar genitori, deve superare la loro perenne e grottesca competizione familiare. I due uomini sono infatti padre e figlio. Infine, Rosi e Marco (Anna Kendrick e Chace Crawford), la più giovane tra le coppie protagoniste, è anche quella destinata alla prova più difficile.
Che Cosa Aspettarsi Quando si Aspetta, il film
Sappiamo bene che l’equazione volti noti e polari/film di valore non è per forza vera. E qui proprio non lo è. Anzi, se gli attori di Che Cosa Aspettarsi Quando si Aspetta si fossero limitati, sulla scena, a leggere a turno il manuale da cui il film è tratto, il risultato sarebbe stato migliore. Ma attenzione, non è che sia colpa dell’interpretazione; piuttosto ciò che manca è una ragionata e solida struttura, che dia un senso reale e complessivo alle cinque storie raccontate.
Non basta il filo conduttore della maternità a creare il piacere di una narrazione corale, e proprio non si tollera come ripiego, optare su fortuite connessioni laterali. E’ sintomo di uno script debole e banale, che affolla lo spazio dello schermo non per generosità di idee, ma per non dover approfondire. Così, l’unico episodio che merita attenzione, quello dedicato all’adozione, è il meno sviluppato, a vantaggio dell’ampio spazio sprecato sul versante delle gags, per nulla originali, e ancor di più su quello del coro di papà estranei alla narrazione principale e che, alla seconda apparizione, hanno già smesso di divertire.
Eppure la commedia britannica è sempre stata tra le più brillanti nel panorama internazionale, per la capacità di emozionare e divertire con un senso dell’ironia unico; anche per l’abilità di districarsi parallelamente su più fronti, preservando equilibrio e intensità. Niente da fare invece per Kirk Jones, che dopo piccoli gioielli come Svegliati Ned (1998) e Tata Matilda (2005), ripiega sul mediocre remake di Stanno tutti bene (2009), e su questa commediola ben lontana dal riscatto.
Assassin’s Creed III – Trailer insorgi – il grande cinema nei videogame!
Arriva un sorprendente trailer di Assassin’s Creed III, e noi lo vogliamo proporre anche a voi cinefili, perché il filmato è davvero di straordinaria fattura,
Lo Hobbit: due nuove foto
Dopo la pioggia di foto ufficiali direttamente da Entertainment Weekly di qualche giorno fa, ecco altre due immagini tratte da Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato.
Ecco il teaser poster de Il grande e potente Oz di Sam Raimi!
Arriva il primo teaser poster dell’attesissimo nuovo adattamento del Mago di OZ diretto da Sam Raimi. A pubblicarlo è la Disney e il film si intitolerà ufficialmente Il Grande e Potente Oz, in cui si immaginano le origini del popolare personaggio creato da L. Frank Baum, il Mago di Oz. Nel cast James Franco, Michelle Williams, Mila Kunis, Rachel Weisz, Abigail Spencer e Bruce Campbell.