La PETA, tra le
più famose associazioni per la protezione degli animali a livello
mondiale, accusa apertamente Peter
Olivier Megaton dirigerà il thriller Taking Gotham
Dopo Taken – La vendetta, Olivier Megaton (nome d’arte del francese Olivier Fontana) torna dietro alla macchina da presa per l’action-thriller, Taking Gotham.
Scritto da Thomas Kelly, il film – ambientato ai giorni nostri – narrerà le vicende di una squadra specializzata formata per contrastare un’ondata di brutali rapine a New York; dopo un inizio promettente, il totale fallimento di un’operazione porterà la polizia di New York a sciogliere l’unità speciale.
La squadra, in cerca di rivalsa e al fine di riabilitarsi, proseguirà però la propria opera, agendo nell’ombra senza autorizzazione.
Fonte: Empire
Dylan McDermott in Mercy, tratto da un racconto di Stephen King
Dylan McDermott sarà trai protagonisti di Mercy, ennesimo adattamento di un’opera del Re del brivido. Il film sarà prodotto da Jason Blum (Paranormal Activity) e della sua Blumhouse (ma alla produzione parteciperà anche McG) dietro alla macchina da presa ci sarà invece Peter Cornwell.
La storia è tratta dal Granma, racconto di King, uscito nella raccolta Skeleton Crew (in Italia, Nonna è il titolo del racconto, Scheletri quello della raccolta). Al centro della storia, due ragazzi che scoprono che la loro nonna è una strega.
McDermott non è certo nuovo a territori horror, avendo preso parte alla prima stagione di American Horror Story; ad affiancarlo nel film ci saranno Frances O’Connor, Chandler Riggs e Joel Courtney. A scrivere la sceneggiatura sarà Matt Greenberg, che con l’opera di King ha già avuto a che fare in occasione di 1408.
Fonte: Empire
Sin City: A dame to kill for. Dennis Haysbert sarà Manute
La morte di Michael Clark Duncan, avvenuta lo scorso settembre, aveva fatto sorgere vari interrogativi su chi avrebbe coperto il ruolo di Manute nel seguito di Sin City. Dopo le indiscrezioni di qualche settimana fa, sembra arrivare la conferma che la parte sia stata affidata a Dennis Haysbert, conosciuto soprattutto per aver interpretato il personaggio del Presidente David Palmer nella serie tv 24.
Come si può vedere dalle sue foto più recenti, Palmer tra l’altro sembra aver già cominciato a lavorare sulla somiglianza fisica col personaggio di Manute, radendosi a zero e cercando di accrescere la propria ‘massa’.
In una recente intervista, l’attore ha affermato di aver già parlato a lungo col regista Robert Rodriguez e con Frank Miller (autore della serie Sin City che collaborerà ampiamente al film, come già avvenuto nell’episodio precedente) per capire esattamente quali caratteristiche dovrà avere il personaggio. L’uscita di Sin City: A Dame to Kill For è prevista per l’ottobre 2013.
Fonte: ComingSoon.Net
Joseph Kosinski parla di Tron 3
Tron 3, terzo capitolo della saga Disney, sembra aver preso decisamente il via, dopo la recente conferma che Garrett Hedlund tornerà nel ruolo di Sam Flynn, figlio di Kevin, protagonista del film originale; in precedenza, era arrivata la notizia che a scrivere la sceneggiatura sarà Jesse Wigutow.
Il regista Joseph Kosinski in una recente intervista ha parlato del film, spiegando che le idee di base ci sono e che proprio l’opportunità di produrre qualcosa di spettacolare, che permettesse di sviluppare quanto raccontato in Tron: Legacy ha portato alla decisione di procedere al seguito. Kosinski ha spiegato che comunque già le scene finali di Legacy danno un’idea di come la storia potrà svilupparsi. Joseph Kosinski nel frattempo sarà sugli schermi con Oblivion, protagonista Tom Cruise, il prossimo aprile.
Fonte: ComingSoon.Net
Wolverine: ecco le date di uscita
La Twentieth Century Fox ha comunicato le date ufficiali di uscita di Wolverine: il film firmato da James Mangold sarà nelle sale nordamericane a partire dal 26 luglio 2013; due settimane prima, il 13 l’uscita sugli schermi italiani.
Il cast del film comprende, oltre ad Hugh Jackman nel ruolo del protagonista, Will Yun Lee, Svetlana Khodchenkova, Hiroyuki Sanada, Hal Yamanouchi, Tao Okamoto, Rila Fukushima e Brian Tee. La vicenda prenderà le mosse dalla miniserie dedicata al personaggio da Chris Claremont e Frank Miller a inizio anni ’80 e vedrà il mutante artigliato in trasferta in Giappone, dove dovrà confrontarsi con una figura misteriosa proveniente dal suo passato, in una battaglia che lo cambierà per sempre.
Fonte: ComingSoon.Net
G.I. Joe – La Vendetta, il terzo trailer italiano
Ecco il terzo trailer ufficiale italiano del film G.I. Joe – La Vendetta sequel di G.I. Joe: La Nascita dei Cobra e basato sull’omonima seie di giocattoli per bambini che andavano per la maggiore negli anni ’80.
Nel film il team dei G.I. Joe non dovranno solo scontrarsi con il loro acerrimo nemico Cobra, ma dovranno anche affrontare le minacce del governo stesso che mette a repentaglio la loro esistenza.
Ecco il trailer:
Questo secondo capitolo vede ancora una volta protagonista Channing Tatum, che verrà affiancato da Dwayne Johnson e da Bruce Willis nelle sue militaresche imprese.Completano il cast Adrianne Palicki, Arnold Vosloo, D.J. Cotrona, Elodie Yung, Jonathan Pryce, Ray Park e Ray Stevenson.
Foto ufficiali di Una notte da leoni 3 con Bradley Cooper!
Guarda le prime foto ufficiali del film Una notte da leoni 3, terzo ed ultimo capitolo della saga di Todd Phillips con protagonisti Bradley Cooper e Zach Galifianakis.Le foto sono state pubblicare come di consueto per le anteprime da Entertainment Weekly che riporta anche alcune dichiarazioni del regista:
“E’ la storia di Alan(Zach Galifianakis) che dopo la morte di suo padre entrerà in crisi, e il Wolfpack è tutto ciò che gli rimane.Il film sarà una degna conclusione di questi film dedicati al caos e alle decisioni sbagliate”.
Vi ricordiamo che la pellicola uscirà il 24 Maggio 2013. Una notte da leoni 3 di Todd Phillips vede il ritorno del trio delle meraviglie formato da Bradley Cooper, Zach Galifianakis e Ed Helms che questa volta riusciranno a passare grandi guai anche lontani da addii al celibato e da matrimoni in grande stile. Tornano nel film anche Justin Bartha, Heather Graham, Jeffrey Tambor, Gillian Vigman, Sasha Barrese e Jamie Chung.
Le Iene, citazionismo e cinefilia: o come cominciò il mito di Quentin Tarantino
Precisamente vent’anni fa veniva presentata al Sundance Film Festival la pellicola di un anonimo regista del Tennessee con alle spalle una lunga gavetta come correttore di bozze e sceneggiatore. Dopotutto, non è da sottovalutare un quasi-trentenne che vanta già nel suo curriculum una collaborazione con Tony Scott e un’altra con Oliver Stone, due grandi nomi di Hollywood.
Il film presentato ha un nome particolare: Reservoir Dogs, titolo probabilmente ispirato dalla difficoltà del regista- dovuta a dislessia- nel pronunciare il titolo della pellicola francese Au revoir, les enfants, che aveva ribattezzato The Reservoir film. Dopo una prima visione, il pubblico è sconvolto, spiazzato: c’è chi sghignazza e chi grida allo scandalo, perché il film presenta delle scene di una violenza inaudita. Non è, infatti, un successo al botteghino ma la critica osanna il nuovo genio che è nato, presentando al prestigioso Festival di Cannes non tanto l’opera quanto il regista, che finalmente ha un nome e un cognome e che, a partire da quell’anno, si ritaglia la propria nicchia di lusso nel dorato mondo della celluloide: Quentin Tarantino.
E proprio lui dichiara durante la celebre “Proiezione Faye Dunaway” all’Egyptian theater: “Non so voi, ma io adoro la violenza al cinema. Quello che mi sconvolge è tutta quella merda alla Merchant/Ivory!” dove l’accusa non era rivolta tanto contro i singoli tirati in ballo, bensì contro un certo tipo di cinema dall’impianto stantio e datato.
Il suo background non è quello delle scuole di cinema, ma quello delle videoteche e della cinefilia compulsiva, che lo spinge a “saccheggiare” letteralmente più elementi stilistici e registici che può dalle pellicole più disparate, spaziando dai film d’azione e wuxia di Honh Kong ai film francesi della Nouvelle Vague firmati da Godard o Melville, senza tralasciare i sottogeneri italiani anni ’70-’80 come il poliziottesco, lo spaghetti western e l’horror splatter d’autore. Cita tra i suoi maestri gli italiani Leone, Argento, Fulci, Soavi, Lenzi, Di Leo, Bava, G. Castellari ma non disdegna nemmeno Howard Hawks, figura paterna e nume tutelare per il cineasta. Tarantino arriva comunque in un momento particolare per il cinema e per la cultura in generale. Assistiamo, infatti, alle soglie degli anni ’90 ad una vera e propria “crisi dei valori” e della cultura monolitica: se le pellicole degli anni ’80 vedono protagonisti eroi fissi, senza sfaccettature, e personaggi manichei che si muovono in una dimensione divisa tra bene e male, alle soglie invece dei ’90 si assiste ad un cambiamento; nelle pellicole i ruoli si confondono, si assiste ad un gioco continuo delle parti e si perdono i punti fissi di riferimento: gli eroi non sono poi così buoni e i cattivi non sono esclusivamente perfidi e malvagi fino al midollo. Il cinema comincia a popolarsi di antieroi, personaggi ambigui portatori di valori relativi e di una loro sinistra morale. Ed è proprio in questo solco che si innesta il germe del pulp, iperrealistico e pop, specchio dell’assurda violenza grottesca che popola il quotidiano.
Le uniche scuole di formazione professionale che frequenta il giovane cineasta americano sono quelle di recitazione (dove comincia a farsi conoscere per i suoi fitti dialoghi logorroici, costante dei suoi futuri film) e Il Sundance Institute, tappa fondamentale perché è proprio qui che presenta la sua opera, il suo primo prodotto definitivo: Reservoir Dogs, da noi Le Iene.
La pellicola crea
scandalo, divide la critica, scuote gli animi e dà lo slancio alla
nascita di un nuovo genere (o forse alla sua rinascita in chiave
pop): il Pulp, quel “pasticcio” di cui già aveva parlato Charles
Bukowski nel 1995 con il suo romanzo omonimo. Secondo il
dizionario, il termine “pulp” può avere un duplice
significato: può indicare sia un “pasticcio”, ovvero una massa
informe di materia, quanto una serie di riviste di basso costo e
scarsa qualità, diffuse prevalentemente nell’America degli anni
’50, costituite da una serie di racconti brevi (spesso scritti da
nomi noti della letteratura “di genere” come Cornell Woolrich o
Raymond Chandler) a base di sesso, violenza e azione. Le pellicole
di Tarantino probabilmente si avvicinano ad entrambe le definizioni
e, cavalcando l’onda del successo dei suoi film, si crea così un
fenomeno “pulp” globale che riporta in auge anche il già citato
capolavoro di Bukowski scritto nel 1964 e dedicato alla “cattiva
scrittura” ma edito da Feltrinelli solo nel 1995, ovvero un anno
dopo il successo di Pulp Fiction e la morte dello
scrittore.
Alcuni Paesi impongono pesanti tagli al film (come gli Stati Uniti, con il discorso sulla censura e il divieto per i minori di 18 anni o l’Italia, dove tutt’ora viene trasmesso dalle tv “epurato” da alcune scene), addirittura la Gran Bretagna arriva a ritirare le copie disponibili in vhs. Ma di lì a breve nascerà un vero e proprio fenomeno mondiale che lancerà il film nell’empireo della cinematografia mondiale facendolo assurge a “cult”.
Tarantino cominciò a girare nel 1990, con a disposizione un budget esiguo di 30.000 dollari, “prestati” dal produttore Lawrence Bender che avrebbe dovuto ricoprire, inizialmente, il ruolo di Eddie il Bello. Ma tutto cambiò quando una copia della sceneggiatura originale venne fornita dalla moglie del suo insegnante di recitazione direttamente al noto attore Harvey Keitel (che proprio nel 1992 fu presente a Cannes con due film: Le Iene e Il cattivo tenente di Abel Ferrara). L’attore non solo rimase colpito dal copione, ma decise addirittura di co-produrlo: così il budget lievitò fino a 1.200.000 dollari, investiti quasi tutti per gli abiti di scena. Tarantino abbandonò definitivamente l’idea di girare il film con pellicola da 16mm, ma decise di mantenere lo stesso alcuni elementi della sceneggiatura originale, come l’integrità spaziale (il film, infatti, è girato principalmente in un garage, in realtà un’impresa di pompe funebri in costruzione) riducendo al minimo perfino le inquadrature elaborate, lasciando libero spazio ai piani sequenza senza apparentemente nessuno stacco (il che ricorda da vicino l’Alfred Hitchcock di Nodo alla Gola) liberamente ispirati al capolavoro di Godard Fino all’ultimo respiro (citato apertamente nella celebre sequenza dove Mr. Orange e Mr. White ripassano i dettagli del colpo in auto).
La storia è semplice e
lineare: una banda composta da sei uomini viene formata da Joe
Cabot (Lawrence Tierney) per realizzare un colpo in una
gioielleria di Los Angeles. Gli uomini, senza nome ma
contraddistinti da nomignoli (che richiamano il film Il colpo
della metropolitana di Joseph Sargent) sono Mr. Blue
(Edward Bunker), Mr. Brown (Quentin Tarantino), Mr.
White (Harvey Keitel), Mr. Orange (Tim Roth), Mr.
Blonde (Michael Madsen) e Mr. Pink (Steve Buscemi),
tutti avanzi di galera e fidati sgherri di Cabot. Ma il giorno del
colpo qualcosa va storto: la polizia è già sul posto, Mr. Blonde
apre il fuoco e si scatena una carneficina. Brown e Blue muoiono
sul colpo, Orange viene ferito durante la fuga e ha i minuti
contati. I superstiti si ritrovano in un garage abbandonato, il
luogo dove Joe ha detto di aspettare sue indicazioni… Mr. White
vorrebbe aiutare Orange, suo pupillo; Mr. Pink è riuscito a
scappare con i diamanti e Mr. Blonde (ruolo per il quale, in un
primo momento, si era pensato a nomi del calibro di Edward
Norton, James Woods e George Clooney) mostra tutto il
suo sadismo e la lucida follia nel momento in cui sequestra un
poliziotto legandolo nel portabagagli della sua auto. Ma il dubbio
si insinua nelle loro menti, un atroce sospetto che li porta a
diffidare l’uno dell’altro: c’è una talpa nel gruppo, un infiltrato
della polizia, ma chi?
Su questa trama lineare che ricorda da vicino la tradizione del noir-gangsteristico americano della migliore tradizione, Tarantino compone la propria personale sinfonia giocando con la cultura pop, l’American Way, il teatro dell’assurdo pinteriano e addirittura quello shakespeariano. I protagonisti sono davvero “cani da rapina”, iene, animali sanguinari, sadici e individualisti pronti a sacrificare il loro prossimo pur di salvarsi la pelle. Non è un caso, forse, che l’unico dei sei a salvarsi, alla fine (anche se arrestato dalla polizia) sia proprio Mr. Pink, il più individualista del gruppo, colui che fin dall’inizio dichiara le sue vere intenzioni nel momento in cui rifiuta di dare la mancia alla cameriera.
Il film può essere inteso come una cinica apologia della nostra società contemporanea: siamo animali pronti a sbranare il nostro prossimo pur di preservarci, come recitava il vecchio motto del filosofo Hobbes “Homo Homini Lupus”. I sei uomini sono spietati e pronti a tutto, ma a loro modo ognuno ha un’etica, una sorta di “codice morale dei ladri” che li porta a seguire un determinato modello di comportamento: Mr. Blonde non tradirebbe mai Joe ed Eddie, è solo un pazzo sadico che vuole divertirsi, un “cane pazzo”; Mr. White si lascia letteralmente “fregare” dal sentimento di amicizia e protezione che lo spinge verso Mr. Orange, tant’è che arriva addirittura a soppiantare la propria etica, anche se nel finale viene punito cinicamente dagli eventi (o dal Destino?) che gli mostrano inesorabilmente l’errore di valutazione compiuto quando ormai è troppo tardi.
Da molti critici il film è stato paragonato (o comunque confrontato) con l’opera di Stanley Kubrick Rapina a Mano Armata, ma le diversità tra le due pellicole sono profonde e significative: prima fra tutte, la frammentazione del tempo della storia, di cui Tarantino è un esperto, totalmente assente nel film di Kubrick che invece sceglie di raccontare cronologicamente la preparazione di un colpo in un ippodromo, destinato a finire tragicamente; inoltre, un’altra particolarità che distingue Le Iene è l’assenza della pianificazione, lo spettatore viene coinvolto fin dalle prime inquadrature nella banale quotidianità di un gruppo di uomini rozzi, nevrotici, sboccati che discutono di donne, sesso, canzoni di Madonna, mance e cameriere. Improvvisamente, dopo i titoli di testa (rigorosamente in giallo su fondo nero) ci troviamo a rapina compiuta: non vediamo cosa accade nella gioielleria, il massacro, possiamo solo intuirlo e ricostruirlo dai racconti dei sopravvissuti e dai flashback che ricostruiscono i frenetici eventi e le personalità complesse di questi loschi individui.
Proprio come in un
dramma del Bardo, è la parola ad avere la meglio su complesse
scenografie e perfino sul potere immaginifico del cinema stesso; la
parola, i dialoghi costruiscono la struttura della narrazione
proprio dove i personaggi “fanno”, letteralmente, la storia. Fin
dalla carrellata iniziale, con il dolly che gira intorno ai
personaggi prima prendendone le distanze poi avvicinandosi
cautamente, dai loro dialoghi intrisi di cultura popolare e
apparentemente senza senso capiamo in realtà la loro psicologia:
Mr. Pink è un egoista, individualista che si rifiuta di dare un
dollaro di mancia alla cameriera; Mr. Orange è pronto a fare la
spia a Joe, svelando subito il suo gioco pericoloso su due fronti;
Mr. Blonde è ciecamente fedele al capo Joe, pronto ad ubbidire a
qualunque ordine; Mr. White tiene testa al capo, lo conosce bene e
ha grinta da vendere, ma il suo lato debole è proprio l’istinto di
protezione paterna verso Orange, che siede al suo fianco perfino a
tavola;
Mr. Blue è schivo e taciturno; Mr. Brown è assurdo e logorroico come Tarantino stesso, che realizza con questo film il suo sogno di scrivere, dirigere e interpretare una sua opera. Un’ultima attenta analisi riguarda il personaggio di Mr. Orange e il suo aspetto meta- cinematografico: il personaggio interpretato magistralmente da Tim Roth è la quintessenza dell’attore, poiché in realtà il poliziotto Freddy Newandyke è costretto ad interpretare un ruolo, si cala in esso, lo studia attentamente vivisezionandolo al microscopio e finisce non solo per crederci totalmente, per abbandonarsi ad esso, ma per modellarlo su sé stesso e per viverlo fino in fondo, perdendo il labile confine tra finzione e realtà: si sente un gangster, acquisisce il loro linguaggio e il loro modo di pensare; uccide una donna a sangue freddo, e quando l’atto è ormai compiuto lo spettatore non si sente nemmeno più in grado di giudicarlo in alcun modo.
Il gusto di Tarantino per la citazione cinefila si vede già a partire da quest’opera prima: per esempio, l’uso del cosiddetto “Mexican Standoff” nel finale del film, ovvero un “triello” (duello a tre) dove i personaggi di Eddie il bello, suo padre Joe e Mr. White si tengono sotto tiro contemporaneamente; il cineasta usa una tipica inquadratura cara allo spaghetti western italiano e in particolare a Sergio Leone, che ne introduce uno ormai famosissimo nel finale del cult Il buono, il brutto e il cattivo dove i tre protagonisti si affrontano, faccia a faccia, in un cimitero. Allo stesso modo, un’altra scena ad alto tasso di cinefilia può essere considerata la memorabile sequenza della tortura, una delle più censurate della storia del cinema, dove il sadico Mr. Blonde si diverte a torture e tagliuzzare il povero poliziotto sequestrato. La scena ha un gusto fortemente grottesco, e la violenza che la pervade scivola in un’assurda atmosfera ironica ed eccessiva riconfermando quelle tesi che leggono il mondo descritto da Tarantino come chiuso in sé stesso, autistico insomma, fumettistico ed eccessivo quindi per questo totalmente avulso e lontano dalla realtà stessa. L’azione di Mr. Blonde è sottolineata dal sapiente uso di un pezzo rock degli anni ’70, “Stuck In The Middle With You” dei Stealers Wheel, una scelta particolare che ricorda da vicino quella compiuta da Lucio Fulci nel lontano 1972 nel film Non si sevizia un Paperino.
Eppure, nemmeno il genio di Tarantino è riuscito ad evitare le accuse di plagio che sono state rivolte al film, e a nulla è servito il suo intervento con la famosa frase “i grandi artisti non copiano: rubano” a sua volta “rubata” dal compositore Igor’ Stravinskij. Un fan lo accusò di aver copiato in modo imbarazzante un film di Ringo Lam datato 1987 ed intitolato City on Fire. Le analogie più evidenti sono nella sinossi, nella sparatoria finale (il “triello”) e nella scelta stilistica in base alla quale la scuola di Hong Kong mette in scena un mix letale di realismo, pessimismo, crudeltà, durezza nelle immagini e perdita di qualunque distinzione tra buoni e cattivi, ma alla fine anche queste critiche accese decadono, nel momento in cui Tarantino dichiara di essere un fan del regista Lam e di avere un poster del suo film in casa; ma molti altri sono i film che il regista cita e saccheggia, a partire da Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah fino al cultissimo The Blues Brothers di John Landis. Ma forse è proprio questa una delle abilità maggiori del cineasta del Tennessee: saper rielaborare, secondo una sensibilità e un gusto assolutamente personali, elementi disparati tratti dalla cultura e dall’immaginario pop.
Tarantino modella i suoi personaggi giocando sul labile confine del bene e del male; essi non subiscono un giudizio manicheo da parte del loro demiurgo “creatore”, vivono indipendentemente cogliendo tutte le infinite sfumature della realtà. E la loro forza è proprio in questo: nel riuscire ad essere assurdamente normali, pur essendo calati in un contesto di genere che rafforza l’aspetto fittizio della messinscena cinematografica; i dialoghi riproducono fedelmente il linguaggio della quotidianità, come nel teatro di Harold Pinter o nelle sceneggiature di David Mamet: il linguaggio forte, decisamente “politicamente scorretto”, serve per riprodurre l’alienazione umana nella realtà contemporanea, ormai svuotata di significato. Il cinema di Quentin Tarantino è un’overdose cinefila per gli occhi e per i palati degli spettatori più attenti, un tripudio di immagini e citazioni che celano, però, un significato molto più profondo e stratificato di quanto può apparire, semplicemente, in superficie.
WGA esclude dai premi Django Unchained e Les Miserables
Franco Nero pubblica su social lo script di Django Unchained
Sembrerebbe un bello scherzo se fossimo in periodo di Carnevale, invece sembra proprio che Franco Nero, noto attore italiano protagonista nel ’66 di Django, film di Sergio Corbucci, abbia postato sul suo profilo di Facebook la sceneggiatura di Django Unchained.
Dal frontespizio possiamo leggere che si tratta (salvo falsi) del finale draft, ovvero la versione finale, della sceneggiatura di un film dal titolo Django Unchained, scritto e diretto da Quentin Tarantino e datata il 26 aprile 2011. Questi ultimi dettagli lasciano ben poco spazio all’immaginazione, ma chissà se Nero non si sia voluto divertire facendo un grande scherzo ai suoi amici, e se così non fosse, chissà se Tarantino è stato informato dell’iniziativa dell’attore.
Django Unchained uscirà il giorno di Natale negli USA, mentre da noi lo potremo vedere il 17 gennaio 2013. Nel cast del film compaiono Jamie Foxx, Christoph Waltz, Kerry Washington, Kurt Russell e Leonardo DiCaprio oltre ad esserci una piccola parte anche per lo stesso Franco Nero. A questo link trovate la sceneggiatura così come l’ha postata Nero, a seguire invece potete vedere la nostra gallery del film:
Quentin Tarantino realizza i suoi sogni: a gennaio il suo western Django Unchained
Sin da bambino
Quentin Tarantino ha coltivato la passione per
il cinema fino a diventare un esperto cinefilo prima e un regista
poi. Non ha frequentato nessuna scuola di cinema: è stato un comune
spettatore che ha appreso da autodidatta e ci ha restituito
capolavori come Pulp Fiction, Kill Bill, Sin City e
il più recente Bastardi senza gloria. Denominatori
comuni della sua produzione cinematografica sono i dialoghi
pregnanti (non a caso Tarantino ha ottenuto l’Oscar per la migliore
sceneggiatura originale in Pulp Fiction), la violenza, le scene
disposte alla rinfusa.
Love is all you need: recensione del film di Susanne Bier
La regista danese Susanne Bier non sembra subire l’ansia di prestazione dopo la vittoria dell’oscar per In un mondo migliore (2010) e con Love is all you need porta sullo schermo una commedia romantica ben calibrata, dai toni lievi e la giusta dose di malinconia.
In Love is all you need il matrimonio in Italia di una coppia di giovani danesi porta le due famiglie in una suggestiva e decadente villa di Sorrento, mettendo a nudo, con disincanto ed ironia, le rispettive turbe, i conflitti generazionali, e gli strascichi di sfide complicate e, purtroppo, sempre aperte. Ida (Trine Dyrholm), madre della futura sposa, deve fare i conti con un matrimonio fallito e, soprattutto, con la paura di non aver sconfitto un cancro al seno; Philip (Pierce Brosnan), il padre dello sposo, con il dolore, mai superato, della perdita: la morte incidentale della moglie amata.
Love is all you need, il film di Susanne Bier
Se i preparativi delle
nozze si possono considerare la chiave di volta della narrazione,
sono i due personaggi di mezza età il cuore dei giochi e della
riflessione: infatti spiccano su tutti, sia per la maturità
dell’interpretazione, sia perché costruiti più in profondità. Ida e
Philip sono riflessi sfumati e familiari di quella che si può
considerare l’ironia dell’esistenza: non tutto vien per nuocere, e
anche l’angoscia e la tristezza non distruggono la voglia di vivere
e di amare. L’importante è che si lasci uno spiraglio aperto:
intelligenza ed umorismo fanno il resto.
Attorno a loro una serie di personaggi scombinati e comunque interessanti per le loro diverse sfaccettature: i figli sono insicuri, arrabbiati; la cognata di Philip invadente, insopportabile ma, probabilmente, semplicemente sola. E poi c’è il marito di Ida, macchietta insensibile e “sempliciotta” che finisce per scaturire pena.
Fatta eccezione per un’iniziale omaggio da cartolina a una Sorrento ultra romantica e luminosa, in Love is all you need anche l’ambientazione gioca la sua parte e, se a tratti è sul punto di scadere nello stereotipo italiano (da cui, ad esempio, Woody Allen ha di recente “sgraziatamente” attinto), tra passeggiate all’ombra di alberi d’agrumi e le note fastidiose di “That’s Amore”; a ben vedere è semplice funzione dei sentimenti raccontati, tra cui non manca la nostalgia del tempo che fu, giustamente evocata dalle mura degradate della villa, in passato animata dalle vacanze estive del protagonista e della sua famiglia.
Le Avventure di Fiocco di Neve: Recensione del film d’animazione
Fiocco di neve è
speciale, è l’unico gorilla bianco al mondo. Infatti, viene portato
nello Zoo di Barcellona e sin dall’inizio è ammirato e coccolato
dai visitatori. Ma a causa della sua pelliccia non riesce a fare
gruppo con gli altri gorilla, quindi, Fiocco di Neve avverte questo
disaggio e appena viene a sapere che la Strega del Nord arriva in
città decide di andare a trovarla per chiederle aiuto. Mentre lui
cerca una soluzione, Luc de Sac, uomo bersagliato dalla sfortuna,
vuole impossessarsi del suo cuore e fare un incantesimo per
cambiare la sua vita, lo ostacoleranno gli amici di Fiocco di Neve
Leo, Paula e il panda rosso Miguel.
Novità sulla versione estesa de Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato
Così come accadde per Il Signore degli Anelli, anche Lo Hobbit – un viaggio inaspettato avrà le sue edizioni estese home video. I fan accaniti stanno già facendo il conto alla rovescia per andare
Trailer di Gli Amanti Passeggeri di Pedro Almodovar
Un sequel per La Talpa con Gary Oldman?
Chi morirà in The Amazing Spiderman 2?
Il sequel di The Amazing Spiderman comincerà la sua fasevera e propria di produzione a febbraio. Mentre la maggior parte dle cast principale è già stata scelta, si comincia a speculare su quale sarà la trama e su quale dei personaggi principali morirà.
Diciamo a quelli che non conoscono il fumetto di fare attenzione, perchè potrebbero seguire SPOILER.
Stando a quanto dicono fonti vicine alla produzione, la London Extras è stata chiamata in causa per fornire delle comparse per una scena di un funerale da girare il 14 febbraio. Non si sa ancora di chi sarà il funerale in questione, qualcuno pensa si possa trattare del funerale di Gwen Stacy (Emma Stone), altri invece pensano a quello dello zio Ben, dal momento che Martin Sheen ha confermato da poco la sua presenza nel film in forma di flashback. La stessa agenzia ha riferito che per il film serviranno anche un gruppo di persone per impersonare scienziati, ma non si sa nulla in merito, solo che le riprese di questa scena verranno effettuate tra marzo e luglio.
Jonathan Nolan parla di Batman e Justice League!
Arrivano le prime dichiarazioni dello sceneggiatore Jonah Nolan sul finale de Il cavaliere Oscuro – Il ritorno e sui prossimi progetti DC, ovvero Justice League.
Ralph Spaccatutto: recensione del film Disney
Arriva al cinema anche in Italia Ralph Spaccatutto, il nuovo atteso film d’animazione targato Walt Disney Animation e diretto da Rich Moore, con protagonisti Sarah Silverman e John C. Reilly.
In Ralph Spaccatutto da 30 anni Ralph spacca i vetri del palazzo vicino alla sua discarica, e da 30 anni Felix aggiusta tutto ciò che Ralph distrugge osannato dagli inquilini che lo festeggiano e gli regalano torte calde e profumate. Ma Ralph è scontento di essere sempre il cattivo ragazzo, vuole dimostrare che può essere anche buono e che non solo Felix può conquistare delle medaglie. Così lascia la sua casa e va in cerca d’avventura per riuscire a conquistare una vera medaglia da eroe.
Inizia la prova gratuita di 7 giorni. Guarda Disney, Pixar, Marvel, Star Wars, National Geographic e molto altro. Dove vuoi, quando vuoi.
Quella appena raccontata è una storia particolare, si svolge in una sala giochi, o meglio, nei videogiochi, dove Ralph è uno Spaccattutto di un videogioco a 8 bit, il classico cattivo che alla fine del gioco viene messo KO dal buono di turno, Felix. Con queste premesse la Disney ci invita al cinema per gustare un altro grande film della sua immensa e preziosa filmografia, Ralph Spaccatutto. Una storia originale si circonda di un velo di nostalgia e ci regala le grandiose avventure di Ralph che per riuscire nel suo proposito non esita a infilarsi in altre storie, altri videogame, alterandone i microcosmi e regalando tante emozioni al pubblico.
Ralph Spaccatutto, il film
In realtà il ritmo del film si dilata eccessivamente nella parte centrale allontanandoci un po’ dal filo del discorso, ma per il resto, il film diretto da Rich Moore è una vera chicca. Il regista usa con sapiente gusto dell’action la tecnica stereoscopica, riuscendo a sfruttarla per il bene del racconto, senza mai farci perdere l’orientamento nel mondo di bit che per 90 minuti ci circonda.
Come di consueto, straordinario il cast di attori che prestano le loro voci ai personaggi principali del film, a partire da Ralph, doppiato in maniera egregia da John C. Reilly, per finire a Jane Lynch nei panni corazzati del Sergente Calhoun, passando per l’energica, quasi isterica, Vanellope, doppiata da Sarah Silverman. Come ogni film Disney che si rispetti, anche in Ralph Spaccatutto c’è una bella morale, forse questa volta meno immediata e più complessa per il pubblico di tenera età. Ognuno ha un ruolo nel mondo, ognuno ha la sua importanza, bisogna accettare di far parte del gioco, senza però rinunciare a quello che si è veramente.
Ralph Spaccatutto è un film commovente e ben fatto, con delle ottime musiche, che trova nel citazionismo nostalgico dei vecchi videogames la parte più divertente e meglio riuscita nel suo complesso.
Mark Wahlberg parla di Transformers 4 di Michael Bay
Mark Wahlberg rilascia per la prima volta dichiarazioni ufficiali sul prossimo film che lo vedrà protagonista: Transformers 4. L’attore vive un momento molto felice della sua carriera e sembra davvero entusiasta di prendere parte ad un altro film di Michael Bay:
“Sono davvero entusiasta di ‘Transformers'”, dice Mark Wahlberg. “Michael Bay e io abbiamo appena fatto ‘Pain & Gain’ e abbiamo avuto un buon rapporto sul set. Venne da me un po’ di tempo fa e mi disse: ‘Io sono a lavoro su un reboot completamente diverso di Transformers ‘. Sei interessato?’ io Ho detto: ‘Sì, lo farò!’. Mi piace l’idea e penso che possiamo fare qualcosa di veramente fresco. Non si tratta di qualcosa di già stabilito e io sono solo lì per ottenere solo uno stipendio. Io pensando che questo è il ruolo più importante della mia carriera e posso fare qualcosa di veramente speciale. “ “E ‘l’unica volta che i miei figli sono interessati al film che sto facendo”, dice ridendo.
Le riprese di Transformers 4 inizieranno a Maggio e l’uscita USA invece è prevista per il 27 giugno 2014. L’attore sarà presto al cinema con il film Broken City di Allen Hughes che debutterà il 18 Gennaio e di cui è già uscito il trailer. Per tutte le notizie su Transformers 4 vi segnaliamo il nostro speciale: Transformers.
Fonte: Comingsoon.net
Hans Zimmer per la collana sonora di The Lone Ranger!
Sarà Hans Zimmer a comporre la colonna sonora di The Lone Ranger di Gore Verbinski. Il compositore di origine tedesca sostituirà Jack White precedentemente annunciato e costretto a lasciare per conflitti sulla pianificazione.
The Lone Ranger, di cui è uscito il Full Trailer qualche settimana fa, uscirà il 31 Maggio 2013 e vede protagonisti Johnny Depp e Armie Hammer in un emozionante avventura intriso di azione e umorismo, in cui viene portato il famoso eroe mascherato alla vita con occhi nuovi. Nel cast del film anche Helena Bonham Carter, Ruth Wilson, Tom Wilkinson, William Fichtner.
Fonte: CS.net
In The Lone Ranger, Johnny Depp interpreta il guerriero indiano Tonto, fedele amico del protagonista il cui ruolo è stato affidato ad Armie Hammer. Depp e Hammer saranno affiancati da un cast di stelle internazionali tra cui Tom Wilkinson, nominato due volte dall’Academy Award per “Michael Clayton” e per “In the Bedroom”, vincitore di un Emmy e di un Golden Globe; William Fichtner, il vincitore di un Emmy, Barry Pepper; James Badge Dale; Ruth Wilson, star televisiva in “Jane Eyre” e “Luther”; Helena Bonham Carter, due nomination all’Oscar e sei nomination ai Golden Globe (“Il discorso del re” “Alice in Wonderland”). L’uscita del film è prevista per il 31 maggio 2013.
The Lone Ranger è un emozionante film d’avventura intriso di azione e humor, in cui il famoso eroe mascherato torna a rivivere attraverso nuovi occhi. Il guerriero indiano Tonto (Johnny Depp) racconta la storia di John Reid (Armie Hammer), uomo di legge che divenne leggenda, trascinando il pubblico in un’avventura fatta di imprese epiche e rocambolesche, vissute dai due eroi impegnati nella lotta all’avidità e alla corruzione.
The Lone Ranger è scritto da Ted Elliott e Terry Rossio (“Pirati dei Caraibi”), Eric Aronson e Justin Haythe. Mike Stenson, Chad Oman, Ted Elliott, Terry Rossio, Eric Ellenbogen ed Eric McLeod sono i produttori esecutivi della pellicola.
Box Office: già da record natalizio per Lo Hobbit
Arrivano dall’Hollywood Reporter le prime cifre di incassi raccolte negli USA da Lo Hobbit: un viaggio inaspettato. Anche se non rappresenta un record da primato il film nelle proiezioni di mezzanotte ha incassato ben 13 Milioni di Dollari che è un vero record nel mese di Dicembre, superando così Il Ritorno del Re.
Il film secondo gli analisti dovrebbe raggiungere i 90 milioni di dollari nel primo fine settimana superando il record di Io sono leggenda di 77 milioni nel mese di Dicembre. Insomma, non ci resta che aspettare ulteriori notizie sulla cavalcata vincente del film. Tutte le info utili sul film nella nostra scheda film: Lo Hobbit: un viaggio inaspettato. Per tutte le notizie sulla trilogia vi consigliamo il nostro speciale: Lo Hobbit.
Susanne Bier presenta Love is all you need a Roma
Dopo la proiezione alla Casa
del cinema di Love is all you need della
regista premio Oscar Susanne Bier, si è tenuta
oggi, 14 dicembre, la conferenza stampa presso l’Hotel Sofitel
Rome, alla presenza dell’autrice stessa e dell’attrice
Trine Dyrholm, protagonista in questo film
romantico, delicato e profondo.
Decimo videoblog su Lo Hobbit: la Premiere a Wellington!
Vita di Pi: recensione del film di Ang Lee
A sette anni dal suo ultimo successo internazionale, I Segreti di Brokeback Mountain, il regista di Taiwan Ang Lee torna al cinema con Vita di Pi, un’avventura affascinante, epica e straziante, con un gran finale a sorpresa e un apparato visivo straordinario.
In Vita di Pi, Pi è un giovane indiano che, per seguire i genitori e il loro zoo in Canada, si imbarca su una nave mercantile per attraversare il Pacifico. In prossimità della fossa delle Marianne, una tremenda tempesta si abbatte sulla possente imbarcazione, e la fa colare a picco. Il povero Pi sarà l’unico superstite del naufragio, lui e una tigre del Bengala di nome Richard Parker. Ma si sa, convivere con una gigantesca tigre affamata nell’angusto spazio di una scialuppa di salvataggio di trenta posti non è proprio il massimo, e così Pi dovrà industriarsi per sopravvivere, permettendo anche all’animale di rimanere in vita.
Un film affascinante e coinvolgente
Vita di Pi è un film affascinante e coinvolgente, con una scenografia mozzafiato e un 3D, nato in casa Cameron, che toglie il fiato. Ang Lee sembra andare molto d’accordo con la tecnica, rivelandosi perfettamente in grado di gestire spazi, movimenti e personaggi all’interno dell’inquadratura, senza perdere mai di vista l’aspetto spettacolare della vicenda. Forte di una buona sceneggiatura, basata sull’omonimo romanzo di successo di Yann Martel, il film si basa su una struttura di racconto in prima persona: è lo stesso Pi che, dopo le sue avventure, racconta ciò che gli capitò durante il periodo che visse da naufrago anni prima ad uno scrittore in crisi che cerca una storia interessante di cui scrivere.
La dimensione del racconto, l’atmosfera terribilmente reale eppure favolistica che conservano le immagini, la presenza quasi ancestrale di una tigre che impara a convivere con un ragazzo di appena 16 anni, sono questi gli elementi che conferiscono al film un’aura di magia, che ne aumenta il fascino e restituisce allo spettatore un grandioso racconto di crescita e di sopravvivenza dell’uomo contro la natura. Gli effetti digitali del film si distinguono per lo straordinario uso della luce e dei colori, vivide macchie dalle infinite sfumature che si fondono nei tramonti più luminosi e nelle notti più splendenti di stelle. Straordinarie sono le scene, ben visibili nel trailer del film, del salto della megattera e del tramonto sul mare piatto come una tavola, mentre Pi affida alla corrente un messaggio in un barattolo.
Vita di Pi è un film profondamente poetico, che nel finale regala una rivelazione inaspettata e brutale, che si infrange contro la disponibilità dello spettatore a credere nelle favole. Straordinario film a ragione considerato uno dei favoriti per la stagione dei premi 2013.
Foto culto: una mostra cinematografica con uno scopo benefico
Jason Schwartzman cacciatore di vampiri nel corto di Roman Coppola
Guarda il corto Die Again, Undead One di Roman Coppola con protagonista Jason Schwartzman nei panni di un cacciatore di vampiri poco tradizionale e intergalattico.
Len Wiseman parla del reboot de La Mummia!
Ecco le prime dichiarazioni del registe Len Wiseman al lavoro sul reboot de La mummia per la Universal. Il regista del remake di Total Recall e Underworld è stato intervistato da Movieweb e ha descritto il suo film come:
“Una versione moderna de La mummia, cosa succederebbe se ci imbattessimo in una mummia nel mondo di oggi. E’ piuttosto affasciante” “Non ha nulla a che fare con i film di Brendan Fraser, non è un remake qualsiasi. La mummia è uno dei personaggi iconici della Universal molto prima dei film con Brendan Fraser. Questo sarà una cosa diversa, c’è ancora uno script da scrivere ma l’intenzione è stata quella di andare su un tono molto diverso.
Vi ricordiamo che il copione è attualmente in fase di scrittura ad opera di Jon Spaihts (Prometheus).
Rivelata la trama del film Justice League?
In attesa di ricevere conferma sui rumors che danno per Darkseid il cattivo del prossimo film Justice League, arrivano da Latino Review nuove notizie su quale sarà la storia del film tanto atteso.