Esordio eccellente per
I soliti idioti, che fa suo il primo
posto, seguito dalla buona tenuta di La peggiore
settimana della mia vita e Le avventure
di Tin Tin. Non brillanti le altre new entry…
Il weekend appena trascorso
registra un aumento al botteghino italiano, dopo incassi non
particolarmente brillanti a ottobre e soprattutto a settembre.
Si impone senza difficoltà
I soliti idioti, che debutta con ben 4,5
milioni di euro nel suo primo fine settimana.
Così La peggiore settimana della mia vita
scende in seconda posizione, perdendo pochissimo rispetto
all’esordio. La commedia incassa infatti altri 2 milioni giungendo
a quota 6,5 milioni.
Anche Le avventure di Tin Tin – Il segreto
dell’Unicorno perde una posizione, raccogliendo altri
898.000 euro per 2,8 milioni complessivi.
Quarto posto per Johnny
English – la rinascita, arrivato a 2,2 milioni con
altri 569.000 euro. Insidious guadagna una posizione grazie
soprattutto alla passata notte di Halloween: l’horror di James Wan
ottiene altri 480.000 euro per 1,6 milioni totali.
Warrior
debutta al sesto posto con un risultato tuttavia non brillante: il
film molto apprezzato dalla critica apre infatti con 441.000 euro
raccolti in 150 sale.
Segue This must be the place, giunto a
quota 5,4 milioni con altri 391.000 euro, mentre
L’amore all’improvviso – Larry
Crowne (344.000 euro) regge in ottava posizione
arrivando a 1,2 milioni complessivi.
Nono posto per Matrimonio a Parigi,
pronto ad abbandonare la top10, che sfiora i 4 milioni totali con
gli ultimi 321.000 euro raccolti.
La kryptonite nella
borsa, molto apprezzato al Festival del Film di Roma,
apre solo in decima posizione con 316.000 euro incassati in 137
sale.
Da segnalare infine l’undicesimo posto di Il domani che
verrà – The tomorrow series (264.000 euro) e il
dodicesimo di Pina 3D, l’omaggio a Pina
Bausch che Wim Wenders ha presentato a Roma, che raccoglie 201.000
euro in appena 48 sale.
I leoni sono tornati:
Una notte da leoni 2 dal 6 dicembre sarà disponibile in Blu-ray e
Dvd e nelle esclusive edizione che raccolgono entrambi i film. Uno
strip club, un dito, uno spacciatore, un negozio di tatuaggi e una
scimmia, queste sono le chiavi per risolvere il mistero della
scomparsa dell’invitato al matrimonio durante l’ultimo addio al
celibato.
Per la seconda settimana, resiste in prima
posizione del box office USA Puss in boots, lo
spinoff di Shrek con il gatto con gli stivali protagonista.
Un’eccezione visto che nelle ultime settimane la prima posizione
era stata di fatto in continuo cambiamento a seconda delle nuove
uscite in arrivo.
Acclamatissimo al Festival
Internazionale del Film di Roma, La Kryptonite nella
borsa, esordio dietro la macchina da presa di Ivan
Cotroneo, arriva al cinema forte del successo festivaliero
e della buona accoglienza della critica.
La Kryptonite nella borsa, la trama
In La Kryptonite nella
borsa tutte le famiglie hanno dei segreti, alcuni fanno
più ridere di altri, con questo sottotitolo si presenta questo
film, colorato affresco di una Napoli degli anni ’70in cui una
donna scopre un tradimento e cade in una c profonda depressione, un
marito cerca di insegnare al figlio il senso della vita continuando
ad uccidere pulcini involontariamente, e lo stesso bambino trova
rifugio nella compagnia di un amica immaginario, un Superman napoletano, che gli
insegnerà il valore di essere sempre fedeli a se stessi.
Cotroneo parte dal
suo omonimo libro e racconta con grande leggerezza e spiccata vena
comica una storia che poteva anche essere drammatica ma che, grazie
anche ad un ottimo cast, ci accompagna con ironia e qualche volta
grasse risate ad un epilogo poetico. Fulcro della storia è Peppino,
interpretato dall’esordiente Luigi Catani, un
bambino molto dolce e sensibile travolto dagli eventi e dai
compagni bulli, che però non rinuncia al suo essere diverso dagli
altri, aiutato anche da una famiglia stramba in cui la madre
(Valeria
Golino), scoperti i tradimenti del marito
(Luca Zingaretti), si rifugia in un silenzio
assurdo e inspiegabile, e lo stesso padre cerca di sostenere il
figlio dopo la scomparsa del cugino, Gennaro (Vincenzo
Nemolato), personaggi strambo che andava in giro
travestito da super eroe. Gennaro però riappare a Peppino ogni
volta che c’è qualcosa che non va aiutandolo a sopravvivere in un
mondo che non capisce molto bene.
La grandissima abilità di
Cotroneo, e solo un regista napoletano poteva
riuscirci, è quella di dare a Napoli un aspetto di sicurezza e di
romantica familiarità immersa com’è nei colori sgargianti degli
abiti anni ’70, tutti troppo colorati, troppo corti e troppo
stretti, ma estremamente originali e diversi gli uni dagli altri. E
forse è proprio questo il messaggio che La Kryptonite nella
borsa vuole dare, e cioè la ricchezza nella diversità e
nella possibilità di essere indipendente da quello che gli altri
pensano e dicono.
Controneo conduce
i suoi attori in maniera classica, con qualche guizzo di regia che
impreziosisce il film. Una pellicola che si lascia guardare con
piacere e che sicuramente sarà apprezzata da molti. Nel film anche
Cristiana Capotondi e Libero de Rienzo.
A dominare le
nomination degli European Film Awards sono
stati Melancholia di Lars Von Trier, The Artist di Michel
Hazanavicius e Il discorso del re di Tom Hooper.
La carriera dell’attrice
protagonista di The Tree of life Jessica Chastain procede a gonfie
vele. Infatti, arriva la notizie che la star ha accettato il
difficile ruolo di interpretare la principessa Diana nel film
Caught In Flight (letteralmente: catturata in volo), che sarà
diretto dal regista de La caduta, Oliver Hirschbiegel. Il film
racconterà la storia d’amore tra Diana e Hasnat Khan, un
appassionato legame durato due anni. Certamente la pellicola
riaprirà discussioni sui tragici avvenimenti in seguito alla sua
morte.
La sceneggiatura è firmata da
Steven Jeffreys (The Libertine). A quanto pare il film dipingerà la
principessa in una luce tutt’altro che lusinghiera, e Hirschbiegel
ha in progetto di girarlo in varie location, inclusa ovviamente
Parigi, dove Diana morì in un incidente per sfuggire ai paparazzi,
nel Tunnel de l’Alma.
Vi ricordiamo che la Chastain sarà
anche in ben tre nuovi titoli in uscita: The Help, Take
Shelter e Coriolanus.
Dopo l’intervista a Jim Sturgess
arriva anche quella a Anne Hathaway, entrambi protagonisti dei One
day (Un giorno) in uscita l’11 Novembre. Anne Hathaway ci racconta
qualcosa in più su Emma, il personaggio che intepreta:
Arrivano sorprendenti video e foto
dal set de Il cavaliere oscuro il
ritorno. Le scene girate a New York sembrano essere davvero
colossali, tantissime comparse e molte Tab impiegati. Ecco tutto il
materiale:
Arriva una descrizione di una scena dal set dello
Hobbit. Ain’t It Cool News ha partecipato alle
riprese di una scena ambientata al mercato di Hobbiville. Questa la
descrizione riportata da Hobbitfilm:
Smaltite le sbronze di
film, conferenze e tappeti rossi il Festival del film di Roma è
ormai concluso, e dopo qualche giorno di meritato riposo è venuto
il momento di riflettere
Jim Sturgess ci parla del film e del suo personaggio Dexter. One day sarà al cinema dall’11 novembre. Nel
cast oltre all’attore anche Anne Hathaway. Ecco l’intervista:
In occasione del Festival del film di Roma
2011, Wim Wenders è stato intervistato per voi. Fra i primi grandi
autori a cimentarsi con il 3D, il film del regista tedesco è stato
accolto positivamente dal pubblico romano.
A una settimana dall’annuncio di
ben 2 nuovi film per Terrence Malick, ecco arrivare le prime foto
dal set di “Lawless”, nuovo imminente progetto dello schivo regista
di “The Tree of Life”. Il film, che avrà come protagonisti Christian Bale, Ryan Gosling e Rooney Mara, è già in fase di
lavorazione come testimoniamo questi scatti dal set di
Austin(Texas).
Assoluto riserbo rimane sulla
trama, sconosciuta per “Lawless” come per “Knight Of Cups”, l”altra
misteriosa pellicola alla quale lavorerà il regista e che sarà
sempre interpretata da Bale e Gosling.
Adattamento del primo dei sette
romanzi più popolari d’Australia, scritti da John
Marsden, The Tomorrow Series: il domani che
verrà narra la storia di otto studenti che, tornando da un
weekend in campeggio, ritrovano la loro cittadina invasa da una
forza nemica. Strappati alla loro famiglia e ai loro amici, Ellie
(Caitlin Stasey), Corrie (Rachel
Hurd-Wood), Kevin (Lincoln Lewis), Homer
(Deniz Akdeniz), Fiona (Phoebe
Tonkin), Lee (Christopher Phang), Robyn
(Ashleigh Cummings) e Chris (Andrew
Ryan) saranno costretti ad imparare in fretta a
combattere, scappare e sopravvivere.
Questo è l’esordio alla regia dello
sceneggiatore australiano Stuart Beattie
(Collateral,
Australia, GI Joe: La nascita dei Cobra). La
sceneggiatura risulta estremamente fedele al romanzo, ma nonostante
le buone premesse si rivela un lavoro decisamente debole, in cui
grandi buchi lasciano lo spettatore disorientato all’interno di un
plot del tutto inverosimile. I dialoghi sono estremamente banali,
ridotti a insensati monologhi abbandonando i numerosi caratteri ad
un destino senza una vera identità all’interno della pellicola e
quindi lontani dal trasmettere una qualsiasi emozione.
The Tomorrow Series: il domani che verrà, il film
Possiamo definirlo come un altro
adattamento dalla carta stampata alla pellicola di scarso valore,
che lascia solo il ricordo dell’impressionante bellezza della
natura australiana. The Tomorrow Series: il domani che
verrà potrebbe soddisfare un pubblico giovane con le
sue numerose sequenze d’azione ed i suoi tratti dal carattere
stereotipato. Eppure, coloro che sono cresciuti con i romanzi
saranno delusi dal fatto che il materiale non sia stato sfruttato a
dovere. Si tratta di un adattamento che non può distaccarsi dalla
versione dell’autore originale. Beattie non è stato in grado di
scavare abbastanza in profondità.
L’unico aspetto degno di nota è
quello riguardante gli effetti speciali. In questo campo si vede la
mano di persone esperte e competenti. Esplosioni e sparatorie sono
organizzate con maestria donando a The Tomorrow Series: il
domani che verrà , almeno nelle sequenze più
puramente spettacolari, una credibilità mai trovata in altri campi
di lavoro. Attenderemo il sequel, ma sicuramente non ringiovanirà
con orgoglio l’industria cinematografica australiana.
Ted Kramer è un dirigente
pubblicitario ossessionato dalla sua professione. Quando però gli
viene assegnata un’importante pratica di lavoro destinata ad
assorbirlo completamente, trova una brutta sorpresa ad aspettarlo a
casa. Sua moglie Joanna ha deciso di lasciarlo, abbandonando
insieme a lui anche il figlio Billy, perché sente il bisogno di
riflettere su se stessa e sulla sua vita.
Ted a causa del lavoro impegnativo
non ha tempo sufficiente da dedicare a Billy che sente molto la
mancanza della madre. Dopo alcuni mesi caratterizzati da naturali
problemi di convivenza però, nasce tra loro una forte intesa tra
padre e figlio, tanto che Billy non sente neanche più la lontananza
dalla mamma. Intanto Ted perde il lavoro assorbito dal suo nuovo
mestiere di padre single e a peggiorare la situazione arriva Joanna
stessa, che tornata in città dopo 15 mesi, chiede la custodia del
bambino. Comincia così una battaglia legale che avrà come premio il
piccolo Billy.
Girato a New York e distribuito nel
1979, questo film di Robert Benton affronta un fenomeno sociale che
cominciò a diventare dilagante in America proprio alla fine degli
anni ’70, ovvero il divorzio e la conseguente situazione che ne
deriva soprattutto per i figli. Il regista però adotta un
punto di vista particolare, ovvero quello del padre che lotta per
vedersi affidato il figlio, mettendo in evidenza, grazie alla
grande interpretazione di Dustin Hoffman, le difficoltà che si
incontrano con un figlio senza la parte materna, in un momento
storico in cui la figura di madre lavoratrice non era ancora
affermata come oggi. Hoffman duetta/duella alla grande con un’altra
stella del firmamento di Hollywood, Meryl Streep. Nelle vesti dei
coniugi Kramer, i due inscenano in modo realistico i classici
litigi coniugali che avvengono tra le quattro mura domestiche,
litigi che possono portare a scelte estreme, specie per i figli.
Nei panni di Billy c’è Justin Henry. Il suo visino sofferente, il
suo corpicino sballottato qua e là tra un genitore e l’altro, le
sue candide orecchie costrette ad ascoltare gli atroci ma evitabili
litigi dei genitori, le sue tenere lacrime, restano impresse nello
spettatore, e ben raffigurano le sofferenze dei figli di coniugi
separati.
Kramer contro Kramer farà
guadagnare al giovane Henry un Premio Oscar e un David di Donatello
nel 1979 e un Golden Globes l’anno successivo. Sebbene Henry
apparirà in qualche altro film in età adulta, questo ruolo resterà
per lui l’unico che abbia lasciato il segno, facendolo così trai
tanti enfant prodige mai cresciuti di Hollywood.
Kramer contro Kramer segna l’inizio
di quello che sarà un lungo leitmotiv tematico del cinema americano
degli anni ’80, quello che affronta, attraverso storie d’amore o
d’amicizia più o meno tormentate, i fenomeni sociali
dell’epoca.
Il prossimo 4 novembre uscirà nelle
sale italiane Pina, l’ultimo film di Wim
Wenders dedicato e realizzato in onore e in memoria di
Pina Bausch, una delle più grandi coreografe del XX secolo,
improvvisamente scomparsa il 20 giugno 2009. Pina racconta la
straordinarietà artistica e poetica della grande coreografa tedesca
e lo fa attraverso le parole, le testimonianze e i ricordi di
coloro che hanno condiviso quotidianamente con lei la sua
irripetibile carriera: i ballerini del suo corpo di ballo, i
ballerini del Tanztheater di Wuppertal. Ma la vera protagonista del
film è la danza, l’arte di Pina Bausch, che
Wenders pone al centro della trama narrativa e a
cui conferisce un’assoluta centralità; esibizioni personali di ogni
singolo ballerino, immagini tratte dagli spettacoli più recenti
così come delle prove preparatorie il tutto ripreso e riproposto
con la innovativa tecnologia tridimensionale. Gli spettacoli presi
in considerazione da Wenders sono: Cafè Muller, Le
sacre du primtemps, Vollmond e Kontakthof.
L’amicizia tra Pina
Bausch e Wim Wenders risale a circa
vent’anni fa quando al Festival
di Venezia la coreografa tedesca presentò il suo “Cafè
Muller” in occasione di una retrospettiva a lei dedicata.
Wenders rimase talmente colpito dalla profondità e
dalla forza espressiva e visiva che lo spettacolo della Bausch
offriva che da subito paventò all’amica l’idea di realizzare un
film che presentasse a livello cinematografico il suo lavoro.
Pina, il film
Questo progetto ambizioso e di
difficile attuazione è rimasto in sospeso per questi ultimi
vent’anni, Wenders non riusciva a trovare il
metodo tecnico adatto ad esaltare in modo compiuto ed efficace la
forza emotiva che l’opera della Bausch è capace di trasmettere allo
spettatore. La svolta è arrivata improvvisa quando
Wenders ha assistito alla proiezione in 3d del
film-concerto degli U2 al Festival
di Cannes. Il regista tedesco ha immediatamente capito
che quella poteva essere la soluzione, il 3d avrebbe potuto
conferire la giusta profondità e il giusto coinvolgimento ad ogni
singolo movimento del teatro danzante della Bausch. Tutto era
deciso, tutto era pronto per far partire questo progetto a lungo
sognato; nei primi mesi del 2009 Wenders con la
sua casa di produzione, la Neue Road Movies, Pina Bausch e il corpo
di ballo del Tanztheater Wuppertal hanno iniziato la fase di
pre-produzione.
Dopo un intenso lavoro durato più
di un anno a soli due giorni dalle prime registrazioni in 3d accade
l’impensabile: Pina Bausch muore il 20 giugno in
modo improvviso e assolutamente inaspettato. Wenders attraversa una
difficile fase di lutto, inizialmente la prima reazione e di
abbandonare tutto; spinto e sollecitato dagli stessi ballerini che
gli fanno capire come il lavoro di Pina Bausch fosse ancora lì,
vivo e vitale, nelle prove e negli spettacoli che stavano
preparando, il regista si convince e decide di proseguire. “Il
film era stato scritto con e per Pina” afferma
Wenders, “ volevamo guardare lei alle prove,
seguire lei in tourneè con la compagnia e doveva essere lei a
introdurci nel suo regno” ma convinto dai ballerini stessi capisce
che “ su tutto c’era ancora lo sguardo di Pina! Così abbiamo
ripreso in mano il progetto”.
Pina è uno dei primissimi
lungometraggi europei che utilizza la stereografia 3d, e
sicuramente il primo film d’autore a fare uso di questa
modernissima tecnologia. Le difficoltà sono state enormi,
sopratutto da un punto di vista tecnico. Il produttore del 3d Erwin
M. Schmidt ammette: “nessuno di noi sapeva come si realizza un
film di danza in 3d: abbiamo dovuto prepararci, documentarci e
imparare” e per raggiungere l’obbiettivo è stato anche ingaggiato
uno dei massimi esperti della stereografia 3d, Alain
Derobe.
E’ lo stesso Derobe che ci spiega
come per ottenere un effetto ancora più intenso e coinvolgente le
cineprese “ le abbiamo messe in mezzo ai danzatori, la camera danza
letteralmente con loro, quindi ogni membro della troupe doveva
conoscere la coreografia, sapere esattamente come si sarebbero
mossi i danzatori”. L’effetto è straordinario, l’impressione è di
essere lì sul palco con i ballerini stessi, si condivide con loro
ogni singolo particolare e dettaglio tanto cari a Pina Bausch
rinomatamente precisa, puntigliosa quanto geniale e carismatica.
Quindi filmati di repertorio, brevi assoli dei danzatori del
Tanztheater di Wuppertal, ricordi e testimonianze che i ballerini,
su invito di Wenders, hanno espresso sotto forma
di esibizioni solistiche filmate in luoghi diversi di Wuppertal e
dintorni.
Pina è un film in
memoria di una delle coreografe più innovative e geniali del XX
secolo, colei che fu tra i primi, a metà anni ’70, a concepire un
incontro fra teatro, recitazione e danza, un connubio nuovo e
sperimentale che con gli anni farà scuola e che in lei nasceva da
una formazione multidisciplinare e completa. Pina è al contempo un
film che è ben lungi dal voler solo piangere la prematura scomparsa
della sua protagonista, non si pone l’obbiettivo di una triste e
lacrimevole retorica commemorativa. Pina – di
Wim Wenders è un film che su ogni cosa vuole
risaltare, utilizzando tecnologie innovative, l’arte e il genio
poetico ed espressivo della Bausch, un film che vuole farci
conoscere la sua opera e sopratutto far si che ogni singolo
spettatore la possa vivere intensamente. “ Pina vedeva col cuore “
afferma Wenders sull’amica “ fino allo sfinimento,
non si risparmiava “ quindi conclude: “ ha permesso a noi, il suo
pubblico, di condividere il suo sguardo e aprire gli occhi per
vedere noi stessi e il linguaggio nascosto dentro di noi”.
In Cosa piove dal
cielo? Roberto (Ricardo Darín, Il segreto
dei suoi occhi), introverso proprietario di un negozio di
ferramenta, vive da vent’anni quasi senza contatti col mondo dopo
un dramma che l’ha profondamente segnato. Per caso conosce Jun
(Huang Sheng Huang), un cinese appena arrivato in
Argentina senza conoscere una parola di spagnolo, in cerca
dell’unico parente ancora vivo, uno zio. Incapace di abbandonarlo,
Roberto lo accoglie in casa: attraverso la loro singolare e
silenziosa convivenza, Roberto troverà il modo di comunicare con
Jun, muto eppure tenerissimo, svelandola banalità della vita e
delle coincidenze, o forse semplicemente che il caso non esiste e
per ognuno di noi c’è un destino.
Cosa piove dal cielo?, il film
Cosa piove dal
cielo? comincia in maniera silenziosa, e poi, a poco a
poco, con un misto di ironia e malinconia, si addentra nella mente
dello spettatore che guarda interessato e divertito l’avvicendarsi
di sentimenti e situazioni in una storia quasi impossibile da
gestire a livello semplicemente logistico ma anche a livello
emozionale, che coinvolge un mezzo misantropo e un giovane
spaventato e ferito dal mondo. Le due realtà non fanno altro che
collidere generando un big bang che si risolverà con la nascita di
una cosa nuova, una profonda amicizia e la speranza di una vita
serena per entrambi.
Quello che incanta in questo
piccolo film Cosa piove dal cielo? è la scelta dei
toni, non lugubri e tristi, ma allegri, spiritosi e seriamente
divertenti attraverso i quali i due personaggi, uno più timido
dell’altro, riescono a trovare una via di comunicazione decisamente
personale e che alla fine riuscirà a metterli in contatto anche con
se stessi. Il tema di fondo, ovvero lo scontro tra due culture
diverse, passa in secondo piano e l’ostacolo della lingua diventa
da principio insormontabile prima di tutto perché manca la
disposizione all’apertura, al dialogo, allo scambio con l’altro.
Con il tempo Roberto però scoprirà suo malgrado di aver bisogno di
Jun, e il giovane giapponese riuscirà contemporaneamente a mettersi
in connessione con i suo gentile salvatore. L’intercessione
linguistica giusta arriverà nel momento opportuno, quando i due
saranno pronti a condividere le anche a parole vite, sofferenze e
segreti.
Cosa piove dal
cielo? riesce quindi, attraverso linguaggio allegro e
immagini luminose, a raccontare la storia di due solitudini che si
incontrano e in modi inaspettati si fanno compagnia.
In un piccolo villaggio
cinese un traffico illecito di sangue ha diffuso l’AIDS nella
comunità. La famiglia Zhao è al centro della vicenda: Qi Quan, il
figlio maggiore, è stato il primo a indurre i vicini a donare il
sangue con la promessa di denaro veloce.
Per la nostra rubrica
Twitt dal Festival, che chiude oggi i battenti dopo avervi
deliziato con istantanee direttamente dalle sale dell’auditorium, è
arrivata l’ora di commentare vincitori e vinti.
In Warrior Il
marine Tommy Conlon, tormentato da un tragico passato, torna a casa
dopo quattordici anni per chiedere a suo padre di aiutarlo ad
allenarsi per partecipare a “Sparta”, la più grande competizione di
arti marziali della storia. Da ex-prodigio del Wrestling, Tommy si
qualifica brillantemente, mentre il fratello Brendan, ex-lottatore
diventato professore di liceo, ritorna al ring in un tentativo
disperato di salvare la sua famiglia dalla rovina finanziaria.
Alcuni accenni di trama potrebbero
accumunarlo a un’altra pellicola che fu una piacevole sorpresa
nella passata stagione. Stiamo parlando di The
Fighter di David O.
Russell, che valse il Premio Oscar a due protagonisti,
Christian Bale e
Melissa Leo. Tuttavia Warrior si allontana
considerevolmente dal quel film, in primis perché in questo caso i
fratelli non combattono assieme ma seguono un percorso simile che
li porterà a scontrarsi inevitabilmente in un duello ricco di
emozioni e di tensione. Inoltre, le vicende umane che entrano in
gioco sono di una complessità maggiore rispetto al film di Russell.
La cosa che più sorprende della pellicola è la voglia dello
spettatore di non voler patteggiare per l’uno o l’altro, di voler
vedere entrambi trionfare in un duello senza esclusioni di colpi e
che ha nell’eticità la sua componente di maggior rilievo. Va dato
merito al regista (Gavin O’Connor) di averlo rappresentato in
maniere esemplare raggiungendo leve emozionali altissime.
La violenza di
Warrior diventa una danza di sopravvivenza dove i
cliché si perdono grazie alle convincenti interpretazioni dei
protagonisti. La bravura del regista sta anche in questo, mettere
al confronto due attori (Tom
Hardy e
Joel Edgerton) dirigendoli entrambi in maniera
eccellente. Senza contare un altro mostro per interpretazione che
fa da bilanciere fra le due vulcaniche personalità dei due
protagonisti, Nick
Nolte, chiamato a interpretare un ruolo complesso,
quello di un padre alcolizzato e assente. Il suo contributo alla
pellicola è inestimabile, aiuta tantissimo Warrior
a raggiungere a tratti anche momenti di poesia e raffinatezza che
in un film del genere non sono di certo scontati. Colpisce anche la
sobrietà con la quale il film procede verso il suo traguardo
finale, che è quello di mettere K.O. lo spettatore, estasiato e
impassibile di fronte a momenti catartici che redimono le vite di
ognuno.
Ben 18 titoli in lizza per il posto
nella categoria di miglior film d’animazione agli Academy Awards
2012. Alcuni di loro non sono ancora neanche usciti negli USA.
Quindi questa lista potrebbe subire variazioni ma con tutta
probabilità rimarrà invariata.
La coppia Sean Penn e Leonardo Di
Caprio potrebbero essere i protagonisti di The Revenant,
adattamento del romanzo di Michael Punke del regista Alejandro
Gonzalez Inarritu (Biutiful). Il film è prodotto dalla New
Regency. Nulla è certo visto che i due attori sono fra i più
richiesti di Hollywood.
Inizia la fuga di notizie per
scoprire chi sarà il villain di Star Trek 2. Fin
ora nulla di ufficiale è trapelato ma secondo Variety, il
regista J.J. Abrams avrebbe scelto come antagonista l’attore
Benicio Del Toro, che potrebbe addirittura firmare il contratto
entro il weekend.
Vi ricordiamo che ancora una volta il film sarà scritto da
Alex Kurtman, Roberto Orci e Damon Lindelof. Nel cast confermati
Chris Pine, Zachary Quinto, Zoe Saldana, Simon Pegg, Anton Yelchin,
Karl Urban e John Cho.
Dopo la vincita del Marco Aurelio
per la miglior protagonista femminile al Festival del film di Roma,
la carriera dell’attrice Noomi Rapace è in
continua ascesa. Infatti, secondo Collider l’attrice è stata
ingaggiata per Dead Man
Down, action thriller in cui reciterà accanto a
Colin Farrell. Vi ricordiamo che la Rapace
comparirà nell’attesissimo film di Ridley Scott, Prometheus
e anche nel nuovo capitolo Sherlock Holmes: Gioco di
Ombre di Guy Ritchie.
Il regista della pellicola sarà
proprio Niels Arden Oplev, già autore dell’originale Uomini che
odiano le donne che lanciò proprio Rapace. Alla sceneggiatura
invece c’è J.H. Wyman (la serie tv Fringe), che produrrà anche la
pellicola insieme a Neal Moritz (Fast Five). Dead Man Down
racconterà la storia di Victor (Colin Farrell), braccio destro di
un boss del crimine di New York che viene prima sedotto e poi
ricattato da Beatrice, una donna una volta bellissima e ora
sfigurata (Noomi Rapace) in cerca di vendetta. I due finiranno in
una spirale di violenza e omicidi.
Per quanto riguarda invece Colin
Farrell, ha da poco finito di girare il reboot di Atto di Forza e
tornerà a lavorare con il regista di In Bruges Martin McDonagh nel
film Seven Psychopaths.
Il piccolo pinguino Mambo,
magistrale ballerino, deve conquistare la stima del figlio Erik e
liberare la colonia di pinguini intrappolata da un iceberg.
Un’impresa eroica ed esilarante al ritmo di tip tap.
La vita pubblica e privata di J. Edgar
Hoover, il controverso fondatore e capo indiscusso dell’FBI dalla
sua fondazione fino al 1972. Un racconto scomodo sul potere,
l’ambizione, le luci e le ombre dell’America.
La storia parla di un ex contrabbandiere
diventato guardia privata, che si ritrova dal lato sbagliato della
legge quando ha difficoltà economiche. Un piano in cui è coinvolto
va all’aria e degli spacciatori violenti minacciano la sua
famiglia.
In Voyez comme ils
dansent Lise (Marina Hands) è una regista
francese che attraversa il Canada in treno, da oriente erso
occidente, cercando le immagini giuste per un suo documentario.
Sulla strada incontra Alexandra (Maya
Sansa), medico di frontiera, che in comune con Lise ha
un uomo: un artista, funambolo bizzarro e clown triste che è
scomparso nel nulla, marito della prima e poi compagno della
seconda. Le due donne cercheranno così l’una dentro l’altra la
ragione che ha spinto lo stesso uomo ad amare entrambe, in modi,
tempi e continenti diversi imparando dalla reciproca sofferenza il
prezzo che l’arte ha nella vita di chi le dedica tutto.
In Voyez comme ils
dansent Claude Miller mette in scena questo menage
romantico con grande grazia, avvalendosi di un affastellamento
temporale tramite il montaggio di flashback con scene contemporanee
che se da un lato disorienta lo spettatore dall’altro lo coinvolge
ancora di più nella storia, punteggiando la pellicola di piccoli
momenti spettacolari dei numeri di Vic Clèment (James
Thiérrée). Miller annoda e snoda così le fila di un grande
racconto, intimo e personale, che ricostruisce non solo una storia,
ma una vita, un’anima.
Voyez comme ils dansent, il film
Ben presto però scopriamo che i
personaggi principale di Voyez comme ils dansent
non sono tre bensì quattro. Alle due donne e al misterioso artista
si aggiunge il paesaggio canadese: potente, selvaggio eppere
delicato sotto la coltre di neve che lo ricopre, straordinariamente
cinematografico per la sua bellezza, anche grazie alle sapienti
inquadrature di Miller.
Stella di Voyez comme ils
dansent è senz’altro Maya Sansa, vero orgoglio italico all’estero,
recita con disinvoltura e senza alcun tipo di accento in francese e
in inglese, interpretando una discendente dei nativi americani del
nord. I suoi trattidecisi e simmetrici,le sua pelle olivastra e i
suoi colori scuri, insieme ad una rara espressività dello sguardo,
ne fanno un’interprete perfetta e perfettamente credibile
nell’economia del racconto, contribuendo in maniera decisiva ad
aumentare il valore del film. Per quanto è incisiva la Sansa, tanto
sembra insignificante la Lise di Marina Hands, sperduta in un Paese
e in un paesaggio che non le appartengono e incredula nello
scoprire la parte dolce, romantica, quasi umana, dell’uomo che
pensava di conoscere.
Voyez comme ils
dansent si chiude con il pensiero e l’immagine su Vic, sul
suo balletto aereo insieme alle riprese aeree del Canada, e lo
spettatore resta a vedere come, loro due insieme, l’uomo e la
natura, danzano.
I PREMI ASSEGNATI DALLA
GIURIA INTERNAZIONALE – Una giuria internazionale presieduta da
Ennio Morricone e composta da Susanne Bier, Roberto Bolle, Carmen
Chaplin, David Puttnam, Pierre Thoretton, Debra Winger ha giudicato
i film in concorso nella Selezione Ufficiale. La giuria
internazionale ha assegnato il: