André 3000, al secolo André
Lauren Benjamin, vestirà i panni infuocati di Jimi Hendrix nel
film All Is By My Side, dedicato all’indimenticabile cantante e
chitarrista scomparso nel 197o dopo aver lasciato
Hunger Games…ecco la parodia!
Dark Shadows – Intervista a Tim Burton e Johnny Depp!
Ecco le interviste a Tim Burton e Johnny Depp, accompagnate da una featurette sul film. Tim Burton porta la serie cult “Dark Shadows” sul grande schermo in un film caratterizzato da un cast stellare, guidato da Johnny Depp, Michelle Pfeiffer e Helena Bonham Carter.
Nell’anno 1752, Joshua e Naomi Collins, insieme al loro giovane figlio Barnabas, salpano da Liverpool, Inghilterra, per cominciare una nuova vita in America. Ma anche un oceano non basta per sfuggire alla misteriosa maledizione che affligge la famiglia. Due decadi passano e Barnabas ha il mondo ai suoi piedi, o almeno la città di Collinsport, Maine. Barnabas, signore di Collinwood Manor, è ricco, potente e un esperto playboy, finché non commette il terribile errore di spezzare il cuore di Angelique Brouchard (Eva Green). Una strega in tutti i sensi, Angelique lo condanna a un destino peggiore della morte, trasformandolo in vampiro e seppellendolo vivo.
Due secoli più tardi, Barnabas viene liberato involontariamente dalla sua tomba ed emerge nel diversissimo mondo del 1972. Tornato a Collinwood Manor, scopre che la sua un tempo grande proprietà è caduta in rovina. Ciò che rimane della famiglia Collins se la passa poco meglio, e ciascuno nasconde oscuri segreti. La matrona Elizabeth Collins Stoddard (Michelle Pfeiffer) ha chiamato la psichiatra Julia Hoffman (Helena Bonham Carter) a vivere con loro per aiutarli a risolvere i problemi di famiglia.
Nel maniero vivono anche il fratello combina guai di Elizabeth, Roger Collins (Jonny Lee Miller), la sua ribelle figlia teenager Carolyn Stoddard (Chloe Moretz) e il precoce figlio di dieci anni di Roger, David Collins (Gulliver McGrath). Il mistero va oltre la famiglia, fino al custode Willie Loomis, interpretato da Jackie Earle Haley, e alla nuova tata di David, Victoria Winters, interpretata da Bella Heathcote
Cosmopolis – Trailer Italiano
Dark Shadows – Prima clip con Johnny Depp
The Amazing Spider-Man: ecco tre poster giapponesi!
Mancano ormai meno di due mesi al debutto in sala di The Amazing Spider-Man e la campagna pubblicitaria infuria. Vi presentiamo tre charachter poster nipponici – l’uscita in Giappone è prevista per il 30 giugno – dell’attessimo film sull’Uomo Ragno. Diretto da Marc Webb, The Amazing Spider-Man toccherà le sale USA il 3 luglio, approdando in Italia il giorno successivo. Nel cast figurano, tra i tanti, Andrew Garfield, Emma Stone, Rhys Ifans, Denis Leary, Campbell Scott, Martin Sheen e Sally Field. Ecco i tre poster, dedicati a Peter Parker/Spider-Man (Garfield), Gwen Stacy (Emma Stone) e al Dr. Curt Connors (Rhys Ifans).
Fonte: Latino Review
Catherine Zeta-Jones e Byung-Hun Lee nel sequel di RED
Catherine Zeta-Jones e Byung-Hun Lee, Storm Shadow nel franchise G.I. Joe, entrano ufficialmente nel cast del sequel di RED, raggiungendo i confermatissimi Bruce Willis , Helen Mirren, Morgan Freeman e John Malkovich. La regia di questo secondo capitolo è stata affidata a Dean Parisot (Galaxy Quest), mentre del primo si era occupato Robert Schwentke; confermati invece alla sceneggiatura i fratelli Erich e Jon Hoeber, autori dello script di Battleship. L’uscita di RED 2 è prevista per il 2 agosto 2013.
Fonte: Worstpreviews
La Columbia pensa già a I Puffi 3!
Ai Taviani il Nastro d’Argento 2012
Roman Polanski dirigerà un film sull’Affare Dreyfus
The Counselor: Cameron Diaz sostituisce Angelina Jolie
Il Cavaliere Oscuro – il Ritorno: nuova foto di Bane
Molto forte, incredibilmente vicino: recensione del film di Stephen Daldry
Uscito il 20 gennaio negli Usa, candidato all’Oscar 2012 come miglior film, programmato qui in Italia per marzo e poi slittato al 23 maggio, finalmente arriva nei nostri cinema Molto forte, incredibilmente vicino, il film drammatico diretto da Stephen Daldry e tratto dal bellissimo e omonimo romanzo di Jonathan Safran Foer.
Molto forte, incredibilmente vicino: la trama
Il piccolo Oskar è un bambino strano, ha paura di ogni cosa, ha difficoltà a parlare con gli estranei, ama il padre sopra ogni cosa e solo con lui ha un rapporto speciale, fatto di indovinelli, ricerche e spedizioni, piccoli sotterfugi che il padre utilizza per spingere il figlio a non aver paura del mondo. La tragedia dell’11 settembre però strapperà alla vita il papà di Oskar, lasciandolo nella disperazione più totale dal momento che il ragazzino non riesce a trovare un senso all’attentato e alla morte del padre. Ad un anno dal “giorno peggiore”, così come Oskar lo ha ribattezzato, lui trova una chiave negli oggetti del padre e decide di andare alla ricerca della serratura che quella chiave apre, convinto che quello sia il senso della morte del padre e l’ultimo messaggio che ha voluto lasciargli.
Avvincente e tragico
Molto forte, incredibilmente vicino si annuncia già vincente, per pochi e semplici elementi che lo caratterizzano: il protagonista bambino, uno straordinario Thomas Horn; una tragedia sconvolgente e coinvolgente sullo sfondo della vicenda; attori del calibro di Tom Hanks, Sandra Bullock e Max Von Sydow a fare da comprimari; un regista che sa il fatto suo. Stephen Daldry, che con Molto Forte Incredibilmente Vicino colleziona la sua quarta nomination agli Oscar su quattro film realizzati, propone un film che non si crogiola nel ricatti emotivo e nella sofferenza gratuita, ma che risulta sinceramente drammatico e coinvolgente, condotto con un’eleganza tale da rendere New York non solo bellissima, ma anche luminosa, opprimente e sconcertante a seconda dello stato d’animo del protagonista.
Un ragazzino, questo Thomas Horn, che promette di avere un bel futuro al cinema, considerati i suoi enormi occhi tristi e la sua impressionante bravura; ma dopotutto Daldry non è nuovo alla collaborazione con giovani attori, dal momento che con Billy Elliot ha fatto di Jamie Bell una rivelazione cinematografica e di se stesso uno dei migliori registi della sua generazione. Ma è la potenza emotiva della storia a realizzare in questo film la vera quadratura del cerchio, la caratterizzazione dei personaggi, la misteriosa presenza del personaggio interpretato da Max Von Sydow e il dolore, la ferita aperta per un evento che ha spaccato il cuore di una Nazione, un dolore ancora fresco nonostante i 10 anni trascorsi dal quel “giorno peggiore”.
Interessante la partitura realizzata da Alexander Desplat, che in questo film sembra aver preso lezioni da Philip Glass, già collaboratore di Daldry in The Hours; il risultato è una colonna sonora coinvolgente e poetica, che accompagna le immagini e i movimenti di macchina, raccontando con una quarta dimensione la ricerca di senso che Oskar vuole portare a termine a tutti i costi. Se proprio il film ha un difetto, questo va cercato nell’estrema lunghezza, nell’indugiare troppe volte su piani e inquadrature che ne dilatano oltre modo la durata, ben 2 ore e 9 minuti. Molto Lungo Incredibilmente Commovente.
Robert De Niro nel cast di Last Vegas
Confermata la presenza dell’attore al
fianco di Michael Duglas nel prossimo film di Jon
Turtletaub.
Commedia dai cliché collaudati, Last Vegas racconterà le peripezie di quattro amici alle prese
Chloë Grace Moretz potrebbe diventare una zombie
La giovane Chloë Grace Moretz potrebbe partecipare a Maggie, uno zombie movie in cui una ragazzina di 16 anni viene infettata. La Moretz non è ancora definitivamente legata al progetto ma a nostroavviso potrebbe essere la scelta giusta per un ruolo del genere.
Chloe ha fatto breccia ad Hollywood grazie al suo ruolo di vampirella in Bloody Story e da oggi è al cinema con Dark Shadows, ultimo film di Tim Burton, in cui ha di nuovo a che fare con i vampiri.
Fonte: Collider
I Puffi 2: ecco il logo ufficiale
Dopo lo straordinario successo al botteghino ottenuto da I Puffi, era inevitabile che la Sony decidesse di realizzare un sequel del film, I Puffi 2, e così ecco arrivare il primo logo ufficiale dedicato ai piccoli omini blu.
Raja Gosnell, che aveva
già diretto il primo film, ritornerà alla regia e nel cast ci
saranno Sofia Vergara, Jonathan Winters, Alan Cumming, Fred
Armisen, George Lopez, Anton Yelchin e John Oliver.
I
Puffi 2 dovrebbe uscire negli USA il 31 agosto
2013.
Chloe Grace Moretz maniaco anni ’80
Ecco le prime fotografie ufficiali del film Maniac, un remake di un horror anni ’80 che vede protagonista Elijah Wood. Il giovane attore, che ha raggiunto il successo planetario con il ruolo di Frodo Baggins
Prometheus: tante nuove foto
Sembra che i protagonisti di Prometheus si siano proprio divertiti a realizzare questo nuovo photoshoot per Entertainment Weekly. Charlize Theron, Michael Fassbender e Noomi Rapace sono a loro agio nelle tute spaziali che ha fatto loro indossare Ridley Scott, e così non si sottraggono all’obbiettivo, in scena e fuori.
Ecco li qui insieme agli altri componenti del cast e al regista:
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Ricordiamo nel cast del film Prometheus diretto da Ridley Scott troviamo Michael Fassbender, Idris Elba, Charlize Theron, Noomi Rapace, Guy Pearce, Logan Marshall-Green, Sean Harris, Rafe Spall.
Nel film Un gruppo di scienziati è in viaggio verso un lontano pianeta alla ricerca delle origini dell’uomo. Gli astronauti, però, entrano in contatto con un’entità che potrebbe causare l’estinzione della razza umana.
Mario Sesti direttore editoriale del TaorminaFilmFest
Emily Blunt: come si vince mobbizzando l’eroina
Emily Blunt – Da una parte c’è un mostro sacro come Meryl Streep, terribile Miranda Priestly, tirannica direttrice di una prestigiosa rivista di moda, e dall’altra c’è Anne Hathaway, la dolce idealista giornalista Andy Sachs: in mezzo, c’è l’altra segretaria di redazione, acida e scostante, con una certa tendenza al mobbing, Emily, interpretata da Emily Blunt, classe 1983, che con Il diavolo veste Prada, nel 2006 ottiene il primo ruolo che la fa notare, ingrato sulla carta, ma che l’attrice riesce a rendere ottimamente, tanto che uscendo dal cinema la si ricorda e non solo per la sua antipatia.
Inglese, volto che sembra uscito da un quadro dell’Ottocento ma che non le impedisce di essere ottima in ruoli moderni, Emily segue studi di recitazione, fa molto teatro e un po’ di televisione, tra cui un telefilm su Poirot da Agatha Christie e uno sceneggiato su Enrico VIII. Il primo grosso ruolo da protagonista al cinema è in un film molto amato nei festival, soprattutto quelli a tematica omosessuale, e cioè My summer of love, del 2004, di Helen Cross, amore tra due ragazze che provengono da due ambienti sociali differenti.
Nel 2006, oltre a Il diavolo veste Prada, Emily Blunt interpreta anche il thriller Le verità negate, dove si trova a lavorare con Sam Neill e Susan Sarandon, nel ruolo della presunta figlia di una donna di mezz’età che torna dal passato con oscuri e inquietanti scopi, in una variante comunque efficace del tema della famiglia normale minacciata dal nemico esterno.
Emily Blunt: come si vince mobbizzando l’eroina
Nel 2007 Emily Blunt è una ragazza in fuga da una tormenta di neve nell’horror Wind chill, rimane coinvolta nelle lotte di potere de La guerra di Charlie Wilson dove incontra Tom Hanks e Julia Roberts, lavora con Juliette Binoche nella commedia romantica L’amore secondo Dan e soprattuttto è coprotagonista e membro di un gruppo di lettura su Jane Austen ne Il club di Jane Austen, film che la consacra definitivamente.
Il resto è storia recente e dimostra come Emily Blunt non voglia incasellarsi in un solo tipo di film: è infatti la giovane regina Vittoria in The Young Victoria, sontuoso film in costume uscito in Italia solo per il mercato dell’home video, una ladra sgangherata nello spassoso Wild Target, la romantica fidanzata dell’Uomo Lupo in Wolfman accanto a Benicio del Toro, la principessa di Lilliput ne I fantastici viaggi di Gulliver, una sconosciuta sul treno con cui costruire un futuro possibile nell’interessante pellicola fantascientifica I guardiani del destino, la segretaria di Miss Piggy nell’ultimo film dei Muppet.
La stiamo per vedere o la vedremo presto nella commedia psicologica Il pescatore di sogni, per la regia di Lasse Hallstromm, a fianco di Ewan Mc Gregor e Kristin Scott Thomas e in un altro film di fantascienza, Looper, con Bruce Willis, per una storia che rievoca Terminator, e poi più avanti in Arthur Newman, Golf Pro con Colin Firth e di nuovo Anne Hathaway, e in All you need is kill, di nuovo cinema di fantascienza con alieni, con Tom Cruise.
Non male comunque per una ragazza inglese che si era fatta notare mobbizzando l’eroina della vicenda.
Ratatouille: recensione del film Disney Pixar
La recensione del film d’Animazione Ratatouille della Disney Pixar diretto da Brad Bird e Jan Pinkava. Voci originali di Patton Oswalt (Rémy), Lou Romano (Alfredo Linguini), Janeane Garofalo (Colette Tatou), Peter Sohn (Émile), Brad Garrett (Auguste Gusteau), Ian Holm (Skinner), Brian Dennehy (Django), Peter O’Toole (Anton Ego).
La trama
Il topino Rémy sembra non essere intenzionato ad accettare la propria natura di roditore, magari rovistando per tutta la vita nella spazzatura. Vuole sfruttare il suo straordinario olfatto per creare delle vere e proprie opere d’arte con il cibo, proprio come il suo idolo umano, lo chef Auguste Gusteau. Sullo sfondo di un’affascinate Parigi, Rèmy giungerà al ristorante appartenuto a Gusteau e verrà coinvolto nelle vicende di un goffo sguattero: Alfredo Linguini. Tra i due nascerà un’amicizia che affonderà le sue radici nell’arte della cucina e nella volontà di far rinascere il ristorante di Gesteau, contrastando il malizioso chef Skinner e conquistando le papille gustative del critico Anton Ego.
L’analisi del film
Dopo l’Oscar al miglior film d’animazione con Gli Incredibili, Brad Bird replica questo successo con Ratatouille. Solo dopo averlo visto abbiamo la certezza che Ratatouille riprende la definizione di film d’animazione per eccellenza, non solo per l’accuratezza degli effetti digitali, ma anche per un’avventura che si adatta alla visione degli adulti, oltre che dei bambini.
Ratatouille è il film d’animazione per eccellenza
Il soggetto della storia era stato sviluppato da Jan Pinkava, successivamente sostituito da Bird che vi apportò modifiche insieme a Jim Capobianco (noto per Il gobbo di Notre Dame, Il re leone, Mosters & Co e Alla ricerca di Nemo), Emily Cook e Kathy Greenberg. Il risultato è una storia avvincente che non stanca mai lo spettatore, grazie ad una sceneggiatura che, oltre alla sua innocenza e semplicità, lascia spazio a interessanti tematiche: il difficile ingresso delle donne nel mondo dell’alta cucina, come lamenta il personaggio di Tony Colette; la separazione e l’emancipazione dalla famiglia; la fiducia nelle proprie capacità per realizzare un sogno.
A completare il quadro ci sono le particolarità dell’animazione. I personaggi umani, seppur lontani dal reale aspetto antropico, sono resi alla perfezione grazie a complesse espressioni facciali; i topi vengono realizzati nei dettagli più minuziosi pur mantenendo la caratterizzazione animata. Inoltre gli sviluppatori, primo fra tutti Brad Bird, hanno frequentato corsi di cucina (tra cui il ristorante di Thomas Keller, l’inventore della ratatouille), per riuscire a riprodurre una grande varietà di piatti. Il loro duro lavoro non si è fermato qui, basti pensare alla complessa scenografia che ha come soggetto Parigi: per realizzarla c’è stato bisogno di foto e riproduzioni di strade ed edifici riprese dalla città e rese all’altezza del protagonista Rémy.
Queste non sono altro che peculiarità aggiunte alla meraviglia che ci coglie con la visione di Ratatouille. La vicenda non è mai statica, ci lascia incollati alla poltrona per circa un’ora e un quarto, senza mai stancarci. Le peripezie del topolino e dello sbadato Linguini nascondono dietro la loro comicità una morale che dimentichiamo spesso durante la nostra vita: così come il mondo della cucina può risultare totalmente estraneo a chi in realtà è in grado di riuscire nel campo, così qualsiasi altro sogno può divenire raggiungibile grazie alla determinazione. È proprio con questa lezione che il finale del film ci lascia, mentre pensiamo di correre a casa per sperimentare ricette su ricette.
X-men – conflitto finale: recensione del film con Hugh Jackman
X-men – conflitto finale è il terzo capitolo della saga sui mutanti al cinema ed è diretto da Brett Ratner. Nel cast ritornano i protagonisti Hugh Jackman, Patrick Stewart, Ian McKellen, Halle Berry, James Marsden, Famke Janssen, Anna Paquin, Kelsey Grammer, Rebecca Romijn, Shawn Ashmore, Ellen Page, Ben Foster, Aaron Stanford, Daniel Cudmore, Vinnie Jones
X-men – conflitto finale, la trama: Il mondo dei mutanti è destinato a dividersi di nuovo, questa volta per l’avvento di una cura, portata da un bambino speciale che ha il dono di annullare il gene mutante. Per alcuni costituirà la possibilità di integrarsi e non essere più perseguitati; per altri questa non è altro che un’ennesima minaccia alla razza mutante. Così la pensa Magneto che deciderà di organizzarsi con un esercito. Intanto nella scuola di Xavier le lezioni continuano, ma Wolverine si ritrova a fare il supplente di Ciclope, ancora sconvolto dalla morte di Jean. Non si darà pace e intraprenderà un viaggio ad Alkali Lake per vegliare sulla tomba dell’amata. Inaspettatamente Jean Grey, ora Fenice, risorgerà dalle acque per ritrovarsi con Ciclope.
Qualcosa va storto e Wolverine e Tempesta accorrono trovando Jean svenuta. Si scoprirà che sono stati proprio i suoi poteri a salvarla, ma saranno troppo potenti per essere controllati di nuovo dal professor Xavier. Magneto non si farà sfuggire l’occasione di arruolare la Fenice nella sua guerra contro gli umani e la loro cura.
X-men – conflitto finale, l’analisi
X-men – conflitto finale doveva essere ispirato alla Saga di Fenice Nera di John Byrne e Chris Claremont e alla saga Talenti di Joss Whedon e John Cassady. A quanto pare Bryan Singer, che aveva ormai preso il ritmo nei film degli X-men, ha abbandonato la produzione per un altro supereroe: Superman della DC Comics. Viene chiamato Brett Ratner (conosciuto per Rush Hour e Red Dragon) che, insieme a Zac Penn e Simon Kinberg, riscrive la sceneggiatura stravolgendola non poco. Il risultato non può essere che disastroso per l’accozzaglia di personaggi e di storie che si intrecciano in modo mediocre.
Degne di nota sono le
scene d’azione che contribuirebbero a considerare la produzione
come un film dell’omonimo genere, ben lontano e distinto dal
fumetto. Ratner non si attiene alla storia e, oltre alla storia
della Fenice, vi aggiunge la trama della cura che più
avanti prevarrà in X-men – conflitto finale. Non
possiamo far altro che rimpiangere le scelte che Singer ha
confessato di aver pensato per questo terzo capitolo: il
personaggio di Ciclope prevedeva una più consistente
partecipazione, come non è avvenuto nei precedenti film; il ruolo
della Fenice era centrale e prevedeva una sua totale indifferenza
alla guerra in atto tra mutanti e umani, per poi arrivare al finale
del film in cui Jean Grey avrebbe scelto di andarsene,
diventando un’entità superiore. Elementi che forse avrebbero
migliorato la qualità della produzione.
Neanche il dilemma morale e la tematica sociale del problema mutanti, su cui si erano basate le precedenti pellicole, riesce a emergere il questo terzo capitolo. Tra i difetti che riscontriamo vi sono i ruoli di Hugh Jackman (Wolverine) e Halle Berry (Tempesta) che, pur riportando una più che adeguata interpretazione, divengono protagonisti insensati della vicenda. Persino Patrick Stewart (Xavier) e Ian McKellen (Magneto), ormai a loro agio nei panni dei personaggi interpretati, risentono di un totale accantonamento della loro caratterizzazione. Famke Janssen (Jean Grey/ Fenice) si muove bene nella sua interpretazione, ma ancora una volta paga la superficialità con cui vengono trattati i personaggi. Gli altri mutanti come Rogue (Anna Paquin), L’uomo Ghiaccio (Shawn Ashmore), Colosso (Daniel Cudmore), la Bestia, Kitty Pride (Ellen Page), Mystica (Rebecca Romijn), Fenomeno (Vinnie Jones) sono solo ombre con cui il pubblico non riesce a familiarizzare.
Forse il pubblico che non ha particolari aspettative potrà giudicarlo un buon film d’azione, mentre i fan del fumetto non saranno soddisfatti di come si è conclusa la saga X-men, dato che ha rischiato di essere inghiottito dal baratro che aveva già coinvolto il franchise di un altro personaggio dei fumetti: Batman.
Another Earth: recensione del film di Mike Cahill
Mike Cahill, documentarista, fa il suo esordio alla regia con Another Earth, portandosi dietro l’essenzialità del suo retaggio e un tocco delicato e attento, raccontando un dramma sci-fi dai toni delicati ed essenziali.
In Another Earth Rhoda Williams (Brit Marling) è una studentessa brillante che di ritorno da una festa con amici, sta guidando e vede in cielo un pianeta molto vicino alla Terra. Mentre è distratta, si scontra con un’altra macchina e uccide due membri della famiglia al suo interno. A seguito dell’incidente la giovane donna viene condannata a quattro anni di carcere, ma quando esce il senso di colpa la porta a voler incontrare l’unico superstite di quella disgraziata famiglia, il compositore John Burroughs (William Mapother). Ma il pianeta misterioso che ha attirato l’attenzione di Rhoda è ancora visibile e anzi, si sta avvicinando alla Terra. Si tratta di un pianeta “specchio” , su cui ognuno degli abitanti della Terra ha un corrispettivo, un gemello che conduce una vita parallela alla nostra. La cosa non sfugge ai media, e presto il “caso” genera anche un concorso in cui il vincitore potrà visitare lo strano pianeta, Terra 2. Rhoda considera la possibilità di visitarlo per scoprire che tipo di vita sta vivendo il suo “specchio” nella Terra “alternativa”. Intanto, il suo avvicinarsi a John crea una relazione sempre più intima tra la ragazza e il compositore, che ne ignora la vera identità.
Another Earth, il film
Another Earth si rivela essere estremamente delicato, essenziale e sospeso in un’atmosfera impalpabile. La bella protagonista, anche co-sceneggiatrice insieme al regista, cammina in questa desolata cittadina, cercando di controllare e far zittire il suo senso di colpa che non le da tregua. Ci prova con il confronto con la sua vittima, ma anche lui appare inconsolabile. La colpa e la redenzione dunque, un argomento che non smette mai di risultare affascinante, specie se trattato con la delicatezza che ha dimostrato di avere Cahill. Straordinaria l’interpretazione del caratterista William Mapother nel dolente ruolo di un uomo distrutto dalla tragicità della sua vita, e proprio lui, insieme alla Marling, sono i principali fautori della buona riuscita del film.
Anche la colonna sonora, del gruppo newyorkese Fall On Your Sword, aiutano a costruire l’atmosfera tesa di un’anima sempre in attesa di qualcosa o qualcuno che riesca a sollevarla dalla tremenda morsa della colpa. La scenografia è scarna, la fotografia sgranata, tutto intorno ai protagonisti appare rarefatto come per convogliare l’attenzione solo su di loro e sulla loro vicenda, e in secondo piano su questo pianeta che condiziona gli animi e che si rivelerà la soluzione alla sofferenza, alla solitudine e all’alienazione a cui condanna un mondo ingiusto.
Per quanto tempo è comparso sullo schermo ogni Vendicatore?
Ribelle – The Brave: un video promozionale
Bonnie Wright diventa regista e va a Cannes
Uno shakespeariano tra i supereroi: Tom Hiddleston
Tom Hiddleston – E’ alto, almeno 1.87 stando a IMDb, è gentile, ha un fisico da modello (lo è stato), ha sguardo acuto e intelligente, voce profonda e suadente, portamento regale.
Di mestiere fa l’attore, ma pochi ad oggi lo riconoscerebbero se lo incrociassero per strada: è Tom Hiddleston, inglese doc e attore 30enne che ha cominciato la sua scalata al successo dopo anni di gavetta nei teatri londinesi.
Oggi, guardando bene i profondi occhi di Tom, lo si potrebbe riconoscere sul grande schermo mentre interpreta il super cattivo Loki, villain di The Avengers, il cine-fumetto targato Marvel Studios che imperversa dal 25 aprile nelle sale cinematografiche italiane. Ma la storia di Thomas William Hiddleston parte da molto lontano, dal 2005, quando si diplomò alla Royal Academy of Dramatic Art e da lì cominciò la sua carriera d’attore, divisa tra piccole parti al cinema e tanto teatro, quello inglese, con la “T” maiuscola. Nel 2007 prende parte alla piccola produzione di Unrelated, film inglese completamente girato qui da noi a Siena, 2008 invece affianca nientemeno che Kenneth Branagh, considerato l’erede di Laurence Olivier, nella serie tv Wallander, ma l’anno della svolta è il 2011.
Tom Hiddleston: uno shakespeariano tra i supereroi
Il nostro bel Tom prende parte a ben quattro film, molto diversi ma molto importanti per la sua formazione e la sua fama successiva. Il primo della lista è Thor, il film tratto dall’omonimo fumetto incentrato sul Dio del Tuono, e in cui il nostro interpreta Loki, fratellastro malefico del biondo e buono Thor. C’è da dire, in merito a questa scelta, che molti fattori hanno influito sulla scelta di Tom per questo ruolo così complesso: Loki è quello che si definisce un personaggio shakespeariano, con i tormenti e le lacerazioni interiori di un Amleto o di un Macbeth. Nonostante il film sia promosso con riserva, Hiddleston regala al suo cattivo un ritratto coinvolgente e toccante, degno di un eroe da tragedia greca. Sempre nel 2011 Tom è protagonista di The Deep Blu Sea, elegantissimo film inglese in cui recita accanto alla talentuosa e bellissima Rachel Weisz, presto in uscita qui in Italia e poi per due dei registi più importanti del panorama cinematografico mondiale: Woody Allen e Steven Spielberg.
Per Allen, Tom diventa nientemeno che F. Scott Fitzgerald in Midnight in Paris. Hiddleston è straordinariamente convincente e divertente nei panni di inizio secolo del famosissimo romanziere americano. Per Spielberg invece Tom si presta ad interpretare il piccolo ruolo del Capitano Nicholls in War Horse, uscito in Italia nei primi giorni di Febbraio 2012. Il vero salto di qualità per Tom però è avvenuto proprio ora, con The Avengers, in cui riprende il ruolo del super cattivo Loki e si schiera contro i Vendicatori della Marvel: il fratellastro Thor, Captain America, Iron Man e Occhio di Falco.
Se sia questa la volta buona per Tom di spiccare il volo verso Hollywood non ci è dato saperlo, sembra invece che l’attore sia fortemente ancorato alle sue origini teatrali, dal momento che sta girando Henry V e Henry IV per la Tv inglese. Quando incontra i fan è generoso, quando incontra i giornalisti lo è ancora di più, forse consapevole dell’effetto che la sua voce ha sulle persone, Tom Hiddleston rappresenta la generazione di attori capaci e affascinanti, che senza mai rinunciare alla professionalità, riesce ad affascinare con uno sguardo. Perfetto erede della scuola inglese.
La fuga di Martha: recensione del film con Elisabeth Olsen
Quando un titolo è fondamentale. Quando quattro parole messe all’inizio del film ne alterano la lettura e la comprensione. E’ il caso de La fuga di Martha, film incredibile diretto da Sean Durkin, premiato per la regia al Sundance, e causa della scoperta della strepitosa Elizabeth Olsen, la sorella talentuosa delle più famose gemelle.
Il titolo a cui si accennava all’inizio è quello originale del film, Martha Marcy May Marlene, ovvero tre nomi, tre identità di una ragazza che, straziata dalla vita, soffre di manie di persecuzione ai limiti della schizofrenia a causa di una convivenza di due anni in una setta religiosa, in cui era sottoposta alle attenzioni non del tutto gradite di Patrick, il leader del gruppo, interpretato da un sempre straordinario John Hawkes.
La sua vera identità, quella anagrafica è Martha, una ragazza orfana che ha vissuto l’infanzia con la zia e con una sorella apprensiva, Lucy; Marcy May è il nome che le da Patrick nella comunità, un nome che a detta sua le si addice, ma che la farà staccare dalla realtà e la convincerà che quello che dice il suo mentore è giusto e puro; Marlene è la ragazza senza identità, una specie di nome in codice che le ragazze della comunità si danno quando rispondono al telefono della casa comune, un nome che le accomuna e che allo stesso tempo le accomuna e le estranea da se stesse, che le rende uguali tra loro. Martha riesce a trovare la forza di scappare, a ritrovare la sorella e ad iniziare con lei un percorso di cura per la propria mente e la propria anima, ma non prima di aver provato quanto la vita in quella specie di comunità l’abbia traviata dalla normalità.
Elizabeth Olsen regge da sé tutto il film La fuga di Martha dando straordinaria prova della sua duttilità espressiva, che probabilmente in originale è accompagnata da toni di voce differenti per ogni momento. La regia è discreta, narrativa, ma allo stesso tempo molto incentrata su di lei, la ragazza persa, quasi interrotta, che nel bel mezzo della sua formazione da adulta, ha trovato una compagnia che l’ha staccata da sé; tutt’altro lavoro vogliono fare con lei la sorella Lucy (Sarah Paulson) e suo cognato (Hugh Dancy) che invece sono ben piantati nella realtà quotidiana e vogliono che lei pensi al futuro. Niente di più assurdo per una giovane donna spezzata dall’interno, deviata da se stessa.
La fuga di Martha è un film che va digerito, assorbito e compreso, un film di non semplice lettura che lascia aperti molti interrogativi sulla società, sul ruolo della famiglia e sulla capacità del singolo di prendere decisioni, ma resta prima di tutto il racconto di una vita e di una individualità perduta.
Django Unchained: Kurt Russell e Sacha Baron Cohen abbandonano il cast!
Perdite a sorpresa per il cast di Django Unchained. Dopo Kevin Costner anche Kurt Russell ha deciso di lasciare il ruolo del cattivo Ace Woody. La produzione è nuovamente alla ricerca del cattivo. Oltre a Russell, è arrivata anche la notizie che Sacha Baron Cohen ha dovuto rinunciare al suo piccolo ruolo nel film, a causa di impegni lavorativi sopraggiunti. Il film uscirà negli USA il 25 dicembre, il 4 gennaio in Italia.
Il pescatore di sogni: recensione del film con Ewan McGregor
Quello che succede ad un uomo ordinario che viene catapultato suo malgrado in mezzo ad un’impresa straordinaria e un po’ folle. Questo potrebbe essere un breve e significativo commento a Il Pescatore di Sogni, la commedia romantica inglese diretta da Lasse Hallstrom e tratta dal romanzo Salmon fishing in the Yemen.
In Il Pescatore di sogni Ewan McGregor è Alfred Jones e lavora per il Ministero della Pesca e dell’Agricoltura. Emily Blunt è la signorina Harriet Chetwode-Talbot assistente di un ricco sceicco yemenita che vuole trapiantare la pesca al salmone nel suo Paese. Kristin Scott Thomas è Patricia Maxwell, portavoce del Governo britannico e alla disperata ricerca di una notizia che possa gettare una luce positiva sui rapporti tra Regno Unito e Medio Oriente. Le tre vite di questi personaggi collideranno burrascosamente e si concentreranno nella realizzazione di un progetto folle e visionario.
La sceneggiatura di Il pescatore di sogni è firmata da Simon Beaufoy è il punto forte del film: brillante, divertente, che ben caratterizza i personaggi e li colloca alla perfezione in una storia che sebbene dall’inizio sia prevedibile, non manca di fascino. Merito soprattutto del personaggio dello Sciecco, interpretato splendidamente da Amr Waked (Syriana), e che scardina il cliché del ricco uomo orientale preso dalla sua ricchezza e dalle sue mogli e ne fa un uomo di fede, in cerca di un misticismo e all’inseguimento di una visione di grandezza per il suo popolo. A lui si contrappone un impiegato banale, grigio e con la testa sulle spalle, un McGregor che si conferma ottimo interprete e ritrae un uomo tenero e inconsapevolmente insoddisfatto che scardinerà la propria vita per seguire un’emozione mai provata prima.
Anche Emily Blunt conferma il suo talento anche se forse messo al servizio di un personaggi meno interessante. Grandissima prova per la Thomas che invece mette in scena una donna solida, senza scrupoli nel lavoro così come è attenta nella vita dei suoi figli e di suo marito. Forse dietro al suo cinismo e al suo linguaggio non proprio british si nasconde una critica all’attività della stampa e alla manipolazione dei media, ma poco importa, dal momento che la Maxwell è il principale veicolo di comicità del film e si contrappone al tema romantico affidato alla coppia Blunt – McGregor.
Il pescatore di sogni racconta di un sogno, dell’importanza di un progetto nella vita e delle scelte che si compiono per realizzare proprio quei sogni che ci guidano; è un film romantico e ironico, sicuramente melenso in alcune scelte, ma ben confezionato e ben raccontato da un regista che padroneggia alla perfezione questi elementi narrativi.