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Uno shakespeariano tra i supereroi: Tom Hiddleston

Uno shakespeariano tra i supereroi: Tom Hiddleston

Tom Hiddleston – E’ alto, almeno 1.87 stando a IMDb, è gentile, ha un fisico da modello (lo è stato), ha sguardo acuto e intelligente, voce profonda e suadente, portamento regale.

Di mestiere fa l’attore, ma pochi ad oggi lo riconoscerebbero se lo incrociassero per strada: è Tom Hiddleston, inglese doc e attore 30enne che ha cominciato la sua scalata al successo dopo anni di gavetta nei teatri londinesi.

Oggi, guardando bene i profondi occhi di Tom, lo si potrebbe riconoscere sul grande schermo mentre interpreta il super cattivo Loki, villain di The Avengers, il cine-fumetto targato Marvel Studios che imperversa dal 25 aprile nelle sale cinematografiche italiane. Ma la storia di Thomas William Hiddleston parte da molto lontano, dal 2005, quando si diplomò alla Royal Academy of Dramatic Art e da lì cominciò la sua carriera d’attore, divisa tra piccole parti al cinema e tanto teatro, quello inglese, con la “T” maiuscola. Nel 2007 prende parte alla piccola produzione di Unrelated, film inglese completamente girato qui da noi a Siena, 2008 invece affianca nientemeno che Kenneth Branagh, considerato l’erede di Laurence Olivier, nella serie tv Wallander, ma l’anno della svolta è il 2011.

Tom Hiddleston: uno shakespeariano tra i supereroi 

Il nostro bel Tom prende parte a ben quattro film, molto diversi ma molto importanti per la sua formazione e la sua fama successiva. Il primo della lista è Thor, il film tratto dall’omonimo fumetto incentrato sul Dio del Tuono, e in cui il nostro interpreta Loki, fratellastro malefico del biondo e buono Thor. C’è da dire, in merito a questa scelta, che molti fattori hanno influito sulla scelta di Tom per questo ruolo così complesso: Loki è quello che si definisce un personaggio shakespeariano, con i tormenti e le lacerazioni interiori di un Amleto o di un Macbeth. Nonostante il film sia promosso con riserva, Hiddleston regala al suo cattivo un ritratto coinvolgente e toccante, degno di un eroe da tragedia greca. Sempre nel 2011 Tom è protagonista di The Deep Blu Sea, elegantissimo film inglese in cui recita accanto alla talentuosa e bellissima Rachel Weisz, presto in uscita qui in Italia e poi per due dei registi più importanti del panorama cinematografico mondiale: Woody Allen e Steven Spielberg.

Per Allen, Tom diventa nientemeno che F. Scott Fitzgerald in Midnight in Paris. Hiddleston è straordinariamente convincente e divertente nei panni di inizio secolo del famosissimo romanziere americano. Per Spielberg invece Tom si presta ad interpretare il piccolo ruolo del Capitano Nicholls in War Horse, uscito in Italia nei primi giorni di Febbraio 2012.  Il vero salto di qualità per Tom però è avvenuto proprio ora, con The Avengers, in cui riprende il ruolo del super cattivo Loki e si schiera contro i Vendicatori della Marvel: il fratellastro Thor, Captain America, Iron Man e Occhio di Falco.

Se sia questa la volta buona per Tom di spiccare il volo verso Hollywood non ci è dato saperlo, sembra invece che l’attore sia fortemente ancorato alle sue origini teatrali, dal momento che sta girando Henry V e Henry IV per la Tv inglese. Quando incontra i fan è generoso, quando incontra i giornalisti lo è ancora di più, forse consapevole dell’effetto che la sua voce ha sulle persone, Tom Hiddleston rappresenta la generazione di attori capaci e affascinanti, che senza mai rinunciare alla professionalità, riesce ad affascinare con uno sguardo. Perfetto erede della scuola inglese.

La fuga di Martha: recensione del film con Elisabeth Olsen

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La fuga di Martha: recensione del film con Elisabeth Olsen

Quando un titolo è fondamentale. Quando quattro parole messe all’inizio del film ne alterano la lettura e la comprensione. E’ il caso de La fuga di Martha, film incredibile diretto da Sean Durkin, premiato per la regia al Sundance, e causa della scoperta della strepitosa Elizabeth Olsen, la sorella talentuosa delle più famose gemelle.

Il titolo a cui si accennava all’inizio è quello originale del film, Martha Marcy May Marlene, ovvero tre nomi, tre identità di una ragazza che, straziata dalla vita, soffre di manie di persecuzione ai limiti della schizofrenia a causa di una convivenza di due anni in una setta religiosa, in cui era sottoposta alle attenzioni non del tutto gradite di Patrick, il leader del gruppo, interpretato da un sempre straordinario John Hawkes.

La sua vera identità, quella anagrafica è Martha, una ragazza orfana che ha vissuto l’infanzia con la zia e con una sorella apprensiva, Lucy; Marcy May è il nome che le da Patrick nella comunità, un nome che a detta sua le si addice, ma che la farà staccare dalla realtà e la convincerà che quello che dice il suo mentore è giusto e puro; Marlene è la ragazza senza identità, una specie di nome in codice che le ragazze della comunità si danno quando rispondono al telefono della casa comune, un nome che le accomuna e che allo stesso tempo le accomuna e le estranea da se stesse, che le rende uguali tra loro. Martha riesce a trovare la forza di scappare, a ritrovare la sorella e ad iniziare con lei un percorso di cura per la propria mente e la propria anima, ma non prima di aver provato quanto la vita in quella specie di comunità l’abbia traviata dalla normalità.

Elizabeth Olsen regge da sé tutto il film La fuga di Martha dando straordinaria prova della sua duttilità espressiva, che probabilmente in originale è accompagnata da toni di voce differenti per ogni momento. La regia è discreta, narrativa, ma allo stesso tempo molto incentrata su di lei, la ragazza persa, quasi interrotta, che nel bel mezzo della sua formazione da adulta, ha trovato una compagnia che l’ha staccata da sé; tutt’altro lavoro vogliono fare con lei la sorella Lucy (Sarah Paulson) e suo cognato (Hugh Dancy) che invece sono ben piantati nella realtà quotidiana e vogliono che lei pensi al futuro. Niente di più assurdo per una giovane donna spezzata dall’interno, deviata da se stessa.

La fuga di Martha è un film che va digerito, assorbito e compreso, un film di non semplice lettura che lascia aperti molti interrogativi sulla società, sul ruolo della famiglia e sulla capacità del singolo di prendere decisioni, ma resta prima di tutto il racconto di una vita e di una individualità perduta.

Django Unchained: Kurt Russell e Sacha Baron Cohen abbandonano il cast!

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Perdite a sorpresa per il cast di Django Unchained. Dopo Kevin Costner anche Kurt Russell ha deciso di lasciare il ruolo del cattivo Ace Woody. La produzione è nuovamente alla ricerca del cattivo. Oltre a Russell, è arrivata anche la notizie che Sacha Baron Cohen ha dovuto rinunciare al suo piccolo ruolo nel film, a causa di impegni lavorativi sopraggiunti. Il film uscirà negli USA il 25 dicembre, il 4 gennaio in Italia.

 

Il pescatore di sogni: recensione del film con Ewan McGregor

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Il pescatore di sogni: recensione del film con Ewan McGregor

Quello che succede ad un uomo ordinario che viene catapultato suo malgrado in mezzo ad un’impresa straordinaria e un po’ folle. Questo potrebbe essere un breve e significativo commento a Il Pescatore di Sogni, la commedia romantica inglese diretta da Lasse Hallstrom e tratta dal romanzo Salmon fishing in the Yemen.

In Il Pescatore di sogni Ewan McGregor è Alfred Jones e lavora per il Ministero della Pesca e dell’Agricoltura. Emily Blunt è la signorina Harriet Chetwode-Talbot assistente di un ricco sceicco yemenita che vuole trapiantare la pesca al salmone nel suo Paese. Kristin Scott Thomas è Patricia Maxwell, portavoce del Governo britannico e alla disperata ricerca di una notizia che possa gettare una luce positiva sui rapporti tra Regno Unito e Medio Oriente. Le tre vite di questi personaggi collideranno burrascosamente e si concentreranno nella realizzazione di un progetto folle e visionario.

La sceneggiatura di Il pescatore di sogni è firmata da Simon Beaufoy è il punto forte del film: brillante, divertente, che ben caratterizza i personaggi e li colloca alla perfezione in una storia che sebbene dall’inizio sia prevedibile, non manca di fascino. Merito soprattutto del personaggio dello Sciecco, interpretato splendidamente da Amr Waked (Syriana), e che scardina il cliché del ricco uomo orientale preso dalla sua ricchezza e dalle sue mogli e ne fa un uomo di fede, in cerca di un misticismo e all’inseguimento di una visione di grandezza per il suo popolo. A lui si contrappone un impiegato banale, grigio e con la testa sulle spalle, un McGregor che si conferma ottimo interprete e ritrae un uomo tenero e inconsapevolmente insoddisfatto che scardinerà la propria vita per seguire un’emozione mai provata prima.

Anche Emily Blunt conferma il suo talento anche se forse messo al servizio di un personaggi meno interessante. Grandissima prova per la Thomas che invece mette in scena una donna solida, senza scrupoli nel lavoro così come è attenta nella vita dei suoi figli e di suo marito. Forse dietro al suo cinismo e al suo linguaggio non proprio british si nasconde una critica all’attività della stampa e alla manipolazione dei media, ma poco importa, dal momento che la Maxwell è il principale veicolo di comicità del film e si contrappone al tema romantico affidato alla coppia Blunt – McGregor.

Il pescatore di sogni racconta di un sogno, dell’importanza di un progetto nella vita e delle scelte che si compiono per realizzare proprio quei sogni che ci guidano; è un film romantico e ironico, sicuramente melenso in alcune scelte, ma ben confezionato e ben raccontato da un regista che padroneggia alla perfezione questi elementi narrativi.

Spring Breakers: nuovo foto del film con James Franco!

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Spring Breakers: nuovo foto del film con James Franco!

Sono state rilasciate nuove foto dal set di Spring Breakers, nuovo film di Harmony Korine incentrato su un gruppo di ragazze del college che decide di rapinare un fast food per far cassa in vista

The Scribbler: al via le riprese

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Avranno inizio questa settimana a Los Angeles le riprese del thriller The Scribbler, tratto dall’omonima graphic novel di Daniel Schaffer pubblicata da Image Comics nel 2006. Dan Suits dirigerà da

L’oscuro talento di Benicio del Toro

L’oscuro talento di Benicio del Toro

Benicio del Toro – Volto inconfondibile, espressione profonda, fascino un po’ oscuro e talento da vendere. Questo, in breve, il ritratto di un grandissimo attore dei nostri giorni: Benicio Monserrate Rafael Del Toro, o, più semplicemente, Benicio Del Toro. Il poliedrico artista, che ha dato volto e anima a diversi personaggi ambigui, intensi e spesso sull’orlo del precipizio, dopo un periodo di relativo silenzio, torna a far parlare di sé e delle sue sfide.

Del Toro, infatti, sarà ospite al Festival di Cannes 2012 e, per una volta, non saranno valutate le sue doti di attore, ma quelle di regista di uno degli episodi del film 7 giorni a la Havana. La carriera di Benicio però, nonostante adesso sembri al suo apice, non è sempre stata una strada in discesa. A lungo sottovalutato dalla critica e utilizzato per ruoli minori dai registi, l’attore è riuscito ad affermarsi professionalmente solo dopo lunghi anni di gavetta.

Nato nel 1967 a Santurce, Puerto Rico, resta orfano di madre all’età di 9 anni e, con il padre e il fratello, si trasferisce in una fattoria della Pennsylvania. Dopo il liceo si iscrive all’Università della California, a San Diego, per studiare economia e commercio ed è un corso di recitazione frequentato durante il primo anno d’università a insinuare in lui l’amore per il mestiere d’attore. Inizia ad apparire in diverse rappresentazioni studentesche, una delle quali viene selezionata per partecipare al festival D’Arti Drammatiche al Lafayette Theatre di New York. La strada è tracciata: Del Toro si trasferisce nella Grande Mela ed entra prima nella Square Acting School, poi vince una borsa di studio per lo Stella Adler Conservatory e infine si sposta a Los Angeles per approfondire la sua preparazione presso l’Actor Circle Theatre, grazie al quale ottiene i primi ruoli in alcune serie televisive.

L’oscuro talento di Benicio del Toro

Nel 1987 fa una fugace apparizione in Miami Vice, ma è solo l’anno successivo che avviene il suo incontro con il cinema. Nel 1988, infatti, debutta sul grande schermo nel film La mia vita picchiatella di Randal Kleiser con Pee-wee Herman e Valeria Golino, mentre nel 1989 compare in 007 Vendetta Privata di John Glen. Gli inizi di Del Toro nel mondo del cinema, almeno fino al 1990, appaiono dunque un po’ miseri e caratterizzati dall’interpretazione di ruoli marginali, di contorno. L’occasione di mettersi in luce arriva infatti solo nel 1991 con il primo film diretto da Sean Penn, Lupo Solitario (Indian Runner). Qui Del Toro conosce Viggo Mortensen e ritrova Valeria Golino, con cui avrà una relazione fino al 1992. Da questo momento l’attore riesce a prender parte a diversi film: Milionario per caso di Ramon Menendez, Uova d’Oro di Juan José Bigas Luna e Fearless-Senza Paura di Peter Weir, nel 1993; China Moon-Lago di sangue e Il prezzo di Hollywood nel 1994. I suoi sono ancora ruoli secondari, di supporto, ma che gli servono per farsi notare.

Nel 1995 l’attore inizia lentamente a raccogliere i frutti dei suoi sforzi: l’interpretazione del ricattatore Fred Fenster ne I soliti sospetti di Bryan Singer gli vale un primo riconoscimento, un Indipendent Spirit Award come miglior attore non protagonista e, l’anno dopo, il personaggio di Benny Dalmau nel film Basquiat di Julian Schnabel, gli vale un secondo Indipendent Spirit Award. Stampa e critica iniziano ad accorgersi di lui, i registi lo chiamano sempre più spesso e così la seconda metà degli anni ’90 Del Toro diventa Gaspare Spoglia nel film Fratelli-The Funeral (1996) di Abel Ferrara, Juan Primo in The Fan (1996) -dove ha l’occasione di lavorare con De Niro- e il dottor Gonzo nel discusso Paura e Delirio a Las Vegas (1998) di Terry Gilliam. Nel frattempo, insieme a Matthew McConaughey e Valeria Golino, prende parte alla produzione del cortometraggio Submission, presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 1995. La vita sentimentale dell’attore corre parallela alla sua vita artistica e così, nel 1997, incontra Alicia Silverstone sul set della commedia Una ragazza sfrenata e si lega a lei per i successivi due anni.

Solo il nuovo millennio, però, è in grado di offrire a Benicio Del Toro il successo che merita: nel 2000 l’attore si confronta con il film di denuncia ed è diretto da Ken Loach in Bread and Roses, per poi interpretare Franky 4 dita, un accanito scommettitore, nel film di Guy Ritchie The Snatch-Lo Strappo; ma è il personaggio di Javier Rodriguez in Traffic che gli farà vincere il Premio Oscar come Miglior attore non protagonista. Nel capolavoro di Soderbergh, infatti, Del Toro interpeta magistralmente un poliziotto che cerca di frenare il traffico di droga sul confine tra Messico e Stati Uniti, un personaggio al limite tra due mondi, in bilico tra due tensioni. È grazie a Traffic che il pubblico apre gli occhi su questo attore così espressivo, così carismatico, talmente capace di guardare dentro i suoi personaggi da renderli completamente credibili. Da questo momento le più belle interpretazioni di Del Toro seguono tutte la medesima sorta di leitmotiv ed egli inizia sempre più spesso ad incarnare personaggi dalla psicologia complessa, vite disperate e in bilico tra dannazione e salvezza, santità e perdizione, ordine e crimine. Il suo talento gli permette di restituire sullo schermo ogni tipo di esistenza in modo profondo e contemporaneamente misurato, come se partecipasse davvero alle sofferenze, ai dubbi, ai turbamenti che lacerano i suoi personaggi.

Così, dopo una partecipazione al film Le vie della violenza (2001), esordio di Christopher McQuarrie alla regia e una parte in La Promessa (2001), terzo lungometraggio di Sean Penn, tra il 2003 ed oggi tutti i ruoli di Benicio Del Toro hanno contribuito a renderlo un attore sempre più maturo, sempre più espressivo. Nel 2003 è co-protagonista di The Hunted-La Preda di William Friedkin e di 21 grammi di Alejandro Gonzalez Iñarritu. Se nel primo film l’attore diventa Aaron Hallam, un soldato che, tornato da una missione in Kosovo, è incapace di reinserirsi nel mondo reale e non riesce a smettere di uccidere, nel secondo lungometraggio è Jack Jordan, un ex-detenuto che diventa credente integralista, ma che investe accidentalmente un padre di famiglia con le sue due figlie. I ruoli leggeri sembrano quindi non essere tagliati su misura per l’attore che, due anni dopo, è di nuovo sul grande schermo con un personaggio controverso nel film tratto dal fumetto di Frank Miller, Sin City. Il poliziotto interpretato da Del Toro, Jack Rafferty, è un uomo corrotto: nonostante il suo distintivo lo identifichi come uomo di legge, infatti, ha una sua banda e taglieggia i criminali, impadronendosi dei loro averi.

Ed ecco che, nel 2007, cambia di nuovo pelle senza perdere la sua cifra stilistica incarnando un commovente e disperato Jerry Sunborne in Noi due Sconosciuti di Susanne Bier. Il suo personaggio è un tossicodipendente che perde il suo unico amico e che, aggrappandosi alla moglie del defunto, cerca di liberarsi dalla dipendenza dall’eroina, mentre lei prova a superare il lutto e il vuoto lasciato dalla scomparsa dell’amato. Infine nel 2008, diretto ancora una volta da Soderbergh, l’attore veste i panni del comandante Ernesto Guevara nel film Che, ruolo che sembra scritto per lui e che gli vale la Palma d’Oro come miglior attore al Festival di Cannes del 2008. Benicio Del Toro, infatti, non solo è molto vicino al Che da un punto di vista fisico, ma è perfetto per incarnare quell’ideale che accetta l’uso della forza solo per la realizzazione di un mondo migliore. Nel 2010 presta il suo corpo al film Wolfman di Joe Johnston, remake dell’Uomo Lupo del 1941, dove interpreta un personaggio diviso tra due tensioni: quella umana e quella bestiale. Dopo una breve apparizione in Somewhere (2010) di Sofia Coppola, Del Toro si è dedicato ad altri progetti, tra cui si possono segnalare Le Belve di Oliver Stone (uscita prevista ottobre 2012).

Per il momento, quindi, non resta che attendere il suo esordio da regista con l’episodio El Yuma all’interno del film corale 7 giorni all’Havana. Se il suo talento come regista è anche solo vicino alla sua bravura come attore non resteremo delusi.

Stephen Frears dirigerà il biopic su Freddie Mercury?

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Arrivano aggiornamenti sul biopic di Freddie Mercury che, ricordiamo è in sviluppo da diversi mesi con Sacha Baron Cohen come protagonista e produttore. Secondo Variety Stephen Frears (The Queen) è attualmente il primo linea per dirigere il film.

100 metri dal Paradiso: il cast racconta

100 metri dal Paradiso: il cast racconta

Al cinema Barberini di Roma per presentare l’ultimo lavoro di Raffaele Verzillo, una commedia che si sviluppa tra Chiesa e mondo secolare coniugando sport e fede attraverso un’originale intuizione, interviene lo stesso regista, assieme a una nutrita rappresentanza del cast, sia tecnico che artistico.

Festival di Roma: firma Muller, Kermesse all’Auditorium dal 9 al 17 Novembre!

Il consiglio di amministrazione della Fondazione Cinema per Roma che si è tenuto ieri ha finalmente dato il via libera all’edizione 2012 del Festival con una serie di decisioni chiave, in tempo per presiedere Cannes e lavorare.

Brad Pitt nuovo testimonial di Chanel n° 5

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Per la prima volta la Chanel sceglie un uomo per pubblicizzare il suo famosissimo profumo n° 5. Si tratta nientemeno che di Brad Pitt che da qualche giorno sembra essere legato solo ai pettegolezzi

Marion Cotillard parla del suo ruolo ne Il cavaliere oscuro – Il ritorno

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Marion Cotillard ha cominciato a recitare per Il cavaliere oscuro – Il ritorno, il terzo Batman di Christopher Nolan nel giugno 2011. Interrogata sulla parte che il regista di Inception l’ha chiamata a sostenere, l’attrice francese ha detto che s’è trattato di un ruolo davvero molto piccolo; ha inoltre spiegato che, diversamente da quanto rumoreggiato in più occasioni, non la vedremo nei panni di Talia, figlia di Ra’s Al Gul (Liam Neeson), bensì in quelli di Miranda Tate, una donna d’affari ecologista affascinata dalla Wayne Enterprises. La bella Marion Cotillard, vista recentemente in Midnight in Paris, ha assicurato che il suo personaggio resterà “buono” fino alla fine. Vogliamo fidarci?

Il cavaliere oscuro – Il ritorno, il film

Il cavaliere oscuro – Il ritorno (The Dark Knight Rises) è un film del 2012 diretto da Christopher Nolan. La pellicola, prodotta da Legendary Pictures e Warner Bros., è il capitolo conclusivo di una trilogia iniziata nel 2005 con Batman Begins e proseguita nel 2008 con Il Cavaliere Oscuro, entrambi diretti da Christopher Nolan con protagonista Christian Bale. L’uscita nelle sale è avvenuta il 20 luglio 2012 negli Stati Uniti e il 29 agosto in Italia

A guidare il cast di all-star di Il cavaliere oscuro – Il ritorno c’è per la terza volta il vincitore del premio Oscar Christian Bale (“The Fighter”) che interpreta il duplice ruolo di Bruce Wayne/Batman. Nel film anche Anne Hathaway che intepreta Selina Kyle; Tom Hardy, nel ruolo di Bane; il premio Oscar Marion Cotillard (“La Vie en Rose”) che nel film è Miranda Tate; e Joseph Gordon-Levitt, nel ruolo di John Blake.

Fonte: The Hollywood Reporter

E’ morto Danilo De Girolamo

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E’ improvvisamente morto Danilo De Girolamo, famoso doppiatore italiano, conosciuto ai più per aver prestato la sua voce a David Thewlis, alias Remus Lupin, nella saga di Harry Potter.

Primo trailer di Gangster Squad con Sean Penn, Josh Brolin e Ryan Gosling

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Arriva finalmente il primo trailer di Gangster Squad,  gangster movie diretto da Ruben Fleischer (Zombieland). Nel cast del film oltre ai vari  Sean Penn, Josh Brolin e Ryan Gosling, ci sono anche Michael Pena, Robert Patrick, Anthony Mackie, la bella Emma Stone e Nick Nolte. Il film, scritto da Will Beall (un ex-poliziotto) si basa su una serie di articoli di Paul Lieberman sulla lotta alla criminalità nella città di Los Angeles verso la fine degli anni ’40.

Joss Whedon: niente competizione con Il cavaliere oscuro – Il ritorno

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Joss Whedon ha pubblicato sul suo sito ufficiale una lettera in cui ringrazia i fan per il supporto e la calorosa accoglienza offerta a The Avengers; ha inoltre parlato de Il cavaliere oscuro – Il ritorno, spiegando come non si senta coinvolto in una competizione violenta e fratricida con Christopher Nolan e il suo film sull’uomo pipistrello. Ecco un esempio delle “carezze” riservate da Whedon ai fan:

La gente mi ha detto che tutto ciò conta davvero qualcosa, che la mia vita sta per essere rivoluzionata. Ne sono certo anche io. E il cambiamento è sempre un fattore positivo – ti travolge di sensazioni sconvolgenti […] Ciò che non cambia mai è quel che davvero ha importanza nella vita di una persona. Quello che non è mai mutato per me è che ho sempre potuto fare affidamento sul più intelligente, fedele, appassionato, articolato gruppo di – non dirò neanche fan. Dirò “compari” – che nessuna strana setta, neanche la versione melefica del sottoscritto, sarebbe mai riuscita neppure a sognare…

Ora, invece, il Whedon-pensiero sul rapporto tra The Avengers e il terzo Batman firmato Nolan, con allegata la domanda posta dal fantaintervistatore Rutherford D. Actualperson.

RDA: Ho sentito un sacco di chiacchiere su questa sfida fra Gli Inutili [The Availers in inglese] e Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno. Come ti sentiresti se fossi eclissato da Nolan?

JW: Sono lieto che tu me l’abbia chiesto. Mi sentirei triste. Ma guardiamo il quadro nel suo complesso; non lo ripeterò mai abbastanza: QUESTO NON è UN GIOCO A SOMMA ZERO. I nostri successi, indipendentemente da chi ne ottenga di più, sono un reciproco beneficio. Stiamo cercando di provare che i film di supereroi non sono caramelline per gli occhi (sono TARTUFI per gli occhi!). La gente sembra crederci seduti uno di fronte all’altro, in competizione, e anche se sono orgoglioso di essere il Woody Strode di quel Kirk Douglas di Christopher Nolan, stanno decisamente mancando il bersaglio. A prescindere dagli incassi che farà Il cavaliere oscuro – Il ritorno nel primo week end, l’unica statistica che varrà qualcosa per me, sarà il biglietto che senza dubbio acquisterò. Nolan e Raimi hanno inventato il film di supereroi, yo! (una menzione speciale va a Jon Favreau e James Gunn). Sono felice di essere in questo gruppo.

Ricordiamo che The Avengers è uscito nelle sale italiane il 25 aprile. Per Il cavaliere oscuro – Il ritorno si dovrà attendere il 29 agosto 2012. Nei panni di Batman ci sarà ancora, naturalmente, Christian Bale;

A guidare il cast di all-star di Il cavaliere oscuro – Il ritorno c’è per la terza volta il vincitore del premio Oscar Christian Bale (“The Fighter”) che interpreta il duplice ruolo di Bruce Wayne/Batman. Nel film anche Anne Hathaway che intepreta Selina Kyle; Tom Hardy, nel ruolo di Bane; il premio Oscar Marion Cotillard (“La Vie en Rose”) che nel film è Miranda Tate; e Joseph Gordon-Levitt, nel ruolo di John Blake.

Fonte: Whedonesque

 

Dark Shadows: recensione del film di Tim Burton

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Dark Shadows: recensione del film di Tim Burton

Trai tanti registi del panorama cinematografico mondiale, Tim Burton è davvero tra quegli eletti che si fanno riconoscere da pochissime inquadrature, e così anche Dark Shadows, la sua ultima creatura, incarna alla perfezione il suo immaginario estetico e stilistico.

Barnabas Collins è l’erede di una importante famiglia di imprenditori e vive una vita agiata e laboriosa nella sua grande casa a Collinswood. Un giorno però rifiuta l’amore di una donna e questa si rivela essere una strega che gli farà pagare caro l’affronto subito trasformandolo in vampiro e aizzandogli contro gli abitanti del villaggio. Questi lo seppelliscono vivo in una bara e solo dopo 200 anni, per errore, Barnabas viene riesumato e torna così nella sua vecchia dimora dove i suoi discendenti non versano proprio in ottime condizioni.

Dark Shadows, la serie tv rivive al cinema

Basato sull’omonima serie tv degli anni ’70 e fortemente voluto dal suo protagonista Johnny Depp, qui anche produttore, Dark Shadows è, come accennato, un film pienamente burtoniano, o meglio che rispecchia benissimo l’amore per l’estetica e la bellezza scenografica dell’ultimo Burton. Nell’ultima parte della sua carriera il regista sembra aver dimenticato la semplicità realizzava propria dei suoi primi lavori a favore di una ricostruzione magniloquente degli scenari e del decor in generale, merito del maggiore afflusso di denaro del quale si può servire adesso rispetto agli inizi, tuttavia questa attenzione alla parte estetica sembra fargli perdere di vista l’anima dei suoi film, che all’inizio riempiva gli occhi e il cuore dello spettatore.

Dark Shadows

Dark Shadows si rivela quindi, purtroppo, una bellissima scatola con poco contenuto. Fanno eccezione i protagonisti del film: Johnny Depp è uno straordinario Barnabas che strizza l’occhio ripetutamente al temibile Nosferatu di Murnau per le sue movenze singhiozzanti e le sue lunghe unghie scure; Eva Green è di una bellezza mozzafiato, strizzata fino all’inverosimile nei sontuosi abiti di Colleen Atwood e con lei ci sono altre splendide tre donne: Michelle Pfeiffer nel ruolo della capo famiglia Elizabeth Collins, Chloe Moretz nei panni della irriverente figlia adolescente e Helena Bonham Carter, che con Depp, è quasi una presenza fissa nel cinema di Burton è invece la dottoressa Hoffmann.

Da buon abitudinario Burton punta sui suoi cavalli affidando a Danny Elfman la colonna sonora, che non è affatto male e che costituisce uno dei punti più interessanti del film. Il tono del film prevalentemente scanzonato e divertente assume a tratti le giuste tinte fosche e la giusta quantità di schizzi di sangue che solo un vampiro può giustificare; allo stesso tempo il tono ironico sembra prevalere su quello violento e così, per quanto a tratti macabro, il film può considerarsi una commedia per tutti, divertente e portata a casa dalle belle performance degli attori.

Tim Burton non riesce con Dark Shadows a risollevarsi dopo la deludente realizzazione di Alice in Wonderland, rimanendo ancora lontano dai bei film che ha dimostrato di saper fare con Big Fish.

Isole dall’11 Maggio in sala e contemporaneamente gratuito in rete!

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 sarà proiettato in anteprima per il pubblico a Roma, giovedì 1o Maggio, al nuovo Sacher. Asia Argento, Giorgio Colangeli, Ivan Franek, Anna Ferruzzo, Paolo Briguglia, Alessandro Tiberi e il regista Stefano Chiantini saranno in sala  alle 22.30 al Cinema Nuovo Sacher per l’anteprima aperta al pubblico del film ISOLE, in esclusiva per una sola sera a Roma.

Trovato un regista per Cali

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L’action Cali ha trovato un regista. Kristen Stewart sarà la protagonista del film action Cali, progetto rimasto senza regista fino a poco tempo fa. E’ di oggi la notizia che a dirigerlo sarà Nick

Prometheus vietato in Usa e UK

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Prometheus censurato in Usa e UK. La nuova pellicola fantascientifica di Ridley Scott sarà vietata ai minori di 15 anni in America ed in Inghilterra, dopo aver già ottenuto un rating R.

Le cause del divieto sono dovute a ” immagini ed espressioni verbali molto forti” che il regista non ha ritenuto di tagliare.

Massaggi scomodi per John Travolta

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Massaggi pericolosi per John Travolta. Secondo molti, Scientology starebbe facendo di tutto per mascherare la presunta omosessualità di John Travolta. Ora però l’attore si trova ad affrontare una

Un Viaggio in Paradiso per Mel Gibson

Un Viaggio in Paradiso per Mel Gibson

Negli ultimi tempi, la faccia di Mel Gibson ha trionfato sulle copertine dei rotocalchi più per gli scandali legati alla sua travagliata vita personale, che per i suoi successi professionali. Sembrano archiviate e- volutamente- cadute nell’oblio la fama e la gloria legate a pellicole di successo come Arma Letale, Braveheart o The Passion; oggi lo ricordiamo per il suo divorzio faraonico dalla storica moglie, per le accuse di violenza domestica e per le pesanti accuse di antisemitismo che hanno influito sulla lavorazione del suo ultimo film, incentrato sulla figura di Giuda Maccabeo e intitolato The Maccabees.

Eppure, proprio nel momento in cui Hollywood sembra avergli voltato definitivamente le spalle, la sua carriera comincia una lenta risalita, tortuosa e travagliata (durata circa dieci anni), grazie anche alla riconquista di un suo “spazio creativo” autonomo contraddistinto dalle presenze di amici e fidati collaboratori come Jodie Foster (che lo ha diretto nel sorprendente Mr. Beaver) o Adrian Grunberg, già suo collaboratore fin dai tempi di Apocalypto e adesso regista esordiente dell’action atipico Un Viaggio In Paradiso.

Forte di una sceneggiatura firmata a quattro mani da Grunberg e da Gibson stesso, che lo ha anche prodotto con la sua casa di produzione Icon, la pellicola ruota intorno alla figura di uno schivo e abile sicario della malavita, chiamato Driver (echi del “Drive” Refniano?) che decide di godersi la meritata “pensione” anticipata scappando con il bottino di un ultimo colpo. Ma qualcosa va storto, la sua auto si ribalta e finisce al confine con il Messico, il che implica una serie infinita di guai legali che lo conducono in una spirale sempre più torbida e pericolosa fin nella prigione infernale denominata “El Pueblito”, nella quale cercherà di adattarsi- e sopravvivere- solo grazie all’aiuto di un anonimo e ignoto bambino di nove anni, che forse potrebbe aiutarlo perfino ad evadere…

Il titolo originale della pellicola doveva essere “How I Spent My Summer Vacation”, proprio in riferimento all’iniziale fuga di Driver; ma alla fine è stato distribuito nel mondo con il titolo di “Get The Gringo”, dove il Gringo del film è evidentemente Gibson stesso. il film è una perla (sporca) ma rara nel panorama del cinema odierno: porta alto il vessillo del suo divieto ai minori; non si fa scrupolo delle cruente scene di violenza e niente viene risparmiato alla visione dello spettatore. Il buon vecchio Mel torna alle atmosfere di pellicole che lo hanno reso celebre, tipo “Payback- la rivincita di Porter” dove veste i panni di un malvivente, rafforzando (e forse deridendo con una buona dose di autocompiacimento) la sua fama di “bad guy”.

Il film sembra un azzardo ben riuscito, merito di diversi elementi miscelati insieme: il “basso profilo” del cast, dove non figurano nomi stra-noti oltre a quello di Gibson, ma che può contare sulle innate capacità di attori caratteristi già volti noti della tv statunitense; un regista giovane ma che vanta una proficua collaborazione “storica” con Gibson; infine la suggestione dei luoghi, ricreati in meno di due mesi con un effetto sorprendente. Uno degli elementi di forza della pellicola è, infatti, la prigione che fa da sfondo alla narrazione: El Pueblito, ovvero “piccola città”, detta pure “La Universidad del Crimen” (l’università del crimine), nomi con i quali era meglio conosciuto il “Centro de Readaptacion Social de la Mesa”, la prigione più famosa del Messico. Fu fondata nel 1956 a Tijuana e ospitava in origine 2000 prigionieri, numero poi cresciuto esponenzialmente con l’ingresso di nuovi detenuti e delle loro intere famiglie, che finirono per diventare i proprietari stessi del carcere trasformandolo in una baraccopoli con un proprio sistema di leggi, dotato di un proprio mercato, un campionato di calcio, ristoranti, cinema, spaccio privato di droga ed esclusive lotte tra gang rivali. Lo scenografo Bernardo Trujillo e la troupe hanno ricostruito l’intero ambiente all’interno di un altro carcere messicano disabitato dal 2010, l’Ignacio Allende; sono stati costretti a questo notevole sforzo produttivo perché il vero El Pueblito nel 2002 è stato assediato da ben 2000 militari messicani che trasferirono i detenuti sopravvissuti in un altro carcere, prima di distruggere quasi del tutto l’edificio.

Insomma, nonostante l’ambientazione esotica e il titolo del film che evoca l’idea del paradiso, in realtà il ritorno in grande stile di Mel Gibson è un crudo “Prison Movie” atipico, un viaggio fin dentro l’inferno… senza esclusione di colpi.

Una commedia natalizia per i Farrelly

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Quello dei film natalizi è uno dei filoni più classici del cinema americano; se però il fim è intitolato Dear Satan e a metterci le mani saranno i fratelli Farrelly, probabilmente non ci sarà da aspettarsi un remake de La vita è meravigliosa. La storia, scritta da Dan Ewen vede protagonista una bambina di sette anni che nella sua letterina a Santa Claus commette un errore, scrivendo Satan… e invece del Polo Nord, la missiva raggiungerà effettivamente gli inferi, con tutte le conseguenze del caso.

Ewen ha raccontato di aver avuto l’idea anni fa, quando facendo il baby sitter gli capitò veramente che un bambino commettesse quell’errore, e di essersi immaginato cosa sarebbe potuto succedere. Il progetto non sembra comunque destinato a essere realizzato in tempi brevi: i Farrelly hanno infatti in programma l’arrivo sul grande schermo dei Three Stooges (conosciuti in Italia come I Tre Marmittoni), uscita fissata per agosto e, in seguito, il sequel di Scemo e Più Scemo e il film di animazione Turkeys (Tacchini), da loro prodotto.

Fonte: Empire

7 giorni all’Havana, il film corale che sarà presentato a Cannes ’12

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7 giorni all’Havana, film corale che sarà presentato nella sezione Un certain regard dell’edizione 2012 del Festival di Cannes, è l’affresco contemporaneo di una delle città più suggestive del Mondo: la Havana.

100 metri dal paradiso: recensione del film

100 metri dal paradiso: recensione del film

In 100 metri dal paradiso Monsignor Angelo Paolini (Domenico Fortunato) è esperto in comunicazione e ha un’idea fissa: svecchiare l’immagine e il linguaggio della Chiesa per renderla più interessante, cosicché la gente vi si avvicini. Per far ciò, si prodiga nei modi più disparati, incontrando non poche resistenze tra i suoi superiori più tradizionalisti. Finché un giorno, l’idea geniale: far partecipare il Vaticano a un importante evento sportivo e mediatico: le Olimpiadi di Londra 2012.  Quest’idea arriva per caso, quando un suo vecchio amico, Mario Guarrazzi (Jordi Mollà) – ex campione dei cento metri, ma mai qualificatosi ai giochi olimpici – gli rivela che suo figlio Tommaso, anche lui centometrista, vuole abbandonare gli allenamenti per la qualificazione olimpica e lo sport per farsi frate. La Nazionale Olimpica del Vaticano appare così ad Angelo il modo migliore per tenere insieme sport e fede e aiutare l’amico, che ha riposto tante speranze e aspettative nella carriera sportiva del figlio. Da qui ha inizio l’avventura che porterà l’intraprendente monsignore a mettere insieme una squadra olimpica bislacca e variopinta, in grado di gareggiare per le Olimpadi 2012.

100 metri dal paradiso, il film

L’idea della Nazionale Olimpica Vaticana è strampalata quanto azzeccata e si rivela efficace. Consente infatti agli sceneggiatori (il regista della pellicola Raffaele Verzillo, assieme a Pier Francesco Corona e Salvatore De Mola) di sbizzarrirsi nel mettere insieme un gruppo eterogeneo e basare sulle sue individualità spesso agli antipodi e complessivamente ben caratterizzate il meccanismo comico. Su tutti spicca  senz’altro il personaggio del fisioterapista/preparatore atletico Ottavio, interpretato da Giorgio Colangeli, attore che spesso in questi anni abbiamo visto offrire eccellenti prove in ambito drammatico, ma che qui dimostra di reggere ottimamente anche ruoli comici. Da citare senz’altro anche altre caratterizzazioni che funzionano bene: quella di padre Livio (Enzo Garinei), quella dell’assillante industriale Montolina (Luis Molteni), del segretario Liborio (Angelo Orlando), di alcuni religiosi-atleti come il prete di strada Padre Rocco (Gennaro Silvestro), o Suor Adele (Chiara Rosa, vera primatista nel getto del peso). Questi personaggi vengono resi attraverso pochi tratti distintivi del loro modo di essere, o alcune battute chiave che spesso pronunciano. Il che funziona, lo dicevamo, per i ruoli non di primo piano.

Per quanto riguarda i personaggi principali, invece, ci saremmo aspettati forse qualcosa di più. Perché è soprattutto attraverso di loro che il regista mettere sul piatto temi importanti e meritevoli di approfondimento. Primo fra tutti quello attorno a cui ruota tutto il film: il rinnovamento della Chiesa di cui Angelo avverte la necessità e l’urgenza, ma che è puramente formale, d’immagine, non di contenuti. Questa sua convinzione non viene mai messa in dubbio, o scandagliata neppure di fronte alle obbiezioni della sorella, una brava Giulia Bevilacqua. Angelo è ottimista, sa sempre cosa fare, cos’è giusto, mentre sua sorella è un po’ pasticciona, e ancora in cerca di una piena realizzazione. Ma a parte questo gioco di opposti, chi sono questi due personaggi? La lente del regista resta in superficie, li osserva bisticciare e far pace perché in fondo, e questo è l’importante, si vogliono bene. Lo stesso può dirsi della coppia formata da Angelo e dal suo amico d’infanzia Mario Guarrazzi: giocano un po’ come il gatto e il topo, si becchettano ma alla fine sono uniti.

A Mario e al figlio Tommaso (Lorenzo Richelmy) è affidato poi un altro tema che il film ci propone, ma risolve forse un po’ troppo semplicemente: quello del rapporto padre-figlio e in particolare delle aspettative spesso eccessive che i genitori riversano sui figli, condizionando anche pesantemente la loro vita. Mario proietta sé stesso su Tommaso, gli interessa esclusivamente che suo figlio gareggi e arrivi dove lui non è arrivato. Ma non ostacola la sua scelta di farsi frate. Inoltre, se sport e fede paiono inizialmente inconciliabili, arriva poi provvidenziale l’idea di Angelo  che li riunisce, evitando strappi troppo duri. Tra padre e figlio non ci sono mai veri e aspri confronti. Non vediamo neppure come Tommaso vive la vocazione nel rapporto coi suoi coetanei. L’ottica che emerge è quella dei buoni sentimenti, delle tensioni (sempre lievi) che si ricompongono in nome dell’amore e dell’amicizia, evidente anche in qualche scivolata retorica dei dialoghi.

Ne risulta una commedia da tranquillo salotto casalingo. E d’altronde, il regista Verzillo ne sa, visto che ha lavorato a Un medico in famiglia 6 e 7 e ad altre fiction. Una commedia con buoni meccanismi comici, per far sorridere e divertire, e per la quale Verzillo ha chiamato a raccolta proprio diversi volti noti delle fiction tv – Giulia Bevilacqua (Distretto di Polizia), Gennaro Silvestro (La Squadra), Lorenzo Richelmy (I Liceali), Milena Miconi (Don Matteo), tra gli altri. Una commedia che piacerà alla Chiesa, perché la tiene lontana dalle sue ombre, dai clamori delle cronache e dagli scandali, ricordando agli spettatori il suo volto più umile e vicino alla gente (a onor del vero, regalandole anche un paio di scene e battute quasi  da spot pubblicitario). Un lavoro, però, privo di quel graffio, di quell’ironia che fa riflettere e che al cinema ci aspetteremmo di più. Sarà nelle sale da venerdì 11 maggio in 150 copie, prodotto da Scripta e Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution.

 

Chronicle: recensione del film di Josh Trank

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Chronicle: recensione del film di Josh Trank

In Chronicle un ragazzino introverso con una situazione familiare complicata decide di comprarsi una videocamera e filmare la sua vita, quasi a cercare di dare un senso a quell’emarginazione alla quale sembra destinato.

Un giorno un suo cugino e unico amico lo porta con sé ad una festa dove il loro destino cambierà. I due, insieme ad un compagno di classe ricco e famoso vengono in contatto con una strana entità che conferirà loro poteri telecinetici soprannaturali. I fumetti ci hanno insegnato che quando un ragazzo viene in possesso di super poteri si trasforma in supereroe, Peter Parker docet, ma se non tutti facessero la stessa scelta? Questo è quello che i tre giovani dovranno decidere prima che la situazione sfugga loro di mano.

La trama di Chronicle sembra volerci guidare nel filone cinematografico dei supereroi, tuttavia lo stile e l’esito della storia ci portano da tutt’altra parte. Tutta la narrazione è mostrata attraverso la videocamera del protagonista,  alternata a punti di vista di altre … videocamere. Un progetto che tiene conto della presenza di “occhi invisibili” nel mondo tecnologizzato da aggeggi sempre più piccoli e funzionali quali cellulari e videocamere di sorveglianza.

Il film può quindi ricordare quella serie di film che utilizzano uno stile da mockumentary, a partire da The Blair Witch Project fino a Cloverfield, passando per REC. Detto questo è chiaro che chi non ama questo tipo di tecnica con riprese molto mosse  e a tratti ravvicinate è meglio che non veda affatto il film, ance perché presenta diversi momenti narrativi che dilatano il tempo del racconto, appesantendo una storia che poteva declinarsi con successo nel genere action.

Tuttavia il film possiede un vero motivo di vanto nell’utilizza e nella resa degli effetti speciali che ne caratterizzano l’aspetto migliore insieme all’interpretazione dei protagonisti Dane DeHaan, Alex Russell e Michael B. Jordan. Il film, esordio alla regia di Josh Trank che firma anche la sceneggiatura, è quindi difficilmente collocabile per quanto riguarda il genere, mentre ha un chiaro target di riferimento negli adolescenti, raccontando infatti storie di coetanei che faticano a responsabilizzarsi o che probabilmente hanno il compito di occuparsi di faccende e di gestire facoltà più grandi di loro.

Il lato selvaggio di Nicolas Cage

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Si intitola the Wilde Side il nuovo fim che avrà per protagonista Cage, un road – thriller che vedrà l’attore nel ruolo di un killer. Diretto da Jesse Baget (con all’attivo horror e commedie non memorabili) che ha scritto la sceneggiatura assieme a Stefania Moscato, il film vedrà protagonista Juno Temple che decide di dare una svolta alla sua vita e scappare dalla nativa New Orleans, usando come ‘assicurazione’ dei diamanti rubati al criminale  Cage, da lui a sua volta precedentemente trafugati.

Il problema sarà che Odel (questocil nome del personaggio interpretato da Cage) non se ne resterà certo con le mani in mano, mettendosi alla ricerca del suo bottino. Sulle tracce dela protagonista si metteranno inoltre la polizia e un giornalista (Jimmy Knoxville). L’inizio delle riprese è previsto per luglio, in Louisiana. Dopo essere tornato a interpretare il marvelliano Ghost Rider nel secondo fim dedicato al personaggio (se possibile, ancora meno convincente del primo), Cage sarà prossimamente nel crime Stolen e nel thriller Frozen; farà inoltre parte del cast de musical Frank Or Francis, firmato da Charlie Kaufman. La Temple apparirà prossimamente in un piccolo ruolo in The Dark Knight Rises.

Fonte: Empire

Clark Gregg entra in Labor Day

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L’attore di Boston, che dopo una carriera ultraventennale è arrivato alla notorietà grazie al ruolo dell’agente Coulson nei due film di Iron Man, in Thor e in Avengers, entra nel cast del nuovo film di Jason Reitman, a fianco di Kate Winslet, Josh Brolin, James Van Der Beek, Maika Monroe, Gattlin Griffith e Tom Lipinski.

La vicenda di Labor Day ruoterà attorno a una madre (Winslest) che cerca di rifarsi una vita assieme al figlio (Griffith) dopo il divorzio; a complicare le cose sarà l’incontro con il personaggio intepretato da Brolin, che si scoprirà essere un evaso; ma invece di costituire una minaccia, il nuovo arrivato finirà col diventare per il ragazzo una sorta di sostituto paterno. Il ruolo coperto da Gregg non è ancora chiaro; le riprese comincetanno il prossimo mese. Gregg apparirà prossimamente in Much Ado About Nothing (adattamento dello shakespeariano Molto rumore per nulla), ancora una volta per la regia di Whedon, in The To-Do List, a fianco di Rachel Bilson per la regia di Maggie Carey.

Fonte: Empire

Die Hard 5 per Cole Hauser

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Il cattivo del nuovo capitolo della saga di McClane ha trovato un interprete: dopo Alan Rickman, William Sadler, Jeremy Irons e Timothy Olyphant sarà Cole Hauser a doversi scontrare con Bruce Willis. Il personaggio interpretato da Hauser (visto recentemente in The Hit List a fianco di Cuba Gooding Jr.) si chiamerà Collins e sarà affiancato da Sebastian Koch e Yuliya Snigir nel gruppo degli antagonisti di McClane; Hauser e Willis lavoreranno così assieme per la terza volta, dopo Tears of the sun di Antoine Fuqua e Hart’s War di Gregory Hoblit.

A Good Day To Die Hard, questo il titolo del film, sarà ambientato in Russia e vedrà McClane affiancato dal figlio (Jai Courtney). L’uscita del film è prevista per il febbraio 2013, lontano dal periodo estivo, tradizionalmente dedicato ai blockbuster e ciò sarebbe un segno delle non elevatissime aspettative nei confronti del progetto. Se la data sarà confermata, il film di Willis completerà una sorta di trilogia avviata in gennaio Last Stand con Schwarzenegger e da Bullet To The Head di Stallone.

Fonte: Empire

Avengers 2: via libera… ma con comodo…

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Avengers 2: via libera… ma con comodo…

Nelle prime settimane di programmazione, gli Eroi più potenti della Terra hanno ottenuto incassi per oltre 700 milioni di dollari: l’auspicato – quasi scontato – successo sta dunque arrivando, e che il sequel dei Vendicatori arrivi sugli schermi è ormai praticamente certo. I fan dovranno tuttavia pazientare: per il momento c’è solo l’ok al progetto, dato che i calendari dei prossimi anni sono già occupati dal terzo lungometraggio dedicato ad Iron Man e dai secondi capitoli delle saghe di Thor e Capitan America.

Al momento non è nemmeno dato di sapere se sarà Joss Whedon a dirigerlo; il finale di Avengers lascia invece minori dubbi circa chi dovrebbe essere il cattivo della situazione, un altro peso massimo dell’Universo Marvel, la cui apparizione ha fatto saltare sulla sedia tutti gli appassionati…

Fonte: Empire

La Universal verso Kick-Ass 2

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La Universal verso Kick-Ass 2

Sono stati avviati ufficialmente i negoziati per il sequel delle avventure sul grande schermo dell’adolescente improvvisatosi vigilante mascherato, uscite dalla penna dello scrittore Mark Millar. A dirigere Kick-Ass 2 il secondo capito dovrebbe essere Jeff Wadlow (Cry Wolf, uscito in Italia come Nickname: Enigmista), che si è incaricato anche di scrivere la sceneggiatura, con la guida dello stesso Millar e di Matthew Vaughn,  il quale ha dovuto declinare il compito essendo già impegnato in un altro sequel supereroistico, quello di X-Men: L’inizio.

Vaughn parteciperà comunque al progetto anche in veste di produttore. Wadlow, che attualmente è impegnato con il thriller Non-Stop, potrebbe dare il via alle riprese in agosto. I dubbi maggiori riguardano il cast: dopo il primo capitolo della serie, i protagonisti, Aaron Johnson, Chloe Moretz e Christopher Mintz-Plasse, hanno intrapreso carriere abbastanza intense (specie la Moretz) e non è detto che possano – o vogliano – prendere parte al sequel. Il primo film non ha ottenuto un successo travolgente al botteghino, ma i 103 milioni di dollari raccolti, contro un budget di 28 milioni, sono stati comunque un risultato più che apprezzabile.

Fonte: Empire

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