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Sherlock Holmes – Gioco di Ombre: altri poster

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Sherlock Holmes – Gioco di Ombre: altri poster

E’ appena cominciato dicembre e l’attesa per Sherlock Holmes – Gioco di ombre, il secondo capitolo delle avventure di Sherlock Holmes sale. Il film, che si propone come seguito dell’originale di Guy Ritchie uscito due anni fa, rivede la coppia vincente formata da Robert Downey Jr. e Jude Law rivestire gli ottocenteschi abiti di Sherlock Holmes e John Watson. Accanto a loro alcune interessanti new entry, su tutti Noomi Rapace ne panni della zingara Sizma.

Il film, intitolato Gioco di Ombre, continua la sua massiccia campagna promozionale con il poster italiano ufficiale e altri cinque character poster dedicati rispettivamente ai personaggi di Sherlock Holmes, all’assistente Watson in questo film impegnato a non far andare a rotoli il suo viaggio di nozze, al cattivo di turno Professor Moriarty, alla misteriosa Sizma e al cane Gladstone, probabilmente ancora alle prese con qualche esperimento dell’eccentrico investigatore.

I Quattrocento Colpi: il film di François Truffaut

I Quattrocento Colpi: il film di François Truffaut

I quattrocento colpi, girato dal 10 novembre 1958 al 3 gennaio 1959 a Parigi, segna l’esordio “col botto” per François Truffaut. All’inizio il regista aveva in mente di realizzare la sua idea in forma di cortometraggio di 20 minuti che avrebbe dovuto intitolarsi “La fugue d’Antoine”.

Ambientato durante l’occupazione nazista di Parigi, la pellicola avrebbe dovuto narrare la storia di un ragazzo che, dopo aver marinato la scuola, non trova il coraggio per tornare a casa e passa la notte in giro per la città.

Il progetto si è poi modificato nella testa del regista ed è diventato quella che lui ha definito “una specie di cronaca dei tredici anni” (Gillain 56). Al tempo stesso, il regista ha abbandonato l’idea di ambientarlo durante l’occupazione per motivi economici, ma anche estetici, poiché nell’ambiente cinematografico dell’epoca si evitava di trattare un periodo tanto cupo quanto ancora vicino.

In questa pellicola, Truffaut propone per la prima volta il personaggio di Antoine Doinel che lo accompagnerà in altri quattro film durante la sua carriera. Gli altri saranno: Antoine e Colette (1962, episodio del film collettivo L’amore a vent’anni), Baci rubati (1968), Non drammatizziamo… è solo questione di corna (1970), L’amore fugge (1978).

I quattrocento colpi, la trama

Antoine è un ragazzino trascurato dai genitori, specie la madre, che lo ebbe ancora ragazzina. Così marina la scuola, si diverte con gli amici, senza trovare, al suo ritorno a casa, dei genitori che possano essergli d’esempio o anche solo darli affetto. Una mattina, mentre gironzola per strada con il compagno di classe René, scopre la madre baciarsi con un uomo.

Da qui il suo comportamento peggiora, diventando ancora più insofferente nei confronti dei genitori e della scuola, che non fa altro che punirlo rigidamente senza sforzarsi di comprenderlo. Ciò nonostante, non dirà una parola al padre adottivo sul tradimento della madre.

Antoine finisce poi per scappare due volte di casa, aiutato dal ribelle quanto agiato René. Ad una lunga serie di bravate succederà un arresto, sotto denuncia del patrigno, che sancirà anche la definitiva rottura con la famiglia. Ora lo aspetta il riformatorio, nel quale sono previsti anche campi-lavoro. Ma la divisa e le regole rigide gli stanno ovviamente strette…

I Quattrocento Colpi, il film

Antoine sarà sempre interpretato da Jean Pierre Leaud, per una sorta di film a puntate sulla vita di questo personaggio immaginario. Inventato però fino a un certo punto, poiché il regista francese proietta nel piccolo Antoine la sua insofferenza giovanile nei confronti delle istituzioni: la famiglia, la scuola, il riformatorio e la polizia, sebbene, come ammise egli stesso, non sia mai riuscito ad essere ribelle come quel personaggio dei suoi film.

In questo lungometraggio, il vispo Antoine appare come un’autentica vittima di genitori poco attenti ed egocentrici, ma anche come agnello sacrificale di quella Francia posta sotto la rigida legislazione post-occupazione di De Gaulle. Ed ecco che le sue disavventure, che lo rendono una sorta di Pinocchio moderno in balia di una società cinica e senza scrupoli, sono anche un’occasione per Truffaut per bacchettare i genitori poco curanti dei figli, egoisticamente presi dalle loro faccende private, nonché le istituzioni francesi dell’epoca troppo rigide, reprimenti ma mai davvero correttive. Eloquente è la scena di quando Antoine, per una banale ragazzata, viene messo in carcere insieme a un ladro e a delle prostitute, come se i rifiuti della società venissero raccolti senza essere “differenziati”.

Seguendo le sue sfortunate vicende, lo spettatore finisce per affezionarsi al piccolo Antoine, provando per lui compassione ma nello stesso tempo rabbia per come viene trattato da chi invece dovrebbe averne cura. La spontanea interpretazione di un Jean Pierre Leaud appena ragazzino intenerisce e trasporta, fino alla scena finale.

Veniamo ad alcune curiosità. I quattrocento colpi è dedicato alla memoria di André Bazin, famoso critico cinematografico morto appena quarantenne proprio la sera del giorno in cui iniziarono le riprese. La pellicola si apre con le immagini della Torre Eiffel, scelta non casuale poiché nei pressi di essa il regista aveva abitato da ragazzo, e per la quale ha sempre conservato una sorta di attrazione. Philippe de Broca, regista e sceneggiatore, appare in un cameo: sulla giostra insieme ad Antoine al luna park. Il British Film Institute ha inserito I Quattrocento colpi nella lista dei 50 film più adatti ad un pubblico giovane. Infine, un’ultima curiosità riguarda i nostri giorni e il nostro Paese. Nell’episodio “Cineforum” della serie TV Camera Cafè, questo film viene scambiato dai protagonisti per un film porno a causa di un forzato doppio senso nel titolo.

John Carter – Trailer Italiano

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John Carter – Trailer Italiano

John Carter è il nuovo film del regista premio Oscar® Andrew Stanton, un’avventura di pura azione ambientata su Barsoom, un esotico e misterioso pianeta che noi conosciamo con il nome di Marte. Basato sul romanzo classico di Edgar Rice Burroughs, John Carter è la storia che ha ispirato la maggior parte dei film Hollywoodiani sulla fantascienza.  In un mondo sull’orlo del collasso, Carter scopre che la sopravvivenza di Barsoom e della sua gente è nelle sue mani. John Carter vi aspetta al cinema da Marzo 2012. Nel cast , , , , , , , , , ,

Altro da vedere. Il festival Agender al Nuovo Cinema Aquila dal 9 all’ 11 Dicembre

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Dopo l’abbuffata istituzionale del Festival di Roma, sempre nella capitale, ma decentrato al Nuovo Cinema Aquila prende vita, dal 9 all’11 Dicembre, giusto in periodo di ponte, la prima edizione di Agender – Queer and  future arts festival.

Djokovic in Expendables 2!

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Djokovic in Expendables 2!

Il tennista serbo Novak Djokovic, 24 anni, attuale numero uno del Ranking ATP, è in procinto di fare il suo esordio al

Julia Roberts attrice e produttrice per Second Act

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Julia Roberts sarà la protagonista di Second Act, una commedia sul mondo del lavoro di cui l’attrice sarà anche produttrice assieme

Peter Cattaneo dirigerà Bridget Jones’s Baby

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Sarà il regista inglese Peter Cattaneo (Full Monty) a dirigere il terzo capitolo della saga di Bridget Jones, che sarà intitolato Bridget Jones’s Baby.

David Ayer sceneggiatore del remake di Scarface

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David Ayer sceneggiatore del remake di Scarface

Sarà David Ayer, sceneggiatore di film come Fast and Furious e Training Day, a scrivere Scarface, remake dell’omonimo film con protagonista Al Pacino diretto da Brian De Palma nel 1983, che a sua volta si ispirava a un altro Scarface, il primo della storia del cinema, risalente al 1932 e diretto da Howard Hawks. Pur essendo un remake, questo nuovo Scarface targato Universal Pictures non avrà molto in comune con i due citati predecessori, eccezion fatta per il titolo e i tratti generali della storia. “Lo vedo come la storia del sogno americano”, ha dichiarato Ayer ricordando il film di De Palma ” con un personaggio che punta in una direzione differente la sua bussola morale”.

Fonte: Worstpreviews

Niente Noah per Christian Bale

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Niente Noah per Christian Bale

Christian Bale non sarà il protagonista della prossima fatica di Darren Aronofsky, il film Biblico-epico Noah, nonostante il desiderio del regista newyorkese di averlo a disposizione. Bale non potrà essere nel cast di Noah per gli impegni presi con Terrence Malick: reciterà infatti in entrambi i film che il regista texano girerà nel 2012,King of Cups (con Bale protagonista) e Lawless. Pare che, accantonata l’idea Bale, le attenzioni di Aronofsky si siano spostate su un altro richiestissimo attore, Michael Fassbender (A Dangerous Method).

Fonte: Collider

Lincoln: ecco Daniel Day Lewis!

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Lincoln: ecco Daniel Day Lewis!

Steven Spielberg si tiene sempre impegnato. Con War Horse in uscita si sta dedicando al suo ambizioso biopic su Lincoln che avrà come protagonista Daniel Day Lewis.

Knockout Resa dei conti – Trailer italiano

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Gina Carano è Mallory Kane, una spia americana addestrata per uccidere, in fuga dopo essere stata tradita dai colleghi che l’avevano ingaggiata. Per Mallory è arrivato il momento di farsi giustizia da sola. Ritorno in grande stile all’action movie per il Premio Oscar Steven Soderbergh che dirige un cast strepitoso: , , , , , , ,

Non ti muovere di Sergio Castellitto

Non ti muovere – Anno: 2004 – Regia: Sergio Castellitto – Cast: Sergio Castellitto, Penelope Cruz, Claudia Gerini

Forse arriva un momento, nella vita, nel quale immancabilmente si finisce per sprofondare nel mare dei ricordi. Il passato si svela, inatteso avvia un replay di emozioni sopite da tempo. Così Timoteo, padre frustrato e chirurgo, si ritrova d’un tratto a capezzale della figlia Angela, in coma dopo un grave incidente in motorino. Il dolore, l’impotenza di fronte a quel corpo così vicino ma drammaticamente lontano, lo conducono indietro negli anni sino all’incontro con Italia, una donna non bella e all’apparenza volgare ma dall’animo fragile.

Comincia da qui, in un dialogo immaginario con la figlia, il racconto-confessione di una storia extraconiugale, di un amore tanto profondo quanto impossibile, di una passione viscerale. Non ti muovere è il sussurro di un padre disperato che rischia di perdere quanto gli resta di più prezioso, è la speranza, ma è anche infine il filo conduttore della narrazione.

Non ti muovere è un film intenso, capace di mettere a confronto gli uomini con una paura recondita per la perdita della vita quando il dolore, la devastazione, l’abbandono, restano l’unica visione del mondo. Tratto dall’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini, vincitore del celebre Premio Strega nel 2002, il film, diretto e interpretato da Sergio Castellitto (marito della scrittrice), mette a nudo una realtà cruda ma allo stesso tempo tangibile, riportando a galla quelle stesse emozioni celate tra le pagine del testo.

Persino il ruolo di Italia viene magistralmente messo in scena dalla splendida Penelope Cruz, imbruttita e resa quasi irriconoscibile, ma capace di recitare talmente bene in lingua italiana da essere stata definita «la nuova Anna Magnani del XXI secolo, in grado di comunicare la sua essenza in italiano meglio di quanto non riesca a fare in inglese». Un’impresa non facile e che ha costretto l’attrice ad allenamenti linguistici impegnativi ma che alla fine le ha permesso di trasporre sul grande schermo quella donna, Italia, che milioni di lettori avevano già potuto conoscere nel libro e che le è valsa il David di Donatello 2004 come migliore attrice protagonista. A condire il tutto una colonna sonora d’eccezione, Un senso, scritta appositamente per il film dal cantautore Vasco Rossi.

Proprio la ricerca di un senso ad una vita che spesso un senso non ce l’ha, l’attesa di un domani che arriverà, aiutano l’uomo a non sentirsi solo, ad andare avanti nonostante tutto, nonostante incertezze, paure, sconfitte. Ed è in questa ricerca continua che si mostra il cerchio della vita, al tragico epilogo della morte si contrappone la rinascita, un risveglio che, dopotutto, altro non è che l’inizio di una nuova vita.

Il Mago di Oz: recensione del film del 1939

Il Mago di Oz: recensione del film del 1939

Il Mago di Oz è un film del 1939 diretto da Victor Fleming e con protagonisti nel cast Judy Garland, Frank Morgan, Ray Bolger, Bert Lahr, Jack Haley. 

Il Mago di Oz – trama

Il Mago di Oz tramaDorothy vive in una fattoria del Kansas. Improvvisamente un terribile tornado si abbatte su di lei, trascinandola insieme alla sua casa e al suo cane nel mondo del mago Oz. Qui tutto è strano e bello, ma Dorothy vuole lo stesso ritornare al più presto a casa….

“From now on you’ll be History” è una delle battute pronunciate dal sindaco dei Mastichini, e la frase propiziatoria ha gettato una luce positiva su quest’opera cinematografica.

Il Mago di Oz non solo ha fatto la storia del cinema, ma rappresenta la trasposizione di un film che ha regalato il successo anche all’opera da cui è tratto, assolutamente un caso singolare. Chi non ricorda le scarpette rosso rubino del film? Il rimando immediato è a Cenerentola, ma attenzione, quel paio faceva parte dell’incantesimo, qui invece, sono le scarpette a scatenare poteri da incantesimo!

Victor Fleming, con la sua arguzia, affida ai colori un aspetto significativo dell’opera, e non è un caso che il film inizi e termini in tonalità seppia; al contrario raggiunge l’apice della sua espressione e comunicazione nella parte centrale, quando le immagini sono affidate ad uno sgargiante Tecnicolor.

Il Mago di Oz 1939Nell’incipit, il regista traccia le coordinate dell’intera opera, definendo il carattere travolgente e vivace della ragazza, Dorothy, e descrivendo a grandi linee le caratteristiche dei tre contadini, che, in seguito, si tramuteranno in compagni di viaggio.

Il Mago di Oz il film capolavoro di Victor Fleming

La trasposizione cinematografica, riprende sommariamente l’opera di L. Frank Baum, e si focalizza sulla crescita personale della ragazza, che, con l’aiuto dei compagni, passerà dallo status di bambina ad adulta. La bambina in questione è nientemeno che la diciassettenne Judy Garland, che con questo film assurge giovanissima allo status di star e conquista uno speciale mini-Oscar per la sua interpretazione. Il sostrato sociale del romanzo viene dunque incanalato attraverso il personaggio di Judy, che divenne lei stessa in quel periodo (era il 1939) un veicolo comunicativo della politica americana per ricordare che il posto più bello del mondo, nonostante le meraviglie del regno di Oz, era la sua casetta in Kansas (There’s no place like home, recita alla fine), e quindi gli USA.

Il momento cruciale, in cui la storia si snoda verso orizzonti ultraterreni, è simbolicamente preannunciata dalla canzone Somewhere Over the Rainbow, che valse al film il suo secondo Oscar. È proprio qui che avviene la svolta dell’intera trama, e, tramite l’espediente del tornado, la ragazza si ritrova in una nuova realtà.

Il popolo dei Mastichini, piccoli folletti, bolle di sapone che si tramutano in streghe buone, La Lega della Ninnananna, La Lega dei Lecca-lecca, spaventapasseri ambiziosi alla ricerca di un cervello, Leoni intimiditi desiderosi del proprio coraggio, Uomini di latta sdegnati per non aver un cuore e streghe volanti.

Tutto questo è il Mago di Oz, ovvero la ricerca di un presunto Mago sulla scia dorata di un cammino impervio, che regala agli avventurieri imprevisti di ogni sorta. La storia si snoda tra ritornelli martellanti che aumentano il ritmo del racconto e un cammino immaginario e personale effettuato dalla piccola Dorothy, verso la consapevolezza della realtà.

Un personaggio fondamentale che scandisce le diverse fasi della storia e ne rappresenta il Deus ex machina è Frank Morgan. Non è un caso che Fleming gli abbia affidato ruoli diversi ma molto affini. È lui ad interpretare il Professor Meraviglia, personaggio che introduce lo spettatore nella realtà fantastica del film, dando avvio all’intera trama. Ed è sempre lui a interpretare il curioso portiere del Mago, aprendo le porte ai protagonisti e introducendoli verso la prova finale e più difficile dell’intera storia.

Ed infine è proprio lui a dare voce a il Mago di Oz. Uno, due e tre… i battiti dei tacchi delle scarpette color rosso rubino, che chiudono una storia perfetta, una storia il cui inizio e la cui fine si somigliano, ma al cui interno risiede una metamorfosi e un’evoluzione verso ciò di cui più abbiamo bisogno: la Felicità.

Michael Clayton di Tony Gilroy con George Clooney

Michael Clayton di Tony Gilroy con George Clooney

Michael Clayton Anno: 2007 Regia: Tony Gilroy Sceneggiatura: Tony Gilroy Cast: George Clooney, Tom Wilkinson, Tilda Swinton, Sidney Pollack

Michael Clayton (George Clooney) si occupa dei danni collaterali per il suo studio legale. Quando il suo collega e amico Arthur Dens (Tom Wilkinson) ha un crollo nervoso durante una seduta preliminare di un processo, i capi lo chiamano a rapporto per tentare di capire cosa accada. Dall’altro lato c’è Karen (Tilda Swinton), giovane legale decisa a fare carriera all’interno dell’azienda contro la quale Dens sta portando avanti la causa. Karen scopre dei documenti che incastrerebbero la U-North e li distrugge ma questi vengono ritrovati da Arthur Dens che paga la propria diligenza con la vita. L’amico Michael Clayton non crede al suicidio inscenato dagli assassini pagati da Karen e decide di continuare a cercare le prove che incastrino la U-North. Di fronte alla nuova minaccia, Karen decide di assassinare anche Clayton. Stavolta, però, fa un buco nell’acqua, l’avvocato rivale si salva e, prima di lasciare la città, incastra la stessa Karen e la compagnia.

Michael Clayton è l’esordio alla regia dello sceneggiatore Tony Gilroy, è fra le pellicole favorite agli Oscar del 2008, fra le nomination campeggiano miglior regia, miglior sceneggiatura originale, miglior attore protagonista e non. Sfortunatamente, il film si aggiudica solo la nomination per migliore attrice non protagonista destinato a Tilda Swinton, sbaragliato dal western dei Coen Non è un paese per vecchi.

Nonostante il flop agli Academy Awards, la pellicola è stata unanimemente acclamata dalla critica sia per la conduzione della regia di Gilroy che per le prove attoriali dei personaggi, venendo definito il miglior film del 2008.

Intenso ma non melodrammatico, Michael Clayton è sprovvisto della classica retorica dei film hollywoodiani, c’è sempre speranza anche se la si deve pagare a caro prezzo perché, ogni azione ha le proprie conseguenze, e non sempre conviene scuotersi dal torpore che si sostituisce alla vita.

Un convincente Erin Brokovich al maschile, costruito brillantemente in modo da non far calare la suspence, di sorprendere e di commuovere.

In the Mood for Love di Wong Kar-wai

In the Mood for Love di Wong Kar-wai

In the Mood for Love – Anno: 2000 – Regia: Wong Kar-wai – Sceneggiatura: Wong Kar-wai – Cast: Tony Leung, Maggi Cheung

È il 1962 e a Shanghai, il signor Cho (Tony Leung) e la signora Chang (Maggi Cheung) si scoprono vicini di casa, i loro incontri sono brevi e fugaci finché, un giorno, il signor Cho non invita la vicina fuori a cena e i due trovano il coraggio di ammettere che i rispettivi coniugi portano avanti da mesi una relazione adulterina. Da questo momento i due instaurano una relazione parallela: si chiedono cosa facciano la moglie e il marito quando sono insieme, com’è iniziata, chi ha fatto il primo passo.

Ciò che comincia come un sodalizio e un gioco malsano, si trasforma ben presto in qualcosa di più. Le frequenti assenze dei rispetti consorti, portano i due vicini a fare sempre di più affidamento l’uno sull’altra. La recita, a un certo punto, cessa di essere tale e i due protagonisti si trovano sempre di più invischiati nei loro sentimenti e arrivano a un punto in cui non riescono più a distinguere la realtà dalla fantasia.

Sin dall’inizio sembra che le loro vite siano destinate a incrociarsi. L’attenzione della macchina da presa si concentra sui due protagonisti, inquadrando i rispettivi coniugi e i caratteri che gli gravitano intorno di sfuggita, sono dei particolari che arricchiscono la pellicola; il signor Cho e la signora Chang, sembrano due anime affini dall’inizio. Il loro modo nel vestire, impeccabile, li isola e li esalta, evidenziandoli l’uno all’occhio dell’altra. Eppure, il loro incontro è sofferto e trepidato, vi è un valzer fuori sincrono che li porta sempre a sfiorarsi e mai a toccarsi, il regista gioca su un ritmo esasperante di campi e controcampi, fino al momento in cui si trovano uno di fianco all’altro in un taxi, decisi a passare almeno una notte insieme.

Ciononostante il loro amore non è destinato a concretizzarsi, rimane sospeso a mezz’aria, tutto ciò che resta è un’impressione, una sensazione, un segreto sussurrato nella cavità di un albero. Spettacolare è il montaggio di William Chung che restituisce piccole schegge di comportamenti abituali e gesti rituali che si ripetono senza perdere la purezza e la perfezione con la quale vengono compiuti. Di rilievo anche la colonna sonora di Michael Galasso e Shigeru Umebayashi che asseconda i toni della narrazione.

Acclamato alla 53° edizione del Festival di Cannes per l’interpretazione di Tony Leung, In the mood for love è considerato dalla critica una delle pellicole più importanti del 21° secolo.

La storia infinita: recensione del film di Wolfgang Petersen

La storia infinita: recensione del film di Wolfgang Petersen

La storia infinita è il film cult del 1984 diretto da Wolfgang Petersen e con protagonisti Noah Hathaway, Barret Oliver, Tami Stronach, Patricia Hayes, Gerald Mc Raney e Moses Gunn.

  • Anno: 1984
  • Regia: Wolfgang Petersen
  • Cast Noah Hathaway (Atreiu), Barret Oliver (Bastian), Tami Stronach (Imperatrice), Patricia Hayes (Urgl), Sidney Bromley (Engywook), Gerald Mc Raney (il papà di Bastian), Moses Gunn (Cairon)

La storia infinitaLa storia infinita trama: Il piccolo Bastian, oppresso da una triste situazione familiare e dal bullismo dei compagni di scuola, si rifugia un giorno in una libreria antiquaria, dove trova un libro misterioso e antico, La storia infinita.

Rifugiatosi nella soffitta della scuola, inizia ad immergersi nel mondo di Fantàsia, magico Regno minacciato dal Nulla, seguendo le avventure del prode Atreiu, in cerca di una cura per ridare la salute all’Infanta Imperatrice.

Man mano che la storia va avanti, e passano le ore, Bastian si sente sempre più avvolto da una storia, di cui ad un certo punto capisce di essere parte integrante: è lui e solo lui che può dare un futuro a Fantàsia, con i suoi sogni, contro il potere del Nulla che tutto distrugge.

 

La storia infinita, fantasy anni 80′

Analisi: Alla base di tutto c’è uno dei libri culto del genere fantastico e non solo degli anni Ottanta, La storia infinita di Michael Ende, che a detta di molti il film non rispetta in pieno, visto che adatta solo la prima parte della vicenda, soffermandosi sul potere della fantasia e non sulla necessità di farla interagire con la vita reale, e dando poi spazio per due seguiti decisamente mediocri che rispetteranno ancora meno il testo originale.

Detto questo, La storia infinita resta un film interessante e ben fatto, e non solo per la colonna sonora di Giorgio Moroder, con tanto di hit ballabile di Limahl, e i belli effetti speciali di Brian Johnson, ma per il sense of wonder che avvolge il tutto, per le creature fantastiche da libro di fiaba che presenta, a cominciare dal Fortunadrago Falcor, per l’esaltazione della fantasia e della lettura, per il discorso mai abbastanza scontato che viene fatto ad un certo punto “è molto più facile dominare chi non crede in niente”, apologo contro ogni totalitarismo politico ma anche contro ogni avvizzimento dello spirito.

La storia infinita recensione 2Novanta minuti adorati dai bambini e adolescenti (e non solo degli anni Ottanta), e che comunque restano un esempio di film realizzato con tecniche più antiche ma in maniera impeccabile. E se la visione di questo film prelude inevitabilmente ad una lettura del libro (che comunque il film rispetta, sia pure fermandosi a metà), comunque resta un titolo da avere se si ama il cinema di genere fantastico di tutti i tempi, non solo quello degli ultimi anni.

Interessante anche l’assenza di volti noti (se si escludono i due veterani della televisione Gerald Mc Raney e Moses Gunn): così non si è distratti da altro in questo viaggio nella terra di Fantàsia, partendo dal compagno più antico di tutti, il libro. E esaltare il libro come canale privilegiato di sogno, è senz’altro la cosa più interessante e importante del film.La storia infinita recensione

Ed Wood, il film cult di Tim Burton con Johnny Depp

Ed Wood, il film cult di Tim Burton con Johnny Depp

ED WOOD è il film cult del 1994 di Tim Burton. Protagonisti nel cast di Ed Wood sono Johnny Depp, Sarah Jessica Parker, e Martin Landau.

Quel genio visionario di Tim Burton ha aggiunto, nel 1994, alla sua ricca filmografia un “gioiellino” cinefilo: Ed Wood, che vede un istrionico Johnny Depp nei panni- e nei “baffetti”- di Edward D. Wood Jr., “il peggior regista mai esistito” secondo molti critici che si aggirano in quel di Hollywood.

Ed Wood, il film

Burton narra l’ascesa di questo mediocre regista di serie B, autore di flop immortali come Glen or Glenda (1953), film semi-autobiografico il cui tema di fondo era il travestitismo (costante nella vita di Ed Wood stesso, crossdresser che amava indossare golfini d’angora); oppure il disastroso Bride of the monster (1955) fino al trash-cult  Plan 9 from Outer Space (1959), considerato dagli addetti ai lavori come il suo… “capolavoro”. L’occhio critico di Burton segue le vicende di questo improbabile regista mosso dal sacro fuoco dell’arte cinematografica e della sua scalcinata troupe alle prese con la realizzazione di pellicole con un’imbarazzante scarsità di mezzi tecnici.

Ma la vita di Ed Wood cambia dopo l’incontro con il suo idolo Bela Lugosi (uno straordinario Martin Landau con tanto di accento ungherese) al quale dona gli ultimi sprazzi di popolarità in una carriera costellata di grandi successi e di abissali ombre nere (come lo spettro della tossicodipendenza). Nella realtà anche la carriera di Wood seguì quasi lo stesso iter di quella del suo “maestro”: negli ultimi anni di vita girò infatti improbabili film softcore e porno per mantenersi economicamente finché un infarto, dovuto molto probabilmente all’abuso di alcool, non lo stroncò all’età di cinquantaquattro anni.

Ma il biopic di Tim Burton sceglie volontariamente di non narrare l’amaro declino della vicenda personale di un uomo a  cui il regista stesso dice di essersi ispirato in più di un’occasione, come per esempio nel suo capolavoro Edward mani di forbice dove il nome del protagonista è un tenero omaggio a Wood.

Ed Wood e la biografia di Rudolph Grey

Il film parte da una sceneggiatura di Scott Alexander e Larry Karaszewski che si sono ispirati a loro volta alla biografia di Wood scritta da Rudolph Grey  ed intitolata Nightmare of Ecstasy. Tim Burton commentò a caldo la lettura dell’opera dicendo che Ed Wood era solito usare ardite perifrasi e lunghissimi periodi per descrivere concetti assolutamente banali e, inoltre, aveva la tendenza a considerare i suoi film alla stregua di capolavori come Quarto potere. Solo che, invece di peccare di boria, Wood riusciva a farlo con tale innocenza e trasporto da rendere il tutto estremamente credibile.

Burton ricostruisce con dovizia di particolari, aiutandosi pure con le brillanti interpretazioni dei suoi interpreti, il mondo “mitico” della vecchia Hollywood dei tempi d’oro, e lo fa con uno sguardo sognante e vivo che rimanda direttamente all’insana passione da cui era affetto Ed Wood stesso: il cinema.

Nel ricreare quell’atmosfera il regista californiano si allontana  dal clima tipicamente gotico di altri suoi lavori (Edward mani di forbice, Il mistero di Sleepy Hollow) e si avvicina invece decisamente alle atmosfere da B-movie e horror della Hammer con cui è cresciuto e che ha omaggiato nella pellicola del 1996 Mars Attacks!. Inoltre, il rapporto tra Ed Wood e il suo modello Bela Lugosi ricorda quello tra Burton stesso e il suo mito Vincent Price, come pure la scomparsa prematura e dolorosa del personaggio di Lugosi nel film è un omaggio del regista di Burbank al suicidio dell’amico e collaboratore Anton Furst, scenografo del Batman del 1989.

Con questo improbabile, divertentissimo e sentito biopic, Tim Burton celebra una delle tante figure mitiche che popolavano la sua fantasia di bambino inquieto appassionato di cimiteri e di storie macabre.

Un thriller farmaceutico per Steven Soderbergh

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Dopo aver abbandonato il progetto di U.N.C.L.E., Steven Soderbergh si dà… alle pillole, con il thriller farmaceutico The Bitter Pill: il film inizialmente doveva costituire il debutto di Scott Z Burns, sceneggiatore di Contagion, diretto proprio da Soderbergh, ma ora sembra che le redini del progetto siano state prese in mano proprio da quest’ultimo. Le notizie riguardo la storia sono ancora scarse, così come non è ancora dato di sapere quale casa di produzione se ne occuperà.

Sembrerebbe comunque che il film  prenda le mosse da ricerche che lo stesso Burns fece quando collaborava con la serie tv Wonderland di Peter Berg e, nella forma di un thriller, dovrebbe riflettere su come la società contemporanea sembri incapace di tollerare l’infelicità e cosa ci renda così vulnerabili nei confronti di questa. La notizia della direzione di The Bitter Pill sembra comunque mettere per il momento la parola fine alla ridda di voci relative a un possibile ritiro di Soderbegh, scatenata da alcune recenti dichiarazioni di Matt Damon. Il regista ha peraltro in uscita due nuovi film: il 24 febbraio prossimo uscirà in Italia Konckout (titolo originale: Haywire) mentre per la fine di giugno è prevista l’uscita americana di Magic Mike.

Fonte: EMPIRE

Nuova trilogia per Mad Max

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 L’idea iniziale di un remake di Interceptor, primo capitolo della trilogia originale di Mad Max si è rapidamente (e prevedibilmente), trasformata in un progetto più ampio, riguardante l’intero trittico. Dietro la macchina da presa dovrebbe tornare George Miller, artefice dell’originale; Doug Mitchell, partner di Miller in sede di produzione, ha recentemente affermato che la sceneggiatura per il secondo capitolo è già stata temrinata e la terza è a buon punto.

Il remake di Fury Road (così sarà intitolato il primo film della nuova serie), nonostante resti una produzione australiana, ha visto spostare la location delle riprese in Namibia, a causa delle piogge torrenziali che hanno improvvisamente coperto di vegetazione l’area desertica di Broken Hill, su cui era caduta la scelta iniziale. Il cast al momento prevede la presenza di Tom Hardy, Charlize Theron, Nicholas Hoult, Zoe Kravitz e Adelaide Clemens; le riprese, inizialmente previste per l’autunno del 2010, sono state rimandate una prima volta alla primavera di quest’anno, subendo poi un ulteriore rinvio: l’intenzione sarebbe quella di avviarle nel prossimo aprile.

Fonte: EMPIRE

Daniel Radcliffe potrebbe interpretare Allen Ginsberg

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Smessi definitivamente i panni di Harry Potter, per Daniel Radcliffe è arrivato il momento di rilanciare la propria carriera: dopo l’esperienza teatrale di How To Succeed In Business Without Really Trying e con The Woman In Black prossimamente sugli schermi, il prossimo progetto in cantiere potrebbe essere la partecipazione Kill Your Darlings, nel ruolo di Allen Ginsberg, poeta americano trai leader della ‘beat generation’.

Il film non avrà tanto la forma di un biopic, quanto quasi quella di un thriller: Ginsberg e i suoi ‘sodali’ Jack Kerouac e William S. Burroughs, si riunirono grazie a Lucien Carr anche lui poeta e scrittore, che fu implicato nella morte di David Kammerer,  altro membro del gruppo, il cui corpo fu rinvenuto nel fiume Hudson; Carr si dichiarò poi colpevole. La pellicola, che dovrebbe essere diretta da john Krokidas è in cantiere ameno da un paio di anni: all’epoca, si era pensato a  Jessie Eisenberg come Ginsberg, Chris Evans nel ruolo di Kerouac Ben Whishaw nei panni di Carr; da allora le cose sono ovviamente cambiate e, per Ginsberg si sarebbe pensato a Radcliffe.

Fonte: EMPIRE

Fabio Volo presenta il suo Il giorno in più, dalla carta allo schermo

Il 28 Novembre si è tenuta la proiezione stampa del film Il giorno in più diretto da Massimo Venier e tratto dal romanzo omonimo scritto da Fabio Volo, qui nella duplice veste di attore e sceneggiatore del film. In una delle sale del cinema Adriano a Roma si è tenuto, in seguito, l’incontro con la stampa a cui ha preso parte il cast del film composto da Fabio Volo, Isabella Ragonese, Camilla Filippi e Pietro Ragusa; il regista Massimo Venier;

Il giorno in più: recensione del film con Fabio Volo

Il giorno in più: recensione del film con Fabio Volo

Trainato dalle polemiche sorte intorno alla mancata proiezione del 27 Novembre scorso al Torino Film Festival, viene presentato a distanza di un giorno qui a Roma in anteprima il nuovo film tratto dal best seller omonimo di Fabio Volo, Il giorno in più.

La storia, apparentemente “surreale” per certi aspetti, è quella di Giacomo Pasetti (Fabio Volo), un quasi quarantenne apparentemente affetto da quella che tutti chiamano “sindrome di Peter Pan”. Ma cambia quando, sul tram che prende tutte le mattine, il suo sguardo si incontra con quello di una misteriosa ragazza (Isabella Ragonese) e ne rimane talmente affascinato da proiettare, quasi per gioco, su di lei i caratteri di una donna immaginaria: le dà un nome fittizio, Agnese, e comincia a convincere il resto del mondo dell’esistenza di questa donna che lo ha fatto capitolare. Ma all’improvviso accade l’imprevedibile: la misteriosa “lei” sul tram si avvicina e tenta di conoscerlo.

Il giorno in più, il film

Ma nonostante le difficoltà la loro prova per il grande schermo sembra più che riuscita: il  film si presenta come una classica “rom-com” che parla di sentimenti ma… non indugia nel sentimentalismo; scorrevole e mai banale, merito dei dialoghi brillanti, riesce a far dimenticare allo spettatore quegli aspetti più “surreali” e cinematografici della vicenda (che la allontanano dalla verosimiglianza con la realtà) grazie alle forti caratterizzazioni dei personaggi di Giacomo e Michela ma pure dei comprimari che ruotano intorno al loro microcosmo. Si parla di amore in questa pellicola, ma non solo: si parla dell’amore ai tempi della crisi, che è una crisi globale, che investe i ruoli e le strutture sociali; i due protagonisti incarnano i dubbi e le ansie di una generazione di passaggio, che vuole prima di tutto lottare per l’affermazione di sé come individuo all’interno della caotica vita odierna, e che è talmente impegnato nella ricerca spasmodica del proprio posto nel mondo da non avere tempo di pensare a “qualcun altro”, a un compagno/a, relegando così la sfera del sentimento a un secondo piano apparentemente meno necessario.

Gran parte del fascino de Il giorno in più risiede, inoltre, nella scelta accattivante delle location: Milano e New York, due metropoli caotiche ed indifferenti, la seconda addirittura è una sorta di “non luogo” cinefilo e urbano in cui tutto può davvero succedere inaspettatamente. Naturalmente questa pellicola  ha un debito forte con la ricca tradizione della commedia sentimentale americana ed inglese a cui rimanda continuamente, tirando in ballo film di culto come Harry ti presento Sally di Rob Reiner o pellicole più recenti dal fascino fortemente indie come (500) giorni insieme di Marc Webb.

Il giorno in più uscirà nelle sale italiane il 2 Dicembre 2011 e si appresta a richiamare al cinema un pubblico composto da amanti delle commedie brillanti e, naturalmente, da tutti coloro che hanno letto il libro e si sono letteralmente “innamorati” della storia di Giacomo e Michela.

Morto Vittorio De Seta

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E’ morto ieri sera a Sellia Marina, in provincia di Catanzaro, il regista Vittorio De Seta, uno dei più grandi documentaristi italiani, nato a Palermo nel 1923. L’esordio avviene nel 1961 con Banditi a Orgosolo, sul fenomeno del banditismo sardo, premiato come migliore opera prima al festival di Venezia.

Conferme per i sequel de L’alba del pianeta delle scimmie e X-men l’inizio!

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Durante la cerimonia dei premi  Gotham Indipendent Film Awards, tenutasi ieri, il presidente della 20th Century Fox, Tom Rothman ha avuto modo di rilasciare alcune dichiarazioni a Comingsoon.net, in merito ai sequel de L’alba del pianeta delle scimmie e X-men l’inizio. Il produttore ha confermato la decisione della Fox di proseguire con entrambi i franchise, e che l’idea è quella di coinvolgere ancora una volta i registi Rupert Wyatt e Matthew Vaughn nella regia dei due sequel.

“Entrambi i film avevano degli script fantastici, e quindi al momento dobbiamo concentrarci sulle sceneggiature dei due sequel,” ha spiegato. “Stiamo lavorando duramente sugli script, e la speranza è quella di proseguire”.

Tutto quello che sappiamo su X-Men – L’inizio

Il film X-Men – L’inizio, prequel della trilogia cinematografica dedicata ai personaggi della Marvel, gli X-Men (X-Men, X-Men 2, X-Men – Conflitto finale), narra le vicende di Charles Xavier (Professor X), Erik Lehnsherr (Magneto) e del loro primo tentativo di formare una scuola per i ragazzi mutanti.

Nel cast di X-Men – L’inizio protagonisti Michael Fassbender, James McAvoy, Jennifer Lawrence, Rose Byrne, Nicholas Hoult, January Jones, Oliver Platt, Kevin Bacon, Edi Gathegi, Lucas Till, Alex Gonzalez, Morgan Lily, Jason Flemyng, Caleb Landry Jones,  Corey Johnson, Glenn Morshower, Matt Craven, Laurence Belcher, Bill Milner, Zoë Kravitz, Demetri Goritsas, James Remar, Rade Sherbedgia, Ray Wise.

Tratto dall’omonimo fumetto della Marvel, il film racconta della giovinezza di due amici che scoprono di avere poteri speciali, Charles Xavier e Erik Lensherr; del loro lavorare assieme, con altri mutanti, contro la più grande minaccia che il mondo abbia affrontato; del loro allontanarsi causa un dissidio che li vedrà diventare arcirivali con i nomi di Professor X e di Magneto. Il film è ambientato negli anni ’60, all’alba dell’era spaziale, l’epoca di JFK. Un periodo storico all’insegna della Guerra Fredda, in cui l’intero pianeta era minacciato dalle crescenti tensioni fra Stati Uniti e Russia. L’era in cui il mondo scoprì l’esistenza dei mutanti.

Fonte: comingsoon.net

Summit e Lionsgate pensano alla fusione?

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Summit e Lionsgate pensano alla fusione?

La Summit Entertainment  e la Lions Gate Entertainment potrebbero presto fondersi in un’unica casa di produzione. A rivelarlo è Bloomberg. Per chi non conoscesse le due case la Summit ha raggiunto il successo grazie al franchise Twilight, mentre la seconda oltre ad avere un parco film di tutto rispetto, produce anche serietv come Mad Men.

Midnight in Paris: recensione del film di Woody Allen

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Midnight in Paris: recensione del film di Woody Allen

Midnight in Paris  è il film del 2011 scritto e diretto da Woody Allen e con protagonisti nel cast Owen Wilson, Rachel MacAdams, Adrien Brody, Tom Hiddleston, Michael Shwwn, Marion Cotillard e Lea Seydou Una commedia brillante e surreale sullo sfondo della città dell‘amour, una Parigi travolgente, esteticamente mozzafiato, con le sue luci, le sue strade, i suoi inimitabili luoghi.

Midnight in Paris, in uscita nelle sale il prossimo 2 Dicembre, è l’omaggio del grande regista Woody Allen alla sua amata Parigi, un amore indimenticabile sbocciato durante le riprese di Ciao Pussycat, suo debutto come sceneggiatore e attore cinematografico. Un amore sconfinato per un luogo da amare e da sognare, un amore degenerato inevitabilmente in rimpianto. Perché, come ha detto lo stesso Allen, «se non vivessi a New York, Parigi sarebbe la mia città di adozione» e perché Parigi non si può non amare. Allo stesso modo, Gil, protagonista di questa stupefacente pellicola, si ritrova improvvisamente a Parigi con la sua fidanzata Inez, al seguito dei genitori di lei.

Midnight in Paris film recensioneVagando per la città sogna ad occhi aperti, vuole essere libero, coltivare la sua passione per la scrittura nonostante l’insistenza della fidanzata a proseguire nel suo talentoso e molto più remunerativo lavoro da sceneggiatore. Pressato, vorrebbe rifuggire la realtà, dedicarsi al suo libro, scrivere sulle orme dei suoi grandi idoli americani degli anni Venti.

Finché, una notte, alla scoccare della mezzanotte, Gil viene invitato da alcuni sconosciuti a salire su di una macchina. Ed è qui che inizia il viaggio di Gil nella Parigi del passato. Tra un locale ed un altro conosce la coppia Fitzgerald, gli artisti Salvador Dalì e Pablo Picasso, il suo adorato Hemingway. Ma soprattutto conosce Adriana, bella e sensuale, della quale si innamora perdutamente. Eppure Gil capisce che l’amore non può vivere in un non presente.

Midnight in Paris recensione filmDopo un viaggio nella Belle Epoqué parigina, tanto sognata da Adriana, Gil sceglie di tornare nel presente e di restarci, lasciando la sua amata a vivere nel passato del passato assieme a famosi pittori. In fondo, come osserva lui stesso, in qualsiasi passato si scelga di vivere ci sarà sempre un rimpianto per un passato ritenuto migliore. Stanziarsi nel presente significa, invece, annullare l’insoddisfazione per la vita e seguire i propri istinti e le proprie passioni.

Gil sceglierà quindi di alimentare la sua libertà, di ancorarsi infine ad una Parigi intrisa di magia, posto speciale dove poter camminare anche sotto la pioggia assaporando ogni magnifico squarcio di questa stupenda città.

 

Intruders – Trailer Italiano

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Intruders – Trailer Italiano

Il trailer italiano del film “Intruders” di Juan Carlos Fresnadillo, con Clive Owen, Daniel Bruhl e Carice Van Houten.

Qualcosa di Straordinario – Trailer Italiano

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Qualcosa di Straordinario – Trailer Italiano

Il trailer italiano del film “Qualcosa di Straordinario (Big Miracle)”, di Ken Kwapis, con Kristen Bell, Drew Barrymore, Dermot Mulroney e John Krasinski.

Ligabue Campovolo Il film 3D

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Il 7 dicembre esce in 300 sale italiane Ligabue Campovolo – IL FILM 3D. Grazie alla spettacolarità del live, all’innovativa tecnica usata per le riprese 3D e alla potenza dell’audio (mixato negli studi di George Lucas in California), il film trasporta gli spettatori all’interno della trascinante esperienza dell’evento estivo che Luciano ha organizzato il 16 luglio a Reggio Emilia.

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