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Hayao Miyazaki si impegna in un film sull’attualità

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Hayao Miyazaki si impegna in un film sull’attualità

Secondo Anime News Network, il produttore dello Studio Ghibli Toshio Suzuki ha rivelato in un’intervista che il prossimo film dello studio, che vede alla regia il grande Hayao Miyazaki

47 Ronin: first look per Keanu Reeves

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Ecco un first look di Keanu Reeves sul set del remake 47 Ronin in cui l’attore appare in costume tradizionale giapponese. Tutti i film del film originale tremano ma a quanto sembra

Si è concluso il Festival di Gijon

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Si è conclusa la 49esima edizione del Festival Internazionale del

Rachel Weisz in The Railway Man

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Rachel Weisz in The Railway Man

Rachel Weisz interpreterà Patricia “Patti” Wallace in The Railway Man di Jonathan Teplitzky. Il film, tratto dall’autobiografia di Eric Lomax, si dividerà tra il racconto delle terribili esperienze belliche del giovane Lomax (interpretato da Jeremy Irvine), torturato e schiavizzato dai giapponesi durante il secondo conflitto mondiale, e quello dei tormenti del Lomax maturo (Colin Firth), incapace di suturare le ferite del passato e desideroso di vendetta.

Patricia lo convincerà a intraprendere un viaggio per riconciliarsi con i suoi aguzzini. La sceneggiatura è stata scritta da Franck Cottrel Boyce e Andy Paterson. Le riprese, che avranno inizio nel prossimo febbrario, si svolgeranno nel Regno Unito, in Thailandia e in Australia. The Railway Man sarà nelle sale nel 2013.

Breaking Dawn provoca attacchi epilettici?

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Breaking Dawn provoca attacchi epilettici?

Con un po’ di cattiveria, Slashfilm scrive che, alle tante buone ragioni per

J.P. Jeunet dirigerà The Selected Works of T.S. Spivet

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Nei primi mesi del 2012, in Canada, avranno inizio le riprese di The Selected Works of T.S. Spivet, nuovo film

Woody Allen: la commedia come analisi ironica della società moderna

Trasporre le proprie angosce interiori, ridicolizzare i valori materiali e carnali dell’ipocrita società moderna, questo, e altro, è il Cinema del Re della commedia Woody Allen, instancabile regista che sforna film interessanti con un vigore creativo invidiabile unico. Ben 45 sono i lungometraggi da lui diretti a partire dal lontano 1966 e per un arzillo settantasettenne che non ha la minima intenzione di smettere può anche trattarsi di modo per esorcizzare la sua ingombrante paura di invecchiare che ormai lo perseguita, per sua stessa ammissione, da quando ha varcato la mezza età.

Woody Allen nasce il 1º dicembre 1935 a Brooklyn (New York) con il nome di Allan Stewart Königsberg, in una famiglia di origini europee, di modesta condizione sociale e di religione ebraica, tutti elementi che tratterà spesso nei suoi film, in modo diretto e indiretto, ma sempre con grande autoironia. A tre anni ha il suo primo contatto col cinema, quando la madre lo porta al cinema per vedere Biancaneve e i sette nani (1937), film che affascina e segna indelebilmente il piccolo Woody. Da allora, frequenta sovente le sale cinematografiche e ha rivelato che da ragazzo il suo film preferito era La fiamma del peccato (1944) di Billy Wilder. Poco interessato allo studio (per la disperazione dei genitori), è un appassionatissimo scrittore di gag e barzellette, che spedisce ai giornalisti umoristici Walter Winchell e Earl Wilson. Le riviste, entusiaste del materiale ricevuto, decidono di contattare l’autore e di trovargli un agente, David O. Alber, che inizia a far pubblicare gli scritti di Allen su diversi giornali pagandolo 25 dollari alla settimana.

Nel 1952, all’età di diciassette anni, assume lo pseudonimo di Woody Allen, in onore del celebre clarinettista jazz Woody Herman, e scrive battute per colossi dello spettacolo come Ed Sullivan e Sid Caesar. Due anni dopo, nel 1954, viene assunto dalla rete televisiva nazionale ABC, della quale diventa l’autore di punta, scrivendo per celebri programmi come il The Ed Sullivan Show e The Tonight Show.

Tra fallimenti negli studi universitari (i genitori insistevano affinché si laureasse, ma non ci riuscì) e sentimentali (ventenne aveva già due divorzi alle spalle), tra gli anni ’50-’60 Allen scrive sceneggiature di grande successo per Tv e teatro, guadagnando anche discretamente.

Nel 1965 firma la sua prima sceneggiatura cinematografica: Ciao Pussycat, diretto da Clive Donner, nel quale appare in un ruolo minore accanto a Peter Sellers, Peter O’Toole, Romy Schneider, Capucine ed Ursula Andress. Nel 1966 realizza il suo primo lungometraggio, Che fai, rubi? E’ l’inizio di un’epoca per il cinema americano e mondiale.

I primi film di Woody Allen sono commedie ironiche, divertenti, stravaganti, talvolta sgangherate, spesso parodie di film famosi, di successo. Riprova di ciò è proprio il film che segna il suo esordio come regista: Che fai rubi? Edizione americana del film giapponese Kizino Kizi (La chiave delle chiavi), trasformata nella storia di due bande rivali che danno una frenetica caccia a una ricetta di insalata. Avventura alla James Bond parodiata da Woody Allen, girata in Giappone con tutti attori nipponici.

Anche il secondo film prosegue sul tema della refurtiva: Prendi i soldi e scappa (1969). Un tipetto timido di Baltimora, interpretato dallo stesso Woody Allen, cerca di vincere il suo complesso di inferiorità con una carriera di criminale. Ma non ne ha la vocazione e da vita a una serie di buffe gag.

Il terzo film, Il dittatore dello stato libero di Bananas (1971), si dedica invece alla parodia delle dittature militari latinoamericane. Il lungometraggio ha diverse debolezze, ma offre una simpatica e gradevole storia buffa e spensierata.

Tra i film che ebbero maggiore successo nella prima fase della sua carriera, troviamo il quarto Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere, del 1972. Qui Woody Allen da’ sfogo ad ansie e dubbi interiori relativi al sesso, ponendosi vari quesiti sottoforma di sei episodi molto originali. Affronta tabù e temi vari, senza mai scadere nella volgarità,pur parlando sempre ed esplicitamente di sesso. Alcune scene hanno fatto epoca, come quella che lo ritrae, nell’ultimo episodio, mascherato da spermatozoo. Seguono Il dormiglione (1973) e Amore e guerra (1975).

Woody Allen: la commedia come analisi ironica della società moderna

Intervallati dall’inusuale drammatico Interiors (1978), arrivano alla fine degli anni ’70 i film della svolta. Arrivano infatti Io e Annie e Manhattan. Le pellicole consolidano le collaborazioni con Diane Keaton, con la quale ebbe una relazione e che è stata protagonista dei cinque film successivi del regista.

Io e Annie è palesemente autobiografico. Narra i difficili rapporti di un attore comico ebreo (Alwy, interpretato dallo stesso Woody Allen) newyorkese con Annie Hall, la ragazza di cui si è innamorato. I due si frequentano e si amano per un certo periodo. Poi, dopo un viaggio in California, decidono, seppur a malincuore, di lasciarsi. Ma Alwy fa fatica a dimenticarla. Il film vinse ben quattro premi Oscar. Poi arrivò Manhattan, che può essere considerato la sua prima critica sociale di un certo spessore contro la società moderna. La commedia, che pecca di staticità e lentezza, è di fatti una critica all’America di fine anni ’70, eccessivamente alle prese con dei canoni e dei valori da sconfessare e smontare, su tutti l’istituzione del matrimonio. Woody Allen dipinge una società frenetica, insicura, la deride e la schernisce, ridicolizza i personaggi principali, il loro affannarsi ad essere moderni e anticonformisti a tutti i costi. La più normale finisce per essere la giovanissima Tracy, che avrebbe tutte le giustificazioni per essere stravagante e invece è la più posata tra i protagonisti.

Seguiranno i meno noti Stardust Memories (1980) e Una commedia sexy in una notte di mezza estate (1982). Quest’ultimo segnerà l’inizio della lunga collaborazione con Mia Farrow, che sarà sua moglie per diversi anni. Arrivano poi i pittoreschi Zelig (1983) e Broadway Danny Rose (1984). Il primo ironizza il conformismo, il secondo il cinismo del mondo dello spettacolo. Con Hannah e le sue sorelle, Woody Allen torna a parlare del suo rapporto con le donne, incarnato dall’insicuro Mickey alle prese con Hannah (Farrow) e le due sue sorelle (Wiest e Hershey). Torna poi alla fantasia, con la commedia romantica La rosa purpurea del Cairo (1985), seguito da una serie di film di minore successo: il difficile drammatico Settembre (1987), l’autobiografico Radio days (1987) e Un’altra donna (1988).

Ben riuscito e sofisticato è invece Crimini e misfatti (1989), nel quale Woody Allen recita con  Martin Landau e Mia Farrow, e nel quale rappresenta una commedia che sconfina nel dramma prima e nel giallo poi. Nella società cinica in cui viviamo, Woody Allen sembra volerci dire che “il delitto paga” e resta impunito. Questo resterà tra i film più originali e riusciti del regista newyorkese, il quale negli anni successivi, come vedremo, riprenderà i temi che hanno caratterizzato il suo cinema fino ad allora: rapporti disastrosi con le donne, ansie, cinismo del mondo moderno, tradimenti, dubbi religiosi, ridicolo anticonformismo. Il canovaccio di questa pellicola sarà anch’esso ripreso anni dopo, con Match Point.

Gli anni ’80 si concluderanno con New York stories (1989), mentre negli anni ’90 arrivano una serie di film (uno all’anno) che però non lasciano particolarmente il segno: Alice (1990), Ombre e nebbia (1991), Mariti e mogli (1992, che segna anche la fine della lunga collaborazione con la Farrow), Misterioso omicidio a Manhattan (1993, che di contro, segna il ritorno della Keaton), Pallottole su Broadway (1994), La dea dell’amore (1995) e Tutti dicono I love you (1996). Più complesso e originale è invece Harry a pezzi (1997). Se è vero che anche in questo film Woody Allen ironizza sull’amore e sull’amicizia, ma soprattutto sul sesso e sui tradimenti, lo fa attraverso una storia dinamica e divertente, come se Woody Allen volesse dire al pubblico che il suo brio e la sua originalità non si sono di certo assopiti, così come la sua voglia di mettere in gioco le proprie idee, i suoi disastri sentimentali, i suoi atteggiamenti buffi. Tra una gag e l’altra, intrecci esilaranti, disastri amorosi vari, rapporti sessuali occasionali, il film procede piacevolmente, in una sorta di psico-analisi per Woody Allen, in chiave ovviamente autoironica. Harry a pezzi è stato uno dei candidati al premio Oscar 1998 per la migliore sceneggiatura originale, dopo essere stato anche presentato fuori concorso al Festival di Venezia il 26 agosto 1997.

Gli anni ’90 si chiuderanno con Celebrity (1998) e Accordi e disaccordi dell’anno successivo con Sean Penn, film dedicato agli artisti stravaganti jazz (il suo genere musicale preferito) degli anni ’30. Il Terzo millennio si apre con una serie di film non esaltanti ma che comunque inglobano spunti di buon cinema: Criminali da strapazzo (2000), La maledizione dello scorpione di giada (2001), Hollywood Ending (2002), Anything Else (2003), Melinda e Melinda (2004). Nel 2005 arriva Match Point, che riprende il costrutto di Crimini e misfatti: una commedia sentimentale che si complica al punto di sfociare nel dramma e infine nel giallo irrisolto. Il film segna il ritorno alla creatività per Woody Allen, con un lungometraggio che lascia il segno e che rimane impresso nella mente dello spettatore. Macth Point resta per lui uno spartiacque degli anni 2000, poiché nella seconda metà del decennio tornerà ai soliti temi, con film dai buoni spunti ma anche vuoti nella sceneggiatura. Continua nella sua consueta prolificità: Scoop (2006), Sogni e delitti (2008), Vicky Cristina Barcelona (2008), Whatever Works – Basta che funzioni (2009), Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni (2010).

Escludendo i film da lui stesso diretti, Woody Allen ha anche partecipato come semplice attore in diversi lungometraggi: il primo e forse più famoso è Provaci ancora Sam (1972), commedia con riferimenti parodistici a Casablanca. Poi arrivarono: Il prestanome (1976), film sul Maccartismo; Re Lear (1987), drammatico-fantastico poco riuscito; Storie di amori e infedeltà (1991), commedia tipicamente alleniana; Gli imbroglioni (1999); gli irriverenti Una spia per caso (2000) e Ho fatto solo a pezzi mia moglie (2001).

E adesso? Neanche a dirlo, il buon Woody Allen sta girando un altro film, Nero Fiddled, che dovrebbe uscire l’anno venturo. Girato a Roma, oltre ad Alec Baldwin, Penelope Cruz, Ellen Page, Jesse Eisenberg, e lo stesso Allen, vede anche la collaborazione degli italiani Riccardo Scamarcio, Isabella Ferrari, Sergio Rubini, Ornella Muti, Massimo Ghini, Antonio Albanese, Alessandra Mastronardi, Alessandro Tiberi e Flavio Parenti. Con un cameo pure per Roberto Benigni, il quale, secondo quanto ha fatto trapelare in un’intervista al Tg3, vestirà i panni di Leopoldo, un tranquillo impiegato dalla vita ordinaria che verrà scambiato per un celebre attore. Per gli impazienti però, niente paura. Il regista americano sta per tornare sugli schermi il prossimo 2 dicembre con una delicata commedia sentimentale: Midnight in Paris, ambientata nella città romantica per antonomasia. Insomma, Allen non ha proprio alcuna intenzione di smettere. Fortunatamente, aggiungiamo noi.

Cinefilos.it ai Cinepatici

Sabato 26 novembre alle ore 16.00 e a mezzanotte il nostro Caporedattore Chiara Guida sarà ospite del programma televisivo ‘I Cinepatici’, in onda su Coming Soon Television

Al via il Festival di Torino

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Al via il Festival di Torino

Dal 25 novembre al 3 dicembre, con repliche dei film il 4, torna nel capoluogo sabaudo il Torino film festival, l’annuale appuntamento con il cinema d’autore e di qualità, che quest’anno riempie le centrali sale Massimo di via Montebello, Greenwich Village di via Po e Reposi di via XX settembre. Si parte al Teatro Regio, il 25 sera, con il direttore Gianni Amelio, la madrina Laura Morante e la consegna del Gran Premio Torino, riconoscimento per chi si è distinto nel corso degli anni nella Settima Arte, che quest’anno vede insignito il regista Aki Kaurismaki. Il film d’apertura è L’arte di vincere / Moneyball di Bennett Miller, con Brad Pitt e Philip Seymour Hoffman.

Tanti i film in programma: in totale sono 218 titoli, di cui 36 italiani, 32 anteprime mondiali, 21 internazionali, dieci europee e settanta italiane. Tra i titoli più attesi, I più grandi di tutti, ultima fatica di Carlo Virzì, Wrecked di Michael Greenspan, Into the abyss di Werner Herzog, The descendants di Payne con George Clooney.

Da non dimenticare gli omaggi ad Eugene Green, Sion Sono e Dorian Gray e la rassegna Figli e amanti in cui Antonio Albanese, Ascanio Celestini, Michele Placido, Kim Rossi Stuart e Sergio Rubini presenteranno i loro film di culto.

Un discorso a parte merita la retrospettiva su Robert Altman, con proiezione di tutti i film del regista statunitense, di tutti gli episodi di serie televisive che ha diretto (a cominciare da Bonanza e Alfred Hitchcock present) e dei documentari. Ospiti collaboratori e colleghi del regista, e in parallelo è allestita una mostra con foto, locandine e memorabilia su Robert Altman presso il Museo del cinema alla Mole Antonelliana, di scena fino a fine gennaio.

Il Torino film festival chiude la sera del 3, con l’anteprima italiana di Albert Nobbs di Rodrigo Garcia con Glenn Close e la prima mondiale di Twixt di Francis Ford Coppola, ritorno al genere horror gotico del regista vent’anni dopo Bram Stoker’s Dracula.

Sito ufficiale della manifestazione sotto www.torinofilmfest.org

John Carter: foto ufficiali del film!

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John Carter: foto ufficiali del film!

La Disney  ha reso pubbliche alcune foto dell’atteso film  JOHN CARTER diretto da Andrew Stanton, che uscirò nelle sale dal 9 MARZO 2012.

Aaron Sorkin scriverà il biopic su Steve Jobs?

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Dopo le indiscrezioni di qualche tempo fa, secondo cui la Sony avrebbe chiesto ad Aaron Sorkin di scrivere la sceneggiatura del biopic dedicato a Steve Jobs, arrivano le prime conferme dell’interessato il quale ha recentemente affermato di essere fortemente interessato al progetto, dichiarando che, a prescidere da chi lo scriverà, è destinato ad essere un grande film.

Un pò cinicamente, si potrebbe affermare che Steve Jobs continua ad essere un grande uomo d’affari anche dopo la sua dipartita: l’idea di una film a lui dedicato è praticamente partita nei giorni successivi alla sua morte, complice anche la biografia uscita nelle librerie poche settimane dopo. La Sony è stata la più veloce ad accapararsi i diritti: per il protagonista, sono finoa circolati i nomi di Noah Wyle (il dottor Carter di E.R.), che ha  già interpretato Jobs in un film per la tv, e di George Clooney. Se Sorkin dovesse effettivamente accettare l’incarico, sarà indubbiamente agevolato dall’amicizia personale che lo legava al fondatore della Apple.

Fonte: COLLIDER

Ben Whishaw sarà Q nel prossimo film di James Bond

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Ben Whishaw sarà Q nel prossimo film di James Bond

Dopo varie indiscrezioni, sembra arrivata la conferma che Ben Whishaw (Il Profumo, The International) interpreterà il ruolo di Q in Skyfall, prossimo capitolo della serie di 007. Vedremo quindi all’opera il trentenne britannico nel fornire a James Bond i proverbiali gadget come penne esplosive, orologi che spruzzano gas, macchine iperaccessoriare e così via.

Il ruolo, sebbene spesso non di primaria importanza ai fini della storia, è sempre stato estremamente caratterizzante per i film della saga di 007 (il momento della presentazione dei vari ‘aggeggi’ è in effetti un appuntamento fisso, e uno dei più attesi dagli spettatori): per ben 17 volte è stato interpretato da Dennis Llewelyn, che legò indissolubilmente il suo nome al personaggio; il testimone è poi passato a un ‘mostro sacro’ come l’ex Monty Python John Cleese. La scelta di Winshaw segna una rivoluzione nella resa cinematografica del personaggio, che finora era sempre stato interpretato da attori anziani nel ruolo del ‘navigato istruttore’, rendedolo forse più adeguato ai nostri tempi, per i quali in effetti l’idea di un giovane ‘ipertecnologico’ risulta molto più credibile.

Fonte: EMPIRE

Il remake di Alba Rossa finalmente sugli schermi

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A tre anni di distanza dalla lavorazione, dopo innumerevoli rimandi, intoppi e complicazioni, sembra che le porte delle sale cinematografiche siano state finalmente aperte a Red Dawn, remake dell’omonimo film degli anni ’80. La pellicola, girata nel 2009 vede protagonisti Chris Hemsworth (che nel frattempo ha avuto modo di farsi conoscere dal grande pubblico con Thor), Jeffrey Dean Morgan, Josh Peck, Adrianne Palicki ed è diretta da Dan Bradley (che debutta alla regia dopo aver fatto il coordinatore degli stunt man e il regista di seconda unità per le saghe di Bourne e Spiderman e per Quantum of Solace tra gli altri).

Il film è rimasto a lungo nei magazzini, in parte per il contenzioso sollevato dalla MGM (per la quale uscì  la prima versione). Come si ricorderà, l’originale, diretto da John Milius,  raccontava di un’improvvisamente invasione sovietica degli Stati Uniti, e della resistenza di un gruppo di studenti sulle montagne.  Inizialmente il nuovo ‘inavsore’ era la Cina, ma ragioni di opportunità politico-economica hanno portato in sede di editing a ‘trasformare’ il nemico nel Corea del Nord. Secondo le ultime notizie, Red Dawn dovrebbe uscire sugli schermi il 2 novembre del 2012.

Fonte: EMPIRE

Antonio Banderas e Salma Hayek a Roma per Il Gatto con gli Stivali

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Arriva il prossimo 16 dicembre su circa 400 schermi Il Gatto con gli Stivali, ultima creatura DreamWorks e spin-off del famosissimo Shrek. A presentare il film alla stampa romana oggi c’erano i doppiatori Antonio Banderas e Salma Hayek, accompagnati dal regista del film Chris Miller.

Star Trek Sequel: J.J. Abrams conferma l’interesse per Benicio Del Toro!

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Intervistato da MTV Movies, il regista J.J. Abrams ha confermato l’interesse per  Benicio del Toro  e la possibilità che possa essere lui l’attore che interpreterà il villain nel sequel di Star Trek. Il regista non ha comunque rivelato quale sarà la sua parte, :

Al momento siamo solo in trattative, ne stiamo discutendo. Anzi, non siamo nemmeno in trattative formali, ne stiamo solo discutendo. Ma vorrei moltissimo lavorare con lui. Sono anni che voglio lavorare con lui, e questa mi è sembrata un’ottima opportunità. E’ troppo presto per parlare di quale sarà il suo ruolo, ma è un bravissimo attore, molto versatile. Potrebbe fare qualsiasi cosa, tranne interpretare Uhura. A quello non crederei.

MedFilmFestival: premio alla carriera all’attore Omar Sharif!

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Giornata di premiazioni – domani con la consegna del Premio alla Carriera all’attore Omar Sharif e ultime proiezioni – domenica – per la XVII edizione del Medfilmfestival, manifestazione storica della Capitale che dal 19 novembre scorso ha rinnovato l’appuntamento di Roma con i protagonisti del cinema del Mediterraneo.

Il Cavaliere Oscuro il ritorno: parlano Christopher Nolan e Tom Hardy!

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Deadline oggi ha pubblicato un riassunto delle dichiarazioni del regista Christopher Nolan e dell’attore Tom Hardy, apparse sullo speciale di Empire che vi avevamo segnalato qualche giorno fa. 

Douglas Trumbull: guru degli effetti visivi omaggiato con il premio Nikola Tesla!

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Il famoso supervisore degli effetti visivi Douglas Trumbull, anni 69, riceverà durante i Satellite Awards, il premio Nikola Tesla per i risultati ottenuti nel suo campo.  La sua carriera parla da sé, Trumbull vanta nella sua carriera film  come 2001 Odissea nello spazio, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Blade Runner e l’ultimo The Tree of life. 

Il Cartoon WWF con le voci di Luca Argentero e Gabriella Pession dal 23 Novembre in Dvd!

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Dal sovraffollato “paradiso degli animali estinti”, una task-force guidata da un impacciato Dodo che porta la voce di Luca Argentero, scende sulla terra per salvare gli animali a rischio, ma non solo… – Uscito il 23 novembre  in dvd “Il paradiso può attendere”, il divertente cartoon sull’importanza di tutelare la natura, realizzato da WWF e Moviemax Media Group*

Aki Kaurismäki: realismo nichilista, umorismo e stravaganza

Aki Kaurismäki: realismo nichilista, umorismo e stravaganza

Aki Kaurismäki – Chi ha detto che il grande cinema europeo è solo francese, italiano, tedesco? Il regista di cui parliamo è un esempio perfetto per confutare questa teoria. La sua terra è la Finlandia. Ed è per questo che sulla sua passione per il cinema d’autore (in special modo quello francese della Nouvelle Vague) ha innestato una sensibilità tipicamente nordica.

Il suo sguardo si sofferma sulle condizioni umane più disperate, sugli ultimi, con un velo di malinconia, ma senza rinunciare a ironia e leggerezza, seguendo in questo la lezione di Chaplin – unico, ha affermato, in grado di coniugare perfettamente tragico e comico. Ed è proprio l’ottimo uso che Kaurismäki riesce a fare della “forza sbilenca dell’ironia” – per dirla con Paolo Sorrentino – unita a un tocco di surrealismo, che gli consente di creare personaggi stravaganti e situazioni quantomeno singolari, che rendono i suoi lavori originali.

Nel 2002 conquistò Festival di Cannes con quello che, ad oggi, è forse il suo capolavoro: L’uomo senza passato, che gli valse in quella sede il Premio Speciale della Giuria. È tornato a Festival di Cannes 2011 a presentare la sua ultima fatica, Miracolo a Le Havre, che approda ora nelle sale italiane, avendo già riscosso ampi apprezzamenti dalla critica. E il 25 novembre sarà qui in Italia, al Torino Film Festival, che lo omaggerà con il suo Gran Premio.

Stiamo parlando di Aki Kaurismäki, classe ’57, regista e fondatore, assieme al fratello Mika, della casa di produzione e distribuzione cinematografica Villealpha Filmproductions. Nasce in campagna, a Orimattila, ma presto si trasferisce nella capitale finlandese, dove da ragazzo sbarca il lunario facendo i mestieri più disparati e coltiva la passione per il cinema. Il primo lavoro che fa seriamente in questo campo è il critico cinematografico. Ben presto, nei primi anni ’80, decide di iniziare a fare film, assieme al fratello Mika. A questo scopo i due fondano la succitata Villealpha (il cui nome s’ispira al film Alphaville di Jean-Luc Godard). Si danno così alla produzione di pellicole a basso budget. L’esordio è con un film-documentario: La sindrome del lago Saimaa (1981), girato con Mika, e che evidenzia un’altra passione di Aki Kaurismäki, quella per la musica. Essa è infatti al centro di questo, come di futuri suoi lavori. Due anni dopo, il nostro regista si dà a una rilettura di Delitto e castigo. Nel 1986, i fratelli Kaurismäki danno vita a un altro progetto: il Midnight Sun Film Festival. Si tratta della rassegna cinematografica più a nord del pianeta. Ha luogo infatti a Sodankyla, in Lapponia.

Aki Kaurismäki: realismo nichilista, umorismo e stravaganza

Nell’ ’87 Aki non si lascia sfuggire l’occasione di rivisitare un altro classico della letteratura con il suo Amleto si mette in affari. La tragedia del principe di Danimarca diventa l’occasione di un’analisi del capitalismo e delle sue storture. Due anni più tardi, dirige La fiammiferaia, storia di solitudine, desolazione e nichilismo, con cui ci introduce nel mondo delle classi sociali più svantaggiate, grazie al personaggio di Iris. Ad interpretare perfettamente questa giovane operaia di una fabbrica di fiammiferi, senza legami affettivi, che colleziona delusioni, e infine si vendica, è Kati Outinen. L’attrice parteciperà poi a quasi tutti i film del regista. Le tecniche e lo stile di Aki Kaurismäki sono quelli che lo renderanno celebre: essenzialità, assenza totale di retorica, prevalenza dell’elemento visivo.

Ma l’89 è anche l’anno di Leningrad Cowboys go to America, che riporta Aki Kaurismäki sul sentiero della musica. La bislacca band citata nel titolo, dall’aspetto stravagante, sarà la protagonista sia di questa grottesca pellicola on the road – che vede anche la partecipazione di Jim Jarmush nel ruolo di un venditore di auto usate – che del successivo Lenningrad Cowboys meet Moses (1994). È però a questo primo film che il gruppo finlandese deve molta della sua popolarità. Il loro rocambolesco viaggio attraverso l’America si dipana tra incontri con figure marginali in una società ostile e respingente. Nel 1993 Aki Kaurismäki sarà per i Leningrad Cowboys una sorta di “Pennebaker finnico”. Come l’autore dei celebri film-documentari su Dylan, Depeche Mode, David Bowie, il regista filmerà infatti il concerto-evento del gruppo finlandese a Helsinki, che li vedrà esibirsi assieme al Coro dell’Armata Rossa davanti a 70.000 persone (Total Balalaika Show). Un modo questo del nostro regista di omaggiare una delle sue passioni.

Sul grande schermo invece, arriva nel ’90 una delle sue commedie tristi ed esilaranti insieme, dall’intreccio a dir poco singolare: Ho affittato un killer. Protagonista è Jean-Pierre Léaud, noto volto delle pellicole di Truffaut, che qui, incapace di suicidarsi dopo aver perso il lavoro nell’Inghilterra thatcheriana, assolda un killer che lo uccida (Kenneth Connely), ma cambia idea e passa il tempo a fuggire dal proprio assassino. Non possono che seguire una serie di stravaganti avventure. Nel cast anche Joe Strummer.

Kaurismäki torna poi a confrontarsi con letteratura e musica, dirigendo nel ’92 la sua Vita da Bohème, ispirata sì dal romanzo di Henry Murger messo in musica da Puccini, ma la spoglia di ogni romanticismo, la condisce con l’umorismo e sceglie la chiave della scarna freddezza nordica per racconto e recitazione. Musiche di Mozart e valzer. Nel cast ritroviamo Léaud nel ruolo di Blancheron, mentre André Wilms interpreta Marcel e Matti Pellonpaa è Rodolfo.

Nel ’94 con Tatjana, e poi con i successivi film, Kaurismaki torna ad  esplorare l’universo proletario e le sue miserie, che ci illuminano sulle dinamiche della società occidentale. Torna nel mondo desolato e apparentemente senza speranza che più ama raccontare, con una storia ambientata negli anni ’60 e quattro protagonisti: Tatjana/Kati Outinen, una ragazza estone, Klavdia, una russa, e i due giovani finlandesi che danno loro un passaggio (Valto/Mato Valtonen e Reino/Matti Pellonpaa), mentre procedono in un viaggio senza meta. L’incomunicabilità regna sovrana e i dialoghi sono quasi assenti. Il regista sceglie il bianco e nero, al solito predilige l’essenzialità e una punta d’ironia nel descrivere queste solitudini che s’incontrano e non sanno come rapportarsi le une alle altre.

Speranza nonostante l’apparente nichilismo, la desolazione e i toni freddi è ciò che contraddistingue il successivo Nuvole in viaggio, primo lavoro di una trilogia dedicata dal regista al suo paese. Qui si affronta il tema della disoccupazione. I protagonisti (Lauri/Kari Väänänen e Ilona/Kati Outinen) sono due tranquilli lavoratori finnici, lui alle ferrovie, lei in un ristorante, che perdono il lavoro. Alla fine, nonostante tutto, troveranno in sé stessi il coraggio per affrontare questa difficile situazione e ricostruirsi una vita, pur tra mille difficoltà.

Dopo essersi cimentato anche col cinema muto con Juha (1999), portando all’estremo la sua ricerca dell’essenzialità, nel 2002 Aki Kaurismäki ci regala lo straordinario L’uomo senza passato, secondo capitolo della trilogia, che affronta il tema dei senzatetto, ma anche e soprattutto quello della dignità umana, troppo spesso tenuta in scarsissimo conto dall’attuale società occidentale. La dignità è ciò che cerca di mantenere il protagonista del film, M./Markku Peltola, che ha perso la memoria in seguito a un’aggressione. Sulla sua strada incontrerà chi vorrà approfittare della sua condizione, ma anche chi non esiterà ad aiutarlo dandogli la possibilità di ricostruirsi una vita, e saranno una famiglia di emarginati e una donna dell’Esercito della Salvezza (Irma/Kati Outinen). La prova degli attori è in perfetta armonia con la direzione di Aki, scarna ed essenziale, e dà spessore a ogni sequenza puntando sull’intensità dello sguardo, del gesto, resi ancor più significativi dai ritmi lenti e meditativi. Seppure il talento, l’originalità e la stravaganza del regista finlandese avevano già attirato l’attenzione della critica, che si era espressa più volte in suo favore, con quest’opera egli raggiunge la massima fama. La presenta infatti al Festival di Cannes, dove ottiene il Premio Speciale della Giuria, mentre Kati Outinen per la sua vivida interpretazione di Irma, porta a casa la Palma d’Oro come Miglior Attrice.

Nel 2006 esce Le luci della sera, ultimo capitolo della trilogia dedicata alla Finlandia che, dopo disoccupazione e senzatetto, affronta il tema della solitudine, caro a Aki Kaurismäki. Il protagonista, Koistinen/Janne Hyytiainen, è infatti un tipico personaggio dei film di Aki: un uomo solo, che non sa come comportarsi quando questa solitudine sembra rompersi, per l’arrivo nella sua esistenza di un’avvenente bionda, di cui s’innamora. In realtà, si tratta di un’esca, e Koistinen verrà coinvolto in una rapina. Dunque ancora esseri solitari che si scontrano con una società ostile, pronta solo ad usarli. Uno sguardo disincantato sulla realtà e per nulla consolatorio, con lo stile diretto e scarno che è la firma del regista.

Nel 2011 esce invece Miracolo a Le Havre, dove Aki Kaurismäki ritrova molti dei “suoi” attori. Andrè Wilms interpreta un anziano lustrascarpe, Marcel Marx, la cui vita cambia improvvisamente quando la moglie Arletty/Kati Outinen si ammala e quando incontra un bambino africano clandestino, che decide di aiutare. Anche in questo caso il regista finlandese non rinuncia a mostrarci una storia di solidarietà fra individui ai margini della società, suggerendo che sono proprio queste luci a poter rischiarare tempi oscuri come quelli che viviamo. La pellicola ha ottenuto buone critiche a Cannes, dov’è stata presentata, ed è nelle sale italiane dal 25 novembre.

Woody Allen a Parigi: il regista torna in Europa con un super cast

In Midnight in Parigi di Woody Allen Gil Pender, sceneggiatore hollywoodiano di successo, tornare a Parigi sembra l’occasione della vita: finalmente, potrà dedicarsi a scrivere il suo romanzo e diventare un vero scrittore, ispirato da tutti i luoghi dei suoi autori preferiti e dal ricordo di quella che per lui, eterno sognatore, sarebbe l’epoca perfetta in cui vivere: i ruggenti anni 20′. Peccato che Inez, la fidanzata con cui Gil è prossimo alle nozze che lo ha accompagnato in vacanza  insieme ai genitori, sia tutto fuorché interessata alle aspirazioni del fidanzato: americana fino al midollo e incapace di vivere altrove che in patria, la giovane è attratta solo dal lato modaiolo e turistico della città e sembra decisamente affascinata da Paul, suo ex professore universitario incontrato per caso nella Ville Lumiere e sempre pronto a umiliare Gil, mettendosi in mostra con le sue infinite conoscenze e pretendendo di avere sempre ragione.

Per sfuggire all’ennesima serata col pedante Paul, Gil inizia a camminare senza meta per le strade di Parigi, fino a quando a mezzanotte uno strambo gruppo di persone gli offre un passaggio a bordo di un’auto d’epoca: sarà un viaggio nel tempo straordinario, che ogni notte a mezzanotte lo porterà alla scoperta della Parigi degli anni 20′ e a conoscere i più grandi scrittori e artisti della “Generazione Perduta”, da Francis Scott e Zelda Fitzgerald a Getrude Stein, da Salvador Dalì a Ernest Hemingway e in fine Adriana, modella di Picasso e donna ideale. Un’imbarazzante situazione è però dietro l’angolo: vivere la vita che ha sempre sognato rifugiandosi nel passato o accettare la realtà e vivere il presente?

Dopo aver omaggiato gli inquietanti misteri di Londra e le trasgressioni di una Barcellona che non dorme mai, per Woody Allen l’incontro con la regina di cuori delle capitali europee era ormai inevitabile: Midnight in Paris, presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Cannes con grande successo arriva finalmente in Italia, dopo aver incasso ben 55 milioni di dollari negli States diventando uno dei maggiori successi del regista di “Manhattan”, da sempre più amato in Europa che in Patria(il suo ultimo grande successo commerciale fu “Hanna e le sue Sorelle” e incassò 40 milioni di dollari nel lontano 1986, mentre il suo penultimo lavoro”incontrerai l’uomo dei tuoi sogni” fu un disastro al botteghino); un risultato sorprendente che potrebbe lanciare la pellicola verso la corsa agli Academy Awards, con probabili  nominations per il miglior film e la miglior fotografia dell’iraniano Darius Khondji.

Per il suo nuovo film Allen ha chiamato Owen Wilson, nei panni di uno sceneggiatore Hollywoodiano insoddisfatto che è l’ennesima incarnazione del regista e Rachel McAdams, per una volta non nel ruolo della prima donna ma egualmente in parte come fidanzata snob e insofferente: i due tornano quindi insieme sul set a undici anni dalla commedia “2 single a nozze”, una pellicola che aveva lasciato un pregiudizio sull’idoneità di Wilson al ruolo di Gil favorendo invece la scelta della McAdams: «Owen Wilson è un bravo attore e l’ho ammirato a lungo. Non avevo però a disposizione un ruolo adatto a lui ed in effetti non credevo potesse recitare in questo», ha dichiarato il regista «Per anni ho ritenuto che fosse un tipo troppo “californiano”, troppo biondo, troppo un ragazzo da spiaggia. Lo trovavo sbagliato. Di una cosa però ero sicuro, di voler lavorare assolutamente con Rachel. L’avevo vista nel film e l’avevo trovata sensazionale, bellissima, sexy e divertente».

Ad essere a lungo chiacchierato dai giornali non è stato però il ricchissimo cast che conta di Marion Cotillard, Adrien Brody, Katie Bates e Tom Hiddleston, ma la prova attoriale della Premiere Dame Carla Bruni, voluta con insistenza nel progetto per una parte a lungo avvolta nel più fitto mistero, poi rivelatasi quella di un’abbastanza innocua guida turistica del Museo Rodin.

Girato interamente nella capitale francese, Midnight in Paris è stato definito dal regista la sua “lettera d’amore a Parigi”( un amore già ampiamente dimostrato in “Tutti Dicono I Love You”):  «Il mio film celebra il grande amore che un uomo prova per Parigi – ha detto Allen – e, allo stesso tempo, esplora l’illusione della gente, nel momento in cui si pensa che una vita diversa potrebbe essere migliore ».

Numerosissime le locations indimenticabili, alcune più turistiche di altre ma egualmente imperdibili per tutti gli amanti della città e per quelli che devono ancora scoprirla: sei giardini della Reggia di Versailles sono facilmente riconoscibili come lo è l’Île de la Cité o il Museo Rodin, una vera chicca sono invece i Giardini di Monet a Giverny, Rue Montagne St. Genevieve(dove Gil inizia il suo viaggio nel tempo ogni sera a mezzanotte), la libreria Shakespeare and Co. sulla Rive Gauche (recentemente oggetto di uno splendido corto di Spike Jonze) e il ristorante Maxim de Paris, perla dell’Art Noveau. Prima di arrivare nelle sale italiane il 2 dicembre, Midnight in Paris sarà presentato in Anteprima al  Torino Film Festival.

A Separation miglior film agli APSA 2011

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A Separation miglior film agli APSA 2011

Il film iraniano A Separation, diretto da Asghar Farhadi, è stato premiato come miglior film

Anche i film Disney a nolo su YouTube

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Anche la Disney ha deciso di noleggiare i propri film su YouTube, come già

Nuove date d’uscita per Red Dawn, Pixels e Singularity

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Sono state rese note le date d’uscita di tre attesi film: Red Dawn, diretto dall’ex stuntman Dan Bradley, Pixels

Star Trek 2 nelle sale il 17 maggio 2013

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Star Trek 2 nelle sale il 17 maggio 2013

Dopo non poche incertezze iniziali, il sequel di Star Trek sembra finalmente aver spiccato il volo, con J.J. Abrams,  dopo qualche tentennamento, ancora dietro la macchina da presa. Le riprese avranno inizio nel prossimo gennaio e il film sarà nelle sale il 17 maggio 2013, in 3D.

Gli sceneggiatori Roberto Orci, Alex Kurtzmann e Damon Lindelof stanno lavorando a una terza stesura dello script. Confermato il cast del primo capitolo, che potrebbe essere arricchito dalla presenza di Benicio del Toro, attualmente in trattative con la produzione. La colonna sonora sarà affidata a Michael Giacchino, anch’egli confermato.

Fonte: Collider

Michael Apted porterà a termine Of Men and Mavericks

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Michael Apted (Gorilla nella nebbia) prende il posto di Curtis Hanson (L.A. Confidential) per portare a termine le riprese

John Lithgow in Dog Fight

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John Lithgow (L’alba del pianeta delle scimmie) sarà nel cast di Dog Fight, commedia politica diretta

The Tree of life director’s cut di cinque ore!

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The Tree of life director’s cut di cinque ore!
Il film evento della stagione appena trascorsa The Tree of life, vincitore della Palma d’Oro allo scorso Festival di Cannes uscirà presto in una director’s cut per la gioia del regista Terrence Malick.
A quanto sembra la versione sarà quella che il regista aveva in mente sin dall’inizio, senza le imposizioni del sistema. Stiamo parlando di un film che sfiorerà le cinque ore di durata. La cosa era già stata anticipata dal l direttore della fotografia Emmanuel Lubezki ha detto ai Les Cahiers du Cinéma che Terrence Malick che stava preparando una versione da sei ore del film:
La versione più lunga vedrà probabilmente, per la maggior parte, le scene che riguardano la parte dei bambini. C’erano cose eccezionali, abbiamo girato molto, molte cose sull’infanzia di Jack:. i suoi amici, la sua evoluzione, i suoi cambiamenti, la sua consapevolezza della perdita della sua infanzia.

The Tree of life: director’s cut di cinque ore!

A noi cinefili non ci resta che attendere questa straordinaria versione del film. Vi ricordiamo la nostra recensione:The Tree of life, a cura della nostra cultrice del cinema malickiano Chiara Guida.

Tower Heist – Colpo ad alto livello: recensione

Tower Heist – Colpo ad alto livello: recensione

Arriva nelle sale italiane Tower Heist – Colpo ad alto livello, commedia che parla di poveri che tentano di derubare i ricchi. Un gruppo di addetti alla manutenzione, per punire l’uomo che li ha defraudati delle loro pensioni, un ricco uomo d’affari di Wall Street che vive in un attico a Manhattan, organizzano un furto in grande stile, guidati dal loro direttore.

In Tower Heist – Colpo ad alto livello un gruppo di addetti alla manutenzione, per punire l’uomo che li ha defraudati delle loro pensioni, un ricco uomo d’affari di Wall Street che vive in un attico a Manhattan, organizzano un furto in grande stile, guidati dal loro direttore.

Tower Heist – Colpo ad alto livello, il film

Gli ingredienti che si mescolano nell’opera sono tutti quelli di una commedia alla “Colpo Grosso” anche se gli splendori di quel film non sono minimamente paragonabili al tiepido luccichio che emana questa pellicola. Il problema di fondo del il film diretto da Brett Ratner è che escluso il simpatico siparietto fra i personaggi di Ben Stiller e Tea Leoni, non ci sono altri spunti e il tutto pecca di originalità. Le vicende narrate come gli espedienti che mandano avanti il racconto sono già visti e nulla possono il talento comico di Ben Stiller o quello un po’ arrugginito di Eddy Marphy che solo in alcuni tratti riescono ad esaltare il film.

Pur impreziosito da un cast di caratteristi niente male il film a stento decolla, rimanendo sempre in una sufficiente aurea d’immobilità.  Per quanto ci si aspetti una svolta che faccia cambiare ritmo all’azione, quando arriva è così blanda che la si avverte appena, diventando anche in molte occasioni prevedibile e ripetitiva.

Nota positiva è la performance di Matthew Broderick, attore poco utilizzato dall’industria ma che possiede delle buone doti di autoironia. D’altro canto invece la presenza di Casey Affleck non fa altro che insinuare nello spettatore più arguto la nostalgia per i bei momenti passati insieme nella saga di Ocean’s, ricordato a tratti anche dalle musiche qui composte da Christophe Beck.

Tower Heist è una commedia che rasenta la sufficienza, a tratti piacevole ma completamente incostante. Da attori di questo calibro ci si aspetta sempre qualcosa in più che per ovvie ragioni molto spesso non si verifica.

La Donna in Nero – Full Trailer Ufficiale

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Il full trailer ufficiale del film “La Donna in Nero (The Woman in Black)” di James Watkins, con Daniel Radcliffe, Ciarán Hinds, Janet McTeer e David Burke.

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