In dirittura d’arrivo anche i premi
della categoria dei direttori della fotografia: Wally
Pfister vince per lo splendido lavoro fatto in
Inception. Per la tv premiati anche i
direttori della fotografia di Boardwalk Empire e The Pacific,
prodotti rispettivamente da Scorsese e Spielberg.
La vittoria di
Pfister per la miglior fotografia in un film per il cinema,
protrebbe influenzare anche la corsa agli Oscar. Anche se secondo
gli addetti il favorito sembrerebbe sempre più Roger Deakins,
plurinominatio e mai volte vincitore, candidaoto per la fotografia
de Il grinta. Tuttavia con questo premio Pfister potrebbe
accorciare le distanze, in vista della serata finale.
Il premio Oscar Marion
Cotillard potrebbe andare ad affiancare Christian
Bale & Co nel prossimo The Dark Knight
Rises.
L’attrice, che ha già lavorato col
regista Christopher Nolan nel successo mondiale di
Inception, potrebbe far far parte della produzione e potrebbe
vestire i panni di Talia, figlia di Ra’s al Ghul.
Non si sa ancora nulla di certo, ma
il fatto che la Cotillard abbia già lavorato con Nolan pone a suo
favore per la parte, dopotutto si è vociferato anche di Joseph
Gordon Lewitt in un probabile ruolo per questo terzo, attesissimo
Batman nolaniano!
Il premio Oscar Marion
Cotillard potrebbe andare ad affiancare Christian Bale &
Co nel prossimo The Dark Knight Rises. L’attrice, che ha già
lavorato col regista Christopher Nolan nel
successo mondiale di Inception, potrebbe
far far parte della produzione e potrebbe vestire i panni di Talia,
figlia di Ra’s al Ghul.
Non si sa ancora nulla di certo, ma
il fatto che la Cotillard abbia già lavorato con Nolan pone a suo
favore per la parte, dopotutto si è vociferato anche di Joseph
Gordon Lewitt in un probabile ruolo per questo terzo, attesissimo
Batman nolaniano!
E’ stato pubblicato primo speciale dietro le quinte di Una notte
da leoni – Parte II, attesissimo sequel della divertentissima
commedia Una
notte da leoni diretta da Todd Phillips con Bradley Cooper e
Zach Galifianakis.
Come c’era da aspettarsi, The King’s Speech trionfa ai BAFTA,
gli ‘Oscar britannici’, che vedono però assegnare il premio alla
migliore regia al Fincher di The Social Network, e non a Tom Hooper
che invece ha visto premiati i suoi colleghi di set Colin Firth,
Helena Bonham Carter e Goeffrey Rush.
DOLLS è il film 2002
di Takeshi Kitano con Miho Kanno, Hidetochi Nishijima,
Iatsuya Mihashi, Chieko Matsubara, Kyoko Fukada , Tsutomu
Takeshige, Norihiro Isoda.
Dolls è un film
del regista giapponese Takeshi Kitano del 2002. Il regista ci
presenta tre storie struggenti, drammatiche; tutte poggianti su un
romanticismo di fondo che le dà la spinta per andare avanti, forte
di sentimenti puri, intensi, che non vogliono spegnersi malgrado le
avversità del Mondo esterno. Storie di un’intensità talmente densa
che sembra quasi poter essere toccata con mano. Lo slogan del film
dice: «Tre drammatiche e crudeli storie d’amore legate per sempre
con una corda rossa».
Veniamo alla trama. Tre storie
dannate ci vengono introdotte da uno spettacolo di Bankuru
(marionette giapponesi): 1) la felice relazione sentimentale di due
giovani fidanzati, ad un passo dal matrimonio, è spezzata dalla
costrinzione cui va incontro il ragazzo, obbligato per fini
professionali e spinto dalla famiglia, a sposare la figlia del suo
capo. La sua ragazza, distrutta dal dolore, tenta il suicidio con
un’overdose di farmaci; ma anzichè trovare la morte, finirà per
perdere la propria razionalità.
Il suo promesso sposo non la lascia
sola al suo destino e prelevandola dal manicomio decide di
condividerlo con lei fino in fondo… 2) Un vecchio Yakuza, scavando
nei suoi ricordi, rammenta che da giovane una donna che lui fu
costretto a lasciare per mancanza di lavoro, le aveva promesso che
l’avrebbe aspettato ogni sabato sulla panchina di un parco per
portargli il pranzo. Così decide di scoprire se, dopo tanti anni,
la donna è ancora lì. 3) Una giovane cantante pop di successo e un
suo accanito fan incroceranno tragicamente i propri destini.
Dolls è un film per lui inusuale
Dolls è un film per lui inusuale
giacché solitamente predilige raccontare storie di Yakuza (la mafia
giapponese). Altri due film precedenti non trattanti tale tematica
sono “Il silenzio sul mare” del 1993 e “L’estate di Kikujiro” del
1999; film, come tanti altri di Kitano, comunque consigliabili.
La predilezione per temi legati
alla mafia e alla corruzione è dovuta probabilmente all’infanzia di
Kitano, essendo cresciuto in quartiere di Tokyo degradato e
malfamato dove diventare uno Yakuza sembra essere l’unica
possibilità per un avvenire sicuro. Spinto dalla madre – proprio
per sottrarlo alla malavita – inizia a frequentare la facoltà di
ingegneria, anche se con scarso interesse. Dopo tre anni infatti
abbandona gli studi per dedicarsi a ogni genere di lavoro. Fa
l’attrezzista in un locale di strip-tease dove si esibiscono anche
dei comici e proprio sostituendo uno di questi ammalatosi, Kitano
inizia la sua gavetta di attore comico imparando anche la danza, il
mimo, ma mantenendo uno stile molto personale e originale.
Nel 1973 il comico Beat Kiyoshi gli
chiede di diventare suo partner e da quel momento Kitano assumerà
il nome d’arte di Beat Takeshi e i due si faranno chiamare i Two
Beat. Nel 1974 appaiono per la prima volta in televisione e
iniziano così dieci anni di successi nel periodo d’oro del varietà
televisivo giapponese.
Nel 1984 Kitano inizia la sua
carriera da solista facendo l’attore e regista di commedie
televisive, programmi educativi e giochi a premi, conduttore di
talk show, commentatore sportivo alla radio e opinionista per
settimanali e quotidiani. Le sue prime interpretazioni
cinematografiche sono dei primi anni Ottanta e il suo primo ruolo
importante è quello del sergente Gengo O’Hara in Furyo di Nagisa
Oshima del 1983.
Nel 1989 fa il suo esordio come
regista con Violent Cop, film drammatico sulla corruzione delle
forze dell’ordine. Seguiranno nel 1990 Boiling Point, Il silenzio
del mare nel 1991 e Sonatine nel 1993, film che gli fa ottenere una
certa fama internazionale. Nel 1994 rimane vittima di un gravissimo
incidente in moto, che lo lascerà sfigurato e con la parte destra
del volto paralizzata. Durante la lunga convalescenza inizia anche
a dipingere. Nel 1995 recita in Johnny Mnemonic e interpreta manco
a dirlo, però con risultati poco soddisfacenti, il ruolo di uno
Yakuza.
Torna a dirigere nel 1996 il film
Kids Return ed è del 1997 Hana-bi con cui vince il Leone d’oro alla
Mostra del cinema di Venezia segnando così la sua affermazione come
autore. Nel 1999 presenta a Cannes L’estate di Kikujiro, storia
semplice e lieve lontana come detto dai cliché violenti che
sembrano caratterizzare i film di Kitano a cui invece tornerà con
Brother (2000) primo film girato in America e presentato fuori
concorso alla 57° Mostra del Cinema di Venezia. Poi appunto Dolls,
Zatoichi del 2003 che presenta una storia di samurai, e una serie
di film minori, interrotti da Achille e la tartaruga del 2008.
Ma torniamo a Dolls. Uscito nel
2002, è stato presentato alla 59ª Mostra internazionale d’arte cinematografica
di Venezia. Bellissima la fotografia che fa da sfondo alle
storie, soprattutto quella dei due giovani amanti che vagano legati
da una corda rossa; una fotografia che sembra cercare di dare ai
personaggi e alle loro tragiche storie un paesaggio che sa di
primavera. Una primavera che però sembra non riuscire mai ad
arrivare ai loro cuori, dove ormai è pieno inverno.
A quanto pare Christopher Nolan
avrebbe già scelto ilprossimo progetto dopo The Dark Knight Rises.
Difficile da credere, visto il silenzio che avvolgono i suoi
progetti. Si tratterebbe del biopic di Howard Hughes scritto poco
prima che Scorsese girasse The Aviator…
Charlize Theron entra nel cast di
Prometheus, il kolossal fantascientifico di Ridley
Scott. L’attrice si aggiunge ai nomi già confermati di Noomi Rapace
e Michael Fassbender.Il perdonaggio che dovrebbe interpretare si
chiama Vickers, ed è un ruolo da protagonista. Ora da quanto si
rumoreggia i ruoli principali da assegnare sono due. Ricordiamo che
a sceneggiare il film è stato ingaggiato Damon Lindelof (Lost,
Cowboy & Aliens, Star Trek).
Inoltre Michael Fassbender ha
recentemente rilasciato un intervista a MTV, ecco il contenuto:
Assolutamente, c’è una vena
comune. Ci si rende conto di far parte di qualcosa d’altro, anche
se ci sono riferimenti con i vecchi film. (…) Quando l’ho letto, ho
pensato: “beh ok, un altro Alien. Dove andremo con quest’idea?” E
poi, mano a mano che leggevo, mi rendevo conto che era qualcosa di
completamente nuovo che tuttavia si manteneva sui binari della
tradizione. Ma c’è una rivelazione completamente nuova in questo
film.I primi film di Alien erano thriller. Qualcosa stava
succedendo, era inquietante, sinistro. Succedeva qualcosa, si
costruiva la tensione, c’erano intrighi e politiche tra i vari
personaggi a bordo. In questo film non ci sarà solo orrore
claustrofobico, ma anche azione, è l’intelligenza la cosa che mi ha
tenuto attaccato alla sceneggiatura finché non ho finito di
leggerla. E’ più simile ai film originale. Ci sono cose che
succedono, e si costruisce una certa tensione, e l’intelligenza dei
primi due terzi di film ti rende pronto all’azione. Per il mio
ruolo, ho pensato di fare yoga e pilates. Voglio sistemare la mia
postura, sembrare più alto difianco a quegli alieni!
Ricordiamo che il film verrà girato
in3D e
prodotto dalla Scott Free Production di Tony e Ridley Scott,
l’uscita è prevista per l’8 giugno 2012.
Secondo quando riporta Deadline, la
20th Century Fox ha affidato la regia di Die Hard 5 a Noam Murro
(Smart People), e che è in dirittura d’arrivo il via libera
ufficiale al film.
Intervistato da MTV, Michael Bay ha
rivelato alcune interessanti informazioni su Transformers: Dark of
the Moon.
Il villain del film sarà Shockwave, aggiungendo delle
informazioni a riguardo, spiegando che avrà un “cannone molto più
grande” e che sarà molto più crudele di Megatron. Inoltre pare che
Sentinel Prime sarà nel film: “Sentinel Prime è grandioso, è
grande. Non posso dirvi altro, se non che è grandioso.“Infine,
il regista ha ribadito che questo sarà il suo ultimo film del
franchise: “Deve pur avere una fine, sì. Perché per me questo
sarà l’ultimo.”
Intervistato da MTV, Michael Bay ha
rivelato alcune interessanti informazioni su Transformers: Dark of
the Moon.
Il villain del film sarà Shockwave, aggiungendo delle
informazioni a riguardo, spiegando che avrà un “cannone molto più
grande” e che sarà molto più crudele di Megatron. Inoltre pare che
Sentinel Prime sarà nel film: “Sentinel Prime è grandioso, è
grande. Non posso dirvi altro, se non che è grandioso.“Infine,
il regista ha ribadito che questo sarà il suo ultimo film del
franchise: “Deve pur avere una fine, sì. Perché per me questo
sarà l’ultimo.”
E’ stato presentato ieri in Nuova Zelanda il cast dello Hobbit,
l’adattamento del romanzo di J.R.R. Tolkien che Peter Jackson
girerà a partire dal 21 marzo e dividerà in due pellicole che
usciranno a dicembre 2012 e dicembre 2013. Alla presentazione era
assente il regista che è ancora convalescente dopo
l’operazione subita per ulcera.
Un altro romanzo di Stephenie
Meyer, l’autrice di Twilight, sta per avere una trasposizione
cinematografica. Questa volta tocca a L’ospite! In inglese The
Host. La regia è stata affidata Susanna White (Tata Matilde)
Il film X-Men –
L’inizio, prequel della trilogia cinematografica
dedicata ai personaggi della Marvel, gli X-Men (X-Men,
X-Men 2, X-Men – Conflitto finale), narra le vicende di Charles
Xavier (Professor X), Erik Lehnsherr (Magneto) e del loro primo
tentativo di formare una scuola per i ragazzi mutanti.
Tratto dall’omonimo fumetto della
Marvel, il film racconta della
giovinezza di due amici che scoprono di avere poteri speciali,
Charles Xavier e Erik Lensherr; del loro lavorare assieme, con
altri mutanti, contro la più grande minaccia che il mondo abbia
affrontato; del loro allontanarsi causa un dissidio che li vedrà
diventare arcirivali con i nomi di Professor X e di Magneto. Il
film è ambientato negli anni ’60, all’alba dell’era spaziale,
l’epoca di JFK. Un periodo storico all’insegna della Guerra Fredda,
in cui l’intero pianeta era minacciato dalle crescenti tensioni fra
Stati Uniti e Russia. L’era in cui il mondo scoprì l’esistenza dei
mutanti.
La notizia è ufficiale, la bella Emma Watson farà parte del cast
di The Perks of Being a Wallflower, al fianco di Logan Lerman, il
Pearce Jackson del film della Fox.
L’esordio cinematografico di
Cristina Aguilera non poteva che avvenire in un film
musicale. Burlesque, che l’11 Febbraio uscirà in
Italia, è un esordio anche per il regista e sceneggiatore
Steve Antin ed è l’ennesimo film di un genere che sembra stimolare
molto l’industria hollywoodiana degli ultimi anni: Moulin Rouge
(Baz Luhrmann) è del 2001, Chicago e Nine ( Rob Marshall )
sono del 2002 e del 2008.
Tratto da un episodio accaduto
realmente al produttore e co-sceneggiatore Andrew
Wight, Sanctum 3D racconta la
storia di una squadra di speleologi che, mentre esplora le grotte
di Esa-ala
nell’Oceano Pacifico rimane bloccata in profondità
in seguito ad una improvvisa tempesta tropicale. Il gruppo
capitanato da Frank McGuire (Richard
Roxburgh) sarà costretto a scende ancora più in profondità
per trovare una via d’uscita verso il mare.
Sanctum 3D è un
classico thriller adrenalinico, avventura allo stato puro
Sanctum
3D è un classico thriller adrenalinico, avventura allo
stato puro, che permette allo spettatore interessato al genere di
seguire la storia attraverso gli occhi di Josh (Rhys Wakefield),
figlio di Frank e capitato nel gruppo quasi per errore.
Protagonista assoluto del film è l’imponente e misterioso complesso
roccioso sottomarino che fa da scenografia praticamente a tutta la
vicenda.
Sanctum 3D è film claustrofobico
che regala qualche momento di vera tensione oltre a mettere in
gioco emozioni che bene o male appartengono all’essere umano e che
in situazioni estreme vengono portate al punto di rottura. Ci sarà
infatti qualcuno che perderà il controllo, arrecando danni
all’intera missione, e qualcun altro che eroicamente si
sacrificherà per salvare il gruppo.
La regia è ben curata e
Alister Grierson (Kokoda) ci guida con un
occhi curioso e meravigliato, ma sempre vigile e scrupoloso,
attraverso le caverne sotterranee del Pacifico. Peccato però che il
film non sia un grande esempio di cinema, soprattutto per una
sceneggiatura che spesso risulta enfatica e fuori luogo, laddove si
è voluto dare uno spessore emotivo ad una vicenda che invece
sarebbe stato più onesto raccontare come una semplice e primordiale
gara tra l’uomo e la natura. In particolare mi riferisco al
rapporto padre figlio, pieno di incomprensione e acredine, che
viene rinsaldato dall’esperienza di paura e dolore condivisa in
quella circostanza estrema. Buono invece il 3D, che ultimamente ha
deluso al cinema, ma che in questo caso offre momenti davvero
significativi collegati esclusivamente alla spettacolarità della
scena, merito soprattutto della tecnica utilizzata da
James Cameron (produttore esecutivo)
per Avatar e
riutilizzata qui.
Per quello che riguarda il cast,
protagonista un Richard Roxburg che già in altre
pellicole ha dato prova di essere un capace interprete, e qui dove
la sua performance è tutta “fisica” riesce a risultare credibile,
molto più del resto degli attori che magari fisicamente sono più
prestanti ma sicuramente meno efficace.
Sanctum
3D è un film di genere, che può interessare quella
fetta più o meno ampia di pubblico che ama l’avventura, e il
mistero, l’eroismo e i buoni sentimenti, ma senza confidare troppo
in un insegnamento o in un significato profondo rispetto a quello
che vede sullo schermo.
Dopo il teaser poster e una valanga di foto, ecco arrivare una
nuova, suggestiva fotografia di X-Men –
L’inizio (X-Men First Class) che ritrare un giovane
Magneto di spalle.
Il film X-Men –
L’inizio, prequel della trilogia cinematografica
dedicata ai personaggi della Marvel, gli X-Men (X-Men,
X-Men 2, X-Men – Conflitto finale), narra le vicende di Charles
Xavier (Professor X), Erik Lehnsherr (Magneto) e del loro primo
tentativo di formare una scuola per i ragazzi mutanti.
Tratto dall’omonimo fumetto della
Marvel, il film racconta della
giovinezza di due amici che scoprono di avere poteri speciali,
Charles Xavier e Erik Lensherr; del loro lavorare assieme, con
altri mutanti, contro la più grande minaccia che il mondo abbia
affrontato; del loro allontanarsi causa un dissidio che li vedrà
diventare arcirivali con i nomi di Professor X e di Magneto. Il
film è ambientato negli anni ’60, all’alba dell’era spaziale,
l’epoca di JFK. Un periodo storico all’insegna della Guerra Fredda,
in cui l’intero pianeta era minacciato dalle crescenti tensioni fra
Stati Uniti e Russia. L’era in cui il mondo scoprì l’esistenza dei
mutanti.
Con le sue 12 nomination e un
incredibile plauso critico e premiale Il discorso del re sembra destinato a
trionfare incontrastato alla prossima cerimonia degli Oscar;
ciononostante gli altri concorrenti di quest’anno promettono
battaglia e potrebbero riservare sorprese inattese. Non fa
eccezione Il
Grinta, nuova pellicola di Joel ed Ethan
Coen, praticamente ignorata ai Golden
Globes e a sorpresa candidata con ben 10 nomination fra
cui miglior film e miglior regia.
Ottimo risultato per i due fratelli
, che nella difficile sfida di restituire vita al romanzo di
Charles Portis già soggetto di dell’immortale
Il Grinta con John Wayne (che per
questa prova vinse l’ambita statuetta a coronamento della sua
lunghissima carriera ), stanno godendo anche di un inaspettato
successo di pubblico : al terzo weekend di programmazione
statunitense, Il
Grinta è arrivato a incassare ben 110 milioni di
dollari (dopo esserne costati 38 ), salendo al terzo posto sul
podio dei western più redditizi negli States, preceduto solo da
Wild wild west con 113 milioni e Balla coi
lupi con i suoi 184 milioni, facendo dimenticare i
“miseri“ 74 milioni di Non è un paese per vecchi che aveva finora
incarnato il loro maggior incasso al box office.
Grande dunque il merito di aver
restituito successo e notorietà a un genere che ha fatto la storia
del cinema e che sembrava ormai impossibilitato a risorgere , pur
non avendolo mai affrontato a viso aperto: ma Joel ed
Ethan Coen, “il regista a due
teste” come vengono scherzosamente soprannominati per
via del loro simbiotico rapporto sul set, l’hanno fatto senza
dimenticare la propria identità e quello che ormai è un vero e
proprio marchio di fabbrica: una straordinaria cura per l’estetica
e il dettaglio più effimero per dipingere un’umanità esasperata e
disillusa con pennellate grottesche e dove necessario con pungente
humour nero. Di grinta ne avevano certo da vendere i piccoli Joel e
Ethan quando comprarono una super 8 con i loro pochi risparmi
per girare alcuni cortometraggi ispirati ai loro film più amati , e
da una ripresa amatoriale alla facoltà di cinema della New
York University il passo è breve e determinante, grazie a
Sam Raimi per il quale Joel inizia a lavorare come
montatore, e a Frances
McDormand, destinata a diventare sua moglie e attrice
prediletta. Proprio con lei nel 1984 i due debuttano alla regia con
Blood Simple (Sangue facile) che
li fa notare agli occhi della critica col Gran Premio della Giuria
al Sundance Film Festival.
Joel ed Ethan Coen,
filmografia
La loro straordinaria
“famiglia” cinematografica continua allora ad arricchirsi di nuovi
membri con Arizona Junior (1987) e Miles
Crossing (1990) , che prendono a bordo John
Goodman, John Turturro, Steve Buscemi, Michael
Badalucco e Holly Hunter :l’anno dopo con John Turturro e
Goodman i due fratelli ottengono la palma d’oro per il miglior film
e la miglior regia per lo sporco Barton Fink – E’ successo
a Hollywood. L’Academy si accorge finalmente di loro nel
1996 con Fargo che gli fa vincere l’Oscar per la
miglior sceneggiatura originale e premia la prova della McDormand
come miglior non protagonista. Nel 1998 realizzano il film che li
farà entrare per sempre nell’immaginario collettivo ,pur diventando
un cult solo alcuni anni dopo la sua uscita nelle sale: Il
grande Lebowsky, storia irriverente di uno scambio di
identità e di un nullafacente giocatore di Bowling, con la sua
galleria di insoliti e vuoti personaggi rafforza la stella del
“drugo” Jeff Bridges, pronto a entrare permanentemente nella
squadra.
Dopo Fratello dove
sei?, iniziano le incursioni nei generi più disparati ,dal
noir ne L’uomo che non c’era (2001) con Billy Bob
Thorthon (che gli garantisce la loro terza Palma D’Oro ) alla
commedia sofisticata Prima ti sposo poi ti
rovino.
Dopo l’insuccesso di Lady
Killers del 2004 ,il 2007 è un anno determinante: il loro
Non è un paese per vecchi (No country for
old men) , sguardo crudo e pessimista sull’impotenza
dell’uomo davanti al male e al destino, consacra il loro talento
con ben 4 premi Oscar, segnando il trionfo di un modo di fare
cinema unico e inconfondibile. Nel 2008 la star Brad Pitt gareggia in idiozia nel grottesco
Burn after reading con il collega George
Clooney: emblematica a proposito del suo personaggio la
dichiarazione di Pitt: ”Non immaginavo che il mio personaggio
sarebbe stato un cretino totale che mastica gomme, tracanna
Gatorade a più non posso ed ha il cervello bruciato a forza di
ascoltare l’I-Pod. Il mio commento a Joel ed Ethan è stato: “Ma è
un cretino totale!… ma in fondo in fondo ha un gran cuore”: per i
fratelli Coen si può fare questo ed altro.
Ormai non abbiamo più dubbi sul
graffiante stile dei cari Joel ed Ethan Coen.
Riuscirà l’Academy a smentire sé stessa e i suoi meccanismi?
Risvegli è il film
di Penny Marshall del 1990 con
Robert
De Niro,
Robin Williams, Julie Kavner, Max Von Sydow, Penelope Ann
Miller.
Risvegli (titolo
originale Awakenings) è un film del 1990 diretto da Penny Marshall,
con Robert De Niro e Robin Williams. Entrambi tra i massimi
esponenti della commedia americana moderna. Già un divo il primo,
in ascesa il secondo. Un film da consigliare per le forti emozioni
che suscita, le quali spingono fino alle lacrime. Lancia un bel
messaggio di solidarietà, di amore e di speranza. Anche quando
tutto sembra essere vano. L’interpretazione di De Niro rende questo
lungometraggio coinvolgente, così come la storia di tutti i singoli
pazienti.
Il film racconta la storia vera di
un dottore, Oliver Sacks (nella finzione Malcolm Sayer,
interpretato da Williams) che, nel 1969, scopre l’effetto positivo
di un nuovo farmaco, la L-DOPA, sulla scorta delle nuove evidenze
che il farmaco stava allora acquisendo nella terapia del morbo di
Parkinson. Leonard Lowe (interpretato da De Niro) e il resto dei
pazienti vengono risvegliati dopo aver vissuto per decenni in stato
catatonico e si ritrovano a vivere una vita del tutto diversa dalla
precedente. Sayer ha rimosso tutti i suoi pazienti da uno stato
quasi incosciente ma, col passare del tempo, capisce di non poterli
fermare dal ritornare di nuovo nello stato “dormiente”. Leonard
però invoglia il dottor Sayer ad andare avanti, scontrandosi con
l’amministrazione dell’ospedale – in particolare il dottor Kaufman
(interpretato da John Heard) – che si rifiuta di permettere loro di
far uscire i pazienti. La loro vittoria finale andrà però oltre la
guarigione dei malati…
Basato sui ricordi e l’esperienza
di Oliver Sacks raccolte in un suo libro omonimo (usato da Harold
Pinter come base per la sua opera teatrale “A Kind of Alaska” messa
in scena nel 1982), è stato nominato agli Oscar per miglior film,
migliore sceneggiatura non originale e miglior attore (De Niro). De
Niro avrà anche una nomination al Golden Globes del 1991, sempre
come migliore attore. Riconoscimenti meritati arrivatigli per
l’interpretazione superba, coinvolgente e commovente, di uno dei
pazienti, Leonard Lowe. Riuscendo ad interpretare tutte le fasi
della sua malattia. Dalla momentanea guarigione fino al ritorno
allo stato iniziale. Molto bravo anche Robin Williams nelle vesti
del dottor Malcolm Sayer, timido e introverso dottore, ma anche
molto determinato.
Per quanto riguarda la regista,
Penny Marshall, ha cominciato la carriera come attrice, esordendo
al cinema in Uffa papà, quanto rompi! (1968) di J. Paris e
interpretando numerose serie televisive. La notorietà arriva nel
1976 con il telefilm Laverne e Shirley, da lei diretto e
interpretato. Ancora televisione e qualche ruolo cinematografico
prima dell’esordio alla regia per il grande schermo con Jumpin’
Jack Flash (1986).
Nel 1988 dirige Big e nel 1990
ottiene un buon successo con Risvegli. Regista dotata di indubbie
capacità narrative, sembra spesso troppo attenta alla patina
sentimentale dei suoi racconti e non riesce quasi mai a sviluppare
le potenzialità ironiche. Ragazze vincenti (1992) e Mezzo
professore tra i marines (1994) confermano questo sospetto, mentre
in Uno sguardo dal cielo (1996) il racconto è dominato da un
patetismo moraleggiante. Ultimo film I ragazzi della mia vita del
2001, godibile commedia con spunti drammatici interpretata dalla
brava Drew Barrymore. Insomma, Risvegli sembra essere proprio il
suo film più riuscito.
Piccoli camei per il jazzista
Dexter Gordon che appare come paziente, e dell’allora
sconosciuto Vin Diesel, che interpreta un inserviente
dell’ospedale.
Il padrino – Parte
II è il film cult del 1974 diretto da Francis
Ford Coppola e con protagonisti Al Pacino,
Robert De Niro, Robert Duvall e Diane
Keaton.
Il padrino – Parte
II (titolo originario The Godfather: Part II) è un film
del 1974 diretto da Francis Ford Coppola, proseguimento de
Il padrino (1972). In seguito al successo
internazionale ottenuto dal primo film, la Paramount Pictures
pensò subito ad un sequel, affidando nuovamente la regia a
Francis Ford Coppola, che però chiese di dare
l’incarico a Martin Scorsese per via dei problemi
avuti dai produttori durante la lavorazione del primo film. La casa
di produzione rifiutò e così Coppola fu costretto ad accettare. Con
ripetuti flashback ci racconta di come è nato l’impero dei
Corleone. Un film sulla mafia e le sue regole, che però non scade
mai nella violenza. Ci sono anche intrecci con la storia (fine anni
’50), e mette in evidenza l’involuzione dei valori familiari con il
passaggio di consegne delle redini degli affari della famiglia a
Mike Corleone, la cui sete di potere finisce per distruggere tutto
quanto attorno a sé.
Con Il Padrino – Parte II
Francis Ford Coppola ci regala una perla. Non il solito
sequel, bensì una seconda parte condita abbondantemente con la
storia della famiglia. Il regista italo-americano dirige
sapientemente due giovani attori che faranno la storia del cinema
americano: Robert De Niro e Al Pacino. Non c’è più
il grande Marlon Brando, ma i due non ne fanno
sentire la mancanza. Tant’è che Brando e De Niro sono gli unici due
attori ad aver vinto l’Oscar interpretando lo stesso personaggio,
Vito Corleone, rispettivamente da anziano (nel primo film)
e da giovane.
Ma veniamo alla trama.
In Il padrino – Parte II Con la morte per infarto
di Don Vito Corleone e l’uccisione del primogenito Sonny, a
prendere le redini del potere della famiglia Corleone è il terzo
figlio maschio Michael, essendo il secondo, Fredo, meno affidabile
e adatto per tale ruolo. Mike è molto più agguerrito del padre,
tanto da voler prendere ogni decisione di testa sua, non
coinvolgendo mai il fratello o lo storico consigliere di famiglia
Tom. Di fatto, la sua avidità di potere finirà per attorniarlo di
nemici, perfino nella stessa famiglia. Rompe anche con la moglie,
la quale abortisce per non dargli un terzo genito; proprio a voler
porre fine ad una famiglia a suo dire diabolica. In secondo piano,
ma solo per la sceneggiatura, due grandi spalle quali
Robert Duvall (il consigliere Tom) e John
Cazale (Fredo), quest’ultimo spentosi troppo presto. Trova
spazio anche il “nostro” Gastone Moschin, nei
panni del guappo di quartiere “Don Fanucci”. Le vicende di Mike
Corleone si alternano con flashback che ci spiegano come è nata la
famiglia Corleone. Partendo da quando il piccolo Vito Andolini
fuggì dall’America col falso cognome “Corleone” per scampare ad una
rappresaglia mafiosa contro la sua famiglia. Sarà colui che fonderà
l’Impero dei Corleone in America. Passo dopo passo, Vito si farà
rispettare dal quartiere in cui vive; e con straordinaria sagacia e
ambizione, allargherà la propria rete di contatti e il proprio
potere economico e sociale.
Il padrino – Parte
II è stato il primo sequel nella storia del cinema a
vincere l’Oscar al miglior film, impresa in seguito riuscita anche
a Il Signore degli Anelli – Il ritorno del Re
(2003). Tuttavia la saga de “Il padrino” è l’unica
nella storia ad aver vinto più di un Premio Oscar come miglior
film. Nel 1993 è stato scelto per la preservazione al National Film
Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Nel 1998
l’American Film
Institute l’ha inserito al trentaduesimo posto della
classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi.
Le riprese del film si svolsero tra il 1 ottobre 1973 e il 19
giugno 1974, con un totale di 104 giorni di riprese. Le scene
ambientate a Cuba vennero in realtà girate a Santo Domingo, nella
Repubblica Dominicana. Qui Al Pacino si ammalò di
polmonite e ritardò le riprese di un mese. Le scene del passato di
Vito Corleone ambientate nella città di Corleone furono girate in
realtà a Forza d’Agrò, a Savoca e a Motta Camastra, in provincia di
Messina.
Il padrino – Parte II, tra fedeltà
e ambizione
Ne Il Padrino – Parte
II Coppola voleva riproporre Richard Castellano per la
parte di Peter Clemenza da anziano, vista l’importanza del
personaggio. La prima stesura della sceneggiatura prevedeva infatti
che fosse proprio Clemenza a testimoniare contro Michael Corleone
dinanzi la commissione d’inchiesta senatoriale. Tuttavia,
Castellano, noto per la sua testardaggine, rifiutò l’ipotesi di un
ritorno nella saga poiché il regista non intendeva lasciare che
l’agente dell’interprete scrivesse appositamente le battute del
personaggio. Alla fine, per colmare il vuoto lasciato da Clemenza,
venne creato il personaggio di Frankie Pentangeli.
Coppola intendeva pure reintrodurre Marlon
Brando, nel ruolo di Vito Corleone, e James
Caan, nel ruolo di Santino Corleone, nella scena in cui
Michael ricorda il compleanno del padre in cui annuncia la sua
prossima partenza per la guerra. Brando però non
accettò a causa di vecchi rancori verso la
Paramount relativi al compenso per il primo film.
Caan invece accettò però pretese di essere pagato
per questo piccolo cameo con la stessa somma ricevuta per il primo
film. Per la parte del giovane Vito Corleone, il regista scelse
Robert De Niro perché gli era piaciuto il suo
provino per la parte di Santino Corleone durante la scelta del cast
del primo film. Per prepararsi al ruolo prima dell’inizio delle
riprese, De Niro passò sei mesi nella zona di Corleone, in Sicilia,
per imparare il dialetto siciliano. Nella versione originale del
film, De Niro recita in italiano con spiccato
accento siculo.
Ne Il Padrino – Parte
II Al Pacino consigliò a Coppola di
affidare la parte di Hyman Roth a Lee Strasberg,
il suo maestro di recitazione all’Actor’s Studio, considerandolo
particolarmente adatto al ruolo. Siccome il personaggio di Roth era
vagamente ispirato al mafioso Meyer Lansky,
quest’ultimo telefonò a Strasberg dopo l’uscita del film per
congratularsi della sua interpretazione. Secondo la stesura
originale della sceneggiatura, il film doveva concludersi con una
scena ambientata nel 1968 nella villa sul lago Tahoe in cui un
diabetico Michael Corleone di mezz’età parla con il figlio Anthony,
ormai diciottenne, che gli dice che non seguirà le sue orme. Però
Coppola non riuscì a terminare le riprese di questa scena e decise
di eliminarla dalla sceneggiatura, usandola anni dopo come base per
scrivere la storia de Il padrino – Parte III.
I due primi episodi sono tratti dal
romanzo omonimo di Mario Puzo (1969). Infatti anche le origini di
Vito Corleone erano in esso raccontate, ma non furono inserite
nella narrazione del primo film. Il primo episodio, datato 1972 e
sempre diretto da Coppola, è stato considerato la terza miglior
pellicola statunitense della storia dall’American Film Institute.
Inoltre è al secondo posto della classifica dell’Internet Movie Database. In un
primo momento vennero contattati per dirigerlo Elia Kazan,
Sergio Leone, Arthur Penn e Costa Gavras
ma non si dimostrarono interessati. L’unico regista che si dimostrò
disponibile fu Sam Peckinpah che però venne mandato via dai
produttori perché insisteva nell’idea di trasformare la storia del
film in una specie di western con ambientazioni gangster. Infine
Robert Evans, il capo della Paramount, puntò
sull’italoamericano Francis Ford Coppola,
nonostante le perplessità dei produttori perché era un regista
semisconosciuto. Coppola accettò principalmente l’incarico per
avere denaro per finanziare il suo futuro film La
conversazione.
Il padrino – Parte II,
curiosità
Uscito negli USA, il film incassò
circa 86 milioni di dollari e fu una sorpresa per la casa di
produzione, che non si aspettava un incasso così alto. Uscito in
altre nazioni, continuò ad avere un grosso successo, spaccando in
due la critica internazionale ed entrando nell’immaginario
collettivo del pubblico, arrivando ad incassare un totale di
1.144.234.000 $ in tutto il mondo. Il Padrino
racconta la storia della famiglia americana di origini siciliane
dei Corleone: il loro impero, i loro principi, i loro affari, la
guerra con le altre famiglie. Figura centrale quella di Don Vito
Andolini, capofamiglia e apice della piramide familiare. Con la sua
morte per infarto giocando col nipote (ironia della sorte per lui
che era scampato a varie sparatorie), sarà il terzo genito Mike a
prendere le redini della famiglia, essendo morto in un agguato il
primogenito Sonny ed essendone incapace il secondogenito Fredo.
Mike si dimostra più cinico e spietato del padre.
Dopo varie diatribe, c’è stata
anche una terza parte, nel 1990: Il padrino – Parte III. Ultimo
atto visibilmente inferiore rispetto ai primi due, proposto
palesemente solo per chiudere la saga. Sebbene non manchino anche
in esso spunti cinematografici interessanti. Michael Corleone ormai
invecchiato, vuole chiudere i conti con l’oscuro passato, facendo
beneficenze e avendo firmato l’armistizio con le altre famiglie. Ma
il nipote, figlio di Sonny, non ha certo intenzione di svolgere una
vita tranquilla e prendendo le redini dello zio quale Capo
famiglia, innesca una nuova guerra tra i clan.
Pur se la trama offre un intreccio
con i fatti storico-politici italiani degli anni ’70, non raggiunge
lo stesso risultato del secondo. I dialoghi sono mediocri, anche lo
staff di attori è svuotato (ci sono anche Andy
Garcia e Sofia Coppola, figlia del
regista e futura regista a sua volta). Pure Al
Pacino si avvicina più alle interpretazioni mediocri che
lo vedranno protagonista di molti film successivi, anziché a quelle
dei film anni ’70 (forse anche per colpa dei registi con i quali ha
lavorato). Insomma occorreva chiudere la saga, e il troppo tempo
passato dal secondo, ossia 16 anni, ha un po’ ostacolato un
risultato finale lusinghiero e degno dei primi due della serie.
IT è il film
tv del 1990 diretto da Tommy Lee Wallace e
con protagonisti nel cast Tim Curry, Richard Thomas,
Harry Anderson, John Ritter, Dennis Christopher, Tim Reid, Richard
Masur e Annette O’Toole.
It (titolo originale
Stephen King’s It) è un film di Tommy Lee Wallace
del 1990, tratto dal romanzo omonimo di Stephen King. Il film
sfrutta una figura ambigua qual è quella dei pagliacci, da sempre
simbolo di allegria da un lato e profonda tristezza mascherata
dall’altro.
Di fatti, la creatura mostruosa di
questo film è un pagliaccio dalle sembianze diaboliche che ogni
trent’anni dà la caccia ai ragazzini di una cittadina americana,
Derry, sita nel Maine. Si chiama Pennywise.
Oltre a ciò, il film è però anche
un inno all’amicizia e alla collaborazione, valori incarnati in un
gruppo di amici che decide di dargli la caccia, dopo che il
fratellino di uno di loro viene ucciso brutalmente proprio dal
mostro, che loro chiamano It.
IT
Il film cavalca le inquietudini
degli adolescenti, le loro più segrete paure, e forse anche per
questo, è riuscito. Seppur tecnicamente mostri qualche
imperfezione. Veniamo alla trama. In una piccola cittadina del
Maine, Derry, ogni trent’anni si risveglia una diabolica creatura
dalle sembianze di un clown.
Si chiama Bob Gray ed è
l’incarnazione di un’entità aliena giunta sul pianeta terra a bordo
di una meteora in tempi antichissimi, quando Derry era solo una
selva. Nella sua ultima apparizione, il clown adesca con un
palloncino un ragazzino e lo uccide staccandogli il braccio. Suo
fratello Bill, balbuziente, e altri suoi 6 amici, saranno anch’essi
vittima della creatura orribile, che li perseguiterà negli anni;
dapprima nel 1960 quando essi sono adolescenti e poi nel 1990
quando sono ormai adulti. Il film è stato girato a New Westminster,
nella provincia canadese della Columbia Britannica. Un ex cinema
realmente esistito a New Westminster, il Paramount, appare in
diverse scene della miniserie, compresa una in cui i giovani
Perdenti vanno a un matinée del sabato e una scena in cui il Richie
adulto guida davanti al teatro e vede un inquietante segnale di It
sulla pensilina. Nella realtà, il cinema Paramount di New
Westminster ha interrotto le proiezioni nel 1983 e funziona ora
come strip club.
Nel corso del casting, Rozz
Williams della band gothic-rock Christian
Death svolse un provino per la parte di Pennywise,
nutrendo tali ambizioni da presentarsi con un costume confezionato
in proprio. Tuttavia, la decisione finale di Wallace premiò
l’audizione di Tim Curry considerandola di
migliore qualità. Lo spezzone del provino di Williams, nel quale
veniva recitato un dialogo di Pennywise tratto da una delle scene
più sessualmente esplicite del romanzo, è abbondantemente circolato
tra i fans dei Christian Death, alimentando la leggenda
metropolitana di una “versione alternativa” del film con Rozz nel
ruolo di Pennywise e il ripristino di molte scene originali del
libro, censurate dalla miniserie “ufficiale”. Particolarmente
apprezzata dal pubblico è stata l’interpretazione di Tim
Curry, capace di coniugare comicità ed effetti
terrorizzanti. L’attore era già noto negli anni ’70 per aver
interpretato il ruolo di Frank-N-Furter in The Rocky Horror
Picture Show.
Veniamo alle curiosità. Il trucco
di Pennywise è stato cambiato più volte durante le riprese, tanto
che ci sono locandine in cui esso ha espressioni diverse da quelle
del film. La guardia notturna della clinica per malati mentali si
chiama Koontz, come Dean Koontz, scrittore americano ritenuto il
rivale di King. Jonathan Brandis, interprete del
giovane William Denbrough, si è suicidato nel novembre 2003 a soli
ventisette anni; un paio di mesi prima, nel settembre 2003, John
Ritter, interprete adulto di Benjamin Hanscom, è morto per collasso
cardiocircolatorio. Nel suo romanzo del 2008 Maschio adulto
solitario, ambientato a Taranto, lo scrittore Cosimo Argentina
soprannomina scherzosamente “It” uno dei personaggi del libro,
descrivendone la somiglianza con il Pennywise interpretato da
Tim Curry nel film; nelle stesse pagine, l’autore
allude al caso del pluriomicida statunitense John Wayne
Gacy come fonte d’ispirazione per il romanzo di
King.
Vari membri del cast hanno
affermato che l’interpretazione di Pennywise da parte di
Tim Curry era così realistica e inquietante che,
durante le riprese, in molti si spaventavano per davvero ogni
qualvolta l’attore era presente sul set. Pare che nel 2011 ci sarà
un nuovo adattamento cinematografico del romanzo di Stephen King.
Nel complesso però il film è stato molto criticato, poiché lontano
in molti punti dal libro di King. Una pecca che riguarda quasi
tutte le trasposizioni cinematografiche dei suoi romanzi.
Vediamo alcune differenze: il
romanzo infatti comincia molto prima rispetto al film,
Eddie Kasbrack è sposato, inoltre nel libro si
parla anche della madre di Beverlie Marsh che nel film abita
unicamente con il padre; la maggior parte delle volte le mutazioni
di Pennywise non coincidono con quelle del libro; Richie Tozier nel
libro diventa un bravo Dj della radio e un buon imitatore invece
nel film diventa un buon comico della tv. Inoltre nel film non
vengono specificate le origini di It, è del tutto
assente la storia del rito di Chud e non vi è traccia della
Tartaruga leggendaria. Il film è stato messo in onda in Italia per
la prima volta da Canale 5 nel febbraio 1993 in prima serata. Una
scelta criticabile per la tipologia di film.
Finalmente arriva una data d’uscita
ufficiale de Le Avventure di Tintin: Il Segreto del
Liocorno. Il film in motion capture diretto da
Steven Spielberg uscirà in Italia con ben
due mesi di anticipo rispetto all’uscita americana.
E’ La Sony ad annunciarlo: l’uscita
sarà il 28 Ottobre, ben due mesi prima di quella americana che
avverrà il 23 Dicembre. Inoltre, è stato confermato il titolo,
fedelmente tradotto e ripreso dalla novella originale: Le avventure
di Tintin: il segreto del Liocorno.
Prodotto da Peter Jackson e Steven
Spielberg, la sceneggiatura è stata scritta da Steven Moffat, Edgar
Wright e Joe Cornish. Interamente girato negli studios della Weta
Digital, è stata utilizzata un’ulteriore avanzamente della
performance capture vista in Avatar. Attualmente è in fase di
animazione alla Weta Digital. Nel cast oltre a Jamie Bell, ci sono
Daniel Craig, Simon Pegg, Nick Frest, Andy Serkis.
The Blair Witch
project è il film cult del 1999 diretto e scritto da
Daniel Myrick & Eduardo Sanchez.
Anno: 1999
Nazionalità:
U.S.A
Regia – Sceneggiatura –
Montaggio: Daniel Myrick & Eduardo Sanchez
Fotografia: Neal
Fredericks
Durata: 87′
La giovane e determinata Heather ha
convinto Mike e Josh a realizzare un documentario sulle vicende
legate alla strega di Blair. I ragazzi dopo aver raccolto le
interviste dei paesani ( leggende e cruenti fatti di cronaca
aleggiano intorno al mistero di questa strega ) si inoltrano nel
bosco in cerca delle tracce di questa presenza. Finiranno col
perdersi, braccati da un’entità che li terrorizza ogni notte.
The Blair Witch project
è un horror, diventato un cult per la sue singolarità narrative (se
non altro quando uscì) : si finge il ritrovamento dei filmati e
delle registrazioni audio fatte dai tre protagonisti (di cui sono
stati ritrovati i cadaveri). E’ una scritta all’inizio del film a
dirci che quello che si sta vedendo è una ricostruzione realizzata
usando filmati “reali” (è su questa fittizia realtà
documentaristica che fa leva l’intero film).
The Blair Witch
Project può essere indicato come il capostipite di un
particolare genere di horror: riprese in stile amatoriale,
apparente assenza di una cura nella messa in scena o nella post
produzione ma soprattutto… un lancio pubblicitario attraverso le
vie più insolite ed efficaci che la strategia della comunicazione
di massa è in grado di elaborare. Questo genere di film sembra
iniziare fuori dalla sala cinematografica perché quando lo
spettatore entra, lo fa spinto da una campagna pubblicitaria
iniziata magari sei mesi prima attraverso strategie di complessi
“depistaggi mirati” (come nel caso Cloverfield e,
in un certo senso, di Paranormal Activity).
The Blair Witch
Project ha il merito ( o la colpa ) di aver inventato
questa strategia: volantini e siti internet, prima dell’uscita del
film, spacciavano per vera la scomparsa di tre ragazzi, il
ritrovamento delle cassette e la loro proiezione nei cinema. Altro
merito ( o colpa ) di The Blair Witch
Project è quello di aver fatto sconfinare
l’abusata forma da reportage anche nell’horror. Il film, in ogni
caso, è solo apparentemente “ingenuo”.
Le inquadrature fortemente fuori
asse e i soggetti decentrati (che dovrebbero giustificarsi con
l’inesperienza dei tre filmakers) coincidono con una volontà
“espressionistica” degli autori. La recitazione dei protagonisti
risulta abbastanza credibile. Parte della tensione si fonda sul
loro lasciarsi dominare dalla paura e dalla rabbia (con modalità
non lineari e coerenti, ma funzionali alla narrazione ellittica del
film). La scelta di raccontare tutto con la cinepresa 16mm e la
handycam è funzionale ad un montaggio non casuale (lo si nota
soprattutto nella scena finale): passare dalle immagini a colori
della handycam a quelle in bianco e nero della 16mm porta a marcare
l’identificazione dell’occhio dello spettatore con quello dei vari
personaggi che riprendono.
In alcuni casi riesce anche a
creare effetti drammatici interessati (considerato l’intento,
apparentemente assurdo, di suscitare paura praticamente dal
niente). All’interno del film si allude spesso, all’aspetto
metacinematografico: gli occhi dei protagonisti che vivono le
vicende sono raddoppiati dai loro obbiettivi attraverso i quali
vedono (e noi stessi vediamo) le vicende. Parlare di “visione”
risulta un paradosso per questo horror dove i principali momenti di
tensione sono affidati a inquadrature sgranate (o totalmente
in nero) e al fuori campo.
Del resto i 140 milioni di dollari
di incasso negli USA e gli 8 milioni di Euro in Italia, a fronte
dei 35.000 dollari spesi per 87 minuti di film (con tanto di finale
approssimativo e affrettato che delude buona parte del pubblico)
non passano solo attraverso la dialettica di “campo” e “fuori
campo” ma anche attraverso un altro genere di “campo”: la strategia
pubblicitaria. Insomma: un horror low budget con pregi e difetti e,
ad accompagnarlo, un’ “alone da fenomeno mediatico anni ’90”.
In Il padre e lo
Straniero Diego è un impiegato romano che non riesce ad
accettare la grave invalidità del figlio Giacomino. Walid è un
ricchissimo uomo d’affari siriano che ha un figlio con le stesse
problematiche di Diego ma che a differenza sua, ama senza
discussione. I due si conoscono nella clinica in cui portano i loro
figli e nasce subito una forte intesa. Da questo momento Diego
inizierà un percorso di cambiamento.
La frequentazione con Walid, il suo
punto di vista diverso e nuovo sul mondo, sui rapporti ma anche sui
problemi dei rispettivi figli lo aiuterà ad accettare ciò che non
pensava possibile ed anche a rivitalizzare il rapporto con sua
moglie. Walid però non è completamente sincero con il suo nuovo
amico, visto che i servizi segreti vengono in cerca di Diego per
avere notizie sul ricco uomo siriano al momento scomparso senza
lasciare traccia. Il protagonista si troverà ad affrontare una
nuova situazione a lui completamente estranea.
Il padre e lo Straniero, il film
Il padre e lo
Straniero di Ricky Tognazzi, in uscita
nelle sale italiane il prossimo 18 Febbraio, è tratto dall’omonimo
romanzo di Giancarlo De Cataldo, che troviamo
anche nel ruolo di sceneggiatore insieme allo stesso regista e a
Simona Izzo. Il libro è antecedente al successo
Romanzo criminale, ma, soprattutto, quando il film assume tonalità
più “noir” è evidente la mano dello scrittore. Il film infatti
naviga in equilibrio tra due generi; il dramma familiare e il
thiller, con però con un elemento in comune, ossia la difficoltà di
accettare ciò che è diverso. Nella prima parte di Il padre
e lo Straniero infatti il protagonista è impegnato a
mettere in discussione se stesso e i suoi limiti per vedere della
bellezza anche in ciò che non è perfetto, perlomeno secondo i
canoni che la società ci impone. Nella seconda parte, Diego dovrà
invece affrontare se stesso per capire se la persona con cui ha
stretto amicizia è in realtà qualcuno di molto pericoloso.
La difficoltà di far convivere i
due generi senza passaggi forzati è molto evidente e
avvertibile in alcune parti del film che però è supportato da un
cast importante sia nei ruoli principali, Diego è interpretato da
Alessandro Gassman mentre Walid da Amr Waked,
visto anche in Syriana con George Clooney, ma anche nei ruoli secondari;
Ksenia Rappaport interpreta la moglie di Diego e
Leo Gullotta veste i panni del rigido poliziotto
in cerca di Walid. Una nota del tutto particolare per il giovane
attore che interpreta Giacomino; Leonardo Della Bianca.
Appassionante come appassionante
era il suo modo di guidare una macchina di Formula 1, è così
che si può definire l’attesissimo film-documentario sulla vita di
Ayrton Senna. “Pochi mi conoscono
davvero…”dichiarava un giovanissimo Senna. Prima del mito, un uomo
semplice e complesso. Ecco chi era Ayrton. Il film – biografia
mostra le paure e insicurezze, che non hanno fermato la
straordinaria carriera del pilota che ha acquisito lo status di
leggenda sportiva. Poi arriva il 1 maggio 1994 e ha fine il sogno,
e come spesso accade, aumenta la fama e l’interesse per un epilogo
tragico avvolto dal mistero fra dubbi irrisolti…
Scritto da Manish Pandey, diretto
dal regista inglese, Asif Kapadia, grazie al contributo di scene di
vita quotidiana fornite dalla famiglia, Senna ci
permette di leggere ancora meglio il linguaggio del corpo del
campione che nel suo gesticolare sapeva comunicare chiaramente il
suo pensiero, non nascondeva gli stati d’animo e la sua forte, a
tratti aggressiva personalità. Ma il senso del lavoro del film è
soprattutto quello di un’inchiesta. Dice Senna ricordando la sua
prima gara ufficiale nel 1978: “era corsa allo stato puro, non
c’era politica”. E’ sempre stato questo il vero nemico di Senna,
non Alain Prost, ‘il professore’ prima compagno di scuderia poi
eterno rivale perfettamente integrato nel sistema-corse, non sono
mai stati gli avversari, il problema era ‘la politica dello sport’.
Tre volte campione del mondo, poteva esserlo almeno in un’altra
occasione, invece, la sua storia è segnata da una squalifica che
gli toglie il titolo e da un processo che sentenzia la sospensione
per sei mesi della patente. Da qui, sempre più in polemica con quel
mondo, il ragazzo dalla faccia pulita che è riuscito a farsi amare
da un pubblico vasto per il suo impeto dentro e fuori dalla pista,
reagisce, e l’anno dopo torna a correre per aggiudicarsi il terzo
titolo.
Senna si concentra
anche su un aspetto significativo. Senna e il suo Brasile. Una
speranza, un modello, un modo per sognare, per far conoscere una
nazione diversa da quella che realmente era in quegli anni di
crisi. Non solo, non mancano, tanti riferimenti ad aspetti privati
e intimi dello sportivo, dall’amore agli affetti. Ma la storia è
una storia di passione sportiva che diventa ragione di vita: Prost,
Dennis, Lauda, Williams, Schumacher sono nomi che in qualche modo
si legano o hanno intrecciato rapporti col pilota, sono testimoni
nel film del racconto di alcune esperienze e danno voce a
sensazioni che fanno rivivere il brivido del clima di gara.
Ultima vittima della Formula 1,
dopo di lui non si son registrati più decessi. Un destino che
sembra così ingiusto è stemperato proprio dall’atteggiamento di
Senna. La sua fede, il credere in Dio così fortemente lo faceva
apparire immortale, e a detta di altri, quasi incurante della
morte. Ecco l’altro tema ben sviluppato nel documentario: la
religione. Atmosfera strana in quel 1 maggio, segnata forse dagli
avvenimenti dei giorni delle qualifiche caratterizzati dal grave
incidente di Rubens Barrichello e dalla morte in pista di Roland
Ratzenberger. La sorella, Viviane, riporta un discorso del
fratello, nel pre-gara di Imola, Ayrton sapeva che “quel giorno Dio
gli avrebbe fatto il dono più grande.” Fimo all’ultimo sospiro, era
questa l’altra vera passione del trentaquattrenne pilota.
L’Ottima e intelligente regia,
appropriate le musiche di Pinto. No alle tradizionali tecniche
documentaristiche, ma si al racconto nel rispetto della verità.
Ecco gli ingredienti che hanno fatto apprezzare il prodotto, lo
dimostrano i premi già vinti: Asif Kapadia ha ritirato il
‘Cinema Audience Award’. Dopo essere uscito in Giappone, Brasile e
America, l’11 Febbraio siamo pronti per accoglierlo nelle nostre
sale, con una distribuzione, in realtà, esigua. La F1 è cambiata,
il rischio, proprio in seguito alla vicenda di Ayrton grazie allo
sviluppo tecnologico dell’elettronica e della meccanica
nell’ingegneria dell’automobilismo, è diminuito notevolmente. Si
ripensa, dunque a quei tempi come ad un periodo epico, dove la
capacità di portare al limite la propria monoposto determinava
vittoria o sconfitta.
“Vincere è come una droga, quando
cominci non puoi più farne a meno”, queste le parole del giovane
Senna al seguito del primo successo del gran Premio del Portogallo.
Sia per chi vuole ricordare e rivivere a circa vent’anni di
distanza quei momenti, sia per chi vuole capire quella storia, quel
mondo, quella logica sportiva e politica di sport, il documentario
rappresenta un occasione. Lontano dalle logiche dei film
sull’automobilismo, è un omaggio che cerca l’emozione nel ricordo
del pilota che non ha mai accettato giochi di potere se non quelli
dettati dalle regole dell’asfalto.
Sarà Rosamund Pike, da poco vista ne La
versione di Barney, ad interpretare il ruolo di Andromeda in Wrath
of the Titans, il sequel di Scontro tra Titani che verrà diretto da
Jonathan Liebesman.
Del cast del film fanno già parte Sam Worthington, Liam Neeson,
Ralph Fiennes, Gemma Arterton, Toby Kebbel ed Edgar Ramirez.