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Jim Carrey al mercato del pesce!

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Jim Carrey è impegnato da un po’ sul set di Mr. Popper’s Penguins, commedia per tutta la famiglia, prodotta dalla 20th Century Fox, è tratta dal romanzo di Florence e Richard Atwater.

In questi giorni le riprese del film si sono spostate a New York, al mercato del pesce, dove il buon Mr. Popper sta scegliendo del pesce fresco, probabilmente per i suoi pinguini!

Ecco le immegini:

carrey

 

La trama del film differirà leggermente da quella del romanzo del 1938: Popper sarà infatti un uomo d’affari che eredita sei pinguini. Mano a mano che egli prende confidenza con i pennuti, la sua vita cambia. Il suo appartamento di New York si trasforma in un parco dei divertimenti invernale, il progetto a cui sta lavorando da tempo deraglia e per poco non finisce in prigione. Grazie ai suoi nuovi amici, però, Popper comprende l’importanza della famiglia, umana e non.

Michael Mann prende Gemma Arterton e Andrew Garfield ?

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gemma arterton

Sembrerebbe in dirittura d’arrivo la scelta del cast principale del nuovo film di Michael Mann: il biopic  su Robert Capa prodotto dalla Columbia Pictures. I nomi sarebbero quelli di Gemma Artenton e Andrew Garfield. Sarebbe stata proprio la Artenton a rivelare queste indiscrezioni…

Inception: il backstage per gli Oscar 2011

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La Warner Bros. lancia Christopher Nolan ed il suo Inception agli Oscar, e così ha organizzato degli screening per l’Academy: ecco un backstage “for your consideration” realizzato appositamente per promuovere il film…

La Warner Bros. punta a ottenere diverse nomination all’Oscar per Inception quest’anno, inclusa quella di miglior film e miglior regista. Per aumentare l’attenzione attorno al film che in realtà non avrebbe nemmeno il bisogno di tutto ciò se non fosse che negli states hanno la memoria corta, ha organizzato diversi screening per i membri dell’Academy a partire dal 31 dicembre, promuovendo l’evento con numerose inserzioni sui vari magazine trade e con un interessante video dietro le quinte, che mostra numerosi spezzoni di backstage con un inizio e una fine inediti.

Frankenstein Jr. torna al cinema!

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FrankensteinJr

Frankenstein Jr. tornerà al cinema in versione digitale rimasterizzata il 2 e il 3 febbraio 2011, all’interno del Legend Film Festival: ecco un cartonato molto particolare realizzato per promuovere l’evento…

Clint Eastwood: dove osano solo i grandi

Sarà prossimamente nelle sale italiane l’ultimo lavoro da regista di Clint Eastwood, Hereafter. E siccome l’attore americano dietro la macchina da presa non sbaglia un colpo, specie nelle pellicole della maturità, l’attesa e la curiosità sono molte. Nel frattempo, cogliamo l’occasione per ripercorrere le tappe della carriera artistica di questo mito vivente di Hollywood.

Nato a San Francisco il 31 maggio 1930, da una famiglia di origini modeste, studia economia e poi si arruola nell’esercito, dove non si fa mancare rocambolesche avventure, degne dei film che lo avrebbero visto poi protagonista. Ma non intende restare nell’esercito. Così, nel 1954, si fa convincere da due amici a fare un provino per la Universal e viene selezionato per alcuni film horror. Si aggiudica poi il ruolo televisivo del cowboy Rowdy Yates. È l’inizio di una lunga e fruttuosa carriera, che conoscerà anche momenti di crisi, da cui però Eastwood saprà uscire con determinazione e tenacia. Avrà enorme successo sia in America che in Europa con i suoi due ruoli più celebri: quello del pistolero solitario nella Trilogia del dollaro di Sergio Leone e quello dell’ispettore dai modi spicci e il grilletto facile Harry Callaghan. In entrambi i casi, sarà una figura di rottura, che inaugurerà un nuovo tipo di cinema, rinnovando i rispettivi generi.

Partiamo dal primo. È il1958, Clint Eastwood interpreta Rowdy Yates in Rowhide. È proprio questa sua prova ad arrivare sul tavolo di Sergio Leone, che cerca un protagonista per i suo prossimo western: Eastwood gli sembra adatto e ha più modeste pretese economiche rispetto al più esoso James Coburn, che Leone avrebbe preferito. Clint viene così scritturato in Per un pugno di dollari (1964), dove è protagonista nel ruolo dello “straniero senza nome”, che arriva in una cittadina messicana al confine con gli Stati Uniti. Lì trova due fazioni in lotta e si schiera ora con l’una, ora con l’altra, per opportunismo e denaro. Accanto a lui, da antagonista, Ramón/Gian Maria Volontè e poi una serie di ottimi caratteristi e le straordinarie musiche di Ennio Morricone (Nastro d’Argento) ad accompagnare il tutto, qui come nei successivi due episodi. Il film inaugura un nuovo filone, quello degli spaghetti-western, innovando profondamente gli stilemi del genere western di stampo USA. Sarà un successo planetario, che ricoprirà di denaro – ben oltre il pugno di dollari!- i pur poco fiduciosi produttori. Nascono così il mito di Sergio Leone e quello di Eastwood, rafforzati dai due film successivi: Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto e il cattivo (1966).

Clint Eastwood: dove osano solo i grandi

Nel secondo, Leone sceglie lo stesso cast (Clint Eastwood, Volontè), al quale si aggiunge però Lee Van Cleef, per riproporre con qualche variazione il  tema del precedente: qui i pistoleri sono più di uno, prezzolati per eliminare banditi. Il regista cura maggiormente le immagini e i dialoghi e i protagonisti ripropongono lo stile che gli ha dato il successo: l’uno (Eastwood) la sua impassibilità e freddezza, l’altro (Volontè) l’aspetto truce e rabbioso. L’ultimo episodio della trilogia si discosta maggiormente dai precedenti, per la componente fortemente ironica che lo caratterizza, con punte di grottesco. Abbiamo tre uomini senza scrupoli, assassini -il Biondo (Eastwood), Tuco (Eli Wallach) e Sentenza (Van Cleef) – durante la Guerra di Secessione, che si trovano a cercare insieme un tesoro, non senza rivalità. Seguono rocambolesche avventure e l‘eliminazione di Sentenza. Il tutto narrato con graffiante ironia, seguendo la sceneggiatura, firmata non a caso anche da Age e Scarpelli. Inutile dirlo, terzo successo, con relativi botteghini sbancati.

D’ora in avanti, Eastwood prende parte a una serie considerevole di pellicole, soprattutto film di guerra e western. Alla prima categoria appartiene, ad esempio,  Dove osano le aquile (1969) di Brian G. Hutton, in cui l’attore americano recita a fianco a Richard Burton; alla seconda si ascrive invece Gli avvoltoi hanno fame, dello stesso anno, che vede l’inizio della collaborazione con il regista Don Siegel. Questa darà i suoi frutti migliori nella prima delle pellicole incentrate sulla figura dell’ispettore Harry Callaghan: Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo (1971). Sono questi infatti, i panni che più si confanno a Eastwood, dopo il poncho. Non siamo nel west, ma in un contesto metropolitano, ai nostri giorni. Tuttavia, il fare freddo, cinico e spietato è lo stesso, come è la stessa la sua abituale compagna: la pistola. L’ispettore Callaghan combatte il crimine a suon di spari e sentenze laconiche, non preoccupandosi se i suoi metodi sono poco ortodossi. Questi comportamenti gli valgono il soprannome di Dirty Harry. Non sembra insomma molto diverso dagli assassini che fronteggia. (Il treiler originale del film recita press’a poco così: “Questa è la storia di due assassini. Quello col distintivo è Callaghan”). Il fisico asciutto e scattante di Clint, il suo sguardo impassibile fanno il resto. Anche qui, si innova profondamente un genere, quello poliziesco, introducendo un nuovo uso della violenza, che suscitò anche aspre polemiche. Il successo però fu enorme. La pellicola avrà numerosi sequel: Una “44 Magnum” per l’ispettore Callaghan (1973), per la regia di Ted Post, sceneggiatura di John Milius e Michael Cimino; Cielo di piombo, ispettore Callaghan (1976), diretto da James Fargo; Coraggio… fatti ammazzare (1983), regia dello stesso Clint Eastwood .

Clint Eastwood OscarNel 1971, infatti, si era aperto un altro capitolo importante della carriera dell’attore californiano: quello che lo vede dietro la macchina da presa. L’esordio, poco apprezzato, è con il giallo Brivido nella notte. E in sordina sarà tutta la prima parte della sua attività da regista, specie in patria, dove sarà rivalutato inizialmente solo grazie alla risonanza e all’apprezzamento ottenuti all’estero, specie a partire da metà anni ’80. Nel frattempo Clint, che è diventato anche produttore, con la sua Malpaso, va avanti senza farsi scoraggiare. Si cimenta nella direzione di film western che lo vedono anche protagonista, con risultati di valore crescente: Lo straniero senza nome (1973), Il texano dagli occhi di ghiaccio (1976), dove dà corpo al personaggio del fuorilegge Josey Wales, fino alla consacrazione, nel 1992, con Gli spietati, che gli vale sia l’Oscar alla Regia, che quello come Miglior Film.

In oltre, si fa dirigere da altri registi in diverse occasioni, tra le quali ricordiamo soprattutto: Una calibro 20 per lo specialista (1974), di Michael Cimino, allora agli esordi, e di nuovo Don Siegel, per un’altra grande interpretazione, quella dell’ergastolano in Fuga da Alcatraz (1979). Nel primo film, interpreta John Doherty: un rapinatore fuggito di galera che si mette alla ricerca del bottino nascosto. Sulla sua strada incontra un giovane col quale cercherà di raggiungere l’obiettivo e farà amicizia – un  giovane Jeff Bridges – passando attraverso mille imprevisti e avventure su e giù per l’America. Per Siegel, cinque anni dopo, sarà Frank Morris: assieme a due compagni di cella, l’unico a riuscire nella fuga dal più blindato penitenziario Usa, la notte dell’11 giugno ‘62. Film carico di suspense, in cui la recitazione asciutta di Eastwood trova perfetta collocazione.

Tuttavia, l’obiettivo di Clint Eastwood  resta quello di veder riconosciuto il suo talento registico. Ci riesce per la prima volta in maniera indiscutibile nel 1988, attingendo alla sua passione per la musica. È stato infatti anche un trombettista e pianista jazz e coltiva una grande passione per il genere. È da qui che nasce l’idea di omaggiare in una pellicola la figura di Charlie Parker, tra i più grandi trombettisti di tutti i tempi, morto a soli 35 anni. Ci riesce magnificamente con il toccante ritratto Bird (1988), facendosi da parte come attore, ma dirigendo con indubbia maestria un intensissimo Forest Whitaker. Arriva così il primo Golden Globe per la Regia, mentre Whitaker ottiene la Palma d’Oro a Cannes come Miglior Attore. Quattro anni dopo arriva un altro successo e altri premi piovono sulla testa dell’ormai 62enne Eastwood: è l’anno de Gli spietati, Oscar per Miglior Regia e Film, come s’è detto. E ancora una volta per Clint il successo ha il sapore del western. Torna infatti alle origini, reinterpretando però a modo suo il genere, ancora una volta. William Munny/Eastwood è un (ex) assassino che parte alla ricerca di due balordi, rei di aver aggredito e sfregiato una prostituta. È spinto dal solito movente: il denaro, ovvero una ricompensa di mille dollari. Porta con sé il suo amico di colore (Morgan Freeman) e un giovane, e deve scontrarsi con lo sceriffo locale, che non approva il suo modo di procedere (Gene Hackman – Oscar per Miglior Attore non protagonista). Non c’è però, ecco la novità e l’attualizzazione, spazio per eroismi in questo lungometraggio. Stavolta ci sono esclusivamente violenza, avidità, cupidigia, aridità, e uno sguardo disincantato sulla società americana, che su questi pilastri ha posto le basi.

Clint Eastwood figliDopo questo successo, la strada è spianata per Clint Eastwood regista: dirige e affianca Kevin Costner in Un mondo perfetto (1993), poi Meryl Streep, coprotagonista assieme a lui in I ponti di Madison County (1995), dimostrando la sua sensibilità nel cimentarsi col genere romantico. Si prende poi di nuovo il gusto di dirigere altri attori, limitandosi a stare dietro la macchina da presa in Mezzanotte nel giardino del bene e del male (1997), per cui vuole nel cast John Cusack, Kevin Spacey e Jude Law. Nel ’99 Clint si auto dirige di nuovo e inaugura il corso che gli sarà proprio nel nuovo millennio: comincia cioè ad affrontare problematiche della società di oggi, cercando una conciliazione degli opposti, o quantomeno, una visione complessiva dei fenomeni, che renda giustizia dei vari punti di vista. Il film è Fino a prova contraria, e tratta l’annosa questione della pena di morte, seppur veicolata dalla solita figura, impersonata egregiamente da Clint Eastwood, di uomo solitario, irriverente, cinico, con spregio delle regole. Un giornalista di cronaca nera, che ha le ore contate per dimostrare l’innocenza di un condannato all’esecuzione. E mentre lui si dà da fare, noi scopriamo le contraddizioni e i difetti della tanto osannata democrazia americana e del suo sistema giudiziario. Nel 2003 dirige un cast d’eccezione per un’altra prova potente e scomoda: Mystic River, storia di vite perdute in una società dominata da violenza e vendetta. Essenziale la direzione da parte di Clint Eastwood e straordinarie le prove dei protagonisti, Sean Penn, Tim Robbins e Kevin Bacon. Siamo così all’altro capolavoro dell’attore-regista californiano: quel Million dollar baby (2005) che gli ha portato di nuovo l’Oscar per la Miglior regia e il Miglior Film, oltre che il Golden Globe, sempre per la Miglior Regia. È infatti una delle prove migliori del regista, che continua a stupire per l’estrema sensibilità. È la storia di una ragazza (Meggie Fitzgerald/Hilary Swank) e della determinazione con la quale persegue il suo obiettivo: diventare un pugile e vincere. Incontra così quello che dopo l’iniziale riluttanza diventerà il suo allenatore (Frankie Dunn/ Clint Eastwood). Tra i due nasce un rapporto di profondo affetto. La ragazza progredisce a tempo di record e miete vittorie. Presto sale sul ring per il match più importante. Qui si consuma la tragedia che dà la svolta al film. La pellicola è dunque un concentrato di temi: la determinazione a costruire il proprio destino, l’amore filiale, la morte e, più delicato tra tutti i temi trattati, ma senza retorica, l’eutanasia. Nulla da eccepire al saggio Clint.

Una sequela di successi, dunque, per lui negli ultimi anni, come dimostra anche la fortuna dei più recenti Gran Torino (2009), in cui si misura ancora una volta con la violenza e qui anche col razzismo, interpretando Walt Kovalski, e Invictus (2010), sulla figura di Mandela e i primi passi del Sud Africa, che rinasce sulle ceneri dell’apartheid. Si può ben dire perciò, che Clint Eastwood sia uno dei più stimati registi americani, cui si riconosce non solo la bravura attoriale, ma una notevole sensibilità artistica nella direzione cinematografica e un’innegabile crescita nella capacità di affrontare in modo non semplicistico temi via via più complessi, tipici della contemporaneità, e avventurandosi anche in territori spinosi, zone d’ombra in cui sembra essere insolitamente a suo agio e nelle quali non teme di inoltrarsi, per proporne letture composite ed illuminanti. È così che questo fiero conservatore – ha spesso appoggiato apertamente candidati di destra alle elezioni, ultimo John McCain, ed è stato lui stesso sindaco di una cittadina californiana- con due matrimoni alle spalle e una copiosa prole (otto figli), ci sa stupire.

Ci aspettiamo quindi di essere sorpresi ancora una volta dalla sua ultima fatica, Hereafter, in cui affronta il tema della morte, dirigendo ancora Matt Damon, dopo Invictus. È inoltre in preparazione un film biografico sulla figura di Edgard Hoover, per molti anni a capo dell’FBI. Per questo ruolo il regista ha scelto invece Leonardo Di Caprio.

Prima foto ufficiale dei Tre Moschettieri!

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La Summit Entertainment ha pubblicato la prima foto ufficiale dei Tre Moschettieri, il film 3D diretto da Paul W.S. Anderson girato in Germania  ma ambientato nella Parigi del 1600.

L’immagine mostra proprio i tre moschettieri: Matthew Macfadyen (Aramis), Logan Lerman (D’Artagnan), Ray Stevenson (Porthos) and Luke Evans (Athos).

 

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Foto e notizie dal set di Capitan America

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L’ultimo numero del magazine olandese Veronica Magazine contiene un articolo dedicato alle riprese di Capitan America: The First Avenger, il film dei Marvel Studios in arrivo il 22 Luglio 2011.

Nell’articolo, oltre a un breve reportage dal set londinese, sono presenti alcune foto inedite scattate durante le riprese. Ecco qualche estratto dalla traduzione del reportage:

Il film sulle origini di Capitan America si svolge in gran parte a New York, durante gli anni quaranta. Girare in location era difficile, ma Manchester e Liverpool si sono rivelate ottime sostitute di Brooklyn. Tuttavia, le riprese hanno causato non pochi mal di testa alla produzione, perché girare in luoghi pubblici rende difficile mantenere la segretezza. Le riprese dell’esplosione di un’auto a Manchester erano già documentare online sei minuti dopo il ciak.

Quando abbiamo visitato i set, l’intera troupe si era spostata in un paio di teatri di posa di Londra, dove i lavori proseguono senza sosta: mentre parte della troupe girava su un set, l’altra allestiva quello successivo.

cap america

cap america

Captain America: The First Avenger, diretto da Joe Johnston, uscirà il 22 luglio 2011 (il 27 luglio in Italia). Nel cast del film Chris Evans, Sebastian Stan, Hayley Atwell, Hugo Weaving.

Fonte: Badtaste – Chris Evans BlogComicBookMovie

Harry Potter e i Doni della Morte Parte II: nuovi volti

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L’attesa per l’epilogo di Harry Potter è tutta protesa verso il 13 luglio, intanto spuntano fuori nuovi volti e nuove notizie: la più interessante riguarda dei reshoot che si sono tenuti in studio ma che sono ambientati a King’s Cross, con protagonisti i giovani Rupert, Daniel e Emma.

Inoltre ecco due nuove entrate nel cast del film: nelle immagini qui sotto il quattordicenne Benedict Clarke interpreterà il giovane Severus Piton in una serie di flashback/ricordi; mentre il biondo nella foto più in basso è Bertie Gilbert, tredici anni, che sarà Scorpius Malfoy nell’epilogo.

Intanto, Jim Broadbent (Horace Lumacorno) ha rivelato in un’intervista che il suo personaggio farà una comparsata nell’ottavo e ultimo film: “Riappariranno molti personaggi, ma senza un ruolo importante nella trama. Però li vedremo, in una specie di ultimo saluto al pubblico. Quanto a me, per quest’ultimo film sono rimasto sul set per pochi giorni.”

Harry Potter e i Doni della Morte Parte II: nuovi volti

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L’attesa per l’epilogo di Harry Potter è tutta protesa verso il 13 luglio, intanto spuntano fuori nuovi volti e nuove notizie: la più interessante riguarda dei reshoot che si sono tenuti in studio ma che sono ambientati a King’s Cross, con protagonisti i giovani Rupert, Daniel e Emma.

Inoltre ecco due nuove entrate nel cast del film: nelle immagini qui sotto il quattordicenne Benedict Clarke interpreterà il giovane Severus Piton in una serie di flashback/ricordi; mentre il biondo nella foto più in basso è Bertie Gilbert, tredici anni, che sarà Scorpius Malfoy nell’epilogo.

harry potter
Intanto, Jim Broadbent (Horace Lumacorno) ha rivelato in un’intervista che il suo personaggio farà una comparsata nell’ottavo e ultimo film: “Riappariranno molti personaggi, ma senza un ruolo importante nella trama. Però li vedremo, in una specie di ultimo saluto al pubblico. Quanto a me, per quest’ultimo film sono rimasto sul set per pochi giorni.”

Natale con Cinefilos!

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Cinefilos.it augura a tutti i suoi lettori un felice Natale … al cinema!

Ecco tutti i titoli che in questi giorni affolleranno le sale d’Italia:

The Tourist: con la bella Angelina Jolie e il divertente Johnny Depp in balia di una spy story divertente come non mai.

American Life: bellissima storia on the road di una coppia in giro per l’America a cercare il suo posto nel mondo, dirige Sam Mendes.

La Banda dei Babbi Natale: Aldo Giovanni e Giacomo raccontano la loro vigilia di Natale, in commissariato!

La bellezza del somaro: Sergio Castellitto è un padre in crisi, tra problemi quotidiani e stralci di surrealtà.

Le Cronache di Narnia: il Viaggio del Veliero: Edmund e Lucy ritornano a Narnia, questa volta con il cugino a combattere il male a fianco del Re Caspian.

L’Esplosivo piano di Basil: Jean Pierre Jeunet torna con la slapstick comedy strizzando l’occhio a Charlie Chaplin.

Megamind:Il super cattivo Megamind con il suo testone blu impara a fare i conti con la sua vocazione al … bene!

Natale in Sudafrica: De Sica e il suo carrozzone quest’anno arrivano in Sudafrica.

Le avventure di Sammy – il viaggio segreto: La piccola tartaruga Sammy impara a crescere in un’avventura attraverso l’oceano.

Un altro mondo: Silvio Muccino ci guida in un mondo affascinante, l’Africa, alla scoperta della famiglia che non ha mai avuto.

Tron – Legacy: il sequel del classico degli anni ’80 torna sul grande schermo in un 3D nato per questo film.

Hereafter: Clint Eastwood si da al fantasy soprannaturale, a contatto con il dolore e la morte.

Che bella giornata: Checco Zalone torna al cinema dopo Cado dalle nubi.

Tamara Drewe: una giovane donna porta scompiglio nella campagna inglese, sceneggiatura british diretta da Frears.

David S. Goyer potrebbe aver trovato la storia per Superman

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David S. Goyer ha partecipato alla scrittura del graphic novel Superman: Secret Origins. Il prossimo sceneggiatore del reboot di Superman diretto da Zach Snyder si è detto entusiasta della collaborazione con il disegnatore di fumetti Geoff Johns, colpito dall’originalità con la quale il disegnatore ha affrontato il personaggio.

Si può immaginare senza fatica quindi che la sceneggiatura del prossimo lungometraggio sarà ispirata da Secret Origins.

Fonte: comingsoon

Dal Centro Sperimentale al Saltarello: intervista a Enrico Melozzi

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Enrico Melozzi è un compositore di colonne sonore, ma anche un musicista con un gruppo e uno studio di registrazione, in cui realizza prevalentemente musica elettronica. Ha realizzato le colonne sonore di diversi film e documentari tra cui Fratelli d’Italia di Claudio Giovannesi, il cortometraggio di Adriano Giannini Il Gioco e L’uomo fiammifero di Marco Chiarini, grazie al quale ha recentemente vinto un premio al festival di Sulmona.

L’era Glaciale 4: ecco il teaser del cortometraggio

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era_glaciale

E’ online il nuovo cortometraggio di Scrant, come anticipo di Ice Age: Continental Drift, in arrivo a luglio 2012. Verrà allegato alle copie americane dei Fantastici Viaggi di Gulliver. Ecco un breve teaser!

Teaser di Red State: horror diretto da Kevin Smith

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kevin smith

Kevin Smith ha pubblicato il primo, inquietante teaser trailer di Red State, il suo nuovo film che verrà presentato al Sundance Film Festival a gennaio…

I vendicatori: riprese in New Mexico!

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E’ ufficiale: le riprese del film dei Vendicatori si terranno in New Mexico, dove già è stato girato Thor, tra aprile e settembre 2011.

I Marvel Studios hanno infatti rivelato dove si terranno le riprese del film, e si tratta di quel New Mexico dove ultimamente si tengono le riprese diversi film di Hollywood, tra cui buona parte di Thor. Il governatore dello stato Bill Richardson ha annunciato la notizia come “un regalo di Natale per tutti gli abitanti del New Mexico”: l’economia locale, infatti, subirà degli influssi positivi, trattandosi della più grossa produzione Hollywoodiana mai girata nello stato:

Oltre a essere la più grande produzione mai girata in questo stato, sarà anche la più avanzata a livello tecnologico, e sarà un vero e proprio campo di addestramento avanzatissimo per le nostre troupe. (…) Si tratta di un esempio perfetto della creazione di posti di lavoro, di impatto economico e visibilità globale che l’industria cinematografica ha portato nel nostro stato negli ultimi otto anni, e dobbiamo proseguire su questa strada.

I Vendicatori, diretto da Joss Whedon, uscirà il 4 maggio 2012.

Trasformers 3: Action figure di Megatron!!

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Ecco l’aspetto che avrà Megatron nel nuovo film di Transformers: Dark of the Moon. Attualmente il film è in post-produzione e si attende l’uscita per l’1 luglio 2011 in 3D e 2D.

Trasformers 3: Action figure di Megatron!!

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Ecco l’aspetto che avrà Megatron nel nuovo film di Transformers: Dark of the Moon. Attualmente il film è in post-produzione e si attende l’uscita per l’1 luglio 2011 in 3D e 2D.

trans

Per vedere il Teaser: Transfomers: dark of the moon

Addio al Metropolitan

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Metropolitan

Scompare il tempio delle versioni originali. Né la raccolta di firme di migliaia di spettatori contrari alla chiusura né il successo di un cinema specializzato nella proiezione di film in lingua originale con sottotitoli, diventando luogo deputato di incontro dei cinefili romani, sono state sufficienti a scongiurare la chiusura del cinema Metropolitan in via del Corso a Roma.

Un altro Mondo: recensione del film di Silvio Muccino

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Un nuovo capitolo delle saghe mucciniane “borghesia e conflitti familiari”. Questa volta è il fratello Silvio, senza più zeppola, a dirigere il secondo film, firmandone nuovamente anche la sceneggiatura, scritta insieme all’inseparabile Carla Vangelista.

In Un altro Mondo Andrea (Silvio Muccino) è un ventottenne mantenuto, che vive nel suo splendido appartamento romano insieme alla bulimica fidanzata Livia (Isabella Ragonese). Una vita fatta di feste, nottate brave e poche responsabilità. Insomma una di quelle vite che ormai soltanto quel 10% di famiglie italiane può permettersi di fare. Ma come le saghe mucciniane insegnano, anche questi alto borghesi hanno le loro storie tristi. Andrea infatti è stato abbandonato dal padre ancora bambino, ed ha una madre che gli passa un lauto assegno, ma di sicuro non riesce a trasmettergli alcun affetto, visto l’inevitabile scopa in culo da donna ricca e frustrata che si ritrova. Ma ecco che una lettera vola tra le sue mani: è il padre in punto di morte che chiede di rivederlo. Andrea parte dunque per Nairobi dove conoscerà il suo fratellino keniota Charlie.

Il confronto con questa realtà nuova e completamente opposta al suo dorato mondo romano cambierà la disposizione delle carte in tavola. Trasportato a Roma, Charlie si inserirà nella soluzione chimica inerte di relazioni familiari di Andrea e sconvolgerà il tutto portando dell’inevitabile entropia.

Un altro Mondo

Una trama che di suo ha davvero poco di originale. La sceneggiatura è incentrata su delle caratterizzazioni piuttosto scontate. Andrea è colui che si sveglia tardi la mattina, che ha una madre fredda e che chiama per nome, che ha una fidanzata stupenda ma che vomita ogni volta che mangia troppo. Uno che potrebbe avere tutto ma non è felice. La sua controparte africana, il fratellino Charlie, ha perso entrambi i genitori ed è in realtà un borghese piccolo piccolo del Kenya. Non esistono altri appigli sui quali ricamare. Personaggi dunque che si presentano piatti. Muccino poi correda le immagini con una regia estremizzata e fastidiosa a volte. Tagli di luce teatrali a Roma, immagini gialle e sature in Africa, dove dalla steadycam si passa alle riprese a mano, eccessivamente abusate.

In Un altro Mondo il cambiamento di Andrea-Silvio è banalizzato nel rapporto con il migliore amico, tramite chiamate senza risposta e attese vane di sms al cellulare. Come la madre Cristina, i personaggi rivelano con confessioni la propria evidente e complicata psicologia. Solo Charlie, in quanto bambino senza peli sulla lingua, regala ogni tanto un colore ai dialoghi e qualche risata in più. Rimangono al margine interpreti solitamente eccellenti come Maya Sansa, rinchiusa nel continente africano (un’amica del padre di Andrea), o Isabella Ragonese, che nonostante la sua presenza scenica non ha spazio per spiccare.

Poteva essere anche un film per famiglie e in particolare per bambini, se magari l’avessero incentrato sulla figura di Charlie e si fossero evitate le scene di sesso spinto. Ma la realtà è che la storia è imperniata su una figura di bamboccione viziato, che si imbarca in una presa di responsabilità troppo grande.

Matt Damon tenace nel voler fare Elysium

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Matt Damon conferma di essere in trattative per entrare a far parte del cast di Elysium, il nuovo film fantascientifico di Neill Blomkamp, e rivela di non vedere l’ora di lavorare con il regista..

Ci spero. Voglio davvero, davvero, davvero fare questo film, e voglio lavorare con Neill Blomkamp. Penso che sia un genio. Ho adorato District 9, è stato uno dei miei film preferiti del 2009. Le performance erano straordinarie. Quindi la mia speranza è che tutto questo succeda davvero.

E’ un’idea straordinaria. E’ un lavoro al 100% di Neill, mettiamola in questo modo. Ed è anche il più grande complimento che posso fargli.

Elysium sarà ambientato tra 160 anni, e sarà un film fantascientifico dagli spunti socio-politici ma con il tono da action-movie hollywoodiano. Il budget sarà superiore a quello di District 9,

Fonte: MTV

The Deep Blue Sea: prima foto con Rachael Weisz

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Empire ha pubblicato la prima foto di The Deep Blue Sea, film tratto dall’omonima opera teatrale e diretto da Terence Davies, in cui Rachel Weisz e Tom Hiddleston interpretano due amanti nell’Inghilterra degli anni ’50… …nella foto vediamo proprio i due protagonisti in un momento di intimità.

Dan Brown adatta Il simbolo perduto

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dan_brownSecondo alcuni rumors che si fanno sempre più insistenti,  Dan Brown sarebbe a lavoro su una nuova riscrittura della sceneggiatura tratta dal suo best-seller Il simbolo perduto, altra avventura di quel Robert Langdon che lo ha reso famoso e ricchissimo con Il codice Da Vinci e Angeli e Demoni. Stavolta l’eroe, interpretato nei primi due film da Tom Hanks, dovrà vedersela con una piramide contenente un’antica conoscenza.

I migliori film del 2010 secondo Roger Ebert

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Roger Ebert uno dei più celebre ma anche il più influente dei critici cinematografici americani, vincitore di un premio Pulitzer e ancora sulla cresta dell’onda nonostante la malattia che da tempo lo affligge ha redatto una sua personale lista dei 10 miglior titoli di questo anno.

Ed ecco che, come ogni anno, la sua top ten dei film più belli dell’anno che sta per concludersi arriva e rimbalza dal Chicago Sun Times sui media di tutto il mondo. Questa la classifica dei 10 migliori titoli dell’anno secondo Ebert:

1. The Social Network
2. Il discorso del Re
3. Black Swan
4. Io sono l’amore
5. Winter’s Bone
6. Inception
7. Il segreto dei suoi occhi
8. The American
9. I ragazzi stanno bene
10. L’uomo nell’ombra

Il critico ha poi assegnato ai seguenti film il suo “Premio speciale della giuria”:

127 ore
Another Year
Somewhere
All Good Things
Carlos
Chloe
Greenberg
Hereafter
Monsters
Never Let Me Go
Rabbit Hole
Secretariat
Solitary Man

Il regime iraniano condanna Panahi a sei anni

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Panahi

Il regista Jafar Panahi, è stato condannato, per la sua opposizione al regime iraniano, a una pena molto pesante: sei anni di prigione e 20 anni di divieto di scrivere sceneggiature e realizzare film, oltre a quello di recarsi all’estero e concedere interviste ai media, inclusi quelli interni al suo paese.

Box Office USA del 20 dicembre

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Senza troppe esitazioni, Tron Legacy, il sequel del classico della fantascienza anni 80 raggiunge il primo posto nella classifica dei film piú visti negli Stati Uniti. A differenza del suo predecessore, che affrontava per primo il terreno della computer grafica, il film di Joseph Kosinski con Jeff Bridges arriva in un momento in cui gli effetti visivi la fanno da padrone.

A seguirlo, ma con un distacco di quasi 30 milioni di dollari di incasso, 14 contro i 44 di Tron troviamo l’adattamento per il cinema di un altro classico, questa volta delle televisione, Yogi Bear. Viste le prime due posizioni, non é molto difficile intuire che a gestire le scelte e i contenuti di molte case di produzione, ci siano persone cresciute o nate intorno agli anni ’80 e che ora vogliono rivivere le proprie emozioni con il beneficio delle nuove tecnologie. Le cronache di Narnia-il viaggio del veliero resiste in terza posizione, aggiungendo altri 12 milioni di dollari al suo incasso e cosí raggiunge quasi 43 milioni di dollari di incasso, seguito da The fighter, storia sul pugilato con Mark Whalberg e Christian Bale.

Un’altra coppia di superstar occupa il quinto posto dei maggiori incassi: Angelina Jolie e Johnny Depp sono insieme in The tourist, prima prova oltreoceano di Florian Henckel Von Donnesmarck, regista de Le vite degli altri. Il film Disney Rapunzel scende al sesto posto, mentre resta nelle zone basse della classifica, con un lordo di quasi 16 milioni di dollari Black Swan di Darren Aronofsky, una storia forse un po’ troppo poco natalizia. La commedia How do you know, con un cast ricco di star non arriva oltre l’ottavo incasso della settimana, mentre Harry Potter continua il suo viaggio verso il fondo classifica fermandosi al nono posto. Chiude il film di Tony Scott Unstoppable.

Le uscite della prossima settimana sono molte e interessanti, d’altra parte si tratta della settimana di Natale. Tra tutte, bisogna sottolineare quella di True Grit, la nuova fatica dei fratelli Coen, con Josh Brolin e Jeff Bridges che così potrebbe apparire in classifica con due film. Escono anche la commedia Little Fockers, terzo capitolo della saga familiare di Ben Stiller iniziata con Ti presento I miei, L’illusionista, film classico di animazione del regista di Appuntamento a Belleville, tratto da un’idea di Jacques Tati. Un dettaglio singolare è l’uscita di Somewhere di Sofia Coppola, che apre nelle sale statunitensi solo la prossima settimana, con un ritardo di diversi mesi rispetto alle sale italiane, un caso più unico che raro.

The Lady per Luc Besson

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Luc Besson, dopo essere passato di recente al cinema con Miss Adele e l’enigma del faraone, si è già messo al lavoro su un nuovo progetto cinematografico, della cui esistenza si è saputo soltanto nei giorni scorsi nonostante le riprese siano già iniziate da settimane. Il film si intitola The Lady e racconta la storia di Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione birmana divenuta in tutto il mondo un’icona della non-violenza.

A interpretare Aung San Suu Kyi sarà la star cinese Michelle Yeoh, attrice di film importanti come La tigre e il dragone e Memorie di una geisha, qui affiancata da David Thewlis (il Professor Lupin della Saga di Harry Potter).

Probabilmente il film del regista francese non racconterà tutta la storia, ma si concentrerà sugli anni dal 1988 al 1999, da quando Suu Kyi ha lasciato Oxford per tornare in Birmania dalla madre malata a quando ha dovuto scegliere fra il suo paese e suo marito malato di cancro (Thewlis), a cui è stato vietato l’accesso nel paese.

Le riprese sono già iniziate in Thailandia, e si sposteranno presto a Oxford. Il regista Luc Besson ha definito Suu Kyi “un’eroina più forte di Govanna d’Arco“, che utilizza la cortesia al posto delle armi, e nonostante non abbia mai trasgredito la legge è stata condannata a anni di reclusione. Nonostante gli evidenti riferimenti politici, il cuore del film rimarrà la storia d’amore fra Suu Kyi e il marito Michael Aris.

Box Office ITA al 20/12/2010

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Top10 completamente stravolta dalle new entry, la cui battaglia per il primato di “film delle feste” è appena iniziata. Natale in Sudafrica vince su La banda dei Babbi Natale, mentre The Tourist ottiene un ottimo terzo posto. Lo scontro fra Megamind e la corazzata di Narnia vede dominare quest’ultimo…

Per sapere i risultati al box office italiano…

Heather Morris sarà Buffy?

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Il 23 novembre era stata data notizia a tutti i cinefili che era nell’aria un ritorno caro a chi negli anni 90 ha amato Sarah Michelle Gellar nel ruolo di Buffy l’ammazzavampiri.

Ora la notizia di un reboot della storia sotto forma di lungometraggio si fa più consistente poichè oltre ad un nome per regia e sceneggiatura, quello di Whit Anderson, si sente vociferare anche di un’altra bella bionda che potrebbe essere considerata come la futura Buffy cinematografica. Si tratta di Heather Morris, già star della serie tv Glee, amatissima anche in Italia. La Morris ha affermata di essersi a tal punto emozionata quando ha saputo di essere stata presa in considerazione per la parte, da essere stata sul punto di farsi “la pipì nei pantaloni”.

Fonte: wrostpreview

Johnny Depp – L’uomo mascherato

Johnny Depp – Oggi è un divo, ma ciò non significa che abbia dovuto rinunciare a essere sé stesso. Anzi, è riuscito a imporre la propria personalità allo star system: un carattere scontroso e attaccabrighe, specie in gioventù, un personaggio stravagante e carismatico, determinato nelle scelte, che sono andate spesso in direzione di pellicole strane, fosche, perturbanti, in territori segnati da marginalità e alienazione, ma anche visionari e onirici. Insomma, apparentemente, la direzione contraria a quella del cinema hollywoodiano, la strada meno facile, ma che rispondeva maggiormente al suo carattere.

Ebbene, proprio questo suo essere diverso e imprevedibile, assieme a un indiscusso fascino, lo hanno reso uno dei divi più amati dal pubblico e apprezzati dalla critica.

Johnny Depp – all’anagrafe John Christopher Depp II

Classe 1963, nato in uno sperduto paesino del Kentucky (Owensboro), ma con origini le più disparate: Irlanda, Germania e una nonna nativa americana cherokee, che gli ha regalato occhi a mandorla, zigomi alti e mascella volitiva. Ultimo di quattro fratelli, alla morte del nonno, che lo ha iniziato alla musica, si trasferisce con la famiglia in Florida, dove il padre (John Christopher More Depp Senior), ingegnere, ha trovato lavoro, e la madre (Betty Sue Palmer) fa la cameriera. Qui la vita è difficile per il giovane Depp, profondamente toccato dalla scomparsa del nonno e destabilizzato dai continui traslochi, sviluppa un carattere introverso e poco incline allo studio. Visto che la passione per la musica invece non scema, sua madre decide di regalargli una chitarra, che lui comincia a strimpellare, sognando una vita da rockstar. Dopo questo periodo di apprendistato da autodidatta, milita in diverse band. Nel frattempo, i genitori si sono separati e lui è andato a vivere con la madre.

Ma casa e scuola non fanno per lui e, a quindici anni, va a vivere nella sua macchina col suo migliore amico di allora (Sal Janco), fondando il gruppo “The Kids”. La band otterrà una certa fama in Florida, facendo da spalla ai B52s, ai Talking Heads, a Billy Idol, e persino all’irriverente “iguana” del punk americano, già mito di Depp: Iggy Pop. Johnny ci crede, e spera davvero di poter avere una brillante carriera da cantante rock, ma non è quella la sua strada. Nel 1983, infatti, approda a Los Angeles in cerca di un’etichetta discografica che metta sotto contratto i “Kids”, ma la band fuori dalla Florida non raccoglie lo stesso successo che entro i suoi confini e il progetto naufragherà l’anno seguente. Intanto, Depp si sposa con la truccatrice Lori Ann Allison e per mantenersi si arrangia, facendo diversi lavori tra cui: meccanico, muratore e venditore di spazi pubblicitari. Al suo carattere scontroso e attaccabrighe si devono i primi precedenti per rissa.

Nel 1984 grazie alla moglie, Johnny Depp conosce Nicolas Cage. Questi lo incoraggia a tentare la strada del cinema, presentandogli la sua agente. È così che questo bel giovanotto di provincia approda al cinema, partecipando al film horror Nightmare – Dal profondo della notte di Wes Craven. Studia recitazione. Nel 1985 il matrimonio con Lori Ann finisce.

Il 1986 è un anno importante per l’attore americano, che viene scelto da Oliver Stone per interpretare un soldato in Platoon. Pare sia stata proprio quest’esperienza a convincere definitivamente Johnny Depp che il suo posto era davanti alla macchina da presa. Tuttavia, agli inizi della carriera non è il cinema a dargli notorietà, ma la tv. Nell’’87, infatti, prende il posto di Jeff Yagher nel ruolo di Tom Hanson all’interno della serie televisiva 21 Jump Street, che abbandonerà tre anni dopo. La serie, protagonisti un gruppo di giovani allievi di una scuola di polizia, è andata in onda in Italia a partire dall’89. Da questo momento, Depp diventa l’idolo delle teen-agers americane, arrivando a ricevere migliaia di lettere al giorno dalle sue fans.  Ma quei panni gli stanno stretti e non vuole rimanervi imprigionato.  Perciò, nel ’90, lascia la tv e torna al grande schermo, interpretando proprio una parodia degli idoli per teen-agers in Cry Baby di John Waters.

Ma il 1990 è soprattutto l’anno dell’incontro con colui che diverrà suo amico fraterno e sodale artistico: Tim Burton. Il regista lo vuole per il ruolo da protagonista in Edward mani di forbice, tratto da un racconto dello stesso Burton (Morte malinconica del bambino ostrica e altre storie). A Johnny Depp il compito di interpretare Edward, creatura animata in forma umana, nata in un cupo castello isolato, da un anziano inventore, che però è morto prima di poterlo completare: non gli ha dato le mani, sostituite con lame affilate – appunto le mani di forbice del titolo. Capelli corvini scarmigliati, volto cadaverico segnato dalle cicatrici che lui stesso si procura muovendo le “mani”, espressione stupita e malinconica, Depp offre una grande prova del suo talento artistico dando corpo a questo incrocio tra Chaplin e Robert Smith dei Cure: strana creatura dal cuore tenero e ingenuo, emblema del diverso, che sognerà un inserimento nella società “normale” grazie a una zelante venditrice di cosmetici (Peg/Dianne Wiest) e all’amore per la figlia di lei (Kim/Winona Ryder), ma che finirà inesorabilmente respinto ed emarginato da un’America materialista, cinica e conformista. L’interpretazione vale a Depp la sua prima nomination ai Golden Globe e lo fa entrare a pieno titolo tra le figure più promettenti del cinema  d’oltreoceano. Sul set del film conosce Winona Ryder, con la quale inizia una relazione che durerà tre anni. Per celebrarla Johnny, che ama i tatuaggi, si fa incidere sul braccio la scritta “Winona for ever”. Anni dopo, a storia finita, lo farà cambiare in “Wino for ever” (ubriaco per sempre).

Johnny Depp – L’uomo mascherato

Da questo momento, sceglierà sempre con cura le pellicole a cui partecipare, puntando su ruoli non convenzionali: storie di marginalità, vite di provincia e favole oscure, da interpretare con quel mix di ironia, malinconia e grottesco che diverrà la sua cifra distintiva. Verrà a sua volta scelto dal cinema d’autore. Nel ’92 è protagonista di Arizona Dream del pluripremiato Emir Kusturica. Il film, fantastico e visionario – basti dire che il suo leitmotiv è una sogliola volante – è la personale interpretazione che il regista jugoslavo dà del Sogno Americano, o meglio di ciò che ne rimane. Qui Johnny Depp veste i panni di Axel, giovane chiamato in Arizona dallo zio Leo (Jerry Lewis) per intraprendere una “fulgida” carriera di venditore d’auto. Ma Axel conosce una serie di personaggi strampalati e preferisce la loro compagnia e le loro follie visionarie e ingenue alla realtà concreta, ma deprimente, offertagli dallo zio. S’innamora così della bella Elaine (Faye Dunaway), molto più grande di lui, con cui condivide il sogno di volare, resta affascinato dalla figlia Grace (Lili Taylor), gelosa del fascino materno, depressa e con tentazioni suicide; sostiene le aspirazioni di Paul, che in attesa di sfondare come attore, prepara provini imparando a memoria interi film di Hitchcock. La pellicola ottiene minore successo rispetto alle precedenti del regista, ma guadagna l’Orso d’Argento speciale della Giuria al Festival di Berlino nel ’93.

Il film esce in Italia una prima volta nel ’93, col titolo poco felice di Il valzer del pesce freccia, passando quasi inosservato. Riproposto nel ’98 col titolo originale, ottiene maggiore fortuna, anche grazie al successo ormai raggiunto da Depp. Nel ‘93 l’attore recita nella commedia Benny e Joon, diretto da Jeremiah S. Chechik, interpretando la parte di Sam, mimo che entra nella vita di Joon Pearl (Mary Stuart Masterson), una ragazza con problemi mentali che alla morte dei genitori si trova a vivere sola col fratello Benny (Aidan Queen). Proprio Sam riesce a portare allegria e ottimismo nella difficile esistenza di Joon, trovando la giusta chiave per interagire con lei, comprendendo le sue difficoltà e aiutandola a superarle. Inizialmente osteggiata dal fratello Benny, la relazione tra Joon e Sam consentirà alla ragazza di trovare un equilibrio e gestire un’esistenza indipendente dal fratello. Per questo ruolo di mimo stravagante, ma di straordinaria delicatezza, Johnny Depp attinge al repertorio del cinema muto, rinnovandolo con la propria originale capacità espressiva. È di nuovo candidato al Golden Globe. Lo stesso anno, è ancora alle prese col disagio psichico, perché il regista Lasse Hallström lo sceglie per la parte di Gilbert Grape in Buon Compleanno Mr. Grape. Qui interpreta il giovane commesso di un emporio nel profondo sud degli Stati Uniti, con una famiglia la cui responsabilità ricade interamente sulle sue spalle. La madre è obesa e non esce di casa da anni, il fratello Arnie (Leonardo Di Caprio in una memorabile interpretazione, forse la sua migliore) è un adolescente disabile mentale che va costantemente assistito e le due sorelle, anche loro adolescenti, sono in continuo conflitto tra loro. In tutto ciò, per Gilbert è difficile trovare uno spazio individuale, anche quando in paese arriva l’eccentrica e sognatrice Becky (Juliette Lewis), di cui s’innamora. Il film affronta, approfondendoli, vari temi: la diversità, il conformismo provinciale che ne fa scandalo, e la spinge a nascondersi – come si nasconde la madre di Gilbert, rinchiusa in una casa/tomba –  il determinismo che sembra segnare indelebilmente le vite di tutti i protagonisti della vicenda e schiacciarle sotto il suo peso (non a caso il “peso” è un elemento ricorrente), e la possibilità invece, postulata dal regista, che i protagonisti tornino a scegliere e a essere padroni delle proprie vite.

Per Johnny Depp, che ama i soggetti inconsueti e i personaggi che affollano le retrovie della storia umana, piuttosto che quelli di prim’ordine, quella che gli giunge nel ’94 da Tim Burton è una proposta che non può rifiutare: interpretare Ed Wood, il peggior regista di tutti i tempi, nell’omonimo film. Nella pellicola in bianco e nero, l’attore veste i panni di questo indefesso ottimista, non privo di aspetti stravaganti, con una fede cieca nel sogno americano, pochi mezzi, poco talento, ma molta ingenuità e amore per il cinema, che sforna horror ridicoli nell’America degli anni ’50, reclutando come star di punta un Bela Lugosi (Martin Landau) ormai morfinomane in disarmo, per il quale nutre un’ammirazione sconfinata. Senz’altro uno dei migliori lavori della premiata ditta Burton/Depp. Assieme all’attore, oltre a Martin Landau, anche Patricia Arquette e Sarah Jessica Parker. L’anno dopo, Depp acquisterà perfino un castello in stile gotico a Beverly Hills, appartenuto proprio a Bela Lugosi.

Per quel che riguarda la sfera privata, gli anni ’90 sono turbolenti per Johnny Depp: viene arrestato più volte per rissa, distrugge una suite d’albergo durante una furiosa lite con la fidanzata Kate Moss e si dà al consumo di sostanze stupefacenti. Intanto, investe i soldi che guadagna col cinema  nell’acquisto del noto locale Viper Room, sul Sunset Boulevard a Los Angeles e fa amicizia con River Phoenix. Quando questi morirà per overdose, proprio all’uscita del club, Depp deciderà di cambiare vita. Nel frattempo, però, si guadagna una fama da bel tenebroso, che ne accresce la popolarità. Nel ’95 ha l’opportunità di lavorare con uno dei suoi attori preferiti: Marlon Brando, in Don Juan De Marco maestro d’amore, diretto da Jeremy Leven, in cui Brando interpreta uno psichiatra che tenta di curare Depp/Don Juan, giovane in preda a delirio, convinto di essere il più grande amante mai esistito. Depp vorrà di nuovo Brando accanto a sé per il suo esordio alla regia, due anni dopo. Intanto, un altro ruolo da favola scura per l’attore del Kentucky, quello offertogli da Jim Jarmush in Dead Man: avventure e peregrinazioni di William Blake, giovane omonimo del poeta inglese, nella provincia americana dell’800, dall’Ohio all’Arizona, che si trasformano in una sorta di discesa agli inferi, di viaggio verso la morte, in compagna di un nativo indiano di nome Nessuno. Bianco e nero, episodi grotteschi, incursioni di attori in prestito dal mondo della musica (David Byrne e Iggy Pop), un eroe antieroico e la colonna sonora di Neil Young. Due anni dopo è la volta di Donnie Brasco, altro punto di svolta nella carriera di Johnny Depp. La pellicola di Mike Newell ha infatti due caratteristiche di sicuro successo e interesse per il grande pubblico: è un mafia movie e vede come protagonista, assieme a Johnny, Al Pacino. La sua particolarità sta però nella cura con cui il regista costruisce i caratteri e approfondisce i risvolti psicologici del rapporto fra i due protagonisti: l’agente infiltrato Joe Pistone, alias Donnie Brasco ricettatore di gioielli e Lefty, mafioso di second’ordine di un’organizzazione di Little Italiy su cui la polizia federale vuol mettere le mani. L’amicizia che ne scaturisce è pericolosa e destinata a una tragica fine. Il film è tratto dal libro autobiografico dell’agente infiltrato Joseph D. Pistone. Dello stesso anno è l’esordio dietro la macchina da presa di Johnny Depp, con un film coraggioso come il suo titolo (appunto Il coraggioso), incentrato su un nativo americano (Raphael/Depp) che vive a Morgantown, al confine tra USA e Messico, un’esistenza di miseria ed emarginazione, ma con una famiglia da lui molto amata (la moglie Rita e due figli). Decide un giorno di vendere la sua vita per 50.000 dollari, ad un regista che lo vuole protagonista di un film in cui sarà torturato e ucciso (realmente, non per finzione). È dunque la storia di questo eroe: ultimo tra gli ultimi, dimenticato come  uno scarto della società in cui vive, dove tutto è merce. Moderno Cristo che s’immola per garantire la possibilità di un futuro diverso alla sua famiglia. Per il ruolo del perverso regista Johnny sceglie Marlon Brando, che aveva avuto al suo fianco in Don Juan. Il ’98 è l’anno di Paura e delirio a Las Vegas, in cui Depp è scelto da un altro regista visionario e anticonformista, Terry Gilliam, per interpretare Raoul Duke, alter ego del giornalista Hunter Tompson, in un viaggio nell’America post-sessantotto alla volta di Las Vegas, all’inseguimento di un Sogno Americano sempre più sfuggente. Accanto a lui, l’amico avvocato (Dr. Gonzo/Benicio Del Toro), che lo accompagnerà in questo viaggio non solo reale, ma anche “virtuale” e lisergico, visto che i due sono perennemente sotto l’effetto di droghe. Ne esce un quadro comico-grottesco dell’epoca, con un ottimo Depp che, ancora una volta, insegna a molti suoi colleghi l’arte di non prendersi troppo sul serio.

Nel privato, Johnny Depp sembra deciso a mettere la testa a posto. Vive con al sua nuova compagna: la cantante-attrice Vanessa Paradis, e nel ’99 nasce la loro prima figlia, Lily-Rose, cui l’attore è legatissimo. Entra anche a far parte della Hollywood Walk of Fame. Non si lascia sfuggire l’occasione di farsi dirigere da Roman Polanski nel thriller La nona porta. Prosegue anche il fortunato sodalizio con Tim Burton, che costruisce intorno all’attore, ancora una volta, una riuscitissima favola oscura, Il mistero di Sleepy Hollow, con cavalieri senza testa (Christopher Walken, altro attore amatissimo da Depp), belle e perfide streghe (Miranda Richardson), e un ispettore (Depp/Ichabod Crane), che indaga con metodo scientifico su una serie di omicidi. Dunque, razionalità da una parte e creature ultraterrene dall’altra. Il tutto, e qui sta la forza del film, mescolato a una strana e sottile vena comica, di cui è portatore proprio l’ispettore: Ichabod seziona infatti cadaveri con espressione schifata, pallido in volto e sull’orlo dello svenimento e il suo fisico non regge le incursioni del soprannaturale, frequenti a Sleepy Hollow. Un uomo che ha fatto della razionalità il suo credo per sfuggire ai demoni del passato. L’attore rende perfettamente questa lotta interna al protagonista, ancor più viva nel piccolo paesino infestato dai fantasmi.

Nel 2000 partecipa a Prima che sia notte di Julian Schnabel, tratto dall’autobiografia del poeta cubano Reinaldo Arenas, perseguitato e incarcerato dal regime castrista perché omosessuale. Malato di Aids e morto suicida in esilio a New York. Johnny Depp appare in due momenti: nei panni del transessuale Bon Bon e del tenente Victor. Ritrova poi Lasse Hallström, che lo dirige in Chocolat, dove interpreta un altro ruolo ai margini, quello dello zingaro Roux, in una cittadina di provincia francese negli anni ’50, dove si avvicina a un’altra figura emarginata: quella della cioccolataia Juliette Binoche, la straniera Vianne: una sorta di diavolo tentatore che induce ai peccati di gola i paesani con le sue delizie al cacao. Alla fine però, il moralismo sterile lascia il posto alla comprensione e la comunità accetta Vianne, assaporando anche una vita più libera e piena, assieme al gusto del cioccolato.

L’anno seguente Johnny interpreta il ruolo dell’ispettore oppiomane Frederick Abberline in La vera storia di Jack lo Squartatore, che indaga nella Londra sordida e tetra di fine ‘800 per scoprire chi sia il serial killer di prostitute che colpisce in città.

A partire dal 2003 Depp interpreta il personaggio che gli ha dato la maggior notorietà e gli ha fatto sbancare i botteghini di tutto il mondo: il pirata Jack Sparrow, nella saga della Disney Pirati dei Caraibi – La maledizione della prima luna (2003), La maledizione del forziere fantasma (2006), Ai confini del mondo (2007), tutti diretti da Gore Verbinski. Per questo ruolo, anticonformista per eccellenza, con trucco nero agli occhi, bandana e dreadlocks, l’attore ha dichiarato di ispirarsi al chitarrista dei Rolling Stones Keith Richards e, nonostante all’inizio la chiave trasgressiva scelta per impersonare il protagonista non andasse a genio ai produttori della serie, si è rivelata vincente e di grande successo. Per motivare le sue scelte artistiche, che negli ultimi anni lo hanno portato sempre più verso pellicole rivolte a un pubblico di bambini (anche se non esclusivamente), Johnny ha dichiarato di voler fare film che potessero essere visti dai suoi figli – nel 2002 dall’unione con Vanessa Paradis è nato il suo secondogenito Jack e l’attore ha preso residenza stabile nella campagna francese. Nella stessa direzione è andata la scelta di essere James Barrie in Neverland – Un sogno per la vita (2004), incentrato appunto sulla figura del creatore di Peter Pan. Anche la collaborazione di Johnny Depp con Tim Burton negli ultimi anni sembra essersi spostata decisamente su questo terreno, con La fabbrica di cioccolato (2005), in cui l’attore, quasi irriconoscibile, veste i panni del padrone della fabbrica Willy Wonka. E, sempre nel 2005, con La sposa cadavere, pellicola d’animazione in cui Depp dà la voce a un personaggio dalle fattezze simili alle sue.

Ciò che più colpisce, considerata l’estrema notorietà e il successo raggiunti a questo punto dall’attore americano, nonché l’investitura holliwoodiana, è che non abbia ottenuto premi di peso. Ma anche questi sono destinati ad arrivare. Nel 2007 infatti, è proprio l’ennesima collaborazione con Burton a dargli il Golden Globe come Miglior Attore in un film Commedia o Musicale . In Sweeney Todd: il diabolico barbiere di Fleet Street, Johnny Depp interpreta infatti questo sanguinario assassino per vendetta. Dopo una carriera tramontata nel mondo della musica, l’attore si cimenta qui nel canto, assieme alla coprotagonista Helena Bonham Carter (Mrs.Lovett), moglie di Tim Burton (l’attrice dichiarò ironicamente in un’intervista che il regista l’avrebbe sposata, non potendo sposare il suo alter-ego, Johnny Depp). La diabolica coppia funziona alla perfezione in questo musical a tinte fosche, e la direzione di Burton è impeccabile. Torniamo alle atmosfere da favola scura, come già in Edward mani di forbice e Il mistero di Sleepy Hollow, con la differenza che il personaggio interpretato da Depp è ora tutt’altro che timido e ingenuo, o servitore della collettività in nome della giustizia e della verità. È invece un uomo vittima di una profonda ingiustizia (è stato condannato ingiustamente), dolente e spietato, nella Londra del ‘700, che si vendica nel modo più truce che possiamo immaginare: uscito di galera, apre un negozio di barberia, dove sgozza le sue vittime (coloro che anni prima lo fecero incarcerare). Poi entra in scena la sua altrettanto diabolica complice, che ha un forno proprio sotto la barberia: la poltrona del barbiere – grottesca e straordinaria diavoleria – catapulta direttamente la vittime sgozzate in un enorme tritacarne, che le rende polpa pronta per farcire le leccornie vendute al pubblico con enorme successo dalla signora Lovett. Un’associazione a delinquere delle più diaboliche dunque, dalla quale, nonostante tutto, non riusciamo a restare solamente inorriditi, perché Burton, sarcastico e pungente come sempre, riesce a rendere perfettamente la complessità di una realtà in cui il giudice Turpin non è meno colpevole di Todd e i voraci clienti di Mrs. Lovett non paiono candide creature indifese.

Nel 2009 Depp sostituisce lo scomparso Heath Ledger, alternandosi ai colleghi Jude Law e Colin Farrell, nel film Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo. Qui, è diretto di nuovo da Terry Gilliam e siamo ancora in un territorio fantastico e visionario. Di tutt’altro tenore, invece, Nemico pubblico di Michael Mann, in cui interpreta il rapinatore di banche John Dillinger,  nell’America degli anni ’30. Infine, quest’anno lo troviamo in due pellicole: è il Cappellaio Matto in Alice in Wonderland, ultima collaborazione finora registrata con Tim Burton, e il turista Franck Taylor in The Tourist di Florian Henkel von Donnersmarck: spy story romantica di ambientazione veneta, che lo vede al fianco di Angelina Jolie. Entrambe le pellicole però, non sembrano all’altezza delle precedenti dei rispettivi registi. La scorsa settimana, in occasione della presentazione a Roma di The Tourist, Depp ha dichiarato di essere a lavoro su un paio di progetti con cui vorrebbe tornare alla regia, anche se non ha intenzione, dice, di scegliere sé stesso come attore. Il prossimo anno, intanto, lo vedremo ancora nei panni di Jack Sparrow in un altro episodio della saga Pirati dei Caraibi, stavolta per la regia di Rob Marshall ( …cominciamo a capire perché sua figlia Lily-Rose sia convinta che il mestiere del padre sia proprio quello del pirata!).

Johnny Depp possiede una casa di produzone cinematografica: la Infinitum Nihil Production. Ha inoltre investito nell’acquisto del famoso ristorante di Parigi “Man-Ray”, che possiede in comproprietà con John Malkovich, Sean Penn e Mick Hucknall, cantante dei Simply Red.

Infine, della passione di Johnny Depp per la musica s’è detto all’inizio e la sua strada s’è spesso intrecciata con quella del mondo musicale: l’attore ha suonato assieme agli Oasis nel brano Fade In-Out. Nel 2007 ha partecipato al documentario di Julian Temple su Joe Strummer, dando un suo ricordo del cantante dei Clash, scomparso prematuramente a dicembre del 2002. Lo scorso anno è stato voce narrante di un documentario sui Doors (When you’re strange di Tom Di Cillo).