Roman Polanski domina le vittorie agli European Film Awards 2010: il suo L’Uomo nell’Ombra ha guadagnato premi in sei delle sette categorie in cui era stato nominato.
Roman Polanski torna con Venere in Pelliccia
Roman
Polanski torna dietro la macchina da presa dopo il
successo di Carnage e realizza un’altra opera dal
sapore meta- teatrale, un kammerspiele dove stavolta lo scontro non
è tanto quello tra gli istinti reconditi umani e la civiltà che
cerca di irretirli (argomentazioni messe in scena attraverso il
potere graffiante dei dialoghi della Reza portati in scena da
quattro superbi attori) quanto l’immortale ed atavica guerra tra i
sessi, che nella nuova pellicola Venere in Pelliccia
prende corpo con brillante intelligenza e divertito umorismo.
Gli interpreti
coinvolti sono soltanto due e nei loro panni si calano Mathieu
Amalric e l’inseparabile compagna del regista Emmanuelle
Seigner.
Liberamente ispirato all’omonimo romanzo erotico dello scrittore austriaco Leopold Von Sacher- Masoch (“papà” del termine masochismo) la pellicola racconta la storia di Thomas, un regista teatrale, che sta cercando la protagonista giusta per la sua nuova opera. Alle audizioni si presenta Vanda, in un primo momento considerata una candidata alquanto improbabile, ma che piano piano si rivela perfetta per il ruolo…
Sulle assi di un palco, Thomas e Vanda incarnano l’universale maschile e femminile, un uomo e una donna che esplorano le debolezze, i punti di forza, le inibizioni, le perversioni e le maschere che entrambi i sessi mettono in scena nella vita per difendersi ed attaccarsi, il tutto senza mai rendere il discorso banale (soprattutto quando si trattano argomenti come il sadismo o il masochismo insiti nelle relazioni) e cercando di interpretare tutto attraverso l’uso di un taglio- e un tocco- comico/ brillante, perfino quando si parla degli argomenti più oscuri.
Il romanzo, scritto nel 1870, parte da alcuni spunti autobiografici di Von Sacher- Masoch per poi prendere una piega sospesa tra l’erotico e l’onirico, narrando la storia “particolare” e ai limiti del sadomaso tra Wanda e Severin, che in seguito diviene suo schiavo col nome di Gregor; ma Polanski va oltre: da regista esperto e sensibile qual è, mette in scena la guerra dei sessi attraverso uno sguardo grottesco in bilico sul confine tra amore/ dolore, sadismo/ masochismo, sofferenza e affetto… partendo da una storia particolare, un’avventura amorosa tra un uomo e una donna, cerca di raccontare due universi così distanti (e distinti) come quelli maschili e femminili, sempre in eterno contrasto tra loro, ma che non smetteranno mai di cercarsi.
Roman Polanski torna a girare in Polonia se…
Roman Polanski sta progettando la realizzazione di un film basato sull’affare Dreyfuss, scandalo politico che divise la Francia per molti anni sul finire del XIX secolo, da girare in Polonia. Il regista premio Oscar, però, è attualmente in attesa di garanzia da parte del governo polacco: Polanski vuole giustamente avere la certezza che, una volta in territorio polacco, non verrà estradato e spedito negli Stati Uniti, dove, ricordiamo, non può mettere piede.
In merito alla vicenda, il produttore francese Robert Benmussa ha dichiarato: “Dobbiamo ancora prendere una decisione finale, che dipenderà essenzialmente da due condizioni: la prima è una condizione puramente tecnica, che riguarda la disponibilità degli studi cinematografici, anche se al momento non dovrebbero esserci grossi problemi in merito; la seconda, invece, è una condizione di natura strettamente legale. Abbiamo bisogno di una conferma scritta che garantisca la totale sicurezza di Roman Polanski in territorio polacco”.
Sembra che non ci sia tragua nella tormentata vita di Roman Polanski. Il regista premio Oscar aveva rischiato ancora una volta, nel Settembre del 2013, il carcere e l’estradizione per aver partecipato ad un Festival di cinema polacco. Il regista, all’epoca, era ritornato nel suo paese d’origine per presenziare ad una lezione di cinema agli studenti, prevista nell’ambito del Gdynia Film Festival. Alla lezione sarebbe dovuta seguire la proiezione di Venere in Pelliccia, suo ultimo film presentato lo scorso anno al Festival di Venezia. L’ultima volta che Polanski era riuscito a toccare la sua terra, fu nel 2011, quando tornò in patria per partecipare al funerale di un amico.
Una persecuzione, quella contro Roman Polanski, che sfiora davvero l’inverosimile. Se è vero che chi ha sbagliato deve pagare, è anche vero che sull’errore di Roman si allungano ancora lunghe ombre, nonostante la condanna per stuprò che pende sulla sua testa dal 1977. La presunta vittima, Samantha Geimer, allora 13enne, ha da poco raccontato la sua esperienza nell’autobiografia The Girl.
Roman Polanski sarà un personaggio chiave per il nuovo film di Quentin Tarantino
Dopo la partecipazione di Leonardo DiCaprio, arrivano altre conferme sul prossimo film di Quentin Tarantino sulla Hollywood degli anni ’60.
Secondo Justin Kroll di Variety, il film vedrà Roman Polanski come un personaggio chiave della storia, Tarantino sta infatti cercando un attore che parli polacco e che possa interpretare proprio il regista (ovviamente, il vero Polanski non parteciperà al film).
Inoltre, Kroll fa finalmente luce sul personaggio che interpreterà DiCaprio: un vicino di casa di Sharon Tate. Inoltre, sempre lo stesso report, segnala che Brad Pitt e Tom Cruise sono in corsa per il ruolo di uno stunt man.
Cannes 70: Roman Polanski sale in cattedra
Alla luce di queste dichiarazioni, il film comincia ad assumere una forma più definita, con il ruolo di DiCaprio che comincia ad assumere significato, adesso.
Di seguito la prima sinossi del film: “Quello che DiCaprio interpreterà, in maniera più specifica, è un attore che ha il suo show western, Bounty Law, in onda tra il 1958 e il 1963. Il suo tentativo di approdare al cinema non è andato a buon fine e nel 1969, l’anno in cui è ambientato il film durante l’ascesa del movimento hippy, è ospite degli spettacoli di altre persone mentre contempla l’idea di andare in Italia, che è diventato un focolaio per i western a basso budget.”
Margot Robbie potrebbe diventare la sfortunata Sharon Tate sullo schermo.
Leonardo DiCaprio torna a lavorare con Tarantino, dopo il suo sanguinolento ruolo di Django Unchained e torna a progetti importanti da protagonisti, dopo il sofferto ruolo in The Revenant, che gli è valso finalmente il premio Oscar nella categoria Migliore attore protagonista.
Al momento, Quentin Tarantino è al lavoro anche sul suo film su Star Trek, insieme a J.J. Abrams.
Roman Polanski rompe il silenzio: “Provano a fare di me un mostro”
Roman Polanski ha concesso una lunga intervista al settimanale francese Paris Match – in uscita in patria nella giornata di oggi – nella quale ha parlato per la prima volta della recente accusa di stupro mossagli da Valentine Monnier, fotografa, modella e attrice francese.
Si tratta di fatti accaduti oltre quarant’anni fa e caduti in prescrizione, sui quali Roman Polanski – di recente nelle nostre sale con il suo ultimo film L’Ufficiale e la Spia – ha finalmente rotto il silenzio. L’intervista con il settimanale francese è stata realizzata a Parigi lo scorso 5 dicembre: Polanski – da sempre restio a raccontarsi ai microfoni dei giornalisti – ha ritenuto che fosse opportuno questa volta chiarire la sua posizione.
Sulla copertina della rivista – che ripropone un austero primo piano del regista ottantaseienne – viene riportata una dichiarazione dello stesso Polanski: “Provano a fare di me un mostro”. Parole dure e certamente sentite, che anticipano le impetuose dichiarazioni rilasciate dal regista di capolavori quali Rosemary’s Baby, Chinatown e Il Pianista, che proprio a causa delle tumultuose vicissitudini personali si ritrova ancora oggi a dover fare i conti con una grossa macchia che sembra aver infangato tanto il suo nome quanto il suo lavoro.
“Oggi è diventato tutto possibile”, dichiara Roman Polanski. “Si licenzia il capo di McDonald’s perché ha avuto una relazione consensuale con un’impiegata o un ministro della difesa perché quindici anni prima ha messo la mano sul ginocchio di una giornalista. È assurdo! Si mette in discussione tutto: il fatto che la Terra sia rotonda, l’evoluzione, l’esistenza dei due sessi, i vaccini… siamo piombati in una sorta di neo-oscurantismo.”
Valentine Monnier sostiene di essere stata violentata dal regista nel 1975, all’età di 18 anni. Quando viene chiesto a Polanski di rievocare la loro relazione, il regista commenta: “Non ricordo niente di quello che racconta, perché è falso. Lo nego assolutamente. È facile accusare quando tutto è prescritto da decine di anni e si sa che non ci potrà essere una procedura giudiziaria a discolparmi. Mi accusa di averla picchiata, ma io non picchio le donne! Dice che le avrei chiesto: ‘Do You Want to Fuck?’, ma perché in inglese? Cita come testimoni due persone che oggi sono morte… comodo così! […] È una storia aberrante.”
Roman Polanski torna quindi a parlare anche dei fatti del 1977, quando venne accusato a Los Angeles di violenza sessuale ai danni di una ragazzina di tredici anni, Samatha Geimer: “Mi dichiarai colpevole per un rapporto illecito con una minorenne. Quello che ho fatto è profondamente deplorevole. L’ho scritto anche a Samantha, con cui mi mantengo in contatto. Ogni volta che lanciano una nuova menzogna contro di me, tornano a lei […] Sono anni che chiede che vengano ritirate le accuse contro di me. Ha scritto più volte al procuratore che il trauma che le causa il circo mediatico è molto peggiore di quello che le feci subire io. Nel 1977 ho commesso un errore e la mia famiglia ne paga il prezzo dopo quasi mezzo secolo.”
Il regista commenta poi la situazione degli ultimi anni, fra le tante accuse di violenza emerse e l’immediata capacità di formulare giudizi senza che effettivamente vi sia un responso della legge, tirando in ballo anche Harney Weinstein: “Oggi si rovinano reputazioni, carriere e vita con poche parole. Quanti innocenti ci sono nel mazzo? Ci sono senz’altro accuse giuste, ma non si cerca più di distinguere il vero dal falso. Weinstein in persona ha dissotterrato il mio passato in occasione della campagna Oscar 2003, quando aveva due film in lizza contro Il Pianista. Il suo ufficio stampa mi definiva ‘uno stupratore di bambini’.”
Fonte: ComingSoon.it
Roman Polanski per Venus in Fur
Roman Polanski dirigerà l’adattamento cinematografico di Venus in Fur, successo di Broadway e off-Broadway firmato David Ives. Il noto regista d’origine polacca si metterà subito a lavorare alla sexy black comedy visto che la sceneggiatura dell’altro progetto che ha in cantiere, un film dedicato all’affaire Dreyfus, non è ancora pronta. Venus in Furs sarà girato in francese; nel cast, Louis Garrel e Emmanuelle Seigner, già diretta da Polanski in Frantic (1988) e Luna di fiele (1992).
La sceneggiatura di Venus in Fur sarà realizzata a quattro mani dal regista e da David Ives, il già menzionato autore della piece d’origine. Le riprese avranno inizio a novembre a Parigi.
Fonte: Movieweb
Roman Polanski parla
Dopo mesi di silenzio, Roman Polanski ha scritto una dichiarazione ufficiale sul caso che lo vede coinvolto, diffusa tramite lo scrittore e filosofo francese Bernard Henry-Levy.
Roman Polanski non sarà più processato a Los Angeles per il presunto stupro di una minorenne
Roman Polanski non sarà più processato a Los Angeles il prossimo anno per il presunto stupro di una minorenne nel 1973. L’avvocato del regista, Alexander Rufus-Isaacs, ha dichiarato martedì all’agenzia di stampa francese AFP che il caso è stato “risolto in estate con reciproca soddisfazione delle parti e ora è stato formalmente archiviato”. Polanski avrebbe dovuto affrontare il processo nell’agosto 2025.
Gloria Allred, l’avvocato dell’anonimo querelante, ha confermato a Variety che “le parti hanno concordato un accordo sulle richieste di risarcimento con reciproca soddisfazione”. Variety ha contattato Rufus-Isaacs per ulteriori commenti.
Di cosa era accusato Roman Polanski?
La causa, depositata nel giugno 2023, sostiene che Polanski avrebbe violentato la sconosciuta nel 1973, quando era minorenne, nella sua casa di Benedict Canyon. Secondo la causa, la querelante aveva conosciuto Polanski a una festa mesi prima e lui l’aveva invitata a cena, le aveva dato degli shot di tequila e l’aveva portata a casa sua, dove era svenuta sul suo letto.
“La querelante ricorda di
essersi svegliata nel letto dell’imputato con lui sdraiato nel
letto accanto a lei”, si legge nella causa. “Lui le disse
che voleva fare sesso con lei. La querelante, sebbene intontita,
disse all’imputato ‘No’. Gli ha detto: ‘Per favore, non
farlo’”.
La donna si è fatta avanti in una conferenza stampa del 2017
con la Allred, dove è stata identificata come Robin M., e ha detto
che aveva 16 anni quando è avvenuto il presunto incidente.
Polanski ha negato l’accusa attraverso il suo avvocato, affermando
in una dichiarazione dell’epoca che: “Il signor Polanski nega
strenuamente le accuse contenute nella causa e ritiene che il luogo
adatto per giudicare questo caso sia il tribunale”.
Polanski è fuggito dagli Stati Uniti dal 1978, quindi non avrebbe potuto partecipare al processo di persona e avrebbe dovuto apparire in diretta video. Polanski è fuggito dal Paese alla vigilia della sentenza per lo stupro di una ragazzina di 13 anni e da allora non è più potuto tornare nel Paese senza temere di essere arrestato. Nei decenni successivi, gli sforzi per risolvere il caso penale ed estradarlo sono stati infruttuosi.
Roman Polanski aveva anche recentemente affrontato un processo per diffamazione a Parigi da parte dell’attrice Charlotte Lewis, che sosteneva che lui l’avesse aggredita sessualmente quando lei aveva 16 anni. In un’intervista del 2019 alla rivista francese Paris Match, Roman Polanski ha definito le affermazioni della Lewis una “atroce menzogna”, inducendo la Lewis a citarlo in giudizio per diffamazione. A maggio Polanski è stato assolto da queste accuse.
FOTO DI COPERTINA: Roman Polanski
presente a Based On A True Story durante la 70esima edizione del
Festival del Cinema, Cannes, Francia, 27 maggio 2017.
– Foto di DenisMakarenko via Depositphoto.com
Roman Polanski non presenzierà ai César 2020
Il regista Roman Polanski ha confermato all’AFP che questa sera non parteciperà alla cerimonia di premiazione dei César Awards, gli Oscar francesi. L’ultimo film del regista, L’Ufficiale e la Spia, ha ottenuto quest’anno il maggior numero di candidature al prestigioso riconoscimento: ben 12, incluso miglior film e miglior regia.
A causa delle nuove accuse che hanno reso ancora più turbolento l’ultimo periodo della vita del regista, le 12 candidature del film ai César hanno scatenato l’indignazione di numerosi gruppi femministi francesi, spingendo ben 21 membri dell’Académie des arts et techniques du cinéma (l’organizzazione che sovrintende i premi) a dimettersi in massa dopo aver ricevuto diverse critiche in merito alle loro pratiche di assegnazione delle nomination.
Nella giornata di ieri, Polanski ha rilasciato la seguente dichiarazione ufficiale: “Per tanti giorni, la gente mi ha posto questa domanda: parteciperò o non parteciperò alla cerimonia dei César? La domanda che faccio adesso io è questa: come potrei?”
“Come andranno le cose quella notte, lo sappiamo già”, ha detto Polanski. “Gli attivisti mi hanno già minacciato di linciaggio pubblico, altri hanno annunciato proteste di fronte alla Salle Pleyel. Altri ancora intendono trasformare la cerimonia in una piattaforma per denunciare l’organo di governo. Promette di sembrare più un simposio che una celebrazione del cinema. “
Polanski ha spiegato che intende non presenziare alla cerimonia in modo da proteggere i suoi collaboratori, sua moglie ed i suoi figli, che “sono stati costretti a subire ingiurie e affronti”.
In riferimento al recente scandalo mediatico che ha portato alle dimissioni in massa del consiglio di amministrazione dei César, Polanski ha aggiunto: “La stampa e i social media hanno presentato le nostre 12 nomination come se ci fossero stati offerti regali dal consiglio di amministrazione dell’Accademia, come alcuni gesti autoritari che avevano forzato le dimissioni. Ciò mina il voto segreto dei 4.313 professionisti che decidono da soli le nomination e degli oltre 1,5 milioni di spettatori che sono venuti a vedere il film.”
Il regista ha anche accennato alle nuove accuse di molestie sessuali mosse contro di lui negli ultimi anni. Proclamando la sua innocenza, si è espresso in toni aspri contro “gli attivisti che brandivano questo numero di 12 donne che presumibilmente ho aggredito mezzo secolo fa”, definendo le recenti accuse come “fantasie di menti malsane… una bugia raccontata 1.000 volte alla fine diventa una verità”.
LEGGI ANCHE – Roman Polanski rompe il silenzio: “Provano a fare di me un mostro”
Fonte: Variety
Roman Polanski e parità di genere dominano la conferenza di apertura di Venezia 76
Mentre il Concorso di Venezia 76 si aprirà tra poche ore con Le verità di Hirokazu Kore-eda, Alberto Barbera e la giuria ufficiale, guidata da Lucrecia Martel hanno già scaldato i motori con una conferenza di apertura all’insegna della discussione dei temi caldi che hanno affollato le pagine dei giornali di settori all’indomani dell’annuncio del programma della Mostra di quest’anno.
L’incontro è stato dominato dal dibattito sull’inclusione nel concorso del festival di J’accuse, di Roman Polanski, nonché sul fatto che solo due cineaste donne sono state selezionate per il concorso ufficiale.
Per quanto riguarda Polanski, Barbera ha ribadito di essere “convinto che dobbiamo separare necessariamente tra l’artista e l’uomo. La storia dell’arte è piena di artisti che hanno commesso crimini di diversa natura, tuttavia abbiamo continuato ad ammirare le loro opere d’arte. Lo stesso vale per Polanski, che secondo me è uno degli ultimi maestri ancora attivi nel cinema europeo”.
Lucrecia Martel ha preso una posizione diversa, dicendo: “Non separo l’uomo dall’artista. Penso che emergano aspetti importanti del lavoro nell’uomo.” In merito alla condanna di Polanski del 1977 per sesso illegale con un minore, la regista ha detto: “Un uomo commette un crimine di queste dimensioni e viene poi condannato con la vittima si ritiene soddisfatta del risarcimento, è una situazione difficile da giudicare… È difficile definire quale sia l’approccio giusto che dobbiamo adottare con le persone che hanno commesso determinati atti e sono state giudicate per essi. Penso che queste domande facciano parte del dibattito dei nostri tempi.”
Tuttavia, la Martel ha aggiunto che non intende partecipare a una cena organizzata per il film di Polanski che sarà proiettato durante il terzo giorno di Venezia 76. La regista argentina ha dichiarato: “Non mi congratulo con lui, ma penso che sia corretto che il suo film sia qui in questo festival, dobbiamo sviluppare il nostro dialogo e questo è il miglior posto possibile per proseguire con questo tipo di discussione”.
Inoltre, in merito alle questione del genere, la Martel ha sostenuto l’idea di quote per aumentare la parità nei festival. Ha permesso che la quote rosa non sono un’espediente soddisfacente, ma ha detto, “non ci sono altre soluzioni per garantire l’inclusione delle donne o per dare alle donne il posto che meritano. Le quote rose sono pertinenti per il momento. Mi piacciono? No. Ma non credo di conoscere nessun altro sistema che costringerebbe questo settore a pensare in modo diverso e prendere in considerazione i film diretti da donne”.
Barbera prende una posizione opposta. “Sono completamente contrario alle quote rosa nella selezione di un festival cinematografico. Dovremmo pensare a quote in diversi settori – per l’ammissione a scuole di cinema o finanziamenti – in cui il pregiudizio è ancora in atto. Introdurre quote rosa (a un festival) sarebbe offensivo perché andrebbe contro gli unici criteri che dobbiamo considerare, che è la qualità del singolo film.”
Roman Polanski dirigerà un film sull’Affare Dreyfus
Roman Polanski di nuovo a rischio estradizione in USA
Roman Polanski sta affrontando un nuovo tentativo di estradizione negli Stati Uniti a causa del presunto abuso sessuale da lui perpetrato su una sedicenne nel 1977. Il govenro della Polonia aveva precedentemente deciso lo scorso ottobre in corte d’appello di non estradare il regista negando la richiesta degli Stati Uniti. Adesso Zbigniew Ziobro, ministro della giustizia polacco, ha dichiarato: “Ho deciso di presentare alla corte suprema richiesta di appello in merito la sentenza in cui il giudice ha deciso di non estradare il signor Polanski per gli Stati Uniti in una situazione in cui è accusato di aver stuprato una ragazza”.
Polanski ha il doppio passaporto franco-polacco e ha un appartamento a Cracovia anche se passa la maggior parte del suo tempo in Francia.
Roman Polanski
aveva dichiarato di voler girare in Polonia un film
sull’Affair Dreyfus, ma solo se non avesse corso il rischio
dell’estradizione. Il film, basato sul romanzo di Robert
Harris, An Officer and a Spy,
dovrebbe essere, se girato effettivamente, una produzione inglese,
con attori inglesi e americani. Il budget pianificato dal
produttore, il francese Robert Benmussa, è di 35
milioni di euro.
Fonte: Variety
Roman Polanski ancora a rischio arresto e estradizione
Sembra che non ci sia tragua nella
tormentata vita di Roman Polanski. Il regista
premio Oscar ha rischiato ancora una volta il carcere e
l’estradizione per aver partecipato ad un Festival di cinema
polacco. Giovedì notte il regista è ritornato nel suo paese
d’origine per presenziare ad una lezione di cinema agli studenti,
prevista nell’ambito del Gdynia Film Festival. Alla
lezione sarebbe dovuta seguire la proiezione di Venere
in Pelliccia, suo ultimo film presentato lo scorso
anno al Festival di Venezia. L’ultima volta che
Polanski era riuscito a toccare la sua terra, fu due anni fa,
quando tornò in patria per partecipare al funerale di un amico.
Una persecuzione, quella contro Roman Polanski, che sfiora davvero l’inverosimile. Se è vero che chi ha sbagliato deve pagare, è anche vero che sull’errore di Roman si allungano ancora lunghe ombre, nonostante la condanna per stuprò che pende sulla sua testa dal 1977. La presunta vittima, Samantha Geimer, allora 13enne, ha da poco raccontato la sua esperienza nell’autobiografia The Girl.Fonte: THR
Roman Coppola presenta A Glimpse Inside the Mind of Charlie Swan III al Festival di Roma
Grande sceneggiatore, persona
deliziosa e figlio di uno dei registi più importanti, conosciuti e
amati del mondo, Roman Coppola ha presentato oggi
a Roma il suo ultimo film, in Concorso al Festival internazionale
del cinema. A Glimpse Inside the Mind of Charlie Swan
III è un film surreale, completamente folle “che
ho voluto fare nonostante il momento non sia molto favorevole al
cinema, convincendo Sheen a partecipare come
protagonista”.
ROMAFICTIONFESTE: Terra Nova in anteprima!
L’attesissimo kolossal
televisivo di Spielberg in anteprima assoluta al
RFF. Annunciata anche al presenza a Roma di un grande ospite
internazionale A sole 24 ore dalla messa in onda USA, FOX
(SKY, 111) presenta in anteprima assoluta al RomaFictionFest TERRA
NOVA, il kolossal tv firmato Steven Spielberg.
RomaFictionFest: quarta giornata tra poliziotti e principesse
RomaFictionFest: Nuova edizione nuova vita!
RomaFictionFest: la Sony presenta i suoi Pilota
RomaFictionFest: la conferenza stampa
Dal 13 al 19
settembre l’ottava edizione del RomaFictionFest, diretto da Carlo
Freccero: 7256 minuti di proiezioni, 4 anteprima mondiali, 43
anteprime internazionali, 6 italiane
“C’è un fiorire di serialità attraverso cui abbiamo cercato di fotografare un immaginario, perché dove non arriva la politica arriva la fiction” così Carlo Freccero, direttore artistico del RomaFictionFest, ha annunciato le novità dell’ottava edizione in programma dal 13 al 19 settembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma. Sette giorni di proiezioni, 4 anteprime mondiali, 43 anteprime internazionali, 6 anteprime italiane, un focus sulla Turchia e 7265 minuti di proiezione complessivi, 21 paesi rappresentati, 2 giorni e 2 maratone per i più piccoli e 4 incontri e approfondimenti. “Si è lavorato con passione – ha spiegato Freccero – con lo sguardo rivolto all’audience e all’autorevolezza – e ha aggiunto – lo slogan è ‘fingiamo che sia fiction’ perché in un momento di crisi del talk politico, in cui il blablabla vede tutto indistinto e grigio, ecco che la fiction permette di capire il mondo che ci circonda, meglio dei programmi giornalistici”. Dopo il sabato e la domenica dedicati alla maratone The Walking Dead e ai prodotti Kids & Teens con l’anteprima de L’Ape Maia e Tartarughe Ninja – il film, ad aprire il Festival sarà la fiction Qualunque cosa succeda, dedicata a Giorgio Ambrosoli: “un personaggio che ha scardinato qualcosa di fondamentale” ha precisato Freccero. Mentre sul fronte delle anteprime internazionali arriva in conferenza stampa la conferma per American Crime che andrà in onda nel 2015 sulla Abc, una tragedia americana firmata dallo sceneggiatore Premio Oscar John Ridley; in anteprima mondiale la nuova serie dell’autrice di Scandal e Grey’s Anatomy Shonda Rhimes intitolata How to get away with murder per il filone psycho- thriller Fargo, la miniserie prodotta dai fratelli Coen nel trentennale della loro carriera. Per il political drama House of Cards con i primi due episodi della seconda stagione e una maratona di 4 ore dedicata alla serie originale inglese del 1990 e Orange is the new black per il filone Queer insieme a Transparent . Ancora, per il genere Sci-Fi The After, la serie firmata da Chris Carter, l’autore di X Files e per l’horror The Strain firmata Carlton Cuse di Lost. Mentre dall’Europa Trois Fois Manon, esempio della migliore televisione rivolta al sociale e, in particolare per l’Italia, l’anticipazione di 1992, la serie Sky su tangentopoli; Il Bosco, giallo dal sapore lynchiano, Ragion di Stato di Marco Pontecorvo e Il Candidato, una satira politica con Filippo Timi protagonista.
Per Marco Follini, Presidente dell’Associazione Produttori Televisivi (Apt), l’ente organizzatore del RomaFictionFest, “orgoglio, sobrietà e rivisitazione critica sono le tre parole d’ordine di questa ottava edizione”. Follini ha anche sottolineato come l’edizione del 2014 stia riuscendo ad abbinare qualità e sobrietà, con un costo complessivo di 1,6 milioni di euro ben più contenuto rispetto ai quasi 7 milioni del 2010, quando l’organizzazione non era curata da Apt.
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha assicurato che “il RomaFictionFest non è una parentesi nel deserto, ma un’opportunità per rilanciare il ruolo guida del Lazio in questo settore – e ha spiegato – la prima legge che il consiglio regionale ha approvato è stata quella su cinema e audiovisivo, dopo 36 anni è stata approvata la legge sullo spettacolo dal vivo, abbiamo ricostituito la Film Commission e confermato 15 milioni per l’audiovisivo oltre a sostenere la Festa del Cinema con grande convinzione”. “La fiction nella nostra regione crea lavoro, creatività, cultura, produzione con circa 4.000 imprese e oltre 20.000 addetti – ha sottolineato Zingaretti – e si sa che ogni euro investito in questo comparto significa 3,20 euro di ritorno in termini di lavoro, di crescita, di fiscalità” . “Il Festival è inoltre un esempio di bella cooperazione tra diverse istituzioni italiane che hanno lavorato in sintonia – ha concluso Zingaretti – creando un valore aggiunto e dimostrando anche che si può lavorare spendendo poco, poco più di un milione e mezzo”.
RomaFictionFest: grande successo per il “Progetto Scuole”
RomaFF8: Twitt dal Festival: Dallas Buyers Club intenso e commovente
Come è consuetude da tre anni a questa parte iniziamo con la classica rubrica Twitt dal Festival, 140 caratteri istantanei per le opinioni a caldo del nostro collega e collaboratore Prof. Marco Stancati che ci indirizzeranno il pubblico verso i titoli di maggir richiamo. Oggi è il giorno dell’atteso Dallas Buyers Club film che vede protagonista un intenso Matthew McConaughey alle prese con l’AIDS. Nel film anche un irriconoscibile Jared Leto protagonista di questa clip insieme a Jennifer Garner, qui nei panni di una dottoressa che ha in cura Jared. Il film commuove la platea della stampa che accoglie la la sua conclusione con un caldo applauso. Ecco il twitt che riprende una delle frasi più commoventi:
#RomaFF8
DALLAS BUYERS CLUB. La battuta che scolpisce: “A volte ho la
sensazione di combattere per una vita che non ho il tempo di
vivere”.
Dallas Buyers Club diretto da Jean-Marc Vallee comprende nel cast Matthew McConaughey, Jennifer Garner, Jared Leto, Steve Zahn, Dallas Roberts, Griffin Dunne, Denis O’Hare, e Bradford Cox. La storia è quella vera di Ron Woodroof, un elettricista a cui nel 1986 viene diagnosticata l’AIDS, e a cui rimangono sei mesi di vita. Deciso a non arrendersi, l’uomo tenta una cura alternativa con farmaci sperimentali.
Vi ricordiamo che le opinioni dell’esperto in comunicazione Marco Stancati si possono anche leggere sul suo profilo Twitter. Segui il nostro speciale con tutte le news sul Festival di Roma 2013.
RomaFF8: Snowpiercer John Hurt racconta il film di Joon-ho Bong
Volato a Roma per
presentare all’ottava edizione del Festival del Film della Capitale
il suo ultimo film Snowpiercer,
John Hurt si presenta ai giornalisti con uno
spirito giovanile e cordiale, raccontando con generosità la sua
esperienza sul set del regista sud-coreano Joon-ho
Bong (The Host).
“Lavorare con lui è stato straordinario – ha detto Hurt – è un uomo dalle idee molto chiare. Lui gira solo ciò di cui ha bisogno, non è un regista che si occupa di questa infinita esigenza di girare scene su scene. Gira solo quello che vuole vedere e ti ferma nel mezzo di una frase e dice ‘basta’ così. E’ un grande uomo e ha un grandissimo entusiasmo. E’ stata una delle esperienze più piacevoli che io abbia mai avuto e molto diversa da ogni altra. Ho appena finito di girare un film (Hercules) ed è stata una cosa completamente diversa.“
“Gli studios dove abbiamo girato – ha continuato l’attore – erano della forma di vagoni di un treno, e ce ne erano diversi, così da avere diversi set nello stesso posto, mentre gli esterni sono stati realizzati in CGI.”
Il suo personaggio è buono o cattivo? Perchè per alcuni versi sembra in un punto imprecisato del confine tra bene e male.
“E’ un personaggio molto enigmatico. Non so dire quella delle due esattamente. Sappiamo che è il traditore, ma sappiamo anche lui è stato un vero rivoluzionario una volta. Ad un certo punto ha attraversato il confine, insieme a Wilford nella creazione di questo treno. Ma nessuno è stato mai specifico riguardo a lui, così ho deciso io chi fosse, cosa che accade molto spesso. E così l’ho messo in una esatta posizione nella mia testa.”
Il suo personaggio è una specie di regista della rivoluzione che viene raccontata nel film?
“Non credo, lui è essenzialmente una spia, ma allo stesso tempo cerca di essere protettivo nei confronti di Curtis (il personaggio di Chris Evans, ndr). Non è il regista della rivoluzione ma forse è seduto dietro alla sedia della regia.”
Il film è tratto da una graphic novel. Cosa pensa del fatto che questo tipo di prodotto sembrano quello ideale per parlare della società e della politica.
“Credo che ora, nella storia del cinema e dell’industria cinematografica gli sceneggiatori di storie originali sono degli animali molto rare. Sono estremamente difficili da trovare e adesso il cinema che è così preso da storie tratte da fumetti, libri, romanzi è molto diverso da una volta. E capita che molte storie divengano molto popolari solo perchè è stato tratto un film da una graphic novel o da un buon romanzo, ma non si può mai competere con un romanzo scritto molto bene. Puoi portare sullo schermo un piccolo libro con una grande trama. Ma potrei andare avanti in eterno a parlare di queste cose, c’è un grande bisogno di storie originali”.
Cosa pensa della tendenza del cinema a realizzare film piccolissimi e grandi blockbuster, mentre scompaiono i film “di mezzo”?
“Per me è una cosa molto triste. Sta diventando tutto un sistema governato dagli uomini con il denaro e dal business, e non è l’area giusta. Non è quello che si cerca nel cinema. “
Cosa pensa della tendenza di riprendere vecchi film, rifarli, creare nuove storie da altre idee originali, come ha fatto Ridley Scott con Alien e il suo prequel.
“Non ho visto quel film, mi sembra molto complicata l’idea di rivisitare un film così o di realizzare un presule di Alien. Non so che genere di film può essere se già Alien è un film di inizi, forse qualcosa di filosofico. Credo che non sia sbagliato del tutto il criterio, ma con una buona idea di storia, non con un intento commerciale. Credo che il fondo, nella storia del cinema, si sia toccato quando Gun Van Sant ha realizzato una copia di Psycho di Hitchcock, esattamente come lo aveva fatto lui con altri attori. E’ una follia! Non ho parlato con lui ma non so davvero cosa abbia voluto dire. Forse l’idea di Hollywood è che se hai fatto un grande successo con la stessa formula ne farai un altro. Ma è un’idea così ingenua, non posso crederci.”
La nostra foto gallery del Festival:
RomaFF8 L’amministratore recensione del film di Vincenzo Marra
L’amministratore di Vincenzo Marra è stato presentato all’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma e ha aperto il concorso “CinemaXXI“.
Umberto Montella è amministratore di numerosi condomini di Napoli, da quelli poveri a quelli ricchi. Ogni giorno è costretto a scontrarsi con la realtà quotidiana di numerosi inquilini, situazioni familiari diverse, persone che non perdono occasione per parlar male del vicino di casa. Umberto deve continuamente agire da pacere, accontentando qua e là. Ma alla fine, a parlar male, ad inventare menzogne più degli altri, per un innato ma professionale obbligo di “quieto vivere”, deve essere proprio lui.
L’amministratore è un doppio viaggio dentro la quotidianità napoletana. Doppio perché Vincenzo Marra entra dentro la vita di Umberto, e Umberto, che interpreta se stesso,entra a sua volta dentro la vita delle persone, magari restando sull’uscio, ma muovendosi con maestria e professionalità, tappando tutti i buchi possibili per mantenere soddisfacente la vita dei “suoi” clienti.
Marra segue quattro vicende separate, così vicine ma anche così lontane. Si va dall’acqua che filtra dalle pareti, ai vicini che si lamentano perché il condomino paga troppo poco e si arriva alle differenze economiche, culturali, anagrafiche e caratteriali. Chiunque abbia di fronte, Umberto non può permettersi di perdere la sua professionalità e soprattutto la sua duttilità nell’approcciarsi con questa o quella situazione.
Si tratta del quinto capitolo di Vincenzo Marra per i documentari che riguardano Napoli. Addentrarsi dentro una realtà meno straordinaria di altre, come quella della vita quotidiana di un amministratore, è rischioso poiché non permette di fare appello alla potenza visiva o al sensazionalismo, laddove si dovesse ovviare ad una debole sceneggiatura. Ma Marra riesce nell’intento, con una cura quasi maniacale della quotidianità, di una routine che non ha picchi o se li ha sono ormai assorbiti nella quotidianità stessa.
Il suo abile stile lo porta a rendere invisibile la macchina da presa, come se la storia si svolgesse da sola. Il confine tra documentario e film di finzione, come osservabile sempre di più negli ultimi anni di cinema, è ormai superato. Qui non c’è la storia inventata, il mezzuccio di sceneggiatura per giustificare il passaggio successivo o il colpo di scena finale; ma neanche si forniscono sfilze di dati, numeri, statistiche, informazioni degne del miglior documentario. Qui si vive e con frenesia. Come frenetica è la vita di Umberto, instancabile camminatore di situazioni altrui.
La nostra foto gallery del Festival:
[nggallery id=325]
RomaFF8 : L’Ultima Ruota del Carro conferenza stampa del film
Per il film di apertura del
Festival del Film di Roma erano presenti in
conferenza stampa i protagonisti del L’Ultima Ruota del
Carro, Elio Germano, Alessandra Mastronardi e
Ricky Memphis , il regista Giovanni
Veronesi, il produttore Domenico
Procacci, la cantante Elisa e il vero
Ernesto Fioretti.
Giovanni Veronesi sull’idea dietro a questo film : “Con questa commedia ho voluto cambiare rispetto ai film fatti in precedenza, e ritornare alla classica commedia all’italiana. E’ un film popolare, perchè il protagonista è un uomo del popolo. Il tutto è nato quasi per scherzo, ma la storia di Ernesto era troppo speciale per non essere raccontata. Tant’è che la raccontai a mio fratello e lui mi disse ‘ Se non ci fai un film tu, ci scrivo un romanzo io!’… quindi diciamo che mi ha costretto!”
Elio Germano sull’amore semplice dei protagonisti : “E’ stato bello raccontare una storia del genere, in particolare lastoria di un amore, quello tra Angelina ed Ernesto molto semplice e puro. E’ strano vedere al cinema una coppia che si ama veramente, che non si fa le corna. Ma nulla di strano, quella prima era la normalità. Loro erano due persone che stavamo bene tra di loro e non avevano bisogno di imitare nessuno e quindi il loro è stato un amore vero.”
Elisa sulla colonna sonora: “E’ stata un’esperienza bellissima comporre le musiche e pensare come potessero andare bene con le scene di questo film. Al momento non ho altre colonne sonore in progetto, non è quello che sono io. Ma è stato molto bello e mi ha arricchito tantissimo e ringrazio Giovanni Veronesi di avermi dato quest’opportunità.”
Il film L’Ultima Ruota del Carro esce al cinema il 14 Novembre 2013.
La nostra foto gallery del Festival
[nggallery id=325]
RomaFF12: Michael Nyman incontra il pubblico
Alle ore 20.30, gli spettatori potranno incontrare, presso la sala Petrassi, Michael Nyman, regista, compositore, pianista direttore d’orchestra, e musicologo di innegabile finezza, che parlerà dello stretto legame che unisce cinema e musica e della sua produzione artistica nel campo della visual art e della fotografia: i suoi film sono stati infatti esposti in prestigiose istituzioni culturali internazionali, tra cui il Museum of Modern Art di New York, il Tate Modern di Londra e il British Museum di Londra.
Regista, compositore, pianista direttore d’orchestra e musicologo di innegabile finezza, Michael Nyman incontrerà il pubblico della Festa per parlare dello stretto legame che unisce cinema e musica e della sua produzione artistica nel campo della visual art e della fotografia.
I suoi film sono stati esposti in prestigiose istituzioni culturali internazionali, tra cui il Museum of Modern Art di New York, il Tate Modern di Londra, British Museum di Londra. Nato a Londra nel 1944, inizia il proprio percorso nel mondo della musica a partire dalla fine degli anni Sessanta, quando conia il termine Minimalismo (corrente a cui appartengono Philip Glass e Steve Reich) e si vede assegnata la stesura del libretto per l’opera di Harrison Birtwistle, “Down By The Greenwood Side”.
Autore di alcune delle colonne sonore più indimenticabili della storia del cinema, da L’ultima tempesta di Peter Greenaway – regista con il quale stringe un vero e proprio sodalizio, firmando per lui dodici colonne sonore, inclusa quella, splendida, per Il mistero del giardino di Compton House – a Lezioni di piano di Jane Campion, passando per Fine di una storia di Neil Jordan, Nyman combina nei suoi brani musica folk, elettronica, sacra e classica, in una miscela sonora inedita ed emozionante. Vincitore del prestigioso The Ivors Classical Music Award, nel 2013 si è dedicato alla sonorizzazione de La Corazzata Potëmkin di Sergej Ejzenštejn. Nel 2015 ha realizzato il film War Work con suggestive immagini di archivio della Prima Guerra Mondiale per commemorarne il centenario.
RomaFF12: Xavier Dolan incontra il pubblico
Arriva oggi all’auditorium il 28enne Xavier Dolan, già considerato uno dei più originali e carismatici cineasti della nuova generazione dove alle ore 17.30 presso la Sala Sinopoli, il giovane autore canadese sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato con il pubblico.
Dolan parlerà della sua carriera di artista a tutto tondo, regista e sceneggiatore di sei lungometraggi di successo e di due videoclip (fra cui “Hello” di Adele), apprezzato interprete cinematografico e televisivo.
RomaFF12: Who We Are Now di Matthew Newton
Sarà presentato nella selezione ufficiale alla Festa di Roma 2017 Who We Are Now di Matthew Newton con protagonista Julianne Nicholson, Emma Roberts, Zachary Quinto, Jimmy Smits, Jess Weixler, Jason Biggs e Lea Thompson.
In merito al film il regista ha commentato: Volevo fare un film su queste due donne così complesse. Pensavo che il ruolo di Julianne Nicholson, Beth, fosse l’opportunità per dare a un’attrice la possibilità di creare quel tipo di personaggio impegnativo e a più livelli che gli uomini recitano fin dagli anni 40. Beth ha appetiti insaziabili, una lunga storia e forti slanci emotivi; io e Julianne abbiamo lavorato a stretto contatto, esplorando le sue reazioni in ogni situazione.
Con il personaggio di Emma Roberts, Jess, abbiamo una giovane donna ambiziosa, al tempo stesso sensibile e testarda, che vuole fare la differenza. Entrambe sono personaggi femminili molto forti e sono stato fortunato a lavorare con due attrici tanto brave da interpretarle. Da un punto di vista estetico, per questo film, ho lavorato molto con il team creativo per rendere invisibile ogni artificio in termini di scenografia, costumi, luci, scelta di lenti, movimenti di camera e montaggio. Volevo che non si percepisse la presenza della macchina da presa, della sceneggiatura e della recitazione.
Who We Are Now, la trama
Uscita da poco di prigione, Beth lavora con il suo difensore d’ufficio per ottenere la custodia del figlio dalla sorella Gabby, restia a farla rientrare nella vita del ragazzo. Mentre annega il suo dolore in un bar dopo una disastrosa negoziazione, Beth ha un’avventura con Peter, un marine traumatizzato e spaventato dalle relazioni umane. Poco dopo la donna stringe una strana alleanza con Jess, giovane praticante idealista e testardo, che decide di portare avanti la causa di Beth, che lei lo voglia o meno. Mentre Beth cerca di destreggiarsi nel mondo esterno, Peter e Jess forzano, e alla fine spezzano, la sua dura corazza, facendole capire che bisogna lasciare alle spalle il passato per essere padroni del proprio futuro.
RomaFF12: Prendre le large di Gaël Morel
Alle ore 19.30 la Sala Sinopoli ospiterà la proiezione di Prendre le large di Gaël Morel, il regista di Les Chemins de l’oued (2002), vincitore del premio FIPRESCI al Festival di Toronto, e Après lui, in concorso a Cannes nella sezione Quinzaine des Realisateurs.
Nel suo nuovo film, Morel mostra la storia di Edith, operaia in un’azienda tessile, la cui vita cambia radicalmente quando l’azienda per cui ha sempre lavorato decide di delocalizzare in Marocco. Di fronte alla prospettiva della disoccupazione, con un figlio lontano e senza altri legami, Edith decide di accettare il trasferimento a Tangeri.
Prendre le large di Gaël Morel
In merito al film il regista ha commentato: Ho voluto rendere omaggio a quella classe operaia da cui provengo, girare un film interamente ambientato in quel mondo. Nei miei film ci sono spesso personaggi di origini modeste, ma non necessariamente provenienti dalla classe operaia della mia infanzia. L’idea di un film su una donna che accetta di essere trasferita in Marocco è nata mentre parlavo della situazione dell’industria tessile a Villefranche-sur-Saône con mio padre, che ha lavorato per molto tempo in una fabbrica tessile. Le industrie ancora attive nella regione sono poche.
Sono stato fortunato a poter girare le sequenze in cui Edith lavora ancora in Francia in questi posti che per me significano molto. Le leggi francesi sul lavoro obbligano le aziende a offrire il trasferimento ai lavoratori prima di licenziali, e queste proposte sono una palese farsa. Ma la situazione che ho immaginato è tutt’altro che inverosimile: durante la crisi in Spagna, molte persone hanno preferito trasferirsi temporaneamente in Marocco pur di non restare senza lavoro.
Per Edith, come per tutti i lavoratori, il lavoro è un bene indispensabile su cui basare il proprio orgoglio, la propria dignità e i rapporti sociali. Quale vita sociale si può con un lavoro organizzato in 3 turni 24 ore su 24 al di fuori delle amicizie che si formano all’interno della fabbrica? In una società come la nostra, è difficile vivere una vita dignitosa se non hai un lavoro.
RomaFF12: Logan Lucky di Steven Soderbergh
Logan Lucky, il nuovo atteso film di Steven Soderbergh, sarà presentato domani, mercoledì 1 novembre, alla dodicesima edizione della Festa del Cinema di Roma: alle ore 22 presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica, il pubblico potrà assistere al nuovo film del regista premio Oscar per Traffic, autore di celebri produzioni che vanno da Sesso, bugie e videotape a Magic Mike.
Dopo l’incursione nel mondo della serialità televisiva attraverso le atmosfere gotiche e perturbanti di The Knick, Steven Soderbergh torna sul grande schermo con una pellicola corale che rievoca circostanze e temi della trilogia di “Ocean”: in Logan Lucky, racconta le fasi di una complessa e rischiosa rapina che si compie nel corso di una delle più note e adrenaliniche gare Nascar.
Steven Soderbergh ha commentato: Lo script di Logan Lucky mi è stato dato da un amico che mi chiedeva consigli sui possibili eventuali registi. Io pensavo di essere la persona giusta per dirigerlo e la ricerca è finita lì. Davvero non avrei sopportato l’idea che qualcun altro potesse dirigerlo. A livello più ovvio, si tratta di un totale capovolgimento dei film della serie Ocean. È la versione anti-glam di un Ocean. Nessuno dei protagonisti veste in modo elegante. Non hanno né soldi né tecnologia e questo credo sia il lato più divertente. Mi sembrava simile ma, al tempo stesso, diverso. Il paesaggio, i personaggi e il canovaccio erano l’esatto opposto di un Ocean. Questo assomiglia a una versione più grezza di Ocean. Quella che puoi trovare sui blocchi di cemento nel cortile di casa.
RomaFF12: intervista a Vanessa Redgrave e Carlo Nero
In occasione della presentazione del suo film documentario abbiamo avuto il piacere di intervistare Vanessa Redgrave e Carlo Nero, l’attrice e interprete inglese, questa volta nei panni di regista, insieme al figlio ha presentato SEA SORROW – IL DOLORE DEL MARE.
SEA SORROW – IL DOLORE DEL MARE segna il debutto alla regia di Vanessa Redgrave in collaborazione con il figlio Carlo Nero, qui in veste di produttore del film. L’opera, ricca di spunti di riflessione e meditazione, è stata girata in Grecia, Libano, Italia, Calais e Londra, e in essa Vanessa Redgrave si mette sulle tracce della storia passata e presente dei rifugiati in Europa.
Redgrave ripercorre episodi della sua storia personale, in particolare di quando all’età di due anni dovette fuggire da Londra agli albori dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale; o ancora del periodo da studentessa in cui si dedicò al volontariato in aiuto dei rifugiati ungheresi; per finire con il viaggio intrapreso in Libano per incontrare un bambino palestinese di tre anni che si trovava in un campo per rifugiati.
Il laburista Lord Alf Dubs riflette sulla sua fuga dai nazisti e del suo arrivo a Londra come rifugiato dalla Cecoslovacchia grazie all’operazione Kindertransport e spiega la ragione per cui è tanto dedito all’assistenza ai minori rifugiati attraverso il suo continuo impegno affinchè essi ottengano in Inghilterra la protezione che spetta loro di diritto. L’impegno di Alf è stato di ispirazione per molte persone in Inghilterra, spingendole a dare il loro contributo in aiuto dei minori rifugiati.
Sir Peter Sutherland, Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per le Migrazioni, ha espresso in modo chiaro e risoluto che i governi europei non devono interrompere le convenzioni stipulate in merito alla possibilità di asilo per i rifugiati. Ralph Fiennes, Emma Thompson e Simon Coates hanno contribuito alla realizzazione di alcune scene del film incentrate sui rifugiati; mentre la coraggiosa Juliet Stevenson, che ha passato nove mesi lavorando per i bambini di Calais assieme alle associazioni Help Refugees, Citizens UK e Safe Passage, ha espresso in pubblico il suo pensiero durante un comizio tenutosi a Parliament Square.
La pellicola include anche scene ispirate all’opera La Tempesta di Shakespeare, in cui Fiennes interpreta il ruolo di Prospero. Assieme alle interpretazioni artistiche, il film include testimonianze reali e attuali di rifugiati sopravvissuti ai recenti conflitti moderni e alle persecuzioni che affliggono il Medio Oriente e l’Africa.