In occasione della presentazione
del suo film documentario abbiamo avuto il piacere di
intervistare Vanessa Redgrave e Carlo Nero,
l’attrice e interprete inglese, questa volta nei panni di regista,
insieme al figlio ha presentato SEA SORROW
– IL DOLORE DEL
MARE.
SEA SORROW – IL DOLORE DEL MARE
segna il debutto alla regia di Vanessa Redgrave in collaborazione
con il figlio Carlo Nero, qui in veste di produttore del film.
L’opera, ricca di spunti di riflessione e meditazione, è stata
girata in Grecia, Libano, Italia, Calais e Londra, e in essa
Vanessa Redgrave si mette sulle tracce della storia passata e
presente dei rifugiati in Europa.
Redgrave ripercorre episodi della
sua storia personale, in particolare di quando all’età di due anni
dovette fuggire da Londra agli albori dello scoppio della Seconda
Guerra Mondiale; o ancora del periodo da studentessa in cui si
dedicò al volontariato in aiuto dei rifugiati ungheresi; per
finire con il viaggio intrapreso in Libano per incontrare un
bambino palestinese di tre anni che si trovava in un campo per
rifugiati.
Il laburista Lord Alf Dubs riflette
sulla sua fuga dai nazisti e del suo arrivo a Londra come rifugiato
dalla Cecoslovacchia grazie all’operazione Kindertransport e spiega
la ragione per cui è tanto dedito all’assistenza ai minori
rifugiati attraverso il suo continuo impegno affinchè essi
ottengano in Inghilterra la protezione che spetta loro di diritto.
L’impegno di Alf è stato di ispirazione per molte persone in
Inghilterra, spingendole a dare il loro contributo in aiuto dei
minori rifugiati.
Sir Peter Sutherland,
Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite
per le Migrazioni, ha espresso in modo chiaro e risoluto che i
governi europei non devono interrompere le convenzioni stipulate in
merito alla possibilità di asilo per i
rifugiati. Ralph Fiennes, Emma Thompson e Simon
Coates hanno contribuito alla realizzazione di alcune
scene del film incentrate sui rifugiati; mentre la coraggiosa
Juliet Stevenson, che ha passato nove mesi lavorando per i bambini
di Calais assieme alle associazioni Help Refugees, Citizens UK e
Safe Passage, ha espresso in pubblico il suo pensiero durante un
comizio tenutosi a Parliament Square.
La pellicola include anche scene
ispirate all’opera La Tempesta di Shakespeare, in cui Fiennes
interpreta il ruolo di Prospero. Assieme alle interpretazioni
artistiche, il film include testimonianze reali e attuali di
rifugiati sopravvissuti ai recenti conflitti moderni e alle
persecuzioni che affliggono il Medio Oriente e l’Africa.
Nanni Moretti sarà protagonista di
un Incontro
Ravvicinato con il pubblico. Il cineasta, da
quarant’anni lucido osservatore e intransigente critico della
nostra società e delle sue derive culturali e politiche,
ripercorrerà assieme agli spettatori la sua lunga avventura
sul grande schermo, che lo ha visto incarnare, con successo,
numerosi ruoli: quello di regista-attore di tutti i suoi film
(da Ecce bombo a Caro Diario,
da La stanza del figlio a Mia
madre), di interprete (da Il
portaborse a Caos calmo), ma anche quelli
di produttore ed esercente, di spettatore e giurato di
festival.
Sarà la giornata dell’incontro
Ravvicinato con Jake Gyllenhaal quella di Oggi
domenica 29 Ottobre 2017. Infatti alla Festa del cinema di Roma
l’attore statunitense incontrerà il pubblico presso la
sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica.
Gyllenhaal parlerà della sua carriera che lo ha visto interpretare
ruoli complessi e profondamente diversi fra loro in film
come Donnie Darko, I segreti di Brokeback
Mountain, End of Watch – Tolleranza
zero, Prisoners, Lo sciacallo –
Nightcrawler e Animali notturni.
L’attore ieri ha sfiato sul red carpet per
presentare il suo ultimo film Stronger insieme al vero
protagonista della storia,
Alle ore 17.30 presso la 3 e Google
Cinema Hall, Ian
McKellen, straordinario attore shakespeariano,
vincitore di un Golden Globe e di due Tony Award, candidato a due
premi Oscar, sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato con
il pubblico alla Festa del Cinema. L’interprete
inglese si è fatto conoscere in tutto il mondo come Magneto, nella
saga cinematografica degli “X-Men”, e nei panni di
Gandalf, nelle trilogie de “Il
Signore degli Anelli” e de “Lo Hobbit”.
McKellen condividerà con gli
appassionati il suo profondo amore per il cinema, in particolare
per il genio comico di Jacques Tati. Alle 19.30, l’attore sarà al
MAXXI per presentare il documentario McKellen: Playing
the Part, basato sull’intervista esclusiva di
quattordici ore realizzata da Joe Stephenson, durante la quale
l’attore inglese parla della sua vita: dall’educazione in Wigan
alla fama internazionale, passando all’attivismo gay. Nel doc viene
utilizzato raro materiale d’archivio: fotografie inedite, filmati
esclusivi dei primi lavori a teatro e scene di vita riproposte sul
grande schermo.
Sarà presentato in sala Petrassi al
RomaFF12I, Tonya di Craig
Gillespie che porta sul grande schermo la storia vera della
pattinatrice di fama mondiale Tonya Harding. Conosciuta per il
temperamento focoso, Tonya fu protagonista di una carriera
eccezionale e di uno degli scandali più grandi della storia degli
Stati Uniti.
Nel cast del
film Margot Robbie, Sebastian Stan, Julianne
Nicholson, Allison Janney, Bobby Cannavale, Caitlin
Carver.
Sarà presentato oggi nell’ambito
della Festa di Roma 2017Detroit,
nuovo e atteso film di Kathryn Bigelow.
Protagonisti
sono John Boyega, Will Poulter, Anthony
Mackie, Hannah Murray e Jack Reynor.
Tratto da una storia vera, narra le
vicende avvenute a Detroit dal 23 al 27 luglio 1967: le rivolte
scoppiate tra le strade della città americana in seguito a un raid
della polizia in un bar notturno privo di licenza nel quale alcuni
afroamericani festeggiavano il ritorno dal Vietnam di due amici. La
tensione culminò nel blitz all’Algiers Motel: tre afroamericani
vennero uccisi e altri sette e due donne bianche vennero
brutalmente pestati da alcuni agenti. La sommossa che si scatenò
come reazione a questi misfatti causò in cinque giorni la morte di
40 persone e più di 1000 feriti.
Detroit arriva
nelle sale a 50 anni da quello che è considerato uno dei più grandi
scontri razziali della storia degli Stati Uniti.
Sarà proiettato nella terza giornata
della Festa del cinema di
Roma,Last Flag
Flying di Richard Linklater. Per il suo ultimo
film, il regista, considerato uno dei più importanti autori del
nuovo cinema statunitense, si è ispirato all’omonimo romanzo di
Darryl Ponicsac: nel 2003, trent’anni dopo aver servito insieme in
Vietnam, l’ex medico della marina Larry “Doc” Shepherd incontra di
nuovo i suoi compagni, l’ex marine Sal Nealon e il reverendo
Richard Mueller, per dare degna sepoltura al figlio di Doc, un
giovane marine rimasto ucciso nella guerra in Iraq. Con l’aiuto dei
suoi vecchi amici, Doc intraprende un viaggio verso la East Coast
per riportare il figlio a casa.
Last Flag Flying, il film
In merito al film il regista ha
rivelato. Ricordo chiaramente le mie prime impressioni, 12
anni fa, dopo la lettura del romanzo “Last Flag Flying” di Darryl
Ponicsac. Subito pensai “ma questo è un film!”. In quel momento la
guerra in Iraq si era già rivelata un disastro e il libro batteva
molto sui paralleli tra il Vietnam e l’Iraq. Quello che mi colpì di
più però erano questi tre personaggi, Doc, Sal e Mueller. Amavo
questi ragazzi e avevo voglia di scavare nelle loro vite per creare
un ritratto di questi tre veterani del Vietnam di mezza età. Feci
un primo tentativo di adattare il libro per il grande schermo nel
2006, ma quella prima versione, ambientata nel 2005, non
funzionò.
C’era un problema di tempistiche. La
cultura di allora non era pronta ad affrontare la questione della
guerra in Iraq, che avevamo tutti davanti agli occhi e di cui non
si vedeva la fine. Quando pensi alla storia dei film di guerra,
realizzi che i migliori di solito arrivano dopo molti anni, quando
la gente è pronta a esaminare i fatti. Quando fu chiaro che il film
non sarebbe stato realizzato, ricordo di aver detto a Darryl “prima
o poi lo faremo”. Alla fine abbiamo ripreso in mano il progetto un
paio di anni fa, riscrivendo gran parte della sceneggiatura.
Ricordo di aver pensato “invece di
trattare l’attualità, potremmo strutturarlo come un film storico,
ambientandolo nel dicembre del 2003, ai tempi della caccia a Saddam
Hussein”. Pensammo che la gente ricordasse quel momento, così che
la storia si fondasse su una realtà condivisa, che era proprio
l’intento originale del libro.
Terzo giorno per la Festa
del cinema di Roma, e terza star del cinema di Hollywood.
Infatti l’attore Jake Gyllenhaal sfilerà sul
red carpet per presentare al pubblico di Roma,
Stronger, sua ultima fatica.
Diretto da David Gordon
Green e scritto da John
Pollono Stronger vede protagonisti oltre
a Jake Gyllenhaal, anche Tatiana
Maslany, Miranda Richardson, Clancy Brown, Lenny
Clarke.
Tratto dall’omonimo romanzo di Jeff
Bauman & Bret Witter, il film racconta la vicenda di un uomo comune
che ha appassionato il mondo intero e lo ha reso un simbolo di
speranza dopo l’attentato del 2013 alla maratona di Boston. Il
percorso eroico e profondamente personale di Jeff metterà alla
prova i suoi legami familiari, definirà l’orgoglio di una comunità
e gli darà il coraggio per superare enormi avversità, mentre
tenterà di ricostruire la sua vita al fianco della compagna
Erin.
La sfida di questo film è stata per
me creare qualcosa che risultasse reale e sincero. Rimanere
rispettoso della verità, ma non limitarmi ad una semplice
ricostruzione. Voglio che il pubblico si senta catapultato nella
vita di queste persone, che si innamori di loro. Credo che le
persone saranno inspirate dal complesso percorso di Jeff e
dall’incredibile amore e sostegno che ha ricevuto da Erin, dalla
sua famiglia e da tutte le persone di Boston. E se guardando il
film si renderanno conto che c’è gente che si prenderà cura di loro
nel momento in cui una tragedia o una grossa delusione colpirà le
loro vite, questo mi renderà felice.
Ad una settimana
dall’inizio del Festival Internazionale del Film di Roma (9 – 17
novembre 2012), il direttore artistico Marco Müller annuncia una
prima lista
Non si tratta solo del titolo del
nuovo film di Valerio Jalongo, ma di una realtà. La scuola, la sua
rilevanza come guida nel percorso della crescita dell’alunno è
finita. Il regista ieri mattina al Festival di Roma ci ha
presentato il suo nuovo film in concorso al festival, per il
qualeha osservato e raccolto, storie e testimonianze in un video
diario, dal primo appello all’ultimo giorno di scuola, per tre
anni, per tentare di capire il motivo per cui tra bocciature e
abbandoni più di un terzo degli studenti si perde per strada e non
arriva mai al diploma.
Netflix ha diffuso il trailer ufficiale di
Roma (recensione),
l’acclamato film del premio Oscar Alfonso
Cuarón, vincitore del Leone d’Oro a Venezia
75.
Il progetto ad oggi più personale
del regista e sceneggiatore premio Oscar Alfonso Cuarón
(Gravity, I Figli degli uomini, Y Tu Mama Tambien), ROMA
segue le vicende di Cleo (Yalitza Aparicio), una giovane
collaboratrice domestica di una famiglia della classe media che
vive nel quartiere di Roma a Città del Messico. Con un’artistica
lettera d’amore alle donne che lo hanno cresciuto, Cuarón attinge
alla propria infanzia per creare un vivido ed emozionante ritratto
di conflitto domestico e gerarchia sociale nel pieno delle
turbolenze politiche degli anni ’70. Il primo progetto di Cuarón
dal rivoluzionario Gravity (2013).
Roma avrà
un’uscita esclusiva in un numero limitato di sale nelle città di
Los Angeles, New York e in Messico dal 21 novembre. Altre uscite
cinematografiche nelle città americane, a Toronto e Londra
seguiranno il 29 novembre insieme ad altri importanti mercati e
territori internazionali, che continueranno ad aggiungersi a
partire dal 5 dicembre. Il film sarà distribuito a livello mondiale
su Netflix il 14 dicembre accompagnato
da un’espansione del numero di sale negli Stati Uniti e nei mercati
internazionali. Nel complesso, il film sarà distribuito nelle sale
di oltre 30 paesi in tutto il mondo, con proiezioni anche nel
formato 70mm.
Raccontando i suoi ricordi,
Alfonso Cuaron torna al cinema (e su Netflix) con Roma, il suo nuovo,
maestoso film, presentato in Concorso a Venezia 75. Definito dallo
stesso regista “il più autobiografico che potessi realizzare”, il
film è basato sulla ricostruzione dei suoi ricordi d’infanzia a
Città del Messico, con la famiglia, la domestica, e sullo sfondo il
Paese in tumulto.
Tre storie in una che raccontano di
fratture: Cleo, la domestica, che resta incinta e abbandonata
dall’uomo al quale si è concessa; la padrona, donna dell’alta
borghesia apparentemente eccentrica che si trova a dover badare a
quattro figli dopo l’abbandono del marito; il Paese che affronta le
rivolte interne, in quegli anni ’70 che furono uno dei periodi più
bui della storia del Messico. Intorno a queste tre ferite, Cuaron
imbastisce la sua danza di immagini, in un bianco e nero troppo
pulito per il realismo della storia. Così facendo però il regista
premio Oscar fugge dal pericolo di scimiottare i grandi maestri
italiani, su tutti Rossellini e Fellini (che però cita
esplicitamente), e racconta un’epopea di rinascita, in cui, come in
un grande romanzo storico, il privato si fa specchio del pubblico,
in cui è immerso.
La costruzione maniacale della
scenografia, la scelta dei luoghi e delle esperienze che affrontano
i protagonisti ricalcano i ricordi di Alfonso, che riprende tutto
con devozione e attenzione. Allo stesso tempo il regista infonde
nel film il suo sguardo, con inquadrature studiate, lente,
movimenti elementari che raccontano l’estrema semplicità della vita
messa in scena, una vita che nasce dall’acqua e lì termina,
rinascendo ancora una volta, riportata a riva dal continuo fluire
liquido del tempo.
Sull’acqua si aprivano il teaser e
il trailer del film, sull’acqua si apre anche il film e attraverso
l’acqua la vita e la morte prendono possesso dell’esistenza di
Cleo, che solo nel finale trova davvero la sua dimensione e sceglie
la sua famiglia, il suo posto. In questo modo, come sunto tra il
dramma sociale e quello privato, la donna interpretata da Yalitza
Aparicio rimargina la sua ferita, prendendo coscienza di sé,
facendo pace con il suo dolore. Questa esplosione di emozione
arriva effettivamente come un’onda e travolge tutto ciò che
incontra, compreso il film stesso che da lì e fino alla fine
acquista una nuova luminosità.
Il futuro si presenta roseo, il
passato un ricordo, si ritorna alla quotidianità, alle faccende e
alla casa rimessa a nuovo dopo l’abbandono del capofamiglia. Tutti
riprendono il proprio posto nella routine, e sembra quasi di
vederlo, nel finale, con lo sguardo all’insù, l’azzurro splendente
del cielo oltre il bianco e nero, attraversato da scie di aerei che
portano chissà quali storie.
E’ una pellicola australiana,
girata da un regista esordiente che sorprente non poco. Dopo
l’inizio con discreti presupposti, ecco arrivare la pellicola
australiana che è state eletta come miglio ersordio
dell’anno. Di sicuro non delute le aspettative.
Presentatoin programma, fuori concorso, al Festival di Roma
questa mattina, già Vincitore del Premio della Giuria al Sundance,
si mostra all’altezza delle premesse. In film ricco di spunti e di
omaggi ad un certo cinema alla Scorsese, che riesc a convincere e a
soprendere lo spettatore nol momento giusto. Talentuoso esordio del
regista che mostra tutto il suo talento nelle scene più difficili
senza mai perdere di vista l’opera nel complesso. Un film che
certamente farà ne sentiremo parlare e che rincontreremo magari a
Febbraio.
L’OMAGGIO AL GRANDE UGO TOGNAZZI
DA’ IL VIA ALLA QUINTA EDIZIONE DEL FESTIVAL DEL CINEMA DI ROMA –
Il Festival del cinema di Roma ha esordito nel migliore dei modi,
con un omaggio al grande Ugo Tognazzi. Sua figlia Maria Sole
Tognazzi ha voluto ricordare suo padre, scomparso da vent’anni, con
un docu-film affettuoso e autentico: Ritratto di mio padre.
Martin Scorsese a Roma per
la dolce vita – In occasione del cinquantesimo
anniversario del capolavoro di Fellini, il 30 ottobre alle ore
18.00 presso la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica,
sarà presentato in anteprima mondiale il restauro digitale de La
Dolce Vita. L’evento vedrà la presenza del regista premio Oscar
Martin Scorsese.
Dopo Keira Knightley, Eva
Mendes e Valeria Solarino, il red carpet del
Festival di Roma si appresta ad accogliere tre
maschietti: sono infatti in arrivo Aaron Eckhart, Michael
Pitt e Jesse Eisenberg.
Il primo sarà a Roma per presentare
il film di John Cameron Mitchell, ‘Rabbit Hole’, prodotto e
interpretato da Nicole Kidman. Michael Pitt arriverà sul red carpet
del Festival come uno dei protagonisti di ‘Boardwalk Empire’, serie
prodotta da Martin Scorsese che ha accettato di girare la puntata
pilota che il Festival proietterà il 3 novembre alle 19.30 nella
Selezione Ufficiale (Fuori Concorso).
Infine, Jesse Eisenberg sarà a Roma per ‘The Social Network’ di
David Fincher, il film che racconta la parabola di Facebook, dalla
sua fondazione alla causa da 600 milioni di dollari indetta contro
uno dei suoi creatori, Mark Zuckerberg. La pellicola è in programma
lunedì primo novembre alle 22.30 nella sezione Spettacolo – Eventi
Speciali.
Leone d’oro a Venezia 75, Roma è
il nuovo film di Alfonso Cuarón presentato in
anteprima alla scorsa Mostra del Cinema e in arrivo su
Netflix il 14 dicembre (e in uscita limitata
nelle sale).
Dopo il successo
di Gravity Alfonso
Cuaron ritorna con Roma, pellicola
che vede protagonisti Yalitza Aparicio, Marina de
Tavira, Nancy Garcia, Jorge Antonio, Veronica Garcia, Marco Graf,
Daniela Demesa, Carlos Peralta, Diego Cortina Autrey.
Roma,
il film più personale mai realizzato finora dal regista e
sceneggiatore Alfonso Cuarón, narra un anno turbolento nella vita
di una famiglia borghese, nella Città del Messico degli anni
Settanta. Cuarón, ispirato dalle donne della sua infanzia, offre
una raffinata ode al matriarcato che ha plasmato il suo mondo.
Vivido ritratto dei conflitti interni e della gerarchia sociale al
tempo dei disordini politici, ROMA segue le vicende
di una giovane domestica, Cleo, e della sua collaboratrice Adela,
entrambe di origine mixteca, che lavorano per una piccola famiglia
nel quartiere borghese di Roma. Sofia, la madre, deve fare i conti
con le prolungate assenze del marito, mentre Cleo affronta
sconvolgenti notizie che minacciano di distrarla dalla cura dei
quattro figli della donna, che lei ama come fossero suoi.
Mentre cercano di costruire un
nuovo senso di amore e di solidarietà, in un contesto di gerarchia
sociale dove classe ed etnia si intrecciano in modo perverso, Cleo
e Sofia lottano in silenzio contro i cambiamenti che penetrano fin
dentro la casa di famiglia, in un paese che vede la milizia
sostenuta dal governo opporsi agli studenti che manifestano. Girato
in un luminoso bianco e nero, ROMA è un
ritratto intimo, straziante e pieno di vita dei modi, piccoli e
grandi, con cui una famiglia cerca di mantenere il proprio
equilibrio in un periodo di conflitto personale, sociale e
politico.
Roma
stando a quanto dichiarato da Alberto Barbera, durante la
conferenza stampa di Venezia 75, è una storia
autobiografica con una lunghissima produzione, dovuta alla ricerca
e alla ricostruzione storica. Il film si concentra su degli eventi
che hanno segnato l’adolescenza di Cuaron stesso, ma che a quanto
pare sono anche rappresentativi di un’epoca. Nella didascalia al
video su Instagram, il regista ha infatti scritto: ci sono
periodi nella storia che segnano la società e momenti nella vita
che ci trasformano, come individui.
Disponibile su Netflix a partire dal 14 dicembre, Roma,
film di Alfonso Cuarón vincitore del Leone d’Oro a Venezia
75, arriverà al cinema il 3, 4 e 5 dicembre.
Messico, 1970. Roma è un quartiere
medioborghese di Mexico City che affronta una stagione di grande
instabilità economico-politica. Cleo è la domestica tuttofare di
una famiglia benestante che accudisce marito, moglie, nonna,
quattro figli e un cane. Cleo è india, mentre la famiglia che l’ha
ingaggiata è di discendenza spagnola e frequenta gringos
altolocati. I compiti della giovane domestica non finiscono mai, e
passano senza soluzione di continuità dal dare il bacio della
buonanotte ai bambini al ripulire la cacca del cane dal cortiletto
di ingresso della casa: quello in cui il macchinone comprato dal
capofamiglia entra a stento, pestando i suddetti escrementi.
Perché nel Messico dei primi anni
Settanta tutto coesiste: la nuova ricchezza come la merda degli
animali da cortile, il benessere ostentato dei padroni e la
schiavitù “di nascita” dei nullatenenti. Tutto convive in un
sistema contradditorio ma simbiotico in cui le tensioni sociali non
tarderanno a farsi sentire, catapultando il recupero delle terre
espropriate in cima all’agenda dei politici in cerca di
consensi.
In tremila tra attori, registi,
tecnici e addetti ai lavori di cinema, tv e spettacolo hanno
occupatola cavea dell’auditorium impedendo l’uso del redcarpet.
A presiedere il tappeto rosso molti volti noti, come Carlo Verdone,
Cristina Comencini, Paolo Virzì e Micaela Ramazzotti, i produttori
Riccardo Tozzi, Angelo Barbagallo e Andrea Occhipinti, Rocco
Papaleo, Kim Rossi Stuart, Elio Germano, Neri Marcorè, Mimmo
Calopresti, gli sceneggiatori Stefano Rulli e Sandro Petraglia,
Beppe Fiorello, Monica Guerritore, uniti dalla parola d’ordine
della manifestazione: “Tutti a casa”.
In tremila tra attori, registi,
tecnici e addetti ai lavori di cinema, tv e spettacolo hanno
occupatola cavea dell’auditorium impedendo l’uso del redcarpet.
A presiedere il tappeto rosso molti volti noti, come Carlo Verdone,
Cristina Comencini, Paolo Virzì e Micaela Ramazzotti, i produttori
Riccardo Tozzi, Angelo Barbagallo e Andrea Occhipinti, Rocco
Papaleo, Kim Rossi Stuart, Elio Germano, Neri Marcorè, Mimmo
Calopresti, gli sceneggiatori Stefano Rulli e Sandro Petraglia,
Beppe Fiorello, Monica Guerritore, uniti dalla parola d’ordine
della manifestazione: “Tutti a casa”.
Eva Mendes e Keira Knightley aprono
la quinta edizione del Festival Internazionale del film di Roma e
parlano di tradimenti e gelosia. Le due dive hanno presentato
all’Auditorium del Parco della Musica la pellicola in concorso per
la selezione ufficiale dal titolo ‘Last Night’ della regista
iraniana/americana Massy Tadjedin. Il film è una storia romantica
tra amore e sensuale attrazione, ma anche tradimenti e morbosa
gelosia.
Eva Mendes e Keira Knightley aprono
la quinta edizione del Festival Internazionale del film di Roma e
parlano di tradimenti e gelosia. Le due dive hanno presentato
all’Auditorium del Parco della Musica la pellicola in concorso per
la selezione ufficiale dal titolo ‘Last Night’ della regista
iraniana/americana Massy Tadjedin. Il film è una storia romantica
tra amore e sensuale attrazione, ma anche tradimenti e morbosa
gelosia.
In Concorso Una vita tranquilla di
Claudio Cupellini e Rabbit Hole, diretto da John Cameron Mitchell
.Al Festival di Roma arriva Bruce Springsteen per l’anteprima
europea di The Promise: the Making of Darkness on the Edge of Town.
Diretto da Thom Zimny, collaboratore scenico e archivista personale
di Springsteen da dieci anni, il film racconta la nascita di un
album epocale per la musica: “Darkness on the Edge of Town” e sarà
proiettato in concorso per L’Altro Cinema | Extra alle 21.00 in
Sala Sinopoli.
Mancano pochi giorni al nuovo ed
innovativo Roma Web Fest, il primo festival internazionale
delle Web-series, vi farà scoprire il mondo del Web come non lo
avete mai visto. Vere e proprie fiction e serie realizzate per
essere fruite attraverso la “rete” oppure sui display dei
dispositivi mobili, verranno visionate, proiettate e votate, per
poi essere premiate durante il Festival che si terrà presso il
Teatro Golden, Via Taranto 36, il 27, 28 e 29 Settembre.
Viene comunicata la Giuria:
Luca Argentero (Attore e
produttore); Carlo Principini (autore, produttore e
direttore artistico della Pubblispei); Massimo Gaudioso
(Sceneggiatore); CristinaPriarone (Direttore
Generale Roma Lazio Film Commission); Marco Bonini (Attore,
sceneggiatore e produttore cinematografico) Ivo Mei
(Scrittore e giornalista); Massimo Arcangeli (Segretario
Generale Agis Anec); Rossella Izzo (Attrice, Doppiatrice,
Direttrice del doppiaggio e Regista); Marco Poccioni
(Produttore Rodeo Drive).
Presidente di giuria:
Michael Ajakwe Jr, direttore
artistico e fondatore del Los Angeles Web Fest.
Non solo proiezioni ma tavole
rotonde, incontri con autori ed editori, tra film-maker, produttori
e aziende, fashion blogger, visibilità, tutto questo e altro
ancora, convergerà all’interno del nuovo Festival dedicato
interamente al nuovo modo di comunicare: Il Web.
Gli appuntamenti davvero
imperdibili sono Le Anteprime il 27 alle 18:30, dove saranno
presentati i nuovi possibili protagonisti del web, ma soprattutto
vi aspettiamo sabato sera alle 21:00 con i Protagonisti indiscussi
delle web serie, realizzatori dello spot virale del Roma Web Fest
(http://www.youtube.com/watch?v=w0qzA5H5g9I)
, che presenteranno prodotti inediti a sorpresa. Una lista lunga
decine di nomi. Un incontro mai realizzato prima. Il tutto coronato
dall’intervento dei direttori artistici dei web fest di Los
Angeles, Vancouver, Marsiglia e Melbourne. Questi ultimi saranno
presenti anche domenica mattina a partire dalle undici per
incontrare i giornalisti e ascoltare le proposte dei giovani film
maker italiani.
Infine domenica alle 17:30 si terrà
l’evento di Premiazione del Roma Web Fest
Il Roma Web Fest è patrocinato dal
Mibac, dalla Regione Lazio, dal Comune di Roma, dall’Anica, dalla
Lazio film Commission, dall’Anec, dall’Anem, dall’Agis,
dall’Agiscuola e da RAI FICTION. Inoltre collabora con la Giffoni
Academy, con Altaroma, L’accademia del lusso, lo IED e Romeur.
Janet De Nardis (Direttore
Artistico) e Maximiliano Gigliucci (Direttore Generale) ricordano
che tra i molti premi per i vincitori dei primi cinque premi
andranno di diritto alle finali dei festival gemellati per creare
vere occasioni di lavoro a livello internazionale.
E’ partito ieri il Roma Web Fest con
un incredibile successo di pubblico. Alle 9.30 all’ingresso del
teatro una folla di centinaia di giovanissimi aspettava
l’apertura del il primo festival italiano interamente dedicato alle
Web-series.
La rassegna di prodotti nativi della
rete è stata inaugurata con la tavola rotonda presieduta dal Prof
Mario La Torre, (Università di Roma La Sapienza – Referente Mibac,
DG Cinema), Ledinamiche finanziarie delle web
series. Molti gli interventi al panel da Cristina Loglio a
Gianmarco Committeri a Leonardo Ferrara.
Rilevante è stato l’intervento
dell’Onorevole Michele Baldi che ha annunciato: “Siamo i pionieri
di una nuova rivoluzione”, per la prima volta, attraverso un
emendamento approvato il 26 Settembre, le webseries sono state
inserite all’interno della nuova legge regionale
sull’audiovisivo. Dunque oggi il prodotto web serie può
essere finanziato con fondi pubblici. Una rivoluzione. Un passo
avanti da Giganti! Siamo i secondi in Europa (dopo la Francia
che è sempre all’avanguardia) a non considerare le web serie un
prodotto di serie B.
Hanno concluso il panel Luca Vecchi
e Claudio Di Biagio che hanno presentato alla platea il nuovo
progetto “Dylan Dog-Vittima degli eventi”, raccontando la loro
esperienza sul crowfounding, e con un ironico tocco personale,
hanno sollevato la difficile questione del reperimento di fondi per
questo genere di progetti creativi.
I ragazzi delle scuole, si sono
appassionati al workshop con i ragazzi della Buoncostume. Simone
Laudiero e gli altri ragazzi del famoso gruppo comico hanno
spiegato alle giovani menti come si realizza una web serie.
Parallelamente alle tavole
rotonde, nelle sale gremite di persone, sono state proiettate le
web series finaliste.
Ancora Proiezioni nel pomeriggio e
un’altra tavola rotonda “Le web serie sono diventate Grandi?”. Il
panel Presieduto da Janet De Nardis, Direttore Artistico del
Festival, ha focalizzato l’attenzione sulla crescita esponenziale
che le web series hanno acquistato nel corso di quest’ultimo
periodo e dell’importanza di includere e di percepire le webseries
come un vero e proprio prodotto dell’ audiovisivo. Il panel
composto da Daniele Borgia, di Fox, Ludovico Bessegato della Cross
Productions, Emiliana De Blasio, Matteo Bruno dei Freaks,
Gino Zagari Anec e Manlio Castagna, vice direttore artistico del
Giffoni Film Festival, ha riscontrato al pari di quello precedente
un successo di pubblico inaspettato.
Grandissimo riscontro ha suscitato
la sessione di pitching, in cui in un lasso di tempo cronometrato i
filmmaker hanno avuto l’opportunità di presentare i loro progetti
ad alcune delle più importanti produzioni cinematografiche
Italiane.
Ultime ma non meno importanti le
Anteprime che sono state proiettate dalle 18,30. Giovani talenti,
ma anche registi esperti, hanno mostrato e presentato i loro
nuovissimi lavori . Il tutto introdotto da due presentatori
d’eccezione Janet De Nardis e Maximiliano Gigliucci.
Questo è solo l’inizio ancora molte
le sorprese attendono il pubblico durante questa nuova giornata,
nuove tavole rotonde, nuove proiezioni, ma soprattutto il tanto
atteso Evento Fashion Film in cui le Fashion blogger si sfideranno
a colpi di Flash Fashion Film.
Non Tralasciamo ovviamente l’evento
delle proiezioni speciali “Virale” che si terrà alle 21:00. I “
grandi” delle web series presenteranno i loro progetti
speciali.
Il Roma Web Fest è patrocinato dal
Mibac, dalla Regione Lazio, dal Comune di Roma, dall’Anica, da Roma
e Lazio Filmcommission, dall’Anec, dall’Anem, dall’Agis,
dall’Agiscuola e da RAI FICTION. Inoltre collabora con la Giffoni
Academy, con Altaroma, L’accademia del lusso, lo IED e Romeur.
Il primo festival ufficiale italiano
delle Web-series, il RomaWebFest ( www.romawebfest.it ), ha realizzato un video
promozionale che vede come protagonisti molti dei più noti autori
di Web-series, da Freaks! ai Jackal di Lost in Google, da Facce da
Scuola ai The Pills.
Janet De Nardis, presentatrice e
attrice, è la fondatrice e direttrice artistica del festival più
innovativo del momento. Un’idea geniale che ha saputo colmare un
vuoto di creatività nel mondo del cinema e della televisione
italiana. “Il web è il veicolo migliore di tutti i tempi per dare
sfogo all’inventiva e la necessità di un mezzo per selezionare e
veicolare i prodotti migliori era evidente”, afferma Maximiliano
Gigliucci direttore generale del festival.
Le Web-series sono prodotti di
fiction, seriali, realizzati per essere fruiti attraverso il web
oppure sui display dei dispositivi mobili. Hanno episodi brevi, a
volte anche di pochi minuti, in genere non superiori ai 15. Nella
maggior parte dei casi sono realizzate con budget molto bassi
(spesso auto-prodotte), ma anche senza vincoli editoriali, e
permettono a una nuova generazione di autori (professionisti e non)
di esprimersi liberamente e di farsi notare.
Le Web-serie continuano a crescere
in quantità e qualità mese dopo mese e promettono di avere un forte
impatto sul cinema e la fiction tradizionale, al punto che sempre
più emittenti e case di produzione tra cui Indigo film (produttrice
della Mamma imperfetta), Rai Fiction, Magnolia Fiction, Fandango,
Italia 2, Deejay Tv, hanno cominciato a interessarsi ad esse.
Il video virale realizzato
per fare parlare del Roma Web Fest nasce da un’idea de la
Buoncostume, un quartetto di autori che hanno firmato tra le altre
cose Camera Cafè e le web-series Kubrick – Una storia
porno, Faccialibro e Di come diventai fantasma e
zombi.
La storia del video è molto
semplice. Il Roma Web Fest cerca qualcuno che realizzi un video
promozionale, e così si rivolge a chi le web-series le fa: gli
autori. Nessuno di loro però vuole prendersi questa responsabilità:
chi non sa come farlo, chi non ha tempo, chi semplicemente non ha
voglia. Ognuno sul momento accetta ma poi trova il modo di passare
la palla a qualcun altro, in un continuo scaricabarile
telefonico.
Si comincia con La Buoncostume, che
scarica subito il problema su Claudio di Biagio e Canesecco (al
secolo Matteo Bruno) di Freaks!, che si rivolgono a Le
cose brutte (il prequel di Kubrick – Una storia
Porno). Poi la patata bollente passa a David Rea (protagonista
di Stuck), al videoblogger Daniele Doesn’t Matter e agli
autori di Soma, la Malatesta Film. Infine è il turno di
Nirkiop, protagonisti di Facce da Scuola, dei The Jackal di
Lost in Google, The Washer e Gay Ingenui, e
infine e dei The Pills. Ogni segmento è una clip autonoma
realizzata dai protagonisti nel rispettivo stile.
E qual è il potere del web lo
spiega Alfredo Felco dei The Jackal: “La capacità di spedirsi i
file video restando comodamente a casa propria rende possibile
l’impossibile: unire decine di autori troppo pigri per incontrarsi
di persona e girare davvero uno spot serio”.
E infatti il vorticoso
scaricabarile è un’espediente per fare una rassegna dei
protagonisti del variegato panorama delle web-series italiane, e
vederli tutti riuniti in una cavalcata di quattro minuti. Ed è un
modo per il Roma Web Fest di farsi conoscere rivolgendosi
direttamente a chi le web-series le fa – usando i canali, gli
strumenti e i linguaggi che il Festival intende raccontare.
Nel video si affiancano vere e
proprie superstar del web come i The Jackal, i Freaks!, Nirkiop e
Daniele Doesn’t Matter, realtà già affermate con diversi milioni di
visualizzazioni sul web. Ma anche professionisti della televisione
e del cinema che hanno deciso di sbarcare in rete, come gli autori
di Stuck, di Soma, delle Cose Brutte e la stessa Buoncostume. Oltre
al caso dei The Pills, che sono attualmente in lavorazione su una
seconda stagione prodotta da Fandango.
“Stiamo in fissa” dichiara
scherzosamente Claudio Di Biagio dei Freaks! “Che anche solo in
piccola parte, abbiamo contribuito a dare una spinta alla creazione
di tante realtà come le web-series, che sono una cosa fica e allo
stesso tempo una cosa che la maggior parte delle persone non ha
ancora capito che sono.”
Il Roma Web Fest è gemellato con i
Web Fest di Los Angeles, Vancouver, Merbourne, Hong Kong e
Marsiglia ed è patrocinato dal Mibac, dall’Anica e dalla Lazio film
Commission. I vincitori del festival andranno di diritto alle
finali dei festival gemellati per creare vere occasioni di lavoro a
livello internazionale.
Il Roma Web Fest, che si svolgerà
nei giorni 27/28 e 29 settembre a Roma presso il teatro Golden, e’
un’occasione in più per fare capire il valore di questi prodotti
innovativi e per creare un punto di incontro, confronto e scambio
tra film-maker, produttori e aziende dove tutti sono sullo stesso
piano, proprio come nella Rete.
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E’ stato prorogato sino al prossimo
25 agosto alle ore 18:00 il termine per le votazioni al
concorso del Roma Web Fest che si svolgerà presso il Teatro Golden
di Roma dal 27 al 29 settembre 2013. Il termine per iscrivere le
web serie resta invariato al giorno 30 luglio 2013 ore
18:00.
Il Comitato Tecnico del Roma Web
Fest, visto il bando di concorso del 20 maggio 2013, sentite le
ragioni di molti videomaker che hanno richiesto un prolungamento
del periodo delle votazioni ha stabilito che:
a) il
termine per le iscrizioni delle web serie resterà invariato al 30
luglio con i medesimi requisiti previsti dal bando di concorso.
b) Le
votazioni per le Web Series sono prolungate fino al termine delle
18:00 del 25 agosto 2013.
c)
Per i Fashion Film la scadenza resta invariata al 10 settembre, sia
per le iscrizioni che per le votazioni.
Si svolge al Teatro
Palladium di Roma, dal 2 all’8 maggio 2016, l’undicesima edizione
del Roma Tre Film Festival. Quest’anno il Festival, ideato e
diretto da Vito Zagarrio, si avvale di prestigiose collaborazioni:
il Premio Solinas, la Fondazione Cinema per Roma, il Sindacato
Nazionale Giornalisti Cinematografici, la Libera Università del
Cinema, il Kino, l’Ambasciata della Palestina in Italia.
Come nella tradizione, il Roma Tre
Film Festival ha una sezione dedicata ai corti degli studenti dei
DAMS italiani, e un’altra riservata alle produzioni filmiche di
Roma Tre; ma ha anche un’idea di alta formazione, attenta alle
professioni del cinema, a Maestri del cinema di differenti
generazioni, a eventi speciali di vario genere. Da segnalare una
retrospettiva di film derivanti da sceneggiature vincitrici del
Premio Solinas; una serie di Master Class di registi, sceneggiatori
e fotografi; una conversazione con Gabriele Mainetti, fresco
vincitore di molti David di Donatello con Lo chiamavano Jeeg
Robot, cui il Festival attribuisce il “Premio Palladium”.
Si può assistere a film in uscita
(I ricordi del fiume dei fratelli De Serio), o a film
riproposti (come Seconda primavera di Calogero). E poi
altri eventi: una serata dedicata alla Palestina, la scoperta di un
film muto di Antonio Leonviola (musicato live dall’Orchestra
dell’Università di Parma, diretta da Luca Aversano), uno spettacolo
teatrale dei detenuti di Civitavecchia, l’inaugurazione di un
progetto in collaborazione con la Fondazione Cinema per Roma,
dedicato ai mestieri del set, un omaggio finale a Elena Sofia
Ricci, attrice ed ora anche regista teatrale.
Dunque cinema, teatro, musica e
video si intrecciano in un festival attento alle contaminazioni;
sguardi retrospettivi e sguardi al futuro si sposano nell’ambizione
di fare del Roma Tre Film Festival, un evento importante nella
cultura italiana.
A Roma i motori si riscaldano. È in
una cornice luminosa, con i raggi del sole che filtrano dalle
nuvole scure, che il cast di Fast X
viene accolto per la conferenza stampa mondiale svoltasi in
Capitale. Ad ospitare l’evento, organizzato in grande dalla
Universal Pictures, è il Cinema
Barberini recentemente ristrutturato che per l’occasione
ha sistemato a festa la sua coloratissima sala 5. Il parterre di
attori vanta nomi altisonanti: Helen Mirren, Rita Moreno,
Charlize Theron, Brie Larson, John Cena, Jordana Brewster, Michelle Rodriguez, Tyrese
Gibson, Sung Kang, Nathalie
Emmanuel, Daniela Melchior, Scott Eastwood, Alan
Ritchson, Jason Statham e infine lui… Vin Diesel.
Che entra per ultimo con i suoi
soliti occhiali da sole. Non manca, ovviamente, colui che ha
diretto questo nuovo, rocambolesco, capitolo: Louis
Leterrier. Si siedono, sorridono, osservano i giornalisti.
L’entusiasmo per il nuovo
film, che sta per chiudere una saga che dura da oltre
vent’anni, è palpabile. Noi eravamo lì, a partecipare ad una press
conference che, non sapevamo, si sarebbe rivelata un vero spasso,
con il mattatore Vin Diesel a regalare al suo pubblico qualche
minuto di show e divertimento. L’atmosfera che si respira è davvero
adrenalinica, potente, forte… quasi quanto Fast
X. Il quale, ricordiamo, arriva nelle nostre sale il
18 maggio.
Fast X, il lascito di Fast &
Furious e l’affetto di Vin Diesel
A prendere per primo la parola è
proprio il regista, il quale racconta di essere legato al franchise
sin dal primo capitolo: “Il bello del franchise di Fast &
Furious è che fin dall’inizio è ambientato in location in cui ci
sono acrobazie reali e un cast internazionale straordinario. Sono
cresciuto come fan e ho imparato a fare cinema grazie a Fast &
Furious. Diventarne il regista mi fa portare rispetto alla saga che
è stata, e che è da sempre.” Poche, semplici parole in cui si
evince tutta la gratitudine di Leterrier per essere entrato a far
parte di questa incredibile Fast Family, che fra l’altro dirà addio
ai fan con l’undicesimo e ultimo capitolo. È infatti questo
l’inizio dell’ultima corsa.
Ma quello che per diverse ragioni è
il più riconoscente e orgoglioso di Fast & Furious è Vin
Diesel, uno dei veterani della saga. Fast &
Furious (2001) non solo gli ha dato il migliore – e compianto
– amico
Paul Walker, ma lo ha reso uno degli attori più amati
con l’iconico personaggio di Dominc Toretto. Tanto che i suoi
colleghi, in conferenza, lo chiamano Dom, non Vin. Vin Diesel
guarda al film come un padre fiero del percorso fin qui tracciato e
tutti coloro che hanno fatto parte di questo mondo sono un po’ i
suoi figli. “La prima cosa che voglio è che la gente si goda il
cast più incredibile e meraviglioso. Tutte le persone che sono qui
hanno portato così tanto a questo franchise e a questa mitologia.
Quindi, la prima cosa che vorrei dire è: godetevi questo cast
straordinario.”
E poi continua: “Quando siamo
andati a girare il film, fin dal primo giorno e ogni singolo giorno
sul set ci siamo ricordati che era un miracolo star girando il
decimo capitolo. Ci sono stati così tanti momenti incredibili e non
riesco a isolarne nessuno, perché quando vedo il film sono colpito
da tutti. Ogni contributo, ogni lavoratore che ne ha preso parte,
ogni persona dello studio e, naturalmente, il regista che abbiamo…
tutto insieme ti lascia una sensazione e delle emozioni che si
elevano al di sopra di un normale film.”
Onore agli stunt, l’omaggio di
Michelle Rodriguez e Jordana Brewster
Un pensiero va poi agli
stuntman. La saga di Fast & Furious è sempre
stata pregna di scene d’azione e, come ben si sa, sono proprio gli
stuntman a esibirsi in coreografie spesso anche pericolose.
Fast X ne è pieno, come i suoi
predecessori, ma per realizzare delle sequenze così visivamente
elettrizzanti non si può non pensare a questa categoria di
lavoratori. È stata proprio Michelle Rodriguez, la
Letty di Dom, – che nei film di action scene ne ha molte – a
ricordarlo: “A dire il vero, ritengo che il mondo degli stunt
dovrebbe essere più amato e, in generale, penso che sia necessaria
una categoria all’interno dell’Academy. Molti hanno perso la vita
durante il lavoro e non si dà abbastanza amore a queste bellissime
persone che ci regalano lo spettacolo.”
“Delle sequenze di combattimento
la mia parte preferita è la coreografia. Come attori entriamo in
scena e realizziamo una coreografia straordinaria l’uno con
l’altro, mentre le controfigure volano fuori dalla finestra. È
davvero forte comunque!” A farle eco è la collega Jordana
Brewster: “Mi piace la coreografia, è come una danza che si
impara per giorni e che si mette in mostra il giorno delle
riprese.”
E infine… i premi Oscar
Oltre ai vecchi personaggi, sono
saliti sul treno in corsa una serie di altri attori, e alcuni di
loro sono nuovi al mondo di Fast. Fra questi c’è Brie
Larson. La sua Tess, figlia di Signor Nessuno, fa il suo
debutto proprio in Fast X e per l’attrice
premio Oscar è stata davvero una grande emozione. “Ho sempre
voluto fare parte di questa saga. Quando ho ricevuto la chiamata in
cui mi dicevano che ero stata presa, sono andata a casa di Vin
Diesel e ho conosciuto la sua incredibile famiglia e i suoi figli.
Tutti mi chiedevano: che cosa porterai a questo franchise? Per
fortuna i suoi figli mi hanno aiutato tantissimo. Mi hanno dato
tutti un pezzo per diventare Tess (…). In special modo la figlia
più grande che, quando l’ho vista, indossava una giacca che
trasmetteva delle vibrazioni così intense. Lei è molto
intelligente, bella. Alla fine ho deciso di basare il personaggio
su di lei!”
E dopo la spiegazione di
Brie Larson, arriva la parte più comica della
conferenza, in cui le risate hanno rimbombato per tutta la sala. È
Helen Mirren a iniziare, spiegando come è riuscita
a far parte della saga (Mirren è entrata nel franchise nel 2017 con
Fast & Furious 8): “Ho supplicato per far parte di
tutto questo. Sono andata da Vin Diesel e mi sono inginocchiata… ma
non per quella ragione!”, inizia proprio con il botto, mentre
sorride divertita per poi continuare e tornare sul discorso stunt.
“Sono completamente d’accordo con Michelle. Gli stunt, gli
organizzatori , dovrebbero avere l’Oscar senza dubbio. Fast &
Furious dipende dalla creazione degli stunt. (…) Sono molto
coraggiosi. (…) È un lavoro straordinario. Come attrice, posso dire
che amo lavorare con questo tipo di persone. Sarò ripetitiva ma…
parlano tutti in continuazione di famiglia con Fast & Furious, ed è
davvero una famiglia. Guardateci… siamo una famiglia disfunzionale
e affettuosa e quello che ci tiene uniti è l’amore. L’amore nel
fare film, l’amore verso i colleghi. E non penso che nella storia
del cinema ci sia qualcosa di simile.”
La segue a ruota Rita
Moreno, altra new entry. “Ero così nervosa (di entrare
a far parte del film ndr). Questa è una famiglia! E quando vedi una
famiglia non puoi entrarci dentro solo perché sei affascinante. Una
delle cose più belle successe è che Louis (Leterrier ndr) mi ha
permesso di improvvisare in alcuni momenti, facendomi vivere delle
emozioni in maniera del tutto inaspettata. C’è una scena in cui io
e Dom (nel film il nipote ndr) ci abbracciamo davvero come madre e
figlio. E tutto quello a cui pensavo era: Mio Dio. Milioni di donne
vorrebbero essere al mio posto! Ma vorrei dire a Helen… non ero
inginocchiata. Ero lì perché sono dannatamente ambiziosa.”
E per far capire la potenza – e la
fama – della saga di Fast & Furious, Moreno racconta un
simpatico aneddoto che l’ha vista protagonista proprio a Roma, dove
l’attrice è arrivata prima con la figlia per potersi godere la
città: “Mia figlia e io siamo venute qualche giorno prima
dell’evento a Roma e una sera eravamo in un ristorante. A un certo
punto, qualcuno al tavolo ha detto: Sei Rita Moreno. E io ho
risposto: sì. E lui mi ha detto: di West Side Story? E io gli ho
detto di sì. Allora lui ha chiamato tutti i camerieri per dirgli
che ero quella di West Side Story, ma la loro reazione è stata:
Aah, bene. Non avevano idea di chi fossi! Quindi per salvarmi dalla
situazione e non perdere la faccia di fronte a mia figlia gli ho
detto perché fossi qui. Gli ho spiegato che ero in questo film e
che avevo questa scena con Dom. Beh… sono impazziti!” E il
pubblico con lei al racconto, perché immaginarsi la scena di Rita
Moreno è stato davvero spassoso.
A concludere la conferenza stampa di
Fast X, in cui un po’ tutti ci sentivamo,
arrivati a quel punto, parte integrante della famiglia (Vin Diesel
ha fatto alzare i giornalisti ben due volte per applaudire e gioire
con lui), è stata Charlize Theron, che è tornata
sul discorso action del film, su alcune sequenze in rapporto alla
collega Rodriguez e sul suo personaggio, già visto nelle precedenti
pellicole: “Succede molto all’inizio di Fast
X, ma avevamo poco tempo per provare perché io ero
impegnata anche in un altro film. Ma le basi c’erano. Poi mi hanno
chiesto se riuscissi a combattere. Ricordo di essere entrata nella
palestra e di aver visto Michelle completamente sudata che era
arrivata prima di me e ho detto: Oh cavolo! Abbiamo avuto dei
momenti davvero belli. Michelle, comunque, è una delle stronze più
toste che ho affrontato e io vengo dal Sud Africa! Ma è stato
davvero tutto molto divertente.”
Eh, quanto tempo è passato da
Venezia. C’era il sole, eravamo freschi di vacanze, mentre ora un
gelido inverno batte alle porte e noi ripensiamo stringendoci nei
nostri cappotti a quella lontana estate spensierata. Sento una
vocina. Mi pare che scandisca le esatte parole: “Ma che cazzo stai
addì che non era nemmeno un mese fa”. E in effetti…
Fatto sta che ora c’è
il Festival di Roma e noi siamo tornati. Che poi mi hanno
redarguito dalla mia redazione (quella seria) che non si chiama più
Festival ma Festa, che io poi vorrei sapè che cazzo c’avemo da
festeggià ‘noi romani’ che sta città nemmeno c’ha il sindaco.
Comunque, al di là di ciò, c’è una sottile sfumatura che
differenzia i Festival estivi come Cannes e Venezia dalla maestosa
kermesse capitolina, un non so che difficile da spiegare con
termini razionali a chi non è dentro al nostro ambiente. Ci proverò
con le parole più sincere che mi escono dar frìccico der core: il
Festival di Roma è un inesauribile sfranticamento di cazzo. Anzi,
no la Festa. Sentite, chiamiamola Sfranticamentodicazzo di Roma e
non se ne parli più, eh? Così è più semplice per tutti.
E, per essere chiari, no, non
dipende dalla qualità dei film e dalla scelta degli ospiti. Ci
potrebbero pure essere Sam Raimi che presenta
Spider-Man 4 con il ritorno di
Tobey Maguire, Stanley Kubrick
resuscitato grazie al potere di Cthulhu o Sasha
Grey in performance multitasking live, per i romani lo
Sfranticamentodicazzo è tale a prescindere. Tra parentesi, dopo le
prime edizioni ricche di grandi star che sfilavano sul red-carpet,
piano piano l’offerta s’è abbassata parecchio, come quell’anno che
tutti erano convinti che dovesse arrivare Christian
Bale e lo avvistavano come il mostro di Loch Ness nelle
situazioni più improbabili (dalla proiezione per il pubblico ar
cesso al chioschetto del kebab. Il che portò alla nascita del
popolare hashtag #gentecheavvistachristianbale) mentre
quello se ne stava in panciolle a casa sua ridendo della nostra
provinciale ingenuità e pensando ‘questi ancora credono a
Batman’.
Che poi fu anche l’anno in cui
il premio a Scarlett Johansson per la sua
sexy prova vocale in Her lo ritirò
Valerio De Paolis, che è un distributore di tutto
rispetto, per carità, ma non ha esattamente lo stesso fascino
sinuoso, diciamo. Che poi a Cannes e Venezia si fatica e pure
parecchio – anche se le malelingue dicono che stamo sempre a
festeggià. Il che è pure vero, ma lo facciamo la sera, dopo la
fatica. E nessuno rompe le balle a chi lavora in banca se la sera
dopo che s’è sparato una dieci ore di conti e servizi si va a fare
una birra o quattro zompi in discoteca – però se non altro quasi
sempre abbiamo una sistemazione agevole e vicina al luogo di
lavoro. Oddio, agevole dipende dai casi. A casa di Vì nell’ultima
Venezia la doccia era sostituita dal pozzo delle anime de
I Predatori dell’arca perduta. Ma vabbè.
A Roma no.
L’Auditorium è infatti un luogo magico, simile al
Monte Fato, che si trova chiaramente su un piano
parallelo dell’Esistenza e ha la caratteristica di essere scomodo
da raggiungere in qualsiasi parte della città si abiti, a meno che,
naturalmente, non si abiti dentro l’Auditorium stesso. Leggenda
narra che a ogni edizione alcune anime ne vengano risucchiate e non
facciano più ritorno. Attorno, l’immenso “mare delle tenebre e
tutto ciò che in esso vi è di esplorabile” (cit.). Ovvero il
kebabbaro di cui sopra (che compare una volta l’anno come il
paesino di Brigadoon), e il bar col
sushi, che incredibilmente non mi ha ancora mai fatto vomitare.
Quindi in sostanza sei impegnato come in un Festival ma con tutti
gli svantaggi di lavorare nella tua città – nel senso che ti tocca
comunque pensare alla spesa e a pagare le bollette, non se scappa,
almeno in teoria – una trasferta senza trasferta, senza contare le
ore di buco tra gli impegni mattinieri e quelli serali che, essendo
improbabile tornare a casa e poi riuscire (da casa mia è un’ora ad
andare e una a tornare, per dire), vengono di solito
impiegate in atti vandalici come pisciare le tavolette dei bagni e
tirare sassi all’omino della Hag vestito da
tazzina di caffè, che funge anche da monito per i più lamentosi.
C’è sempre chi fa un lavoro più demmerda del tuo.
In compenso, ci sono cartelli con la
scritta ‘Auditorium’ in ogni parte della città,
anche le più lontane e marginali, con delle frecce che indicano
direzioni a cazzo. Tanto vi si accede solo in quel periodo
dell’anno (dai, non me dite che c’andate a vedè i concerti a
dicembre che non è credibile) e solo tramite un binario fatato
nascosto tra le fermate di Colli Albani e Furio Camillo, un po’
come il treno che porta Harry Potter a Hogwarts a
inizio anno scolastico. E nonostante tutto, lo Sfranticamento di
cazzo Internazionale del Film di Roma diventa bello, come tutte le
cose, quando lo condividi con la gente giusta. E quindi è bello
ritrovarvi tutti qui, io, voi e Vì, sulle pagine
virtuali di questi blogghettino che durante Venezia ha fatto
faville. Il nome non lo cambiamo, Sticazzi al sugo
(sì, mi rigioco le battute, come nella miglior tradizione dei
sequel), anche perché tutti lo conoscete così e in fondo continua a
essere vero che a Venezia non ci vivremmo, pure se stàmo a Roma. E
se la vita se fa amara, se compràmo na chitàra. Cantate con
noi?
(Ang)
Ben trovati gioiosi lettori, felice
di essere di nuovo qui a rallegrarvi la kermesse con il mio compare
Ang, e ringrazio anche lui perché mi ha ricordato l’esperienza
della doccia veneziana, l’esperienza più traumatica della mia vita
dopo aver visto Johnny Depp che s’è magnato
Geronimo Stilton (ringraziamo sempre Marco
Lucio Papaleo per quest’associazione che ha fatto
giustamente il giro della rete).
Ma che ce frega, adesso siamo nella
città Eterna, dove sicuramente ‘na doccia per bene me la farò: se
non altro per queste previsioni allarmistiche, che ipotizzano
scrosci tempestosi che ci risucchieranno tutti in vortici
acquitrinosi direttamente dentro i tombini, io ho già preso un
vestito daTartaruga
Ninja, ‘nsia mai che per una volta hanno ragione e me
trovo direttamente a fa salotto co’ Splinter.
Detto questo, indovinate da dove
scrive la vostra eroina? Ma da un treno! Essì,
anche quest’anno torno si a un festival casalingo, ma siccome sono
la donna con la valigia ho pensato di venire anche qui da una
stazione per non perdere l’abitudine. Che poi se stai comodo sono
cazzi. Ma quale comodità, detto tra noi? Ve lo ha già anticipato
Ang, se Venezia è il periodo demmerda del cambio stagione, la Festa
di Roma è quella della stagione che è cambiata o non è cambiata è
uguale, tanto viviamo un posto irreale che cambia latitudine e
longitudine da un giorno all’altro, come sottolineano appunto i
precisi cartelli posti in ogni dove, dei quali vi parlava Ang. La
cosa più agghiacciante è che questo festival è capitolino in tutto
è per tutto, con quella romanità caciarona, con quel ‘famose un
giro e fingiamo che abbiamo firmato lo script di un qualsiasi
filmetto che presentano in una sottosezione di una sezione’,
‘imbucamose a qualche prima’, per cui è impossibile preventivare
l’affluenza, pianificarti delle proiezioni, capire se magnerai o i
tavoli del Red – uno dei pochi altri posti che
dispensano cibo passabile – saranno sempre pieni della stessa gente
che tu hai visto qualche settimana prima nella fila per comprare i
biglietti del concerto dei Modà. Allo stesso modo,
imprevedibile la gestione dell’accesso alle sale. Che non basta
l’accredito, maccheseimatto? Spesso se perdi una
proiezione stampa e vuoi recuperare un film perché, no ma
giustamente, dovresti pure recensirlo, se non hai preso i biglietti
la mattina all’alba non puoi minimamente entrare in alcune sale
dove è presente anche il pubblico. Madonna quanto non fa una piega
questo ragionamento! Infatti fa ‘na piaga. La mia, che ogni volta
devo correre e implorare qualcuno della biglietteria a darmi
biglietti che altri magari prendono a cazzo perché tanto li danno e
poi cestinano accuratamente, anche con un senso di perverso
piacere. Spero tantissimo che quest’anno si siano passati ‘na mano
sulla coscienza e abbiano cambiato prassi. Spero eh.
Comunque ma quanto è
bello tornare da mamma Festa di Roma, a passeggiare amenamente tra
gli stand dove non regalano una mazza, a cercare un posto dove
anche solo sniffare del cibo, a pregare per un pc libero
nell’acquario della sala stampa dove se ti va bene puoi persino
trovare i Rocher, ma sul computer ehh non
garantisco eh! Sugli ospiti, sulla programmazione, non mi esprimo,
ne ha già parlato Ang, per cui vi dico solo che c’è
Alaska, perché dopo
Everest le freddure ce devono stà. E
infatti sono già pronta con plaid e borsa dell’acqua calda per
seguire il film Lo chiamavano Jeeg Robot
con Santamaria (non è un attore, è un’esclamazione), diretto da
Gabriele Mainetti, anche questa opera prima. Te pare? ‘Tutto
brulica di opere prime’, è una congiura! Mi sto attrezzando a
regalarvi anche la mia, di opera prima, l’opera prima o poi faccio
una strage.
Ah poi ho già intravisto la borsa
del Festival di quest’anno: per chi non lo sapesse è un gadget che
regalano agli accreditati, e che si caratterizza per la gara delle
organizzazioni del festival a chi la fa più brutta. Quella 2015 è
fantastica: pare la borsa della spesa che te danno alla Coop, spero
almeno dentro ci sia qualcosa da magnà a km zero, tipo er kebab der
kebabbaro (tutto torna), che più km zero di quello c’è l’erba
attorno al red carpet.
Va bene, corro in stazione a
prendere il treno. Ovviamente il binario è
l’8/9.