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Les Misérables: tantissimi dietro le quinte del film!

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Les Misérables: tantissimi dietro le quinte del film!

Les-Miserables-wallpaperGuarda dietro le quinte di Les Misérables, di Tom Hooper. I contenuti pubblicati dalla Universal Pictures sono ben cinque e vanno dalla registrazione alla messa in scena del film, al mixaggio e per finire lunge interviste.

Les Misérables: recensione del film di Tom Hooper

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Les Misérables: recensione del film di Tom Hooper

Arriva finalmente al cinema Les Misérables , il film musical diretto da Tom Hooper, con Hugh Jackman e Russell Crowe. Passano le ore eppure le note continuano ad echeggiare nella testa, l’adrenalinica voglia di rivoluzione ancora circola in corpo, la profonda emozione e commozione per un’umanità miserabile ancora ci accompagna. La potenza evocativa del musical si basa soprattutto sulla grande forza emotiva della musica, ma quando a questa forza ci si aggiunge una storia immortale, una regia solida e visibile e un cast stratosferico il risultato non può che essere Les Misérables, film destinato a rimanere nella memoria di chiunque avrà la fortuna di vederlo.

La vicenda, nota ai più, ripercorre fedelmente le storie dei personaggi creati da Victor Hugo nel suo capolavoro, I Miserabili, da cui è appunto stato tratto il musical di Broadway di cui il film di Tom Hooper è la prima versione cinematografica. Jean Valjean è un galeotto, che ha scontato 19 anni di bagno penale per aver rubato del pane per non morire di fame, e che per tutta la vita scapperà da Javert, il temibile rappresentante della legge. Fantine è una bella e giovane donna che si è innamorata di un uomo che dopo averle dato una bambina l’ha abbandonata per sempre.

Queste due anime sventurate si incontreranno e faranno l’uno la salvezza dell’altra: Valjean accudirà la morente Fantine dandole pace e crescerà come una figlia Cosette, la dolce bambina rimasta senza madre. A nove anni di distanza Parigi è in rivolta, Marius è un giovane barone che si schiera dalla parte del popolo e che si innamora, ricambiato, di Cosette, diventata una giovane donna. Non mancano gli altri personaggi fondamentale della storia, ovvero al famiglia Thénardier al completo: padre, madre e la figlia Eponine.

Les Misérables

Tom Hooper si è avventurato in un grandioso esperimento, facendo cantare per la prima volta dal vivo gli interpreti, senza il doppiaggio in post produzione, con il conseguente effetto del famoso recitar cantando operistico che mai si era visto al cinema.

Les Misérables è una delicata storia d’amore e un racconto di un’anima persa

Ogni performance è unica, emozionante e imperfetta, proprio per l’effettiva realtà dell’emozione che in quel momento esprime e prova l’attore. E proprio l’attore è il cuore del film, un cast di bravissimi interpreti che hanno trovato in questo film una collocazione perfetta, capitanati da un Jean Valjean d’eccezione. Hugh Jackman è Valjean in ogni singola fibra del suo essere, per la potenza fisica, per l’estrema delicatezza d’animo, per la voce spezzata dalla sofferenza; “Chi sono?” si chiede il suo Jean nel film, noi rispondiamo che è senza dubbio uno straordinario protagonista.

Nemesi di Valjean è l’implacabile Javert (Russell Crowe), la legge, l’ordine, l’instancabile mastino che per tutta la vita inseguirà Jean, ossessionato da lui. “Guarda giù, non guardarlo negli occhi” i prigionieri sanno che guardare Javert è pericoloso, Valjean lo scoprirà a sue spese. Eddie Redmayne è invece Marius, ardente rivoluzionario e delicato amante, puro e deciso a seguire i due unici scopi della sua vita: la causa rivoluzionaria e la bella Cosette, interpretata con la sua cristallina voce da Amanda Seyfried.

In mezzo a questo delicato amore si pone la sfortunata Eponine (Elizabeth Banks) che “da sola” ama Marius e fa di tutto per salvarlo. Coppia di farabutti, ballerini e imbroglioni, sono Helena Bonham Carter e Sacha Baron Coen, nei panni dei Thénardier, aguzzini di Cosette e peggior specie di rappresentanti del popolo. Corona questo splendido cast la triste Fantine, una Anne Hathaway delicata, martoriata, dolente, eppure innocente e luminosa.

Les MisérablesE intorno a questi grandissimi interpreti si muove sinuoso ed elegante Hooper, osando, correndo, fermandosi e danzando tra le moltissime comparse, le scenografie mozzafiato, in mezzo alle note immortali che attanagliano il cuore e fomentano lo spirito. Les Misérables è un epico affresco di un’epoca, una delicata storia d’amore, un racconto di un’anima persa, una dolente passione non corrisposta, la lotta continua per la sopravvivenza in cui i miserabili del popolo, si sollevano dal fango e rivendicano, con tutta la loro forza, il loro diritto alla felicità, cantando a squarcia gola il loro rifiuto di essere “di nuovo schiavi”.

Les Misérables: recensione del film di Ladj Ly

Les Misérables: recensione del film di Ladj Ly

All’interno di un film intitolato Les Misérables, l’eco di Victor Hugo e della sua celebre opera risuonano in ogni dove. Il regista Ladj Ly chiama in causa il celebre romanziere per compiere così un doppio debutto: quello alla regia del suo primo lungometraggio, e quello nel Concorso del Festival di Cannes 2019. Un film che poco sembra avere a che fare con l’omonimo romanzo, ma che ne riprende invece le tematiche fondanti per riflettere se e quanto sia cambiata la Francia dal 1800 ad oggi. I miserabili di cui Ly vuole parlare differiscono di nome e carattere, ma sembrano ricoprire ancora lo stesso ruolo che Hugo identificò a suo tempo.

Il film segue il punto di vista di Stephane (Damien Bonnard), nuovo arrivato nella squadra anticriminalità di Montfermeil, uno dei sobborghi di Parigi. Trovandosi ad affiancare due agenti con metodi poco ortodossi, Stephane farà presto la conoscenza della tensione sociale che abita quelle strade. Quando infine un arresto sfocerà nella tragedia, tutto sembrerà portare sull’orlo di una sanguinosa rivolta.

Ly decide di raccontare di situazioni che spesso non ottengono un adeguato dibattito sociale, rimanendo per lo più un problema di chi le vive in prima persona. È una volontà ben precisa la sua, che costruisce un racconto scendendo alla radici di gruppi sociali tenuti insieme da precari accordi di pace. Non è di questi però che il regista assume il punto di vista ma, più sorprendentemente e meno banalmente, quello dei tre poliziotti in costante perlustrazione del quartiere. In particolare seguiamo il personaggio di Stephane, l’ultimo arrivato, e proprio per questo il più adatto per permettere di far entrare anche lo spettatore all’interno del mondo raccontato.

La sua innocenza è quella dello spettatore, che si trova a confrontarsi con un continuo oltrepassare il limite tra bene e male. Quello di Stephane è infatti l’unico personaggio con cui sembra possibile intraprendere un’identificazione. Poiché a infrangere i limiti sono rispettivamente, ognuno con i propri tempi e modi, sia gli innocenti che i carnefici, portando così ad un totale annullamento di queste definizioni. Con un linguaggio documentaristico, il regista conduce infatti l’occhio della cinepresa in mezzo ai personaggi del film, facendo sentire lo spettatore in mezzo a loro ma non uno di loro, mostrandogli entrambi i lati della medaglia e impedendo così  il favoreggiamento per l’una o l’altra parte.

Perché quello de Les Misérables non è un racconto di buoni e cattivi, ma di vittime, così come lo erano quelle del romanzo di Hugo. La Francia dunque non sembra essere cambiata poi molto secondo il regista, e benché le sue battaglie siano mutate, altrettanto non si direbbe per i loro motivi. Certamente il film vive di una lenta introduzione, che potrebbe inizialmente inficiare sul ritmo, ma questa appare sempre più necessaria per comprendere a fondo le regole che agitano il tessuto sociale di cui si narra.

Quando infine il film raggiunge il suo apice, ci troviamo di fronte ad una brutalità che sorprende per il suo essere nata improvvisamente. Una lunga e claustrofobia sequenza finale ci consegna un film più duro di quello che ci si poteva aspettare, che non consegna una morale ma una riflessione ogni giorno più attuale: dalla violenza si genera esclusivamente altra violenza. Ly ce lo ricorda senza pietismi, ma con un ritratto sincero e, per questo, particolarmente incisivo.

Les Miserables: primi video dal set!

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Les Miserables: primi video dal set!

Dopo le prime immagini recentemente pubblicate, ecco arrivare 2 video dal set inglese di Les Miserables, nuovo film che il regista premio Oscar Tom Hooper(il discorso del re) sta girando in Inghilterra.

I due video mostrano Hugh Jackman e Russell Crowe nei rispettivi panni di Jean Valjean e dell’ispettore Javert: il primo è chiaramente intento a strappare con rabbia il passaporto giallo da forzato rilasciatogli al momento della liberazione dalla prigionia, mentre il secondo ha una scena a cavallo in un’ambientazione cittadina non facilmente identificabile.

 

 

Les Miserables, ispirato all’omonimo romanzo di Victor Hugo, è tratto dal celebre musical di  Claude-Michel Schönberg e Alain Boublil, a tutt’oggi uno dei maggiori successi della storia nei teatri di Broadway e del West End e narra la storia di Jean Valjean, ex forzato imprigionato per aver rubato un pezzo di pane e braccato a vita dall’instancabile Ispettore Javert, sullo sfondo dei moti insurrezionali parigini del 1842.

Il film uscirà il 14 dicembre 2012.

Les Misérables: happy Mother’s Day da Hugh Jackman!

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Les Misérables: happy Mother’s Day da Hugh Jackman!

La festa della Mamma si avvicina e gli auguri non si fanno attendere, nemmeno da Hugh Jackman: è arrivato infatti poche ore fa un video esclusivo pubblicato sul profilo twitter dell’attore

Les Miserables: ecco Amanda Seyfried sul set!

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Les Miserables: ecco Amanda Seyfried sul set!

A poche ore dalla pubblicazione delle foto di Hugh Jackman e Anne Hathaway in Les Miserables – saranno Jean Valjean e Fantine – ecco che vi proponiamo due scatti dal set londinese ritraenti Amanda Seyfried nei panni di Cosette. Tratto dall’omonimo musical, e naturalmente ispirato al celebre romanzo di Victor Hugo, Les Miserables annovera nel cast star come Hugh Jackman, Russell Crowe, Anne Hathaway e Helena Bonham Carter; alla regia, il premio Oscar (con Il discorso del re) Tom Hooper.

Per vedere le foto CLICCA QUI

Fonte: JustJared

Les Miserables: due nuovi character poster

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Les Miserables: due nuovi character poster

Sia per ilsuo cast stellare, sia per la prima prova di regia post Oscar di Tom Hopper, Les Miserables è un film davvero molto atteso dagli amanti del musical e non.

Les Miserables: due character poster

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Dopo il character poster di una giovane Cosette, Comingsoon.net presenta oggi altri due poster de Les Miserables, dedicati a due dei personaggi principali

Les Miserables: canzoni dal vivo per il cast!

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Les Miserables: canzoni dal vivo per il cast!

Il cast della versione cinematografica de “les Miserables” dovrà cantare tutte le canzoni dal vivo durante le riprese: la decisione, piuttosto insolita per i musical portati sul grande schermo, è stata presa dal regista Tom Hooper per garantire un’approccio maggiormente teatrale alla messa in scena e non far rimpiangere lo spettacolo originale, che a tutt’oggi viene trasmesso(rigorosamente dal vivo) nel West End e a Brodway.

Un prova impegnativa, ma che non coglierà sicuramente impreparati Hugh Jackman e Russel Crowe(entrambi non nuovi a esibizioni canore dal vivo), mentre per gli altri attori coinvolti nel progetto(Helena Bonham Carter, Sasha Baron Coen, Anne Hathaway), la maggior parte dei quali hanno già comunque avuto trascorsi in altri film musicali, le difficoltà potrebbero essere maggiori.

Restano ancora un mistero i ruoli di Eponine e Cosette: sono in molti a sperare in una scrittura per Lea Michele, già Cosette nella versione teatrale di Les Miserables e conosciuta al grande pubblico per il ruolo di Rachel in Glee.

Les Misérables: altre due clip

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Les Misérables: altre due clip

Ecco altre due clip dal film Les Misérables.

A soli due giorni dall’attesa uscita cinematografica ecco altri due video che ci fanno assaggiare le straordinaria bravura

Les Miserables: 2 nuovi character poster!

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Continua l’attesa per “Les Miserables”, il nuovo film di Tom Hooper tratto da uno dei più celebri musical della storia.

Dopo i character poster di Jean Valjean(Hugh Jackman) e Javert(Russell Crowe), nelle ultime ore sono stati diffusi anche quelli per Cosette adulta(Amanda Seyfried) e la madre Fantine(Anne Hathaway).

Tratto dal romanzo di Victor Hugo, Le Miserables racconta la storia di Valjean, ex forzato detenuto per anni a causa del furto di un pezzo di pane e inseguito per tutta la sua vita dal testardo ispettore di polizia Javert; l’incontro con Cosette, figlia della povera operaia Fantine, cambierà tutto.

Potete vedere i poster qui sotto:

fonte: movieweb.com

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Les Misérables: “Anne Hathaway è mozzafiato”

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Les Misérables: “Anne Hathaway è mozzafiato”

Il regista Tom Hooper ha espresso grandi elogi per la performance di Anne Hathaway ne Les Misérables. Inoltre, una nuova immagine tratta dal film.

Les Misérables, l’epopea musicale senza tempo

Les Misérables, l’epopea musicale senza tempo

les-miserablesLa sfida di Tom Hooper è stata decisamente temeraria: adattare per il grande schermo uno dei più longevi musical di successo del palcoscenico, a sua volta ispirato al capolavoro epico di Victor Hugo. L’attesissimo Les Misérables arriva finalmente al cinema.

Les Misérables recensione blu-ray

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Les Misérables recensione blu-ray

Les_Miserables recensione blu-rayLo spettacolare musical Les Misérables è stato visto da più di 60 milioni di persone in 42 Paesi diversi. L’adattamento cinematografico che ha incassato più di 340 milioni di dollar

Les Misérables e Anna Karenina: nuove foto

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Ecco due nuove foto dai set di due film molto attesi nella prossima stagione cinematografica. Il primo è uno scatto di Anna Karenina di Joe Wright, in cui vediamo Keira Knightley

Les Misérables – Premiere Londra: video intervista al cast!

Dopo tutte le foto della Word Premiere di Les Misérables ecco a voi le video intervista a ,  ,  

Les Misérables (2013) – Teaser Trailer italiano

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Les Misérables (2013) – Teaser Trailer italiano

Il primo teaser ufficiale sottotitolato in italiano de Les Misérables, l’adattamento cinematografico dello spettacolo teatrale più amato dalle platee di tutto il mondo, visto da oltre 60 milioni di persone in 42 paesi e in 21 lingue diverse e che, dopo 27 anni, continua a battere i record ai box-office di tutto il mondo.

Les miens: recensione del film di e con Roschdy Zem

Les miens: recensione del film di e con Roschdy Zem

Se c’è un tema ricorrente nei film presentatiVenezia 79 è quello delle relazioni familiari: questa volta non si tratta di padri o di figli (come in The SonThe Haunting Sun), ma di fratelliLes Miens è un film fatto di interni domestici: racconta in chiave melodrammatica i bisticci fraterni che, come mostra il regista e sceneggiatore Roschdy Zem (I figli degli altri), sono inevitabili manifestazioni d’affetto.

Les miens: sinossi del film

Nella sua famiglia, Moussa (Sami Bouajila) è considerato il fratello buono e affezionato, mentre Ryad (Roschdy Zem) incarna il familiare ricco e troppo impegnato per pensare ai suoi cari. In realtà, nonostante faccia di tutto per mascherare i suoi sentimenti, Moussa è infelice e oberato dal lavoro. Quando  finalmente decide di concedersi una serata di svago in discoteca, una brutta caduta gli causa un insolito trauma cranico. A causa della botta, Moussa perde tante delle sue qualità positive: parla senza filtri,  è aggressivo e pessimista. Il cambiamento di Moussa crea scompiglio all’interno della famiglia: tutti, dal fratello, ai figli fino alla sorella dell’uomo, devono imparare a prendersi cura di quella che, fino a quel momento, era la figura più premurosa della famiglia.

Battibecchi coinvolgenti, tra l’ironia e l’aggressività

Les miens è un film molto parlato. Le scene conviviali, attorno alla tavola, davanti ad un caffè, trasmettono il calore burrascoso della famiglia di Moussa e Ryad. È impossibile non immedesimarsi nei personaggi: ci sono zie, fratelli, nipoti, archetipi che tutti, almeno una volta, hanno incarnato ad una cena natalizia o ad un pranzo pasquale. Nel film, le discussioni sono frequenti e sono le scene di maggiore azione: i duelli verbali, i monologhi, gli sfoghi sono coinvolgenti e pungenti. Pur senza raggiungere vette estreme, il film è un continuo succedersi di climax e anticlimax e rende perfettamente l’idea degli scontri familiari: per quanto si possa discutere, ci si riappacifica sempre. Come da bambini, così anche da grandi.

Come abbiamo detto però, Les miens è un film abbastanza statico: gli interni domestici sono ricorrenti e ripetuti. Vengono intervallati solo da qualche ambientazione in esterna e dagli uffici di Moussa Ryad. Per un film così riflessivo e introspettivo la scelta si rivela efficace. Certo, un po’ di movimento in più non avrebbe guastato.

Ryad è il riflesso (deformato) di Moussa

Fin dall’inizio, Ryad e Moussa sono personaggi simili e opposti. Entrambi lavorano come matti, il primo è un famoso presentatore sportivo, il secondo è consulente in una banca. E, anche se inizialmente non si direbbe, entrambi si preoccupano per la famiglia, ma in modo diverso. Sarà necessario l’incidente di Moussa per permettere ai due fratelli di scoprire i reciproci tratti comuni e di ripensare il proprio rapporto.

In conclusione, Les miens è un dramma familiare ricercato e riflessivo. Evitando i colpi di scena, Roschdy Zem realizza un film che punta al realismo e che si muove negli spazi domestici, tra persone comuni. Les miens coglie gli aspetti emozionanti dell’ordinario e celebra l’amore fraterno, in tutte le sue sfumature.

Les Italiens: la nuova serie televisiva creata da Nicolas Winding Refn

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Lucisano Media Group, società a capo del noto gruppo italiano di produzione, distribuzione nel settore cinematografico-televisivo e gestione multiplex, comunica che IIF (controllata al 100%) e Space Rocket Nation – casa di produzione di Nicolas Winding Refn – hanno siglato un accordo di co-produzione al 50% per la realizzazione di Les Italiens, un progetto internazionale di lunga serialità televisiva di genere noir.

Ambientata a Parigi, la serie tv avrà come show-runner lo stesso Nicolas Winding Refn, regista di culto già vincitore con Drive del Prix de la mise en scène della 64esima edizione del Festival di Cannes, distribuito in Italia da IIF come il successivo Solo Dio perdona ed il prossimo The Neon Demon. La produzione si svilupperà in 8-10 episodi da 50 minuti l’uno. L’inizio delle riprese è previsto per la fine del 2016.

 

Les hirondelles de Kaboul: recensione del film di Zabou Breitman

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Les hirondelles de Kaboul: recensione del film di Zabou Breitman

Nella selezione di Un Certain Regard de Festival di Cannes 2019, Les hirondelles de Kaboul è un’esperienza visiva ed emotiva coinvolgente, che attira l’attenzione dello spettatore con due storie d’amore che si trovano irrimediabilmente a intrecciarsi, sfruttando la potenza dell’animazione.

L’attrice e regista teatrale Zabou Breitman si cimenta per la prima volta con questo mezzo espressivo, e lo fa con l’aiuto dell’artista Eléa Gobbé-Mévellec, che con la scelta di tonalità chiare e l’utilizzo dell’acquerello e del tratto nero discontinuo contribuisce in maniera determinante a stemperare la drammaticità della storia che segue due coppie nella Kabul governata dal regime talebano.

È il 1998, la vota di Mosheen e della sua bellissima moglie, Zunaira, sono state distrutte dalla guerra. Lui ha dovuto abbandonare per sempre l’idea di fare il diplomatico e persino di insegnare. Lei non può più seguire il suo sogno di diventare un’artista e non può uscire di casa senza burqa. Parallelamente invece incontriamo Atiq, un carceriere incaricato di fare la guardia ai condannati a morte. Anche lui ha subito delle profonde ferite a causa della guerra: una ferita fisica che lo costringe a zoppicare, una ferita emotiva che ha prosciugato la sua anima, anche per causa del lavoro che fa adesso, ovvero sorvegliare persone destinate alla morte (spesso per lapidazione) in una buia prigione. Come se non bastasse, Musarrat, sua moglie, è affetta da un male che i dottori non possono curare.

Questi quattro destini arriveranno a intrecciarsi, in maniera completamente inaspettata, passando attraverso il dolore e il sacrificio, la morte e un amore prorompente.Originariamente, l’idea legata alla storia era quella di realizzarne un live action. Tuttavia è diventato presto chiaro che sarebbe stato un progetto proppo complicato da portare al cinema in location e con attori veri, così si è optato per la scelta dell’animazione che ha dato dei risultati molto interessanti.

L’animazione ha consentito ai due autori dell’opera di avere maggiore libertà, di integrare meglio le emozioni con la scelta soprattutto cromatica del disegno con l’acquerello e potrebbe anche stimolare maggiormente la partecipazione dello spettatore, attraverso soluzioni visive affascinanti, senza mai ricorrere a virtuosismi fini a sestessi.

Les hirondelles de Kaboul, The Swallows of Kabul è il titolo internazionale, è stato doppiato da attori che hanno recitato le loro battute in costume, espediente che ha contribuito a dare spontaneità ed efficacia alle battute, con un risultato davvero realistico e, ancora, coinvolgente. Nel cast figurano Hiam Abbass, Zita Hanrot, Swann Arlaud e Simon Abkarian. La scelta del mezzo narrativo ha contribuito in maniera decisiva a rendere la storia coinvolgente da un punto di vista emotivo e accattivante da quello estetico.

Les Filles du Soleil: recensione del film di Eva Husson

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Les Filles du Soleil: recensione del film di Eva Husson

Les Filles du Soleil è il secondo lungometraggio della regista francese Eva Husson, che ha esordito nel 2015 con Bang Gang. Il film, selezionato in concorso a Cannes 2018, sembra realizzato esattamente per i “tempi che corrono”, per l’era del Time’s Up e della rivincita femminile sulla scena mondiale.

In Kurdistan, in una zona di guerra non meglio identificata, Bahar, comandante del battaglione “Les Filles du Soleil”, si sta preparando a sferrare un attacco che dovrebbe liberare la sua città natale dalle mani degli estremisti, qui, la donna spera di ritrovare suo figlio che è tenuto in ostaggio. Una giornalista francese, Mathilde, arriva a coprire l’offensiva e testimonia la storia di questi eccezionali guerrieri. Dal momento che le loro vite sono state stravolte, hanno combattuto tutte per la stessa causa: Donne, Vita, Libertà.

Le combattenti curde, diventate il simbolo della resistenza e l’aspetto più “gradevole” di un conflitto sanguinoso, sono le protagoniste di un film che, pur con le migliori intenzioni, banalizza il carattere la grinta e la forza di queste stesse donne, il loro contributo pratico e morale alla guerra, ma anche alla percezione del valore della donna e alla libertà, a cui queste donne aspirano.

La scelta della Husson è quella di concentrare la maggior parte del racconto sui flashback. In passato le donne guerriere erano state schiave sessuali, abusate e maltrattate. Concentrando l’attenzione sulla parte della loro vita in cui le protagoniste sono state vittime, rispetto al presente in cui sono artefici della loro storia, sembra che la regista abbia fatto regredire la ribellione allo status quo di Bahar e compagnia. Il suo occhio continua a vederle come vittime e questo affossa il vitalismo che in realtà queste eroine esprimono.

Questa scelta si accompagna a una serie di ingenuità in fase di scrittura, come il parallelo tra la reporter e la comandante, tra una donna che combatte e rischia la vita come unica soluzione per andare avanti, e un’altra che volontariamente sceglie la guerra e il suo racconto.

Les Combattants trailer del film che ha trionfato ai César

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Les Combattants trailer del film che ha trionfato ai César

Les CombattantsIl 10 aprile uscirà in sala, distribuito da Nomad Film, Les Combattants un film di Thomas Cailley con Kévin Azais e Adèle Haenel.

Tre premi alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes (Label Europa Cinemas, SACD, Art Cinéma Award), il Prix Louis Delluc dell’opera prima, tre César 2015, a coronare l’esordio alla regia di Thomas Cailley. Una variante originale, intrigante ed esuberante del boy meets girl, della commedia romantica e militare, ambientata nello scenario suggestivo delle Landes, in Aquitania.

Ecco il trailer:

Tra gli amici e l’azienda di famiglia, l’estate di Arnaud si preannuncia tranquilla fino al momento in cui incontra Madeleine, tanto bella quanto fragile e appassionata di muscoli e profezie catastrofiche. Arnaud non si aspetta nulla mentre Madeleine si sta preparando al peggio e alla fine del mondo. Tra i due, nasce una storia d’amore e di sopravvivenza (o entrambe…), fuori da ogni canone prestabilito.

Leopardi & Co: al via le riprese del film con la partecipazione di Whoopi Goldberg

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Sono partite lo scorso 2 settembre le riprese del film Leopardi & Co una co-produzione Camaleo/Eagle Pictures – il film diretto da Federica Biondi che vede in un ruolo comprimario, accanto a quello dei due protagonisti della commedia romantica, Jeremy Irvine e Denise Tantucci, e agli altri attori del cast Paolo Calabresi e Paolo Camilli, il Premio Oscar Whoopi Goldberg.

La trama di Leopardi & Co

David (Jeremy Irvine) è un giovane attore americano che sogna un ruolo in grado di consacrarlo come una vera star mondiale. Ma David è talmente superficiale che nemmeno legge i copioni che gli arrivano finché la sua agente Mildred (Whoopi Goldberg) lo costringe ad accettare il ruolo di protagonista in “Giacomo in Love” film diretto dal mitico regista italiano Ruggero Mitri (Paolo Calabresi). David, convinto sia la storia di Casanova, arriva sul set a Recanati totalmente impreparato per cui viene affidato a Silvia (Denise Tantucci) una coach del luogo col compito di spiegare all’americano chi era il Sommo. Tra i due è odio a prima vista…

Rettifica del precedente: qui

Leopardi & Co: al via le riprese del film italiano con Whoopi Goldberg e Jeremy Irvine

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Al via le riprese del film Leopardi & Co una co-produzione Camaleo/Eagle Pictures – il film diretto da Federica Biondi vede il debutto in un film italiano del Premio Oscar Whoopi Goldberg. Nel cast Jeremy Irvine (War Horse), Denise Tantucci, Paolo Calabresi e Paolo Camilli. La produzione ha avuto il nulla osta dal SAG per poter iniziare le riprese.

Leopardi & Co. è una commedia romantica, girata interamente a Recanati, in cui l’amore fra i due giovani protagonisti, David e Silvia, sboccia e cresce nella cittadina marchigiana, ruotando attorno al mito senza tempo di Giacomo Leopardi. Il film, che ha ottenuto dal SAG il nulla osta per iniziare le riprese, segna il debutto in un film italiano di Whoopi Goldberg, una delle 18 personalità al mondo che possono vantare di aver raggiunto lo status di EGOT (vincitrice di Emmy, Golden Globe, Oscar e Tony Award).

Diretto dalla talentuosa regista marchigiana Federica Biondi (La Ballata dei Gusci Infranti), il film è interpretato anche da Jeremy Irvine (Mamma Mia! Ci risiamo, War Horse) Denise Tantucci( HotSpot – Amore Senza Rete, Tre Piani), Paolo Calabresi (Trilogia Smetto Quando Voglio, Boris), e Paolo Camilli (The White Lotus).

Il film scritto da Mauro Graiani da un’idea originale di Roberto Cipullo e Nicola Barnaba, è una co-produzione CAMALEO e EAGLE PICTURES. Gabria Cipullo, Ceo di Camaleo, ha commentato: “Per noi si tratta di una nuova ed affascinante sfida: grazie alla fiducia che ci ha dato Eagle siamo riusciti a portare a Recanati un cast stellare al servizio di una storia che siamo sicuri emozionerà il pubblico di tutto il mondo”.

Andrea Goretti, Amministratore Delegato di Eagle Pictures, ha commentato: “Quando Roberto Cipullo ci ha proposto questa storia non abbiamo avuto esitazioni. La conferma definitiva sulla bontà del progetto è poi arrivata quando attori di questo livello hanno scelto di prenderne parte”.

La trama di Leopardi & Co

David (Jeremy Irvine) è un giovane attore americano che sogna un ruolo in grado di consacrarlo come una vera star mondiale. Ma David è talmente superficiale che nemmeno legge i copioni che gli arrivano finché la sua agente Mildred (Whoopi Goldberg) lo costringe ad accettare il ruolo di protagonista in “Giacomo in Love” film diretto dal mitico regista italiano Ruggero Mitri (Paolo Calabresi). David, convinto sia la storia di Casanova, arriva sul set a Recanati totalmente impreparato per cui viene affidato a Silvia (Denise Tantucci) una coach del luogo col compito di spiegare all’americano chi era il Sommo. Tra i due è odio a prima vista…

Leonora Addio, film di Paolo Tavani in prima tv su SKY e NOW

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Leonora Addio, film di Paolo Tavani in prima tv su SKY e NOW

Arriva in prima tv su Sky LEONORA ADDIO, film di Paolo Tavani che rende omaggio a Pirandello, vincitore al Festival di Berlino 2022 (premio FIPRESCI), martedì 13 settembre alle 21.15 su Sky Cinema Due, in streaming su NOW e disponibile on demand.

Leonora Addio racconta la rocambolesca avventura delle ceneri di Pirandello e il movimentato viaggio dell’urna da Roma ad Agrigento, fino alla tribolata sepoltura avvenuta dopo quindici anni dalla morte. E a chiudere il film, l’ultimo racconto di Pirandello scritto venti giorni prima di morire: “Il chiodo” dove il giovane Bastianeddu, strappato in Sicilia dalle braccia della madre e costretto a seguire il padre al di là dell’oceano, non riesce a sanare la ferita che lo spinge a un gesto insensato. Nel cast Fabrizio Ferracane, Matteo Pittiruti, Dania Marino, Dora Becker e Claudio Bigagli.

La trama del film

Due storie: una l’avventuroso viaggio delle ceneri di Pirandello da Roma ad Agrigento. Una serie di accidenti, incontri bizzarri, apparizione d’ingombranti personaggi come Mussolini o siciliani allegri che allegramente usano la cassa che contiene il vaso con le ceneri per giocare a tre sette con il morto. Il grottesco delle ceneri sballottate dal caso e dalla stupidità umana pare uscito dalla stessa penna di Pirandello, il paradosso, il ridicolo che scivolano nell’assurdo. Come assurdo è il furore tragico del “Chiodo”, la seconda storia del film ispirata a Pirandello da un fatto di cronaca a Brooklyn: “bambina uccisa da un ragazzo italiano.” Bastianeddu. Strappato in Sicilia dalle braccia della madre e costretto a seguire il padre al di là dell’oceano nel paese della speranza, fascinoso e contraddittorio, Bastianeddu non può sanare la ferita di cui è stato vittima e che lo spinge a un gesto insensato. Nel film la verità della cronaca si fonderà con un’altra verità, quella del film.

Leoni: recensione del film con Neri Marcorè

Leoni: recensione del film con Neri Marcorè

Lo sceneggiatore e regista Pietro Parolin debutta al cinema, in queste settimane, con la sua opera prima, intitolata Leoni: Inserendosi nel solco tradizionale della risata all’italiana e suggestionato da capolavori come Signore e Signori di Pietro Germi, il regista mette in scena- utilizzando il codice stilistico della commedia- uno spaccato lucido e disincantato della realtà italiana, vittima della crisi, delle fortune alterne e dell’illusorio canto delle sirene del successo e della ricchezza.

Leoni vede come protagonista – e mattatore – Neri Marcorè nei panni di Gualtiero Cecchin, un ricco rampollo di una delle più antiche famiglie del veneto. Sbruffone, indolente, egoista e cialtrone, Gualtiero vive delle rendite paterne dispensate dall’anziana e inflessibile matriarca Mara (Piera Degli Esposti); non ha mai lavorato in vita sua né è riuscito a costruire qualcosa a livello personale: ha, infatti, alle spalle un matrimonio fallito e un figlio- Martino (Pierpaolo Spollon)- decisamente più maturo del genitore.

Leoni, il film

Ma le ricchezze non durano in eterno, e all’improvviso la crisi colpisce anche la vita agiata dei Molon – Cecchin: così Gualtiero, costretto a reinventarsi per sopravvivere, fiuta un affare d’oro realizzando crocefissi in plastica riciclata da vendere al vescovo. Ma il PVC utilizzato si rivela esplosivo, e l’ombra della catastrofe è dietro l’angolo, soprattutto perché sono in molti a voler vedere i Molon – Cecchin sull’orlo del lastrico…

L’intento è quello di voler ritrarre uno spaccato dell’Italia attuale attraverso il racconto di una storia particolare: la vicenda personale di un piccolo ex privilegiato che si ritrova ad assaporare l’amara polvere della realtà, ma senza mai perdersi d’animo. E questa sembra essere una dote tutta italiana, insieme alla creatività e a quella “arte di arrangiarsi” che tanto ci hanno reso celebri anche agli occhi del mondo; Gualtiero è un inguaribile cialtrone che nasconde il buon cuore e l’ingenua onestà dietro il cinismo disilluso e il disincanto spaccone: il sorriso di Marcorè ben esprime questa contraddizione, atta ad immortalare una generazione intermedia travolta dalla crisi ed incapace di sostenere sulle proprie spalle il peso del passato, schiacciata tra i vecchi leoni che hanno costruito la propria ricchezza e il proprio benessere mentre adesso ne osservano- con rimpianto- le ceneri e i giovani, nati con lo spettro della crisi e pronti a rimboccarsi le maniche e ripartire da zero dalla radici e dalla semplicità.

Usare il linguaggio della commedia per raccontare delle contraddizioni così accese e degli argomenti – talvolta troppo delicati- poteva essere un’arma a doppio taglio per Parolin, che rischiava di perdere di vista i propri obbiettivi: a sorpresa ne esce invece vincitore realizzando un film fresco, dal gusto fortemente italiano ma dotato di leggerezza, soprattutto grazie ai dialoghi brillanti e mai banali. La colonna sonora con inclinazioni jazz sottolinea il brioso alternarsi delle gag e delle situazioni scoppiettanti – talvolta anche un po’ improbabili – che si susseguono sullo schermo; il veneto non è solo uno sfondo bidimensionale, ma un altro interprete vivo e presente in una storia che trova la sua credibilità proprio in quei luoghi, in quel dialetto e nei volti che li abitano.

Leoni: Neri Marcorè presenta il film a Roma

Leoni: Neri Marcorè presenta il film a Roma

Al cinema Barberini il cast del film Leoni, rappresentato da Neri Marcorè, Piera Degli Esposti, Stefano Pesce, Anna Dalton , Pierpaolo Spollon- citando solo i protagonisti- e il regista Pietro Parolin hanno presentato la pellicola alla presenza della stampa.

Erano presenti anche il direttore del centro sperimentale di cinematografia e la produttrice esecutiva Elisabetta Bruscolini.

LeoniParolin è un ex allievo del Centro Sperimentale, orgoglioso di presentare la sua pellicola d’esordio nel difficile mondo del cinema; l’opportunità, per il regista, è arrivata anche grazie al contributo della Regione veneto, pronta ad investire nelle opere cinematografiche promettenti e dal tema sociale impegnato.

La Bruscolini prende la parola, riconfermando il contributo del bando offerto dalla regione, investendo dei soldi concessi dall’Europa- una rarità per quanto riguarda le regioni italiane- che, dopo essere stato vinto da Parolin, è stato supportato dalla produzione CSC Production, che ha provveduto inoltre al montaggio. Un sostegno fondamentale è venuto anche da Rai Cinema e dal contributo del cast, costituito da eccellenze disposte a mettersi in gioco in un’opera prima, insieme a giovani emergenti e ad altri ex allievi coinvolti nella realizzazione. Inoltre, un altro appoggio forte è stato offerto da un gruppo di imprenditori veneti locali che si sono associati decidendo di produrre- distribuire il film, sostenendolo economicamente attraverso una brillante politica di marketing sul territorio- ma non solo.

A prendere la parola in un secondo momento è Piera Degli Esposti, interprete di Mara, matriarca della famiglia ed infelice donna di potere alla quale rimane solo quest’ultimo; un ruolo insolito, visto che il suo personaggio non si alza mai dal letto, governando però le sorti di un’intera famiglia e garantendone sempre l’integrità. Si è trattato di un ruolo speciale e non facile: ha accettato di interpretarla dopo aver incontrato Parolin, definito come una giovane promessa dolce e disponibile; altre parole di elogio sono dedicate a Marcorè, un comico nato anche sul set, un vero intrattenitore.

Quest’ultimo, prendendo la parola, riconferma la splendida esperienza vissuta sul set; La Dalton e Spollon sono entrambi veneti, quindi per loro è stato come tornare a casa: sentire il loro dialetto, ritrovare quell’aria familiare, ha contribuito alla riuscita del film; oltretutto Spollon si è iscritto al Centro Sperimentale dopo aver partecipato al film, che ha contribuito ad arricchire la sua esperienza con una serie di “trucchi” che nelle scuole non vengono spesso insegnati ma si acquisiscono col tempo e l’esperienza.

Il regista Parolin è l’ultimo a prendere la parola, dichiarando di essere prima di tutto uno sceneggiatore e poi un regista, che si è ritrovato ad avere la sua occasione d’oro, grazie pure alla presenza di un cast ricco e completo, composto da attori pronti a portare- letteralmente- il “cinema in un posto”, rilanciando la regione veneto ma muovendosi su due fronti diversi (soprattutto Roma , dove hanno svolto altri casting); Parolin ammette che c’è molto di autobiografico nella scrittura del film, nei vari personaggi raccontati (figli di emigranti, piccoli imprenditori cialtroni e falliti, giovani pronti a ripartire dalle radici): secondo la sua visione, la vera chiave di volta è nel futuro, nella giovane generazione pronta a rimboccarsi le maniche.

La prima domanda riguarda Marcorè: l’attore afferma che, per scegliere un film, deve essere coinvolto dalla sceneggiatura, dalla storia, e in seguito dagli stimoli che fornisce il suo personaggio, elemento che lo spinge quindi a variare generi e stili; il suo “treno” della svolta è stato Pupi Avati, quando lo scritturò per Il Cuore Altrove, regalandogli un posto “d’onore” nel cinema italiano.

Riguardo al suo personaggio, riconferma la natura cialtrona e futile di Gualtiero Cecchin, cercando però di compiere un percorso di crescita durante l’intero arco narrativo del film, ma senza mai perdere la natura stessa del personaggio;

Il regista ha scelto- in modo studiato- un linguaggio ben preciso: anche in fase di scrittura, non voleva assolutamente creare delle macchiette, provando quindi a mantenere solo il “colore” l’inflessione” dialettale, legata comunque anche al ruolo sociale ricoperto dai singoli personaggi.

Parolin, avendo una formazione da sceneggiatore che lo ha portato ad ispirarsi sempre alla realtà prima di procedere nella fase di scrittura, ha “trasportato” nel piano della commedia delle tematiche forti e d’attualità (come il suicidio o le infiltrazioni mafiose al nord) adattandole ad un tono più leggero e sornione.

Una fonte d’ispirazione molto forte- nonché una suggestione stilistica- l’ha fornita il film di Pietro Germi Signori e Signore, soprattutto col suo percorso dal particolare all’universale.

Ma quale Italia è raffigurata nel film?

Di sicuro, il ritratto fornito della provincia è comune a molte altre province, non solo quella veneta; sarebbero cambiati dei parametri, dei dialetti, ma la sostanza sarebbe rimasta la stessa. Il ritratto dei personaggi, allo stesso tempo, evoca un paese “furbetto” che vive di ombre e cose losche, come ci ha insegnato la realtà degli ultimi anni; nonostante la risata e le battute che alleggeriscono il tono, la finalità è anche quella di mettere in luce una morale latente e nascosta; la Degli Esposti stessa riconferma la tesi proposta da Marcorè, del ritratto di un’Italia “ladruncola”, in certi casi, attaccata agli averi materiali, alla “roba”, che cerca però di lasciarsi alle spalle questo passato e di ricominciare: quindi se la madre (Mara) ha vinto sul versante “fisso”, il figlio (Gualtiero) ha vinto sul “piano mobile”, mutevole, improntato ad un rinnovamento degli affari.

Sembra quasi che a salvarsi sia solo chi ritorna alle origini, magari anche grazie ad un sostegno esterno: ma non è così come sembra, le nuove generazioni- anche se lottando- possono resistere e rilanciarsi da sole, resistendo e partendo di nuovo da zero, dalle origini di tutto, rinunciando ai privilegi forniti dalla stabilità familiare.

Il film non ha un messaggio finale vero e proprio: la finalità è piuttosto quella di fare un’analisi lucida di una situazione attuale, senza giudicare o valutare, senza fornire un giudizio.

La pellicola uscirà il 5 Febbraio a Roma e nel Veneto, e a partire dal 12 sul territorio nazionale.

Leones – recensione

Leones – recensione

Anno: 2012

Regia: Jazmin Lopez

Analisi: Jazmin Lopez, nata nel 1984 in Argentina, è regista, sceneggiatrice e pure coproduttrice del suo film d’esordio Leones, presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione Orizzonti.

Leone d’Argento per “Balada Triste de Trompeta”

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Leone d’Argento per “Balada Triste de Trompeta”

venezia

Se il verdetto finale ha visto trionfare Sofia Coppola con il suo delicato “Somewhere”, l’esperienza veneziana si conclude in bellezza anche per il cineasta spagnolo Alex De La Iglesia che ottiene due premi: il Leone d’Argento per la regia e l’Osella per la sceneggiatura. “Balada Triste de Trompeta” è una storia d’“amore, humor e orrore”, come sintetizza il regista. Siamo nel 1937 – guerra civile spagnola. La milizia fa irruzione in un circo e arruola contro il suo volere un pagliaccio.

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