“Signori, è stata una
notizia incredibile perché oggi è il giorno 11, lui si se ne va il
28, quindi per 16 giorni avremo il Papa abusivo!” Inizia così,
con una battuta del comico napoletano sulle dimissioni di
Ratzinger, la conferenza stampa de Il
Principe Abusivo, primo film da regista per
Alessandro Siani, nei panni anche di protagonista. A
presentare il film, oltre a Siani, c’erano anche Christian De
Sica, Sarah Felberbaum, Serena Autieri, Marco
Messeri, Alan Cappelli Goetz, lo sceneggiatore Fabio
Bonifacci e il produttore Riccardo Tozzi.
Vieni dal successo dei due film
Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord, però passare dal ruolo di
protagonista a quello di regista/protagonista, deve essere stata
una bella responsabilità. Non hai avuto esitazioni? È stata una tua
scelta o ti hanno un po’ spinto?
AS Già con
Benvenuti al Sud ho sentito il bisogno di lavorare sopra
alcune scene e ho potuto collaborare alla sceneggiatura grazie ai
produttori Tozzi, Chimenz, Longardi e lo sceneggiatore Massimo
Gaudioso, che mi hanno dato carta bianca. Da lì è nata questa mia
collaborazione-ombra sulle sceneggiature. Stessa cosa è accaduta
con Benvenuti al Nord. Dopo il primo eravamo
un po’ tutti preoccupati di fare un sequel, soprattutto perché
aveva riscosso molto successo. Nel frattempo mi era venuta
semplicemente un’idea, che era proprio quella de Il Principe
Abusivo, parlare di ricchezza e povertà; idea che si è
sviluppata grazie alle mani sapienti di Fabio Bonifacci.
Però Tozzi mi disse di tenerla da parte per il momento e di fare
prima il sequel che la gente aspettava. È stato di parola.
All’inizio delle riprese io mi
spiegavo a gesti, era una scena veramente comica. Poi, pian piano,
avendo anche scritto il film e lavorando con una troupe affiatata,
mi sono trovato bene. Sì, certo, per un regista esordiente è
preoccupante, ma accanto a me c’era il buon Christian De Sica, al
quale potevo chiedere consigli se avevo qualche dubbio, come si fa
normalmente un set in cui esiste una collaborazione.
Com’è stata la scelta della
coppia De Sica/Autieri per la scena del musical?
AS Serena Autieri
è, secondo me, un’attrice bravissima, ed era perfetta, perché nel
film volevo fare a un certo punto un musical, volevo che si creasse
questa magia. Christian De Sica, che è attore che sa fare
tutto (recitare, cantare, ballare) aveva bisogno di un’attrice al
suo livello e, attualmente, al suo livello vedo solo Serena
Autieri.
Ci parli della sua cinefilia,
dei film cui si è ispirato, anche per i vari personaggi.
AS Per quanto
riguardo Christian mi sono ispirato a Il Conte Max, perché è
un film meraviglioso, italiano. Invece, i film che m’interessavano
erano Il Piccolo Lord, Una Poltrona per Due; erano
quelle atmosfere che m’interessavano. Volevo fare una commedia in
cui non ci fossero parolacce che parlasse di povertà. Naturalmente,
nel film si parla di un meccanismo già conosciuto nelle commedie,
da My Fair Lady a Il Conte Max, lo stesso Colpi di
Fulmini; meccanismi già visti, soprattutto nei film americani.
M’interessava proprio prendere da lì, poi però fa sempre la
differenza l’approccio che hai con una storia come questa. Il mio è
stato come quello dei film americani: la fotografia, non strafare e
non essere volgare.
Comunque, sono sempre gli
attori che fanno la differenza, con la loro personalità, la loro
sensibilità, la regia è fino a un certo punto. Poi Christian aveva
un ruolo anche difficile perché doveva essere tenero e per un
attore comico è complicato, perché la tenerezza è abbastanza
distante dalla comicità. Quando sei più irruento, più sopra le
righe, fai più ridere.
Come avete lavorato sui vostri
personaggi, che richiamano il cinema del passato, ma ai quali poi
voi avete dato una vostra originalità.
SF Alessandro
aveva le idee molto chiare sul mio personaggio, quindi sapevo che
potevo appoggiarmi a lui e fidarmi di lui. Questo è stato molto
bello. Abbiamo lavorato su ogni minimo dettaglio, in modo tale da
dare al personaggio uno spessore, che non fosse una semplice
principessa, ma che avesse tanti colori. Abbiamo lavorato sulle
piccole frasi, sul tono da dare, perché non volevamo mai che fosse
antipatica o snob. Così è stato dal primo all’ultimo giorno di
riprese.
CDS Io sono del
’62, sono io il passato (ride). Innanzitutto, volevo raccontare
come ci siamo conosciuti Siani ed io. Avevamo fatto un paio di film
di Natale, ma lui era diffidente; poi, un giorno ci siamo ritrovati
a ridere sulla stessa cosa e siamo diventati amici. Poi, ho visto
Quasi Amici, sapevo che Medusa aveva comprato i diritti,
così l’ho chiamato e gli ho chiesto di fare il remake insieme: lui
faceva il nero e io il malato; però poi il film ha fatto duemila
miliardi e quindi che si faceva a fare. Però lui mi ha detto che mi
voleva offrire un altro ruolo ne Il Principe Abusivo e così
è nata la cosa. Quello che mi ha meravigliato di più è che intanto
è nata una grandissima amicizia, anche se io ho molti più anni di
lui, e che poi nel film sembra che lavoriamo già da trent’anni
insieme. Questo è difficile, mi è capito con Boldi tanti anni fa e
di solito non si ripete. Mi piace tanto lavorare con Siani,
soprattutto perché è un maestro di recitazione, forse perché nasce
attore. Di solito i registi, quelli di commedia, non hanno il senso
dell’umorismo; sono tecnicamente molto più preparati di lui, però
lui è fantastico con noi attori. Non lo freghi se reciti per
stereotipi, ti becca subito. Ha un’ipersensibiltà pazzesca, quindi
è stato veramente facile; mi ha guidato, anche se sono molto più
vecchio di lui. (aggiunge poco dopo) Il professor Higgins ci ha
messo tre mesi a far diventare Audrey Hepburn una perfetta Lady;
invece, lui (Siani) ha fatto meglio, mi ha trasformato in soli 3
giorni in un perfetto cafone (ride).
Puoi
parlarci di quest’orgoglio napoletano che metti nel film, della
voglia di non rinunciare ad una lingua, ad una possibilità comica e
narrativa che offre il fatto di essere napoletani.
AS Per quanto
riguarda me, quando faccio un lavoro penso a quello che mi
piacerebbe vedere, soprattutto quando si parla di Napoli, della mia
città, che, si sa, è sempre un po’ complicato. Ci sono delle cose
che sono universali, come il sentimento; noi napoletani possiamo
vantarci proprio di questo, di averlo nel DNA, è genetico. Abbiamo
scritto le canzoni d’amore che hanno girato il mondo. Invece,
parlare napoletano è un’esigenza mia: uno pecché nun sacc’ parlà in
italiano (ride) e secondo perché ci sono delle cose che se non sono
dette in napoletano non funzionano, sia se sei sentimentale, sia se
vuoi fare comicità.
Nei ruoli da co-protagonista o
da non protagonista all’americana sembra ci sia un’attenzione
particolare nel disegnare e raccontare il personaggio. Le piacciano
questi ruoli in cui non hai tutta la responsabilità del film e
magari può divertirsi di più a fare l’attore?
CDS Io ho fatto
sempre il protagonista quando ho fatto i film di Natale, quindi
bene o male era sempre lo stesso personaggio, che poi mi ha dato
grande notorietà e grande fama, e sono i film che hanno avuto più
successo. Quando non faccio il comprimario, come in questo caso o
con Johnny Depp oppure, due anni fa, con Pupi Avati,
ho vinto tutti i premi che in una carriera non ho vinto, ma perché
mi posso cimentare con dei ruoli più diversi; esce più fuori
l’attore che sono, invece della macchietta, del caratterista che
faccio nei film di Natale, che non rinnego assolutamente. Anzi,
continuano ad avere successo; dicevano che ero morto e io mi sono
toccato subito (ride).
Con i personaggi maschili
ricchi, sei stato cattivo. Come mai?
Nelle favole, di solito, c’è la
strega cattiva, ma io non ce l’avevo nel film, così ho preso degli
ingredienti che sono della strega cattiva e li ho messi nel re e in
Gherets, il promesso sposo della principessa. [SPOILER] Ma, alla
fine, il re diventa buono e lo stesso Gherets, che alla fine si
arrende al fatto che lei non lo ama, senza fare nessun tipo di
cattiveria e senza una mela.
Come ti sei approcciata a questo
ruolo di popolana?
SA Finalmente ho
fatto un sospiro di sollievo, perché era da tempo che aspettavo un
ruolo così. Poi una che si chiama Jessica Quagliarulo non ti capita
tutti i giorni. Ho un legame particolare con questo film, perché
dopo pochi giorni di lavorazione, a parte la caduta nella scena del
musical, ho scoperto di essere incinta. Dai, racconta! (dice a De
Sica)
CDS Sto matto
(Siani) ci ha fatto ballare il tip tap, nella scena del musical,
sotto l’acqua, che è pericolosissimo. Però io le ho detto: “Serena,
non ti fermare mai! Quando si fa un numero musicale, al cinema o in
televisione, non ci si ferma mai!” Poi c’è il pezzo in cui saliamo
sul divano e lo ribaltiamo; lì lei è caduta, ho visto le sue
gambette per aria ed io, invece, ho continuato, per rispettare la
regola. Poi non sapevamo che lei invece era incinta, quindi era una
tragedia.
SA L’ho scoperto
una settimana dopo e, quindi, ho un legame fortissimo con il
personaggio perché mi ha divertito molto. Era già scritto bene,
chiaro. Alessandro è stato un regista fantastico, mi ha dato grandi
consigli e mi ha lasciato anche fare quando è stato possibile. E
poi cantare e ballare in un film al cinema è una cosa rarissima,
quindi ero strafelice. Poi farlo con Christian per me è il massimo,
è uno degli attori più bravi, completi che ci sono in
Italia.
Pensi di fare qualcosa che si
stacchi dall’immagine stereotipata di Napoli?
AS Io cerco
sempre di non portare sullo schermo la Napoli stereotipata; pensa
che a un certo punto nel film c’è la scena in cui mi presento nel
video del ciambellano e lì stavo in un vicolo di Napoli, da dove ho
fatto togliere tutti i panni stesi, ho fatto passare un ragazzo col
casco in testa, ho messo in una piazza degli studenti universitari.
Questa è la prima cosa che ho fatto, che era fondamentale.
Per quanto riguarda
l’abusivismo, è un film che poteva essere fatto pure a New York,
perché si parla di uno che per 24 ore riesce a non spendere soldi,
campando di espedienti, facendo la cavia per le cliniche
farmaceutiche. In più, non mi vergogno di far vedere una Napoli
bella, dei luoghi che sono considerati stereotipi, come il Vesuvio.
Ma che vuoi vedere di Napoli? La criminalità, i rifiuti per strada?
Nei miei film non ci saranno mai, come non ci saranno mai u’
spaghetto a vongola, u’ mandolino, il prendersi il giro con la
pizza e cose così.
Ci sono progetti futuri che non
riguardano Napoli?
AS Siamo
scrivendo con Bonifacci una storia che mi auguro possa
sempre partire da Napoli, ma è una storia universale, un film che
cerca di fare un passo in più rispetto a quello che abbiamo fatto
adesso.
Ascoltando il divertentissimo
scontro tra titani sul set, tra De Sica, dotato di grande
memoria, e Salvatore Misticone, che dimenticava persino il
suo nome, si conclude la conferenza stampa.
Con 548 copie, Il Principo
Abusivo uscirà nelle sale il 14 febbraio.