Ecco il terzo trailer ufficiale
italiano del film G.I. Joe –
La Vendetta sequel di G.I. Joe: La
Nascita dei Cobra e basato sull’omonima seie di giocattoli
per bambini che andavano per la maggiore negli anni ’80.
Nel film il team dei G.I. Joe non
dovranno solo scontrarsi con il loro acerrimo nemico Cobra, ma
dovranno anche affrontare le minacce del governo stesso che mette a
repentaglio la loro esistenza.
Guarda le prime foto ufficiali del
film Una
notte da leoni 3, terzo ed ultimo capitolo della saga
di Todd Phillips con protagonisti Bradley
Cooper e Zach Galifianakis.Le foto sono state
pubblicare come di consueto per le anteprime da Entertainment
Weekly che riporta anche alcune dichiarazioni del
regista:
“E’ la storia di Alan(Zach
Galifianakis) che dopo la morte di suo padre entrerà in
crisi, e il Wolfpack è tutto ciò che gli rimane.Il film sarà una
degna conclusione di questi film dedicati al caos e alle decisioni
sbagliate”.
Vi ricordiamo che la pellicola
uscirà il 24 Maggio 2013. Una
notte da leoni 3 di Todd Phillips vede il ritorno del trio delle
meraviglie formato da
Bradley Cooper,
Zach Galifianakis e Ed Helms che
questa volta riusciranno a passare grandi guai anche lontani da
addii al celibato e da matrimoni in grande stile. Tornano nel film
anche Justin Bartha,
Heather Graham, Jeffrey Tambor, Gillian Vigman, Sasha
Barrese e
Jamie Chung.
Precisamente vent’anni fa veniva
presentata al Sundance Film Festival la pellicola di un anonimo
regista del Tennessee con alle spalle una lunga gavetta come
correttore di bozze e sceneggiatore. Dopotutto, non è da
sottovalutare un quasi-trentenne che vanta già nel suo curriculum
una collaborazione con Tony Scott e un’altra con
Oliver Stone, due grandi nomi di Hollywood.
Il film presentato ha un nome
particolare: Reservoir Dogs, titolo probabilmente
ispirato dalla difficoltà del regista- dovuta a dislessia- nel
pronunciare il titolo della pellicola francese Au revoir, les
enfants, che aveva ribattezzato The Reservoir film.
Dopo una prima visione, il pubblico è sconvolto, spiazzato: c’è chi
sghignazza e chi grida allo scandalo, perché il film presenta delle
scene di una violenza inaudita. Non è, infatti, un successo al
botteghino ma la critica osanna il nuovo genio che è nato,
presentando al prestigioso Festival
di Cannes non tanto l’opera quanto il regista, che finalmente
ha un nome e un cognome e che, a partire da quell’anno, si ritaglia
la propria nicchia di lusso nel dorato mondo della celluloide:
Quentin Tarantino.
E proprio lui dichiara durante la
celebre “Proiezione Faye Dunaway” all’Egyptian theater: “Non so
voi, ma io adoro la violenza al cinema. Quello che mi sconvolge è
tutta quella merda alla Merchant/Ivory!” dove l’accusa non era
rivolta tanto contro i singoli tirati in ballo, bensì contro un
certo tipo di cinema dall’impianto stantio e datato.
Il suo background non è quello
delle scuole di cinema, ma quello delle videoteche e della
cinefilia compulsiva, che lo spinge a “saccheggiare” letteralmente
più elementi stilistici e registici che può dalle pellicole più
disparate, spaziando dai film d’azione e wuxia di Honh Kong ai film
francesi della Nouvelle Vague firmati da Godard o Melville, senza
tralasciare i sottogeneri italiani anni ’70-’80 come il
poliziottesco, lo spaghetti western e l’horror splatter d’autore.
Cita tra i suoi maestri gli italiani Leone, Argento, Fulci,
Soavi, Lenzi, Di Leo, Bava, G. Castellari ma non disdegna
nemmeno Howard Hawks, figura paterna e nume tutelare per il
cineasta. Tarantino arriva comunque in un momento particolare per
il cinema e per la cultura in generale. Assistiamo, infatti, alle
soglie degli anni ’90 ad una vera e propria “crisi dei valori” e
della cultura monolitica: se le pellicole degli anni ’80 vedono
protagonisti eroi fissi, senza sfaccettature, e personaggi manichei
che si muovono in una dimensione divisa tra bene e male, alle
soglie invece dei ’90 si assiste ad un cambiamento; nelle pellicole
i ruoli si confondono, si assiste ad un gioco continuo delle parti
e si perdono i punti fissi di riferimento: gli eroi non sono poi
così buoni e i cattivi non sono esclusivamente perfidi e malvagi
fino al midollo. Il cinema comincia a popolarsi di antieroi,
personaggi ambigui portatori di valori relativi e di una loro
sinistra morale. Ed è proprio in questo solco che si innesta il
germe del pulp, iperrealistico e pop, specchio dell’assurda
violenza grottesca che popola il quotidiano.
Le uniche scuole di formazione
professionale che frequenta il giovane cineasta americano sono
quelle di recitazione (dove comincia a farsi conoscere per i suoi
fitti dialoghi logorroici, costante dei suoi futuri film) e Il
Sundance Institute, tappa fondamentale perché è proprio qui che
presenta la sua opera, il suo primo prodotto definitivo:
Reservoir Dogs, da noi Le Iene.
La pellicola crea
scandalo, divide la critica, scuote gli animi e dà lo slancio alla
nascita di un nuovo genere (o forse alla sua rinascita in chiave
pop): il Pulp, quel “pasticcio” di cui già aveva parlato Charles
Bukowski nel 1995 con il suo romanzo omonimo. Secondo il
dizionario, il termine “pulp” può avere un duplice
significato: può indicare sia un “pasticcio”, ovvero una massa
informe di materia, quanto una serie di riviste di basso costo e
scarsa qualità, diffuse prevalentemente nell’America degli anni
’50, costituite da una serie di racconti brevi (spesso scritti da
nomi noti della letteratura “di genere” come Cornell Woolrich o
Raymond Chandler) a base di sesso, violenza e azione. Le pellicole
di Tarantino probabilmente si avvicinano ad entrambe le definizioni
e, cavalcando l’onda del successo dei suoi film, si crea così un
fenomeno “pulp” globale che riporta in auge anche il già citato
capolavoro di Bukowski scritto nel 1964 e dedicato alla “cattiva
scrittura” ma edito da Feltrinelli solo nel 1995, ovvero un anno
dopo il successo di Pulp Fiction e la morte dello
scrittore.
Alcuni Paesi impongono pesanti
tagli al film (come gli Stati Uniti, con il discorso sulla censura
e il divieto per i minori di 18 anni o l’Italia, dove tutt’ora
viene trasmesso dalle tv “epurato” da alcune scene), addirittura la
Gran Bretagna arriva a ritirare le copie disponibili in vhs. Ma di
lì a breve nascerà un vero e proprio fenomeno mondiale che lancerà
il film nell’empireo della cinematografia mondiale facendolo
assurge a “cult”.
Tarantino cominciò a girare nel
1990, con a disposizione un budget esiguo di 30.000 dollari,
“prestati” dal produttore Lawrence Bender che avrebbe dovuto
ricoprire, inizialmente, il ruolo di Eddie il Bello. Ma tutto
cambiò quando una copia della sceneggiatura originale venne fornita
dalla moglie del suo insegnante di recitazione direttamente al noto
attore Harvey Keitel (che proprio nel 1992 fu presente a
Cannes con due film: Le Iene e Il cattivo
tenente di Abel Ferrara). L’attore non solo rimase
colpito dal copione, ma decise addirittura di co-produrlo: così il
budget lievitò fino a 1.200.000 dollari, investiti quasi tutti per
gli abiti di scena. Tarantino abbandonò definitivamente l’idea di
girare il film con pellicola da 16mm, ma decise di mantenere lo
stesso alcuni elementi della sceneggiatura originale, come
l’integrità spaziale (il film, infatti, è girato principalmente in
un garage, in realtà un’impresa di pompe funebri in costruzione)
riducendo al minimo perfino le inquadrature elaborate, lasciando
libero spazio ai piani sequenza senza apparentemente nessuno stacco
(il che ricorda da vicino l’Alfred Hitchcock di Nodo
alla Gola) liberamente ispirati al capolavoro di Godard
Fino all’ultimo respiro (citato apertamente nella
celebre sequenza dove Mr. Orange e Mr. White ripassano i dettagli
del colpo in auto).
La storia è semplice e
lineare: una banda composta da sei uomini viene formata da Joe
Cabot (Lawrence Tierney) per realizzare un colpo in una
gioielleria di Los Angeles. Gli uomini, senza nome ma
contraddistinti da nomignoli (che richiamano il film Il colpo
della metropolitana di Joseph Sargent) sono Mr. Blue
(Edward Bunker), Mr. Brown (Quentin Tarantino), Mr.
White (Harvey Keitel), Mr. Orange (Tim Roth), Mr.
Blonde (Michael Madsen) e Mr. Pink (Steve Buscemi),
tutti avanzi di galera e fidati sgherri di Cabot. Ma il giorno del
colpo qualcosa va storto: la polizia è già sul posto, Mr. Blonde
apre il fuoco e si scatena una carneficina. Brown e Blue muoiono
sul colpo, Orange viene ferito durante la fuga e ha i minuti
contati. I superstiti si ritrovano in un garage abbandonato, il
luogo dove Joe ha detto di aspettare sue indicazioni… Mr. White
vorrebbe aiutare Orange, suo pupillo; Mr. Pink è riuscito a
scappare con i diamanti e Mr. Blonde (ruolo per il quale, in un
primo momento, si era pensato a nomi del calibro di Edward
Norton, James Woods e George Clooney) mostra tutto il
suo sadismo e la lucida follia nel momento in cui sequestra un
poliziotto legandolo nel portabagagli della sua auto. Ma il dubbio
si insinua nelle loro menti, un atroce sospetto che li porta a
diffidare l’uno dell’altro: c’è una talpa nel gruppo, un infiltrato
della polizia, ma chi?
Su questa trama lineare che ricorda
da vicino la tradizione del noir-gangsteristico americano della
migliore tradizione, Tarantino compone la propria personale
sinfonia giocando con la cultura pop, l’American Way, il teatro
dell’assurdo pinteriano e addirittura quello shakespeariano. I
protagonisti sono davvero “cani da rapina”, iene, animali
sanguinari, sadici e individualisti pronti a sacrificare il loro
prossimo pur di salvarsi la pelle. Non è un caso, forse, che
l’unico dei sei a salvarsi, alla fine (anche se arrestato dalla
polizia) sia proprio Mr. Pink, il più individualista del gruppo,
colui che fin dall’inizio dichiara le sue vere intenzioni nel
momento in cui rifiuta di dare la mancia alla cameriera.
Il film può essere inteso come una
cinica apologia della nostra società contemporanea: siamo animali
pronti a sbranare il nostro prossimo pur di preservarci, come
recitava il vecchio motto del filosofo Hobbes “Homo Homini
Lupus”. I sei uomini sono spietati e pronti a tutto, ma a
loro modo ognuno ha un’etica, una sorta di “codice morale dei
ladri” che li porta a seguire un determinato modello di
comportamento: Mr. Blonde non tradirebbe mai Joe ed Eddie, è solo
un pazzo sadico che vuole divertirsi, un “cane pazzo”; Mr. White si
lascia letteralmente “fregare” dal sentimento di amicizia e
protezione che lo spinge verso Mr. Orange, tant’è che arriva
addirittura a soppiantare la propria etica, anche se nel finale
viene punito cinicamente dagli eventi (o dal Destino?) che gli
mostrano inesorabilmente l’errore di valutazione compiuto
quando ormai è troppo tardi.
Da molti critici il film è stato
paragonato (o comunque confrontato) con l’opera di Stanley
KubrickRapina a Mano Armata, ma le diversità tra
le due pellicole sono profonde e significative: prima fra tutte, la
frammentazione del tempo della storia, di cui Tarantino è un
esperto, totalmente assente nel film di Kubrick che invece sceglie
di raccontare cronologicamente la preparazione di un colpo in un
ippodromo, destinato a finire tragicamente; inoltre, un’altra
particolarità che distingue Le Iene è l’assenza della
pianificazione, lo spettatore viene coinvolto fin dalle prime
inquadrature nella banale quotidianità di un gruppo di uomini
rozzi, nevrotici, sboccati che discutono di donne, sesso, canzoni
di Madonna, mance e cameriere. Improvvisamente, dopo i titoli di
testa (rigorosamente in giallo su fondo nero) ci troviamo a rapina
compiuta: non vediamo cosa accade nella gioielleria, il massacro,
possiamo solo intuirlo e ricostruirlo dai racconti dei
sopravvissuti e dai flashback che ricostruiscono i frenetici eventi
e le personalità complesse di questi loschi individui.
Proprio come in un
dramma del Bardo, è la parola ad avere la meglio su complesse
scenografie e perfino sul potere immaginifico del cinema stesso; la
parola, i dialoghi costruiscono la struttura della narrazione
proprio dove i personaggi “fanno”, letteralmente, la storia. Fin
dalla carrellata iniziale, con il dolly che gira intorno ai
personaggi prima prendendone le distanze poi avvicinandosi
cautamente, dai loro dialoghi intrisi di cultura popolare e
apparentemente senza senso capiamo in realtà la loro psicologia:
Mr. Pink è un egoista, individualista che si rifiuta di dare un
dollaro di mancia alla cameriera; Mr. Orange è pronto a fare la
spia a Joe, svelando subito il suo gioco pericoloso su due fronti;
Mr. Blonde è ciecamente fedele al capo Joe, pronto ad ubbidire a
qualunque ordine; Mr. White tiene testa al capo, lo conosce bene e
ha grinta da vendere, ma il suo lato debole è proprio l’istinto di
protezione paterna verso Orange, che siede al suo fianco perfino a
tavola;
Mr. Blue è schivo e taciturno; Mr.
Brown è assurdo e logorroico come Tarantino stesso, che realizza
con questo film il suo sogno di scrivere, dirigere e interpretare
una sua opera. Un’ultima attenta analisi riguarda il personaggio di
Mr. Orange e il suo aspetto meta- cinematografico: il personaggio
interpretato magistralmente da Tim Roth è la quintessenza
dell’attore, poiché in realtà il poliziotto Freddy Newandyke è
costretto ad interpretare un ruolo, si cala in esso, lo studia
attentamente vivisezionandolo al microscopio e finisce non solo per
crederci totalmente, per abbandonarsi ad esso, ma per modellarlo su
sé stesso e per viverlo fino in fondo, perdendo il labile confine
tra finzione e realtà: si sente un gangster, acquisisce il loro
linguaggio e il loro modo di pensare; uccide una donna a sangue
freddo, e quando l’atto è ormai compiuto lo spettatore non si sente
nemmeno più in grado di giudicarlo in alcun modo.
Il gusto di Tarantino per la
citazione cinefila si vede già a partire da quest’opera prima: per
esempio, l’uso del cosiddetto “Mexican Standoff” nel finale
del film, ovvero un “triello” (duello a tre) dove i personaggi di
Eddie il bello, suo padre Joe e Mr. White si tengono sotto tiro
contemporaneamente; il cineasta usa una tipica inquadratura cara
allo spaghetti western italiano e in particolare a Sergio
Leone, che ne introduce uno ormai famosissimo nel finale del
cult Il buono, il brutto e il cattivo dove i tre
protagonisti si affrontano, faccia a faccia, in un cimitero. Allo
stesso modo, un’altra scena ad alto tasso di cinefilia può essere
considerata la memorabile sequenza della tortura, una delle più
censurate della storia del cinema, dove il sadico Mr. Blonde si
diverte a torture e tagliuzzare il povero poliziotto sequestrato.
La scena ha un gusto fortemente grottesco, e la violenza che la
pervade scivola in un’assurda atmosfera ironica ed eccessiva
riconfermando quelle tesi che leggono il mondo descritto da
Tarantino come chiuso in sé stesso, autistico insomma, fumettistico
ed eccessivo quindi per questo totalmente avulso e lontano dalla
realtà stessa. L’azione di Mr. Blonde è sottolineata dal sapiente
uso di un pezzo rock degli anni ’70, “Stuck In The Middle With
You” dei Stealers Wheel, una scelta particolare che ricorda da
vicino quella compiuta da Lucio Fulci nel lontano 1972 nel
film Non si sevizia un Paperino.
Eppure, nemmeno il genio di
Tarantino è riuscito ad evitare le accuse di plagio che sono state
rivolte al film, e a nulla è servito il suo intervento con la
famosa frase “i grandi artisti non copiano: rubano” a sua
volta “rubata” dal compositore Igor’ Stravinskij. Un fan lo accusò
di aver copiato in modo imbarazzante un film di Ringo Lam
datato 1987 ed intitolato City on Fire. Le analogie
più evidenti sono nella sinossi, nella sparatoria finale (il
“triello”) e nella scelta stilistica in base alla quale la scuola
di Hong Kong mette in scena un mix letale di realismo, pessimismo,
crudeltà, durezza nelle immagini e perdita di qualunque distinzione
tra buoni e cattivi, ma alla fine anche queste critiche accese
decadono, nel momento in cui Tarantino dichiara di essere un fan
del regista Lam e di avere un poster del suo film in casa; ma molti
altri sono i film che il regista cita e saccheggia, a partire da
Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah fino al
cultissimo The Blues Brothers di John Landis.
Ma forse è proprio questa una delle abilità maggiori del cineasta
del Tennessee: saper rielaborare, secondo una sensibilità e un
gusto assolutamente personali, elementi disparati tratti dalla
cultura e dall’immaginario pop.
Tarantino modella i suoi personaggi
giocando sul labile confine del bene e del male; essi non subiscono
un giudizio manicheo da parte del loro demiurgo “creatore”, vivono
indipendentemente cogliendo tutte le infinite sfumature della
realtà. E la loro forza è proprio in questo: nel riuscire ad essere
assurdamente normali, pur essendo calati in un contesto di genere
che rafforza l’aspetto fittizio della messinscena cinematografica;
i dialoghi riproducono fedelmente il linguaggio della quotidianità,
come nel teatro di Harold Pinter o nelle sceneggiature di David
Mamet: il linguaggio forte, decisamente “politicamente scorretto”,
serve per riprodurre l’alienazione umana nella realtà
contemporanea, ormai svuotata di significato. Il cinema di
Quentin Tarantino è un’overdose cinefila per gli occhi e per
i palati degli spettatori più attenti, un tripudio di immagini e
citazioni che celano, però, un significato molto più profondo e
stratificato di quanto può apparire, semplicemente, in
superficie.
Sembra che il sindacato
degli sceneggiatori americani, il Writers Guild of America che
ogni anno pre-oscar consegna i premi di categoria ha escluso dalle
nomination molti illustri
Sembrerebbe un bello scherzo se
fossimo in periodo di Carnevale, invece sembra proprio che
Franco Nero, noto attore italiano protagonista nel
’66 di Django, film di Sergio
Corbucci, abbia postato sul suo profilo di Facebook la
sceneggiatura di Django
Unchained.
Dal frontespizio possiamo leggere
che si tratta (salvo falsi) del finale draft, ovvero la versione
finale, della sceneggiatura di un film dal titolo
Django Unchained, scritto e diretto da
Quentin Tarantino e datata il 26 aprile 2011.
Questi ultimi dettagli lasciano ben poco spazio all’immaginazione,
ma chissà se Nero non si sia voluto divertire facendo un grande
scherzo ai suoi amici, e se così non fosse, chissà se Tarantino è
stato informato dell’iniziativa dell’attore.
Django
Unchained uscirà il giorno di Natale negli USA, mentre
da noi lo potremo vedere il 17 gennaio 2013. Nel cast del film
compaiono Jamie Foxx, Christoph Waltz,
Kerry Washington, Kurt Russell e Leonardo
DiCaprio oltre ad esserci una piccola parte anche per lo
stesso Franco Nero. A questo link trovate la
sceneggiatura così come l’ha postata Nero, a seguire invece potete
vedere la nostra gallery del film:
Sin da bambino
Quentin Tarantino ha coltivato la passione per
il cinema fino a diventare un esperto cinefilo prima e un regista
poi. Non ha frequentato nessuna scuola di cinema: è stato un comune
spettatore che ha appreso da autodidatta e ci ha restituito
capolavori come Pulp Fiction, Kill Bill, Sin City e
il più recente Bastardi senza gloria. Denominatori
comuni della sua produzione cinematografica sono i dialoghi
pregnanti (non a caso Tarantino ha ottenuto l’Oscar per la migliore
sceneggiatura originale in Pulp Fiction), la violenza, le scene
disposte alla rinfusa.
La regista danese Susanne
Bier non sembra subire l’ansia di prestazione dopo la
vittoria dell’oscar per In un mondo migliore (2010) e con
Love is all you need porta sullo schermo
una commedia romantica ben calibrata, dai toni lievi e la giusta
dose di malinconia.
In Love is all you
need il matrimonio in Italia di una coppia di giovani
danesi porta le due famiglie in una suggestiva e decadente villa di
Sorrento, mettendo a nudo, con disincanto ed ironia, le rispettive
turbe, i conflitti generazionali, e gli strascichi di sfide
complicate e, purtroppo, sempre aperte. Ida (Trine
Dyrholm), madre della futura sposa, deve fare i conti con
un matrimonio fallito e, soprattutto, con la paura di non aver
sconfitto un cancro al seno; Philip (Pierce
Brosnan), il padre dello sposo, con il dolore, mai
superato, della perdita: la morte incidentale della moglie
amata.
Love is all you need, il film di
Susanne Bier
Se i preparativi delle
nozze si possono considerare la chiave di volta della narrazione,
sono i due personaggi di mezza età il cuore dei giochi e della
riflessione: infatti spiccano su tutti, sia per la maturità
dell’interpretazione, sia perché costruiti più in profondità. Ida e
Philip sono riflessi sfumati e familiari di quella che si può
considerare l’ironia dell’esistenza: non tutto vien per nuocere, e
anche l’angoscia e la tristezza non distruggono la voglia di vivere
e di amare. L’importante è che si lasci uno spiraglio aperto:
intelligenza ed umorismo fanno il resto.
Attorno a loro una serie di
personaggi scombinati e comunque interessanti per le loro diverse
sfaccettature: i figli sono insicuri, arrabbiati; la cognata di
Philip invadente, insopportabile ma, probabilmente, semplicemente
sola. E poi c’è il marito di Ida, macchietta insensibile e
“sempliciotta” che finisce per scaturire pena.
Fatta eccezione per un’iniziale
omaggio da cartolina a una Sorrento ultra romantica e luminosa, in
Love is all you need anche l’ambientazione
gioca la sua parte e, se a tratti è sul punto di scadere nello
stereotipo italiano (da cui, ad esempio, Woody Allen ha di recente “sgraziatamente”
attinto), tra passeggiate all’ombra di alberi d’agrumi e le note
fastidiose di “That’s Amore”; a ben vedere è semplice
funzione dei sentimenti raccontati, tra cui non manca la nostalgia
del tempo che fu, giustamente evocata dalle mura degradate della
villa, in passato animata dalle vacanze estive del protagonista e
della sua famiglia.
Fiocco di neve è
speciale, è l’unico gorilla bianco al mondo. Infatti, viene portato
nello Zoo di Barcellona e sin dall’inizio è ammirato e coccolato
dai visitatori. Ma a causa della sua pelliccia non riesce a fare
gruppo con gli altri gorilla, quindi, Fiocco di Neve avverte questo
disaggio e appena viene a sapere che la Strega del Nord arriva in
città decide di andare a trovarla per chiederle aiuto. Mentre lui
cerca una soluzione, Luc de Sac, uomo bersagliato dalla sfortuna,
vuole impossessarsi del suo cuore e fare un incantesimo per
cambiare la sua vita, lo ostacoleranno gli amici di Fiocco di Neve
Leo, Paula e il panda rosso Miguel.
Così come accadde per
Il Signore degli Anelli, anche
Lo Hobbit – un viaggio
inaspettato avrà le sue edizioni estese home video. I
fan accaniti stanno già facendo il conto alla rovescia per
andare
Sembra che questa volta il principe
del cinema spagnolo, Pedro Almodovar, abbia realizzato un film più
eccentrico del solito. Ecco a seguire infatti il trailer di
Los amantes pasajeros,
Sembra che il
produttore de La Talpa,Eric
Fellner abbia messo in cantiere un sequel del bellissimo
film dello scorso anno, che ha conferito a Gary
Oldman la sua prima
Il sequel di The Amazing Spiderman
comincerà la sua fasevera e propria di produzione a febbraio.
Mentre la maggior parte dle cast principale è già stata scelta, si
comincia a speculare su quale sarà la trama e su quale dei
personaggi principali morirà.
Diciamo a quelli che non conoscono
il fumetto di fare attenzione, perchè potrebbero seguire
SPOILER.
Stando a quanto dicono fonti vicine
alla produzione, la London Extras è stata chiamata in causa per
fornire delle comparse per una scena di un funerale da girare il 14
febbraio. Non si sa ancora di chi sarà il funerale in questione,
qualcuno pensa si possa trattare del funerale di Gwen Stacy (Emma
Stone), altri invece pensano a quello dello zio Ben, dal momento
che Martin Sheen ha confermato da poco la sua presenza nel film in
forma di flashback. La stessa agenzia ha riferito che per il film
serviranno anche un gruppo di persone per impersonare scienziati,
ma non si sa nulla in merito, solo che le riprese di questa scena
verranno effettuate tra marzo e luglio.
Arriva al cinema anche in Italia
Ralph Spaccatutto, il nuovo atteso film
d’animazione targato Walt Disney Animation e
diretto da Rich Moore, con protagonisti
Sarah Silverman e John C. Reilly.
In Ralph
Spaccatutto da 30 anni Ralph spacca i vetri del palazzo
vicino alla sua discarica, e da 30 anni Felix aggiusta tutto ciò
che Ralph distrugge osannato dagli inquilini che lo festeggiano e
gli regalano torte calde e profumate. Ma Ralph è scontento di
essere sempre il cattivo ragazzo, vuole dimostrare che può essere
anche buono e che non solo Felix può conquistare delle medaglie.
Così lascia la sua casa e va in cerca d’avventura per riuscire a
conquistare una vera medaglia da eroe.
Quella appena raccontata è una
storia particolare, si svolge in una sala giochi, o meglio, nei
videogiochi, dove Ralph è uno Spaccattutto di un videogioco a 8
bit, il classico cattivo che alla fine del gioco viene messo KO dal
buono di turno, Felix. Con queste premesse la Disney ci invita al
cinema per gustare un altro grande film della sua immensa e
preziosa filmografia, Ralph Spaccatutto. Una
storia originale si circonda di un velo di nostalgia e ci regala le
grandiose avventure di Ralph che per riuscire nel suo proposito non
esita a infilarsi in altre storie, altri videogame, alterandone i
microcosmi e regalando tante emozioni al pubblico.
Ralph Spaccatutto, il film
In realtà il ritmo del film si
dilata eccessivamente nella parte centrale allontanandoci un po’
dal filo del discorso, ma per il resto, il film diretto da
Rich Moore è una vera chicca. Il regista usa con
sapiente gusto dell’action la tecnica stereoscopica, riuscendo a
sfruttarla per il bene del racconto, senza mai farci perdere
l’orientamento nel mondo di bit che per 90 minuti ci circonda.
Come di consueto, straordinario il
cast di attori che prestano le loro voci ai personaggi principali
del film, a partire da Ralph, doppiato in maniera egregia da
John C. Reilly, per finire a Jane
Lynch nei panni corazzati del Sergente Calhoun, passando
per l’energica, quasi isterica, Vanellope, doppiata da
Sarah Silverman. Come ogni film Disney che si
rispetti, anche in Ralph Spaccatutto c’è una bella morale, forse
questa volta meno immediata e più complessa per il pubblico di
tenera età. Ognuno ha un ruolo nel mondo, ognuno ha la sua
importanza, bisogna accettare di far parte del gioco, senza però
rinunciare a quello che si è veramente.
Ralph Spaccatutto
è un film commovente e ben fatto, con delle ottime musiche, che
trova nel citazionismo nostalgico dei vecchi videogames la parte
più divertente e meglio riuscita nel suo complesso.
Mark
Wahlberg rilascia per la prima volta dichiarazioni
ufficiali sul prossimo film che lo vedrà protagonista:
Transformers 4. L’attore vive un momento molto
felice della sua carriera e sembra davvero entusiasta di prendere
parte ad un altro film di Michael Bay:
“Sono davvero entusiasta di
‘Transformers'”, dice Mark Wahlberg.
“Michael Bay e io abbiamo appena fatto ‘Pain & Gain’ e abbiamo
avuto un buon rapporto sul set. Venne da me un po’ di tempo fa
e mi disse: ‘Io sono a lavoro su un reboot completamente
diverso di Transformers ‘. Sei interessato?’ io Ho detto: ‘Sì, lo
farò!’. Mi piace l’idea e penso che possiamo fare qualcosa di
veramente fresco. Non si tratta di qualcosa di già stabilito e io
sono solo lì per ottenere solo uno stipendio. Io pensando che
questo è il ruolo più importante della mia carriera e posso fare
qualcosa di veramente speciale. “ “E ‘l’unica volta che i
miei figli sono interessati al film che sto facendo”, dice
ridendo.
Le riprese di Transformers
4 inizieranno a Maggio e l’uscita USA invece è prevista
per il 27 giugno 2014. L’attore sarà presto al cinema con il film
Broken City di Allen Hughes che debutterà il 18 Gennaio e di
cui è già uscito il trailer. Per tutte le notizie su Transformers
4 vi segnaliamo il nostro speciale: Transformers.
Sarà Hans Zimmer a
comporre la colonna sonora di The
Lone Ranger di Gore Verbinski.
Il compositore di origine tedesca sostituirà Jack White
precedentemente annunciato e costretto a lasciare per conflitti
sulla pianificazione.
The
Lone Ranger, di cui è uscito il Full Trailer qualche
settimana fa, uscirà il 31 Maggio 2013 e vede protagonisti
Johnny Depp e
Armie Hammer in un emozionante avventura
intriso di azione e umorismo, in cui viene portato il famoso eroe
mascherato alla vita con occhi nuovi. Nel cast del film
anche Helena Bonham Carter, Ruth
Wilson, Tom Wilkinson, William Fichtner.
In The
Lone Ranger, Johnny
Depp interpreta il guerriero indiano Tonto, fedele
amico del protagonista il cui ruolo è stato affidato ad
Armie Hammer. Depp e Hammer saranno affiancati da un
cast di stelle internazionali tra cui Tom
Wilkinson, nominato due volte dall’Academy Award per
“Michael Clayton” e per “In the Bedroom”, vincitore di un Emmy e di
un Golden Globe; William Fichtner, il
vincitore di un Emmy, Barry Pepper; James
Badge Dale; Ruth Wilson, star televisiva
in “Jane Eyre” e “Luther”;
Helena Bonham Carter, due nomination all’Oscar e sei
nomination ai Golden Globe (“Il discorso del re” “Alice in
Wonderland”). L’uscita del film è prevista per il 31 maggio
2013.
The
Lone Ranger è un emozionante film d’avventura intriso
di azione e humor, in cui il famoso eroe mascherato torna a
rivivere attraverso nuovi occhi. Il guerriero indiano Tonto
(Johnny
Depp) racconta la storia di John Reid
(Armie
Hammer), uomo di legge che divenne leggenda,
trascinando il pubblico in un’avventura fatta di imprese epiche e
rocambolesche, vissute dai due eroi impegnati nella lotta
all’avidità e alla corruzione.
The
Lone Ranger è scritto da Ted Elliott e Terry Rossio
(“Pirati dei Caraibi”), Eric Aronson e Justin Haythe. Mike Stenson,
Chad Oman, Ted Elliott, Terry Rossio, Eric Ellenbogen ed Eric
McLeod sono i produttori esecutivi della pellicola.
Arrivano dall’Hollywood
Reporter le prime cifre di incassi raccolte negli USA da
Lo Hobbit: un viaggio
inaspettato. Anche se non rappresenta un record da primato il
film nelle proiezioni di mezzanotte ha incassato ben 13 Milioni di
Dollari che è un vero record nel mese di Dicembre, superando così
Il Ritorno del Re.
Il film secondo gli analisti
dovrebbe raggiungere i 90 milioni di dollari nel primo fine
settimana superando il record di Io sono leggenda di 77 milioni nel
mese di Dicembre. Insomma, non ci resta che aspettare ulteriori
notizie sulla cavalcata vincente del film. Tutte le info utili sul
film nella nostra scheda film: Lo Hobbit: un viaggio inaspettato. Per
tutte le notizie sulla trilogia vi consigliamo il nostro speciale:
Lo Hobbit.
Dopo la proiezione alla Casa
del cinema di Love is all you need della
regista premio Oscar Susanne Bier, si è tenuta
oggi, 14 dicembre, la conferenza stampa presso l’Hotel Sofitel
Rome, alla presenza dell’autrice stessa e dell’attrice
Trine Dyrholm, protagonista in questo film
romantico, delicato e profondo.
Guarda il decimo videoblog pubblicato
da PeterJackson
deLo Hobbit: un viaggio inaspettato,
dedicato alla Premiere mondiale tenutasi il 28
Novembre a Wellington.
A sette anni dal suo ultimo
successo internazionale, I Segreti di Brokeback
Mountain, il regista di Taiwan Ang Lee torna al cinema con Vita
di Pi, un’avventura affascinante, epica e straziante, con
un gran finale a sorpresa e un apparato visivo straordinario.
In Vita di Pi, Pi
è un giovane indiano che, per seguire i genitori e il loro zoo in
Canada, si imbarca su una nave mercantile per attraversare il
Pacifico. In prossimità della fossa delle Marianne, una tremenda
tempesta si abbatte sulla possente imbarcazione, e la fa
colare a picco. Il povero Pi sarà l’unico superstite del naufragio,
lui e una tigre del Bengala di nome Richard Parker. Ma si sa,
convivere con una gigantesca tigre affamata nell’angusto spazio di
una scialuppa di salvataggio di trenta posti non è proprio il
massimo, e così Pi dovrà industriarsi per sopravvivere, permettendo
anche all’animale di rimanere in vita.
Un film affascinante e coinvolgente
Vita di
Pi è un film affascinante e coinvolgente, con una
scenografia mozzafiato e un 3D, nato in casa Cameron, che toglie il
fiato. Ang Lee sembra andare molto d’accordo con la
tecnica, rivelandosi perfettamente in grado di gestire spazi,
movimenti e personaggi all’interno dell’inquadratura, senza perdere
mai di vista l’aspetto spettacolare della vicenda. Forte di una
buona sceneggiatura, basata sull’omonimo romanzo di successo di
Yann Martel, il film si basa su una struttura di racconto in prima
persona: è lo stesso Pi che, dopo le sue avventure, racconta ciò
che gli capitò durante il periodo che visse da naufrago anni prima
ad uno scrittore in crisi che cerca una storia interessante di cui
scrivere.
La dimensione del racconto,
l’atmosfera terribilmente reale eppure favolistica che conservano
le immagini, la presenza quasi ancestrale di una tigre che impara a
convivere con un ragazzo di appena 16 anni, sono questi gli
elementi che conferiscono al film un’aura di magia, che ne aumenta
il fascino e restituisce allo spettatore un grandioso racconto di
crescita e di sopravvivenza dell’uomo contro la natura. Gli effetti
digitali del film si distinguono per lo straordinario uso della
luce e dei colori, vivide macchie dalle infinite sfumature che si
fondono nei tramonti più luminosi e nelle notti più splendenti di
stelle. Straordinarie sono le scene, ben visibili nel trailer del
film, del salto della megattera e del tramonto sul mare piatto come
una tavola, mentre Pi affida alla corrente un messaggio in un
barattolo.
Vita di Pi è un
film profondamente poetico, che nel finale regala una rivelazione
inaspettata e brutale, che si infrange contro la disponibilità
dello spettatore a credere nelle favole. Straordinario film a
ragione considerato uno dei favoriti per la stagione dei premi
2013.
L’associazione Enrico Appetito
in collaborazione con l’impresa sociale Life Etik organizzano per
l’associazione per la ricerca e la cura della psichiatria dell’età
evolutiva Grande Cocomero la mostra fotografica “Foto Culto”
Guarda il corto Die Again, Undead
One di Roman Coppola
con protagonista Jason
Schwartzman nei panni di un cacciatore di vampiri poco
tradizionale e intergalattico.
Ecco le prime dichiarazioni del
registe Len Wiseman al lavoro sul reboot de La mummia per la
Universal. Il regista del remake di Total Recall e Underworld è
stato intervistato da Movieweb e ha descritto il suo film come:
“Una versione moderna
de La mummia, cosa succederebbe se ci imbattessimo in una mummia
nel mondo di oggi. E’ piuttosto affasciante”“Non ha nulla a che fare con i film di Brendan Fraser,
non è un remake qualsiasi. La mummia è uno dei personaggi iconici
della Universal molto prima dei film con Brendan Fraser. Questo
sarà una cosa diversa, c’è ancora uno script da scrivere ma
l’intenzione è stata quella di andare su un tono molto
diverso.
Vi ricordiamo che il copione è
attualmente in fase di scrittura ad opera di Jon Spaihts
(Prometheus).
In attesa di ricevere conferma sui
rumors che danno per Darkseid il cattivo del prossimo film Justice League, arrivano da Latino Review
nuove notizie su quale sarà la storia del film tanto atteso.
Guarda il Full Trailer di Zero Dark Thirty, il nuovo film del Premio
Oscar Kathryn Bigelow, il filmato è l’ultimo contributo che
uscirà per promuovere la pellicola che ieri
Continua a procedere a vele
spiegate la carriera della bella Amber
Heard che prestò affiancherà Kevin
Costner nel film Three Days to Kill del regista McG, la
pellicola scritta da Luc
Besson
Arriva la conferma che Garrett Hedlund, protagonista di Tron Legacy e
recentemente visto in On the Road sarà anche nel sequel del film reboot di
Tron di Steven Lisberger del 1982.
Guarda il Trailer Italiano del film
Pacific
Rim di Guillermo Del Toro che vede protagonisti
Charlie Hunnam, Clifton Collins Jr., Idris
Elba, Max Martini, Rinko Kikuchi e Ron
Perlman. La pellicola dovrebbe debuttare in 2D e 3D il 12
luglio 2013.
Per tutte le info sul film vi segnaliamo la nostra Scheda Film:
Pacific
Rim.
Sono state annunciate a Los Angeles
tutte le nomination dei Golden Globe 2013, l’atteso premio
della critica che anticipa un po’ gli umori degli Oscar. Ecco tutti
i candidati di quest’anno: