Storia famosa ed evocativa, presente. Cast interessante che abbraccia un pubblico di grandi e di piccoli, presente. Colonna sonora stratosferica, presente. Investimento economico per la realizzazione, presente. Ambizione, presente. Come ha fatto lo Schiaccianoci 3D a venir fuori così com’è?
Lo Schiaccianoci, diretto da Andrei Konchalovsky, ripercorre a grandi linee la lotta tra bene e male che vede implicato il principe Schiaccianoci contro il perfido Re dei topi, con qualche ammodernamento nella modalità di scontro tra le due parti.
Pur rimanendo fedele allo spirito dell’opera originale, o almeno tentando di rimanere fedele, il film sprofonda progressivamente a causa probabilmente di un adattamento del doppiaggio assolutamente imbarazzante. La musica di Tchaikovsky, da sola pura poesia in note, diventa un fastidioso motivetto sul quale si cantano improbabili versetti sulla Teoria della Relatività.
D’altronde non è solo questo il difetto di un film che procede lento e non riesce a coinvolgere lo spettatore nemmeno nelle fasi finali più concitate. E pensare che le prime immagini accompagnate dalle note originali del famoso balletto russo facevano ben sperare! 
Il cast di Lo Schiaccianoci vede da una parte la giovane Elle Fanning, molto brava in genere eppure qui eternamente stupida e spaventata anche se la sua Mary sottolinea a più riprese che lei non ha paura e non si meraviglia nel vedere giocattoli prendere vita. Dall’altra parte c’è il perfido Re topo, vanesio e sciocco, interpretato da John Turturro, a stento riconoscibile sotto il suo finto naso da topo. Proprio i nasini e le orecchie pelose dei perfidi roditori sono invece notevoli, per quanto chiaramente finti riescono ad omogeneizzarsi con i volti degli interpreti regalando loro quell’aria viscida e disgustosa di cui devono essere necessariamente provvisti i topi.
Nel cast di Lo Schiaccianoci anche Frances de la Tour, la Madame Maxime di Harry Potter e i Calice di Fuoco, nel doppio ruolo della governante e della Regina dei topi, tutti e due ruoli abbastanza marginali ma ben riusciti e che danno un tocco di umorismo ad alcune scene. Il punto più basso del film resta però il doppiaggio, soprattutto quello riservato a Nathan Lane; la storica voce di Timon de Il Re Leone in questo caso interpreta un non meglio specificato zio Albert che con un fastidiosissimo accento tedesco spiega ai nipoti la formula E=mc2 …
Lo Schiaccianoci 3D è uscito da circa un anno in USA e UK, e forse per una volta siamo in accordo con gli imbarazzanti ritardi delle uscite straniere in Italia.





Highlander – L’ultimo immortale è un film del 1986 diretto da Russel Mulcahy e scritto a sei mani da Gregory Widen, Peter Bellwood e Larry Ferguson. Questo film ha rappresentato indubbiamente un cult per gli anni ’80 offrendo al pubblico una serie di peculiarità che hanno immediatamente catturato l’attenzione ed il gradimento degli spettatori. Da una sceneggiatura intrigante e romanzesca, ad un cast di primissimo livello, sino ad arrivare a effetti speciali che oggi possono apparire modesti se non pretestuosi ma per il tempo non comuni; e per finire una delle colonne sonore più indovinate di sempre.


Peter Bunning (
Non è casuale la scelta del nome del cattivo come titolo del film: è lui a dare impulso alla vicenda, ad ispirare e creare i presupposti per la storia… dopotutto non tutti i mali vengono per nuocere! Ed estremamente curioso è il fatto che sia stato proprio un bambino, precisamente il figlio dello sceneggiatore, James V. Hart, a suggerire la trama del film, facendo notare che Uncino non era stato realmente inghiottito dal coccodrillo, ma era riuscito a fuggire e, come ogni cattivo che si rispetti, non si era arreso. Il film, c




Il film, realizzato con un budget limitato (5 milioni di dollari) e quasi interamente interpretato dallo straordinario

Il punto di forza del film sta nella sfida che propone allo spettatore: credere ai fantasmi e alla natura soprannaturale dell’enigma del film, o restare incollati alla razionalità, pensando che ogni apparente manifestazione dell’irrazionale, dell’aldilà, per quanto forte, sia solo una suggestione? Ovvero, stare con Laura, madre disperata che sceglie di cedere e credere alle presenze, o con il marito medico Carlos, per il quale la medium è una fattucchiera, le voci intercettate dei bambini fantasma una bieca impostura, e l’unica soluzione – un po’ codarda, testimone forse d’una paura che giocoforza dà credito all’irrazionale – è lasciare la casa e cambiare vita? Non è facile, per chi guarda, decidere da che parte stare, ed è un bene, una strategia efficace, che rende spesso ambiguo lo statuto di ciò che viene mostrato: relazione oggettiva della horror-cinepresa o esplorazione e proiezione dei pensieri, delle paure e delle suggestioni di Laura?


