Thomas Wilson, il
volto indimenticabile di Biff Tannen nella trilogia di
Ritorno al Futuro, conosceva bene il suo
personaggio e i suoi modi di fare a causa di diverse esperienze
nella vita reale. In una intervista al The Hollywood Reporter in occasione
del 21 ottobre 2015, data in cui Marty McFly arriva nella Hill
Valley del futuro nel secondo film della saga, l’attore ha spiegato
come il personaggio è stato creato.
“Ero un ragazzino sempre magro e
malaticcio, sono stato spinto e picchiato da diversi bulli
durante tutta la mia infanzia, finché non sono diventato più
grosso di chiunque e la cosa è finita. Conoscono benissimo come
questi ragazzi operano, soprattutto la loro gioia nello spaventare
le persone. Li guardavo spesso in faccia, dunque non è stato
difficile ricreare le loro espressioni.”
Nonostante questo non è stato facile
creare il personaggio di Biff: “Si tratta di un personaggio iconico
della cultura pop, eppure è stato molto difficile interpretarlo,
sono fiero del lavoro che ho fatto. Sono più bravo come attore e
artista sul set, più che come ‘icona leggendaria’, sono infatti
sempre impegnato e raramente riesco a presenziare gli eventi legati
a Ritorno al Futuro.”
“All’epoca non avevo davvero idea
che quei film potessero penetrare così a fondo nell’immaginazione
americana e non solo, sono davvero entrati nel cuore della gente,
che ancora mi ferma e mi riconosce. È qualcosa di incredibile, che
ti gratifica costantemente.”
Porsi delle regole può sembrare il
modo migliore per imprigionarsi da soli oppure il preludio a una
ribellione e a una maggiore libertà. Un paradosso che, più ci si
riflette su, e meno sembra tale.
Inscritto tra le righe del
manifesto di Dogma 95, avventura in cui
Thomas Vinterberg segue il mentore Lars
Von Trier, c’è una forte spinta a stimolare la creatività:
una cosa che il paradosso sa innescare bene. Impegnarsi di più,
imparare meglio a rompere gli schemi, a creare regole per poi,
sottilmente, trasgredirle. Il voto di castità a cui i registi
aderenti al movimento prestavano giuramento, mirava a una
purificazione del cinema dagli effetti speciali, dai trucchi
utilizzati per nascondere la realtà che, in fondo, era proprio ciò
che il cinema voleva mostrare. Attraverso la stesura di 10 regole
si voleva limitare all’indispensabile l’intervento della tecnologia
sulla realtà dei fatti. Le riprese andavano effettuate nei luoghi
reali, senza scenografia alcuna; il suono doveva essere
indiscutibilmente quello di presa diretta e non era prevista
alcuna colonna sonora, se non diegetica; le riprese andavano
effettuate a mano e senza illuminazioni speciali, così come non
erano ammessi particolari ottiche e filtri; il film non poteva
inoltre essere accreditato a nessun regista, doveva essere girato
in 35 mm e rispettare la sacra regola del hic et nunc.
Ebbene sulla carriera di
Vinterberg, il movimento nato nel 1995 – che durò 10 anni e
35 film – ebbe un effetto propulsorio di cui ancora oggi si
vedono i segni. Festen, Gran Premio della
Giuria a Cannes nel 1998, fu un successo di critica e box office ed
è tuttora il film più celebre dell’autore danese. E, tra i film
Dogma, fu anche quello che più ispirò, e continua a farlo,
film-maker indipendenti a seguire il sentiero tracciato da Von
Trier e soci. Il cinema rifiutava di essere un fatto elitario, si
spogliava del costoso trucco e si concentrava sullo spettacolo puro
della realtà.
Vinterberg si allontanerà dal Dogma
definitivamente nel 2003 – due anni prima del suo scioglimento
ufficiale -, con il film Le forze del destino ma, prima di
farlo, si lancerà in un altro esperimento che sembra conservare
l’influenza del movimento. Nel 1999 dirige infatti il videoclip di
No distance left to Run, singolo della band inglese
britpop capeggiata da Damon Albarn, i Blur.
Proprio come nei film Dogma – anche se con le dovute, evidenti
differenze – , Vinterberg attua un’opera di decostruzione, stavolta
più concettuale che formale. Il videoclip consiste infatti in un
dietro le quinte inedito, fatto delle riprese a carattere
documentario dei quattro musicisti che, semplicemente, dormono. A
subire la decostruzione è la star, che viene defraudata di quel
titolo che sembrerebbe porla più in alto della persona comunemente
non nota, diventando un semplice individuo che dorme, si rotola nel
letto, si stropiccia la faccia proprio come tutti. Dopodichè,
chiuderà la sua avventura con Dogma, lasciando però la porta
socchiusa. Infatti, a uno sguardo complessivo sul lavoro del
regista danese, non viene poi così difficile unire i punti e
tracciare le linee di una poetica autoriale che si sta sviluppando
negli anni e che non rinnega nulla del percorso fatto.
Dunque passando per Le
Forze del destino (2003),
Submarino (2010) e Via dalla
pazza folla (2015) che, rispettivamente, lo
allontanano dal movimento Dogma e lo catapultano nella
trasposizione cinematografica di opere letterarie, i film che più
ci hanno fatto parlare di lui restano quelli che hanno una, anche
labile, connessione con il suo esordio dogma. Una connessione di
poetica, come accennato prima.
Festen
(1998), Riunione di Famiglia (2007),
Il Sospetto (2017) e – per come si
preannuncia – La Comune (2016), sono film
che mantengono aperto il dialogo tra l’incanto e la sua corruzione
all’interno di gruppi relativamente piccoli di persone, che vanno
dalla famiglia alla comunità per l’appunto. I tre film – ma
dovremmo dire quattro, anche se de La
Comune sappiamo ancora troppo poco – sono un successo
di critica. Successo probabilmente dovuto proprio al fatto che in
questi, più che in altri, la mano del regista danese è
riconoscibile nella capacità di far emergere con naturalezza la
fragilità degli equilibri comunitari e lo sguardo attivo del
bambino su di essi.
In un universo di decisioni e
regole stabilite senza il suo consenso, il bambino è come lo
spettatore al cinema: osserva. Poi, col passare del tempo e con lo
scorrere dei fotogrammi il bambino impara ad agire praticamente in
quell’universo, mentre lo spettatore inizia ad agire in esso
criticamente. Il bambino e lo spettatore sono insieme in un
esercizio di giudizio critico-attivo, che nei film di Vinterberg è
oggettivato e mai sterile e sembra dire: Attenzione! I
bambini ci guardano.
Un bambino a cui, stando alle sue
recenti interviste, Vinterberg si sentirebbe particolarmente
vicino. Pare infatti che tra gli anni ’70 e ’80, epoca in cui è
ambientato appunto il suo ultimo film, il regista abbia vissuto in
una comune insieme ai suoi genitori, e abbia sentito la necessità
di scrivere una lettera d’amore all’epoca della sua
infanzia.
E dunque torna, come in apertura,
il filo conduttore dei limiti, imposti dalle regole che si decide
di sottoscrivere o dalle situazioni che qualcun altro impone: i
film migliori del regista danese rivelano questo comune
denominatore che si riassume in caso-limite. I legami
precari eppure indistruttibili di una famiglia, la corruzione del
pregiudizio e delle apparenze, il sentimento lasciato libero e
selvaggio costituiscono dei casi limite su cui si può ragionare. E
il binomio, che investe l’asse estetico-concettuale della sua
cinematografia, è quello indissolubile della libertà e i suoi
naturali limiti. È, nello specifico, un interrogativo scritto in
grassetto: quanto siamo bravi a gestire la
libertà?
Forse Vinterberg ci darà qualche
elemento in più per rispondere con La
Comune, valso l’Orso d’Argento come migliore attrice
a Tryne Dyrholm e in uscita nelle sale italiane il
31 Marzo.
Via dalla pazza folla, forse
l’opera narrativa più famosa del romanziere e poeta britannico
Thomas Hardy, vissuto a cavallo tra l’800 e il ‘900 ha già goduto
di alcune trasposizioni per il grande e piccolo schermo:
nell’impresa sembra ora interessato a cimentarsi Thomas Vinterberg
(Festen, Dear Wendy): il regista è entrato in trattative con DNA
Films per realizzare il progetto.
Il romanzo di Hardy segue le
vicende di varie persone, tra cui Bathsheba Everdene, donna
dalla vita avventurosa, fatta di ricchezza, travagli d’amore e
tragedie. L’adattamento più famoso è quello del 1967, firmato da
John Schlesinger, in cui Bathsheba era interpretata da Julie
Christie, affiancata da Terence Stamp ed Alan Bates. A scrivere
della sceneggiatura dovrebbe essere David Nicholls che a già
lavorato sull’opera di Hardy in occasione della trasposizione
televisiva di Tess D’Urbervilles e più recentemente sulla
versione per il grande schermo di Grandi Speranze di Dickens. Per
il ruolo di Bathsheba si punterebbe su Carey Mulligan. Il prossimo
film di Vinterberg, The Hunt, sarà nelle sale a fine novembre.
Lo studio indipendente Media
Res ha ingaggiato il regista premio Oscar Thomas Vinterberg (Un altro giro) per guidare
un adattamento televisivo dell’amato romanzo fantasy per bambini di
Astrid Lindgren, I fratelli
Cuordileone.
Il regista danese dirigerà la serie
per famiglie, che scriverà insieme al drammaturgo del Tony e
dell’Olivier Award Simon Stephens (Il
curioso incidente del cane nella notte). Entrambi
fungeranno da produttori esecutivi, insieme a Michael
Ellenberg, Lars Blomgren e
Lindsey Springer di Media Res, oltre a The Astrid
Lindgren Company. Lo sviluppo del progetto inizia questo mese.
I fratelli
Cuordileone, del famoso autore svedese di classici per
bambini come Pippi Calzelunghe, Emil di Lönneberga e
Karlsson-on-the-Roof, è un racconto di formazione, immerso in
un’epica storia di avventure fantasy. Il romanzo racconta la storia
di due fratelli – Karl e Jonathan Lion – mentre lasciano il mondo
naturale e si imbarcano nell’avventura di una vita nella mitica
terra di Nangiyala. La saga di Lindgren esplora i temi classici
dell’amore e della perdita, della paura e del coraggio, della
tirannia e della ribellione, mentre i fratelli devono maturare
rapidamente per eludere, scoprire e sconfiggere le forze oscure e
mistiche che minacciano di terrorizzare la brava gente della
Wild Rose Valley.
Questo progetto segna il ritorno di
Thomas Vinterberg alla regia, dopo il grande
successo di Un Altro giro che lo ha portato fino agli Oscar.
L’EuropaCorp, casa di produzione del
regista Luc Besson e tra le più importanti in
Europa, ha ingaggiato il regista danese Thomas
Vinterberg per dirigere Kursk,
film basato sul disastroso incidente del sottomarino nucleare K-141
Kursk nel quale persero la vita 107 militari russi.
Inizialmente l’EuropaCorp aveva
affidato la regia a un altro regista, Martin
Zandvliet (Teddy Bear,
Land of mine), poi uscito dal
progetto.
Thomas Vinterberg
ha vinto grazie al film Festen il premio
della giuria al Festival di Cannes 1998. Nel 2003 ha diretto
Le forze del destino con Sean
Penn e nel 2012 il suo film Il
sospetto ha ottenuto una nomination all’Oscar
come miglior film straniero.
La sceneggiatura sarà scritta da
Robert Rodat (Salvate il soldato
Ryan) basandosi sul libro di Robert
MooreA Time to Die: The Untold Story of the
Kursk Tragedy.
Il Kursk affondò il 12 agosto 2000
durante un’esercitazione navale nel Mare di Barents: avrebbe dovuto
lanciare dei siluri a salve contro un’incrociatore nucleare, ma vi
fu un’esplosione chimica di uno dei siluri che ne provocò
l’affondamento. L’incidente si rivelò fatale per la maggior parte
dell’equipaggio, e solo 23 persone non perirono immediatamente. I
sopravvissuti si spostarono in un altro compartimento attendendo i
soccorsi, ma anch’esso si allagò. La tragica situazione dei
sopravvissuti venne alla luce grazie al ritrovamento di alcuni
appunti scritti da uno di loro dopo l’esplosione.
Thomas
Middleditch, star di Silicon
Valley, è in trattative per entrare nel cast della
prossima commedia action che vede protagonista Bruce
Willis. Oltre a lui, anche Jason Momoa e
Famke Janssen potrebbero unirsi a Willis.
Le riprese cominceranno a fine
giugno. Il personaggio di Willis, un detective di Los Angeles,
vedrà collidere la sua vita personale e professionale quando il suo
cane sarà rapito da un gang. Così farà di tutto per riprendersi ciò
che gli appartiene.
Il film, diretto da Mark e
Robb Cullen, sarà prodotto dagli stessi con
Nicolas Chartier, Zev Foreman e Laura
Ford. Momoa interpreterà il leader della gang, Middleditch
sarà un sottoposto di Willis mentre la Janssen sarà la cognata di
Willis.
Thomas Kretschmann, da poco
assunto da casa Marvel per interpretare il Barone Wolfgang von Strucker in
The Avengers: Age Of Ultron, sembra
divertirsi già molto a fare il cattivo, tanto che interpreterà il
villain anche in Agent 47, sequel di
Hitman.
Nel film accanto a Rupert
Friend ci sono Zachary Quinto
e Hannah Ware. Agent
47 sarà un sequel di Hitman –
l’Assassino del 2007, con Timothy
Olyphant e Olga Kurylenko, a sua volta
basato sul video game omonimo della Square Enix. Chuck
Gordon, Alex Young e Adrian Askarieh
produrranno con la 20th Century Fox distributing. Daniel
Alter sarà produttore esecutivo.
Hitman –
l’Assassino ha come protagonista un agente-assassino
geneticamente modificato che ha per nome un numero, 47.
Quest’ultimo, sempre ligio nel portare a termine il proprio
compito, risveglierà la propria coscienza grazie all’incontro con
una prostituta russa. Pur rivelando poco di se stesso e trattenendo
al massimo le proprie emozioni, l’agente 47 riesce a trasmettere
fascino, carisma e un profondo senso enigmatico.
Kretschmann dividerà quindi il suo
tempo tra il set di Agent 47 e quello di
The Avengers Age of Ultron, dove il
villain principale del titolo sarà interpretato da James
Spader.
Thomas Jane
ritorna nel mondo di Stephen King con 1922 dopo
The Mist (2007) e
L’acchiappasogni (2003).
1922 è tratto dal
racconto di Stephen King e narra di un uomo che confessa
di aver ucciso la moglie. Il narratore è Wilfred James, l’uomo che
ha ucciso la moglie Arlette e il figlio nel Nebraska. Dopo che ha
sepolto il corpo, l’uomo è terrorizzato dai ratti e la
moglie inizia a manifestarsi cercando di catturare il marito.
Completano il cast Molly
Parker (Deadwood, House of Cards) nel ruolo di
Arlette James; Dylan Schmid (Once Upon a
Time, Horns) nel ruolo di Henry James ; Kaitlyn
Bernard (R.L Stine’s The Haunting Hour, The Hearler) nel
ruolo di Shannon Cotterie ; Brian d’Arcy James
(Spotlight, Smash); Neal McDonough (Capitan
America- Il primo vendicatore, Legends of Tomorrow) nel ruolo di
Harlan Cotterie.
Il film, scritto e diretto da
Zack Hilditch, sarà disponibile su Netflix
da 20 Ottobre. Sempre in streaming sarà disponibile a
partire da 29 Settembre un altro prodotto tratto da Stephen
King, Gerald’s Game.
Dopo il grande giorno al Festival
di Cannes, dove il film del nostro Paolo Sorrentino è stato
presentato al pubblico e alla stampa, ecco una clip di This Must Be
the Place
Il 14 ottobre uscirà nelle sale
italiane l’attesissimo film di Paolo
Sorrentino – This must be the place” primo lungometraggio in lingua
inglese del regista napoletano. Presentato a Cannes 2011, dove è
stato accolto tra l’entusiasmo del pubblico internazionale, il film
di Sorrentino vede come grande e indiscusso protagonista
il premio Oscar Sean Penn nei panni di Cheyenne, rock-star dark alla
fine della carriera.
Ecco un trailer francese per
This Must be the Place, ultimo film di
Sorrentino, applauditissimo a Cannes, che ha come protagonista
uno strepitoso Sean Penn.
Tutto pronto per le riprese di This
Must Be the Place: inizieranno in agosto a Dublino e dureranno
dieci settimane le riprese di This Must Be the Place, di
Paolo Sorrentino, con Sean Penn e Frances McDormand…
In This Must Be the
Place Cheyenne è una ex rock star cinquantenne che vive
un’agiata e pigra esistenza nella sua immensa casa, tra partite di
pelota con la simpatica moglie, azzardi in borsa, e Mary una
ragazzina che gli è legata quasi fosse un padre. Scambia la noia
per depressione e continua, imperterrito, a truccarsi il viso e gli
occhi come quando aveva 15 anni. La morte del padre porterà un
cambiamento radicale nella sua vita e lo costringerà a spostarsi
per l’America sulle tracce di chi ha umiliato il genitore
tantissimi anni prima.
Paolo Sorrentino è forse il più talentuoso
giovane regista italiano. L’aveva mostrato con diverse opere e con
il Divo è arrivato all’attenzione di Sean Penn.
Ed ecco trovato il pretesto: il due volte premio Oscar, ragazzaccio
contro, ha accettato di vestire i panni di Cheyenne per Sorrentino ed è venuto fuori This Must
Be the Place, opera complessa nella quale il regista
mostra tutta la sua abilità nel raccontare attraverso le
immagini.
This Must Be the Place, il film
La fotografia di This Must
Be the Place è brillante e le immagini morbide e fluide,
accostate come sono seguendo lunghi e piani movimenti di macchina,
carrellate e piani sequenza a volte fini a se stessi ma sempre
molto suggestivi. La rappresentazione dell’America in questo road
movie sui generis è piuttosto tradizionale, le strade sono quelle
lunghe dritte e deserte e i colori sono quelli da cartolina, quasi
ci trovassimo in un episodio della serie
Smallville.
Ma Paolo Sorrentino filtra tutto attraverso lenti
deformanti usando sia per gli interni che per li esterni evidenti
grandangoli che spesso modificano anche le proporzioni dei visi. Il
risultato di tutto ciò è un racconto molto lento, tacito e a tratti
profondamente triste, che permette alla spettatore (insieme al
protagonista) di raggiungere una sorta di catarsi finale che rimane
sospesa, e quindi nemmeno tanto sicura. Protagonista indiscusso e
chiacchierato sin dalle prime immagini trapelate delle riprese è
Sean Penn, incredibile interprete di un
personaggio schivo e silenzioso, ma sincero e schietto, spiritoso e
molto tormentato.
Cheyenne si ritrova ad aver a che
fare con il passato di suo padre, con il quale non parlava da 30
anni, si ritrova in giro per gli Stati Uniti alla ricerca di una
persona, ma forse si tratta di risposte ai suoi interrogativi, alle
sue paure. Alla fine Cheyenne si libererà delle maschere e forse
ricorderà tutte le donne e gli uomini (e i bambini) che ha
incontrato nel suo viaggio, che gli hanno dato involontariamente
indizi sulla sua ricerca, e che hanno lasciato un segno in lui.
Bellissimo anche se marginale è il ruolo di Jane, interpretata da
una splendida Frances McDormand, moglie pratica e tuttofare
di un uomo con la testa tra le nuvole. La cifra identificativa del
loro matrimonio è l’ironia che sottende ogni dialogo, ogni scambio
di sguardi e persino i momenti intimi.
Straordinaria è la colonna sonora,
opera di David Byrne che in This Must Be
the Place ha una piccola parte e con il quale Cheyenne si
sfoga, mettendo a nudo la sua anima e la sua rabbia, è l’unico caso
in cui il nostro protagonista alza la voce. A sostenere queste
complesse e interessanti psicologie c’è l’ego spropositato di
Paolo Sorrentino, bravissimo a far muovere la
camera anche se a volte sembra per il semplice gusto
dell’autocompiacimento, dilatando ulteriormente una storia che già
di per sé ha tempi lunghi.
Ieri è stata la volta di Paolo
Sorrentino, uno dei più rappresentativi registi italiani nel mondo
che con il suo This Must be the Place, da il suo contributo
artistico al 64 esimo festival di Cannes.
This Must Be the Place, ultimo film di
Sorrentino, è stato venduto in tutto il mondo, tranne che in Cina,
e il prossimo 14 ottobre arriverà in cinema italiani. Oggi il
regista ha incontrato la stampa e con i suoi modi un po’ bruschi ma
diretti ed essenziali ha sottolineato quanto fosse importante
ricordare che il suo film
A quanto pare This Must Be the Place deve rinunciare alla corsa agli
Oscar di quest’anno. Infatti, pare che la la Weinstein Company, non
distribuirà più il film entro Dicembre.
New York, 21 settembre 2011 –
The Weinstein Company (TWC) ha annunciato oggi l’acquisizione per
la distribuzione negli Stati Uniti di This Must be the Place di
Paolo Sorrentino, presentato con successo allo scorso Festival di
Cannes.
Primo trailer per This
is Where i Leave You di Shawn Levy,
commedia ricca di star come Tina Fey, Jason Bateman, Adam
Driver e Jane Fonda che segue le vicende di una
famiglia che a causa della morte del padre si dovrà riunire dopo
svariati anni con tutte le conseguenze del caso.
Quattro nuove clip per This is Where i Leave
You di Shawn Levy, commedia ricca di
star come Tina Fey, Jason Bateman, Adam Driver,Rose Byrne e
Jane Fonda che segue le vicende di una famiglia che a
causa della morte del padre si dovrà riunire dopo svariati anni con
tutte le conseguenze del caso.
Dopo aver rastrellato negli scorsi
mesi più di trenta milioni di visualizzazioni in tutto il mondo
solo con il trailer, This Is Us fa finalmente il suo
incredibile debutto televisivo sulla NBC.
La serie racconta
la storia di un gruppo di persone le cui vite sono
indissolubilmente legate; ci sono Jack (Milo
Ventimiglia) e Rebecca (Mandy
Moore), una giovane coppia di sposi alle prese con un
difficile parto plurigemellare; Kevin (Justin Hartley), un
attore di sitcom strapagato in piena crisi esistenziale, e Kate
(Chrissy Metz), sua sorella, che lotta da sempre con il suo
peso; in ultimo invece abbiamo Randall (Sterling K. Brown),
un uomo d’affari, un marito e un genitore amorevole che è alla
ricerca del suo padre biologico che lo ha abbandonato alla nascita.
Il ‘viaggio’ comincia il giorno del loro trentaseiesimo
compleanno.
Tra tutti i network
quest’anno, la NBC sembra avere il palinsesto più competitivo;
nonostante abbia già presentato la sua nuova comedy con Kristen
Bell dal titolo The Good Place e abbia ancora altre sei serie inedite da
lanciare nei prossimi mesi, già con la messa in onda del pilot
possiamo affermare senza alcun dubbio che This Is Us sarà la
serie rivelazione di questa stagione.
Scritta da Dan
Fogelman e diretta da Glenn Ficarra e John Requa
– in pratica l’intero team creativo del film del 2011 Crazy,
Stupid, Love -, la serie è a tutti gli effetti un family drama
che sviluppa le storie dei suoi personaggi tutte in una volta,
seguendo le loro vicende in parallelo; grazie ad un meraviglioso
montaggio alternato, infatti, la narrazione prosegue senza intoppi
dando l’impressione che le storie si accavallino, accompagnandoci
per mano verso un incredibile finale a sorpresa.
Pur essendo una
serie corale, ognuno dei personaggi è ben caratterizzato e, grazie
all’ottima sceneggiatura, si crea una legame empatico quasi
immediato; non c’è nulla di particolarmente originale nelle storie
dei protagonisti – negli anni in tv abbiamo visto centinaia di
storie di bambini abbandonati alla ricerca dei genitori biologici o
di coppie alle prese con gravidanze difficili – ma forse è proprio
la loro semplicità ad aver fatto breccia nel cuore di tanti
telespettatori, dieci milioni solo negli States. A giocare in
favore della serie è sicuramente anche la scelta del cast che vede
la dolce Mandy Moore al fianco dell’amatissimo Milo Ventimiglia –
il famoso Jess di Una Mamma Per Amica – che, dopo aver interpretato un
serial killer psicopatico in Gotham, torna a dedicarsi a un
personaggio meno estremo ma non per questo meno complesso.
Un pilot insomma
quello di This Is Us perfetto sotto ogni punto di vista e
che farà ‘vittime’ anche tra le persone che di solito evitano i
drammoni televisivi come la peste. La serie, che sarà di soli
tredici episodi, tornerà con una nuova puntata, la 1×02 dal
titolo The Big Three, il prossimo lunedì 26
settembre, sempre sul canale della NBC.
Quando sia il piccolo che il grande
schermo si ritrova letteralmente sommerso da supereroi e grosse
produzioni in cui regnano effetti speciali e storie di
fantascienza, show come This Is Us bisogna davvero
tenerseli stretti. È un po’ come prendere una lunga boccata d’aria,
dopo esser stati accerchiati da nerd, robot, morti che camminano ed
eroi in calza maglia.
This Is Us
recensione della prima parte di stagione
This Is Us
rappresenta la normalità. Non quella noiosa e banale, ma quella
vera, autentica in cui ognuno di noi può immedesimarsi. In questa
prima parte, composta da dieci episodi (la serie ne conta
diciotto), conosciamo Jack e Rebecca, una giovane coppia impegnata
a crescere tre figli; Kevin, un attore insoddisfatto che vorrebbe
fare il salto di qualità; Kate, una donna in crisi per via del suo
peso; e Randall, un uomo d’affari alla ricerca di suo padre. E
quella che all’inizio può sembrare una serie corale con personaggi
slegati tra loro, si trasforma in un incredibile drama familiare
che riesce a commuovere, far ridere ed emozionare con semplicità. I
numerosi colpi di scena e il montaggio perfetto, che alternano
sapientemente passato e presente, sono i tratti distintivi di
questa serie in cui nulla è lasciato al caso. Ogni vicenda, ogni
scena si incastra alla perfezione dando vita ad un meraviglioso
quadro, in cui si muovono i personaggi alle prese con i piccoli e
grandi problemi della vita di tutti i giorni, con le loro speranze,
sogni, dubbi e paure, senza mai piegarsi a facili cliché o cadere
nello stucchevole.
Perché in una serie di genere come
questa il pericolo era davvero dietro l’angolo. Eppure,
This Is Us è riuscita sempre a evitarlo,
restituendo al contrario una serie incredibilmente umana, potente e
genuina di altissimo livello, che deve molto anche all’incredibile
cast: Milo Ventimiglia si conferma uno dei migliori attori del
panorama televisivo attuale – sono sue infatti alcune delle
migliori scene -, mentre Chrissy Metz e
Justin Hartley sono una piacevole scoperta. In
particolar modo, quest’ultimo è protagonista di uno dei momenti più
toccanti e autentici in assoluto, che racchiude e allo stesso tempo
rappresenta perfettamente il senso dello show. Uno show che parla
della vita e delle difficoltà che essa comporta, della morte, di
rimpianti e molto altro ancora, con grande sensibilità e
onestà.
Mancano ancora otto episodi
all’appello, ma la serie ideata da Dan Fogelman si
può già considerare senza dubbio la vera rivelazione dell’anno, che
non solo è riuscita a ritagliarsi il suo spazio tra ingombranti
colossi come Westworld
e revival evento come Gilmore Girls ma, cosa più importante, è
riuscita ad entrare nel cuore degli spettatori che ora, dopo
l’incredibile colpo di scena del mid season, dovranno attendere il
prossimo 10 gennaio per scoprire cosa accadrà ai nostri ”eroi”.
La fine del mondo ha
preoccupato anche la Columbia Pictures, che ironizzando sull’evento
così tanto chiacchierato ha rilasciato un video teaser sul
film This is the End
Si è tenuta a Los Angeles la
premiere del film This is the End scritto e
diretto da Evan Goldberg e Seth Rogen.
La pellicola vede protagonisti Rogen, Paul
Rudd, Jay Baruchel, James Franco, Craig
Robinson, Danny McBride e Jonah Hill alle
prese con la fine del mondo.
Tra gli altri attori coinvolti nel
film Paul Rudd, Jason Segel, Jonah
Hill, Jay Baruchel, Emma Watson, Mindy Kaling, Kevin Hart,
Martin Starr, Danny McBride, Aziz Ansari, David
Krumholtz e molti altri. Da segnale la presenza
straordinaria di Rihanna. La pellicola è diretta e
scritta a quattro mani da Evan
Goldberg e Seth Rogen. Il film uscirà il
prossimo 12 giugno negli Stati Uniti.
Di seguito ecco la trama:
Sei amici intrappolati in una casa, dopo che una serie di eventi
strani e catastrofici hanno devastato Los Angeles. Mentre
all’esterno l’inferno in Terra prende forma, all’interno il cibo
diminuisce e il panico crescente minaccia di distruggere
l’amicizia. Alla fine saranno costretti a lasciare la casa per
affrontare il loro destino e scoprire il vero significato di
amicizia e redenzione.
Nel film gli attori interpretano
una versione fittizia di loro stessi. Il film doveva
inizialmente intitolarsi The Apocalypse, ma il titolo venne
successivamente cambiato in The End of the World ed infine
modificato in quello attuale il 20 dicembre 2012, giorno della
distribuzione della prima locandina e del primo trailer. Il
primo trailer del film è stato distribuito online il 20 dicembre
2012, in concomitanza con le profezie sul 21 dicembre 2012. Il 1º
aprile 2013 venne inoltre distribuito da Machinima.com un secondo
trailer ed il successivo 30 maggio venne distribuito anche un
trailer internazionale. Il film doveva inizialmente essere
distribuito nelle sale statunitensi a partire dal 14 giugno 2013,
ma la data di uscita è stata successivamente anticipata al 12
giugno. In Italia verrà rilasciato il 18 luglio.
è stato diffuso un
nuovo trailer per This is The End, ultima fatica
di Seth Rogen con James
Franco, Jonah Hill,Danny
McBride, Jay Baruchel e
Craig Robinson, tutti nei panni di sè stessi.
Potete vedere il Trailer di This Is
The End, che sarà in sala a partire dal 12 luglio e vede nel cast
anche un’inedita Emma Watson, qui sotto: