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Amsterdam, ecco il titolo del nuovo film di David O. Russell

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Amsterdam, ecco il titolo del nuovo film di David O. Russell

In occasione del CinemaCon è stato annunciato che il titolo del nuovo film all-star di David O. Russell sarà Amsterdam. Il film dei 20th Century Studios parla di tre amici, anche se il cast annovera molti nomi di spicco, tra cui Christian Bale, Margot Robbie, John David Washington, Rami Malek, Zoe Saldana, Mike Myers, Timothy Olyphant, Michael Shannon, Chris Rock, Anya Taylor-Joy, Andrea Riseborough, Matthias Schoenaerts, Alessandro Nivola, Taylor Swift e Robert De Niro.

Il film è ambientato all’inizio del 20° secolo, che a giudicare del trailer mostrato nel corso del panel vanta l’atmosfera rock-and-roll assurda e i picchi della commedia poliziesca di Russell, American Hustle.

Nel trailer, De Niro interroga scettico il trio sul loro passato. Sono un medico, un’infermiera e un avvocato, tutti veterani che si sono incontrati in Belgio. Un intertitolo recita: “Molto di questo è realmente accaduto”. Si sentono “Join Together With the Band” dei The Who e la voce fuori campo di Bale, che ci dice: “Abbiamo stretto un patto e abbiamo giurato di proteggerci a vicenda, qualunque cosa accada. Ma a volte la vita è perfetta finché non lo è.”

Il trailer culmina con Rock, Bale e Swift in piedi attorno a una bara. “Hai un uomo bianco morto nella scatola”, dice Rock a Bale. “Chi pensi che finirà nei guai per questo? Il ragazzo nero”. L’uscita del film prodotto da New Regency è attualmente prevista per il 4 novembre.

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Amour: recensione del film di Michael Haneke

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Amour: recensione del film di Michael Haneke

In Amour Anne (Emmanuelle Riva) e Georges (Jean-Louis Trintignant) sono una coppia molto innamorata: entrambi musicisti, entrambi intellettuali, entrambi amanti della musica e della lettura.   Un’intera vita insieme, però, non li ha preparati a ciò che la vecchiaia ha in serbo per loro. Anne, dopo un’operazione andata male, resta infatti semi paralizzata e da quel momento in poi per i coniugi inizia un lento e inevitabile declino.

Mentre la donna lotta contro la malattia che, inesorabile, si impossessa del suo corpo, Georges, pur facendo di tutto per accudire la moglie, si trova ogni giorno a combattere contro un nemico più infimo, la sua mente. Egli, infatti, avrà il compito di cercare, dietro a questa nuova Anne che non può più muoversi, che bagna il letto e che non sa più parlare, la sua affascinante e intelligentissima moglie, quella che amava con tutte le sue forze, quella che suonava per lui e che adesso è costretta in un letto, indifesa come un neonato.

Amour, il film

Amour film recensione

In ogni inquadratura lo spettatore, che all’inizio del film si vede riflesso come in uno specchio ed è quasi chiamato direttamente in causa, assiste all’opera della vecchiaia: inchiodato sulla poltrona, come Anne lo è sulla sua sedia a rotelle prima, e sul suo letto poi, chi guarda si rende conto di come la malattia agisca per sottrazione togliendo lucidità, mobilità, intelletto, coscienza e, infine, dignità all’essere umano.

Ogni stadio del morbo è uno stillicidio fatto di lunghe sequenze riprese con la camera fissa, di dialoghi ridotti all’osso e di movimenti lenti intrisi di una fortissima impotenza, ma che hanno però la forza di guardare dritto in faccia uno degli incubi più comuni: il fatto che ogni più alta forma d’arte e ogni più sublime volo dello spirito sono destinati a schiantarsi di fronte all’arrendersi del corpo.

La claustrofobia dell’appartamento della coppia, dove è girato tutto Amour, rende la casa una gabbia, un luogo in cui l’unica via di fuga è seguire il corso dei propri pensieri; ma quali pensieri e quali vite sono possibili per due persone consapevoli del fatto che, arrivate al capolinea, ci sarà la morte per lei e la solitudine per lui?

Haneke, portando questa domanda alle estreme conseguenze, dirige un film duro, al limite del sopportabile e fa scendere il pubblico, gradino per gradino, fino allo stadio più basso dell’esistenza. Il regista impone dunque una reazione e spinge tutti ad interrogarsi sul senso della vita nel suo spegnersi. È vita non poter più disporre del proprio corpo? È vita essere del tutto nelle mani degli altri, senza potere decisionale, senza parole?

Amour, Palma d’oro al Festival di Cannes 2012, risponde senza sconti, spietato, sincero e sonda la vita e la morte, ma anche, come dice il titolo, la natura di un certo tipo di amore, fatto di cura, di rispetto e di tenerezza nonostante le condizioni estreme cui tale amore è chiamato a resistere. Un film che evoca emozioni forti, come dice Trintignant in un dialogo particolarmente riuscito, anche e soprattutto dopo i titoli di coda. Ottimi gli interpreti. Fare un bel respiro prima di entrare in sala.

Amour: il trailer del film vincitore della Palma d’Oro 2012

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Amour: il trailer del film vincitore della Palma d’Oro 2012

Oggi abbiamo il traielr di Amur, film diretto da Michael Haneke, che ha appena portato a casa la Palma d’Oro al Festival di Cannes di quest’anno. Il film racconta una storia d’amore

Amour, il 26 ottobre in Italia

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Amour, il 26 ottobre in Italia

Amour di Michael Haneke, vincitore della Palma d’Oro a Cannes, sarà distribuito nelle sale italiane da Teodora Film e spazioCinema il 26 ottobre 2012, in contemporanea con

Amori in casa Marvel: Tom Hiddleston e Elizabeth Olsen

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Amori in casa Marvel: Tom Hiddleston e Elizabeth Olsen

la notizia ha molto poco di cinematografico e davvero tanto di gossip, ma sarà divertente per i fan Marvel sapere che le star in forze allo Studio vanno molto d’accordo, e anche più.

La love story tra Tom Hiddleston e Elizabeth Olsen (Loki e Scarlet Witch) sembra essere confermata da alcuni scatti rubati ieri sera a New York, dove la coppia è stata avvistata mentre andava a (o tornava da) cena.

Ricordiamo che mentre Tom Hiddleston è uno dei veterani delle produzioni Marvel, la Olsen è una news entry ma, considerando la bellezza del personaggio e il gradimento che ha riscosso nel pubblico in Avengers Ageof Ultron, promette di rimanerci ancora per molto.

Hiddleston arriverà presto al cinema in Crimson Peak di Guillermo del Toro mentre ha in programma il prequel di King Kong e ovviamente Thor Ragnarok, conclusione della trilogia di film dedicati a Thor (Chris hemsworth). Elizabeth Olsen tornerà presto nei panni di Scarleth Witch per Captain Ameirca Civil War.

Entrambi gli attori hanno appena finito le riprese di I Saw the Light, biopic musicale sul set del quale probabilmente è nata la scintilla trai due.

Amori Elementari: recensione del film di Sergio Basso

Amori Elementari: recensione del film di Sergio Basso

Sergio Basso esordisce al cinema con quest’opera prima dal titolo emblematico (per i suoi contenuti): Amori Elementari, in uscita nelle sale italiane a partire dal 20 Febbraio con una distribuzione di 50-70 copie.

Ne Amori Elementari dopo una formazione nell’ambito del documentario, Basso imbraccia la MdP e realizza- con il sostegno di “entità” come il Coni, Il Centro Sperimentale di Cinematografia e Rai Cinema- un film sull’infanzia e sui primi legami che si creano in quella tenera età, sospesi tra amori e amicizia che si rincorrono come in un valzer. Matilde, Tobia, Katerina e Aleksej sono amici: vivono nel paesino di Alleghe, perso tra le montagne impervie delle Dolomiti e condividono insieme la vita a scuola e lo sport. I due ragazzi giocano ad hockey sul ghiaccio mentre le ragazze sono delle pattinatrici. Ma gli elementi in comune non si fermano qui: Aleksej e Katerina sono russi, il primo figlio dell’allenatore della squadra, Ivan, l’altra adottata anni prima da una famigli italiana.

Amori Elementari, il film

Katerina ha un debole per Aleksej, Matilde per Tobia: ma l’arrivo di Agata, trasferitasi da poco in città, travolgerà gli equilibri del gruppo, innescando una serie di situazioni nelle quali saranno coinvolti- loro malgrado- gli adulti come Sara (Cristiana Capotondi), allenatrice della pattinatrici, e Ivan (Andrey Chernyshov) insieme a sua moglie Vera, russa come lui, che attraversano un periodo di crisi apparentemente inconciliabile. Le varie situazioni innescate raggiungeranno il loro picco massimo con un viaggio a Mosca per conquistare un ambito dischetto in una finale di hockey sul ghiaccio senza esclusione di colpi.

L’opera di Basso è un film “furbetto”, che strizza l’occhio ad un pubblico giovanissimo e- forse- a tutti quegli adulti che vogliono evadere dalla solita routine quotidiana ritrovando uno sguardo naif sul mondo; ma nonostante le intenzioni dell’autore/ regista la pellicola perde completamente di vista le dinamiche più adulte, che vengono solo abbozzate e lasciate sullo sfondo. Gli adulti sono dei comprimari dei bambini, che rubano loro la scena: i giovanissimi protagonisti stanno al gioco e si calano, “anima e cuore”, con completo trasporto, nelle situazioni che il copione dispone per loro, ricreando così una “fiaba” moderna a ritmo di rock e sport, intrisa di valori positivi e buoni sentimenti.

Il paesaggio russo che fa da cornice alla seconda parte- ideale- del film conferisce un fascino magico, metropolitano e selvaggio alle avventure dei protagonisti, accrescendo quel gusto fiabesco che connota l’intera storia fin dall’inizio anche a livello registico: Basso utilizza un registro “da fumetto” contaminando le inquadrature e valicando i confini tra reale e immaginario, proprio come accade nella mente iperattiva e creativa di un bambino delle scuole elementari.

Amori Elementari la conferenza stampa con Sergio Basso

Amori Elementari la conferenza stampa con Sergio Basso

Amori Elementari cristiana capotondi Sergio Basso, Cristiana Capotondi e Andrey Chernyshov, insieme ai piccoli Rachele Cremona, Andrea Pittorino, Laura Gaia Piacentile, Anya Potebnya e Maxim Bychkov hanno presenziato la conferenza stampa per il film Amori Elementari, in uscita nella sale italiane dal 20 Febbraio, per una produzione Academy Two.

Il centro del film sono gli amori, le amicizie, e i legami alla base della pre-adolescenza.

La pellicola è prodotta con l’aiuto del centro Sperimentale di Cinematografia, che aveva già co-prodotto sempre insieme alla Russia il film Dieci Inverni che manteneva la stessa ambientazione, tant’è vero che in sala sono presenti il presidente e i delegati di produzione del Centro Sperimentale e di Rai Cinema. È presente anche la troupe russa, fondamentale per le riprese del film.

Il film è un’opera prima del regista Sergio Basso a cui viene chiesto della capacità- forse solo italiana- di far recitare i bambini sul grande schermo tirando fuori il meglio da loro; il punto di vista del film- grazie a regista e sceneggiatori- è quello di un bambino di dieci anni: l’unico sguardo in grado di raccontare, per la prima volta, i turbamenti degli amori folli e platonici che si provano durante quella delicata fase di passaggio tra l’infanzia e l’adolescenza. La storia è stata pensata a misura di bambino, per far emozionare il pubblico più piccolo- ed esigente!- durante la visione: infatti, hanno lavorato molto con i bambini nelle classi per realizzare un prodotto… proprio a misura di bambino!

Cristiana Capotondi interpreta un personaggio molto naif, pur non essendolo più anagraficamente: il suo approccio al personaggio (così diretto, schietto come solo i bambini possono essere) è stato quello di una sorta di fata turchina moderna, spontanea, “senza pelle”, filtrata attraverso l’ottica dei piccoli co-protagonisti. Il film per lei è un’opera prima particolare, con degli elementi originali per essere una “prima volta” cinematografica.

Amori ElementariIl protagonista maschile Andrey Chernyshov si dichiara emozionato dopo la prima visione del film; è rimasto meravigliato dall’enorme lavorato portato avanti dal regista, definito addirittura “talentuoso”. Il ruolo di Chernyshov non è molto ampio né strutturato nel film, ma si dichiara fiero di averne preso parte avrebbe volentieri dato anche qualcosa in più, proprio per l’abilità di Basso di creare un mondo “altro” che è specchio del suo mondo interiore. Si dichiara anche fiero di aver lavorato con la Capotondi.

Basso ha parlato della sua attenzione per i “dettagli”: hanno lavorato- a partire dalle selezioni- in un modo teatrale, prima come in un workshop per trovare il casting adatto; poi dividendosi tra prove e letture (per molti bambini era la prima volta davanti alla macchina da presa), infatti poi si influenzavano a vicenda osservandosi sul set, adattandosi all’energia sottile che aleggiava nell’aria.

Basso esordisce alla “finzione” dopo una formazione da documentarista: è stato un passaggio fondamentale, perché la voglia di cavalcare l’energia della realtà a discapito della finzione (senza la ricerca spasmodica di una soluzione per imbrigliarla) ha contribuito alla resa naturalistica del film; come pure l’introduzione dell’elemento sportivo, perché i bambini si esprimono più fisicamente che verbalmente. Hanno cercato di comunicare, con freschezza, le emozioni che per la prima volta provano i bambini attraverso il loro linguaggio.

I film dedicati ai bambini sono pochi, questo è una rarità forse nel panorama odierno: la pellicola parla anche agli adulti, racconta delle dinamiche adulte che possono essere lette però con l’ottica dei bambini, ritrovando quella purezza e filtrando la realtà con l’occhio di un bambino di dieci anni.

Un’altra domanda coinvolge di nuovo la Capotondi, e riguarda la scelta che l’ha spinta a prendere parte a questo film e come si inserisce questa scelta nella sua particolare carriera.

La spinta necessaria è stata dettata dal desiderio di realizzare ancora un’opera prima: perché dietro c’è una storia, una ricerca travagliata che quando viene alla luce è simile ad una nascita miracolosa. Il riferimento del film non è legato solo al mondo dei bambini ma soprattutto a quello degli adulti, che si dovrebbero reinventare sempre. Un altro elemento che voleva raccontare era l’importanza dello sport a livello formativo soprattutto in un’età pre-adolescenziale, un periodo ancora vivo nella mente della Capotondi che ha percorso una sorta di seduta di psicanalisi durante tutte le riprese.

Vengono, ovviamente, intervistati anche i piccoli protagonisti del film, alcuni alle prime armi altri già “navigati” (nonostante la giovane età!). Sergio Basso ha seguito la loro crescita, li ha visti cambiare progressivamente mentre giravano. Alcuni hanno trovato dei punti di contatto con i loro personaggi (la piccola interprete di Matilde, o di Katerina ad esempio) mentre per altri si è trattato di scavare più a fondo (come per l’interprete di Agata o del piccolo Tobia). Gli attori russi Bychkov e Potebnya hanno già avuto altre piccole esperienze cinematografiche, ma questa per loro è la prima grande occasione internazionale…. Bisognerà tenerli d’occhio e vedere se questa esperienza italiana porterà loro fortuna!

Amori e Incantesimi: Sandra Bullock e Nicole Kidman in trattative per il sequel

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Dopo 26 anni le donne Owens ritornano. La Warner Bros. ha annunciato un film sequel al classico del 1998, Amori e Incantesimi, con Sandra Bullock e Nicole Kidman in trattative per tornare.

Il primo film vedeva Bullock e Kidman nei panni delle streghe sorelle Owens, che vengono travolte da una maledizione soprannaturale dopo che Bullock (involontariamente) droga e uccide l’ex fidanzato violento di Kidman (Goran Višnjić) costringendole a rianimare il suo cadavere. Diretto da Griffin Dunne e adattato dall’omonimo romanzo del 1995 di Alice Hoffman, il film originale rappresenta un punto fermo per le persone che amano davvero la stregoneria.

I fan hanno iniziato a parlare del futuro di Amori e Incantesimi domenica, quando a mezzanotte è stato fatto un annuncio su TikTok – un cenno alla scena dei “margarita di mezzanotte” del primo film – che riportava che il film era ora disponibile in digitale e disponibile per lo streaming su MAX, ma la grande notizia è stata riservata a lunedì mattina, quando è stato annunciato che Amori e Incantesimi 2 era ufficialmente in lavorazione.

Il film segue le donne della famiglia Owens, un gruppo di donne incantatrici con inclinazioni magiche, benedette dal dono soprannaturale ma maledette dalla loro matriarca. Dopo essere stata abbandonata dal suo amante, incinta e sola, Maria Owens ha lanciato un incantesimo su se stessa per non provare mai più l’agonia dell’amore.

Il film originale è pieno di magia, dalla colonna sonora perfetta di Alan Silvestri (il primo omaggio alla Warner Bros. anticipato all’inizio di questa settimana online) al modo in cui Dunne ha filmato gli atti paranormali delle Owens. Un sequel potrebbe essere un’operazione davvero interessante per le due attrici che, in questi anni, sono diventate tra le più ricercate e potenti di Hollywood.

Amori che non sanno stare al mondo: Francesca Comencini al #TFF35

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Sarà presentato questa sera al Torino Film Festival Amori che non sanno stare al mondo, il nuovo film di Francesca Comencini, alla presenza della regista assieme agli attori  Lucia Mascino, Thomas Trabacchi e il produttore Domenico Procacci.

Nel film Claudia (Lucia Mascino) e Flavio (Thomas Trabacchi) hanno vissuto un’intensa storia d’amore. Ora che è tutto finito, mentre lui è pronto a iniziare nuove relazioni, lei si aggrappa ai ricordi, incapace di dimenticare il passato.

Francesca Comencini narra, in questa nevrotica commedia sentimentale tratta da un suo romanzo, la difficoltà di stare al mondo di una donna in perenne stato d’insoddisfazione: andirivieni tra passato e presente, amour fou, autoironia, inadeguatezza ai tempi di una guerra dei sessi in mutazione.

Amori (e guai) a Parigi: in arrivo una nuova serie su SKY e NOW

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Amori (e guai) a Parigi: in arrivo una nuova serie su SKY e NOW

Bridget Jones ci insegna che a volte, quando meno te lo aspetti, l’amore arriva nel modo più inaspettato, vestendo i panni di un uomo meraviglioso che fino a quel momento avremmo potuto solo sognare. La storia di Jul, la protagonista della nuova serie tv Amori (e guai) a Parigi ce lo ricorda ancora una volta: con un pizzico di fortuna e tanta determinazione, dopo aver toccato il fondo si può solo risalire.

Amori (e guai) a Parigi è creata da Pascale Pouzadoux (Sarà perché ti amo) è una dolce e ironica commedia francese con protagonista Maud Baecker (Demain nous appartient).  Amori (e guai) a Parigi è prodotta da France Television, produttori esecutivi Alain Pancrazi, Jean-Baptiste Frey, Laurent Bacri.

Amori (e guai) a Parigi: quando esce e dove vederla in streaming

Amori (e guai) a Parigi uscirà da domenica 9 aprile 2023 su Sky. Amori (e guai) a Parigi uscirà  in streaming solo su NOW.

La trama e il cast di Amori (e guai) a Parigi uscirà

Sdraiata sul sedile posteriore del taxi che la riporta a casa, dopo il movimentato matrimonio della sua sorellina che ha avuto il cattivo gusto di sposarsi prima di lei, Julie, soprannominata Jul, 36 anni, spunta tutte le caselle del test della perfetta perdente: scaricata, senza figli, disoccupata, presto quarantenne, maldestra… Il che ovviamente le conferma, se ancora ne dubitava, che la sua vita è finita!

Ma una telefonata cambierà le cose: al telefono, Max le fa una proposta di matrimonio stupenda. Se lei accetta la sua proposta, lui le dà appuntamento dopo tre giorni nel bar dove si sono incontrati. Jul è estasiata, finché non capisce che il telefono che stringe freneticamente contro di lei non è suo ma quello che un’altra donna ha dimenticato nel taxi e che, in ogni caso, non conosce nessun Max. Sconvolta da questa sublime dichiarazione d’amore, Jul, con l’aiuto delle sue due migliori amiche, Ava e Manon, decide di non avvertire la fortunata alla quale Max ha appena proposto di sposarsi.  Tocca ora o mai più a Jul lanciarsi nella più grande avventura della sua vita: ritrovare, sedurre e sposare quest’uomo ideale… A costo di calpestare tutti i suoi principi!

Nel cast anche Nadia Roz (La vie scolaire), il cantante e attore Tom Leeb (8 Rue de l’Humanitè), prossimamente su Sky e NOW fra i protagonisti della nuova stagione della serie TV di Gabriele Muccino A Casa Tutti Bene, e François Vincentelli (The Tourist).

Amoreodio recensione del film di Cristian Scardigno

Amoreodio recensione del film di Cristian Scardigno

AmoreodioLa diciassettenne Katia vive in un piccolo paese. A scuola le cose vanno male, mentre i genitori non vogliono che frequenti il coetaneo Andrea. Con lui la ragazza cerca di sconfiggere la noia, girovagando in motorino, o facendo sesso in una vecchia cascina abbandonata. Ma nulla sembra interessarla, tutto le scivola addosso. Pur di contrastare apatia e frustrazione prova ogni cosa, coinvolgendo spesso anche Andrea, timoroso e schivo: dalle sbronze ai sassi lanciati dai cavalcavia. Restano però rabbia e risentimento verso un mondo che non la tiene nella giusta considerazione, a partire dai genitori, in particolare la madre, con cui non c’è rapporto o comunicazione, ma solo durezza e ostilità. Così Katia pensa a un gesto tragico, estremo, che crede risolutivo, da compiere assieme ad Andrea.

Opera prima di Cristian Scardigno, da lui sceneggiata e autoprodotta con la Underdog Film, Amoreodio, liberamente ispirato ai fatti di Novi Ligure, è un dramma che mostra la preparazione di un crimine fino al tragico epilogo. Ma quello che interessa al regista sono soprattutto gli adolescenti, è mostrare il vuoto, il mondo emotivo arido in cui alcuni crescono, che li rende apatici, cinici e crudeli, disinteressati, ma alla ricerca di qualcosa che li distolga dal torpore, di una “scossa” anche solo momentanea – trasgressione, in varie forme, che qui arriva fino a un crimine tra i peggiori. Attorno a questo vuoto, le cause: un rapporto genitori-figli inesistente, un’incapacità di comunicare, di essere esempio positivo, anche nella sfera emotiva, di vedere l’altro e i suoi bisogni. E l’ambiente: i giovani e il mondo di internet, la fascinazione per i media e, in generale, per tutto ciò che li può far sentire, anche solo virtualmente, al centro dell’attenzione.

Il film pone sì questi temi, ma non li approfondisce, mentre vuoto, noia, monotonia diventano paradigma dell’intero lavoro. Contraddistinguono le giornate dei due protagonisti e scandiscono l’andamento del film: volutamente ripetitivo, con molto uso del ralenti, risulta anch’esso lento e apatico, poco coinvolgente nonostante i temi forti. Katia è una maschera di freddezza e imperturbabilità (complessivamente buona interpretazione di Francesca Ferrazzo), in cui ogni sentimento, positivo o negativo, è represso, e porta all’esplosione finale. Sta allo spettatore immaginare la complessità che si nasconde dietro quella facciata. Andrea (Michele Degirolamo) la segue per amore e solitudine. Anche i genitori e il fratello di Katia sono poco più che sagome: un gendarme la madre, pressoché inesistenti gli altri due. Questo è il limite del film. Il regista mostra ciò che è evidente e non si addentra abbastanza nel resto. Non coglie del tutto l’opportunità di scavo che è la vera marcia in più dell’opera di finzione rispetto alla cronaca e scivola nella pura ricostruzione.

Stilisticamente sobrio e pulito, l’elemento cruento è misurato.

Amore, Cucina e Curry: trailer italiano del film con Helen Mirren

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Guarda il Trailer italiano del film prodotta da Steven Spielberg e Oprah WinfreyAmore, Cucina e Curry  di Lasse Hallström, con protagonisti Helen Mirren, Om Puri, Manish Dayal e Charlotte Le Bon.

Amore, cucina e curryIn “Amore, cucina e… curry” Hassan Kadam (Manish Dayal) interpreta un genio della gastronomia, che non sbaglia mai un colpo. La famiglia Kadim, emigrata dall’India e guidata dal capofamiglia, Papa (Om Puri), si stabilisce nel caratteristico villaggio di Saint-Antonin-Noble-Val, nel sud della Francia. Un posto incantevole e raffinato, il luogo ideale dove aprire Maison Mumbai, un ristorante indiano a conduzione familiare. Ma le cose cambiano nel momento in cui Madame Mallory (l’attrice premio Oscar® Helen Mirren), l’algida titolare e cuoca del rinomato ristorante francese Saule Pleureur, non si intromette.

Le sue implacabili proteste contro il nuovo ristorante indiano che dista solo 30 metri dal suo, danno luogo ad un’accesa battaglia fra i due locali, fino a quando la passione di Hassan per l’alta cucina francese e per Marguerite (Charlotte Le Bon), la deliziosa “sous chef” di Madame Mallory, non riuscirà ad amalgamare magicamente le due culture, regalando a Saint-Antonin nuovi sapori di cucina e di vita che neanche Madame Mallory potrà ignorare. La donna infatti, sarà disposta a riconoscere il talento culinario del suo rivale e a prenderlo sotto la sua ala protettiva.

“Amore, cucina e… curry” abbonda di sapori tangibili e inebrianti. Il film racconta il trionfo della tradizione familiare nonostante l’”esilio”, e ritrae due mondi in conflitto fra loro, con un giovane deciso a tutti i costi a ricreare il conforto della propria casa attraverso la sua tradizione culinaria.

Amore, Cucina e Curry: Lasse Hallstrom a Roma, le foto [Foto]

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E’ arrivato a roma il regista Lasse Hallstrom per presentare il suo ultimo film Amore, Cucina e Curry e per l’occasione ha tenuto un’interessante masterclass alla Casa del Cinema (Lasse Hallstrom: il cinema tra amore e fornelli). Ecco tutte le foto dell’evento.

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Amore, Cucina e Curry 12In “Amore, cucina e… curry” Hassan Kadam (Manish Dayal) interpreta un genio della gastronomia, che non sbaglia mai un colpo. La famiglia Kadim, emigrata dall’India e guidata dal capofamiglia, Papa (Om Puri), si stabilisce nel caratteristico villaggio di Saint-Antonin-Noble-Val, nel sud della Francia. Un posto incantevole e raffinato, il luogo ideale dove aprire Maison Mumbai, un ristorante indiano a conduzione familiare. Ma le cose cambiano nel momento in cui Madame Mallory (l’attrice premio Oscar® Helen Mirren), l’algida titolare e cuoca del rinomato ristorante francese Saule Pleureur, non si intromette.

Le sue implacabili proteste contro il nuovo ristorante indiano che dista solo 30 metri dal suo, danno luogo ad un’accesa battaglia fra i due locali, fino a quando la passione di Hassan per l’alta cucina francese e per Marguerite (Charlotte Le Bon), la deliziosa “sous chef” di Madame Mallory, non riuscirà ad amalgamare magicamente le due culture, regalando a Saint-Antonin nuovi sapori di cucina e di vita che neanche Madame Mallory potrà ignorare. La donna infatti, sarà disposta a riconoscere il talento culinario del suo rivale e a prenderlo sotto la sua ala protettiva.

“Amore, cucina e… curry” abbonda di sapori tangibili e inebrianti. Il film racconta il trionfo della tradizione familiare nonostante l’”esilio”, e ritrae due mondi in conflitto fra loro, con un giovane deciso a tutti i costi a ricreare il conforto della propria casa attraverso la sua tradizione culinaria.

Amore, cucina e curry: dal cast alle location, tutte le curiosità sul film con Helen Mirren

Deliziosa commedia sentimentale, Amore, cucina e curry (qui la recensione) è un pellicola del 2014 diretta dal regista svedese Lasse Hallström, anche noto per il film Chocolat. Attraverso la leggerezza del genere, egli dà vita ad una storia che, tra scontri a base di cucina, sviluppa tematiche profondamente attuali come quella dell’integrazione tra popoli e culture diverse. Questa prende spunto dal romanzo del 2008 di Richard C. Morais intitolato Madame Mallory e il piccolo chef indiano. Avendo acquisito un particolare successo in breve tempo, il libro venne opzionato per una trasposizione cinematografica, con la premio Oscar Helen Mirren protagonista.

A produrre il film, e spingere verso la sua realizzazione, vi sono due grandi nomi dello spettacolo quali Steven Spielberg ed Oprah Winfrey, che rispettivamente con la Amblin Entertainment e la Harpo Films hanno sostenuto finanziariamente il progetto. A dar vita alla sceneggiatura è stato invece chiamato il noto Steven Knight, anche noto per il thriller Locke. In breve, il progetto prese vita, arrivando infine alla sua tanto attesa uscita in sala. Qui raccolse consensi generalmente positivi da parte della critica, che lodò la regia di Hallström e le interpretazioni dei protagonisti, rimpiangendo però la prevedibilità di alcuni risvolti narrativi.

Il pubblico dimostrò però grande attenzione nei confronti di Amore, cucina e curry, portandolo ad essere uno dei maggiori successi al botteghino del suo periodo. Uscito nelle sale statunitensi nell’agosto del 2014, per poi estendersi al resto del mondo, il film arrivò infine a guadagnare circa 94 milioni di dollari, a fronte di un budget di soli 22. Ulteriore prestigio arrivò nel momento in cui la Mirren venne nominata come miglior attrice in un film commedia o musical al premio Golden Globe. Ancora oggi, infine, il film gode di buona popolarità, suscitando l’interesse di nuovi spettatori ad ogni passaggio televisivo.

Amore cucina e curry film location
Helen Mirren in Amore, cucina e curry. Foto di Francois Duhamel – © DreamWorks II Distribution Co., LLC. All Rights Reserved

La trama di Amore, cucina e curry

La storia del film è incentrata sul giovane Hassan, originario di Mumbai, che in seguito ad una serie di traumatici eventi decide di partire insieme a suo padre alla volta dell’Europa, dove spera di trovare una maggior tranquillità dove poter coltivare il proprio talento. Il giovane indiano, infatti, è un genio della cucina, capace di dar vita a piatti che mischiano tradizione e innovazione, fondendo culture in modo unico. Insieme al genitore, dopo numerose peripezie, arriva a stabilirsi nel piccolo paese di Saint-Antonin-Noble-Val, situato nel sud della Francia. Qui i due decidono di aprire un ristorante, puntando tutto sulla tradizionale cucina indiana.

Ciò che Hassan e suo padre non sanno, però, è che il loro locale si trova a poca distanza dal rinomato Le Saule Pleureur, di proprietà dell’austera Madame Mallory. Nota per essere una chef premiata con la prestigiosa stella Michelin, la donna inizia un’accesa campagna di protesta contro i nuovi arrivati, denigrandone la cultura e il menù. Ben presto, le divergenze danno vita ad una vera e propria guerra culinaria. Ciò non impedisce però ad Hassan di innamorarsi della bella Marguerite, dipendente proprio presso il ristorante rivale. Lo scontro tra le due culture e i loro modi diversi di intendere la cucina si trasformerà poi lentamente un incontro, dimostrando che una fusione tra le due parti è possibile e auspicabile.

 

Il cast del film

Per dar vita ad un cast multietnico, i produttori intrapresero lunghi casting al fine di trovare gli interpreti più idonei ai personaggi principali. Helen Mirren, premio Oscar per il film The Queen, fu la prima ad entrare nel cast nel ruolo di Madame Mallory. L’attrice si dichiarò da subito particolarmente interessata al personaggio e ai temi della storia. Per prepararsi al ruolo, inoltre, condusse molte ricerche sulla cucina francese, su quella indiana e sull’atteggiamento che di norma hanno gli chef di un certo calibro. Così facendo, ha potuto calarsi ulteriormente nei panni del severo personaggio. La sua interpretazione è infatti poi stata particolarmente apprezzata e riconosciuta con la nomination ai Golden Globe.

Per dar volto ad Hassan, era invece indispensabile trovare un interprete di origini indiane. Il prescelto fu infine Manish Dayal. Classe 1983, l’attore si era fatto notare negli anni precedenti per i suoi ruoli nei film Non dire mai addio (2006) e L’apprendista stregone (2010). Molta della sua popolarità era però dovuta alla televisione e alla serie 90210. Una volta scelto per il film, Dayal a sua volta si mise a studiare le principali tradizioni della cucina indiana, arrivando anche ad imparare a cucinarne diverse. Grazie al ruolo nel film, ha avuto modo di raggiungere ulteriore popolarità, ed oggi continua a recitare in diversi progetti televisivi di rilievo.

Amore cucina e curry film trama
Manish Dayal e Charlotte Le Bon in Amore, cucina e curry. Foto di Francois Duhamel – © DreamWorks II Distribution Co., LLC. All Rights Reserved

Il ruolo del padre di Hassan è stato invece interpretato dal celebre attore indiano Om Puri. Questi ha lavorato nel corso della sua carriera a centinaia di film di Bollywood, ma anche in progetti di produzione statunitense. Quello in Amore, cucina e curry è uno dei suoi ultimi ruoli noti, essendo poi improvvisamente scomparso nel 2017 all’età di 66 anni. Infine, nel ruolo di Marguerite, la bella chef di cui si innamora Hassan, si ritrova la francese Charlotte Le Bon. Proprio in quegli anni l’attrice aveva raggiunto un buona popolarità grazie ai film Mood Indigo e Yves Saint Laurent. Per il suo ruolo in questo film ha ottenuti ulteriori consensi, che le hanno permesso di ottenere ruoli anche internazionali.

Le location dove è stato girato il film

Il film è diventato celebre anche per le sue location estremamente caratteristiche e di particolare bellezza. Il grosso delle riprese si è svolto nel reale paesino di Saint-Antonin-Noble-Van, situato nella regione Occitania, nel sud della Francia. Abitato da poco meno di duemila abitanti, il luogo è un vero e proprio gioiellino tutto da scoprire. Altre location selezionate per il film sono state anche il comune Saint-Denis, collocato a nord di Parigi, e alcuni luoghi dell’Olanda. Grazie ad essi, il film ha potuto acquisire le fondamentali atmosfere tipiche della Francia, senza dimenticare però anche quel tocco di asiatico dato dai colori della cucina indiana.

Il trailer di Amore, cucina e curry e dove vedere il film in streaming

Per chi ha amato il film, o per chi non l’avesse ancora visto e desidera poter recuperare tale titolo, è possibile fruirne grazie alla sua presenza in alcune tra le principali piattaforme streaming oggi presenti in rete. Amore, cucina e curry è infatti disponibile su Rai Play, Amazon Prime Video e Apple TV+. Per vederlo, in base alla piattaforma prescelta, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Ciò permetterà di riprodurlo in modo pratico e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 1 agosto alle 21:30 sul canale Rai 1.

Amore, cucina e curry: clip del film con Helen Mirren

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E’ da oggi al cinema Amore, cucina e curry, il film di Lasse Hallström (Chocolat) e interpretata dall’attrice Premio Oscar Helen Mirren e prodotto da  Steven Spielberg e Oprah Winfrey. 

 

Amore, cucina e curryIn “Amore, cucina e… curry” Hassan Kadam (Manish Dayal) interpreta un genio della gastronomia, che non sbaglia mai un colpo. La famiglia Kadim, emigrata dall’India e guidata dal capofamiglia, Papa (Om Puri), si stabilisce nel caratteristico villaggio di Saint-Antonin-Noble-Val, nel sud della Francia. Un posto incantevole e raffinato, il luogo ideale dove aprire Maison Mumbai, un ristorante indiano a conduzione familiare. Ma le cose cambiano nel momento in cui Madame Mallory (l’attrice premio Oscar® Helen Mirren), l’algida titolare e cuoca del rinomato ristorante francese Saule Pleureur, non si intromette.

Le sue implacabili proteste contro il nuovo ristorante indiano che dista solo 30 metri dal suo, danno luogo ad un’accesa battaglia fra i due locali, fino a quando la passione di Hassan per l’alta cucina francese e per Marguerite (Charlotte Le Bon), la deliziosa “sous chef” di Madame Mallory, non riuscirà ad amalgamare magicamente le due culture, regalando a Saint-Antonin nuovi sapori di cucina e di vita che neanche Madame Mallory potrà ignorare. La donna infatti, sarà disposta a riconoscere il talento culinario del suo rivale e a prenderlo sotto la sua ala protettiva.

“Amore, cucina e… curry” abbonda di sapori tangibili e inebrianti. Il film racconta il trionfo della tradizione familiare nonostante l’”esilio”, e ritrae due mondi in conflitto fra loro, con un giovane deciso a tutti i costi a ricreare il conforto della propria casa attraverso la sua tradizione culinaria.

Amore Nero, un cortometraggio di Raul Bova contro la violenza sulle donne

Presentato questa mattina Amore Nero, il cortometraggio scritto e diretto da Raul Bova, mette in tavola un problema molto serio nella società italiana, tanto più serio quanto ricoperto da vergogna paura e omertà. E’ la violenza sulle donne che sempre più spesso viene perpetrata all’interno delle mura domestiche.

Il cortometraggio con grande efficacia, anche se con un po’ di retorica nel finale, vuole mostrare delle emozioni, delle situazioni e soprattutto, e qui ci riesce davvero bene,la sensazione di impotenza e solitudine che si prova davanti ad una situazione che tante volte, troppe volte, si preferisce subire anzichè affrontare.

Attrice protagonista del corto è un’inedita Michelle Hunziker, che messo da parte per un attimo il suo proverbiale buon umore, si cala perfettamente nel ruolo di Laura, una donna che subisce la violenza del marito senza trovare supporto neanche nella madre, della quale a quanto si intuisce, sta rivivendo le durissime esperienze coniugali. Solo davanti alla tragedia la madre di Laura riuscirà a trovare la forza di contravvenire alle norme sociali e di aiutare la figlia contro un marito violento.

Il progetto si colloca nell’ambito di una produzione più ampia, resa possibile grazie alla sinergia di MediaFriends, Doppia Difesa (l’associazione a difesa delle donne fondata dalla stessa Hunziker), SanMarco Production, con il sostegno di Euronics Italia, e prevede la realizzazione di cinque cortometraggi che saranno incentrati su diversi problemi sociali. Lo stesso Bova ha detto che non era sua intenzione passare dietro la macchina da presa, ma si è prestato perchè crede in queste iniziative. Numerosissime sono infatti le collaborazioni che lo vedono accanto alla Polizia di Stato per la Sicurezza dei giovani.

Attraverso il cinema si riesce a sensibilizzare le persone, usando strumenti che capisco e che sono i miei – ha detto Raul – Mi sono sperimentato regista, ed ho trovato il compito molto simile al mio lavoro d’attore, anche se sono consapevole che per intraprendere questo tipo di carriera è necessaria una grande competenza tecnica e la ferma passione di farlo. Sono stato fortunato perchè ho lavorato con una grande squadra, sia tecnica che artistica. Michelle non voleva partecipare come protagonista,non voleva metterci la faccia, dal momento che fa già tanto dietro le quinte con Doppia Difesa, ma alla fine si è convinta ed è stata bravissima“.

La Hunziker ha confermanto, aggiungendo che la sua iniziale ritrosia era forse dovuta anche al fatto che, avendo subito le violenze di alcuni stalker in passato, non voleva mettere avanti la sua situazione, “poi però mi sono convinta – ha detto – ho dovuto fare un lavoro molto duro come attrice perchè tendo sempre a portare gioia e qui mi sono dovuta svuotare della mia personalità. E’ importante rompere un circolo vizioso culturale che in Italia era soprattutto avallato dalla mancanza di una legge. L’approvazione del provvedimento contro lo stalking ha cambiato molte cose, ed ora le donne non sono più legate come prima, hanno uno strumento e possono reagire“.

Quello che però è davvero importante è trovare la forza di parlarne, di uscire dalla propria omertà e dalla profonda solitudine in cui una violenza ci fa sprofondare e parlarne. A questo mira il cortometraggio che riesce nel finale a far vedere la luce alla sventurata protagonista, e così capisce finalmente che non è sola e può combattere, e aquesto mira anche l’associazione Doppia Difesa, che ogni anno aiuta moltissime donne che hanno il coraggio di ‘uscire’ dalla propria solitudine.

Il cortometraggio è già in vendita a 9.90 euro presso tutti i punti Euronics italiani (circa 270) dal 9 novembre appena trascorso, fino al 30 giungo 2012. I proventi delle vendite, detratti i costi di produzione, verranno devoluti interamente alla realizzazione dei progetti in cantiere dell’associazione Doppia Difesa. All’interno del Dvd, oltre al cortometraggio, sono presenti contenuti speciali per una durata di due ore, che comprendono backstage, interviste e un documentario dal titolo La Vittima e il Carnefice diretto da Roberto Burchielli.

Amore e segreti tra Ryan Gosling e Kirsten Dunst: arriva Love&Secrets

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Love & Secrets, primo lungometraggio di Andrew Jarecki, si ispira alla storia dell’imprenditore immobiliare Robert Durst, coinvolto, nella New York degli anni ’80, nella misteriosa scomparsa della giovane moglie Kathleen McCormack.

Amore e altri rimedi: recensione del film

Amore e altri rimedi: recensione del film

La commedia Amore e altri rimedi racconta la storia di Maggie (Anne Hathaway), seducente spirito libero refrattario a qualsiasi legame e Jamie Randall (Jake Gyllenhaal) giovane brillante inguaribile sciupa femmine, che sfrutta le sue doti per far carriera nel mondo del commercio farmaceutico.

Riassumendola così sembrerebbe proprio qualcosa di già visto, rivisto e risentito molte volte al cinema, tanto da far pensare proprio che non ci sia nient’altro da dire a riguardo. In effetti certamente in un film come questo l’originalità non la si trova certamente nella trama, che ad una prima occhiata potrebbe sembrare scontata. Tuttavia, metti una trama scontata nelle mani di un buon(vecchio) regista, e vedrai che a venir fuori sarà un film divertente, ben bilanciato a tratti commovente, e in alcuni punti anche sorprendente, il che non guasta mai.

Edward Zwick ritorna quindi dove aveva cominciato. Dopo i grandi film epici, alla Ultimo Samurai per intenderci, torna agli albori della sua carriera cominciata con una commedia intitolata A proposito della notte scorsa. Un esordio di successo sia di pubblico e di critica che in alcuni frangenti rivediamo in quest’ultimo film Amore e altri rimedi, ma solo come un riflesso luminoso. Qui ritroviamo la stessa brillante ed algida regia che fa da guida alle vicissitudini amorose dei due protagonisti, senza mai invadere lo spazio, cercando, qua e la come può, di mettere in risalto questo e quell’altro momento, riuscendoci il più delle volte, tirando fuori un film ricco di spunti interessanti.

Grazie anche, bisogna dirlo, ad una sceneggiatura sufficientemente elaborata, impreziosita da qualche dialogo eccellente, e qualche battutina esilarante che fa eco alla storia del cinema recente. Merita una sottolineatura anche il cast che è stato all’altezza del compito, con la sempre brava Anne Hathaway, sempre più lanciata nell’olimpo delle star, e il discreto Gyllenhaal, che non sfigura affatto nei panni di un belloccio e donnaiolo rappresentante farmaceutico.

Menzione speciale per Amore e altri rimedi va riconosciuta anche ad un ottimo cast di contorno, con il simpatico fratello minore che ne combina di tutti i colori, e il sempre verde, nonché bravissimo Oliver Platt, che impreziosisce il film un una performance davvero pregevole e simpaticissima. In conclusione, il film è una buona commedia come se ne vedono molte in America, a tratti scontata ma pur sempre piacevole da vedere. Ha il pregio di avere in sé un anima divertente, ma anche triste e commovente, con qualche excursus nel demenziale sempre esilarante. Ogni spettatore troverà qualcosa per cui valga la pena vederla.

Amore Cucina e Curry recensione del film con Helen Mirren

Amore Cucina e Curry recensione del film con Helen Mirren

Amore, cucina e curry Quattrodici anni dopo il dolcissimo viaggio nel gusto intrapreso con Chocolat, il regista svedese Lasse Hallstrom torna a solleticare i raffinati palati degli spettatori con una nuova commedia, The Hundred Foot Journey (in italiano, banalmente, Amore Cucina e Curry). Come tradisce il titolo tradotto nel nostro paese, è una storia che parla di cucina, tradizioni, relazioni umane ma soprattutto… cibo indiano.

A Mumbai, per colpa di accese rivalità politiche, la famiglia del giovane cuoco Hassan è costretta ad abbandonare la città,e in generale la loro terra, dopo che un terribile incendio ha spazzato via tutto quello che possedevano, inclusi i loro affetti più cari: su tutti, l’amata madre.

Il patriarca, chiamato da tutti Papa, spinto dalla voce ectoplasmatica della moglie (una sorta di guida karmika) decide di abbandonare l’Inghilterra- dove nel frattempo si è rifugiato con i suoi cinque figli- e di partire alla volta delle alpi, tra Svizzera e Francia.

Ma, quando in mezzo al nulla della campagna francese, i freni del loro furgoncino si rompono e si salvano da un terribile incidente, tutti i membri della famiglia avvertono questo episodio come un segno, decidendo così di restare nel piccolo borgo di Saint Antonin per aprire un ristorante di cucina indiana: la Maison Mumbai. La vera stella del locale è il figlio Hassan, cuoco dal talento innato e prezioso, un vero dono che subito cattura l’attenzione di Madame Mallory, l’altera proprietaria del lussuoso ristorante situato proprio di fronte alla Maison Mumbai. La convivenza tra le due culture all’inizio è difficile, se non impossibile: ma basterà l’amore per la cucina, il talento e un pizzico di suggestiva magia per mettere d’accordo tutti quanti.

Amore Cucina e CurryHallstrom torna a narrare quelle storie sospese tra dramma e commedia sentimentale che tanto sapientemente ha saputo raccontare nel corso della sua lunga carriera: il tono fiabesco serve a rendere accettabile, fruibile e poetica una realtà che spesso si allontana notevolmente da questi canoni mostrandosi sotto una veste più cinica e disillusa: l’incanto passa attraverso l’occhio della Macchina da Presa del regista svedese, nei suoi movimenti di macchina fluidi limpidi e patinati, immortalati da un’impeccabile fotografia. Eppure, nonostante dei buoni presupposti e una sceneggiatura promettente-almeno su carta- la pellicola si incarta su se stessa, forse vittima della fama di Hallstrom stesso: in troppi passaggi segue pedissequamente l’iter diegetico di Chocolat, ma è privo dell’appeal sensuale e del tono fiabesco, remoto e sospeso che caratterizzava l’altra pellicola dei primi anni 2000.

Nonostante le ottime interpretazioni degli attori, perfettamente in linea con i loro personaggi, il film manca di originalità e sembra una versione in salsa tandoori del suo ben più noto “cugino”, col quale condivide almeno in parte la location e le atmosfere.

Amore Carne recensione

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Amore carne film Amore Carne non è né un film né un documentario: è lo sguardo disperatamente lucido di un uomo che da ormai ventidue anni combatte contro un male oscuro insidiatosi in lui, quello spietato figlio di amore e carne che si chiama AIDS.

Come catturare dunque la carnale fugacità dell’esistenza se non con un onnipresente cellulare di ultima generazione, un fidato terzo occhio che per quasi due anni ha ripreso incessantemente la vita che pulsava intorno a lui? Da una camera d’albergo a Parigi ad un’altra a Budapest, i percorsi intrecciano un tessuto del mondo contemporaneo, una vita veramente viva a cui aggrapparsi.

amore carne posterFilm «intimo che abdica la distanza», Amore Carne è uno sfogo personale del regista, che, per paura di far soffrire la tradizionalista madre, ha sempre cercato di camuffare il suo essere omosessuale, sieropositivo e buddista (convinto che delle tre cose la più dolorosa fosse scoprire di non essere cattolico); ma la signora Delbono se n’è andata l’estate scorsa, lasciandolo libero così di esprimersi attraverso immagini, musica e poesia senza più alcuna inibizione.

E’ proprio la poesia la forma prescelta per comunicare: oltre a monologhi scritti da lui stesso come espressioni del suo stream of consciousness, lunghi brani originali di Pier Paolo Pasolini, Arthur Rimbaud e T.S. Eliot si fanno tramite dei suoi contrastanti e sofferti sentimenti.

La decisione di catturare le immagini con un traballante smartphone rende le riprese inevitabilmente disturbate e disturbanti, tanto che lo spettatore a tratti è obbligato a distogliere lo sguardo.

Entrambe le operazioni sono volutamente eversive e stranianti, ma, guardando al risultato, decisamente azzardate: il film non riesce infatti a tenere i 75 minuti di durata e, seppure non manchi qualche altissimo momento lirico, l’insieme finisce per risultare un irritante monumento narcisistico del regista.

La pellicola inoltre è a dir poco confusa sul piano della realizzazione delle intenzioni, tutte buone intuizioni che troppo spesso però si concretizzano in modo scontato o disordinato.

La vera forza del film è invece la colonna sonora, multiforme e bellissima soprattutto laddove primeggia il violino dell’amico Alexander Barlanescu, suonato “come un urlo dell’anima”.

Ripensandoci, Amore Carne potrebbe essere uno stupendo video musicale, nel quale immagini e note si sposano senza bisogno della parola, presenza ingombrante incapace di dire l’indicibile.

Amore a Copenaghen: la spiegazione del finale della commedia romantica di Netflix

Amore a Copenaghen, il film di Netflix, è un dramma romantico intenso e coinvolgente che esplora i conflitti individuali nelle relazioni sentimentali. Basato sul romanzo di Tine Høeg, il film approfondisce le sfide della maternità e analizza in modo introspettivo il complesso rapporto che la protagonista sviluppa con il proprio corpo durante l’intero processo.

Mia era una scrittrice di successo, i cui libri trattavano principalmente la lotta per trovare l’amore. Le sue esperienze personali l’avevano profondamente ispirata, portandola a sviluppare una particolare attrazione per uomini più giovani. Aveva quasi paura di essere associata a qualcuno della sua età, forse perché ciò le avrebbe ricordato che non era più la giovane Mia di un tempo. Tuttavia, nonostante preferisse gli uomini più giovani, non riusciva a stabilire con loro un legame romantico profondo.

La sua migliore amica, Gro, le presentò Emil durante una delle presentazioni del suo libro. Emil, suo coetaneo, era un archeologo recentemente divorziato, alle prese con il difficile cambiamento della sua vita. Inizialmente, Mia non provò alcun interesse per lui, ma successivamente, riflettendo sulle sue relazioni fallite, decise di dargli una possibilità. Il fatto che Emil fosse un padre single la colse di sorpresa, ma in lui c’era qualcosa di irresistibile, e Mia si sentì pronta a fare il grande passo.

Cosa ha portato Mia allo sfogo in Amore a Copenaghen?

Mia ed Emil si innamorarono perdutamente, e lei capì che lui era l’uomo giusto quando lo sentì raccontare ai suoi figli, Felix e Selma, quanto fosse felice con lei. Ben presto, Emil la presentò ai suoi bambini e Mia si divertì a essere una co-genitrice o una “mamma bonus”. Tuttavia, la gioia della maternità la spinse a desiderare un figlio tutto suo, e Emil accolse con entusiasmo questa idea. Forse Mia temeva che la felicità provata con Felix e Selma potesse svanire, e avere un figlio le sembrava l’unica soluzione per colmare questa paura.

Joachim Fjelstrup è EMIL, Rosalinde Mynster è MIA in Amore a Copenaghen. Cr. Courtesy of Netflix © 2024

Nonostante i loro tentativi attivi di concepire, Mia non rimase incinta. Dopo una visita in ospedale, le fu consigliata l’inseminazione artificiale. Convinta di essere finalmente incinta, rimase sconvolta quando il test risultò negativo. Poco dopo, la coppia scoprì che il numero di spermatozoi di Emil non era ottimale, rendendo la gravidanza ancora più difficile. Mia dovette assumere farmaci e sottoporsi a iniezioni per aumentare le probabilità di concepimento.

Lo stress e la frustrazione iniziarono a sopraffarla. Non poteva fare a meno di chiedersi perché una donna dovesse affrontare un processo così doloroso, mentre un uomo poteva continuare a vivere liberamente. Sebbene Emil si fosse detto pronto a fare tutto il possibile per aiutarla a concepire, Mia cominciò a dubitare del suo vero impegno. Ma invece di allontanarla, Emil la rassicurò e decisero di riprovare. Per un momento, Mia si immerse nella gioia di stare con il suo compagno, ma la felicità svanì rapidamente quando un altro test risultò negativo.

Mia impose a Emil di smettere di bere, di sbarazzarsi dei suoi slip attillati e di fare ogni possibile sforzo per migliorare la qualità del suo sperma. Nel frattempo, lavorava al suo prossimo romanzo, un racconto sulla sua esperienza come “madre bonus”, con un tocco ironico. Tuttavia, la sua esperienza reale era così estenuante che non riuscì a mantenere il tono leggero e finì per riversare tutte le sue emozioni nel manoscritto. Il libro divenne un diario personale, un modo per elaborare i suoi sentimenti.

Mia iniziò a chiedersi se avrebbe mai avuto un ruolo stabile nella vita di Emil e dei suoi figli. I suoi pensieri depressivi e il senso di autosvalutazione presero il sopravvento. Il sogno della maternità, che doveva essere un’esperienza colma di gioia, si trasformò in un percorso doloroso e straziante. Il suo rapporto con il corpo diventò sempre più complesso: si sentiva “difettosa”, incapace di fare ciò per cui era “destinata”. Dopo l’ennesimo test negativo, Mia perse il controllo e sfogò la sua rabbia su Emil, incolpandolo di tutto ciò che stava vivendo.

Durante una festa, sopraffatta dal dolore e dalla frustrazione, Mia scappò e baciò uno sconosciuto, ma subito dopo si rese conto di quanto fosse confusa e turbata. Tornò a casa, e il mattino seguente si scusò con Emil. Lui, profondamente innamorato, capiva quanto fosse difficile la situazione per Mia e decise di perdonarla. Ripresero così a cercare una gravidanza.

In che modo la situazione di Gro influenzò Mia?

Dopo tre inseminazioni fallite, il medico suggerì alla coppia di provare la fecondazione in vitro (FIV). Mia si sottopose a un altro trattamento ormonale per impedire l’ovulazione. Durante questo percorso, si accorse che i medici parlavano quasi esclusivamente con lei, escludendo Emil, nonostante fosse coinvolto quanto lei. Decise quindi di far valere la sua voce e pretese che il medico si rivolgesse anche a Emil.

Nonostante la difficoltà di condividere pubblicamente la sua esperienza, Mia trovò il coraggio di parlarne durante un incontro. Fu sorpresa dal numero di donne che si riconoscevano nel suo vissuto e si sentì ispirata a scrivere un libro sulla sua lotta per diventare madre.

Joachim Fjelstrup è EMIL, Rosalinde Mynster è MIA in Amore a Copenaghen. Cr. Courtesy of Netflix © 2024

Nel frattempo, Simon annunciò che Gro era incinta, ma per Gro la notizia fu tutt’altro che felice. Dopo la difficile esperienza vissuta con la gravidanza di Vester, decise di abortire. Da quando aveva scoperto di essere incinta, era tormentata da incubi e ricordi traumatici. Il film mostra come due donne della stessa età potessero vivere esperienze opposte, ma condividere la sensazione di non avere il controllo sul proprio corpo. Alla fine, Gro prese la decisione giusta per sé, e Mia la sostenne senza giudicarla. Mia non poté fare a meno di riflettere sull’ironia della sorte: mentre lei si sforzava disperatamente di rimanere incinta, Gro concepì senza volerlo.

Mia ed Emil hanno formato una famiglia insieme?

Dopo l’ennesimo fallimento, Mia si allontanò da Emil senza dare spiegazioni. I suoi amici e la sua famiglia la esortarono a parlargli, ma lei rifiutò categoricamente. Emil, incapace di accettare la separazione, l’aspettò fuori dal suo appartamento. Quando finalmente parlarono, lui espresse tutto il suo amore per lei e il desiderio di non arrendersi.

Mia, però, si sentiva intrappolata in una vita che non riconosceva più e decise di lasciarlo definitivamente. Tornò al mondo degli appuntamenti, ma presto capì che Emil era stato l’unico uomo a sostenerla in ogni momento, anche nei suoi giorni peggiori. Con questa nuova consapevolezza, Mia corse da Emil e gli chiese un’ultima possibilità. Lui, nonostante il dolore vissuto, l’amava ancora.

Nel finale di Amore a Copenaghen, Mia ed Emil decisero di affrontare il percorso della FIV con una nuova mentalità, mettendo da parte le pressioni e concentrandosi solo sul loro amore. Quando arrivò la notizia che la fecondazione era riuscita, la loro felicità fu immensa: avevano superato una tempesta e finalmente ottenuto il loro lieto fine.

Among the Living: trailer del nuovo horror zombie

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Among the Living: trailer del nuovo horror zombie

Dread ha svelato il trailer ufficiale di Among the Living, il suo prossimo dramma horror indipendente, che arriverà in sale USA selezionate il 30 settembre.  Il video presenta un fratello -e-sorella mentre lasciano la città e si recano in campagna a seguito di un’epidemia di zombi. Among the Living è scritto e diretto da Rob Worsey. Il film indipendente post-apocalittico è interpretato d a Dean Michael Gregory, George Newton e Melissa Worsey. Among the Living è prodotto da Worsey, Kate Humphries e Oliver Mitchell. Al momento il film non ha una distribuzione in Italia. 

Rimasto bloccato in campagna all’indomani di un’epidemia mortale, il fratello maggiore Harry combatte per proteggere sua sorella minore, Lily, mentre cerca disperatamente di trovare rifugio con il padre“, si legge nella sinossi. “Harry e Lily sono determinati a sopravvivere al loro viaggio mentre si sforzano di evitare una popolazione infetta con sete di sangue e la maggiore minaccia di altri sopravvissuti“.

Amnesty International a Venezia 74 a sostegno de L’Ordine delle Cose

“È importante costruire delle narrazioni che siano alternative a quelle che sono più diffuse, e raccontarle attraverso l’invenzione narrativa di un personaggio che si trova a vivere il conflitto tra quello che gli chiede il dovere istituzionale e le riflessioni suscitate dal confronto a tu per tu con degli esseri umani di cui non capisce il dramma.” Alba Bonetti, vice presidente nazionale di Amnesty International Italia, ha così parlato in relazione a L’ordine delle cose, il film di Andrea Segre che racconta il dramma dei migranti dal punto di vista di un Funzionario del Ministero degli Esteri che si occupa di stipulare accordi internazionali a tutela della grande crisi che sta vivendo il Mediterraneo e tutta l’Europa.

“Questo, per noi di Amnesty International è importante dal punto di vista culturale e della diffusione di una maggiore comprensione di quello che sta succedendo – ha continuato la Bonetti – cioè ragionare non su numeri e statistiche ma su delle vite, perché stiamo parlando di diritti umani e di vite. Non si tratta di un’invasione perché l’86% degli immigrati censiti sta fuori dall’Europa. Non è l’Europa invasa dai migranti, è l’Europa che sta collassando sotto il peso di politiche irresponsabili e incapaci di dimostrare quella solidarietà che 70 anni fa ha permesso all’Europa stessa di venire fuori dalla gigantesca crisi degli immigrati della Seconda Guerra Mondiale.”

L’ordine delle cose è stato presentato al Festival di Venezia 2017 nell’ambito degli Eventi Speciali della Mostra.

Ammutta Muddica Trailer del film con Aldo Giovanni e Giacomo

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Ammutta Muddica Aldo Giovanni E Giacomo

Aldo, Giovanni e Giacomo sono pronti a tornare sul grande schermo, anche solo per un giorno. Il 16 ottobre, infatti, verrà proiettato per la prima (ed ultima) volta lo show “Ammutta Muddica“, altro grande capolavoro del trio comico italiano.

Lo spettacolo, basato su storie ordinarie di personaggi strampalati, presenterà 30 minuti di scenette inedite, condimento essenziale per una serata unica nel suo genere.

Ecco Il Trailer:

Attraverso Ammutta Muddica (con la partecipazione di Silvana Fallisi), i tre comici hanno deciso di tornare alle origini e di riavvicinarsi al vasto pubblico. In che modo? usufruendo di sketch classici e divertenti, prendendo spunto dai celeberrimi “Corti“.

Per quanto riguarda il botteghino, infine, i cinema di tutta Italia stanno già pregustando la serata: lo spettacolo teatrale ha di fatto registrato il tutto esaurito, con più di 180 mila biglietti staccati, confermando lo show come “il più visto” della stagione.

Ammore e Malavita: recensione del film dei Manetti Bros.

Ammore e Malavita: recensione del film dei Manetti Bros.

Tre anni fa i Manetti Bros. Avevano stregato pubblico e critica alla Festa del Cinema di Roma con Song’ e Napule e stavolta sono decisi a conquistare la Laguna. E’ stato presentato oggi il loro nuovo film, Ammore e Malavita, che sembra già aver fatto strage di cuori.

La storia si svolge come sempre nella bella città di Napoli dove il boss Don Vincenzo, dopo aver subito un’aggressione, sembra deciso a ritirarsi dagli affari insieme a sua moglie e a lasciare tutte le sue attività in gestione ai suoi body guard, Ciro e Rosario. La banda decide così di inscenare la morte del boss ma qualcosa nel loro piano va storto…

Conosciuti e amati dal pubblico per la famosa serie tv L’ispettore Coliandro e per il già citato Song’ e Napule, che ha avuto un grande successo, Antonio e Marco Manetti provano a fare il bis portando il loro film pop e di genere in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia sperando di riuscire a sbaragliare l’ingombrante concorrenza e fare breccia nel cuore dei giurati.

Ammore e Malavita, il film

Il boss della malavita napoletana Don Vincenzo (Carlo Buccirosso), detto “o’ re do pesce”, dopo essere sopravvissuto quasi per miracolo ad un agguato, è deciso ad ‘abdicare’ al suo trono e a lasciare tutto in gestione alle sue Tigri, le temibili guardie del corpo, Rosario (Raiz) e Ciro (Giampaolo Morelli). Ma per uscire di scena ha bisogno di un piano strategico che gli viene fornito da sua moglie Maria (Claudia Gerini), piano che purtroppo andrà a gambe all’aria a causa dell’intromissione di Fatima (Serena Rossi), un’infermiera che si trovava al posto sbagliato e al momento sbagliato.

I Manetti Bros. fanno il pieno di applausi qui a Venezia 74 con l’attesissimo Ammore e Malavita, arruolando lo stesso meraviglioso cast di attori – più qualche new entry – e presentando al festival un nuovo ed irresistibile film destinato a diventare un vero e proprio cult. Un po’ gangster movie e un un po’ action, la nuova fatica cinematografica dei fratelli Marco e Antonio sembra stavolta avere una marcia in più; mentre nel precedente Song’ e Napule si parlava solo di musica, nel caso di Ammore e Malavita si tratta di un musical a tutti gli effetti.

Le musiche originali di Pivio & Aldo De Scalzi e le liriche del cantautore Nelson – vincitore nel 2014 del David di Donatello per la canzone A’ Verità, scritta a quattro mani con Franco Ricciardi -, sostituiscono di fatto le battute dei personaggi che, cantando, rendono la storia molto più fresca e scorrevole. Ancora una volta dunque i Manetti ci raccontano di Napoli e della sua malavita in maniera del tutto originale e irresistibilmente verace; i dialoghi sono pieni di battute brillanti e le canzoni, in pieno stile neomelodico, sono a dir poco travolgenti e trasformano il film in una sorta di moderna sceneggiata napoletana. Non passa infatti inosservata la presenza del grande Pino Mauro, cantante partenopeo con una grande tradizione musicale alle spalle.

Ammore e Malavita - Manetti Bros.

Ottima prima prova anche di Raiz, all’anagrafe Gennaro Della Volpe, cantante degli Almamegretta dal 1991, perfetto nella parte del killer del boss, uno dei personaggi più oscuri del film. Ad un incredibile Carlo Buccirosso – che potrebbe anche arrivare a competere per la Coppa Volpi – si affianca inoltre una straordinaria Claudia Gerini che, dopo lo splendido film tv diretto da Lina Wertmüller dal titolo Francesca e Nunziata del 2002, torna a recitare in un perfetto dialetto napoletano con una tale disinvoltura da far quasi dimenticare le sue origini romane.

E come non citare il sempre affascinante Giampaolo Morelli che stavolta, svestiti i panni dell’esuberante Lollo Love, si trasforma in una sorta di killer sociopatico, con l’agilità di un ninja e la forza di un soldato, capace di far fuori un plotone di sicari armati fino ai denti in pochi secondi. Non possiamo dimenticare ovviamente la bella Serena Rossi, protagonista di una delle scene più epiche del film; nonostante la colonna sonora sia completamente originale, per la scena in questione i registi hanno pensato di adattare un testo inedito in napoletano alla melodia di What a Feeling, da Flashdance, canzone che segna l’incontro tra Ciro e Fatima, i due amanti sfortunati del film.

Ammore e Malavita è un’opera straordinaria, un film che parla di camorra ma che rema contro la corrente del ‘gomorrismo’, un piccolo capolavoro di genere che vi farà ridere ed emozionare, cantare e ballare come se non ci fosse un domani e pianificare una vacanza nella bella Napoli.

Ammore e malavita: Intervista ai Manetti Bros

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Ammore e malavita: Intervista ai Manetti Bros

In occasione di Venezia 74 abbiamo avuto il piacere di intervistare i Manetti Bros registi di Ammore e malavita, il loro nuovo film ambientato nella città di Napoli.

Foto di copertina La Biennale di Venezia

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Il nuovo film dei Manetti bros vede protagonisti  Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Claudia Gerini, Carlo Buccirosso e Raiz – Il film è una produzione MADELEINE e MANETTI BROS. FILM con RAI CINEMA in collaborazione con TAM TAM FOTOGRAFIE e MOMPRACEM e distribuito da 01 DistributionLe musiche originali invece sono state composte da
Pivio & Aldo De Scalzi.

Ammore e malativa, la trama

Ammore e Malavita - Manetti Bors.Napoli. Ciro (Giampaolo Morelli) è un temuto killer. Insieme a Rosario (Raiz) è una delle due “tigri” al servizio di don Vincenzo (Carlo Buccirosso), “o’ re do pesce”, e della sua astuta moglie, donna Maria (Claudia Gerini). Fatima (Serena Rossi) è una sognatrice, una giovane infermiera. Due mondi in apparenza così distanti, ma destinati a incontrarsi, di nuovo.
 
Una notte Fatima si trova nel posto sbagliato nel momento sbagliato. A Ciro viene dato l’incarico di sbarazzarsi di quella ragazza che ha visto troppo. Ma le cose non vanno come previsto. I due si trovano faccia a faccia, si riconoscono e riscoprono, l’uno nell’altra, l’amore mai dimenticato della loro adolescenza.
 
Per Ciro c’è una sola soluzione: tradire don Vincenzo e donna Maria e uccidere chi li vuole uccidere.  Nessuno può fermare l’amore. Inizia così una lotta senza quartiere tra gli splendidi scenari dei vicoli di Napoli e il mare del golfo. Tra musica e azione, amore e pallottole.

Ammore e Malavita: il trailer del film dei Manetti Bros

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Ammore e Malavita: il trailer del film dei Manetti Bros

 

LaÈ stato presentato in Concorso nella selezione ufficiale della 74° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Ammore e Malavita, il nuovo film dei Manetti Bros.

Di seguito potete vedere il primo trailer del film che arriverà in sala il prossimo 5 ottobre. Nel cast del film Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Claudia Gerini, Carlo BuccirossoRaiz.

La trama di Ammore e Malavita

Napoli. Ciro (Giampaolo Morelli) è un temuto killer. Insieme a Rosario (Raiz) è una delle due “tigri” al servizio di don Vincenzo (Carlo Buccirosso), “o’ re do pesce”, e della sua astuta moglie, donna Maria (Claudia Gerini). Fatima (Serena Rossi) è una sognatrice, una giovane infermiera. Due mondi in apparenza così distanti, ma destinati a incontrarsi, di nuovo.

Una notte Fatima si trova nel posto sbagliato nel momento sbagliato. A Ciro viene dato l’incarico di sbarazzarsi di quella ragazza che ha visto troppo. Ma le cose non vanno come previsto. I due si trovano faccia a faccia, si riconoscono e riscoprono, l’uno nell’altra, l’amore mai dimenticato della loro adolescenza.

Per Ciro c’è una sola soluzione: tradire don Vincenzo e donna Maria e uccidere chi li vuole uccidere. Nessuno può fermare l’amore. Inizia così una lotta senza quartiere tra gli splendidi scenari dei vicoli di Napoli e il mare del golfo. Tra musica e azione, amore e pallottole.

Ammonite, recensione del film con Kate Winslet e Saoirse Ronan #RFF15

Dopo il successo dell’esordio God’s Own Country, Francis Lee porta alla Festa del Cinema di Roma la sua opera seconda Ammonite, in cui, puntando sulla coppia Winslet-Ronan, torna ad affrontare il tema delle relazioni e della loro difficoltà in un mondo duro e aspro come le scogliere del Dorset, in cui il lavoro e il sostentamento della famiglia vengono sempre prima della propria felicità.

Ammonite – la trama

Anni ’40 dell’Ottocento. La paleontologa autodidatta Mary Anning, Kate Winslet, lavora solitaria sulle coste del Dorset alla ricerca di fossili – l’ammonite è appunto il fossile più comune. Le sue scoperte passate sono lontane e ora lavora solo per vendere qualcosa ai turisti e guadagnare ciò che serve per il sostentamento suo e dell’anziana madre. Ciò che le riesce appena. Quando un ricco turista, Roderick Murchison, James McArdle si presenta da lei con la giovane moglie Charlotte, Saoirse Ronan, e le chiede di assistere al suo lavoro in cambio di un lauto pagamento, lei non è in condizione di rifiutare. Lo stesso avviene quando Murchison decide di affidare Charlotte, che si sta riprendendo da un momento difficile, nelle mani di Ann, mentre lui prosegue il suo tour per l’Europa. Le due donne scopriranno una comune solitudine e tra loro nascerà un’appassionata storia d’amore.

Mary Anning, una figura femminile poco valorizzata

Nell’incentrare il suo secondo lavoro sulla figura poco nota della paleontologa Mary Anning, il regista e sceneggiatore Francis Lee intendeva, come lui stesso ha chiarito: “continuare il lavoro iniziato con God’s Own Country sulle relazioni e su come ci muoviamo all’interno di esse. Quindi, parlare di Mary in una relazione intima”. Dunque l’interesse di Lee era sì mostrare il lavoro di Mary come scienziata, ma ancor più focalizzarsi sui suoi bisogni dal punto di vista emotivo e relazionale, a lungo relegati in un angolo, che trovano nell’incontro con Charlotte lo spazio per esprimersi.

Ecco dunque l’inserimento di una storia d’amore omosessuale, liberamente inventata da Lee, che scompagina l’austero equilibrio della protagonista. Della figura di Mary infatti si sa poco e non vi è quasi nulla di scritto, ancor meno sulla sua vita privata. Dunque, con assoluta libertà creativa il regista ha immaginato la relazione con la giovane e ricca Charlotte.

Nonostante la bravura delle protagoniste, Kate Winslet e Saoirse Ronan – il regista ritrova anche Alec Secareanu e Gemma Jones – l’idillio amoroso è poco coinvolgente e non sembra apportare un vero cambiamento nella vita delle due donne. Non si sente insomma, quella sensazione di ineluttabilità dello stare insieme, quella necessità che fa si che la relazione cambi davvero, radicalmente e per sempre, le vite delle protagoniste. Il laconico finale ne è una conferma. Non si è emotivamente trascinati, nonostante l’amore passionale. L’incedere del film è lento, ricco di pause e silenzi, scanditi dai brani al pianoforte della colonna sonora.

Lee non coglie a pieno l’opportunità offerta dalla figura di donna forte ed emancipata che Mary Anning rappresenta. Una donna della working class, che ha dovuto rimboccarsi le maniche fin da bambina a causa della precoce morte del padre, completamente autodidatta, la cui scoperta paleontologica più importante, fatta a 11 anni – un fossile di ittiosauro – è conservata al British Museum. Una donna che ha dovuto farsi strada in un mondo di uomini e che, svanita la fama, ha continuato ad occuparsi con dedizione del suo lavoro. Le tematiche sociali, sia in relazione all’appartenenza di classe, che di genere avrebbero meritato più attenzione e spazio, dando così il giusto risalto ad uno spirito libero ed indipendente in un’epoca ancora fortemente influenzata da dogmi e convenzioni.

Una messa in scena realistica

Visivamente Ammonite è curatissimo e l’aspra natura delle coste inglesi del Dorset, con il freddo, l’umidità, la terra e il costante rumore del mare vanno di pari passo con l’animo di Mary, indurito da anni di fatica e solitudine. Il regista ha voluto una messinscena più realistica possibile e si è affidato per la fotografia a Stéphane Fontaine  e per i costumi a Michael O’Connor. Tuttavia, Lee perde sia l’opportunità di aggiungere qualcosa alla geografia dei sentimenti disegnata fin qui, sia quella di allargare maggiormente il discorso alla sfera sociale e culturale, rendendo il lavoro di più ampio respiro.

Ammazzaragni e Gatta Nera nei prossimi film di Spider-Man

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Gatta Nera“Tutto quello che vedete relativo ai fumetti, non è messo a caso” Avi Arad conferma in questo modo indiretto che sia l’Ammazzaragni che la Gatta Nera compariranno nei prossimi adattamenti cinematografici di Spider-Man.

Abbiamo visto BJ Novak come Alistair Smythe e Felicity Jones come Felicia Hardy in The Amazing Spider-Man 2 e come ci ha detto Matt Tolmach e come poi ha confermato Arad, saranno sicuramente personaggi che rivedremo presto!

Vi ricordiamo che i progetti legati ai Sinistri Sei e a Venom sono in fase di sviluppo, mentre The Amazing Spider-Man 2 uscirà al cinema il prossimo 23 aprile.

Leggi la nostra recensione del film

Come sempre ricordiamo che nel film ritorneranno i protagonisti   e  ai quali si aggiungono  nel ruolo di Electro, ​​ come Harry Osborn, il villain Paul Giamatti . Tutte le news sul film le trovate nel nostro speciale: The Amazing Spider-Man 2Mentre per tutte le info sul film vi segnaliamo la nostra Scheda Film: The Amazing Spider-Man 2La pellicola è diretta ancora una volta da  su una sceneggiatura di   ed uscirà il 2 Maggio 2014.

Guarda il trailer del film

In The Amazing Spider-Man 2, per Peter Parker (Andrew Garfield) affronta la vita post diploma. Lasciatosi alle spalle le scuole superiori si è ritrovato sempre più impegnato vestendo i panni di Spiderman, senza, però, dimenticare la promessa fatta al padre di Gwen (Emma Stone): proteggerla. A disturbare gli equilibri ci penserà l’arrivo di un nuova nemesi, Electro (Jamie Foxx) ed il ritorno di un vecchio amico, Harry Osborn (Dane DeHaan).

Fonte: CBM

Amleto con Benedict Cumberbatch: in anteprima al Torino Film Festival

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Sono stati 225.000 gli spettatori che lo scorso ottobre, da 25 diversi paesi, si sono collegati in diretta via satellite con il National Theater di Londra per la trasmissione di Amleto di Shakespeare, con il candidato all’Oscar Benedict Cumberbatch nel ruolo del protagonista della tragedia di Shakespeare diretta da Lyndsey Turner: un record assoluto per il progetto del National Theatre Live. Ora quello spettacolo straordinario, che ha già conquistato la critica di tutto il mondo, arriva anche in Italia in anteprima al Torino Film Festival venerdì 27 novembre alle 21 al Cinema Reposi dove sarà presentato da Emanuela Martini e Marì Alberione (Festa Mobile/Palcoscenico – Fuori concorso). Il film sarà poi trasmesso nei cinema italiani il 19 e 20 aprile (dettagli sulla data e i cinema a breve disponibili su www.nexodigital.it) come evento per il quattrocentesimo anniversario della morte del poeta, nell’ambito del progetto che propone su grande schermo il meglio delle produzioni del teatro londinese in lingua originale sottotitolato in italiano.

In questo modo le celebrazione dei 400 anni dalla morte di Shakespeare (1564-1616) arriveranno nelle sale di tutta Italia per un evento attesissimo che proporrà agli appassionati di teatro, letteratura e cinema una delle tragedie più famose del poeta di  Stratford-upon-Avon nell’acclamata produzione del National Theatre.

Benedict Cumberbatch, amatissimo e noto al grande pubblico per The Imitation Game e per la serie di successo mondiale Sherlock, ha dichiarato “È veramente emozionante poter aprire la nostra produzione teatrale di Amleto ad un più vasto pubblico con il National Theatre Live. L’idea che le persone che, per un qualsiasi motivo, non possono raggiungere il teatro possano invece unirsi a noi per una notte nelle sale cinematografiche di tutto il mondo è straordinaria. Ogni proiezione sarà senza dubbio caratterizzata da una propria atmosfera, ma ovunque si stia guardando lo spettacolo, grazie alla brillante squadra del National Theatre Live, sarete proprio nel cuore dell’azione e nel miglior posto disponibile in sala”.

CAST E CREDITI

Barry Aird (Soldier), Eddie Arnold (Danish Captain, Servant), Leo Bill (Horatio), Siân Brooke (Ophelia), Nigel Carrington (Servant, Cornelius), Ruairi Conaghan (Player King), Benedict Cumberbatch (Hamlet), Rudi Dharmalingam (Guildenstern), Colin Haigh (Priest, Messenger), Paul Ham (Official), Diveen Henry (Player Queen, Messenger), Anastasia Hille (Gertrude), Ciarán Hinds (Claudius), Kobna Holdbrook-Smith (Laertes), Karl Johnson (Ghost of Hamlet’s father), Jim Norton (Polonius), Amaka Okafor (Official), Dan Parr (Barnardo), Jan Shepherd (Courtier), Morag Siller (Voltemand), Matthew Steer (Rosencrantz), Sergo Vares (Fortinbras) e Dwane Walcott (Marcellus).

Le scenografie sono di Es Devlin i disegni dei costumi di Katrina Lindsay, il video di Luca Halls, illuminazione di Jane Cox, musiche di Jon Hopkins, suono di Christopher Shutt, movimenti di Sidi Larbi Cherkaoui e combattimenti di Bret Yount.

BENEDICT CUMBERBATCH

Benedict Cumberbatch è un pluripremiato attore teatrale, televisivo e cinematografico. I suoi recenti lavori teatrali per il National Theatre includono Dopo la Danza e la produzione teatrale di Danny Boyle Frankenstein, grazie a cui ha ricevuto un Olivier e riconoscimenti della critica come migliore attore dall’Evening Standard e dal Circle. Attualmente è meglio conosciuto per aver interpretato il ruolo principale in “Sherlock” della BBC e lo si vedrà il prossimo anno, nel ruolo di Riccardo III in The Hollow Crown: The Wars of the Roses. Tra i film in cui ha lavorato: Tinker Tailor Soldier Spy, Star Trek Into Darkness, 12 Anni Schiavo, Il Quinto Stato, August: Osage County e il ruolo di Smaug nella trilogia de Lo Hobbit. Cumberbatch è stato nominato ai BAFTA, al Golden Globe e agli Oscar per il suo ruolo come Alan Turing nel film The Imitation Game.

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