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The Pogmentary: la recensione della serie documentario su Paul Pogba

Il sodalizio tra il calcio e il cinema ha di recente visto approdare sul grande schermo importanti successi come il documentario Mi chiamo Francesco Totti e Zlatan, permettendo così ai fan dei calciatori oggetto di queste opere di scoprire di più dei loro beniamini, conoscendone sogni, paure e rimpianti. Un’operazione molto simile, ma in forma di serie televisiva, ha ora per protagonista Paul Pogba, il centrocampista del Manchester United nonché uno dei calciatori più talentuosi della sua generazione. A lui sono dedicati i cinque episodi di The Pogmentary, una crasi tra Pogba e documentary che sottolinea l’influenza che possiede oggi il calciatore.

Disponibile su Prime Video dal 17 giugno, la serie ha molto in comune con il documentario dedicato a Totti. Entrambi i giocatori protagonisti di queste due opere guardano al proprio passato ricco di successi e tanta dedizione, ripercorrendo le tappe più importanti del loro percorso. Se nel suo documentario Totti viene però immortalato nel momento in cui la sua carriera calcistica finiva, per Pogba quel momento sembra ancora lontano. Nella serie, infatti, il giocatore è sì ad un nuovo vincolo, ma la scelta non è se continuare o meno, bensì con chi continuare. Una decisione, come dice lo stesso calciatore nel corso del primo episodio, da prendere con estrema attenzione.

L’uomo dietro il calciatore

Cinque episodi per una scelta cruciale. Si potrebbe sintetizzare così The Pogmentary, una serie che potrebbe deludere chi si aspetta un prodotto prevalentemente incentrato sull’attività calcistica di Pogba. Benché questa sia ovviamente presente, almeno nei suoi momenti più importanti, come la vittoria ai mondiali del 2018, il cuore del racconto si trova altrove. Da una parte si segue il Pogba padre di famiglia, ripreso in compagnia dei figli e della moglie. “Un giorno cesserò di essere un calciatore, – afferma nella serie – ma sarò per sempre un padre. Emergono dunque da qui gli aspetti più umani del centrocampista, il quale fuori dal campo di gioco conduce una vita il più “normale” possibile.

Dall’altro lato, la serie si concentra sui confronti con il suo manager in merito alle scelte da compiere sul suo futuro calcistico. Pogba ha oggi 29 anni e molto ancora da poter compiere come calciatore. Per chi muore dalla voglia di sapere se egli firmerà nuovamente con il Manchester United o se tornerà nuovamente alla Juventus, di cui ha fatto parte dal 2012 al 2016, allora questa può configurarsi come la serie che svela i retroscena di quella scelta. In generale, dunque, l’obiettivo sembra quello di far conoscere Pogba come uomo, piuttosto che come calciatore. Un aspetto di lui che probabilmente gli appassionati conoscono già molto bene.

Pogba tra documentario e animazione

Alla luce di questi due macro aspetti della serie, nel corso degli episodi si ritrovano interviste alle principali personalità intorno a Pogba, dal suo avvocato Rafaela Pimenta al suo agente, il celebre Mino Raiola. Attraverso le loro parole si può conoscere dunque in modo più approfondito e da punti di vista diversi ciò che c’è da sapere sul calciatore. Una parte importante della serie è però dedicata anche al passato di Pogba, al suo aver lasciato la famiglia in Francia per inseguire i suoi sogni in Inghilterra, intraprendendo il suo percorso di formazione. Tutta questa parte ci viene raccontata attraverso l’uso di animazioni, che sono probabilmente l’elemento che arricchisce la serie di una propria unicità.

Vive dunque di tutti questi elementi combinati insieme The Pogmentary, un prodotto probabilmente non emozionante come lo era il documentario su Francesco Totti (anche se è giusto dire che in quel caso subentravano diverse dinamiche, dall’affetto alla malinconia per il suo ritiro), ma ugualmente valido per fornire il ritratto di uno dei talenti del calcio contemporaneo. Probabilmente la serie troverà maggiori apprezzamenti presso un pubblico di appassionati di questo sport, ma per le modalità del racconto, le tecniche impiegate e le intenzioni espresse, The Pogmentary potrebbe suscitare anche l’interesse di spettatori meno avvezzi a tale sport.

The Plane: trailer del film con Gerard Butler al cinema dal 26 gennaio 2023

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Gerard Butler torna al cinema nell’adrenalinico action movie The Plane, questa volta nei panni di un coraggioso pilota che per salvare i suoi passeggeri da una violenta tempesta, effettua un rischioso atterraggio d’emergenza su una remota isola delle Filippine. I superstiti dovranno però affrontare una nuova minaccia: degli spregiudicati guerriglieri indipendentisti che vivono in quelle terre.

Il gruppo viene infatti rapito e sarà compito del comandante Brodie Torrance proteggere i sopravvissuti presi in ostaggio e portarli in salvo. Ad affiancarlo in questa missione impossibile, troverà un ex Marine (Mike Colter, il celebre ‘Luke Cage’ dell’Universo Marvel) in arresto che era a bordo dell’aereo scortato dall’FBI. A dirigerli, il regista francese Jean-François Richet, Premio César per il dittico con protagonista Vincent Cassel, Nemico pubblico N. 1 – L’istinto di morte e Nemico pubblico N. 1 – L’ora della fuga. Nel cast anche Daniella Pineda (Jurassic World – Il dominio), Yoson An (Mulan) e Tony Goldwyn (DivergentScandal). The Plane arriverà nelle sale italiane a partire dal 26 gennaio 2023 distribuito da Lucky Red e Universal Pictures International Italy.

La trama del film

Durante una violenta tempesta, il comandante Brodie Torrance (Gerard Butler) salva i suoi passeggeri con un atterraggio di emergenza. L’aereo plana però su un’isola devastata dalla guerra e per il gruppo, preso in ostaggio da pericolosi ribelli, è l’inizio di un vero e proprio incubo. L’unica persona su cui Torrance potrà contare è Louis Gaspare (Mike Colter), un uomo accusato di omicidio che l’FBI stava trasportando sul suo volo. Riuscirà il nostro capitano a portare in salvo i passeggeri e fuggire dall’isola?

The Plane: in prima tv su Sky il film con Gerard Butler

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The Plane: in prima tv su Sky il film con Gerard Butler

Arriva in prima tv su Sky The Plane, adrenalinico film d’azione con protagonista Gerard Butler nei panni di un comandante di volo che deve effettuare un atterraggio di emergenza in uno dei luoghi più pericolosi della Terra, lunedì 17 luglioalle 21.15 su Sky Cinema Uno (e alle 21.45 anche su Sky Cinema Collection – Gerard Butler Mania), in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand, anche in 4K.

Nel film con Butler, che interpreta Brodie Torrance, anche Mike Colter, nel ruolo di Louis Gaspare, inaspettato alleato del pilota. La regia è di Jean-François Richet, mentre la sceneggiatura è di Charles Cumming e J.P. Davis.

La trama di The Plane

Durante una violenta tempesta, il comandante Brodie Torrance (Gerard Butler) salva i suoi passeggeri con un atterraggio di emergenza. L’aereo plana però su un’isola devastata dalla guerra e per il gruppo, preso in ostaggio da pericolosi ribelli, è l’inizio di un vero e proprio incubo. L’unica persona su cui Torrance potrà contare è Louis Gaspare (Mike Colter), un uomo accusato di omicidio che l’FBI stava trasportando sul suo volo. Riuscirà il nostro capitano a portare in salvo i passeggeri e fuggire dall’isola?

In occasione di questa prima tv da lunedì 17 a domenica 23 luglio SKY CINEMA COLLECTION – GERARD BUTLER MANIA(canale 303) accende i riflettori sull’iconico attore, con una programmazione dedicata alla sua filmografia.

Tra i tredici titoli previsti: il primo e il terzo capitolo della saga action in cui Butler è un agente della CIA, ATTACCO AL POTERE – OLYMPUS HAS FALLEN e ATTACCO AL POTERE 3, entrambi con Morgan Freeman; il film con Frank Grillo e Alexis LouderCOPSHOP – SCONTRO A FUOCO in cui si innesca una battaglia tra un killer, un astuto truffatore e una poliziotta alle prime armi; NELLA TANA DEI LUPI dove una squadra speciale del dipartimento di polizia viene incaricata di sgominare una banda di rapinatori; il suggestivo thriller tratto da una storia vera THE VANISHING – IL MISTERO DEL FARO, con Peter Mullan; l’action-fantasy di Alex Proyas GODS OF EGYPT con Nikolaj Coster-Waldau, le scatenate commedie romantiche LA DURA VERITÀ con Katherine Heigl e IL CACCIATORE DI EX con Jennifer Aniston.

The Plane, la recensione del film con Gerard Butler

The Plane, la recensione del film con Gerard Butler

Jean-Francois Richet torna sul grande schermo con un action movie, The Plane, dopo L’imperatore di Parigi, pellicola whodonuit prodotta nell’oramai lontano 2018. A fare da sfondo a questa nuova avventura, con un sempre più gagliardo Gerard Butler nel ruolo del protagonista Brodie Torrance, un’isola delle Filippine piena di minacce e pericoli.

Il viaggio dell’eroe, di cui parla Christopher Vogler nel suo scritto, Richet vuole seguirlo alla lettera, impregnando il film di antagonisti, ostacoli insormontabili (ma non per Brodie) e fanciulle/fanciulli da trarre in salvo. Seppur con un risultato che lascia a desiderare, The Plane si aggiudica il posto nella programmazione in sala dal 26 gennaio, distribuito da Lucky Red e Universal Pictures.

The Plane, la trama

Durante una violenta tempesta, il comandante Brodie Torrance (Gerard Butler) salva i suoi passeggeri con un atterraggio di emergenza. L’aereo plana però su un’isola devastata dalla guerra e per il gruppo, preso in ostaggio da pericolosi ribelli, è l’inizio di un vero e proprio incubo. L’unica persona su cui Torrance potrà contare è Louis Gaspare (Mike Colter), un uomo accusato di omicidio che l’FBI stava trasportando sul suo volo. Riuscirà il nostro capitano a portare in salvo i passeggeri e fuggire dall’isola?

Un action movie troppo frenetico

Nelle programmazioni al cinema, spesso accanto ai titoli delle grandi produzioni, compaiono i così detti b-movies, prodotti che fungono da filler fra le opere di maggior rilievo volti a intrattenere in maniera meno impegnativa gli spettatori. È il caso di The Plane, che riesce a posizionarsi nella categoria di film da fruire proprio quando le sale sono carenti di novità oppure il titolo in auge ha spuntato la check-list di quelli da vedere.

Una pellicola che, proprio per il contenuto di cui si fa carico, non aspira a raggiungere alte vette né tantomeno a sfondare al botteghino. L’opera del regista francese, conosciuto soprattutto per il suo Nemico Pubblico N.1, sembra all’apparenza – considerato il nome scelto – un survival movie, eppure a metà del primo atto la trama vira al solito e classico action movie, anche un po’ vintage nell’aspetto.

Non c’è da sorprendersi se questo cambio di registro faccia alzare subito un sopracciglio. I primi minuti del film ingannano parecchio: le sequenze iniziali, il cui caos all’interno dell’aereo è mostrato attraverso una traballante cinepresa a mano, gettano le basi per una storia in cui la cifra dominante dovrebbe essere la sopravvivenza – o meno – dei passeggeri all’ammaraggio di emergenza. Poi però The Plane, senza una logica coerente, cambia completamente il suo tono, e il thriller si impregna di sequenze frastornanti in cui sono gli scontri corpo a corpo, il rumore delle mitragliatrici e gli spari di fucili e pistole a possedere lo schermo.

Disturbano le progressioni affrettate, un ritmo che mira ad essere incalzante per fagocitare lo spettatore ma che si perde nella sua stessa frenesia, facendo scemare lentamente la suspense creatasi nei primi frame. È pur vero che negli action movie ad essere in pole position sono gli scontri, il fuoco, il disordine e la lotta, con i personaggi che di conseguenza rimangono nell’ombra, ma qui il problema si riscontra proprio nella mancanza di un aggancio sensato fra una scena e l’altra, con una nota di demerito alla sceneggiatura che non decolla, proprio come l’aereo.

Torrance, l’eroe di cui non avevamo bisogno

In The Plane a vestire i panni dell’eroe è Gerard Butler, la cui immagine subito ci riporta al suo impeccabile Re Leonida in 300. L’attore, complice il suo fisico possente e il suo fascino magnetico, si incastra bene nel suo personaggio, e ancora una volta ha l’opportunità di mostrare bicipiti scolpiti e coraggio da leoni. Il Capitano Brodie Torrance appare come il prode cavaliere con il compito di salvare il villaggio dall’attacco nemico, in questo caso dai separatisti e dalle milizie dell’isola in cui sono atterrati. Ma le sue gesta sono quasi surreali e le difficoltà consecutive in cui si imbatte appaiono più come gli ostacoli di un videogioco d’azione, incastrati con forza all’interno della struttura narrativa solo per poter trascinare il racconto.

In conclusione The Plane tenta di risolversi nel terzo atto con un climax sbrigativo ma d’effetto, e nel quale sembra fluire tutto il senso del film. Torrance risalito a bordo dell’aereo, con il suo piano folle e pericoloso, sfida le leggi della fisica e dell’ingegneria meccanica per portare il suo equipaggio verso una destinazione più sicura. Viene da domandarsi, a questo punto, se il titolo non volesse giocare con la sua natura polisemica. The Plane voleva attirare l’attenzione sull’aereo o era inteso come Il piano? Arrivati alla fine, tutto potrebbe essere.

The Place: teaser trailer ufficiale del nuovo film di Paolo Genovese

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Guarda il teaser trailer di The place con Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Sabrina FerilliVinicio Marchioni, Silvia D’Amico, Giulia Lazzarini, Vittoria Puccini, Alba Rohrwacher, Rocco Papaleo, Alessandro Borghi e Silvio Muccino.

The place, la trama

Un misterioso uomo siede sempre allo stesso tavolo di un ristorante, pronto a esaudire i più grandi desideri di otto visitatori, in cambio di compiti da svolgere. Quanto saranno disposti a spingersi oltre i protagonisti per realizzare i loro desideri?

La pellicola una produzione Medusa Film realizzata da Lotus Production, una società di Leone Film Group. 
 
The place sarà distribuito da Medusa Film e arriverà al cinema dal 9 Novembre 2017.

The Place: recensione del film di Paolo Genovese #RomaFF12

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The Place: recensione del film di Paolo Genovese #RomaFF12

Dopo il successo travolgente di Perfetti Sconosciuti, Paolo Genovese torna a lavorare con un importante cast, tanti personaggi e altrettante storie, con un solo filo conduttore: cosa saresti disposto a fare per ottenere ciò che vuoi?

Partendo da The Booth at the End, serie americana prodotta da FX di Christopher Kubasik, Genovese racconta di “lui”, un uomo misterioso, sempre seduto, giorno e notte, al tavolo di un locale, mangia e scrive su un’agenda consumata dal tempo. Pagine fitte. E incontra persone che cerca di aiutare. Questi (perfetti) sconosciuti vanno da lui in cerca di aiuto, portando con sé il loro più grande desiderio e sentendosi dire in cambio cosa è richiesto che loro facciano per vederlo realizzato.

L’insondabile oscurità dell’animo umano in tutte le sue forme prende vita di fronte a questo misterioso personaggio, un Valerio Mastandrea laconico, misurato, annoiato, di fronte alla processione di questuanti che gli rinfacciano le loro stesse brutture. La regia di Genovese si concentra completamente sul luogo in cui è seduto il protagonista, un uomo di cui però non sappiamo niente. Si tratta di un interlocutore, una specie di coscienza esterna di fronte a cui tutti i suoi “clienti” si confrontano con se stessi. Le storie di ognuno dei personaggi, dal poliziotti Giallini, alla moglie trascurata Puccini, fino al cieco Borghi, trovano il modo di intrecciarsi, realizzando un quadro composito e ricco, che però si sviluppa fuori dal locale, dove il film (e il suo protagonista) è confinato. Storie che riusciamo a scoprire solo attraverso i racconti di chi le vive, esattamente come il personaggio di Mastandrea.

The Place: indefinito, annoiato, fermo.

Pur mantenendo un’indole profondamente misteriosa, un fascino che deriva da ciò che non conosciamo e che non si dice del protagonista, The Place si rivela un prodotto alquanto pigro nella realizzazione. Anche se l’argomento e l’impianto narrativo così sospeso possono far pensare (e forse è così) a un progetto insolito e coraggioso, sollevando gli occhi oltre i confini nazionali, verso la fonte di ispirazione del film, ci si accorge che in realtà Genovese ha riproposto una formula già rodata in forma di serie tv, un colpo narrativamente sicuro che riscontra il suo unico elemento di rischio nell’accoglienza del pubblico.

The Place di Paolo Genovese si rivela povero di idee, dove invece il suo precedente aveva un’intuizione fortissima ed elementare, su cui si costruivano dinamiche e personaggi, i quali si lasciavano scoprire a mano a mano che il “gioco al massacro” dei cellulari causava le sue vittime. In questo caso siamo guidati progressivamente verso la risoluzione di un puzzle che, pezzo per pezzo, mostra un quadro omogeneo, che connette ognuna delle esistenze messe in gioco e che dà un vago senso di compiutezza, senza però essere esaustivo.

Nella chiusura parimenti enigmatica di The Place, Paolo Genovese sembra affidarsi alla prima via d’uscita possibile, quando il marasma di personaggi sembra sopraffare il senso del racconto a episodi. Passivamente affidato all’input di partenza, il film non esce mai fuori dai binari, non procede e non racconta, come il suo protagonista: indefinito, annoiato, fermo.

The Place Beyond the Pines: Ryan Gosling e Bradley Cooper

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The Place Beyond the Pines: Ryan Gosling e Bradley Cooper

La Focus Featuresha acquistato il criminal-drama The Place Beyond the Pines, la clip del film è sbarcata online ed è stata ben accolta dal popolo della rete. Il film è scritto e diretto

The Place Beyond the Pines: ecco il primo trailer!

The Place Beyond the Pines: ecco il primo trailer!

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è finalmente stato diffuso online il primo trailer di The Place beyond the Pines di  grande successo all’ultimo Festival di Toronto con ,

The Pitch Perfect 3: trailer ufficiale con Anna Kendrick

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The Pitch Perfect 3: trailer ufficiale con Anna Kendrick

La Universal Pictures ha diffuso il trailer ufficiale di Pitch Perfect 3, terzo capitolo della saga sulle Barden Bellas.

Trailer italiano

Pitch Perfect 3: uno speciale dietro le quinte con le Bellas

The Pitch Perfect 3Anna Kendrick, Brittany Snow e Rebel Wilson torneranno in Pitch Perfect 3. A scrivere la sceneggiatura torna Kay Cannon, sceneggiatrice dei primi due episodi. A dirigere il film c’è Trish Sie.

Il film originale del 2012, adattato dal libro di Mickey Rapkin Pitch Perfect: The Quest for Collegiate A Cappella Glory, ha incassato 113.000.000 di dollari in tutto il mondo, mentre Pitch Perfect 2 ha più che raddoppiato la cifra incassando ben 286,000,000 dollari in totale. Costato 29 milioni di dollari, il secondo episodio è riuscito a replicare (e a migliorare) il grandissimo successo del suo predecessore, raggiungendo in poco tempo quota 287.5 milioni di dollari in incassi globali.

Grandi aspettative perciò anche da questo futuro film che vede alla produzione, ancora una volta, Paul Brooks per la Gold Circle Entertainment e la Banks e Max Handelman per la Brownstone Productions.

The Piper: recensione dell’ultimo film di Julian Sands

The Piper: recensione dell’ultimo film di Julian Sands

Gli ultimi beniamini dei più piccoli a esser passati la lato oscuro sono stati Winnie the Pooh e Topolino, ma da sempre favole e racconti popolari sono una fonte inesauribile per il cinema horror. Dopo Babbo Natale a Cappuccetto Rosso, stavolta il punto di partenza è il celebre pifferaio di Hamelin (o pifferaio magico), antecedente persino ai fratelli Grimm, sul quale Erlingur Thoroddsen costruire il suo The Piper, nelle sale italiane dal 18 gennaio distribuito da Vertice 360. Un film dedicato al grande – purtroppo scomparso – Julian Sands, che nei panni di un tormentato direttore d’orchestra rende qui l’ultima interpretazione di una lunga carriera costellata di successi, da Urla del silenzio e Camera con vista, a Il pasto nudo e molti altri.

The Piper, la trama

Proprio l’orchestra guidata dal direttore Gustafson è al centro delle angosce e delle brame di una serie di personaggi che vediamo nel film. Sin dal prologo, che ci presenta l’anziana Katherine ossessionata da una melodia incalzante e disperatamente impegnata a cercare di bruciare una misteriosa scatola che sembra tormentarla. Invano. Senza la composizione alla quale la donna stava lavorando, e con la sua scomparsa, ora il concerto in programma al Virgil Hall Auditorium è a rischio. Nel tentativo di entrare nelle grazie del direttore, è la giovane flautista Melanie – madre single che aspira a diventare compositrice – a promettere di completare il concerto al quale stava lavorando la sua vecchia mentore. Ma la melodia incompleta cui sta lavorando ha il potere di risvegliare forze malefiche e di scatenare mortali conseguenze, una scoperta che si accompagna a quella delle inquietanti origini della musica in questione e della malvagia entità che ha risvegliato: il Pifferaio Magico.

L’addio a Julian Sands in The Piper

È indubbiamente un valido motivo di interesse quello di poter ammirare lo scomparso Julian Sands (almeno in attesa del The Last Breath che potrebbe essere il suo ultimo film in assoluto, se e quando uscirà), anche se non l’unico, ché la premessa di questo Piper è intelligente e suggestiva. Almeno la premessa. Unire musica e una fiaba delle più tradizionali e meno sfruttate è davvero un punto di partenza da non sottovalutare in un panorama horror che non fa che replicare sempre gli stessi modelli e figure. Soprattutto quando ad occuparsi della parte sonora c’è un compositore come Christopher Young, già autore delle colonne sonore di The Grudge, The Exorcism of Emily Rose e Sinister, tra i vari.

Scelta dettata dal dover dare alla storia qualcosa di più di un commento musicale, vista la centralità della “melodia maledetta” in una vicenda che rilegge la fiaba evidenziandone e potenziandone gli aspetti più oscuri, dando corpo al terrore che ne deriva e che travalica abbondantemente la drammaticità insita nel testo originale, e il valore pedagogico proprio delle favole classiche. Che in passato non era stata raccontata spesso al cinema (dal Der Rattenfänger von Hameln muto del 1918 a Il pifferaio di Hamelin di Jacques Demy, fino al The Fluteman australiano del 1982), ma che l’horror aveva già fatto sua in diverse – sempre poche – occasioni (dall’animazione del 1985 alla versione coreana del 2015 e al recentissimo Piper con Elizabeth Hurley).

The Piper Un Pifferaio che non ipnotizza

Ma si sa quanto sia difficile rendere reali certi incubi, tradurre in immagini la paura che nasce dalle giuste sollecitazioni del nostro inconscio, tanto più se oggetto di una narrazione che ha regole proprie e obblighi nei confronti della forma scelta e dello spettatore. E così, al promettente incipit e colpevole una costruzione dei personaggi piuttosto superficiale, la vicenda si evolve in maniera piuttosto deludente. La – troppo – lunga attesa per una manifestazione del maligno si risolve in una esplosiva e divertente (almeno per gli amanti di certo horror classico, quasi vintage, considerata anche la povertà della resa) ‘emersione’, ma la sensazione di una gestione insufficiente di prostetica e digitale, soprattutto nei momenti migliori, si accompagna a quella di aver dilapidato una materia in sé molto ricca di potenziale.

Presentati in maniera adeguata e con una regia che a tratti sembra in grado di colmare le lacune della storia, sono comunque gradevoli i riferimenti a un cinema d’epoca, anche al limite del gore, e noi italiani potremmo trovare qualcosa del vecchio e tanto amato Dario Argento proprio nelle musiche e nella rivelazione finale della melodia incompiuta dalla povera Katherine, ma non fanno che aumentare la frustrazione per le tante incongruenze del tessuto generale.

Molti elementi importanti restano sullo sfondo, in primis quello delle piccole vittime ridotte a poco più che apparizioni e che avrebbero potuto regalare momenti inquietanti (più dell’insistenza su una palla ‘telecomandata’ che avremmo lasciato ad altri film), mentre gli incomprensibili comportamenti di alcuni protagonisti (spesso la vera cartina di tornasole di un horror ben costruito) danno la misura di quanto la seconda parte del film viva solo della necessità di avanzare nella vicenda. Fino a una conclusione sulla quale evidentemente si puntava molto – anche a ragione, per diversi motivi – ma che prima del finale potenzialmente aperto regala un paio di perle sconcertanti, dalla goffaggine del pifferaio stesso, poco a suo agio negli spazi stretti, alla miracolosa rivelazione del talento della piccola protagonista con il flauto dolce.

The Piper arriva al cinema l’ultimo film di Julian Sands

The Piper arriva al cinema l’ultimo film di Julian Sands

Il film The Piper di Erlingur Thoroddsen arriverà nelle sale italiane dal 18 gennaio distribuito da Vertice 360.  Ispirandosi alla celebre favola dalle tinte dark “Il Pifferaio di Hamelin”, il regista Erlingur Thoroddsen porta sul grande schermo una leggenda terrificante su una melodia maledetta, animata dalle musiche del compositore Christopher Young, già autore delle colonne sonore di numerosi film horror, tra cui “The Grudge”, “The Exorcism of Emily Rose” e “Sinister”.

The Piper è anche l’ultima interpretazione sul grande schermo di Julian Sands, (qui nei panni del direttore d’orchestra Gustafson), indimenticato attore di “Urla del silenzio”, “Camera con vista”, “Vatel”, “Il pasto nudo” e tanti altri cult, al quale il film è stato dedicato.

La trama del film

Melanie è una giovane flautista e madre single che aspira a diventare compositrice. L’occasione si presenta quando ottiene il compito di completare il concerto al quale stava lavorando la sua vecchia mentore, misteriosamente deceduta. Ben presto si renderà conto che la melodia incompleta a cui sta lavorando con tanta dedizione ha il potere di risvegliare le forze del male. Capaci anche di provocare la morte, quelle note celano misteriose e spaventose origini che ben presto verranno allo scoperto.

The Pills Sempre Meglio Che Lavorare: Trailer Ufficiale

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The Pills Sempre Meglio Che Lavorare: Trailer Ufficiale

Guarda il Trailer ufficiale di The Pills Sempre Meglio Che Lavorare, il film diretto da Luca Vecchi e con protagonisti Luca Vecchi, Luigi Di Capua, Matteo Corradini.

https://youtu.be/U74AXIMILHo

Partiti dal web (il loro canale YouTube conta oltre 120.000 iscritti e circa 21 milioni di visualizzazioni), The Pills si preparano al debutto cinematografico con un film diretto da Luca Vecchi con protagonisti: Luca Vecchi, Luigi Di Capua, Matteo Corradini, con la partecipazione di Francesca Reggiani e la partecipazione straordinaria di Giancarlo Esposito e Gianni Morandi.

Il film arriverà in sala il 21 gennaio con Medusa.

The Pills Sempre meglio che lavorare: la clip con Gianni Morandi

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The Pills Sempre meglio che lavorare: la clip con Gianni Morandi

Guarda la nuova clip del film The Pills Sempre meglio che lavorare, protagonista è il grande Gianni Morandi.

https://youtu.be/v0bP4LCNLyQ

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Partiti dal web (il loro canale YouTube conta oltre 114.000 iscritti e circa 20 milioni di visualizzazioni), The Pills si preparano al debutto cinematografico con un film diretto da Luca Vecchi con protagonisti: Luca Vecchi, Luigi Di Capua, Matteo Corradini, con la partecipazione di Francesca Reggiani e la partecipazione straordinaria di Giancarlo Esposito e Gianni Morandi.

SINOSSI: I trentenni di oggi non trovano lavoro, non riescono ad emanciparsi e di questo sono terribilmente affranti. I The Pills no. Luigi, Matteo e Luca si conoscono dall’infanzia, hanno quasi trent’anni e nessuna intenzione di prendersi sul serio. Da anni sono paladini di una battaglia ideologica: immobilismo post-adolescenziale costi quel che costi. E così, invece di star dietro a stage e colloqui di lavoro, preferiscono tirare a campare fumando sigarette, bevendo caffè e sparando idiozie attorno al tavolo della loro cucina alla periferia di Roma Sud. Ma il lavoro è un nemico duro, che colpisce alle spalle e cerca di farti crescere quando meno te lo aspetti. E allora bisogna essere disposti a tutto pur di salvarsi. Disposti a qualunque cosa…

 

The Pills Sempre meglio che lavorare: foto del film

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The Pills Sempre meglio che lavorare: foto del film

Guarda le prime foto di The Pills Sempre meglio che lavorare, il film in uscita al cinema dal 21 gennaio distribuito da Medusa.

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Partiti dal web (il loro canale YouTube conta oltre 114.000 iscritti e circa 20 milioni di visualizzazioni), The Pills si preparano al debutto cinematografico con un film diretto da Luca Vecchi con protagonisti: Luca Vecchi, Luigi Di Capua, Matteo Corradini, con la partecipazione di Francesca Reggiani e la partecipazione straordinaria di Giancarlo Esposito e Gianni Morandi.

SINOSSI: I trentenni di oggi non trovano lavoro, non riescono ad emanciparsi e di questo sono terribilmente affranti. I The Pills no. Luigi, Matteo e Luca si conoscono dall’infanzia, hanno quasi trent’anni e nessuna intenzione di prendersi sul serio. Da anni sono paladini di una battaglia ideologica: immobilismo post-adolescenziale costi quel che costi. E così, invece di star dietro a stage e colloqui di lavoro, preferiscono tirare a campare fumando sigarette, bevendo caffè e sparando idiozie attorno al tavolo della loro cucina alla periferia di Roma Sud. Ma il lavoro è un nemico duro, che colpisce alle spalle e cerca di farti crescere quando meno te lo aspetti. E allora bisogna essere disposti a tutto pur di salvarsi. Disposti a qualunque cosa…

The Piano Lesson: Samuel L. Jackson e John David Washington protagonisti del film Netflix

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Dopo un revival di grande successo a Broadway, The Piano Lesson arriverà sugli schermi di tutto il mondo grazie a Netflix, ha annunciato di aver riunito un cast stellare per fare di questa storia un film. Il progetto sarà infatti interpretato da Samuel L. Jackson e John David Washington, protagonisti di una storia incentrata su una famiglia che è in disaccordo su cosa fare con un pianoforte che è stato scolpito da un antenato schiavo. Oltre a Jackson e Washington, il gigante dello streaming ha anche annunciato che nel cast ci saranno Ray Fisher (Zack Snyder’s Justice League), Danielle Deadwyler (The Harder They Fall), Michael Potts (Ma Rainey’s Black Bottom) e Corey Hawkins (Straight Outta Compton).

Il premio Oscar Denzel Washington è invece a bordo del progetto come produttore. The Piano Lesson sarà diretto da Malcolm Washington, che di recente ha lavorato al fianco nientemeno che di Spike Lee nella serie Netflix She’s Gotta Have It. Lo stesso Washington sta invece adattando la storia per lo schermo e la sta scrivendo insieme al candidato all’Oscar Virgil Williams. Oltre ad essere un prolifico produttore, Williams ha anche scritto la sceneggiatura di diversi episodi delle acclamate serie TV 24 e Criminal Minds. Ha esordito nella sceneggiatura di un lungometraggio con Mudbound, che gli è valso la nomination all’Oscar.

La selezione dei protagonisti  rappresenta per i produttori e Netflix tutt’altro che uno sparo nel buio. Non solo perché Jackson e Washington sono noti per i loro indiscussi talenti, ma anche perché il duo ha già recitato insieme nello spettacolo di Broadway da cui sarà tratto il film. I due hanno fatto insieme ben 27 anteprime e 124 spettacoli regolari, e lo spettacolo The Piano Lesson è diventato il revival di Broadway con il maggior incasso e il titolo di maggior successo di sempre basato sul lavoro del drammaturgo August Wilson. Se il film dovesse a sua volta rivelarsi un successo, potrebbe facilmente diventare un titolo di punta per gli Oscar.

Fonte: Collider

The perks of being a wallflower: prima foto

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Le riprese di The perks of being a wallflower sono iniziate da poche settimane a Pittsburgh in Pennsylvania, ed ecco la prima foto del film.

The Perks of Being a Wallflower: il poster del film

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The Perks of Being a Wallflower: il poster del film

Lo scrittore Stephen Chbosky ha appena terminato le riprese del suo film The Perks of Being a Wallflower, tratto dal suo stesso omonimo romanzo. Il film ha un bel cast

The Perks of Being a wallflower – Poster

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The Peripheral meritava una seconda stagione

The Peripheral meritava una seconda stagione

Visti i significativi cambiamenti nella produzione televisiva nel corso dell’era dello streaming, i principali servizi hanno preso decisioni affrettate sul futuro dei loro show. Se da un lato è necessario che servizi come Prime Video diano la priorità ai contenuti che rilasciano, dall’altro questo non dà agli show la capacità di crescere naturalmente. Ci sono innumerevoli grandi serie che hanno avuto un salto di qualità significativo nelle loro seconde stagioni. Purtroppo, la serie di fantascienza di alto budget The Peripheral di Prime Video è stata vittima di questi conflitti.

Nonostante le promesse fatte da Vernon Sanders, responsabile del settore televisivo di Amazon Studios, la seconda stagione di The Peripheral non ha mai visto la luce. La prima stagione non sarà stata un classico, ma c’erano aspetti convincenti di The Peripheral che giustificavano l’espansione in quella che avrebbe potuto essere un’eccellente seconda stagione.

The Peripheral aveva un mondo interessante

Basata sull’omonimo romanzo di William Gibson, The Peripheral è ambientata in un futuro non troppo lontano in cui la programmazione della realtà virtuale è avanzata e ha cambiato il tessuto sociale in modo radicale. La serie è incentrata sui fratelli Flynne (Chloe Grace Moretz) e Burton Fisher (Jack Reynor), che vivono ai margini della società mentre si prendono cura della loro famiglia malata. Flynne ha un talento per la programmazione VR, ma scopre che il mondo virtuale ha iniziato a diventare indistinguibile dalla sua realtà. Un misterioso auricolare VR proveniente dalla Columbia e appartenente a un’enigmatica società nota come Milagros Coldiron le permette di accedere a un nuovo universo virtuale che assomiglia in modo impressionante a quello in cui vive ogni giorno. Inoltre, le consente di accedere a un futuro inquietante e da incubo, in cui le vite di tutti i suoi cari sono in pericolo.

L’idea di esplorare semplicemente questi diversi ambienti visivi sarebbe stata abbastanza interessante da sostenere la prima stagione di uno show drammatico. Prime Video non ha certo badato a spese quando si è trattato dell’elaborato design della produzione della serie e, a livello viscerale, The Peripheral è apparso migliore di molti degli show di genere popolari su rivali di streaming come Netflix o Disney+. Il livello di immersione che la serie offre in ogni episodio è un motivo sufficiente per guardarla, ma dato che The Peripheral è una serie d’azione e avventura, ha anche creato un mistero avvincente che non è stato risolto alla fine della prima stagione.

Uno dei problemi in cui spesso si imbattono le serie di fantascienza è quello di combinare la costruzione del mondo con una forte caratterizzazione dei personaggi. Quando si ha a che fare con un universo narrativo complesso che richiede una buona dose di conoscenze di base, può essere difficile coinvolgere gli spettatori a livello emotivo. The Peripheral è stata in grado di aggirare questi problemi grazie alle ottime interpretazioni, con Chloe Grace Moretzche si è distinta nella prima stagione. Flynne sperimenta per la prima volta “the Peripheral” stesso e funge quindi da avatar del pubblico quando entra nel mondo digitale. Lo stesso stupore, la stessa confusione e la stessa curiosità che uno spettatore può aver provato immergendosi nella densa narrazione del film sono vissuti da Flynne.

I produttori di ‘Peripheral’ Jonathan Nolan e Lisa Joy hanno un passato da sci-fi

Sono stati anni difficili per i fan di Jonathan Nolan e Lisa Joy. Nolan e Joy sono una coppia di narratori di fantascienza innovativi che hanno creato una base di fan significativa grazie al successo della loro serie di successo della HBO Westworld e al lavoro di Nolan sui progetti del fratello, Memento e Interstellar. Mentre la prima stagione di Westworld sembrava poter essere il prossimo Game of Thrones, l’interesse per la serie e per i suoi misteri enigmatici ha cominciato a scemare col tempo. La fortuna di Nolan e Joy non è migliorata con i progetti successivi. Il debutto alla regia di Joy, Reminiscence, è stato un fallimento per la critica, mentre Westworld è stato cancellato e rimosso completamente da Max. Sebbene la coppia abbia collaborato come produttori all’acclamato adattamento di Fallout di Prime Video, The Peripheral ha rappresentato la capacità della coppia di raggiungere una base di fan più di nicchia.

Westworld si era concentrato sul gioco mentale con i suoi fan, ispirando teorie e speculazioni selvagge. Nel frattempo, The Peripheral era una serie di fantascienza emotiva che analizzava i pericoli dell’eccessivo affidamento alla tecnologia e la disparità nella gerarchia sociale. Il mondo virtuale costringe Flynne a contemplare i suoi piani per il futuro e la sua educazione in una comunità povera è molto facile da capire. Inoltre, c’è una buona dose di battute comiche tra Reynor, Moretz e le altre guest star della serie che aiutano a bilanciare le parti espositive.

Mentre i personaggi di Westworld erano milionari annoiati, assassini sociopatici e forme di vita artificiali, The Peripheral era essenzialmente un racconto di formazione ambientato in un pericoloso mondo di realtà virtuali contrastanti. Era lo sfondo perfetto per esplorare le lunghezze che una famiglia sarebbe disposta a raggiungere per far crescere la propria posizione. Flynne sarebbe stata disposta a prestare la sua coscienza a una realtà migliore e piena di speranza, anche se non era reale? Quali cambiamenti avrebbe dovuto apportare per salvare la sua famiglia da un futuro oscuro che potrebbe attenderla?

The Peripheral preparava lo spettatore ad una seconda stagione

The Peripheral - Stagione 2

Sebbene una parte significativa della prima stagione di The Peripheral sia dedicata alla creazione del mondo, l’elemento della “scatola del mistero”, così essenziale per molte delle collaborazioni di Nolan e Joy, non sembra un filo sospeso senza risposta. Gli spettatori che hanno seguito la serie fino alla fine potrebbero aver finalmente capito come la serie differenzia certe realtà l’una dall’altra, e quando invece si suppone che siano lasciate ambigue. Le basi stabilite dai primi episodi di The Peripheral avrebbero permesso a una seconda stagione di dedicare meno tempo all’esposizione e di andare avanti con il mistero che si è creato nel finale di stagione, “The Creation of a Thousand Forests”, riguardante l’enigmatico Lev Zubov (J.J. Feild).

La prima puntata di The Peripheral non era perfetta. C’erano alcuni momenti goffi, personaggi poco sviluppati e cambi di tono imbarazzanti, ma nessuno di questi problemi avrebbe impedito a una seconda stagione di apportare miglioramenti. Dato l’enorme materiale di partenza del romanzo di Gibson che gli showrunner avevano a disposizione, The Peripheral sarebbe potuto diventare uno degli show di fantascienza più audaci e originali della televisione. La sua scioccante cancellazione indica che spesso i canali di streaming non sono interessati a lasciare che le serie trovino il loro spazio nel tempo.

The Peripheral 2 non si farà, la seconda stagione è stata cancellata su Prime Video

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È stato rivelato che The Peripheral 2 non si farà, la secondo stagione è stato cancellata da Prime Video nonostante fosse stato ordinato in precedenza. Una seconda stagione per la serie drammatica thriller di fantascienza è stata ordinata lo scorso febbraio. Deadline ha riferito che la cancellazione è il risultato della durata degli scioperi WGA e SAG-AFTRA in corso. Il noto sito americano ha anche notate che potrebbero esserci più serie in situazioni simili, in particolare se l’interruzione del lavoro va oltre il Labor Day.

Quando è stata ordinata la seconda stagione di The Peripheral?

L’adattamento della serie è stato scritto da Scott B. Smith, che è stato produttore esecutivo e showrunner. I creatori di Westworld Jonathan Nolan e Lisa Joy sono i produttori esecutivi, insieme a Steven Hoban, Athena Wickham di Kilter Films e il regista Vincenzo Natalie.

INVERSO – The Peripheral racconta la storia di Flynne Fisher (Chloë Grace Moretz), una giovane donna che cerca di tenere insieme i pezzi della sua famiglia disastrata in un angolo dimenticato dell’America futura. Flynne è intelligente, ambiziosa e predestinata. Non ha futuro, finché il futuro non bussa alla sua porta. INVERSO – The Peripheral, tratto dal romanzo dal grande autore William Gibson, offre uno sguardo affascinante e allucinatorio sulla sorte dell’umanità e su ciò che verrà.

The Performance: recensione del film di Shira Piven – #RoFF18

The Performance: recensione del film di Shira Piven – #RoFF18

La regista Shira Piven sceglie la Festa del Cinema di Roma per l’anteprima mondiale del suo The Performance, tratto da un racconto di Arthur Miller, pubblicato per la prima volta sulla rivista The New Yorker e adattato appositamente da Shira Piven stessa con Josh Salzberg. Regista di teatro, poi di cinema, attrice e produttrice al suo terzo film, Piven parla di arte e talento, nel 1937, mentre in Europa le smanie di potere e grandezza di Hitler crescono di giorno in giorno. La regista affida a suo fratello Jeremy Piven – Mr Selfridge, Entourage – il ruolo del protagonista. Gli affianca Robert Carlyle e confida sul potere trascinante delle esibizioni di un gruppo di ballerini professionisti di tip tap, che si fanno attori.

La trama di The Performance

Harold May, Jeremy Piven, è un talentuosissimo ballerino di tip tap nell’America degli anni Trenta. E’ un ebreo americano. Dopo tanti sacrifici, finalmente riesce, con la sua compagnia, a farsi scritturare per una tournée in Europa. In una delle date nel Vecchio Continente, riceve da un certo Damien Fugler, Robert Carlyle, una proposta troppo allettante per potervi rinunciare: una grossa somma di denaro per un’esibizione a Berlino. È il 1937. Fugler non sa che May è ebreo. May e la compagnia non sanno che dovranno esibirsi davanti ad Hitler in persona. Danzare e tenere fede alla propria vocazione, al proprio talento, o seguire le proprie radici? Ascoltare la voce dell’ambizione o quella dell’etica e della prudenza? May e i suoi compagni saranno messi a dura prova.

Un personaggio e il suo conflitto interiore

The Performance rappresenta molto bene la dissociazione di Harold May, dilaniato psicologicamente. Ironia della sorte, proprio lui viene assoldato per “rappresentare la Germania sul palcoscenico mondiale”, ora che c’è Hitler. Al tempo stesso, gli viene offerta quella che sembra a tutti gli effetti l’occasione della vita. Ecco dunque un protagonista, Jeremy Piven, che – nonostante dei capelli di un biondo effettivamente improbabile come naturale – riesce in un compito non facile. Inconsciamente May vuole forse essere scoperto, per non doversi più nascondere, ma di fronte alla compagnia appare calmo e padrone di sé. Desidera quel riconoscimento che ha sempre saputo di meritare. Successo, denaro, apprezzamento. Dall’altra parte, lo animano rabbia, paura, anche l’umiliazione di esibirsi davanti e per dei gerarchi nazisti, per Hitler.

Robert Carlyle in The Performance

Con Piven, Robert Carlyle in un duplice registro: viscido gerarca da un lato, amante dell’arte e del divertimento dall’altro. Un uomo doppio e infido, cui Carlyle dà corpo con l’estro che abbiamo imparato a conoscere da Trainspotting in poi.

Il ballo in The Performance

Il terzo lavoro di Shira Piven ha un andamento coinvolgente, non annoia, grazie a una buona dose di azione e anche di tensione. Tiene viva l’attenzione dello spettatore. Il ballo non è né di circostanza, né un riempitivo. È la quintessenza di un uomo, Harold è fatto per ballare. Il ritmo dei tacchi accompagna tutta la sua vita. Le sequenze di ballo sanno essere potenti ed hanno diverse valenze. L’esibizione può essere momento di svago e divertimento, di allegria, ma ballare può diventare anche un atto profondamente drammatico, perfino commovente. Il merito va anche a un gruppo di ballerini davvero talentuosi, che diventano attori, alcuni con esiti molto convincenti, in particolare il giovane Isaac Gryn, nel ruolo di Paul. Nella compagnia, accanto al protagonista, vi sono anche Maimie McCoy, Carol, Adam Garcia, Benny.

Un film coinvolgente e visivamente vario

Visivamente, The Performance è vario, grazie alla presenza di sequenze in Super8 e in bianco e nero, che contribuiscono a creare atmosfere d’epoca. Ciò conferisce vivacità al film. Si tratta di un film su ebrei e nazismo e il tema, certo, non è nuovo. La sua forza è nella coesistenza degli opposti – divertimento e spettacolo da un lato, violenza e morte dall’altro – nello sberleffo che, a modo suo, l’arte fa a una politica malata. Il ritmo trascinante della musica e l’abilità dei ballerini – attori fanno il resto, lasciando il pubblico con la voglia di ballare.

The Perfect Nanny: Nicole Kidman e Maya Erskine protagoniste della miniserie HBO

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Come appreso da Deadline, l’attrice premio Oscar Nicole Kidman e la star di PEN15 Maya Erskine hanno ufficialmente firmato per i ruoli principali nell’imminente miniserie della HBO intitolato The Perfect Nanny, basato sull’omonimo romanzo dell’autrice francese Leïla Slimani. Questo progetto segna l’ultima collaborazione di Nicole Kidman con HBO dopo aver lavorato insieme agli acclamati drammi Big Little Lies e The Undoing .

The Perfect Nanny è scritto e creato da Erskine, che è anche produttore esecutivo insieme alla Kidman. Il romanzo di Slimani è stato in realtà ispirato dai raccapriccianti omicidi dei due figli della famiglia Krim nel 2012, che sono stati pugnalati a morte dallla loro tata part-time.

“Nella miniserie, una tata apparentemente perfetta va a lavorare per una coppia con due bambini piccoli, ma la sua personalità servizievole alla fine si deteriora in qualcosa di sinistro”, si legge nella sinossi. Il progetto sarà prodotto da Per Saari per Blossom films, Pascal Caucheteux per Why Not Productions e Philippe Godeau per Pan-Européenne. È una produzione di Legendary Entertainment e HBO.

The Perfect Husband dal 4 dicembre al cinema

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The Perfect HusbandUscirà nelle sale italiane il 4 dicembre il primo lungometraggio del regista Lucas Pavetto, The Perfect Husband, ispirato all’omonimo cortometraggio che ha riscosso riconoscimenti in numerosissimi Festival, vincendo il premio come Miglior Medio Metraggio al Buffalo Scream Horror Festival e il premio come Miglior Horror al Mexico International Film Festival. Un horror indipendente dal sapore tutto italiano, ma con un cast eccezionalmente internazionale che vede protagonisti Gabriella Wright (The Tudors, Eden Log), Bret Roberts (Pearl Harbor, S. Darko, Nightstalker), Carl Wharton (Necrosis: Colony 10, Zombie Massacre) e l’italiana Tania Bambaci (Midway – Tra la vita e la morte, Guardali cadere). Il film, incentrato sul terrore e la paura che possono scaturire dalle relazioni di coppia e sui lati oscuri che si nascondono all’interno di ogni singolo rapporto, sarà distribuito da Explorer Entertainment.

Sinossi:

Viola e Nicola stanno attraversando un periodo difficile. Il loro rapporto di coppia è stato messo a dura prova da un’interruzione di gravidanza che li ha travolti inaspettatamente. Per superare questa crisi decidono di passare un fine settimana in un vecchio chalet sperduto tra i boschi, ma tutto prenderà una china diabolica quando nella testa di uno dei coniugi si insinuerà un folle sospetto. Quello che doveva essere un tranquillo weekend muterà improvvisamente in un incubo mortale. Una convivenza difficile si trasformerà presto in un thriller al cardiopalma, teso e adrenalinico, che coinvolgerà lo spettatore in un vortice di suspense e terrore puro.

The perfect couple: trailer e immagini della miniserie Netflix con Nicole Kidman

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Netflix ha rilasciato le prime immagini di “The perfect couple”, la nuova miniserie con Nicole Kidman, che sarà disponibile solo su Netflix dal 5 settembre 2024. La nota scrittrice Greer Garrison Winbury (Nicole Kidman), non ha badato a spese per organizzare il matrimonio del figlio, che si preannuncia come il più importante della stagione. Ma quando sulla spiaggia appare un cadavere e vengono svelati alcuni segreti, si mette in moto un’indagine che sembra essere uscita dalle pagine di uno dei libri dell’autrice e, improvvisamente, tutti sono sospettati.

The perfect couple, le immagini

Nel cast della serie troviamo anche Dakota Fanning, Eve Hewson, Billy Howle, Jack Reynor, Ishaan Khatter, Meghann Fahy, Sam Nivola, Michael Beach, Donna Lynne Champlin, Mia Isaac, con Liev Schreiber e Isabelle Adjani. 

The perfect couple, la trama 

Amelia Sacks sta per sposare l’erede di una delle famiglie più ricche di Nantucket. La futura suocera è la nota scrittrice di romanzi Greer Garrison Winbury, che non nasconde la sua disapprovazione ma non bada a spese per organizzare quello che si preannuncia come il matrimonio più importante della stagione. Ma quando sulla spiaggia appare un cadavere e vengono svelati alcuni segreti, si mette in moto un’indagine che sembra essere uscita dalle pagine di uno dei libri dell’autrice e, improvvisamente, tutti sono sospettati.

The Perfect Couple, il teaser

  • Basato sul libro di Elin Hilderbrand
  • Regista / Produttore Esecutivo: Susanne Bier
  • Showrunner / Sceneggiatrice / Produttrice Esecutiva: Jenna Lamia
  • Autrice / Produttrice Esecutiva: Elin Hilderbrand
  • Produttori Esecutivi: Shawn Levy per 21 Laps Entertainment, Gail Berman e Hend Baghdady per The Jackal Group, Nicole Kidman e Per Saari per Blossom Films, Josh Barry
  • Cast: Nicole Kidman, Dakota Fanning, Eve Hewson, Billy Howle, Jack Reynor, Ishaan Khatter, Meghann Fahy, Sam Nivola, Michael Beach, Donna Lynne Champlin, Mia Isaac, con Liev Schreiber e Isabelle Adjani

The perfect couple: trailer della miniserie Netflix con Nicole Kidman

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Mancano solo due giorni al debutto di “The perfect couple”, la nuova miniserie con Nicole Kidman, che sarà disponibile solo su Netflix da giovedì 5 settembre. In attesa di immergervi nell’avvincente storia di una delle famiglie più facoltose di Nantucket, è ora disponibile il trailer della serie diretta da Susanne Bier e tratta dall’omonimo romanzo di Elin Hilderbrand.

La nota scrittrice Greer Garrison Winbury (Nicole Kidman) non ha badato a spese per organizzare il matrimonio del figlio, che si preannuncia il più importante della stagione. Ma quando sulla spiaggia appare un cadavere e vengono svelati alcuni segreti, si mette in moto un’indagine che sembra essere uscita dalle pagine di uno dei libri dell’autrice e, improvvisamente, tutti sono sospettati.

Nel cast della serie troviamo anche Dakota Fanning, Eve Hewson, Billy Howle, Jack Reynor, Ishaan Khatter, Meghann Fahy, Sam Nivola, Michael Beach, Donna Lynne Champlin, Mia Isaac, con Liev Schreiber e Isabelle Adjani.

La trama di The perfect couple

Amelia Sacks sta per sposare l’erede di una delle famiglie più ricche di Nantucket. La futura suocera è la nota scrittrice di romanzi Greer Garrison Winbury, che non nasconde la sua disapprovazione ma non bada a spese per organizzare quello che si preannuncia come il matrimonio più importante della stagione. Ma quando sulla spiaggia appare un cadavere e vengono svelati alcuni segreti, si mette in moto un’indagine che sembra essere uscita dalle pagine di uno dei libri dell’autrice e, improvvisamente, tutti sono sospettati.

  • Basato sul libro di Elin Hilderbrand
  • Regista / Produttore Esecutivo: Susanne Bier
  • Showrunner / Sceneggiatrice / Produttrice Esecutiva: Jenna Lamia
  • Autrice / Produttrice Esecutiva: Elin Hilderbrand
  • Produttori Esecutivi: Shawn Levy per 21 Laps Entertainment, Gail Berman e Hend Baghdady per The Jackal Group, Nicole Kidman e Per Saari per Blossom Films, Josh Barry
  • Cast: Nicole Kidman, Dakota Fanning, Eve Hewson, Billy Howle, Jack Reynor, Ishaan Khatter, Meghann Fahy, Sam Nivola, Michael Beach, Donna Lynne Champlin, Mia Isaac, con Liev Schreiber e Isabelle Adjani

The Perfect Couple: recensione della serie thriller di Netflix

The Perfect Couple: recensione della serie thriller di Netflix

Lei è alta, bella, elegante e di grande talento: una celebre scrittrice, una madre premurosa e una moglie profondamente amata. Lui, invece, è affascinante, misterioso e schifosamente ricco. Agli occhi di tutti, formano la coppia perfetta, quella che sembra uscita da un romanzo rosa di Nicholas Sparks… se non fosse per un piccolo scheletro nell’armadio, o meglio, un cadavere riaffiorato dal mare, che trasforma la storia in un intricato giallo alla Agatha Christie.

The Perfect Couple è la nuova miniserie thriller con protagonista la star hollywoodiana Nicole Kidman, fresca vincitrice della Coppa Volpi per la Miglior Interpretazione Femminile in Babygirl (qui la recensione). Disponibile su Netflix dal 5 settembre, la serie – tratta dall’omonimo bestseller di Elin Hilderbrand e diretta dal premio Oscar Susanne Bier (In un mondo migliore, Bird Box) – ha rapidamente raggiunto la vetta della Top 10 delle serie TV più viste in Italia.

Composta da sei episodi di circa un’ora ciascuno, The Perfect Couple vanta un cast stellare, che include Liev Schreiber (Ray Donovan, Salt, X-Men), la modella e attrice Dakota Fanning, Eve Hewson (Dietro i suoi occhi), Isabelle Adjani e Jack Reynor (Midsommar, Inverso). A questi volti noti si aggiunge anche Meghann Fahy (The Bold Type, The White Lotus), che interpreta l’influencer Merritt Monaco, il personaggio che innescherà una tragica serie di eventi, destinati a far cadere le maschere di una famiglia solo apparentemente perfetta.

Il cast di The Perfect Couple durante il ballo della colonna sonora sulle note del brano “Criminals” di Meghan Trainor. Cr. Hilary Bronwyn Gayle/Netflix © 2024

The Perfect Couple è un “murder party” di lusso

Nell’intro, ballano tutti felici e spensierati sulle note di “Criminals” della pop star Meghan Trainor, ma la storia dei Winbury cela in realtà una serie di oscuri segreti che lascia poco spazio a un lieto fine. Partiamo dal principio: nella loro esclusiva e splendida villa sull’isola di Nantucket, nel Massachusetts, la ricca e popolare famiglia Winbury si riunisce per il weekend del 4 luglio in occasione del matrimonio dell’anno. La dolce e modesta Amelia Sacks (Eve Hewson) sta per sposare lo scapolo ereditiero Benji (Billy Howle). I preparativi sono orchestrati dalla futura suocera, l’elegante ed esigente Greer Garrison Winbury (Nicole Kidman), una famosa scrittrice di romanzi gialli, sposata da 29 anni con l’affascinante Tag (Liev Schreiber). Insieme, agli occhi di tutti, formano la “coppia perfetta,” l’emblema dell’amore e… i “Beckham” del mondo dell’editoria.

Greer e Tag Winbury hanno tre figli: oltre al secondogenito Benji, ci sono il ribelle e sfrontato Thomas (Jack Reynor), sempre accompagnato dalla moglie Abby (Dakota Fanning), e il timido adolescente Will (Sam Nivola). Quando alla villa arrivano anche i migliori amici degli sposi, Shooter (Ishaan Khatter) e Merritt (Meghann Fahy), l’amica francese di famiglia Isabel (Isabelle Adjani), e i genitori della sposa, tutto sembra pronto per il grande giorno. Tuttavia, la tranquillità viene brutalmente infranta quando, all’alba del matrimonio, un corpo senza vita affiora dalle acque che circondano la villa. Da quel momento, si scatena una turbinosa e assillante indagine – seguita dalla detective Nikki Henry (Donna Lynne Champlin) e dal capitano Dan Carter (Michael Beach) – che trasforma la paradisiaca residenza estiva dei Winbury in un campo di battaglia psicologico, dove ogni membro della famiglia e ogni ospite diventa un potenziale sospettato. Chi è l’assassino e perché ha ucciso?

The Perfect Couple | In foto le attrici Eve Hewson (Amelia Sacks) e Meghann Fahy (Merritt Monaco). Cr. Hilary Bronwyn Gayle Netflix © 2024

A poco a poco si scoprono gli altarini

Solo cinque minuti di festeggiamenti, poi l’omicidio sconvolgente. Il primo episodio di The Perfect Couple immerge immediatamente il pubblico nei preparativi di uno sfarzoso matrimonio, per poi catapultarlo in una misteriosa indagine solo pochi minuti dopo l’inizio. La serie sfrutta sin dalle prime battute tutti gli artifici e i cliché del classico giallo poliziesco, costruendo un’atmosfera di crescente suspense e mistero. Episodio dopo episodio, gli spettatori vengono dunque coinvolti sempre più profondamente nel caso, partecipando insieme alla polizia alla ricostruzione di quella notte fatidica, degli alibi e dei segreti dei vari personaggi, per quanto oscuri e compromettenti possano essere.

In questo contesto, i ruoli della detective Nikki Henry e del capitano Dan Carter diventano cruciali, non solo per la risoluzione del caso, ma anche perché finiscono per divenire lo specchio dello sguardo e del pensiero critico dello spettatore. In particolare, la detective Henry si distingue come l’unico personaggio che, fin dall’inizio, non si lascia intimidire dalla fama e dall’oro dei Winbury, esprimendo liberamente commenti pungenti e privi di deferenza.

Proprio come il celebre quadro di Dorian Gray, che nasconde sotto la sua superficie le nefandezze del protagonista, anche l’immagine idilliaca della famiglia viene progressivamente macchiata dai loro peccati, rivelazione dopo rivelazione. C’è chi abusa di alcol e fumo, chi ruba pasticche per puro divertimento, chi tradisce la propria moglie e chi cela un passato da escort. Sebbene la vicenda ruoti attorno a un solo assassino e a una sola vittima, alla fine della storia emerge che tutti sono complici di una grande menzogna, partecipi di una finzione collettiva che ha tenuto insieme la fragile facciata di perfezione della famiglia.

The Perfect Couple | In foto le attrici Eve Hewson, Nicole Kidman e Dakota Fanning, e gli attori Samuel Nivola, Billy Howle, Liev Schreiber e Jack Reynor. Cr. Hilary Bronwyn Gayle/Netflix © 2024

Il crime adatto a un binge watching

Tra satira sociale, famiglie disfunzionali, giochi di potere, suspense e un sottile dark humor, The Perfect Couple si presenta su Netflix come il crime poliziesco ideale da guardare in un pomeriggio di pioggia, senza però troppe aspettative. Con un ritmo sostenuto e una struttura ben calibrata in sei episodi (sei ore risultano più che sufficienti), la serie utilizza flashback e ricordi per ricostruire quella tragica notte, mantenendo alta l’attenzione del pubblico e spingendolo a scoprire chi si cela dietro il misfatto di questo bizzarro racconto corale.

Il talentuoso cast contribuisce senza dubbio al coinvolgimento degli spettatori, anche se la maggior parte dei personaggi finisce per risultare poco caratterizzata e incompleta (come, per esempio, lo stesso personaggio di Billy Howle che risulta pressoché inutile allo sviluppo della vicenda). Nonostante queste pecche e qualche momento di noia che potrebbe assalire di tanto in tanto il pubblico, il thriller diretto da Susanne Bier riesce a farsi apprezzare per la sua semplicità e leggerezza. Inoltre, a tutto ciò si aggiunge la garanzia di poter contare sulla presenza della grande regina della drammaticità, Nicole Kidman, che porta sicuramente la serie a un livello maggiore.

The Perfect Couple, la spiegazione del finale: Chi è il serial killer?

Nota: questo articolo contiene spoiler sul finale di “The Perfect Couple”.

The Perfect Couple, serie originale di Netflix offre ai telespettatori uno sguardo su una famiglia dell’alta borghesia di Nantucket, in cui tutto è perfetto – fino a quando non lo è più.

Poche ore prima che Greer Garrison Winbury (Nicole Kidman) organizzi uno stravagante matrimonio per suo figlio Benji (Billy Howle) e la sua fidanzata Amelia (Eve Hewson), la futura sposa trova il corpo senza vita della sua migliore amica, Merritt (Meghann Fahy). Il luogo del matrimonio si trasforma rapidamente in una scena del crimine, mentre la polizia avvia un’indagine sulla morte di Merritt.

Con la scioccante rivelazione che Merritt è incinta del figlio non ancora nato di Tag (Liev Schreiber), sono diversi i sospetti sul tavolo, ma l’episodio 6 ha rivelato il colpevole. Continuate a leggere per sapere chi ha ucciso Merritt neThe Perfect Couple e se la serie di Netflix si è conclusa nello stesso modo del libro.

Come è morta Merritt?

Nel finale, Greer rivela ad Amelia che Merritt aveva un alto livello di barbiturici nell’organismo, cosa che Amelia condivide con i suoi genitori. La madre di Amelia inizia a cercare nella sua valigetta delle pillole e rivela alla polizia di aver portato con sé tre pillole che, se assunte insieme, avrebbero causato l’eutanasia, ma una di esse mancava. L’unica pillola non avrebbe ucciso nessuno, ma avrebbe steso qualcuno. Si scopre che Thomas (Jack Reynor) ha preso una delle pillole come parte del suo gioco alla roulette delle prescrizioni.

La puntata torna indietro alla sera prima del matrimonio, dopo che Thomas e Isabel (Isabelle Adjani) erano già partiti insieme, e mostra Abby (Dakota Fanning) mentre osserva Merritt da sola in spiaggia e calpesta dei vetri. Abby ha preso la pillola dal cassetto di Thomas ed è andata in cucina per sminuzzarla e mescolarla al succo di frutta in un bicchiere. Poi porta il succo a Merritt sulla spiaggia e lo incoraggia a fare una nuotata nell’oceano.

Quando Merritt inizia a perdere conoscenza una volta entrata in acqua, Abby tiene ferma la testa di Merritt nell’oceano, lasciandola annegare e lasciandola morta.

Chi ha ucciso Merritt?

Anche se Thomas potrebbe aver contribuito a procurarsi la pillola che l’ha stordita, è innegabile che Abby sia responsabile della morte di Merritt.

Perché Abby ha ucciso Merritt?

In breve, per soldi. I termini del fondo fiduciario di Tag per i figli Winbury stabiliscono che il denaro non può essere rilasciato fino a quando l’ultimo figlio Winbury non compie 18 anni, il che sarebbe avvenuto tra qualche mese, con Will (Sam Nivola) in procinto di raggiungere questo importante traguardo. Ma se Merritt avesse dato alla luce il figlio che aspettava, l’orologio si sarebbe spostato di altri 18 anni.

The Perfect Couple | In foto le attrici Eve Hewson, Nicole Kidman e Dakota Fanning, e gli attori Samuel Nivola, Billy Howle, Liev Schreiber e Jack Reynor.

Cosa succede all’assassino?

Abby è stata arrestata e schedata nel finale, lasciando presupporre che abbia affrontato conseguenze legali per l’omicidio.

L’assassino è lo stesso del libro?

Sì e no. Abby è ancora l’assassina dell’omonimo libro di Elin Hilderbrand, ma la morte è un incidente piuttosto che un piano intenzionale. Nel libro, Abby ha frantumato la stessa pillola e l’ha messa in un drink, ma questa volta il drink era destinato al personaggio di Isabel nello show (nel libro il personaggio si chiama Featherleigh). La pillola è destinata a mettere fuori combattimento Featherleigh per evitare che vada a letto con il marito Thomas, ma Merritt finisce erroneamente per consumarla e annega nell’acqua dopo essere svenuta.

The Perfect Couple, il cast reagisce alla scena di ballo

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The Perfect Couple, il cast reagisce alla scena di ballo

The Perfect Couple di Netflix sta avendo un grande successo e, insieme all’apprezzato lavoro di adattamento da Elin Hilderbrand di Susanne Bier, il film sta facendo parlare di sé per la scena di ballo in apertura, in cui tutta la famiglia Winbury e gli invitati al matrimonio si scatenano seguendo una coreografia che tutto il cast ha imparato.

Leggi la recensione di The Perfect Couple

O meglio, c’è chi lo ha imparato di più e chi di meno, dato l’entusiasmo di Liev Schreiber da una parte e la grazia contenuta di Nicole Kidman dall’altra. I cast del film ha infatti affrontato in modi diversi la scena. Fermo restando che tutto il gruppo ha preso parte a quel momento, realizzando una sequenza divertentissima, ecco come i membri del cast di The Perfect Couple hanno reagito alla scena di ballo.

La spiegazione del finale di The Perfect Couple: chi è il serial killer?

La trama di The perfect couple

Amelia Sacks sta per sposare l’erede di una delle famiglie più ricche di Nantucket. La futura suocera è la nota scrittrice di romanzi Greer Garrison Winbury, che non nasconde la sua disapprovazione ma non bada a spese per organizzare quello che si preannuncia come il matrimonio più importante della stagione. Ma quando sulla spiaggia appare un cadavere e vengono svelati alcuni segreti, si mette in moto un’indagine che sembra essere uscita dalle pagine di uno dei libri dell’autrice e, improvvisamente, tutti sono sospettati.

  • Basato sul libro di Elin Hilderbrand
  • Regista / Produttore Esecutivo: Susanne Bier
  • Showrunner / Sceneggiatrice / Produttrice Esecutiva: Jenna Lamia
  • Autrice / Produttrice Esecutiva: Elin Hilderbrand
  • Produttori Esecutivi: Shawn Levy per 21 Laps Entertainment, Gail Berman e Hend Baghdady per The Jackal Group, Nicole Kidman e Per Saari per Blossom Films, Josh Barry
  • Cast: Nicole Kidman, Dakota Fanning, Eve Hewson, Billy Howle, Jack Reynor, Ishaan Khatter, Meghann Fahy, Sam Nivola, Michael Beach, Donna Lynne Champlin, Mia Isaac, con Liev Schreiber e Isabelle Adjani

The perfect candidate, recensione del film di Haifaa Al Mansour #Venezia76

Una storia ispirata a fatti realmente accaduti e di grande attualità arriva in concorso nella prima giornata della 76° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ad opera della regista Saudita Haifaa Al Mansour, già autrice di La bicicletta verde e Mary Shelley – un amore immortale.

The perfect candidate racconta in maniera originale la vicenda di una donna forte, determinata, che vive con il padre musicista e le due sorelle, lavorando come medico d’emergenza in un pronto soccorso. Un giorno riceve una candidatura alle elezioni comunali della sua città, tanto inaspettata quanto scomoda. Da quel momento le sue decisioni sconvolgono la tranquillità e l’ottusità della comunità e della sua famiglia, facendo emergere le infinite difficoltà dell’essere la prima candidata a competere per un ruolo che vorrebbe solamente uomini a ricoprirlo.

Haifaa al-Mansour è l’ottava figlia, di dodici, del poeta Abdul Rahman Mansour, che fin da piccola le ha trasmesso la passione per il cinema, mostrandole, quasi clandestinamente, i suoi film prediletti in videocassetta, vista la difficoltà di vederli in sala Arabia saudita, soprattutto per una donna. Si è poi laureata in lettere all’Università Americana del Cairo e successivamente in regia cinematografica a Sidney in Australia. Haifaa al-Mansour racconta che quando ha cominciato a fare cinema non era intenzionata a raccontare storie incentrate sulla questione femminile, ma si rese conto subito che il problema fosse troppo importante per non essere affrontato.

In The Perfect Candidate la regista saudita ha scelto di raccontare la storia di una giovane dottoressa che sfida il sistema patriarcale, l’ottusità e le idee bigotte di una società maschilista radicata nel suo paese d’origine. La regista ha voluto però avere uno sguardo ottimista, costruendo nel suo film una visione positiva del ruolo che le donne saudite possono e devono ricoprire. Soprattutto ha voluto sottolineare l’importanza e il diritto inalienabile di essere artefici del proprio destino, liberandosi del peso di un sistema che da secoli ha deliberatamente ostacolato l’emancipazione femminile. Haifaa al-Mansour sottolinea nella sua storia l’importanza delle profonde tradizioni culturali e artistiche e di come queste siano state proibite in un momento importante di sviluppo del suo paese. Oggi Cinema, gallerie d’arte, teatri, sale da concerto, sono state finalmente riaperte, facendo rinascere la speranza di un nuovo corso e la conservazione di un patrimonio culturale che rischiava di cadere per sempre nell’oblio. E in questo, le donne avranno l’opportunità di contribuire e partecipare a una società che per generazioni intere le ha estromesse.

Lontano dalla fotografia patinata e dalla sontuosità di Mary Shelley – un amore immortale, The perfect candidate risulta ben scritto e congegnato, con espedienti narrativi mai banali, come ad esempio il modo fortuito che porterà la protagonista a candidarsi per il consiglio cittadino. Tutti i personaggi sono sufficientemente caratterizzati e contribuiscono armoniosamente a costruire uno spaccato della condizione delle donne in Arabia Saudita. Gli attori sono calati nei ruoli, anche se alcuni forse si rivelano eccessivamente caricati, soprattutto i personaggi di contorno, allontanando la narrazione dal gusto realistico che il film avrebbe meritato e spostandosi su una costruzione forzata di gusto televisivo.

The People’s Joker: il coming of age queer, ambientato nel mondo di Batman, ritirato dal TIFF

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Vera Drew, la regista che ha realizzato lo strano film di coming of age queer ambientato nell’universo di Batman noto come The People’s Joker, ha ritirato il film dal Toronto International Film Festival dopo una sola proiezione su presunti “problemi di diritti”.

Il film, una satira sui fumetti a tecnica mista segue un aspirante clown (interpretato da Drew) alle prese con la sua identità di genere mentre sogna di essere scritturata in uno sketch televisivo tra un cast di Joker e Arlecchini.

Secondo quanto riferito, il film, che contiene più riferimenti al Clown Principe del Crimine e ad altre proprietà legate a Batman, è stato ritirato dopo che la Warner Bros ha palesato una violazione di copyright nel film stesso.

Si tratta ovviamente di una grande delusione per il team creativo dietro il film, anche se probabilmente non la cosa non era del tutto inattesa, visto che il trailer stesso del film recita: “un film a fumetti illegale su un clown transgender di nome Joker”.

La sinossi ufficiale del film recita: “Dopo anni passati a intorpidirsi con un inalante chiamato Smylex, un’aspirante clown poco divertente è alle prese con la sua identità di genere, con il primo amore e con vecchi nemici mentre fonda un teatro comico illegale a Gotham City, che attira non solo una galleria variopinta di aspiranti criminali, ma anche l’ira di un crociato fascista incappucciato.””

Puoi dare un’occhiata al teaser trailer qui sotto.

https://www.youtube.com/watch?v=UL4bCYIiOuQ