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Berlino 2015: Darren Aronofsky presidente di giuria

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Sarà il regista Darren Aronofsky il presidente di giuria del Festival di Berlino 2015 che si terrà dal 5 al 15 febbraio 2015. Aronofsky è noto per aver diretto film come  The Wrestler, Il Cigno Nero e l’ultimo Noah con Russell Crowe.

Dieter Kosslick ha commentato la designazione di Aronofski: Aronofsky si e’ distinto come protagonista di eccellenza del cinema d’autore contemporaneo. Noto per il suo perfezionismo esplora costantemente, nel suo approccio artistico, il linguaggio cinematografico e le sue possibilità estetiche.

Berlino 2014: vincitori Black Coal, Thin Ice e The Grand Budapest Hotel

Berlino-2014-vincitori Black-Coal-Thin-IceSi è conclusa la 64esima edizione del Festival Internazionale del film di Berlino con l’immancabile consegna dell’Orso d’Oro al miglior film del concorso che è andato a Black Coal, Thin Ice, Orso d’Argento invece a  The Grand Budapest Hotel, di Wes Anderson. Ecco tutti i vincitori:

Orso d’oro per il miglior film: 
Black Coal, Thin Ice di Diao Yinan

Orso d’argento Gran Premio della Giuria: 
The Grand Budapest Hotel, di Wes Anderson

Premio Alfred Bauer per l’innovazione:
Aimer, boire, et chanter di Alain Resnais

Orso d’argento per la miglior regia: 
Richard Linklater per Boyhood

Orso d’argento per la migliore attrice: 
Takako Matsu per The Little House

Orso d’argento per il miglior attore: 
Liao Fan per Black Coal, Thin Ice

Orso d’argento per la miglior sceneggiatura:
Dietrich Brüggemann e Anna Brüggemann per Kreuzweg

Orso d’argento per il miglior contributo tecnico: 
Zeng Jian per la fotografia di Blind Massage

Premio per la migliore opera prima:
Güeros di Alonso Ruizpalacios

Panorama – Premio del Pubblico, fiction:

1° Difret di Zeresenay Berhane Mehari, Etiopia
2° The Way He Looks di Daniel Ribeiro, Brasile
3° Brides di Tinatin Kajrishvili, Georgia

Panorama – Premio del Pubblico, documentari:

1° Der Kreis di Stefan Haupt, Svizzera
2° Finding Vivian Maier, di John Maloof & Charlie Siskel, USA
3° Meine Mutter, ein Krieg und ich di Tamara Trampe & Johann Feindt

Berlino 2014: il giorno di George Clooney e The Monuments Men

Terzo giorno per Berlino 2014, e altro giorno di grandi star. Infatti sono arrivati in Germani per presentare The Monuments Men, il regista e attore George Clooney, insieme ai protagonisti Matt Damon, Bill Murray, Jean Dujardin, John Goodman, Bob Balaban, Hugh Bonneville,Dimitri Leonidas.

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Attesissima è invece l’anteprima di Nymphomaniac part 1, il discusso film scandalo di Lars Von Trier.

Berlino-2014-The-monuments ManL’Italia è presente all Festival con una piccola rappresentanza, con Felice chi è diverso, il documentario sull’omosessualità di un Gianni Amelio che recentemente ha fatto outing. Altro film presente è In grazia di Dio di Edoardo Winspeare interpretato da un cast tutto al femminile.

L’evento si chiuderà domenica 16 e Sabato 15 in serata la giuri, presieduta da James Schamus , Barbara Broccoli, Trine Dyrholm, Mitra Faharani, Greta Gerwig, Michel Gondry, Christoph Waltz e Tony Leung) assegnerà l’Orso d’oro e i restanti premi.

The Monuments Man Barlino 2014

Berlino 2014: Christian Bale, Bradley Cooper e David O. Russell

Berlino 2014: Christian Bale, Bradley Cooper e David O. Russell

Secondo giorno per Berlino 2014, e altro giorno di grandi star. Infatti sono arrivati in Germani per presentare American Hustle Christian Bale, Bradley Cooper e David O. Russell. Il trio ha presenziato prima la conferenza e poi in serata c’è stata la premiere sul red carpet.

Come sempre anche questa edizione si presenta come molto attese, con le premiere di altri grandi film, come ad esempio The Monuments men, sceneggiato Grant Heslov, protagonisti Matt Damon, Kate Blanchett, Bill Murray, Jean Dujardin e John Goodman. Attesissima è invece l’anteprima di Nymphomaniac part 1, il discusso film scandalo di Lars Von Trier.

L’Italia è presente all Festival con una piccola rappresentanza, con Felice chi è diverso, il documentario sull’omosessualità di un Gianni Amelio che recentemente ha fatto outing. Altro film presente è In grazia di Dio di Edoardo Winspeare interpretato da un cast tutto al femminile.

L’evento si chiuderà domenica 16 e Sabato 15 in serata la giuri, presieduta da James Schamus , Barbara Broccoli, Trine Dyrholm, Mitra Faharani, Greta Gerwig, Michel Gondry, Christoph Waltz e Tony Leung) assegnerà l’Orso d’oro e i restanti premi.

Berlino 2014 presentato Nymphomaniac in Concorso

Berlino 2014 presentato Nymphomaniac in Concorso

Quella di Nymphomaniac era una delle proiezioni più attese di questo Festival e il regista Lars Von Trier ha reso, come da aspettative, l’evento interessante. Si è presentato al photocall con una t-shirt in piena polemizzazione con il Festival di Cannes, dal quale fuespulso, nell’anno di Melancholia, perchè “persona non grata”. La stessa scritta, insieme al logo del festival francese, era stampata sulla maglietta di Lars, che l’ha esibita con divertito orgoglio ai fotografi berlinesi.

Ma non è finita qui. Durante la conferenza stampa del film, uno dei protagonista Shia LaBeouf ha deciso di lasciare la conferenza stampa, dopo appena una domanda da parte della stampa presente. Certo la bufera che lo ha travolto negli ultimi periodi non avrà fatto bene allo sua autostima, ma sembra comunque un comportamento poco rispettoso verso i colleghi e i giornalisti presenti.

Ma stravaganze del giovane LaBeouf a parte, con lui e il regista erano presenti altri membri del cast (Stellan Skarsgård, Uma Thurman, Christian Slater) che sono stati tutt’altro che scortesi.

Berlino 2014 annunciata la Giuria

Berlino 2014 annunciata la Giuria

Festival di Berlino 2014Sono stati ufficialmente annunciati i nomi dei componenti della Giuria el prossimo Festival di Berlino 2014 che si svolgerà a breve, dal 6 al 16 febbraio, nella capitale tedesca.

Un bel gruppo di nomi è stato invitato a prendere parte alla manifestazione, con il compito di giuricare le opere in concorso. Fanno parte della giuria: Greta Gerwig, Christoph Waltz, l’attrice Trine Dyrholm, la star cinese Tony Leung Chiu Wai, la produttrice Barbara Broccoli (James Bond), il regista Michel Gondry e la regista e pittrice iraniana Mitra Farahani.

Presidente di giuria sarà James Schamus produttore di I Segreti di Brokeback Mountain e cosceneggiatore con Ang Lee di Tempesta di ghiaccio e La tigre e il dragone.

giuria berlino

Berlino 2012: Diaz fra i tre titoli premiati dal pubblico in Panorama!

Diaz, Non pulire questo sangue’ di Daniele Vicari e’ uno dei tre film della sezione Panorama che ha vinto il premio del pubblico. Il film che racconta i fatti della scuola Diaz durante il G8 di Genova e’ una coproduzione Italia-Francia-Romania.

Berlinguer. La grande ambizione, il trailer del film

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Berlinguer. La grande ambizione, il trailer del film

E’ stato presentato il trailer di Berlinguer. La grande ambizione, il film che aprirà la 19a edizione della Festa del Cinema di Roma ed è presentato in concorso “Progressive Cinema”.  Nel cast al fianco di Elio Germano, che veste i panni del politico che ha fatto la storia del partito comunista in Italia, tra gli altri, Elena Radonicich, Paolo Pierobon, Roberto Citran, Andrea Pennacchi, Giorgio Tirabassi, Paolo Calabresi, Francesco Acquaroli, Fabrizia Sacchi.

Il film è una produzione Vivo film e Jolefilm con Rai Cinema, in coproduzione con Tarantula (Belgio) e Agitprop (Bulgaria) con le musiche originali di Iosonouncane e arriverà nelle sale il prossimo 31 ottobre distribuito da Lucky Red.

La trama di Berlinguer. La grande ambizione

Di solito si vede la lotta delle piccole ambizioni, legate a singoli fini privati, contro la grande ambizione, che è indissolubile dal bene collettivo.

ANTONIO GRAMSCI

Fondatore del Partito Comunista Italiano

Quando una via sembra a tutti impossibile, è necessario fermarsi? Non l’ha fatto Enrico Berlinguer, segretario negli anni Settanta del più importante partito comunista del mondo occidentale, con oltre un milione settecentomila iscritti e più di dodici milioni di elettori, uniti dalla grande ambizione di realizzare il socialismo nella democrazia. Sfidando i dogmi della guerra fredda e di un mondo diviso in due, Berlinguer e il PCI tentarono per cinque anni di andare al governo, aprendo a una stagione di dialogo con la Democrazia Cristiana e arrivando a un passo dal cambiare la storia. Dal 1973, quando sfuggì a Sofia a un attentato dei servizi bulgari, attraverso le campagne elettorali e i viaggi a Mosca, le copertine dei giornali di tutto il mondo e le rischiose relazioni con il potere, fino all’assassinio nel 1978 del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro: la storia di un uomo e di un popolo per cui vita e politica, privato e collettivo, erano indissolubilmente legati.

Berlinguer. La grande ambizione aprirà la 19° Festa del cinema di Roma

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Berlinguer. La grande ambizione di Andrea Segre è il film d’apertura, in concorso, della diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma che si svolgerà dal 16 al 27 ottobre 2024 all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. Scritto da Andrea Segre e Marco Pettenello, il film è una produzione Vivo film e Jolefilm con Rai Cinema in coproduzione con Tarantula (Belgio) e Agitprop (Bulgaria), e uscirà nelle sale giovedì 31 ottobre distribuito da Lucky Red.

Andrea Segre – Io sono LiLa prima neve, L’ordine delle cose e Welcome Venice – porta sul grande schermo il racconto biografico della vita pubblica e privata di Enrico Berlinguer, dal viaggio a Sofia del 1973, quando sfuggì a un attentato dei servizi segreti bulgari, fino all’assassinio nel 1978 di Aldo Moro e la conseguente drammatica fine della strategia del “compromesso storico”, il grande tentativo di unire le forze popolari di matrice cattolica e socialista per guidare il Paese.

“Grazie a tutte le persone che in questi tre lunghi e intensi anni di lavoro mi hanno permesso di entrare in silenzio e con rispetto nella vita di un uomo e di un popolo che hanno segnato un passaggio importante nella storia d’Italia e che il cinema di finzione italiano ancora non aveva raccontato”  dichiara Andrea Segre. “È stato un viaggio in un pezzo della nostra storia che non ho vissuto e che ho imparato a conoscere, ma anche la scoperta di un dialogo profondo che quella memoria inaspettatamente sa avere con le domande aperte del nostro presente e del nostro futuro. Grazie a Paola Malanga e alla Festa del Cinema di Roma che hanno offerto con entusiasmo uno spazio così prestigioso per presentare il film nato da questo incredibile viaggio”.

Berlinguer. La grande ambizione, la trama

Di solito si vede la lotta delle piccole ambizioni, legate a singoli fini privati, contro la grande ambizione, che è invece indissolubile dal bene collettivo.

ANTONIO GRAMSCI – Fondatore del Partito Comunista Italiano

Quando una via sembra a tutti impossibile, è necessario fermarsi? Non l’ha fatto Enrico Berlinguer, segretario negli anni Settanta del più importante partito comunista del mondo occidentale, con oltre un milione settecentomila iscritti e più di dodici milioni di elettori, uniti dalla grande ambizione di realizzare il socialismo nella democrazia. Sfidando i dogmi della guerra fredda e di un mondo diviso in due, Berlinguer e il PCI tentarono per cinque anni di andare al governo, aprendo a una stagione di dialogo con la Democrazia Cristiana e arrivando a un passo dal cambiare la storia. Dal 1973, quando sfuggì a Sofia a un attentato dei servizi bulgari, attraverso le campagne elettorali e i viaggi a Mosca, le copertine dei giornali di tutto il mondo e le rischiose relazioni con il potere, fino all’assassinio nel 1978 del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro: la storia di un uomo e di un popolo per cui vita e politica, privato e collettivo, erano indissolubilmente legati.

Berlinguer. La grande ambizione, il poster

Nel cast del film, il leader politico scomparso quarant’anni fa è interpretato da Elio Germano. Al suo fianco, in ordine alfabetico: Stefano Abbati (Umberto Terracini), Francesco Acquaroli (Pietro Ingrao), Paolo Calabresi (Ugo Pecchioli), Roberto Citran (Aldo Moro), Pierluigi Corallo (Antonio Tatò), Nikolay Danchev (Leonid Brežnev), Svetoslav Dobrev (Todor Živkov), Luca Lazzareschi (Alessandro Natta), Lucio Patanè (Gianni Cervetti), Andrea Pennacchi (Luciano Barca), Paolo Pierobon (Giulio Andreotti), Elena Radonicich (Letizia Laurenti), Fabrizia Sacchi (Nilde Iotti), Giorgio Tirabassi (Alberto Menichelli).

Una produzione Vivo film e Jolefilm con Rai Cinema in coproduzione con Tarantula e Agitprop, con il sostegno di MIC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo; Regione Lazio Avviso Pubblico Lazio Cinema International (PR FESR Lazio 2021-2027) Progetto Cofinanziato dall’unione Europea; Shelter Prod; Tax Shelter Be. Ing – Belgian Tax Shelter; Wallimage (La Wallonie); Bulgarian National Film Center.

Berlinguer ti voglio bene: la trama e le location del film con Roberto Benigni

Per la prima volta in televisione arriva – nella sua versione integrale – il film Berlinguer ti voglio bene, diretto nel 1977 da Giuseppe Bertolucci (fratello di Bernardo) e con protagonista un giovane Roberto Benigni, venticinquenne all’epoca delle riprese. È questo un film profondamente politico ma anche satirico, dove si riflette sulla condizione proletaria a partire dall’aura dell’amato politico Enrico Berlinguer, appartenente al Partito Comunista e di cui ricorrono quest’anno i 40 anni dalla morte. Il film viene dunque riproposto anche per tale occasione, alla ricerca di ciò che è rimasto oggi di quegli ideali e di quei valori.

Al momento della sua uscita in sala, però, Berlinguer ti voglio bene fece scandalo e suscitò aspre reazioni. La pellicola venne vietata ai minori di 18 anni, in particolare per l’abbondante uso del turpiloquio, di un linguaggio dissacrante e disturbante, e venne in generale accolto tiepidamente dal pubblico, anche per la mancata distribuzione su tutto il territorio nazionale e per la totale censura in TV. Si dovette aspettare il 1988 prima che il film venisse distribuito nuovamente, al cinema e in cassetta, ottenendo un riscontro maggiormente positivo.

Tuttavia, quella del 1988 è una versione accorciata di circa 5 minuti, dove venne tagliato il monologo in campagna del protagonista, ritenuto ancora troppo scioccante per l’epoca. Per avere la versione integrale della pellicola del 1977 è stato poi necessario attendere fino al 2006, mentre ora finalmente il film arriva in televisione, seppur in seconda serata. Si tratta dunque di un’occasione da non perdere per riscoprire un film tanto dissacrante quanto politicamente importante, oggi ritenuto tra i più importanti della nostra cinematografia.

La trama e il cast di Berlinguer ti voglio bene

Protagonista del film è Mario Cioni, un venticinquenne del sottoproletariato toscano con il mito di Enrico Berlinguer, che passa sempre il tempo con gli amici o per la campagna a parlare da solo. Quando proprio i suoi compagni di bagordi gli tirano un brutto scherzo legato alla madre, con la quale ha un rapporto quasi edipico, Mario si lancerà in una serie di riflessioni sulla propria vita, su Dio, sulla morale e sul sesso. Ma i guai per lui non finiscono lì, poiché quando scoprirà di essere stato vittima di uno scherzo, subentrerà presto un’altra realtà ancor più difficile da digerire.

Berlinguer ti voglio bene è la prima esperienza di Roberto Benigni in un film per il cinema. Egli interpreta qui il protagonista, Mario Cioni, personaggio da lui inventato e in parte autobiografico e che si distingue per l’irreverenza, l’esuberanza gestuale e verbale ma anche per un certo candore infantile. L’attrice Alida Valli, una delle più note interpreti italiane, è qui presente nel ruolo della madre di Mario, mentre Carlo Monni è l’amico Bozzone. Completano il cast Mario Pachi nel ruolo di Gnorante, Maresco Fratini in quello di Buio e Giovanni Nannini in quello di don Valdemaro.

Berlinguer ti voglio bene location

Le location di Berlinguer ti voglio bene: ecco dove è stato girato il film

Le scene del film sono girate tutte nella zona rurale vicino a Prato, in Toscana, oggi trasformata dall’espansione edilizia. Le case del popolo, ad esempio,  sono quelle di Vergaio, Galciana, Quarrata e San Piero a Ponti, mentre il cantiere dove lavorano Benigni e Monni come muratori è quello in cui si stava costruendo il centro commerciale “Pratilia”. Il casolare dove vivono Benigni e Alida Valli, invece, si trova in località Casale, vicino al casello di Prato ovest dell’A11. Il cinema che si vede all’inizio del film, ormai chiuso da molti anni, si chiamava “Mokambo” e si trovava a Grignano di Prato in via Arcivescovo Limberti 71.

Il sottopasso dove Benigni si addormenta dopo la falsa notizia della morte della mamma si trova poco dopo il casello di Prato est, in località Mezzana, mentre la chiesa dove Alida Valli porta il figlio per farlo rimproverare dal parroco è la chiesa di San Silvestro a Tobbiana. Le riprese nelle quali Roberto Benigni viene fatto salire sulla macchina delle due ragazze avviene nei pressi della frazione di Santa Lucia, all’incrocio tra via di Canneto e via di Carteano, strade tutt’oggi esistenti con le stesse caratteristiche La celebre carrellata con lo sproloquio di Mario Cioni è infine stata girata a Prato sul viale Nam Dinh ancora in fase di realizzazione, tra via dell’Alberaccio e via Galcianese con la cinepresa rivolta verso Galciana.

Dove vedere Berlinguer ti voglio bene in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente presente nel palinsesto televisivo di lunedì 4 marzo alle ore 23:00 sul canale La7.

Berlinguer – La grande ambizione: recensione del film di Andrea Segre #RoFF19

È affidato ad Andrea Segre con il suo Berlinguer – La grande ambizione (qui il trailer) l’onore e l’onere di aprire la sezione Concorso Progressive Cinema della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma. Tante figure di politici italiani il nostro cinema ha raccontato, provando a immaginare il privato al di là del personaggio pubblico, portando agli spettatori la vicenda umana assieme all’agire politico. De Gasperi, Moro, Andreotti, Craxi, solo per citarne alcuni tra i più rappresentati dalla settima arte. Mancava però un film di finzione, incentrato sulla figura dello storico leader del PCI, Enrico Berlinguer (c’era stato invece, nel 2014, il documentario di Walter Veltroni Quando c’era Berlinguer).

Una figura, quella del segretario, amatissima dalla gente e portatrice di una visione politica che – dalla via italiana al socialismo al compromesso storico con la Democrazia Cristiana – cercava con incrollabile determinazione di coniugare il sogno e l’utopia con il realismo politico. Il timore da parte del mondo del cinema era forse, legittimamente, quello di togliere qualcosa, di non riuscire a rendere efficacemente sullo schermo le molteplici sfaccettature del politico e dell’uomo Berlinguer. Tenta l’impresa però oggi, a quarant’anni dalla morte del Segretario del PCI, avvenuta l’11 giugno 1984 a Padova, proprio il regista Andrea Segre, autore di film e documentari – Io sono Li, L’ordine delle cose, Welcome Venice.

Berlinguer. La grande ambizione
Berlinguer. La grande ambizione © Vivo film, Jolefilm, Tarantula, Agitprop

Pochi ma intensi anni nella vita di Enrico Berlinguer

Berlinguer – La grande ambizione prende in esame una manciata di anni: dall’elezione di Allende in Cile, seguita dal golpe di Pinochet nel 1973, all’uccisione di Moro nel 1978. L’evento che decretò di fatto la fine del compromesso storico, così come Berlinguer e Moro stesso lo avevano pensato. Sono gli anni in cui il PCI guidato da Enrico Berlinguer raggiunge l’acme dei consensi. Il film racconta la determinazione e la fatica del segretario per affermare la possibilità di una via democratica al socialismo, distaccandosi dall’influenza sovietica e dalle sue derive autoritarie.

Mostra poi come la sua visione politica, condivisa con Aldo Moro per dar vita al compromesso storico, venga pagata a caro prezzo fin da subito. Da Berlinguer con l’attentato subìto a Sofia nel 1973 e più tardi da Moro con la vita. Sono anni di lotte e di successi per il PCI, culminati con quello elettorale del 1976. Poi il clima cambia. Il compromesso storico divide la politica e la cittadinanza e il terrorismo inizia a mietere vittime, fino al rapimento e all’uccisione di Moro, che gela le speranze del PCI al governo e di un possibile patto con la Democrazia Cristiana.

Berlinguer e le sue parole

Il regista parte dal presupposto che un racconto di Berlinguer non si possa fare senza le sue parole. I suoi discorsi in pubblico la fanno da padroni nel film, il suo linguaggio. Questo accade soprattutto nella prima parte del lavoro e sembra essere un limite. Sebbene si tratti di un linguaggio chiaro e comprensibile a tutti, ma non semplicistico, nato dall’esigenza di portare concetti complessi alla portata del più vasto uditorio possibile, un approccio così legato alla parola appesantisce e a tratti rallenta la narrazione.

Berlinguer e il rapporto con la gente

A fare da contrappeso all’elemento verbale, vi sono le immagini. Quelle di repertorio restituiscono momenti vividi e di grande partecipazione popolare, di forte impatto emotivo, specie in un’epoca come la attuale, in cui si misura tutta la distanza che si è consumata tra i cittadini e la politica. I volti della gente ai comizi, le manifestazioni. Le immagini di finzione mostrano momenti di incontro ravvicinato con i lavoratori. Incontri in cui Berlinguer si mette a disposizione di un confronto alla pari in maniera del tutto naturale. È anche per questo che la gente, che non gli risparmia critiche e richieste, lo percepisce vicino.

Berlinguer. La grande ambizione film 2024 – Lucky Red

Berlinguer privato

Vi è poi il Berlinguer marito e padre, la condivisione in famiglia degli ideali e delle lotte politiche, la capacità di spiegare ai figli l’essenza della sua visione, comunista e socialista, in modo semplice ed efficace, senza eccessi, ma con passione. Ma ci sono anche l’amata Sardegna e le gite in barca con la famiglia. Si pone poi l’attenzione su piccoli elementi, gesti quotidiani, abitudini, che fanno emergere l’umanità del personaggio. Ciò contribuisce a comporre un quadro che pian piano, con garbo, delicatezza e coi suoi tempi, riesce a coinvolge il pubblico.

L’interpretazione di Elio Germano

Per questa interpretazione, Elio Germano sceglie una chiave minimalista, che si adatta al carattere schivo del leader politico in questione. La somiglianza fisica non ne è il punto di forza e l’accento sardo non è impeccabile. Da apprezzare invece la capacità di tratteggiare con piccoli cenni la parte emotiva: dall’aspetto ironico alla passione politica stessa, che non è urlata, né platealmente esibita, ma emerge ugualmente con forza. Berlinguer – La grande ambizione restituisce l’immagine di un uomo di grande rigore, innanzitutto con sé stesso, ancora prima che nel dettare la linea del partito, e al tempo stesso aperto e dialogante in modo autentico.

Il cast guidato da Elio Germano

Un cast di tutto rispetto vede impegnati, accanto a Elio Germano, Elena Radonicich nel ruolo della moglie Letizia, Roberto Citran, che interpreta Aldo Moro, Francesco Acquaroli, Pietro Ingrao, Paolo Pierobon, Andreotti, Fabrizia Sacchi, Nilde Iotti, senza dimenticare Paolo Calabresi, Giorgio Tirabassi, Andrea Pennacchi. Berlinguer – La grande ambizione non riesce forse a pieno a far ritrovare al pubblico Enrico Berlinguer, ma riporta sullo schermo lo spirito dell’uomo e soprattutto la potenza di quel rapporto con la gente che forse nessun altro come lui ha saputo creare.

 

Berlinale: ecco i premi

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Ecologia, Paesi dell’Est e anche un film come ‘Caterpillar’ contro la guerra e nel riscatto delle donne. Questi i temi che hanno vinto questa 60/a Edizione di un Festival di Berlino un po’ sotto tono anche per l’evidente crisi economica. Ma soprattutto a vincere contro la cattiva sorte che lo ha colpito è stato Roman Polanski che con ‘L’uomo nell’ombra’ (nelle sale italiane con la 01 dal 9 aprile) aveva comunque ipotecato un premio da ritirare anche solo come segno d’affetto da parte del mondo del cinema (un premio comunque, nel suo, del tutto meritato).

L’orso d’oro comunque lo cattura un film totalmente diverso dal noir di Polanski ovvero ‘Honey’ (Miele) di Semih Kaplanoglu, una storia semplice di un raccoglitore di miele e di suo figlio che piacerebbe sicuramente al nostro Ermanno Olmi e che si svolge nel paesaggio più bello possibile: le montagne dell’Anatolia. Ma ben due premi li prendono due Paesi dell’Est come Romania e Russia entrambi con due film minimalisti e forti. ‘Come ho finito questa estate’ del russo Alexei Popogrebsky ottiene infatti il premio per la migliore fotografia e l’orso d’argento andato alla coppia di attori Grigori Dobrygin e Sergei Puskepalis. Sono loro i due straordinari protagonisti di una storia dai risvolti tragici, di lotta e riconciliazione, nello scenario desolato e apparentemente incontaminato di una base meteorologica dell’Artico.

Ma due premi li ottiene anche il film romeno ‘If I wont wistle I wistle’ ed esattamente il premio per l’innovazione e quello, secondo per importanza, ovvero l’orso d’argento della giuria. In quest’ultimo caso nello stile tipico dell’ultima produzione di questo paese, capace di leggere in chiave paradossale il reale, si racconta la vita di un pregiudicato diciottenne. E questo da quando esce dalla prigione fino all’incontro con la madre che lo aveva abbandonato da bambino. Infine un premio non da poco, quello della migliore attrice, che é andato alla giapponese Sninobu Terajima per il film ‘Caterpillar’ di Koji Wakamatsu. Un premio ben meritato visto che la donna interpreta una moglie costretta ad accogliere un marito che torna dalla guerra cino-giapponese del 1940 come un resto umano. Ovvero è senza gambe e braccia e ha il volto sfigurato ed incapace di parlare. Un’accoglienza da parte della donna inizialmente nel segno di quel rispetto che è proprio della cultura giapponese verso l’uomo, ma le cose con il tempo cambieranno.

I VINCITORI DELLA 60MA EDIZIONE – Ecco i vincitori della 60/a edizione del Festival cinematografico di Berlino assegnati stasera dalla giuria internazionale: – Orso d’Oro per il miglior film: a Bal (Miele) del regista turco Semih Kaplanoglu. – Orso d’Argento/Gran Premio della giuria: a Se voglio fischiare fischio di Florin Serban – Orso d’argento per la migliore regia: a Roman Polanski per Ghostwriter -Orso d’argento per il miglior attore: Grigori Dobrygin e Sergei Puskepalis ex aequo per il film How i ended this summer – Orso d’argento per la miglior attrice: a Shinobu Terajima per il film Caterpillar. – Orso d’argento per lo straordinario contributo artistico: a Pavel Kostomarov per il film How i ended this summer – Orso d’argento per la migliore sceneggiatura: al film cinese Tu an yuan (Insieme separati) del regista e sceneggiatore Wang Quanan – Alfred Bauer Prize: ancora a Se voglio fischiare fischio.

L’ORSO D’ARGENTO AL GRANDE ASSENTE POLANSKI – La Berlinale celebra il grande assente Roman Polanski. Mentre il suo The Ghostwriter (L’uomo nell’ombra) viene premiato con l’Orso d’argento, il regista è in Svizzera, nel sui chalet della stazione alpina di Gstaad, agli arresti domiciliari. Un’assenza ‘ingombrante’: anche alla conferenza stampa del film a Berlino non si era parlato altro che di Polanski, che ne ha seguito maniacalmente tutta la post-produzione quando era già agli arresti. Pierce Brosnan, uno degli interpreti, aveva definito il regista “un uomo dalla vita intensa e di una grandezza inesprimibile. Appena ho saputo del suo arresto sono rimasto choccato e ho pensato alla sua famiglia e ai figli”. Anche il protagonista Ewan Mc Gregor ne aveva parlato con affetto: “La sua assenza si sente anche di più perché conosce ogni particolare delle cose che fa e che fanno il suo cinema”. The Ghostwriter – che vede il ritorno del regista del Pianista al thriller e uscirà nelle sale italiane il 9 aprile per 01 Distribution con il titolo L’Uomo nell’ombra – è basato sul romanzo omonimo di Robert Harris (ex cronista politico inglese e co-sceneggiatore con lo stesso regista) pubblicato in Italia da Mondadori nel 2007. E’ la storia di uno scrittore inglese (McGregor) che accetta di completare le memorie dell’ex primo ministro britannico Adam Lang (Brosnan), un personaggio che ricorda molto Tony Blair. L’incarico gli arriva dopo la misteriosa morte del suo predecessore in un disgraziato incidente. Quando lo scrittore raggiunge l’ex premier in un’isola sulle coste orientali degli Stati Uniti, esplode uno scandalo: Lang viene accusato di attività illegali, connesse a terrorismo e torture. E mentre l’isola di colpo si riempie di giornalisti e manifestanti, lo scrittore comincia a sospettare che il suo predecessore abbia scoperto qualcosa di terribile che collega Lang alla Cia e a temere per la sua vita. Ma Polanski non c’era a raccontare la sua nuova fatica perché è stato arrestato il 26 settembre 2009 all’aeroporto di Zurigo, in esecuzione di un mandato di cattura spiccato dalla procura di Los Angeles per atti sessuali con una tredicenne, avvenuti nel 1977. Dallo scorso dicembre è in assegnazione alla residenza di Gstaad, dove si trova tuttora. Le autorità svizzere si pronunceranno infatti sulla sua estradizione negli Usa solo dopo che la giustizia americana avrà detto l’ultima parola sulla domanda di Polanski di essere giudicato in contumacia.

Berlinale 2021: svelata la line-up, c’è anche Pietro Marcello

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Berlinale 2021: svelata la line-up, c’è anche Pietro Marcello

Il Festival di Berlino di quest’anno, Berlinale 2021, ha svelato la sua line-up, la programmazione che l’edizione di quest’anno offre al suo pubblico. Un’edizione, lo sappiamo già, che sarà differente dalle altre.

I film annunciati non saranno proiettati per un pubblico fisico fino a giugno, quando è in programma un’edizione in presenza. I compratori e la stampa potranno però vedere i film in remoto, durante gli eventi del Berlin’s European Film Market di marzo, dall’1 al 5.

Di seguito i 15 titoli del Concorso Berlinale 2021, e a seguite le proiezioni speciali, tra le quali spicca anche Per Lucio, il nuovo film di Pietro Marcello, che dopo Martin Eden ha un profilo internazionale del tutto nuovo.

Berlinale 2021 Concorso:

Albatros, Xavier Beauvois

Bad Luck Banging Or Loony Porn, Radu Jude

Ballad Of The White Cow, Behtash Sanaeeha and Maryam Moghaddam

Fabian, Dominik Graf

Forest – I See You Everywhere, Bence Fliegauf

Mr Bachmann And His Class, Maria Speth

I’m Your Man, Maria Schrader

Introduction, Hong Sangsoo

Memory Box, Joana Hadjithomas, Khalil Joreige

Natural Light, Denes Nagy

Next Door, Daniel Bruhl

Petite Maman, Celine Sciamma

Una Pelicula De Policias, Alonso Ruizpalacios

What Do We See When We Look At The Sky?, Aleksandre Koberidze

Wheel Of Fortune And Fantasy, Hamaguchi Ryusuke

Special Screenings:

French Exit, Azazel Jacobs

The Mauritanian, Kevin Macdonald

Best Sellers, Lina Roesseler

Language Lessons, Natalie Morales

Limbo, Cheang Soi

Tides, Tim Fehlbaum

Je Suis Karl, Christian Sch,

Tina, Dan Lindsay & T.J. Martin

Per Lucio, Pietro Marcello

Courage

Wer Wir Waren

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Berlinale 2021: i premi agli attori avranno genere neutro

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Berlinale 2021: i premi agli attori avranno genere neutro

Arriva da Deadline la notizia che la Berlinale ha ufficialmente abolito la separazione di genere per quanto riguarda i premi assegnati al miglior attore e alla migliore attrice. Dalla prossima edizione del Festival di Berlino i premi del Concorso avranno genere neutro: pertanto, ci sarà soltanto l’Orso d’argento alla migliore interpretazione da protagonista e l’Orso d’argento alla migliore interpretazione da non protagonista.

Mariette Rissenbeek e Carlo Chatrian, direttori del Festival, hanno dichiarato: “Crediamo che non separando i premi nella sezione delle interpretazioni in base al genere rappresenti un segnale per una maggiore consapevolezza nell’industria cinematografica”. La Berlinale ha inoltre confermato che il premio Orso d’argento Alfred Bauer, che era stato sospeso quest’anno in seguito ad alcune rivelazioni secondo le quali l’omonimo storico del cinema (direttore della Berlinale dal 1951 al 1976) era un attivo nazista di alto rango, verrà rinominato “Orso d’argento premio della giuria“. Il Festival ha aggiunto che una valutazione storica su Bauer verrà pubblicata entro la fine dell’estate.

Di seguito l’elenco dei nuovi premi del Concorso del Festival Internazionale del Cinema di Berlino che verranno consegnati a partire dal 2021:

  • Orso d’oro per il miglior film
  • Orso d’argento gran premio della giuria
  • Orso d’argento al miglior regista
  • Orso d’argento premio della giuria
  • Orso d’argento per la migliore interpretazione da protagonista
  • Orso d’argento per la migliore interpretazione da non protagonista
  • Orso d’argento per la migliore sceneggiatura
  • Orso d’argento per il miglior contributo artistico

Inoltre, sempre come riportato dalla fonte, la Berlinale ha annunciato di essere al lavoro su un’edizione del Festival “in presenza”. Tuttavia, l’European Film Market potrebbe essere una sorta di ibrido con attività sia online che offline; tutto dipenderà da quale sarà lo stato dell’emergenza Coronavirus all’inizio del prossimo anno.

Berlinale 2020: There is no evil, Orso d’Oro, distribuito da Satine Film

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L’ opera del regista iraniano condannato agli arresti domiciliari per il suo impegno civile e politico,  ha conquistato la Giuria presieduta da Jeremy Irons che ha annunciato il Premio con grande entusiasmo, e il pubblico della 70° Berlinale che ha accolto la proiezione ufficiale con commozione e interminabili applausi.

THERE IS NO EVIL del regista iraniano Mohammad Rasolouf trionfatore a Berlino con L’ Orso d’ Oro come Miglior film,  uscirà  nelle sale italiane con Satine Film. 

THERE IS NO EVIL è un dramma in quattro atti che si interroga sulla difficoltà di esprimere la libertà individuale quando si è di fronte a situazioni che vengono imposte come obbligate e dove non vi è alcuna possibilità di scelta.

“Un’opera protente e profonda- dichiara Claudia Bedogni, titolare di Satine Film– che sullo sfondo del dramma del popolo iraniano ci fa riflettere su dilemmi morali universali e sulla responsabilità delle nostre scelte”. Un’ opera che siamo davvero molto orgogliosi di aver acquisito e di far conoscere presto al pubblico italiano”. 

Berlinale 2020: premiati Elio Germano e i D’Innocenzo. Tutti i vincitori

Berlinale 2020: ritirato il premio Bauer, sosteneva il nazionalsocialismo

A poche settimane dall’inizio della Berlinale 2020, il Festival di Berlino ha ufficialmente sospeso uno dei premi assegnati annualmente dalla giuria internazionale proprio in occasione della kermesse cinematografica. Il riconoscimento in questione è il Premio Alfred Bauer, dedicato alla memoria dell’omonimo storico del cinema, direttore della Berlinale dal 1951 al 1976.

Il premio è stato sospeso in seguito ad alcune rivelazioni secondo le quali Bauer era un attivo nazista di alto rango, strettamente coinvolto in un’organizzazione di propaganda istituita da Josef Goebbels, ex politico e giornalista tedesco le cui tecniche di propaganda furono uno dei fattori che consentirono nel 1933 l’ascesa al potere in Germania del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori.

Il controverso passato di Bauer è emerso grazie ad un articolo del celebre settimanale tedesco Die Zeit: alcune ricerche storiche avrebbero rivelato che Bauer era sia un membro del partito nazista sia un membro delle Sturmabteilung (o SA), il primo gruppo paramilitare del Partito Nazista. Sembra, inoltre, che Bauer fosse uno dei membri del “Reichsfilmintendanz” di Goebbels, un ente istituito dal ministero della propaganda nel 1942 per controllare l’industria cinematografica.

In un verbale redatto per il partito nazista, Bauer viene descritto come un “fanatico appartenente alle SA, dalle attitudini politiche impeccabili”.

LEGGI ANCHE – Berlinale 2020: i D’Innocenzo e Diritti in concorso. Ecco i titoli

Alla luce di quanto riportato da Die Zeit, il Festival di Berlino ha sospeso ufficialmente il Premio Alfred Bauer, che veniva conferito a film ritenuti particolarmente innovativi, capaci di aprire nuove prospettive sull’arte cinematografica. In una nota ufficiale, il Festival ha dichiarato: L’interpretazione di queste fonti suggerisce che Bauer aveva ricoperto posizioni significative durante il periodo nazista. Alla luce di queste nuove scoperte, la Berlinale sospenderà il Premio Orso d’argento Alfred Bauer con effetto immediato. Accogliamo con favore la ricerca e la sua pubblicazione su Die Zeit e cogliamo l’occasione per iniziare una ricerca più approfondita sulla storia del Festival con il supporto di esperti esterni.”

La Berlinale 2020 si svolgerà dal 20 febbraio al 1 marzo. Il film d’apertura sarà My Salinger Year dello scrittore-regista Philippe Falardeau, con Sigourney Weaver e Margaret Qualley.

Fonte: The Guardian

Berlinale 2020: premiati Elio Germano e i D’Innocenzo. Tutti i vincitori

Si è appena conclusa la Berlinale 2020 con un palmares davvero vincente per l’Italia che ha presenziato al Festival. Sia il film di Giorgio Diritti, Volevo Nascondermi, che Favolacce, dei fratelli D’Innocenzo, sono andati a premio, con Elio Germano che vince il premio per il migliore attore e i D’Innocenzo per la migliore sceneggiatura.

L’Orso d’Oro è andato invece a There is no evil dell’iraniano Mohammad Rasoulof, sulla pena di morte, in quattro parti. Ecco di seguito tutti i premi che ha assegnato la giuria presieduta da Jeremy Irons (in cui c’era anche Luca Marinelli).

Orso d’oro per il miglior film:
There Is No Evil di Mohammad Rasoulof

Orso d’argento Gran Premio della Giuria:
Never Rarely Sometimes Always di Eliza Hittman

Premio 70° Berlinale per l’innovazione:
Delépine e Kervern per Effacer l’historique

Orso d’argento per la miglior regia:
Hong Sang-Soo per The Woman Who Run

Orso d’argento per la migliore attrice:
Paula Beer per Undine

Orso d’argento per il miglior attore:
Elio Germano 
per Volevo nascondermi

Orso d’argento per la miglior sceneggiatura:
Fabio e Damiano D’Innocenzo
 per Favolacce

Orso d’argento per il miglior contributo tecnico:
per la fotografia di DAU. Natasha

Premio per la migliore opera prima:
Los Conductos di Camilo Restrepo

Premio per il miglior documentario
Irradiés di Rithy Panh
Menzione speciale:
Notes from the Underworld, di Tizza Covi e Rainer Frimmel

Panorama – Premio del Pubblico, fiction

 Otac di Srdan Golubovic
2° Futur Drei (Stitches) di Faraz Shariat
3° Hap di Maria Sodahl

Panorama – Premio del Pubblico, documentari:
1° Welcome to Chechnya di David France
2° Saudi Runaway di Susanne Regina Meures
3° Petite Fille di Sebastien Lifshitz

Berlinale 2020: My Salinger Year sarà il film d’apertura

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Berlinale 2020: My Salinger Year sarà il film d’apertura

Sarà My Salinger Year dello scrittore-regista Philippe Falardeau ad aprire la 70° edizione della Berlinale, il prossimo 20 febbraio 2020 al Berlinale Palast.

La tre volte candidata all’Oscar Sigourney Weaver, l’attrice Margaret Qualley e l’attore Douglas Booth recitano nella co-produzione canadese-irlandese che racconta di una laureata (Qualley) che lavora per l’agente letterario ( Weaver) del famoso scrittore solitario JD Salinger, autore de Il giovane Holden. Il film è basato sul romanzo omonimo dell’autrice statunitense Joanna Rakoff.

Il film è stato prodotto da micro_scope (Canada) e Parallel Films (Irlanda). Memento Films International gestisce le vendite internazionali e UTA gestisce le vendite negli Stati Uniti.

Il direttore artistico del Festival, Carlo Chatrian, ha dichiarato: “Siamo lieti di aprire la 70a edizione del festival con una storia per adulti che prende il punto di vista del protagonista che ha una nuova prospettiva, che non è affatto ingenuo. Philippe Falardeau raffigura il piccolo mondo letterario di New York degli anni ’90 con umorismo e una nota dolce, ma non dimentica mai il 21 ° secolo in cui viviamo o il ruolo unificante che l’arte svolge in tutte le nostre vite. Non vediamo l’ora di dare il benvenuto a Margaret Qualley e Sigourney Weaver e ad altri membri del grande cast e della troupe di Philippe Falardeau.”

Il regista ha commentato: “Sono entusiasta che il mio film aprirà la Berlinale 2020. Non avremmo potuto sperare in una prima mondiale migliore. In passato, la Berlinale si è aperta con meravigliosi film di registi affermati; inutile dirlo, sono onorato di essere in quella lista. Ho ricordi affettuosi del festival in cui uno dei miei film è stato proiettato alla Generation nel 2009. Non vedo l’ora di ricongiungermi con Margaret Qualley e Sigourney Weaver per l’evento.”

Berlinale 2020: i D’Innocenzo e Diritti in concorso. Ecco i titoli

È stato annunciato il programma del concorso ufficiale della Berlinale 2020 e, trai titoli di sicuro interesse provenienti da tutto il mondo, l’Italia offrirà una doppia razione di Elio Germano al pubblico berlinese, dato che l’attore è protagonista sia di Volevo Nascondermi, il film di Giorgio Diritti sul pittore Ligabue, sia dell’opera seconda dei Fratelli D’Innocenzo, che dopo il successo de La Terra dell’Abbastanza, tornano con Favolacce.

Ecco il concorso della Berlinale 2020

Berlin Alexanderplatz
Germany / Netherlands
di Burhan Qurbani
con Welket Bungué, Jella Haase, Albrecht Schuch, Joachim Król, Annabelle Mandeng, Nils Verkooijen, Richard Fouofié Djimeli
Prima mondiale

DAU. Natasha
Germany / Ukraine / United Kingdom / Russian Federation
di Ilya Khrzhanovskiy, Jekaterina Oertel
con Natalia Berezhnaya, Olga Shkabarnya, Vladimir Azhippo, Alexei Blinov, Luc Bigé
Prima mondiale

Domangchin yeoja (The Woman Who Ran)
Republic of Korea
di Hong Sangsoo
con Kim Minhee, Seo Younghwa, Song Seonmi, Kim Saebyuk, Lee Eunmi, Kwon Haehyo, Shin Seokho, Ha Seongguk
Prima mondiale

Effacer l’historique (Delete History)
France / Belgium
di Benoît Delépine, Gustave Kervern
con Blanche Gardin, Denis Podalydès, Corinne Masiero
Prima mondiale

El prófugo (The Intruder)
Argentina / Mexico
di Natalia Meta
con Érica Rivas, Nahuel Pérez Biscayart, Daniel Hendler, Cecilia Roth, Guillermo Arengo, Agustín Rittano, Mirta Busnelli
Prima mondiale

Favolacce (Bad Tales)
Italy / Switzerland
di Damiano & Fabio D’’Innocenzo
con Elio Germano, Barbara Chichiarelli, Lino Musella, Gabriel Montesi, Max Malatesta
Prima mondiale

First Cow
USA
di Kelly Reichardt
con John Magaro, Orion Lee, Toby Jones, Scott Shepherd, Gary Farmer, Lily Gladstone
Prima internazionale

Irradiés (Irradiated)
France / Cambodia
di Rithy Panh
Prima mondiale / Documentario

Le sel des larmes (The Salt of Tears)
France / Switzerland
di Philippe Garrel
con Logann Antuofermo, Oulaya Amamra, André Wilms, Louise Chevillotte, Souheila Yacoub
Prima mondiale

Never Rarely Sometimes Always
USA
di Eliza Hittman
con Sidney Flanigan, Talia Ryder, Théodore Pellerin, Ryan Eggold, Sharon Van Etten
Prima internzionale

Rizi (Days)
Taiwan
di Tsai Ming-Liang
con Lee Kang-Sheng, Anong Houngheuangsy
Prima mondiale

The Roads Not Taken
United Kingdom
di Sally Potter
con Javier Bardem, Elle Fanning, Salma Hayek, Laura Linney
Prima mondiale

Schwesterlein (My Little Sister)
Switzerland
di Stéphanie Chuat, Véronique Reymond
con Nina Hoss, Lars Eidinger, Marthe Keller, Jens Albinus, Thomas Ostermeier, Linne-Lu Lungershausen, Noah Tscharland, Isabelle Caillat, Moritz Gottwald, Urs Jucker
Prima mondiale

Sheytan vojud nadarad (There Is No Evil)
Germany / Czech Republic / Iran
di Mohammad Rasoulof
Prima mondiale

Siberia
Italy / Germany / Mexico
di Abel Ferrara
con Willem Dafoe, Dounia Sichov, Simon McBurney, Cristina Chiriac
Prima mondiale

Todos os mortos (All the Dead Ones)
Brazil / France
di Caetano Gotardo, Marco Dutra
con Mawusi Tulani, Clarissa Kiste, Carolina Bianchi, Thaia Perez, Alaíde Costa, Leonor Silveira, Agyei Augusto, Rogério Brito, Thomás Aquino, Andrea Marquee
Prima mondiale

Undine
Germany / France
di Christian Petzold
con Paula Beer, Franz Rogowski, Maryam Zaree, Jacob Matschenz
Prima mondiale

Volevo nascondermi (Hidden Away)
Italy
by Giorgio Diritti
con Elio Germano
Prima mondiale

Qui trovate i quattro nuovi film di Berlinale Special

Onward

USA

di Dan Scanlon

con le voci di Tom Holland, Chris Pratt, Julia-Louis Dreyfus, Octavia Spencer, Mel Rodriguez, Kyle Bornheimer, Lena Waithe, Ali Wong

Prima internazionale / Animazione

Curveball

Germany

di Johannes Naber. Prima mondiale

DAU. Degeneratsia (DAU. Degeneration)
Germany / Ukraine / United Kingdom / Russian Federation
di Ilya Khrzhanovskiy, Ilya Permyakov
Prima mondiale / Documentario

Speer Goes to Hollywood
Israel
di Vanessa Lapa
Prima mondiale / Documentario

Berlinale 2019: nuovi titoli del concorso

Berlinale 2019: nuovi titoli del concorso

Sono stati aggiunti altri 11 film al concorso della Berlinale 2019, mentre altre sei titoli si sono aggiunti al programma speciale della Berlinale Special.

Al momento sono 17 le produzioni che partecipaeranno all’evento e che comprendono film provenienti da Belgio, Brasile, Canada, Croazia, Danimarca, Francia, Germania, Israele, Italia , Macedonia, Mongolia, Norvegia, Repubblica popolare cinese, Polonia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ucraina, Regno Unito e Stati Uniti.

Ecco la lista provvisoria con i nuovi titoli annunciati in competizione.

Competition

Di jiu tian chang (So Long, My Son)
People’s Republic of China
by Wang Xiaoshuai (In Love We Trust, Beijing Bicycle, Chinese Portrait)
with Wang Jingchun, Yong Mei, Qi Xi, Wang Yuan, Du Jiang, Ai Liya, Xu Cheng, Li Jingjing, Zhao Yanguozhang
World premiere

Elisa y Marcela (Elisa & Marcela)
Spain
by Isabel Coixet (Elegy, The Bookshop, The Secret Life of Words)
with Natalia de Molina, Greta Fernández, Sara Casasnovas, Tamar Novas, Maria Pujalte
World premiere

Gospod postoi, imeto i’ e Petrunija (God Exists, Her Name is Petrunija)
Macedonia / Belgium / Slovenia / Croatia / France
by Teona Strugar Mitevska (When the Day Had No Name, The Women Who Brushed Off Her Tears, I Am From Titov Veles)
with Zorica Nusheva, Labina Mitevska, Simeon Moni Damevski, Suad Begovski, Violeta Shapkovska, Stefan Vujisic, Xhevdet Jahari, Andrijana Kolevska
World premiere

Marighella
Brazil
by Wagner Moura
with Seu Jorge, Adriana Esteves, Bruno Gagliasso, Jorge Paz, Luiz Carlos Vasconcelos, Humberto Carrão, Bella Camero, Ana Paula Bouzas
World premiere – First Feature
Out of competition

Mr. Jones
Poland / United Kingdom / Ukraine
by Agnieszka Holland (Spoor, Europa Europa, Angry Harvest)
with James Norton, Vanessa Kirby, Peter Sarsgaard
World premiere

Öndög
Mongolia
by Wang Quan’an (White Deer Plain, Apart Together, Tuya‘ s Marriage)
with Dulamjav Enkhtaivan, Aorigeletu, Norovsambuu Batmunkh
World premiere

The Operative
Germany / Israel / France / USA
by Yuval Adler (Bethlehem)
with Diane Kruger, Martin Freeman, Cas Anvar
World premiere – Out of competition

La paranza dei bambini (Piranhas)
Italy
by Claudio Giovannesi (Fiore, Alì Blue Eyes)
with Francesco Di Napoli, Ar Tem, Viviana Aprea, Pasquale Marotta
World premiere

Systemsprenger (System Crasher)
Germany
by Nora Fingscheidt (Without this World)
with Helena Zengel, Albrecht Schuch, Gabriela Maria Schmeide, Lisa Hagmeister
Wold premiere – First Feature

Ut og stjæle hester (Out Stealing Horses)
Norway / Sweden / Denmark
by Hans Petter Moland (The Beautiful Country, A Somewhat Gentle Man, In Order of Disappearance)
with Stellan Skarsgård, Tobias Santelmann, Bjørn Floberg, Danica Curcic
World premiere

Varda par Agnès (Varda by Agnès) – Documentary
France
by Agnès Varda (Cléo from 5 to 7, The Gleaners and I, The Beaches of Agnès, Faces Places)
World premiere – Out of competition

Berlinale Special at the Haus der Berliner Festspiele

ANTHROPOCENE: The Human Epoch – Documentary
Canada
by Jennifer Baichwal (Long Time Running, Watermark, Manufactured Landscapes), Nicholas de Pencier (Long Time Running, Black Code, Four Wings and a Prayer), Edward Burtynsky (Watermark)
European premiere

Es hätte schlimmer kommen können – Mario Adorf (It Could Have Been Worse – Mario Adorf) – Documentary
Germany
by Dominik Wessely (Reverse Angle: Rebellion of the Filmmakers, Nelly’s Adventure, The Housewife’s Flower)
with Mario Adorf, Senta Berger, Margarethe von Trotta
World premiere

El Norte (The North)
USA (1984)
by Gregory Nava (Bordertown, My Family, Selena)
with Zaide Silvia Gutiérrez, David Villalpando, Ernesto Gómez Cruz, Lupe Ontiveros
El Norte was restored in 2017 by the Academy Film Archive, supported in part by the Getty Foundation.
European premiere of the restored version
In cooperation with NATIVe

Berlinale Special Gala at the Friedrichstadt-Palast

The Boy Who Harnessed the Wind
United Kingdom
by Chiwetel Ejiofor
with Chiwetel Ejiofor, Maxwell Simba, Lily Banda, Noma Dumezweni, Aïssa Maïga, Joseph Marcell, Lemogang Tsipa European premiere – First Feature

Lampenfieber (Kids in the Spotlight) – Documentary
Germany
by Alice Agneskirchner (On Hunting – Who Owns Nature?, 20xBrandenburg, Dear Mum, I Hardly Knew You…)
World premiere

Berlinale Special Gala at the Zoo Palast

Celle que vous croyez (Who You Think I Am)
France
by Safy Nebbou (Angel of Mine, Dumas, In the Forests of Siberia)
with Juliette Binoche, François Civil, Nicole Garcia
World premiere

Alla luce degli eventi recenti, il direttore del festival Dieter Kosslick ha commentato il film in concorso Grâce à Dieu di François Ozon: “Grâce à Dieu – sugli abusi sessuali su minori che sono andati avanti per anni nell’arcidiocesi di Lione – mostra come il cinema possa essere rilevante. L’arcivescovo e gli altri membri dell’arcidiocesi sono stati accusati di mantenere segrete le loro conoscenze sui casi di abuso. Il procedimento giudiziario è iniziato il 7 gennaio 2019, accompagnato da un’ampia copertura mediatica. La Berlinale mostrerà il film all’inizio del festival.”

Berlinale 2019: ecco tutti i vincitori di quest’anno

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Berlinale 2019: ecco tutti i vincitori di quest’anno

Si è concluso con la premiazione oggi la Berlinale 2019, arrivata alla sua sessantanovesima edizione e che ha visto la presenza di titolo acclamati come il cinese “So Long, My Son” di Wang Xiaoshuai e “By the Grace of God” di François Ozon.

Ecco tutti i premiati della giuria presieduta da Juliette Binoche con i membri Justin Chang, Sandra Hüller, Sebastián Lelio, Rajendra Roy, Trudie Styler.

(In aggiornamento):

  • Orso d’oro per il miglior film : “Synonyms,” Nadav Lapid
  • Gran Premio della Giuria d’Argento : “By the Grace of God,” François Ozon
  • Orso D’oro for Best Director: Angela Schanelec, “I Was at Home, But”
  • Orso D’Argento Alfred Bauer Prize: Nora Fingscheidt’s “System Crasher”
  • Orso D’Argento per la miglior attrice: Yong Mei, “So Long, My Son”
  • Orso D’Argento per il miglior attore: Wang Jingchun, “So Long, My Son”
  • Orso D’Argento per la miglior sceneggiatura: “La paranza dei bambini” Maurizio Braucci, Claudio Giovannesi e Roberto Saviano
  • Orso d’argento per eccezionale contributo artistico, costume o scenografia: “Out Stealing Horses,” Rasmus Videbæk
  • Berlinale Glashütte Original – Premio del documentario: “Talking About Trees,” Suhaib Gasmelbari
  • Miglior Opera prima: “Oray,” Mehmet Akif Büyükatalay
  • Orso d’oro per il miglior cortometraggio: “Umbra,” Florian Fischer and Johannes Krell
  • Orso d’argento per il premio della giuria del cortometraggio: “Blue Boy,” Manuel Abramovich
  • Premio Audi Short Film : “Rise,” Bárbara Wagner and Benjamin de Burca

Berlinale 2015: un film d’amore e sabbia, Nicole Kidman e Werner Herzog presentano Queen of the Desert

Dopo Nobody Wants the Night di Isabel Coixet, che ha inaugurato la Berlinale 2015 proprio ieri sera, è il giorno di un altro biopic tutto al femminile, The Queen of the Desert del regista tedesco Werner Herzog. Protagonista assoluta del film una straordinaria Nicole Kidman, suo il ruolo di Gertrude Bell, esploratrice britannica che più di ogni console e politico è riuscita a comprendere il deserto e l’anima dei suoi abitanti. “È una storia grandiosa quella di Gertrude Bell” ha esordito il regista, “mi sono appassionato leggendo moltissime delle sue lettere autentiche. Era una donna che amava smisuratamente gli spazi aperti, la poesia, il deserto. Una figura femminile di grande impatto, riusciva a imporre il suo volere senza forzature, semplicemente ascoltando, cercando un punto di incontro con chi aveva di fronte.”

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Un personaggio certamente stimolante per un’attrice come Nicole Kidman, che incarna alla perfezione i canoni della donna amante del potere ma con estrema grazia. “Io amo viaggiare e scoprire nuove storie, odio invece fermarmi a casa per troppo tempo oppure rimanere chiusa in studio a girare film. Werner ci ha dato la possibilità di girare tutto per davvero, non c’è un solo green screen, l’idea di vivere da vicino il deserto, lo Yemen e il Marocco era talmente bella che ho portato con me i miei figli, hanno avuto una tenda tutta loro. Ho anche imparato a cavalcare i cammelli, porto con me dei bellissimi ricordi del set.”

Le location del film sono state le vere protagoniste della conferenza stampa, del resto chi conosce bene il regista sa quanto sia fondamentale per lui creare quasi una chimica fra la sceneggiatura, gli interpreti e i luoghi: “Parlare delle location prenderebbe davvero parecchio tempo, ne abbiamo passate tante sul set. Ad esempio ci siamo ritrovati in una vera tempesta di sabbia, abbiamo incontrato decine di veri beduini con i quali ci siamo confrontati ma soprattutto gli avvoltoi. Non potete immaginare quanti avvoltoi abbiamo visto per strada, ne abbiamo ‘catturato’ uno e lo abbiamo reso protagonista di una scena con James e Nicole”.

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Il regista parla del momento in cui i due protagonisti salgono su una torre (la torre del silenzio) e trovano un avvoltoio sulla cima che li guarda incuriosito, la scena preferita di Nicole Kidman. “Nicole ha lavorato davvero duramente, ho messo tutto sulle sue spalle ed è stata grandissima. Ha persino contribuito ad una scena splendida che non era inizialmente in sceneggiatura, il momento in cui fa il bagno nel mezzo del deserto. Lavorare con lei è stato davvero prezioso.” Gertude Bell è stata però più esploratrice o politica? “La vita della Bell è fatta soprattutto di solitudine, di storie d’amore tragiche e difficili, la sua è una storia di scoperta prima di ogni altra cosa. La carriera politica è arrivata dopo, conseguente agli eventi, la sua missione principale era sentire il deserto”.

Berlinale 2015: Juliette Binoche e Rinko Kikuchi alla corte di Isabel Coixet

In una Berlino ghiacciata, con le temperature di qualche grado sotto lo zero, Isabel Coixet ha incontrato la stampa internazionale della 65ma Berlinale, aprendo ufficialmente le danze della competizione. Con i suoi ormai tradizionali occhiali spessi e un giubbetto nero decisamente aggressivo, la regista spagnola ha inscenato un vero e proprio spettacolo presentando la sua ultima fatica, Nobody Wants The Night. Il film è il racconto romanzato della vera vita di Josephine Peary, moglie del primo esploratore americano a raggiungere il Polo Nord nel 1909. Un’opera interamente al femminile sia nella realizzazione, forte di una sensibilità particolare, che nelle interpretazioni. Protagoniste assolute del film sono infatti Juliette Binoche e Rinko Kikuchi, in conferenza stampa accanto alla regista.

Actor Binoche and director Coixe arrive for photocall at 65th Berlinale International Film Festival in Berlin

Tre personalità differenti, distanti culturalmente ma accomunate dall’essere donna. “Sono stata accusata (scherzando ndr.) di aver trattato il personaggio di Allaka come una transgender. Assolutamente no, come si può pensare una cosa del genere. Ha le sue tette, la sua vagina, è assolutamente donna a tutti gli effetti” ha tuonato la regista punzecchiata dalla platea. “Queste polemiche sul sesso sono incredibilmente noiose. Del resto non c’è mica bisogno di avere un ca**o per fare le cose per bene.” L’animo mediterraneo della Coixet è senza dubbio il più esuberante, fra i tre. Alla Binoche, in un elegantissimo vestito bianco, spetta la parte più seria, interessante del dibattito: “Com’è stato girare al freddo? A dire il vero abbiamo girato la maggior parte delle scene in uno studio a Tenerife, sotto il caldo dei riflettori e del vento artificiale..! La vera sfida è stata apparire infreddoliti.

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Ci sono state anche volte in cui ho avuto a disposizione una cella frigorifera, la utilizzavo prima di iniziare le riprese.” Ma come si prepara un personaggio del genere, che ha vissuto per mesi al freddo della Groenlandia patendo la fame? “È stato un ruolo straordinario, è una donna perfettamente padrona del suo mondo, con delle idee e delle convinzioni, ma con il confronto con la natura selvaggia deve cedere terreno, diventare più piccola. Per preparami ho letto i libri di Josephine Peary, da cui ho preso tantissimo, ma anche il lavoro di Isabel (Coixet, ndr.) è stato fondamentale.”

10186891wTotalmente differente il punto di vista di Rinko Kikuchi, giovane attrice giapponese classe 1981, che nel curriculum ha già titoli come Pacific Rim e 47 Ronin. “A differenza di Josephine, Allaka è una bambina che inizia a scoprire il mondo, con ingenuità e purezza. L’ho amata da subito.” Il racconto di questa conferenza movimentata termina con le parole che Juliette Binoche ha dedicato a Isabel Coixet, un’autentica dichiarazione d’amore artistica: “Dopo aver letto la sceneggiatura ho pensato a Ingmar Bergman, che ha raccontato in modo splendido le donne. Isabel è una vera pittrice, non ama dare ordini ma lascia che le cose accadano in modo naturale.”

Berlinale 2015: “Non sapevamo mai cosa stavamo per girare”, Natalie Portman e Christian Bale su Knight of Cups

Come tradizione, fra proteste e applausi, Terrence Malick divide in due enormi tronconi la stampa di un festival internazionale. Dopo l’Orso d’Oro del 1999 vinto con La Sottile Linea Rossa, il regista texano torna a Berlino presentando Knight of Cups, probabilmente il suo film più sperimentale, più slegato e anarchico. ‘Torna’ ovviamente in senso figurato, perché il regista difficilmente abbandona il suo ranch per eventi mondani di questo genere, presenti alla conferenza del film il protagonista principale Christian Bale e la meravigliosa Natalie Portman, che in realtà – e aggiungiamo anche purtroppo – ha solo un piccolo ruolo che arriva verso il finale. Il lato più oscuro di Hollywood, di Los Angeles, diventa il perfetto pretesto per mostrare nel modo più diretto, quasi brutale, il lato più buio della nostra vita, della nostra società.

Girato con l’ormai classico piglio filosofico e poetico che contraddistingue Terrence Malick, Knight of Cups è anche difficile da comprendere a una prima visione. È pieno di simboli, di momenti ambigui e tagli di montaggio repentini, per non parlare dei salti temporali che il personaggio principale compie sullo schermo. Immaginate ora di essere l’attore protagonista e di sapere poco o niente del film che state girando, è ciò che ha passato Christian Bale che racconta: “È stato strano approcciarsi al film, perché Terrence non ci ha spiegato esattamente cosa stavamo per fare ogni volta. Abbiamo lavorato tanto sul personaggio, sulla sua storia personale, il suo contesto, ma del significato del film non ne abbiamo mai parlato. Sapevo di dover interpretare un personaggio vuoto, che sogna e desidera tante cose che in realtà sono vacue, ma ogni giorno si andava sul set senza sapere cosa si stava per affrontare. Poteva anche capitare di prendere fra le mani una GoPro e correre a girare in riva all’oceano, all’improvviso. Oppure di registrare le voci off dentro qualche studio mobile per strada.” Stesso trattamento per Natalie, che ha però avuto dal regista diversi libri per preparare il personaggio, altra tradizione tutta malickiana (provate a chiedere a Olga Kurylenko o a Jessica Chastain).

Nonostante attorno alla figura di Terrence Malick aleggi un’aria di prepotenza, Natalie Portman smentisce tutto, come del resto già Jessica Chastain aveva fatto ai tempi di The Tree of Life: “Io amo Terrence, The Tree of Life, The New World sono film straordinari dal grande impatto emotivo, mi sento davvero fortunata per aver preso parte a questo film. Devo confessare che l’essere umano è addirittura meglio dell’artista che immaginavo.” Se lavorare da attore nei film di Terrence Malick, visto il carattere schivo dell’autore, non è affatto facile, com’è invece essere produttore di un suo lavoro? Gli attuali produttori lavorano con lui ormai da più di un decennio, e hanno imparato a sottostare alle sue regole, che ovviamente non prevedono un’organizzazione standard. C’è nei suoi confronti una grandissima fiducia, ogni sua richiesta viene soddisfatta a scatola chiusa.

All’interno del Festival in ogni caso serpeggiano parole (scherzose) di conflitto d’interessi, poiché il presidente della Giuria della Berlinale 65 è Darren Aronofsky, regista che conosce perfettamente Christian Bale e Natalie Portman. L’attrice premio Oscar proprio per Il Cigno Nero di Aronofsky parlerà con il suo amico, mettendo una buona parola per Knight of Cups? “Assolutamente no (sorride), voglio salutare Darren ma non voglio assolutamente parlare del film, voglio pensare che neppure esista.” Seppure i ritmi del dialogo siano sempre stati pacati, finisce un incontro stampa per molti versi surrueale: un giornalista si è alzato per fare una domanda vestito da giocare di calcio, altri due hanno posto una domanda a Terrence Malick che non era presente, riferendosi invece erroneamente al produttore del film… Poi ci si chiede perché il regista texano non legga le critiche dei suoi film e non presenzi mai nessun festival da anni.

Berlinale 2015: “Le vergini giurate esistono ancora oggi”, Laura Bispuri e Alba Rohrwacher presentano Vergine Giurata

Alla Berlinale 2015 è il giorno dell’unico film in concorso italiano, Vergine Giurata, dell’esordiente Laura Bispuri con la premiata Alba Rohrwacher. Siamo in Albania, dove le donne sono ancora tenute al confine della società; molte cose comuni fra gli uomini sono per loro precluse, tanto che molte giurano di restare vergini e vivere come maschi. Mark, il personaggio principale della storia, compie esattamente questa scelta, rinuncia totalmente alla sua femminilità e si trasforma in un uomo a tutti gli effetti, maltrattando il proprio corpo e lo spirito.

Vergine Giurata-film“L’incontro con Alba mi ha cambiato la vita”, ha detto la giovane regista, “ho pensato a lei sin dall’inizio, era l’unica attrice capace di interpretare perfettamente questo ruolo e sono ancora più convinta a film terminato. Fra noi c’è stato un vero e proprio rapporto simbiotico, c’è stata una preparazione lunga tre anni durante la quale ci siamo frequentate moltissimo, abbiamo parlato del film e letto il copione fino ad avvicinarci al momento delle riprese e affrontare il personaggio al completo. Abbiamo cercato delle linee guida rispetto all’uso del corpo, alla trasformazione fisica, poi tutto è stato piuttosto naturale, semplice. Eravamo vicine nel trovare i piccoli cambiamenti del personaggio, anche perché ne eravamo innamorate”. Parole sincere di affetto, quelle che la regista ha dedicato alla sua attrice, che ricambia con altrettanta schiettezza: “Anche per me l’incontro è stato bellissimo, la sua fiducia nei miei confronti mi ha dato coraggio e coscienza di intraprendere questa impresa spericolata, le sono davvero grata per essermi stata così vicina, per aver condiviso un percorso indimenticabile”.

Laura bispuri-Vergine GiurataNel film è interessante vedere come il corpo, della protagonista ma anche delle atlete di nuoto sincronizzato al centro dell’attenzione in più di un momento, sia in qualche modo sempre modificato, cambiato, con bende pettorali o trucco molto pesante: “L’elemento corporeo è fondamentale nel film, la parte italiana è il racconto di un corpo congelato che compie pian piano uno scongelamento. Fa dei piccoli passi per tornare alla vita normale, la scena in cui Mark/Alba si asciuga i capelli è simbolica. L’idea della piscina nasce perché era importante vedere la protagonista a contatto con corpi spogliati, liberi.” Accanto alla piscina anche il simbolismo del nuoto sincronizzato: “Mi è sembrato uno sport perfetto per dare un’immagine femminile dei nostri tempi, nuotano in acqua molto truccate, devono sorridere a tutti i costi, è un’idea di femminilità sbagliato, non si può essere sempre perfetti. Mark aiuta a capire che non c’è bisogno di stare dentro questa definizione di donna assoluta”.

Se l’acqua è un elemento che ricorre anche nei precedenti cortometraggi della regista, la storia delle vergini giurate è un’idea nuova, raccolta in una parte dell’Albania in cui ancora le donne hanno pochi diritti e sognano la parità: “La vicenda delle vergini giurate è per me un punto di partenza, un viaggio interiore ed esteriore, tramite il quale fare una grande riflessione sulla libertà, l’identità. Sono andata in Albania più volte per vivere direttamente l’esperienza, ho incontrato molte vergini giurate che mi hanno aiutato tantissimo nella stesura della sceneggiatura. Addirittura una si vede nel film, è il personaggio di Pal. Le tradizioni e le vicende che si vedono nel film esistono davvero, siamo ancora lontani da una parità fra uomo e donna. Una volta, parlando con una giovane vergine giurata, le ho chiesto quale fosse il suo sogno: mi ha risposto guidare la macchina. Capite bene che ancora c’è tantissima strada da fare”.

Berlinale 2015: “Il 3D è stato l’inizio di una nuova era”, Wim Wenders presenta Every Thing Will Be Fine

Dopo Knight of Cups presentato domenica, questa Berlinale 2015 sembra aver inserito una marcia altissima. Ieri, lunedì 9 febbraio, l’ottimo film di Pablo Larraìn The Club (El Club), fra i favoriti per l’Orso d’Oro. Oggi è però il giorno di uno dei più grandi cineasti viventi, Wim Wenders, che con il suo Every Thing Will Be Fine porta al festival una vera e propria lezione di cinema. Un’opera perfetta sotto ogni punto di vista, che insegna come mettere in scena un film e come fotografarlo, con l’aggiunta di un 3D assolutamente funzionale e per nulla invasivo, che regala alle splendide location una profondità ulteriore di campo e significato. Nel film un grande James Franco, che dopo The Queen of the Desert di Werner Herzog è sempre più protagonista di questo Berlino 65, Charlotte Gainsburg e Marie-Josée Croze, che insieme al regista sono seduti pochi metri davanti a noi in conferenza stampa. Grande assente Rachel McAdams, che ha però un ruolo minore.

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Il regista tedesco dunque ha sposato ancora con forza l’idea della stereoscopia dopo l’ottima esperienza di Pina, ma qual è il motivo di questa scelta? Secondo Wim Wenders, il 3D è una tecnologia che permette di amplificare non solo gli spazi, anche il significato delle immagini. Ecco spiegato perché in un film formalmente lineare, senza effetti visivi, alieni o navi spaziali che siamo soliti associare alle tre dimensioni, un linguaggio così sperimentale è importante per vivere un’esperienza nuova, più profonda. “Quando ho scoperto le potenzialità del 3D, per me è iniziata una nuova era” ha aggiunto, “era perfetto per raccontare una storia di questo tipo, così intima”. Nel film si ritrova davvero tutto questo, le immagini sono davvero più profonde sul fronte del significato e dello spazio, completate inoltre da una colonna sonora di assoluta qualità e carattere firmata Alexandre Desplat. “Alexandre è un grandissimo compositore, ha diretto da solo la sua orchestra e ha creato esattamente ciò che stavo immaginando e sperando di ottenere”.

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Ma com’è lavorare, da attore, con un maestro di tale grandezza? Al pari di Terrence Malick, così come raccontato da Natalie Portman nella stessa sala appena due giorni fa, James Franco definisce Wenders come un “regista dal tocco dolce, pacato, sempre convinto delle sue scelte ma mai autoritario. Al contrario di Werner Herzog, per molti versi (sorride). Herzog è più cocciuto, è una figura che domina il set.” Anche il giovane Robert Naylor, che interpreta il bambino Christopher da grande, conferma la dolcezza di Wenders: “Wim è davvero generoso, ti concede tutto il tempo di cui hai bisogno. Soprattutto mette tantissima passione in quello che fa, è fantastico lavorare per un regista così.” Ma con che mood è stato girato il film? Molti, leggendo il titolo, hanno pensato a una favola romantica, Wenders però ha giustamente detto che si tratta solo di un’impressione superficiale. È un’opera che guarda all’aspetto interiore dei personaggi, al processo ‘curativo’ dei traumi, un cammino che deve essere assolutamente responsabile e che deve partire dal perdono di se stessi. Una curiosità sul film? A tre giorni dalla prima proiezione alla Berlinale 2015, si lavorava ancora al montaggio con Alexandre Desplat. una cosa “piuttosto spaventosa” – dice Wenders – “ma per fortuna è andato tutto bene, abbiamo finito in tempo.”

Berlinale 2015, la premiere di Cenerentola con con Cate Blanchett e il cast

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Ieri alla Berlinale 2015, è stato il grande giorno della premiere evento Cenerentola, il nuovo adattamento live action del classico Disney diretto da Kenneth Branagh e con un cast d’eccesione composto da Cate Blanchett, Helena Bonham Carter, Kenneth Branagh, Stellan Skarsgard, Richard Madden, Lily James. Ecco tutti i protagonisti

Il Festival internazionale del cinema di Berlino, anche noto come Berlinale, è uno dei festival cinematografici di maggior prestigio internazionale. Il festival dura generalmente dodici giorni, ospita in media più di 20.000 addetti ai lavori, tra i quali 4.200 giornalisti da circa 120 nazioni, e si tiene annualmente nel mese di febbraio a partire dal 1951. I premi principali assegnati nel corso della manifestazione sono l’Orso d’oro e l’Orso d’argento, essendo l’orso il simbolo di Berlino.

Berlinale 2015, Giorno 9: Cenerentola di Kenneth Branagh, Cate Blanchett e il cast del film

Anche la Berlinale 2015 è arrivata al capolinea, oggi ultimo giorno di proiezioni prima della cerimonia di premiazione di domani 14 febbraio. Protagonisti assoluti Kenneth Branagh e il cast stellare di Cenerentola (Cinderella): Lily James, Helena Bonham Carter, Richard Madden, Cate Blanchett e Stellan Skarsgård. Nel video daily il loro arrivo in conferenza stampa e il commento al film. Vista la fine del festival, è l’ultimo video daily che pubblicherò, per l’occasione ringrazio Chiara Guida che mi ha seguito dalla redazione di Roma, Francesco Madeo da New York e la mia regia, che mi ha sopportato con infinita pazienza, Serena Catalano. L’appuntamento è per domani alle 16 con Cinefilos Addicted, sensazioni post festival e Cinquanta Sfumature di Grigio.

http://youtu.be/Iy_RHJGRiA4

Berlinale 2015, Giorno 8: l’Italia in concorso con Alba Rohrwacher aspettando Kenneth Branagh

Oggi alla Berlinale 2015 si parla decisamente italiano, presentato in concorso Vergine Giurata di Laura Bispuri. Un film che ci porta in Albania dove le donne rinunciano alla loro femminilità per conquistare gli stessi diritti degli uomini. Un film confuso, privo di ritmo, che racconta la sua storia attraverso i silenzi e gli sguardi dei protagonisti. Alba Rohrwacher, ma soprattutto le sue attrici di supporto, non convincono fino in fondo. Una buona opera prima, destinata però ad essere inghiottita dal resto del concorso. Domani gran finale prima della cerimonia di sabato, Cinderella di Kenneth Branagh.

http://youtu.be/JH2vASQspT0

Berlinale 2015, Giorno 7: Cinquanta Sfumature di Grigio, il commento a caldo

In questo settimo giorno di Berlinale 2015 abbiamo visto in anteprima CCinquanta Sfumature di Grigio, del quale vi parliamo a caldo, appena usciti dalla proiezione. Una proiezione in IMAX che ha abbastanza deluso per qualità, perché la conversione ovviamente non rende al meglio e il risultato è un film piuttosto sfocato su tutta la linea. Se la tecnica delude, il resto purtroppo non è da meno..! Presentati inoltre in concorso Aferim!Eisenstein in Guanajuato, il nuovo film di Peter Greenaway che ha diviso la stampa.

http://youtu.be/99wEbGUGE5c

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