Arrivano dichiarazioni sorprendenti dalla bocca di Quentin
Tarantino che dopo aver spaventato i suoi fan con la volontà di non
continuare ancora per molto la carriera di regia, arriva un’altra
dichiarazione di quanto il regista americano sia un po’ stufo del
mondo del cinema. Le dichiarazioni sono stare rilasciate durante la
storica roundtable organizzata da The Hollywood
Reporter:
Non ho intenzione di
fare il regista ancora per molto. Mi piacerebbe lavorare ad un
romanzo o libri sul cinema, anche di critica. Le vie che sta
prendendo il cinema è sconvolgente. Le proiezioni digitali sono
praticamente televisione proiettata. Preferirei adattate per la tv
una mia grossa sceneggiatura, farne una serie con la HBO, senza
avere limiti di tempo e contenuti. Punterei a una mini-serie da sei
ore.
Per scoprire tutta la conversazione
vi rimandiamo all’articolo originale: The Hollywood Report
The Academy of Motion
Picture Arts and Sciences ha annunciato i dieci film
rimasti in gara per l’Oscar ai migliori Effetti Visivi. I membri
dell’Accademy saranno invitati, Giovedi 3 Gennaio 2013, a vedere 10
minuti estratti da ogni film. Dopo le proiezioni, i membri
restringeranno l’elenco alla cinquina che concorrerà effettivamente
alla statuetta. Le nomination per l’85°edizione degli
Academy Awards andrà in onda Giovedì 10 Gennaio 2013 e la
cerimonia in diretta mondiale avverrà Domenica 24 Febbraio
2013 sul canale ABC.
I candidati
sono:
– The AmazingSpider-Man
– Cloud Atlas
– The Dark Knight Rises
– The Hobbit: An Unexpected Journey
– John Carter
– Life of Pi
– The Avengers
– Prometheus
– Skyfall
La Pixar ha rilasciato online il un
nuovo poster per il prequel di Monsters & Co., dal titolo
Monsters
University la storia torna indietro nel tempo per
raccontare di come Mike (il doppiatore americano
è Billy Crystal) e Sully (il doppiatore
americano è John Goodman) si sono incontrati
al college e di come si sono conosciuti fino a diventare grandi
amici. Il nuovo film è diretto da Dan Scanlon è
previsto nei cinema il 21 giugno 2013.
Predator è il film
cult del 1987 diretto da John McTiernan e con
protagonisti nel cast Arnold
Schwarzenegger, Carl Weathers, Elpidia Carrillo, Kevin Peter
Hall e Sonny Landham
Anno: 1987
Regia: John
McTiernan
Cast:
Arnold Schwarzenegger, Carl Weathers, Elpidia Carrillo, Kevin
Peter Hall, Sonny Landham
Trama: Un commando di
recupero delle Forze Speciali statunitensi addestrate dalla CIA
viene inviato nello sperduto paese di Val Verde, in America
Centrale, per soccorrere l’equipaggio di un elicottero con a bordo
il ministro di un Paese alleato, che si pensa sia stato
imprigionato dai guerriglieri antigovernativi della zona. La
squadra, sbarcata nella jungla, scopre l’elicottero su cui
viaggiava il ministro è stato abbattuto da un missile portatile.
Vicino all’elicottero sono stati lasciati cadaveri scorticati,
presumibilmente di altri soldati. Presto il commando, capitanato
dal Maggiore Dutch Schaefer (interpretato da Arnold
Schwarzenegger), verrà a conoscenza della terribile verità che
affligge quei posti sperduti da anni.
Predator, fantascienza e
action
Analisi:Predator è un film fantascientifico del 1987,
diretto da John McTiernan e rappresenta il suo
maggiore successo al botteghino, pur vantando nella sua filmografia
grandi blockbuster come Trappola di cristallo, Caccia a
Ottobre Rosso, Die Hard – Duri a morire. Predator divenne
un cult del genere fantascientifico, grazie ai sorprendenti effetti
speciali, con i quali viene raffigurata la strana creatura, e alla
presenza di un
Arnold Schwarzenegger in gran forma, lanciatissimo da
film precedenti quali i due Conan, Terminator e Commando. Questo
lungometraggio non fa che confermare il periodo fortunato
dell’aitante attore austriaco, periodo che continuerà
successivamente con altri film di successo.
Sebbene venga
catalogato come film fantascientifico, Predator si presenta
soprattutto come film d’azione, che strizza l’occhio al genere
horror. Essendo ambientato in una fitta jungla ed avendo tra i
protagonisti una minacciosa creatura aliena, può essere considerato
un mix di due altri lungometraggi cult precedenti:
Rambo e Alien.
La vicinanza di Predator e Alien
non è solo un’evocazione tra gli amanti del genere, ma anche una
percezione degli addetti ai lavori. Tant’è che nel 2004 è stato
realizzato uno spin-off: Alien vs. Predator,
diretto da Paul W.S. Anderson.
Il grande entusiasmo che
Predator suscitò nel pubblico, spinse la
realizzazione di due sequel. Nel 1990 il regista Stephen
Hopkins ha diretto Predator 2, ambientato
a Los Angeles. L’attore protagonista è Danny
Glover, già molto noto ai fan del genere action per il suo
ruolo di Arma Letale. Prodotto più recente del
franchise è
Predators, uscito il 7 luglio 2010, diretto da
Paul W.S. Anderson, che forse più che un sequel
del primo film, ne è un reboot.
E’ online il Trailer italiano de La
Migliore Offerta di Giuseppe Tornatore, la pellicola arriverà nelle
sale il 1° Gennaio 2013. Il film, girato in lingua inglese e con
cast internazionale
Dopo la chiusura, per alcuni non
troppo trionfante, della sua trilogia su Batman,
Christopher Nolan continua a rilasciare interniste
a riguardo. Quello che viene fuori adesso ha del romantico e
dell’inquietante, perchè l’argomento principale delle sue nuove
dichiarazioni è Heath Ledger.
Sembra infatti che Nolan abbia
preso in considerazione l’opportunità di scegliere proprio Ledger
per interpretare Batman/Bruce Wayne. In realtà le cose sembrano
andate diversamente: quando Nolan cercava il suo Batman che
cominciare le riprese di Batman Begins,
ha provinato tantissimi giovani attori, e tra questi c’era anche
Heath che però si chiamò immediatamente fuori, dichiarando di non
voler mai e poi mai partecipare ad un film sui supereroi. Sappiamo
che poi Nolan scelse il buon Christian
Bale, e mai scelta fu più indovinata per l’Uomo
Pipistrello di nuova generazione.
Tuttavia sembra che in seguito
Ledger, visto Batman Begins e ammirata l’impronta registica e
realistica che Nolan aveva dato alla storia, abbia poi accettato il
ruolo di Joker ancora prima che la sceneggiatura de Il
Cavaliere Oscuro fosse terminata.
Inoltre Nolan si lascia sfuggire
qualche altra caratteristica del lavoro d’attore di Heath:
“Non lavorava tantissimo, gli piaceva interpretare un
personaggio e poi smettere di lavorare abbastanza da avere poi fame
di un altro ruolo. E questo è successo quando si è unito al mio
cast, era davvero pronto per fare un film come
quello”.
Ecco il primo trailer
italiano di Hitchcock con Anthony Hopkins nei panni del leggendario
regista. Fanno parte del cast anche Helen Mirren nei panni della
moglie del regista, nei panni di Janet Leigh;
Derek Connolly è stato da
poco assunto per riportare sullo schermo insieme a
Colin Trevorrow, con cui ha realizzato
nel 2012
Safety
Not Guaranteed una commedia
Oggi vi mostriamo grazie alla
Warner Bros, la prima featurette di Gangster
Squad, il gangster movie con un super cast diretto da
Ruben Fleischer e basata sulla vera storia del
gangster Mickey Cohen, interpretato dal due volte
premio Oscar Sean Penn.
Senza paura di puntare troppo in
alto, Fleischer dice di rifarsi a titoli come Il
Padrino e Gli Intoccabili,
chiarendo l’intenzione di realizzare un gangster movie per le nuove
generazioni. Le premesse ci sono tutte, basta guardare al cast, che
oltre a Penn comprende Josh Brolin, Ryan Gosling, Emma
Stone, Nick Nolte, Michael Peña, Anthony Mackie e
Giovanni Ribisi.
Ecco tre nuove immagini di
Iron
Man 3 direttamente dal sito della Marvel (via Collider), in cui
possiamo ammirare la bella Rebecca Hall per la
prima volta in un fermo
Ecco tre character poster per
Beautiful Creatures – La
Sedicesima, nuova saga
cinematografica che mescola fantasy e love story e che potrebbe
essere, per fan e botteghini, un buon surrogato della saga di
Twilight, appena conclusa.
Ecco i tre protagonisti del film:
Lena Duchannes interpretata da Alice Englert,
Ethan Wate interpretato da Alden Ehrenreich e la
sempre pià bella Emmy Rossum nei panni di Ridley
Duchannes.
Nel cast di
Beautiful Creatures – La Sedicesima anche Emma
Thompson, Jeremy Irons e Viola Davis.
Breautiful Creatures: la sedicesima luna
uscirà in Italia in prossimo 21 febbraio.
Mattina felice per gli amanti di
Tolkien e delle sue acclamate versioni cinematografiche
jacksoniane. Ecco infatti altri tre spot tv de Lo
Hobbit: Un Viaggio Inaspettato,
Arriva il primo commento di
Ian McKellen sul ritorno nei panni di Magneto nel
prossimo X-Men: Giorni di un futuro passato di Bryan
Singer. A strappare il commento a caldo ciha
pensato The Huffington Post, ecco le sue
dichiarazioni: “What a gas! ‘ha detto l’attore. “Voglio
dire, Patrick Stewart abbiamo appena lavorato su Aspettando Godot
in tutta l’Inghilterra e nel West End di Londra. Quindi, siamo
stati in contatto. Non ci posso credere [ride]. Ho pensato che
questi due ruoli ormai erano di Fassbender e McAvoy , ma –
no, no – siamo tornati. Daremo loro un volto nel presente. Voglio
dire, non ho letto la sceneggiatura, quindi non so quanto avremo
modo di fare. Ma, essere di nuovo in quel mondo, e con Bryan
Singer a farlo – con tutto il successo che ha avuto nel frattempo –
è meraviglioso. Meraviglioso. “
Parlando di Michael Fassbender – “Ho pensato che era
proprio perfetto: di prima classe, Excellent … ho pensato che era
meglio di me, ma non abbiamo interpretato lo stesso personaggio
perché era molto più giovane del mio..”
Vi ricordiamo che
Ian McKellen e Patrick
Stewart si riuniscono al cast del sequel di
X-Men: l’inizio che vede il ritorno dei protagonisti
James McAvoy, Jason Flemyng, Jennifer
Lawrence, Michael Fassbender, e Nicholas
Hoult. In attesa di ricevere la conferma ufficiale del
ritorno anche di Hugh Jackman nei panni di
Wolverine. X-Men: Giorni di un futuro passato
uscirà negli USA il 18 Luglio 2014.
Lezioni di Piano è
il film del 1993 diretto da Jane Campion e
con protagonisti nel cast Holly Hunter, Harvey Keitel,
Anna Paquin, Sam Neill e Kerry Walker
Anno: 1993
Regia: Jane Campion
Cast: Holly Hunter, Harvey Keitel, Anna Paquin, Sam Neill,
Kerry Walker
Trama: Ada McGrath
è muta dall’età di sei anni e suona il piano con grazia. Costretta
dal padre, nel 1863 si trasferisce dalla Scozia in Nuova Zelanda
insieme alla figlia per sposare un proprietario terriero.
Quest’ultimo la priverà del suo
prezioso strumento, mentre George Baines, un bianco che vive con i
maori, le concede il piano in cambio di un’ambigua promessa che
schiuderà le porte del sentimento.
Analisi:
“C’è un grande silenzio dove
non c’è mai stato suono. C’è un grande silenzio dove suono non può
esserci, nella fredda tomba del profondo mare.”
Con Lezioni di
Piano, Jane Campion ci ha regalato
un capolavoro che va dritto al cuore, in grado di evocare
suggestioni letterarie che attingono al repertorio brontiano, per i
paesaggi tempestosi e le tormentate passioni dei personaggi, ma
anche alla muta Marianna Ucria di Dacia Maraini.
Tuttavia, al di là della produzione
letteraria, l’opera della Campion è un classico
memorabile della cinematografia, inscindibile dalle note
straordinarie che ascoltiamo durante la sua visione, composte da
Michael Nyman e rese immortali dal successo della
colonna sonora, nonché della pellicola. Il tema The Heart Asks
Pleasure First è forse tra i più celebri degli anni novanta,
impossibile da disgiungere da Lezioni di
Piano così come profondo, intimo e totalizzante è il
legame tra Ada e il suo pianoforte.
Lezioni di Piano, il film culto di
Jane Campion
L’iniziale solitudine in terra
straniera provata dalla donna è infatti un’eco dell’indimenticabile
fotogramma del piano sigillato sulla spiaggia burrascosa: lo
strumento inaccessibile stagliato contro il mare in tempesta
proietta il senso di abbandono di Ada e il suo invalicabile
silenzio nella bufera della vita, che in realtà cela un tumulto
interiore di pensieri ed emozioni.
Il dolore della separazione
dall’amato strumento sancisce l’ostilità di Ada nei confronti della
sua nuova esistenza, soprattutto per il nuovo marito, che la
costringe a separarsi dal piano.
Soltanto George
Baines, uomo incolto e rude, mostrerà la sua sensibilità nei
confronti della necessità che Ada nutre per il pianoforte, reale
espressione dei suoi pensieri e desideri in un’armonia di note
struggenti in grado di comunicare ben più delle parole. Ma
l’incontenibile passione di Baines per Ada mette a dura prova
l’equilibrio della donna con la sua proiezione espressiva, quel
pianoforte che si rivela solo un pretesto per assicurare il piacere
dell’uomo.
La stessa Ada si schiude alla
sensualità suscitando la gelosia ossessiva del marito fino a
tragiche conseguenze. Così, per un tasto che manca, un dito
compromesso, all’inefficienza dello strumento non più integro si
accompagna la mutilazione fisica e dell’anima. E quando le
profondità del mare reclamano i lori destini inseparabili, la
volontà di Ada si apre infine alla vita.
Jane
Campion ci regala un’affascinante iniziazione
alla vita, esalta il lato romantico e sensuale di un’esistenza
apparentemente compromessa dall’assenza della parola: in un
perfetto equilibrio tra dramma e sentimento, non mancano colpi di
scena e suggestioni visive, come le impronte sulla sabbia che si
uniformano in un’unica direzione, percorsa dal leggero passo di
Ada.
Con i suoi paesaggi burrascosi e
una selvaggia palude abitata dai nativi, il film ci fa respirare
quella terra umida, fangosa, immersa in una tavolozza di colori
freddi e sfumati, talvolta sostituiti da tonalità calde e più
intime.
L’impeccabile lavoro svolto da
Jane Campion alla regia, nonché alla sceneggiatura
premiata con l’Oscar, è suggellato in una pellicola acclamata e
premiata sin dal Festival
di Cannes con la Palma d’Oro e l’interpretazione femminile
della sua straordinaria protagonista, Holly
Hunter. Più che con la gestualità, l’attrice è in grado di
comunicare con i suoi occhi caldi e le espressioni del viso,
mostrandosi perfettamente all’altezza del ruolo di pianista. È
davvero lei a suonare in modo trascinante e ipnotico le vibranti
note del piano. La sua interpretazione conquista tutti,
aggiudicandosi diversi riconoscimenti tra cui l’Oscar come migliore
attrice protagonista.
Premio storico anche
per Anna Paquin, che vince l’Oscar di migliore
attrice non protagonista ad appena dieci anni. La piccola si cala
perfettamente nei panni di una bambina contraddittoria, benevola ma
pronta a mostrarsi vendicativa quando i suoi desideri non vengono
assecondati. E se Sam Neill ci offe un esatto
ritratto del marito geloso e insensibile, memorabile è
l’interpretazione di Harvey Keitel, che siamo
abituati a vedere nei panni di uomini duri e brutali, ma che in
Lezioni di Piano si misura con un ruolo
inedito e oltremodo passionale, regalandoci un misto di ardore e
fragilità ammalianti.
Lezioni di
Piano è un testamento dell’esplorazione dell’universo
femminile declinato con strabiliante sensibilità, una sinfonia di
suoni e immagini perfetta, irripetibile e impossibile da
dimenticare.
Lezioni di Piano colonna
sonora
La colonna sonora
del film è opera del compositore inglese Michael
Nyman. Il titolo del tema principale è The heart asks
pleasure first.
Trama: Dublino.
Lei è un’immigrata dell’est, un’eccellente pianista costretta a
fare la colf per mantenere la figlioletta. Lui è uno straordinario
cantante di strada che per sfamarsi ripara aspirapolvere nel
negozio di suo padre. Entrambi hanno un sogno nel cassetto: lei
avere un pianoforte tutto suo, lui incidere un disco con le sue
canzoni, che ha scritto per la donna che lo appena lasciato per
trasferirsi a Londra, facendolo piombare nella disperazione. Un
giorno lui e lei si incontrano e così ha inizio una storia che
scorrerà come una musica dolce, cominciata per caso tra le corde di
una chitarra e trascinata giù per il tubo di un aspirapolvere
rotto, tra frasi non dette e carezze negate, tra sguardi
appassionati e dolci abbracci, lunghe passeggiate in moto verso il
mare e tanta musica, cantata e suonata, e infine uno studio di
registrazione. Ma non è detto che i due riusciranno a rimanere
uniti perché ognuno ha un’altra vita che lo attende…
Once, piccolo cult movie
Analisi: Piccolo
cult movie degli ultimi anni, Once è un film
indipendente scritto e diretto da John Carney.
La musica è la grande protagonista
nonché il cuore emotivo di questo film parzialmente autobiografico
realizzato dal regista irlandese, ex musicista della band
The Frames. La sua dedizione al progetto è
decisamente palpabile nella forma quasi documentaristica impiegata,
che aggiunge una dimensione autentica al racconto di una storia
d’amore che si consuma con la musica. L’uso della camera a mano,
gli zoom, gli stacchi frequenti accompagnati da lunghi piani
sequenza seguono il racconto di un rapporto delicato e profondo
suggellato dalla passione per le note: quelle di una chitarra o di
un pianoforte, quelle della voce e delle profondità dell’anima.
I due protagonisti sono
semplicemente un lui e una lei senza nome, eppure caratterizzati in
modo brillante. Li interpretano due attori non professionisti.
L’irlandese Glen Hansard è il cantante e
chitarrista della band in cui in passato suonava anche il regista
del film. La sua profonda voce anima canzoni melodiche e
dall’incisiva strumentazione, accompagnate dal delicato contributo
di Markéta Irglovà, giovane cantautrice
polistrumentista originaria della Repubblica Ceca. La loro
splendida colonna sonora costituisce effettivamente il cuore
pulsante della narrazione, sostituendosi spesso ai dialoghi e
rivelandosi oltremodo efficace nel delineare un rapporto di
profonda complicità sublimata nella musica.
Le strade di Dublino e
i paesaggi irlandesi rendono ancor più evocativa una
pellicola realizzata con sentimento, una sorta di musical che
scorre delicatamente come le magnifiche note che lo
accompagnano.
Vincitore del Premio del Pubblico
al Sundance Film Festival nel 2007,
Once è andato ben oltre il suo status di
film di nicchia, conquistando la critica e registi di fama
internazionale: lo stesso Steven Spielberg ha confessato di essere
rimasto ispirato dalla visione di questa pellicola.
La definitiva consacrazione giunge
con l’assegnazione dell’Oscar ai due protagonisti per la Migliore
canzone originale, la straordinaria “Falling Slowly”.
Assistiamo così a un perfetto
esempio di commistione tra cinema, musica e vita: l’evidente
alchimia tra Glen Hansard e Markéta
Irglovà si realizza in una relazione sentimentale oltre il
grande schermo e soprattutto nella collaborazione professionale. I
due hanno infatti proseguito la loro collaborazione artistica, su
cui è inoltre incentrato il documentario The Swell
Season realizzato lo scorso anno.
Once è dunque un
magico esempio di una genuina cinematografia, priva di virtuosismi,
ma che confluisce nell’espressione autentica della vita.
Nel periodo di povertà creativa in
cui versa il cinema, sembra naturale rivolgersi ai franchise di
successo o alla letteratura, che da sempre offre tanto materiale da
riportare sul grande schermo. E’ quello che deve aver pensato anche
Mike Newell quando ha accettato di mettersi al
timore dell’adattamento cinematografico di Grandi
Speranze, dall’omonimo capolavoro letterario di Charles
Dickens.
Grandi Speranze,
come il romanzo, segue le vicissitudini di Pip, giovanotto povero e
orfano, ma dalle grandi speranze, che sogna di diventare un
gentiluomo e di poter ambire finalmente alle attenzioni di Estella,
viziata e altezzosa signora che Pip ha incontrato da bambino e che
non ha mai lasciato i suoi pensieri.
La comparsa di un misterioso
benefattore permette al ragazzo di lasciare la bottega di fabbro
dove lavora da apprendista e di trasferirsi a Londra, dove imparerà
le buone maniere, entrerà a contatto con la società bene londinese
e rivedrà, cresciuta e sempre più bella, la corteggiatissima
Estella. La vita del giovane sembra assumere così una piega
definita, fino a quando oscure rivelazione sulla vera identità del
suo benefattore non metteranno in crisi le sue certezze e in
pericolo la sua vita.
Recensione film Grandi Speranze di
Mike Newell
Il regista di Quattro
Matrimoni e un Funerale si trova a gestire un cast
straordinario di attori preparatissimi insieme ad una grande storia
romantica in cui i valori predominanti sono l’onore, l’amore e
l’orgoglio, il tutto però tenuto insieme da una sceneggiatura
frettolosa e un po’ discontinua, che regala una serie di quadri
senza avere la capacità di dare una sensazione di continuum alla
storia.
David Nicholls,
autore del bellissimo romanzo Un Giorno, si cimenta di
nuovo nella sceneggiatura, dopo aver adattato per lo schermo nel
2011 il suo stesso libro, e come è capitato per One
Day, anche per Great
Expectations l’operazione non può considerarsi
riuscita.
In tutta la storia
aleggia la fretta di raggiungere i momenti salienti dell’intreccio,
lasciandoseli sfuggire una volta che si presentano, senza nemmeno
riuscire a dare ritmo alla storia, anzi, lasciandola scorrere
lentamente e senza emozioni. Unici momenti importanti da un punto
di vista cinematografico, soprattutto per la bravura degli attori,
sono quelli in cui emerge la scrittura di Dickens, ad esempio
citiamo la dichiarazione di amore totale e incondizionato che Pip
fa ad Estella, oppure la rivelazione di Magwitch al
protagonista.
Il cast, completamente prelevato
dai teatri inglesi, vede in prima fila il giovane ma promettente
Jeremy Irvine nel ruolo di Pip, già visto in
War Horse di Steven Spielberg e come in quel
caso chiamato a sollevare le sorti di un film mediocre; il
magnifico Ralph Fiennes è Magwitch, mentre Miss Havisham
è interpretata con il consueto e gradevole livello di follia da
Helena Bonham Carter, che sembra trovare in questi
ruoli borderline il suo stato naturale. Completano il cast
Jason Flemyng,Robbie Coltrane e
la bellissima Holliday Grainger, già vista in
Jane Eyre e che tra poco vedremo in un altro
atteso cine-romanzo, l’Anna
Karenina di Joe Wright.
L’indiscutibile bravura degli
attori però non basta a dare ritmo ad un film che dovrebbe fare
dell’intreccio di sceneggiatura il suo punto forte ma che invece
proprio su questo punto si accascia. Peccato per
Newell che dopo aver dato vita a tanti capolavori,
sembra stentare a ritrovare quella verve che l’ha reso famoso e
apprezzato.
Attore, regista, produttore
cinematografico, sceneggiatore (non accreditato), attivista
sociale, ambientalista e tanto altro: stiamo parlando di
Edward Norton, conosciuto nel mondo dello show
business come attore dal grande talento ed estremamente
perfezionista.
Edward Norton, biografia
Nato nel 1969 a Baltimora, nel
Maryland, da padre avvocato e madre insegnante, Norton dimostra fin
da piccolo di avere una passione per la recitazione, ma passeranno
molti anni prima che questa diventi la sua priorità nella vita.
Dopo essersi laureato nel 1991 a Yale in Storia, si trasferisce
brevemente a Osaka, in Giappone, per lavorare nella compagnia
no-profit del nonno, l’Enterprise Foundation. Tornato a
New York per seguire la sua passione, frequenta alcune scuole di
recitazione e nel 1996 trova un ingaggio nella Signature Theater
Company, che stava mettendo in scena il dramma di Edward Albee,
Fragments.
Edward Norton, film e
filmografia
In quel periodo, partecipa ai
provini per il thriller Schegge di Paura
(Primal Fear), lasciando tutti a bocca
aperta per l’interpretazione del giovane Aaron, a cui aggiunge di
sua iniziativa il difetto della balbuzie. Il film, diretto da
Gregory Hoblit, è basato sul romanzo giallo di
Willem Diehl e racconta la vicenda del brillante avvocato penalista
Martin Vain (Richard Gere), deciso a difendere il
diciannovenne chierichetto Aaron Stampler, che è accusato di avere
ucciso con 78 coltellate l’arcivescovo di Chicago Richard
Rushman.
La strabiliante performance di
Norton gli regala subito la sua prima nomination come Miglior
Attore Non Protagonista alla 69^ edizione degli Academy Awards
(vinto da Cuba Gooding Jr. per Jerry Maguire) e il premio nella stessa
categoria ai Golden
Globe. Prima che il film uscisse nelle sale, si era
già sparsa la voce del suo talento, procurandogli nello stesso anno
altre due parti, in Larry Flynt – Oltre lo
Scandolo di Milos Forman e in
Tutti Dicono I Love You di Woody Allen. Nel bio-pic sull’editore della
rivista erotica Hustler, Norton interpreta il ruolo
dell’avvocato e amico di Flynt, Alan Isaacman, mentre nel musical
romantico di Woody Allen è Holden, un giovane innamorato che
rischia di perdere la sua promessa sposa (Drew
Barrymore). Attraverso i due lungometraggi, molto diversi
per genere, Norton mostra ancora una volta in maniera convincente
le sue capacità attoriali e, per la prima volta, quelle canore,
caratteristiche che gli porteranno varie nomination come Miglior
Attore Non Protagonista e Miglior Performance Rivelazione.
Due anni dopo, nel 1998, torna
nelle sale con Il Giocatore
(Rounders) di John Dahl,
un film drammatico che si sviluppa intorno al gioco e al vizio del
poker, nel quale interpreta Worm, l’amico baro del protagonista
Mike McDermott /Matt
Damon.
Tuttavia, il film dell’anno
per Edward Norton è American History
X, lungometraggio drammatico di Tony
Kaye, incentrato sulla questione sociale del razzismo
negli Stati Uniti, in particolare dei Nazi Skinhead.
Per interpretare la parte dello
skinheah Derek Vinyard, Norton mette su 9 kg di muscoli, ma sono il
suo talento e la sua intelligenza a permettergli di rappresentare
in modo sublime la metamorfosi che vive il suo personaggio. Questa
sua capacità d’impersonare figure con più personalità diventerà ben
presto una cifra stilistica evidente nell’arco di tutta la sua
carriera. Grazie a questo ruolo, Edward
Norton ottiene molte nomination come Miglior Attore,
alcune vinte, altre perse, come la seconda nomination agli
Oscar.
Nello stesso anno è contattato da
David Fincher, che dopo aver visto la sua
perfomance in Larry Flynt lo vuole nel
ruolo di co-protagonista/narratore in Fight Club,
accanto a
Brad Pitt/Tyler Durden. Quando il film esce nelle sale
l’anno successivo non ci vuole molto perché entri a far parte dei
cult generazionali degli anni ’90; Edward Norton
si afferma come star di Hollywood e come attore d’indiscusso
talento, ricevendo anche il simpatico premio agli MTV Movie Award
per il Miglior Combattimento (contro se stesso).
Nel 2000 esce al cinema il suo
primo film da regista e da produttore, dedicato alla madre morta di
cancro nel 1997. Si tratta di Tentazioni d’Amore
(Keeping The Faith), una commedia
romantica nella quale interpreta un giovane prete innamorato della
sua vecchia amica d’infanzia (Jenna Elfman), che è
allo stesso tempo l’oggetto del desiderio del suo amico rabbino
(Ben Stiller). Finalmente ritroviamo Norton nei
panni di un personaggio più leggero, lontano dai toni cupi e seri
dei suoi ultimi ingaggi. La critica americana apprezza il lavoro
dell’esordiente regista, che ci regala una storia d’amore con
qualcosa in più rispetto alle altre. Lo stesso anno presta la voce
a Demon Bradley, un personaggio dei
Simpson, nell’episodio “Truffa oggi…
truffa domani!”.
Nel 2001, sebbene non entusiasta
della sceneggiatura, accetta una parte in The
Score per poter lavorare con Robert De
Niro e Marlon Brando. Nick Wells/De Niro,
abilissimo ladro di gioielli e opere d’arte, gestisce come
copertura un ristorante a Montreal, Quebec, ed è pronto a ritirarsi
con la sua compagna in un posto esotico. Tuttavia, il suo vecchio
amico e socio Max/Brando lo convince a rubare un oggetto dal valore
di 4 mln di dollari, custodito nell’ufficio della Dogana; tutto
questo grazie all’aiuto di un suo uomo che lavora all’interno, Jack
Teller/Norton, che però, non renderà le cose facili a Wells,
cercando di incastrarlo. Il thriller di Frank Oz
non convince la critica, al contrario di Robert De
Niro ed Edward Norton, il quale,
quest’ultimo, mostra bene le tre diverse sfaccettature del suo
personaggio.
Il successivo progetto a
cui prende parte è Eliminate Smoochy
(Death to Smoochy) di Danny De
Vito: Norton interpreta Sheldon Mopes/Smoochy , un amato
personaggio della Tv per bambini, che “Rainbow” Rudolph
(Robin Williams) cerca di uccidere per
riconquistare la sua popolarità. Totale flop nei cinema
nordamericani, questa black-comedy offre almeno un buon terreno di
gioco all’eclettico (e canterino) Edward
Norton.
Sempre nel 2002, l’attore è in sala
con altri tre lungometraggi: Frida di
Julie Taymor, Red Dragon
di Brett Ratner e La 25^
Ora di Spike Lee. Se nel bio-pic
drammatico sulla pittrice messicana Frida Kahlo (Salma
Hayek), Norton interpreta il piccolo ruolo di Nelson
Rockefeller, negli altri due progetti ottiene quello di
protagonista. Red Dragon, prequel de
Il silenzio degli Innocenti, racconta di
William Graham, ex-agente FBI,
ritiratosi in Florida con la famiglia dopo aver rischiato la vita
nel catturare il pericoloso serial killer Hannibal Lecter
(Anthony Hopkins). Dopo tre anni, un suo vecchio
collega gli chiede aiuto nel caso di un serial killer di famiglie,
conosciuto come il “lupo mannaro”, Ralph
Fiennes.
Il film di Ratner riceve una buona
critica e, anche se il personaggio di William Graham risulta sulla
carta il meno elaborato ed interessante, Norton ce la mette tutta
per staccarlo dal fondo. Presentato in concorso al Festival
di Berlino, La 25^ Ora è tratto
dal romanzo omonimo di David Benioff ed è
considerato il film più poetico di Spike Lee. La
storia è ambientata a New York un anno dopo l’11 Settembre e
racconta l’ultimo giorno di libertà di Monty Brogan, uno
spacciatore di droga condannato a scontare 7 anni di carcere.
Edward Norton (anche produttore) porta sullo
schermo un personaggio complesso, confuso, tradito che cerca di
capire com’è arrivato a quel punto della sua vita: un’intensa
performance per quello che è stato definito un bellissimo film di
denuncia e autoriflessione. Accanto a Norton, troviamo
Philip Seymour Hoffman, Rosario
Dawson, Brian Cox e Barry
Pepper.
Nel 2003 si unisce malvolentieri al
cast di The Italian Job di F.
Gary Gray; infatti, in un’intervista rivela di aver preso
parte al film esclusivamente per un vincolo contrattuale.
Nell’action-thriller con Mark Walhberg/Charlie
Croker e Charlize Theron/Stella Bridger, Norton
interpreta (e non è la prima volta) il ruolo del traditore, del
doppiogiochista Steve Frazelli, che ruba il bottino alla stessa
banda di ladri di cui fa parte e ne uccide il capo, John
Bridger/Donald Sutherland. Croker con l’aiuto di
Stella e degli altri amici ladri cercherà di vendicarsi,
recuperando l’oro rubato da Frazelli. Il personaggio di Norton non
ha niente di nuovo rispetto agli altri di questo genere, non di
meno è ben riuscito nel suo scopo. Nel 2004 produce il documentario
Dirty Work di Tim
Nackashi e David Sampliner.
Dopo una breve pausa dalle sale
cinematografiche, ritorna nel 2005 con Le
Crociate (Kingdom of
Heaven) di Ridley Scott, dove interpreta efficacemente la
parte di Re Baldovino IV di Gerusalemme, nonostante sia
assolutamente irriconoscibile poiché col volto sfigurato dalla
lebbra e sempre coperto da una maschera.
Nello stesso anno recita a fianco
di Evan Rachel Wood e David Morse
nel film indipendente Down in the Valley
di David Jacobson. La storia racconta di un
giovane uomo, Harlan/Norton, che crede di essere un cowboy e della
sua breve ma intensa storia d’amore con Tobe/Wood, adolescente
ribelle che vive insieme al padre Wade/Morse e al fratello minore
Lonnie/Rory Culkin. L’interpretazione di
Edward Norton, questa volta, non riesce a
migliorare il risultato finale del film, lento e poco
convincente.
Nel 2006 interpreta il ruolo del
protagonista nel film di Neil Burger, The
Illusionist. Eisenheim (Norton), un famoso illusionista
della Vienna del 19° secolo, cerca di salvare la donna che ama, la
duchessa Sophie (Jessica Biel), dal violento e
arrogante futuro Imperatore, con il quale è fidanzata. Dopo aver
inscenato la morte di Sophie, Eisenheim farà sì che gli indizi
conducano l’onesto ispettore Uhl (Paul Giamatti) a
sospettare del Principe Leopold (Rufus Sewell). In
questo film giallo dai toni romantici, s’intrecciano magia e
inganno, apparenza e realtà; l’interpretazione di Norton nelle
vesti del “mago” incanta, ma perde fascino quando non è sul palco.
Nello stesso anno recita accanto a Naomi Watts ne Il Velo
Dipinto (The Painted Veil)
di John Curran; una storia sì drammatica, ma che
ci racconta in modo dolce e preciso la nascita dell’amore e le sue
sfumature. L’alchimia tra i due protagonisti e la loro intensa
performance contribuiscono nel rendere questo lungometraggio
diverso dai soliti prodotti drammatico-sentimentali. Il lavoro di
Norton nel corso del 2005 (Down in the Valley, The
Illusionist, Il Velo Dipinto) verrà premiato con lo
Special Award dalla San Diego Film Critics
Society.
Dopo aver rifiutato la parte di
Hulk nell’omonimo film del 2003, Edward Norton
decide di accettarla nel sequel L’Incredibile
Hulk del 2008, diretto da Louis
Leterrier, spiegando che era stata la visione de Il signore degli Anelli di Jackson a dargli
l’ispirazione e a fargli cambiare idea. Grande fan del fumetto
(forse da qui la sua passione per i personaggi con la doppia
personalità!), Norton contribuisce a riscrivere parte della
sceneggiatura, ma vedendo respinte alcune idee decide di non
partecipare alla promozione del film. La sua performance gli vale
due nomination ai National Movie Awards (UK) come
Miglior Attore e Miglior Supereroe, vinte rispettivamente da
Johnny Depp/Sweeny
Todd e da Il Cavaliere Oscuro.
Sempre nello stesso anno, è nelle
sale col ruolo di Ray Tierney, un onesto poliziotto che si trova ad
indagare su un caso di corruzione, che vede coinvolta la sua stessa
famiglia. Si tratta di Pride and Glory – Il Prezzo
dell’Onore, l’action-thriller diretto da
Gavin O’Connor, presentato in concorso al
Festival del Cinema di Roma; tra gli altri
interpreti vediamo Colin Farrell, Jon Voight e
Noah Emmerich.
Nel 2009 mette di nuovo alla prova
le sue doti comiche e canore nell’episodio “Great
Expections” della sit-com Modern
Family, vestendo i panni di Izzy LaFontaine, un
membro fittizio degli Spandau Ballet, reale band degli anni ’80.
Nello stesso anno, lavora all’action-comedy scritta, interpretata e
diretta da Tim Blake Nelson, Fratelli
in Erba (Leaves of Grass),
in cui recita un doppio ruolo, quello di due gemelli identici
nell’aspetto e diversissimi in tutto il resto: ennesima e perfetta
“doppia interpretazione” di Norton. L’anno successivo, nel thriller
drammatico Stone, torna a lavorare sia
con John Curran, che lo dirige, sia con
Robert De Niro, che lo affianca sullo schermo
insieme alla seducente Milla Jovovich; le critiche
contrastanti si trovano d’accordo sulle eccezionali interpretazioni
della Norton/Jovovich.
Dopodiché dobbiamo aspettare due
anni prima di rivedere Edward Norton sugli
schermi, nel ruolo di Byer, supervisore cattivo di Aaron
Cross/Jeremy Renner. Si tratta del sequel The Bourne Legacy, diretto da Tony
Gilroy, sceneggiatore degli altri tre film della saga
Bourne. Ancora inedito nel nostro Paese, è Moonrise Kingdom – Una Fuga d’Amore di
Wes Anderson, presentato come film d’apertura alla
65^ edizione del Festival di
Cannes. La storia è ambientata negli anni ’60 su
un’isoletta del New England e racconta, muovendosi sul confine di
due generi (commedia/drammatico), l’amore tra due adolescenti che
per stare insieme decidono di scappare, gettando tutta la comunità
nel caos. Nel cast, insieme a Norton/capo boyscout Ward, troviamo
Bruce Willis, Bill Murray,
Frances McDormand e Tilda Swinton.
Nel 2012 Norton prende parte,
insieme a Jack Black, Elijah Wood ed altri, al
cortometraggio All In For The 99% di
Joseph Quinn, a cui preme raccontare l’evento
artistico e sociale tenutosi a Los Angeles il 31 marzo 2012, con lo
scopo di avviare una campagna per la riforma finanziaria in favore
delle arti.
Infine, tra i suoi camei,
ricordiamo: una comparsa in After The
Sunset (2004), un agente di polizia ne Il
Primo dei Bugiardi (2009) e se stesso ne
Il Dittatore (2012).
Come abbiamo detto
all’inizio, Edward Norton non è solo un attore
eclettico, che si adatta a tutti i generi e budget; con la
casa di produzione Class V Films, fondata nel
2003, insieme a suo fratello James, allo scrittore Stuart Blumberg
e al produttore Bill Migliore, realizza film di finzione
(Tentazioni irresistibili, Fratelli in erba, Il velo
dipinto, Down in the Valley), documentari
(By the People: The Election of Barack
Obama) e serie tv (Undaunted
Courage); collabora a volte come sceneggiatore
(Frida, The Score, L’incredibile Hulk) e
presta volentieri la sua voce come narratore di documentari
televisivi e non.
Eletto Uomo Internazionale
dell’Anno dalla rivista britannica GQ,
Edward Norton è da apprezzare sotto ogni punto di
vista.
Ha inaugurato l’ultima edizione del
Festival
di Cannes e sarà nelle sale italiane dal 5 dicembre 2012,
distribuito dalla Lucky Red. Moonrise
Kingdom è una delicata fiaba i cui morbidi colori
pastello disegnano l’incantato mondo di Wes
Anderson, un regista che ha sempre fatto dei suoi film
delicate ed eclettiche opere visionarie, impregnate di quella
sottile ironia che solo chi sceglie di prenderne parte, riesce a
cogliere integralmente.
L’attesa si fa sempre più
spasmodica e il countdown è iniziato. Mancano 14 giorni all’uscita
de Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato ed
ecco che HitFix mette a disposizione
La colonna sonora di
Django
Unchained avrà due artisti d’eccezione. Infatti, il
nuovo film di Quentin Tarantino avrà un brano
inedito intitolato “Ancora qui” e composto appositamente da Ennio
Morricone, con testo scritto e interpretato niente meno che da
Elisa. L’etichetta del brano sarà la Sugar, la più importante casa
discografica indipendente in Italia.
Vi ricordiamo che il film di Tarantino, un action-western,
uscira’ negli Stati Uniti il 25 dicembre prossimo e conta su un
cast di superstar tra cui Leonardo DiCaprio, Jamie Foxx, Christoph
Waltz, Samuel L.Jackson. In Italia l’uscita e’ prevista per il 17
gennaio.
The Grey è il
film thriller del 2011 che ha trionfato al Box
Office diretto da Joe Carnahan e con
protagonista Liam Neeson, basato sul racconto Ghost
Walker di Ian Mackenzie Jeffers.
The Grey, il film action
thriller di sopravvivenza
John Ottway (Liam
Neeson) è un tiratore scelto silenzioso e solitario.
Senza amici e senza amore si trascina quotidianamente facendo il
suo lavoro, che consiste nel proteggere gli operai di una
raffineria in Alaska dagli attacchi di animali selvatici, e
ricordando con malinconia i bei tempi in cui sua moglie era ancora
viva. L’esilio al confine del mondo è quasi una scelta obbligata
per lui e per i suoi simili, uomini persi, persone “non adatte al
genere umano”, gente che scappa dalla civiltà per tornarci solo in
vacanza.
Durante uno di questi viaggi
temporanei, però, l’aereo su cui viaggia John precipita a causa di
una tempesta e solo in pochi escono indenni dal disastro. Anche per
loro, però, la vera salvezza è molto lontana: per raggiungere la
civiltà e considerarsi fuori pericolo i protagonisti dovranno
infatti battersi contro gelo, tempeste e un branco di lupi
feroci.
Lo scontro uomo-natura, soggetto
sempre affascinante e spesso inflazionato, in The
Grey si sviluppa in un modo molto particolare: lo
scontro tra esseri umani e lupi, infatti, prende le forme di una
battaglia che ha una sfumatura ultraterrena e gli animali, lungi
dall’essere rappresentati con realismo, sono enormi, crudeli e
cacciano non solo per nutrirsi ma per sterminare la compagnia di
uomini.
The Grey, Uomo-natura,
bene-male
Purtroppo il desiderio di
Joe Carnahan (regista e co-sceneggiatore) di
trasformare una lotta uomo-natura in uno scontro bene-male è un
punto debole per il film, poiché la sceneggiatura non dà le basi
necessarie affinché questa mutazione avvenga senza apparire
forzata. I lupi, infatti, presenze oscure nella notte e pericolo
incombente sulla strada della salvezza, sono in un primo tempo
temuti in quanto belve affamate che difendono il loro territorio,
poi, senza alcun motivo apparente, iniziano ad incarnare una
cattiveria più profonda e insondabile, per giungere, nel finale, ad
una sorta di umanizzazione, con uno scontro frontale tra lupo
capobranco e uomo capobranco.
Accanto a queste
scivolate di scrittura e stile vi sono però anche aspetti
interessanti. Ad esempio la scelta di affiancare un grande attore a
volti poco noti, in modo che lo spettatore, fino alla fine, non può
fare pronostici su chi si salverà e chi no. Tutti sono uguali
(tranne Neeson), tutti possono morire in qualunque momento.
Nonostante la resa realistica
dell’ambientazione, possibile grazie alle riprese in alta montagna,
e la buona interpretazione da parte di tutto il cast, The
Grey non si fa portatore di alcuna novità all’interno del
suo genere e rimane al livello di un modesto film d’azione con
qualche velleità di grandezza.
Tra queste velleità si segnala che
il vero finale di The Grey, una scena di pochi
secondi, appare alla fine dei titoli di coda. Di sei minuti
di titoli di coda.
A seguito della proiezione de
La Bicicletta Verde, la regista
Haifaa Al Mansour hapresieduto una piacevole
conferenza stampa con i giornalisti in sala. Con spontaneità e
disinvoltura la regista si è esposta, narrando brevemente i
percorsi educativi e formativi e tracciando un parallelismo con le
dinamiche messe in scena nel film.
Non è finito il tempo in cui essere
se stessi ed esprimere la propria libertà è sinonimo di sovversione
verso la tradizione e le regole del Paese. La
Bicicletta Verde, primo lungometraggio della prima
regista donna saudita Haifaa Al Mansour, porta
sulla scena la storia innocente e disinvolta di una bambina di 10
anni, dal carattere forte e determinato, che vuole esprimere in
pieno se stessa.
Ma non sempre ciò che si è, è in
regola con le aspettative sociali e morali del paese in cui si
abita. Wadjda presa dagli impegni di scuola ma sempre libera per
portare avanti i suoi interessi, sembra agire contro tutte le
regole imposte nel suo microcosmo. A lei piace giocare con i
bambini, non si cura molto delle regole religiose e morali, indossa
scarpe occidentali e si distrae ascoltando musica di emittenti
radio estere piuttosto che dedicarsi con attenzione ai compiti e
alla lettura del Corano. E soprattutto desidera ardentemente una
bicicletta per battere il suo amico Abdullah e dimostrare la sua
superiorità e forza, nonostante la delicatezza femminile.
La Bicicletta Verde, il film
Le giornate a scuola sono scandite
dalla vendita di bracciali, lavoro pomeridiano che svolge con
minuzia per mettere da parte le cifra per l’acquisto della bici.
Eppure Wadjda, piccola e indifesa, porta avanti con decisione la
sua causa e cerca di risolvere i problemi della madre, troppo
impegnata per capire le ambizioni della ragazza e preoccupata dal
desiderio del marito di sposare una seconda donna. Libera da
qualsiasi restrizione mentale, lontana dal tradizionalismo ottuso
del luogo in cui vive Wadjda si impegna nella competizione
religiosa per poter vincere l’ambito premio e quindi realizzare il
suo piccolo sogno.
Accanto ad una personalità così
limpida e decisa, per certi versi trasgressiva, si pone la critica
accesa e tagliente della preside, donna tradizionalista, che
rispetta le regole in pubblico per mantenere intatta la sua
apparenza esteriore. La Bicicletta Verde regala al
pubblico dei toni caldi e accesi, e descrive i tragitti che la
bambina effettua per andare a svolgere il suo “dovere”, percorsi
che ne rappresentano anche i suoi momenti di evasione e libertà.
Sarà proprio nella via da casa a scuola che Wadjda incontra il suo
caro amico di giochi e di competizione, ed è proprio lungo questa
passeggiata che la ragazza fantastica e sogna il suo futuro, un
futuro libero e svincolato da qualsiasi giudizio. Una libertà che
per la sua età e la sua condizione si materializza in una
bicicletta verde.
Il regista Paolo Genovese, assieme
a gran parte del cast, al produttore Marco Belardi e a Giampaolo
Letta di Medusa che distribuisce il film, ha incontrato la stampa
per presentare la sua ultima fatica, Una famiglia
perfetta, commedia di ambientazione natalizia, ma lontana
dai “cinepanettoni” e più vicina all’ironia corrosiva della
commedia all’italiana, in uscita anticipata il 29 novembre (anziché
il 3 gennaio) in 430 copie circa. Interprete principale Sergio
Castellitto (Leone), un uomo ricco e solo, che decide di reclutare
una compagnia di attori che recitino la parte della sua “famiglia
perfetta” il giorno di Natale.
Dietro le quinte di
Vita di Pi,i l nuovo incredibile film del regista Premio Oscar, Ang
Lee. La pellicola uscirà il 20 dicembre 2012, distribuito dalla
Twentieth Century Fox.