Mentre si è appena conclusa la
Premiere mondiale de Lo Hobbit: Un Viaggio
Inaspettato, ecco arrivare le foto direttamente dallo
“sbarco” in Nuova Zelanda dell’intero cast, con tanto di aereo
personalizzato che la linea Nazionale della Nuova Zelanda ha
realizzato per l’occasione.
Ecco le foto di Martin
Freeman, Aiden Turner, Richard Armitage, Sylvester McCoy, Peter
Jackson, Royd Tolkein, Elijah Wood e Andy
Serkis.
La nuova versione in live action di
Cenerentola potrebbe avere presto una nuova Madame Tremaine, ovvero
la matrigna cattiva della protagonista.
Sembra infatti cheCate
Blanchett sia in fase di trattative avanzate con la Disney
per interpretare il ruolo nel film diretto da Mark
Romanek. Se così fosse, Cate sarebbe la prima ad entrare a
far parte delcast di film che si baserà su un’idea di Aline
Brosh McKenna (Il Diavolo Veste
Prada) e sulla sceneggiatura di Chris
Weitz. A produrreil progetto ci sarà Simon
Kinberg, che ha da poco abbracciato la produzione del
settimo film di Star
Wars.
Per quanto rigurada la Blanchett,
la vedremo presto ne Lo Hobbit: Un Viaggio
Inaspetato in cui riprenderà il suo ruolo di
Galadriel.
Dopo quelle mostrate ieri, ecco altre foto dal set di
Hunger Games: La ragazza di fuoco,
direttamente dalla spiaggia hawaiiana dove si stanno svolgendo le
riprese
Dopo le prime foto di Colin Farrell
dal set di Winter’s Tale, ecco che arrivano oggi
le prime immagini di Russell Crowe dal set del
film, con tanto di cicatrice posticcia
Ecco le foto dal set di Hunger
Games la ragazza di fuoco in cui Jennifer
Lawrence, Sam Claflin e Josh
Hutcherston si stanno apparentemente divertendo un mondo a
girare delle scene che i lettori del romanzo collocano precisamente
in un momento saliente della storia del secondo capitolo.
Ecco di seguito alcune immagini e a
seguire la nostra gallery:
La trama del film:
Katniss Everdeen torna a casa incolume dopo aver vinto la 74ª
edizione degli Hunger Games, insieme al suo amico, il “tributo”
Peeta Mellark. La vittoria però vuol dire cambiare vita e
abbandonare familiari e amici, per intraprendere il giro dei
distretti, il cosiddetto “Tour di Victor”. Lungo la strada Katniss
percepisce che la ribellione sta montando, ma che il Capitol cerca
ancora a tutti i costi di mantenere il controllo proprio mentre il
Presidente Snow sta preparando la 75ª edizione dei giochi (The
Quarter Quell), una gara che potrebbe cambiare per sempre le sorti
della nazione di Panem.
L’esordio alla regia nel
lungometraggio di fiction Francesca Muci, L’amore è
imperfetto, tratto da un romanzo della stessa regista, ha
per protagonista Anna Foglietta nel ruolo di una donna che scopre
qualcosa di sé stessa lasciandosi andare all’amore nelle sue varie
forme. A presentare il film, accanto alla regista, intervengono lo
sceneggiatore e produttore Gianni Romoli, gli attori Anna
Foglietta, Giulio Berruti, Lorena Cacciatore e Camilla Filippi,
presenti anche i produttori R&C Produzioni e Rai Cinema.
Arriva la prima Clip
ufficiale de Lo Hobbit: un viaggio inaspettato, in attesa della
premiere mondiale che avverrà mercoledì a Wallington. Nel filmato
vediamo Gandalf che consegna Pungolo a Bilbo:
Arrivano nuove foto dal set di
Hunger Games: la ragazza di fuoco, a pubblicarle sono CBM e Just
Jared. Nelle immagini vediamo i protagonisti Jennifer
Lawrence e Josh
Hutcherson mentre girano alcune scene in acqua.
La trama del film:
Katniss Everdeen torna a casa incolume dopo aver vinto la 74ª
edizione degli Hunger Games, insieme al suo amico, il “tributo”
Peeta Mellark. La vittoria però vuol dire cambiare vita e
abbandonare familiari e amici, per intraprendere il giro dei
distretti, il cosiddetto “Tour di Victor”. Lungo la strada Katniss
percepisce che la ribellione sta montando, ma che il Capitol cerca
ancora a tutti i costi di mantenere il controllo proprio mentre il
Presidente Snow sta preparando la 75ª edizione dei giochi (The
Quarter Quell), una gara che potrebbe cambiare per sempre le sorti
della nazione di Panem.
Guarda il Nuovo
Trailer del film Looper con Joseph Gordon-Levitt e Bruce
Willis. Il film, che ha tra gli interpreti anche Emily Blunt e
Paul Dano, sarà nelle sale italiane a partire
Arriva al cinema distribuito da
Moviemax Troppo Amici – praticamente
fratelli la nuova commedia diretta da Olivier
Nakache e Eric Toledano e con
protagonisti nel cast Vincent Elbaz e Isabelle
Carré.
Quando Alain ha sposato Nathalie
non sapeva che avrebbe sposato anche tutta la sua famiglia. C’è
Jean-Pierre, il cognato accompagnato dalla moglie Catherine e la
perfetta nipote Gaëlle. C’è Roxane, la cognata, che in preda
all’accelerazione del suo orologio biologico assilla la vita di
Bruno una famiglia insomma fin troppo unita (la traduzione italiana
purtroppo toglie tutta l’ironia del titolo francese “Tellement
Proches”, un efficace gioco di parole tra i termini “parenti”
e “vicini”).
Si presenta così una carrellata di
personaggi fin troppo conosciuti: Alain, quarantenne mai cresciuto
nonostante il matrimonio e due figli, ancora attaccato alla sua
immagine del passato quando intratteneva e divertiva intere
comitive in qualità di animatore ai villaggi ClubMed, nei quali era
conosciuto con il soprannome “Pipo”. Rilassato e permissivo con lo
scalmanato figlio Lucien, è convinto di essere più utile ai due
bambini come amico che non come padre, ma si ricrederà presto e
dovrà fare i conti con il tempo, le responsabilità e il fatto di
non essere più in un villaggio di Marbella. Troviamo poi il
personaggio di Jean-Pierre, il classico uomo responsabile ed
assennato, con una vita, un lavoro, una casa e una famiglia
perfetti, che si scopre in realtà insofferente alle rigidità della
moglie, non così soddisfatto dal lavoro e con dei lati decisamente
oscuri. La trama che però lascia più dubbiosi è quella che tratta
la storia tra Roxane e Bruno: la progressione degli eventi pare
forzata e in alcuni casi poco verosimile.
Sebbene quindi i personaggi
risultino o troppo stereotipati o troppo macchiettisti non si può
negare alla storia un buon ritmo, degli spunti molto divertenti e
sicuramente degli attori capaci e azzeccati, anche fisicamente, per
ogni parte loro affidata. Un finale insolito riesce comunque a
risollevare le sorti di una sceneggiatura a fin troppo consueta
ribaltando la visione di molte delle scene osservate
precedentemente. La pellicola, pubblicizzata come il “nuovo” film
dai registi di Quasi Amici, è in realtà precedente
alla realizzazione del film campione di incassi dello scorso anno
in quanto realizzato e distribuito in Francia nel 2009.
Precisazione necessaria a
rivalutare l’evoluzione creativa dei due registi.
Marco Giallini –
Anche se calca i palcoscenici e compare sul grande e piccolo
schermo da più di un ventennio, solo ultimamente ha ricevuto i
riconoscimenti che merita, per via di una critica forse distratta e
dei progetti un po’ defilati cui ha spesso partecipato.
Molti lo conoscono come ottimo
“caratterista”, avendolo visto al fianco di colleghi come
Valerio Mastandrea, Pierfrancesco Favino,
Sergio Castellitto e Carlo Verdone –
gli ultimi due lo hanno anche diretto – ma il termine gli sta
davvero stretto, perché in queste collaborazioni non si limita a
supportare, anzi riesce con tale efficacia a ritagliarsi uno spazio
autonomo, che i suoi personaggi restano impressi nella mente dello
spettatore quanto quelli interpretati dai colleghi. Qualche
esempio? L’agente immobiliare e gigolò Domenico Segato in
Posti in Piedi in Paradiso, il fratello
cocainomane di Verdone in Io, loro e
Lara, o, per tornare agli inizi sul grande schermo,
il delinquente Maurizio, degno compare di Valerio
Mastandrea ne L’odore della notte, o
ancora, il padre infantile, pazzo per le donne ne La bellezza del
somaro. Il primo vero successo, però, è arrivato in
tv, grazie alla partecipazione alla serie Romanzo
Criminale, in cui ha vestito i panni del Terribile,
riscuotendo un grande sèguito. Il 2012 è stato per lui l’anno della
consacrazione – Ciack d’oro come personaggio cinematografico
dell’anno – dovuta non solo alla già citata e spassosa
interpretazione di Segato, ma anche al complesso ruolo del
poliziotto Mazinga in ACAB – All cops are
bastards, per i quali è stato premiato col Nastro
d’Argento ed ha ottenuto la nomination al David di Donatello.
Perciò, se ancora non lo conoscete, o non sapete il suo nome, oggi
non avete più scusanti.
Stiamo parlando di
Marco Giallini: attore ormai di lungo corso e
d’indubbio talento, lo si apprezza, oltre che per i connotati
estremamente cinematografici – il viso di chi ha intensamente
vissuto, lo sguardo all’occorrenza cinico, con occhi a fessura,
l’andatura dinoccolata, stile vecchio western – per la versatilità
che gli permette di dare corpo a oscuri criminali o delinquentelli
di bassa lega, così come a poliziotti o commissari, uomini beffati
dal destino o da scelte sbagliate; ma anche di stupire, come ha
fatto negli ultimi anni, con una straordinaria capacità di
rappresentare comicamente, svelandola, quell’Italia un po’ cinica,
un po’ cialtrona, che insegue il miraggio della vita facile, che
cerca scorciatoie, per ritrovarsi poi sistematicamente disillusa ad
arrabattarsi in una difficile realtà quotidiana, a rischio di
perdere perfino la propria dignità.
È il 4 aprile del ’63 quando
Marco Giallini nasce in un quartiere popolare di
Roma lungo la via Nomentana, dove vive tutt’ora e dove gli amici,
fin da ragazzo, lo chiamano Giallo. Nasce in una famiglia operaia,
il padre lavora alla fornace e ha la passione per il cinema e il
teatro, che influenzerà fortemente il figlio Marco. L’attore in
alcune recenti interviste ha parlato molto di quest’influenza,
raccontando aneddoti come quello che lo vuole bambino assieme al
padre ad assistere al set di un film di Blasetti, o quello in cui
il genitore rischiò l’incidente in moto – altra passione che
Giallini ha ereditato – pur di andare a stringere la mano ad Amedeo
Nazzari, che aveva visto passare. A 17 anni va a teatro con la
famiglia a vedere Enrico IV e decide che
farà l’attore. Ma da lì a realizzare il suo sogno passerà tempo e
occorrerà impegno e costanza per mettere a frutto le doti naturali
di Giallini. Fin da ragazzo, coltiva anche la sua altra grande
passione: la musica, il rock in particolare, che per lui conta
come, e forse più del cinema. Nell’ ’81 forma un gruppo assieme ad
alcuni amici: i Monitors. Ma il suo destino è quello di stare sul
palco in un altro modo. Tutt’ora, però, suona il basso, ha una
sterminata collezione di vinili e cd – se siete curiosi potete
affacciarvi sul suo sito e troverete alcuni tra i suoi brani e
dischi preferiti – ha partecipato a diversi video musicali (di
Frankie HI NRG, Daniele Silvestri, Marina Rei, Max
Pezzali e da ultimo Duke Montana).
Si è anche prodotto in un dj set assieme a Valerio
Mastandrea.
Tornando agli inizi in fatto di
recitazione, invece, la sua formazione parte dal teatro. È il 1985
quando frequenta la Scuola di teatro “La Scaletta” a Roma, che
inaugura la sua formazione accademica. Nel frattempo però, realista
e instancabile lavoratore, resta coi piedi ben piantati a terra e
lavora come imbianchino e scaricatore di bibite. Ancora oggi
rivendica quest’esperienza decennale da operaio, così come il suo
legame con il quartiere, gli amici e la vita “di strada”. Negli
stessi anni conosce quella che sarebbe diventata la compagna di una
vita, Loredana, con cui avrà due figli, Diego e Rocco.
Esordisce sul palcoscenico
nell’‘88, diretto da Ennio Coltorti, poi sarà la volta
dell’Adelchi di Arnoldo Foà (‘93), con cui
lavorerà ancora l’anno successivo. Nel ‘95 inizia la sua
collaborazione con Angelo Orlando, che lo vuole sia per il suo
spettacolo Messico e nuvole, che per il suo primo
film da regista, L’anno prossimo vado a letto alle
dieci. Così Giallini approda al grande schermo. È di nuovo
in teatro con Orlando nel ’96. Mentre nel ’98 ha un’occasione
insperata: Marco Risi lo nota a teatro e lo
inserisce in un cast con Monica
Bellucci, Alessandro Haber, Giorgio Tirabassi,
Ricky Memphis per comporre un affresco corale grottesco
sulle miserie italiane, L’ultimo Capodanno. Il
film non è un grande successo di pubblico, ma per Giallini è
comunque un’importante chance che dà buoni risultati personali. A
proposito, l’attore ha ricordato: “Marco Risi mi ha salvato la
vita. (…) Non credevo che avrei più fatto cinema, mi sarei dato
solo al teatro” (e invece “incassa” l’apprezzamento di
Vittorio Gassman). Così insiste, e lo stesso anno, offre un’ottima
interpretazione ne L’odore della notte di
Claudio Caligari, tra le tante accanto al collega
e amico Mastadrea. Il film, ispirato alle reali vicende di una
banda di rapinatori che prese di mira la ricca borghesia romana sul
finire degli anni ’70, sbarca pure a Venezia fuori concorso, e per
questo è, tra i lavori giovanili, quello rimasto più nella memoria
del pubblico. Sempre con Valerio Mastandrea,
Giallini è il coprotagonista di Barbara, di nuovo
sotto la guida di Angelo Orlando. Comicissima e surreale pellicola
d’impostazione teatrale, imperniata sul gioco di contrapposizione
tra i caratteri di due amici, Aldo e Pino, interpretati dai due
attori romani, messi a dura prova dall’attesa infinita di una
fantomatica Barbara, ammanettati a un letto, mentre intorno a loro
si avvicendano strampalati personaggi. Anche questo non sarà un
successo, ma piuttosto una di quelle chicche che, se viste, non si
dimenticano.
Marco Giallini: da esperto
caratterista a personaggio dell’anno
Il nuovo millennio si apre con la
partecipazione al pluripremiato esordio cinematografico di
Alex Infascelli, Almost Blue,
tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Lucarelli.
Qui l’attore è un commissario, al fianco di Lorenza
Indovina, Claudio Santamaria e Rolando
Ravello. L’anno successivo, un altro esordiente,
Nicola Rondolino, lo chiama come protagonista
assieme a Valerio Binasco del suo noir Tre punto
sei, in cui Giallini veste ancora i panni del delinquente.
Nel 2002 partecipa al primo lungometraggio di Francesco
Falaschi, che lo vuole impegnato in una commedia a quattro
con Cecilia Dazzi, Elda Alvigini e Pierfrancesco Favino,
che avrà l’occasione di rincontrare su diversi set. Fin qui,
dunque, pellicole anche riuscite, ma piuttosto di nicchia, che non
contribuiscono al riconoscimento esteso del talento di questo
attore valido e instancabile. Ha cominciato, infatti, a impegnarsi
già da alcuni anni anche in tv, dove prende parte al film diretto
da Antonello Grimaldi, Gli insoliti
ignoti. Come s’intuisce dal titolo, che omaggia il
capolavoro di Monicelli, il film tratta di un furto: quello di un
quadro, organizzato da Cosimo e Ruggero (la coppia
Mastandrea-Giallini) con l’aiuto della moglie di Cosimo, Marisa
(Carlotta Natoli), che lavora proprio al museo in cui il quadro è
custodito. Giallini e Mastandrea ben caratterizzano le figure di
questi due ladri dal volto umano, delinquenti improvvisati, forse
per necessità, o forse piuttosto, per provare il brivido di
riuscire in un’impresa che a prima vista sembra impossibile. È
proprio questa umanità che colpisce, avvicina e fa identificare lo
spettatore, quella che li convincerà, alla fine, a fare “la cosa
giusta”.
Al cinema, Giallini
ritrova Alex Infascelli, che lo dirige nella sua
opera seconda Il siero della vanità (2004). Ma
questo è anche l’anno di Non ti muovere, che porta
Giallini nei territori di un cinema d’autore più universalmente
riconosciuto. Sergio
Castellitto gli offre infatti la parte del suo
migliore amico, Manlio, nel film tratto dal romanzo di
Margaret Mazzantini, che vede protagonisti lo
stesso Sergio Castellitto e Penélope Cruz. Nel 2005
è in Amatemi di Renato De Maria,
con Isabella Ferrari. Il 2006 porta l’occasione di
lavorare con Paolo
Sorrentino, che allora è al suo terzo lavoro, ma già
si è fatto apprezzare come esponente della rinascita
cinematografica italiana. Giallini entra così a far parte del cast
de L’amico di famiglia nel ruolo di Attanasio.
Il nostro attore non disdegna però
altre incursioni in tv. In coppia con Mastandrea
dà vita alla divertente miniserie, Buttafuori di
Giacomo Ciarrapico, in onda sulla Rai. I due lavorano alla
discoteca UFO e ogni sera sono di fronte a situazioni nuove, che
trasformano in gag esilaranti innescando riflessioni, mostrando
debolezze, e filosofeggiando (soprattutto il personaggio di
Giallini, Sergej) con un lessico tutto loro e un misto di realismo
e nonsense. L’esperimento dura poco ma è interessante e diventa col
tempo un vero cult. L’anno dopo, Giallini è sotto gli occhi del
grande pubblico con una fiction più mainstream. In
Medicina generale, infatti, all’attore romano è
affidato il ruolo di un medico senza tanti scrupoli, che sbaglia –
esercita senza averne il titolo – che non è tutto d’un pezzo, ma
capisce i suoi errori e li paga, riscattandosi anche con una
profonda umanità, un forte senso dell’amicizia e della lealtà.
L’attore lo caratterizza al meglio.
Ed è sempre dalla televisione che
viene, come ha ricordato lo stesso attore, la svolta della sua
carriera. Con la serie tv Romanzo criminale, in
cui è di nuovo un duro criminale, un truce Terribile (dal 2008 al
2010), che impersona in modo spontaneo e verace, coadiuvato da un
invidiabile physique du role, Giallini diviene noto al grande
pubblico. Complice anche la rete, dove la scena della sua dipartita
è tra le più cliccate. Nella serie diretta da Stefano
Sollima, il Terribbile è senz’altro tra i personaggi più
riusciti, più credibili, che riesce a rendere vivo e vibrante
quell’affresco di genere per altri versi un po’ troppo facile e
televisivo. Ciò si deve largamente allo spessore, alla capacità
espressiva a tutto tondo che un attore di lunga esperienza e
indiscussa bravura come Giallini ha saputo dare al ruolo. La
popolarità arriva meritata e forse, ormai, inaspettata.
Partecipa anche a due
stagioni de La nuova squadra, ma soprattutto,
torna al cinema, dove si fa apprezzare dal pubblico e finalmente
anche dalla critica per alcuni ruoli comici, in cui mostra una
straordinaria abilità nel dare coloriture vivide, accenti
estrosamente geniali a personaggi che rappresentano, ciascuno con
le proprie peculiarità e sfaccettature, italiani mediocri,
ipocriti, bugiardi, fedifraghi, approfittatori, vigliacchi, ma
anche, all’occorrenza, di una sarcastica e disarmante franchezza.
Col suo estro d’attore, Giallini riesce a far ridere e sorridere lo
spettatore, rendendo i suoi personaggi perfino simpatici.
È il 2009 infatti, quando un altro
romano doc, un pilastro del cinema nostrano come Carlo
Verdone, decide di sfruttare il suo talento comico in
Io, loro e Lara, ed è per molti una rivelazione.
“E’stato un film che ha cambiato la mia vita
professionale”, ha dichiarato Giallini in un’intervista.
“Carlo mi vedeva nei film in cui facevo il duro, il criminale,
ma secondo lui avevo anche delle potenzialità comiche”.
Verdone, qui attore e regista, affida a Giallini il ruolo di un
personaggio sopra le righe: suo fratello, il cocainomane Luigi
Mascolo, che lavora in banca, traffica in borsa, ipocrita e assai
attaccato al patrimonio dell’anziano padre. Non meno ipocrita si
rivela la sorella Beatrice/Anna Bonaiuto, mentre Verdone stesso
interpreta il fratello sacerdote, quello più assennato, dai sani
princìpi che, tornato dall’Africa, sperava di trovare in famiglia
accoglienza, aiuto, sostegno, mentre sarà lui a doverli dare per
riportare un po’ di stabilità in una situazione fuori controllo.
Per il ruolo di Luigi, Giallini riceve la sua prima candidatura ai
David di Donatello e ai Nastri
d’Argento e accresce la sua popolarità presso il grande
pubblico.
L’anno successivo è nuovamente
diretto da
Sergio Castellitto ne La bellezza del
somaro, commedia corale che pone al centro un’acuta
riflessione sui genitori di oggi. I protagonisti sono tutti, o
quasi, alle prese con figli adolescenti coi quali non sanno come
porsi, inadeguati al proprio ruolo, assorbiti dai propri problemi.
Amici, più che genitori, forse perché rifiutano lo scorrere del
tempo, l’idea di invecchiare. Il personaggio interpretato da
Giallini non può che essere anch’egli un padre manifestamente
inadeguato: infantile fino all’estremo, impazzisce dietro a ogni
donna, a volte imbarazzante perfino per gli amici, nel migliore dei
casi ininfluente per il figlio. È però anche l’amico simpaticone,
sguaiato, ridanciano, che non si perde mai d’animo, pur sapendo di
non essere il massimo, né come padre, né come uomo. Altra
interpretazione portata a casa con successo (memorabile la sua
entrata in scena col quadro di Courbet, o la rassegnazione con cui
pronuncia la domanda, quasi retorica, rivolta al figlio: “So’
stato un padre de merda?”). Un altro passo verso il ruolo
cinematografico che gli darà maggior successo.
Proprio nel momento forse più duro
e difficile della sua vita, quello in cui perde la moglie Loredana,
c’è il lavoro, ci sono i due figli di tredici e sei anni, oltre a
una dura scorza, ad aiutarlo a ripartire, ad andare avanti. Carlo
Verdone lo ha chiamato di nuovo. Stavolta il regista lo vuole
assieme a Pierfrancesco Favino, Micaela Ramazzotti, e a sé stesso,
come protagonista di quella che a oggi è l’ultima fatica
dell’attore e regista romano: Posti in piedi in
Paradiso. È così che nasce una delle interpretazioni più
brillanti della carriera di Giallini. Verdone, Favino e Giallini
sono tre padri in difficoltà: alle prese con una vita precaria,
economicamente e socialmente, separati, ma ciascuno con una
famiglia da mantenere, che decidono di unire le loro poche forze
per cercare di cavarsela. Il film rispecchia molto bene, anche
mettendola in burla, la realtà italiana degli ultimi anni, dove
l’arte di arrangiarsi sembra essere tornata d’estrema attualità.
Favino è un critico cinematografico, cacciato dal giornale in cui
lavorava per via di una relazione con la moglie del suo capo.
Verdone è un ex produttore
discografico, ha un negozio di dischi e memorabilia che rischia di
chiudere e che gli fa anche da casa. Ma il personaggio di
Domenico Segato è quello che più spicca, il più estremo, eppure
realistico, il più sfrontato e irresistibilmente comico nella sua
tragicità: un agente immobiliare col vizio del gioco, che per
arrotondare fa il gigolò di facoltose signore in età, è separato
dalla moglie (o meglio, dalle mogli) e ha diversi figli, della più
piccola neppure ricorda il nome. Per lui ipocrisia e falsità sono
all’ordine del giorno (spassosissima in proposito, tra le tante
scene, la telefonata iniziale sulla barca). Per guadagnare farebbe
di tutto, anche rischiare la salute col viagra, perché “vacce
te co’ mi nonna, altro che il viagra, er plutonio te ce
vorebbe!”, o perfino rubare. Conduce una vita assurda e
strapalata, che per lui è la normalità. Giallini lo impersona
egregiamente, con una disinvoltura e una naturalezza estreme. Il
film riscuote uno straordinario successo di critica e pubblico, con
particolari lodi proprio all’interpretazione del nostro attore. Per
questo lavoro e per un altro dello stesso anno ma di tutt’altro
tenore, ovvero ACAB – All cops are bastards,
riceve la sua seconda nomination al David ed ottiene un meritato
riconoscimento col Nastro d’Argento. Nel riceverlo, ha l’occasione
di ricordare come gli siano sempre piaciuti sia da spettatore che
da attore, i ruoli da duro ma anche quelli comici, e di ringraziare
Verdone e Sollima per aver portato finalmente a conoscenza dei più
il suo eclettico talento.
Di tutt’altro tenore rispetto a
Posti in piedi è infatti ACAB di
Stefano Sollima – al suo esordio nel cinema, ma
reduce dal successo televisivo della serie Romanzo
criminale. È un film duro, di denuncia e riflessione
su un tema caldo dei nostri tempi: il ruolo delle forze dell’ordine
nella gestione dell’ordine pubblico e la deriva violenta che la
nostra società sta subendo da più parti. Qui, infatti, chi
dovrebbe arginarla la alimenta, diventando a sua volta parte di
essa. Ma il film, tratto dal libro di Carlo Bonini, al contrario di
ciò che si può pensare, non è affatto semplicistico o manicheo. Non
si schiera con gli uni o con gli altri, ma mostra, pone
interrogativi, domande, fa emergere le contraddizioni insite nei
singoli come nella società. Protagonisti sono un gruppo di
“celerini”: Cobra/Pierfrancesco Favino, Mazinga/Marco Giallini,
Negro/Filippo Nigro, uniti dall’affrontare situazioni difficili
ogni giorno (servizio di sicurezza allo stadio, sgombero di campi
rom, sfratti, manifestazioni, sono stati al G8 di Genova e hanno
preso parte alla vergognosa notte alla Diaz), ma anche dalla rabbia
e dall’odio che covano, quello che ha contagiato le loro vite
personali naufragate, perché è l’unico modo in cui, in fondo, sanno
relazionarsi all’altro, o perché non resistono all’istinto di
rispondere con la stessa moneta a chi di odio li rende bersagli
quotidiani.
Uomini che sentono la loro violenza
legittimata, perché al servizio “dell’ordine” e di cause “giuste”,
quando questa è invece, evidentemente, tanto cieca quanto quella
dei loro nemici. Uomini che si fanno giustizia da soli, oltre la
legge, che decidono punizioni, ergendosi essi stessi ad autorità.
Ma anche uomini lasciati soli a fronteggiare emergenze che
rimangono tali, uomini che riempiono come possono, come sanno,
spesso facendo danni, un vuoto istituzionale profondo. Fra
loro Mazinga è la figura più disgraziata, più sconfitta: il più
anziano del gruppo, un padre freddo, distante, che ha alimentato
nel figlio solo odio. Dopo anni di quella vita non sa più
immaginarne un’altra. Allo stesso tempo arriva a capirne
drammaticamente a sue spese l’insensatezza, ma non è capace a
cambiare rotta, perché, come i colleghi, è prigioniero di schemi
agiti ormai automaticamente. Un Giallini dolente e intenso presta
sé stesso al personaggio. Per questa interpretazione, lo dicevamo,
guadagna il Nastro d’argento come miglior attore non protagonista.
È suo anche il Ciack d’oro come Personaggio Cinematografico del
2012. Lui si dice contento e divertito dal successo arrivato
ora (“non è che io abbia cambiato il mio modo di
recitare”, ha affermato), e si considera fortunato, come ha
dichiarato in un’intervista, perché molti suoi colleghi, pur bravi,
non hanno mai potuto godere delle luci della ribalta. Intanto, la
fase lavorativa proficua sembra destinata a proseguire. Dal 29
novembre lo vedremo infatti nelle sale in Una famiglia
perfetta di Paolo Genovese, dove
ritroverà Sergio Castellitto, mentre nel 2013 sarà
nell’esordio alla regia di Rolando Ravello,
Tutti contro
tutti e nell’opera seconda da regista di
Edoardo Leo, Buongiorno
papà.
Cosimo e Nicole,
due cuori e una palafitta, ai piedi di Genova, all’alba degli
scontri del G8. Lui, bello e intrepido, lei, una diciassettenne
francese, passionale e avventurosa, pronta a seguirlo ovunque in
sella alla sua moto.
Un amore nato sotto la pioggia di
manganellate dei disordini di Genova, sbocciato nel lampo di uno
sguardo e vissuto con ardente passione, prima in Francia, e poi
nella terra che li aveva resi teneri amanti, in un paesaggio
desolato.
Un film, in cui il regista
Francesco Amato – alla sua seconda opera – segue i
passi di un amore totalizzante, frenetico e altisonante, con un
occhio sempre rivolto alla tragica realtà sociale italiana. Una
storia d’amore, quindi, che il regista utilizza come pretesto
narrativo per dire la sua sulle annose questioni dell’immigrazione
e del lavoro clandestino, la cui cruenta problematicità può
forgiare un’amore e ridurlo in pezzi con la stessa veemenza.
Cosimo e Nicole
Nel dire la sua, il regista fatica
ad armonizzare le sue idee: un film d’amore o un film di denuncia?
Cosimo e Nicole è un’opera dall’identità
sfocata che, nel portare alla luce riferimenti di cronaca attuali,
si pone come l’ennesimo tentativo di denunciare crimini e misfatti
made in Italy, senza la giusta convinzione e radicalità.
Convince un pò di più la visione romantica e dannata dell’amore tra
Cosimo e Nicole, costellata però da qualche cliché di troppo che la
correda di retorica e banalità.
I due interpreti protagonisti,
Riccardo Scamarcio e Clara
Ponsot, si muovono in un universo transitorio, indebolito
dall’inconsistenza della sceneggiatura, che in alcuni punti si
prende delle libertà narrative, che acuiscono la scarsa credibilità
della storia.
La regia cerca di limitare i danni,
fregiandola di spunti audaci fatti di eros e live
concert, che riescono a evocare un’atmosfera seducente e
gagliarda, buia e intensa, grazie ai graffianti brani dei
Marlene Kuntz, Afterhours e
Verdena che si mescolano alle musiche originali di
Francesco Cerasi.
Un film dalla struttura narrativa
analettica, che lascia sgorgare la storia dalle parole dei due
protagonisti, che si raccontano, afferrando i ricordi e rivivendo
il tormento e le intense emozioni di qualche anno prima. Due volti
reduci da un deserto emozionale durato due anni, ma riscaldati
dalla memoria di un passato ancora vibrante.
Quello di Cosimo e
Nicole è un sentimento diventato romanzesco e ruggente
grazie al fascino imponderabile dell’avventura on the
road, cornice del loro inconsulto vagabondaggio. Un guizzo
interessante ma che non riesce comunque a dare vigore ad un
racconto monocorde e incolore.
Anche se non hanno lavorato insieme
come attore e regista dal 1995 per Casinò, gli ultimi
due anni Robert De Niro e Martin
Scorsese hanno lavorato per un progetto che li
riunirebbe per il film I Heard You Paint
Houses – conosciuto anche come The
Irishman – in lavorazione dal 2010. Numerosi
rumors girano sul cast, che sarebbe composto anche da Al
Pacino, Joe Pesci e Harvey
Keitel.
Tratto dal libro di Charles Brandt,
il film racconta la storia di Frank Sheeran, un veterano della
Seconda Guerra Mondiale che oltre ad essere un ufficiale di alto
rango della International Brotherhood of Teamsters si dilettava
nella criminalità organizzata come personaggio altamente ricercato.
De Niro dichiara: Abbiamo cercato di svilupparlo da un paio di
anni e ora stiamo cercando di dargli un tempo di realizzazione.
Frank Sheeran che era in Teamsters (un sindacato statunitense)
ha affermato di aver ucciso Jimmy Hoffa (il leader
sindacale controverso scomparso nel 1975) e aggiunge: Mi
piacerebbe interpretare Frank Sheeran e Pacino recitare nel ruolo
di Hoffa. Joe Pesci credo sarebbe troppo.Nessuna parola sul
Keitel, ma ha chiesto se il film potrebbe realizzarsi a breve o
meno. Prima di qualsiasi altra mobilitazione bisognerà attendere il
regista americano poiché è ancora sul set per The Wolf of Wall
Street.
Una gran quantità di
nuove immagini sono state messe online per il film Zero Dark
Thirty di Kathryn Bigelow. Il film documenta la decennale
caccia a Osama bin Laden, che si conclude con l’ormai famosa
operazione dei SEAL.
Da poco si è venuti a conoscenza
che Jessica Chastain interpreta la protagonista del film, ossia, un
agente della CIA che guida la caccia all’uomo. Queste nuove
immagini sono dedicate a lei, in una di queste la vediamo con Kyle
Chandler che interpreta il suo superiore. Il film è interpretato
anche da Chris Pratt, Mark Strong, Scott Adkins, Joel Edgerton, e
James Gandolfini. Zero Dark Thirty avrà una visione limitata a
pochi il 19 dicembre, e poi distribuito in America l’11 gennaio
2013.
J.J. Abrams è
molto bravo a tenere le sue trame in segreto e a rivelare
informazioni quando lui decide. Così è successo anche per
Into
Darkness – Star Trek, ma ormai siamo vicini alla
rivelazione del primo trailer e dei primi nove minuti del film
(quest’ultimo verrà mostrato prima di The Hobbit: An Unexpected
Journey in IMAX 3D) La sinossi ufficiale:
Quando l’equipaggio della
Enterprise è richiamato a casa, trovano una forza inarrestabile di
terrore all’interno della propria organizzazione che ha fatto
esplodere la flotta e tutto ciò che essa rappresenta, lasciando il
nostro mondo in uno stato di crisi. Il capitano Kirk conduce una
caccia all’uomo per una zona di guerra per catturare un uomo e
un’arma di distruzione di massa.Mentre i nostri eroi sono
spinti in una partita a scacchi epica tra la vita e la morte,
l’amore sarà messo alla prova, le amicizie lacerate e sacrifici
devono essere fatti per la sola famiglia che Kirk ha lasciato: il
suo equipaggio.
Trama: Quando l’Enterprise è
chiamata a tornare verso casa, l’equipaggio scopre una terrificante
e inarrestabile forza all’interno della propria organizzazione che
ha fatto esplodere la flotta e tutto ciò che essa rappresenta,
lasciando il nostro mondo in uno stato di crisi. Spinto da un
conflitto personale, il Capitano Kirk condurrà una caccia all’uomo
in un mondo in guerra per catturare una vera e propria arma umana
di distruzione di massa. Mentre i nostri eroi vengono spinti in
un’epica partita a scacchi tra la vita e la morte, l’amore verrà
messo alla prova, le amicizie saranno lacerate, e i sacrifici
compiuti per l’unica famiglia che Kirk abbia mai avuto: il suo
equipaggio.
Non vi è dubbio che il viaggio
erotico di Lars von Trier per The Nymphomaniac darà molto
da parlare quando uscirà l’anno prossimo, ma fino ad allora,
dovremo essere pazienti.
James McAvoy ritorna al genere
thriller con Welcome To The Punch insieme a Mark
Strong, Peter Mullan e Andrea Riseborough, il film è scritto e
diretto da Eran Creevy
Justice League sarà nelle sale
nel 2015. Proprio l’anno scorso, Zack Snyder ha detto che il suo
film Superman Man of Steel
non avrebbe avuto nulla a che fare con la Justice League. Così come
Christopher Nolan dichiarò che non avena
intenzione di coinvolgere il suo Batman.
Quindi due dei più grandi
supereroi della DC viaggiavano su binari separati, fornendo seri
dubbi e perplessità alla Warner Bros per la realizzazione del film
nel 2015.
La risposta potrebbe essere giunta
oggi. Snyder ora riconosce che il Superman che si vedrà in Man
of Steel è quasi certamente lo stesso che si vedrà nella
Justice League. Mentre l’ultima scena del film di Nolan, in cui ci
mostra come il poliziotto John Blake-Robin (Gordon-Levitt) eredita
la Batcaverna, è stato si, un percorso per far uscire Bruce Wayne
ma potrebbe essere un escamotage per la Warner Bros per riavere la
possibilità di legare la trilogia. Naturalmente lo studio dovrebbe
avvicinarsi a Gordon-Levitt anche se quest’ultimo è vicino a un
accordo che lo avrebbe legato a lungo termine come Batman, se
questa voce è attendibile o meno lo vedremo presto,
quello che si sa oggi e che non è così difficile girare ora il
film, ne tanto meno un post-credit per i titoli di coda che allacci
i due eroi DC.
Dovremo attendere giugno 2013
quando Man of Stell sarà nelle sale per vedere le sorti
della Justice League.
Smaug, o Smog,
detto Il Magnifico e Il Dorato, è un drago straordinariamente
potente e colpevole di aver usurpato il trono del Re Sotto la
Montagna, Thair II. Il figlio del re
Thor Scudodiquercia, con un gruppo di nani, un hobbit e uno
stregone, proverà a riprendersi il suo tesoro e il suo regno ne
Lo Hobbit.
Un drago enorme color oro rosso
lì giaceva profondamente addormentato, e dalle sue fauci e dalle
froge provenivano un rumore sordo e sbuffi di fumo, perché, nel
sonno, basse erano le fiamme. Sotto di lui, sotto tutte le membra e
la grossa coda avvolta in spire, e intorno a lui, da ogni parte sul
pavimento invisibile, giacevano mucchi innumerevoli di cose
preziose, oro lavorato e non lavorato, gemme e gioielli, e argento
macchiato di rosso nella luce vermiglia. Le ali raccolte come un
incommensurabile pipistrello, Smaug giaceva girato parzialmente su
un fianco, e lo hobbit poteva così vederne la parte inferiore del
corpo, e il lungo, pallido ventre incrostato di gemme e di
frammenti d’oro per il suo lungo giacere su quel letto
sontuoso (Lo Hobbit).
Il drago può essere considerato il
vero villain de Lo Hobbit, che tuttavia vedremo
soltanto alla fine della prossima trilogia cinematografica che
Peter Jackson ha realizzato dal primo romanzo di
Tolkien. La principale ispirazione di Smaug viene
da Beowulf, per confessione diretta dello stesso
Tolkien, che nel 1936 tenne alla British Academy una lezione proprio
sul poema epico.
Le caratteristiche fisiche del
drago vengono espresse con dovizia di particolari ne Lo
Hobbit, nel momento in cui Bilbo penetra nel cuore della
Montagna e lo vede per la prima volta: color oro rosso, con una
coda enorme e gigantesche ali da pipistrello, con fauci fumanti e
narici sbuffanti fumo. Tolkien descrive Smaug come
un essere crudele e intelligente, indipendente e solitario. Si nota
in questo la forte differenza con un altro drago famoso della
letteratura tolkieniana, Glaurung, fedelissimo di Morgoth e
completamente dipendente da lui.
Unico punto debole del
drago è una macchia nell’incavo della parte sinistra del petto,
perché tutto il resto del suo corpo è ricoperto invece di squame
impenetrabili e di pietre preziose incastonate nella sua pelle.
Egli stesso smaschererà il suo unico punto di debolezza durante una
conversazione con Bilbo, che farà circolare la
notizia permettendo così a Bard l’Arciere di Pontelagolungo di scoccare
una freccia esattamente in quel punto e abbattere definitivamente
il drago. Sappiamo che durante la Ricerca dei Nani del 2941, Bilbo
si intrufolò nella Montagna Solitaria, dove Smaug
riposava steso sul tesoro di Thrain II, causandone così la
sconfitta.
Nella versione cinematografica
diretta da Peter Jackson sarà l’attore inglese
dalla profonda voce cavernosa Benedict Cumberbatch a dare la voce al drago.
Inoltre l’attore presterà anche i suoi movimenti a
Smaug tramite l’ormai collaudata motion
capture.
La saga di
Twilight non demorde, come le si confà. L’ultimo
capitolo della saga che ha dato nuova linfa vitale ai vampiri
resiste al primo posto della classifica dei film più visti nelle
sale nordamericane. Il film dopo l’esordio folgorante della scorsa
settimana, ha incassato altri 43 milioni di dollari che portano il
suo totale a 227 milioni. In seconda posizione resiste anche
il ventitreesimo capitolo di una delle saghe più longeve della
storia del cinema: Skyfall, l’ultimo
James
Bond che stavolta si avvale della regia di Sam Mendes, incassa
altri 36 milioni di dollari portando il suo totale a 222. Segue ad
una discreta distanza, l’ultimo film epico-biografico di Steven
Spielberg, Lincoln, che raggiunge un
totale di 62 milioni di dollari con i 25 incassati in questa
settimana.
In quarta posizione si
attesta Rise of the guardians, ultima fatica
produttiva di animazione del visionario regista Guillermo Del Toro,
che incassa 32 milioni di dollari in totale. Segue al quinto posto
un altro film di un regista visionario per ciò che riguarda le arti
marziali: Ang Lee e il suo Life of Pi, film
che incassa 22 milioni di dollari per un totale di 30.
In sesta posizione
scende Wreck it Ralph, film di
animazione Disney che incassa quasi 17 milioni di dollari questa
settimana, portando il suo totale dopo un mese di classifica a 150
milioni di dollari. Segue al settimo posto il film di
guerra Red dawn, che incassa 22 milioni di
dollari, mentre in ottava posizione scende dopo tre settimane
passate nella parte alta della
classifica, Flight, che raggiunge un
incasso di 75 milioni di dollari.
In nona posizione si
ferma Silver linings playbook con
Jennifer Lawrence e Bradley Cooper, che incassa 4 milioni di
dollari per un totale di 6.5. Chiude la classifica
Argo che dopo 7 settimane di classifica si
appresta ad uscire di scena dopo aver incassato 98 milioni di
dollari in totale.
La prossima settimana si attendono
le uscite di: Cogan-Killing them softly, già
visto senza troppo scalpore nelle nostre sale, il thriller-horror
The collection e il ritorno di Robert Carlyle
sugli schermi cinematografici dopo l’ampia pausa televisiva:
California Solo
Come la precedente, anche questa
settimana al cinema si apre all’insegna della musica ma anche del
ritorno dell’instancabile Clint Eastwood, sebbene solo nei
panni di attore.
In una recente
intervista Tom Hiddleston ha parlato di
Alan Taylor, regista
di Thor: The Dark
World, ricordando giustamente il suo precedessore
e colui che lo ha scelto, Kenneth Branagh:
“Kenneth
Branagh ha stabilito il tono, quindi abbiamo raccolto le redini e
continuato. Alan Taylor è fantastico, è il regista de Il Trono Di
Spade e proviene da quel mondo, un mondo molto oscuro e reale
in cui s’incontrano guerrieri, spade, mostri e magia. Quindi la sua
esperienza nella serie gli ha permesso di realizzare qualcosa di
fantastico per Thor. Sono andato alla proiezione di un corto
Marvel quest’estate, sono venuti
sia Kenneth che Alan. Era bello vedere il rispetto che avevano
l’uno dell’altro e ho pensato che sarebbe andata bene”.
Ulteriori info sul film nel nostro
Speciale: Thor 2
Matthias Schoenaerts, l’attore
rivelazione dell’ultimo film di Jacques Audiard, affiancherà
Michelle Williams nel dramma Suite française.
Dopo averlo ammirato nel bellissimo
Un sapore di ruggine e ossa di
Jacques Audiard al fianco di Marion
Cotillard, Matthias Schoenaerts si prepara a
una carriera internazionale.
Il prossimo anno sarà sugli schermi
in Blood Ties di Guillaume Canet, il
remake del francese Liens du Sang che riunisce un cast
internazionale, tra cui la Cotillard, Clive Owen e Mila Kunis.
Il
Daily Mail annuncia ora un nuovo progetto cinematografico che
vedrà Matthias Schoenaerts impegnato oltreoceano. L’attore
belga affiancherà infatti Michelle Williams in Suite
française, diretto da Saul Dibb (La
Duchessa), di cui vi avevamo
già parlato. Il film drammatico tratto dall’omonimo romanzo di
Irene Nemirovsky è ambientato durante la Seconda guerra mondiale.
Schoenaerts interpreterà un generale nazista ospitato da Lucile
(Michelle Willams), una giovane donna francese il cui marito è
partito per il fronte. Lucile, che vive con la dispotica suocera
(interpretata da Kristin Scott Thomas) finirà per innamorarsi
dell’ufficiale tedesco. Le riprese di Suite française
inizieranno a Londra in primavera.
Tutti sappiamo quanto
il Trailer di Iron
Man 3 abbia suscitato pareri molto positivi alla sua uscita,
tuttavia in molte persone ha suscitato anche reazioni timorose.
Cinefilos.it Mercoledì
28 Novembre alle ore 3:50 del mattino, ora italiana, trasmetterà
per i fan la première mondiale del film Lo Hobbit – Un
viaggio Inaspettato di Peter Jackson
L’ultimo capitolo della saga di
Stephenie Meyer incassa altri 2,9 milioni di euro da giovedì a
domenica, sfiorando i 16 milioni complessivi. Breaking Dawn –
Parte 2 supera così il risultato complessivo della Parte 1 in
appena dodici giorni e si appresta a superare il record di incassi
della saga, detenuto da New Moon con 16,4 milioni totali
raccolti nel 2009.
Altro vincitore del weekend è
Il peggior Natale della mia vita. La
commedia con Fabio De Luigi debutta al secondo posto con ben 2,5
milioni (2,4 milioni nei tre giorni). Lanciato in 550 sale, il film
ottiene così una media migliore di quella dei vampiri, superando
anche l’esordio de La peggiore settimana della mia vita
(2,3 milioni). Prima dell’arrivo delle altre pellicole natalizie,
la commedia di Alessandro Genovesi può dunque puntare sul
passaparola per registrare un’ottima performance al botteghino.
Hotel Transylvania scende al terzo
posto con altri 928.000 euro, arrivando a quota 5,8 milioni.
Venuto al Mondo mantiene una buona
tenuta, incassando altri 706.000 euro e confermando la quarta
posizione. Il film di Sergio Castellitto giunge così a 4,1 milioni
complessivi. Perde una posizione Skyfall, che con altri 614.000 euro
supera il tetto dei 12 milioni di euro, decisamente un successo per
il franchise 007 nel nostro Paese.
Paranormal Activity 4 apre al sesto
posto con 380.000 euro, uscito probabilmente con qualche settimana
di ritardo. Argo scende in settima posizione,
arrivando a 2,2 milioni totali con altri 373.000 euro. E’ la
conferma che purtroppo in Italia il film di Ben Affleck non si è
rivelato molto popolare. Le ultime posizioni della top10 sono
occupate da new entry. Vasco Live Kom 011, ovvero il concerto a
S.Siro di Vasco Rossi, incassa 336.000 euro in oltre 150 copie.
Debutto peggiore per Dracula 3D (in una classifica che
presenta vampiri in tutte le salse). L’horror di Dario Argento non
va oltre i 210.000 euro in 170 sale e con tanto di sovraprezzo.
Un mostro a Parigi chiude la top10
con soli 209.000 euro, a fronte di un lancio in 235 copie.
Da segnalare infine altre due
novità in classifica. Il sospetto di Thomas Vinterberg
esordisce al dodicesimo posto con 162.000 euro. Il film con cui
Mads Mikkelsen ha vinto la Palma d’Oro di Miglior attore
all’ultimo Festival
di Cannes è stato lanciato in una settantina di copie e può
puntare sul passaparola. Nonostante le polemiche suscitate al
Festival del Film di Roma, dove ha ottenuto i riconoscimenti alla
regia e all’interpretazione femminile, E la chiamano estate non va oltre il
diciottesimo posto. Il discusso film di Paolo Franchi raccoglie
appena 57.000 euro in 35 copie.
Esplosa nel 2009 con la sua
partecipazione al talent show televisivo Britain’s Got
Talent, Susan Boyle raggiunse rapidamente
la notorietà planetaria grazie alla diffusione delle sue
performance su Youtube.
La sua vicenda, fatta di una vita
sofferta culminata con la morte della madre – l’unica ad aver
sempre creduto nelle doti canore di Susan fino a spingerla a
partecipare al programma – avvenuta proprio alla vigilia del
successo, commossero gli spettatori, assieme al connubio tra una
voce angelica e un aspetto fisico lontano anni luce da quello delle
star patinate dello showbusiness.
Nonostante la cantante sia da
qualche tempo lontana dalle scene, la sua resta una vicenda
dall’elevato appeal cinematografico, e infatti Lucas
Webb della Fox Searchlight appare fortemente intenzionato
a produrre un biopic dedicato all’artista, avendone già acquistato
i diritti, assieme a quelli dell’adattamento del musical
I Dreamed A Dream, che ne narrava la
storia; il film appare dunque destinato ad essere una biografia
dall’elevato contenuto musicale.
Hugh Grant e il
regista e sceneggiatore Marc Lawrence uniranno a
breve le forze per la loro quarta collaborazione: naturalmente si
tratterà ancora una volta di una commedia romantica, per il momento
senza titolo; per il ruolo della protagonista femminile, sarebbe in
trattative Marisa Tomei.
Protagonista del film sarà Ray
Michaels (Grant), che parte dalla natia Inghilterra alla volta di
Hollywood, avviando una scalata al successo che lo porterà a
vincere un Oscar per la migliore sceneggiatura; lo ritroviamo,
però, quindici anni dopo, il successo ormai lontano, una vita
privata disastrata e in difficoltà finanziarie: per sbarcare il
lunario, finirà a insegnare scrittura in un piccolo college sulla
costa East degli States; qui, nonostante il fascino riscosso sulle
giovani studentesse finirà per intrecciare una relazione con una
madre single che ha deciso di riprendere gli studi, il cui ruolo
dovrebbe andare a Marisa Tomei.
L’inizio delle riprese è previsto a
New York la prossima primavera. Marisa Tomei affiancherà a breve
Billy Crystal nella commedia per famiglie
Parental Guidance.