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Futebol, Cinema y Corazon

Diego Armando Maradona ha attirato su di se l’interesse del mondo della musica (oltre quaranta canzoni), della letteratura e del cinema. Oltre che per le gesta sportive da calciatore ineguagliabile, Maradona ha fatto scalpore per le dichiarazioni eclatanti contro i centri di potere del calcio e non solo, oltre che per le personali vicende personali.

Un soggetto quindi appetibile per un film, e così, tralasciando i vari servizi sportivi minori, a partire dal 2005 al 2008 sono state diverse le pellicole dedicate interamente al Pibe de Oro: “Non sarò mai un uomo comune”, realizzato dal giornalista italiano Gianni Minà; “Amando a Maradona” del regista argentino Javier Vazquez; “Maradona la mano de dios” di Marco Risi, figlio di Dino, e “Maradona di Kusturica” del regista serbo di “Underground”. Quella di Gianni Minà è una lunga intervista sulla vita di Maradona anche su aspetti che vanno oltre il campo ed i gol. Il film di Vazquez ha il taglio di uno speciale sportivo per la televisione. Il film di Marco Risi non è un granché, tratteggia essenzialmente la vita di Maradona con sequenze sceniche e dialoghi simili a quelli di una fiction televisiva di bassa lega. Discorso a parte invece per il film di Kusturica, presentato fuori concorso a Cannes nel 2008. Il film ovviamente da ampia visione delle scene degli splendidi gol e dell’ascesa calcistica di Maradona, che accompagnano le vicende di vita e le sue prese di posizione. Si vedono i tatuaggi del Che e di Fidel sul polpaccio e sul braccio del campione, che afferma: «In Colombia si produce la droga, ma a gestire il traffico sono gli Usa. Che campione sarei stato, senza la droga». Ed eccolo al fianco di Morales e Chavez, in piazza, contro Nafta e Bush, il «criminale assassino», con la sua t-shirt «Stop the War». Salito in vetta dalla povertà, precipitato in basso per dipendenza da cocaina con tanto di overdose e ricoveri ripetuti in ospedale, ha accusato i dirigenti degli alti vertici delle organizzazioni calcistiche di essere dei manovratori e di fare solo proclami in campo umanitario.

E poi, come spiega Maradona “il presidente Matarrese e Havelange sono mafiosi altrimenti non si spiegherebbe come gli unici calciatori risultati positivi ai test antidoping, negli anni ’90, sono stati Maradona e Caniggia”. Osservando alcune scene del film si potrebbe pensare ad una rappresentazione un po’ oleografica, ne mancano passaggi in cui Kusturica parla del suo mito senza però destare interesse nello spettatore. Maradona indefettibile rivoluzionario? C’è chi storce il naso, ma una vita così anticonformista in fin dei conti rende bene nella pellicola del regista serbo. Qualche stelletta in più la merita sicuramente un altro film con dei riferimenti al futebol, intenso ed impegnato.

Si tratta di “Cronaca di una fuga – Buenos Aires 1977” in concorso a Cannes nel 2006. E’ un lavoro del regista argentino Israel Adrian Caetano, che parla della storia di Carlo Tamburini, uno tra i trentamila “desaparecidos” argentini, perlopiù giovani di sinistra che furono imprigionati, torturati, sedati ed uccisi nei modi più turpi da parte della polizia dei regimi militari sudamericani, nel caso del film si tratta della dittatura di Videla. Il film parla di una storia vera, tratta dal libro di Tamburini “Pase libre: La fuga da la Mansión Serè”, in cui l’autore racconta le prigionie e le torture subite da parte dei commando militari in una villa situata nella periferia di Buenos Aires. Una truce esperienza che però riuscì a risolversi con una fuga attuata da Tamburini insieme ad altri tre giovani. Tamburini era un bravo studente di filosofia e promettente portiere di una squadra di calcio di serie B, il San Lorenzo de Almagro. Squadra di un barrio, quartiere periferico di Buenos Aires, ancora più politica dei Boca Juniors, forse per questo mezza squadra finì tra quei 30.000 desaparecidos. Il 23 novembre del 1977, proprio dopo una partita, Claudio viene sequestrato dalla polizia della Junta militare e accusato di «attività sovversive». Claudio non è un militante dell’estrema sinistra, è solo un simpatizzante, ma gli sgherri dei generali non vanno per il sottile, chi finisce nelle loro mani viene torturato e poi, confessi o no, fatto sparire. Assieme ad altri ragazzi come lui, Claudio viene rinchiuso nella Mansion Seré, una villa signorile adibita a centro di detenzione e tortura dalla dittatura militare argentina, isolata nella periferia di Buenos Aires. All’interno della Villa, Claudio trascorrerà mesi assieme ad altri ragazzi, sottoposto ad inaudite torture, psicologiche e fisiche.

Nel film si riesce a ricreare il clima di estrema tensione tra le mura fatiscenti della mansion, dentro lo squallore degli ambienti ed il senso generale di sporcizia, i materassi sporchi e le pozze di urina, le pareti scrostate, le brande cigolanti. Lo spettatore è catturato ed immedesimato da un suspance che viene fuori dalla continua incertezza sul destino dei giovani sottoposti alle sevizie per un periodo prolungato, le immagini puntano dritto ai nervi. I giovani nudi e dai corpi martoriati, striscianti e rannicchiati a terra, sembra di essere con loro. Sale ancora dippiù il nodo alla gola di chi guarda quando due aguzzini e due prigionieri in una cucina guardano la nazionale argentina in tv. Claudio pensa di approfittare della situazione per ucciderli e fuggire. Il compagno Gallego non vuole. Secondi drammatici, in apnea. Ma l’albiceleste segna e tutti si uniscono in un grottesco urlo per il gol. I mesi passano, ma Claudio non si è assuefatto alle torture, e così assieme a tre compagni – Guillermo, el Vasco, el Gallego – intuisce la possibilità dell’evasione e la mette in atto. E così siamo al momento della fuga a cui si riferisce il titolo, la tensione tocca il suo apice. Nudi come vermi i quattro corrono nella notte argentina e riescono a trovare dei panni per coprirsi e affrontare la prima alba da fuggiaschi. Solido, asciutto, il film si conclude con una didascalia sui destini dei quattro giovani.

 
 

Johnny Depp in The Rum Diary: le prime due foto ufficiali

Johnny Depp

Sono state diffuse online le prime due foto ufficiali prese sul set di The Rum Diary, film interpretato da Johnny Depp e basato sul libro omonimo del suo amico Hunter Thompson, lo stesso di Paura e delirio a Las Vegas.

 
 

Segno positivo per i cinema italiani

Avatar

In prossimità di metà anno, si comincia a calcolare, provvisoriamente l’andamento delle nostre sale e forse a sorpresa i dati Ansa registrano un aumento della frequentazione delle sale: addirittura +18,9% rispetto al 2009 nel periodo Gennaio-Maggio.

Per un totale di 53.935.768 spettatori anche il mese di maggio registra un segno +4%. La media presenze per schermo e’ salita del 17,2% nei confronti del 2009, attestandosi a 17.141 spettatori. Forse il sensibile aumento è da attribuirsi sicuramnete ai blockbuster primaverili: Robin Hood, Iron Man 2, Prince of Persia, ma soprattutto al grandissimo serbatoio di spettatori che è stato Avatar per tutto il periodo iniziale di questo 2010.

I dati aggiornati sono forniti da Audimovie.

Fonte: ansa/cinema

 
 

The Equalizer per Russell Crowe

Nonostante l’esordio deludente dell’A-Team al botteghino USA, si parla già dell’adattamento cinematografico di un altro celebre telefilm anni ’80, The Equalizer.

 
 

Prima immagine di Cowboys and Aliens

Jon Favreau ha pubblicato dal suo twitter una nuova immagine dal set di Cowboys and Aliens, il cinecomic fanta-western con Daniel Craig, Harrison Ford  e Sam Rockwell le cui riprese sono appena iniziate.

 
 

Lauren Graham mamma in Scream 4

Lauren Graham non abbandona nemmeno sul grande schermo i suoi panni di “mamma per amica”.

 
 

Gary Oldman di nuovo cattivo

Gary Oldman, tra i migliori attori in circolazione, tornerà ad interpretare quel tipo di ruoli da cattivo psicotico che l’hanno reso celebre.

 
 

Bradley Cooper per la Disney

La Disney ha acquistato un progetto sul baseball ancora senza titolo.

 
 

Di Caprio sarà Hoover

Leonardo Di Caprio sarà J.Edgar Hoover nel biopic che sarà il prossimo impegno registico del grande Clint Eastwood.

 
 

Rachel McAdams perde la memoria

Rachel McAdams sarà la protagonista femminile di The Vow  (Il voto).

 
 

Il segreto dei suoi occhi: recensione del film

Il segreto dei suoi occhi

Ha battuto (Il segreto dei suoi occhi) due rivali che sembravano dati per favoriti all’Oscar come migliore film straniero: l’Academy Award ha preferito al tedesco Il nastro bianco, apologo sull’ascesa delle idee naziste nella Germania dopo la prima guerra mondiale, e al francese Il profeta, dramma in prigione di un giovane immigrato, questo thriller argentino, all’apparenza più di maniera ma in realtà con numerosi punti di interesse.

Il segreto dei suoi occhi, è un thriller, certo, ma si presta a diversi altri livelli di lettura e il regista Juan José Campanella, già autore di altre pellicole in patria ma anche di alcuni episodi di telefilm statunitensi come Law and Order e il Dr House, mescola bene uno stile nordamericano da serial di ultima generazione ad elementi sognanti e stranianti tipici della parte latina dell’America, con ottimi risultati.

Ne Il segreto dei suoi occhi, Benjamin Esposito è un ex dipendente del Pubblico ministero e decide, una volta andato in pensione, di scrivere un libro sul caso che in assoluto gli era rimasto impresso, quello dello stupro e omicidio di Liliana, maestra e sposina novella adorata da un marito in cui Benjamin aveva visto l’amore assoluto. Un  caso che peraltro era stato piuttosto brillantemente risolto da lui e dalla sua superiora Irene con l’incriminazione del responsabile, un conoscente d’infanzia di Liliana, sottratto poi alla giustizia perché era stato arruolato dalla polizia segreta. L’occasione della scrittura è anche quella di rimettere insieme i pezzi di una vita mai veramente vissuta fino in fondo, di rendere giustizia a chi non c’è più e di esprimere un amore mai vissuto fino in fondo per Irene, oltre che trovare consolazione, e forse giustizia.

Molti fan di telefilm americani potranno vedere analogie con un “Cold case”, in salsa argentina, con lo stesso scavo alla ricerca della verità e della giustizia innanzitutto per le vittime, c’è chi rievocherà nel rapporto tra i due protagonisti quello degli x-filiani Mulder e Scully, ma il film fa anche riflettere su che rapporto ci può essere tra memoria e vendetta, su come si può scegliere di elaborare un lutto o continuare a viverlo in un inferno quotidiano, oltre che rappresentare dal suo interno l’Argentina soffocata dalla dittatura, che interferisce anche nel cercare giustizia e verità.

Un film forse meno incisivo e scottante di Il nastro bianco e Il profeta, ma non per questo meno coinvolgente ed interessante, una riflessione sulla vita, le occasioni perse e ritrovate, e la possibilità ad un tratto di poter provare ad andare avanti, con colpi di scena non convenzionali e un finale che lascia i protagonisti perplessi, sconvolti ma forse finalmente liberi.

 
 

La Papessa – recensione del film di Sönke Wortmann

La Papessa

La Papessa – Dopo averci raccontato per decenni storie di principesse, regine e cortigiane, il cinema sembra ultimamente essere interessato anche a insolite figure femminili, che affrontarono percorsi contro corrente, spesso con esiti tragici, ma indubbiamente interessanti.

Dopo la filosofa e scienziata Ipazia in Agorà e la scrittrice ed erudita Christine de Pisan di Christine Cristina, è il momento de La Papessa, storia dell’unica donna che riuscì a salire al soglio pontificio nel IX secolo, dopo aver fatto carriera in ambito ecclesiastico travestita da uomo. Una figura che per secoli è stata considerata leggendaria, inventata per denigrare la Chiesa, e di cui solo recentemente è stata provata l’identità, grazie anche agli stimoli dati dal romanzo di Donna Woolfolk Cross, a cui il film è ispirato.

Se in una precedente pellicola in tema, Pope Joan del 1972, la Papessa veniva rappresentata come una assatanata sessuale e corrotta, qui Giovanna, fanciulla germanica cresciuta tra un padre cristiano bigotto e una madre che porta avanti le credenze matriarcali pagane, è vista come una luce in mezzo a barbarie e corruzione, una donna assetata di sapere e di vicinanza con Dio fin dall’infanzia, che si traveste da uomo per portare avanti il suo progetto di vita, facendo anche del bene a poveri, malati e al Papa stesso, salvo poi pagare una volta diventata Papa l’unico cedimento della sua vita con il solo amore carnale che ha avuto, un suo antico protettore che ha ritrovato anni dopo, morendo per i postumi di un parto prematuro.

La Papessa – recensione del film di Sönke Wortmann

Giovanna ha le sembianze androgine e poco patinate di Johanna Wokalek, già terrorista degli anni Settanta ne La banda Baader Meinhof, attorniata dal più decorativo ex capitano di Gondor David Wenham, e dell’ottimo Papa Sergio di John Goodman: la regia di Sonke Wortmann costruisce un kolossal in cui non mancano concessioni allo spettacolo e all’avventura, oltre ad un discorso indubbiamente protofemminista e ad una contrapposizione tra una visione della religione dogmatica, dura e che esclude molti (le donne in testa, ma anche i malati e gli emarginati) e un approccio alla religione più vera e meno corrotto, simboleggiato appunto da Giovanna, spirito illuminato in tante occasioni. Gli effetti speciali al computer ci sono ma si notano poco, e la Roma ricostruita in Marocco ha un suo fascino non stereotipato.

La papessaIl romanzesco è un elemento importante della vicenda, rigorosa e struggente, tragica e cruda, ma la ricostruzione storica non è fatta male, ricostruendo un’epoca in maniera non didascalica e noiosa ma nemmeno dando tutto per scontato come ha fatto Ridley Scott in Robin Hood.

L’elemento più interessante del film è indubbiamente Giovanna, in anticipo sui tempi, portatrice di una visione più aperta di cultura, fede, ruolo delle donne e apertura al prossimo, una delle tante ragazze vestite da uomo che da anni per non dire secoli popolano l’immaginario, tra realtà e finzione. Del resto furono tante le donne che in epoche buie si vestirono da uomo per poter seguire strade che erano loro precluse o semplicemente per portare a casa più facilmente la pagnotta, ed è tutto un settore in cui il cinema potrebbe trovare ispirazione per storie interessanti e anche insolite: chissà quante siamo dice alla fine un personaggio caro a Giovanna. Lei fu scoperta, ma altre no.

 

 
 

Uscite al cinema 18 Giugno 2010

A-Team: quattro ex membri delle forze speciali degli USA, quattro veterani della guerra in Iraq sono i protagonisti di questo film che ovviamente si rifà alla famosissima serie televisiva.

Capeggiati da Hannibal Smith (Liam Neeson), la squadra A-Team composta da: Sberla (Bradley Cooper); B.A. (Quinton Jackson); H.M. Murdock (Sharlto Copley), dovrà ripulire il suo nome. Infatti Hannibal, Sberla e B.A. sono sospettati di aver commesso un grave crimine durante la guerra e per questo sono stati incarcerati. I tre riescono però a scappare dalla prigione e si uniscono a Murdock, pilota di ricognizione, e tentano di sfuggire al colonnello Sosa (Jessica Biel), ex amante di Sberla, mentre tentano di riabilitare il loro nome.

Finalmente arriva al cinema la vecchia serie televisiva anni ’80, certo ora gli effetti speciali e le riprese saranno sicuramente migliori, ma per i nostalgici della serie speriamo che il film non sia deludente. Le battutine sagaci, i combattimenti e le sparatorie…sono sempre gli stessi, unica differenza gli attori.

About Elly: Ahmad è un iraniano che vive da tempo in Germania ma, dopo un matrimonio fallito con una donna tedesca, decide di tornare per qualche giorno a Teheran. Qui i suoi amici e compagni universitari decidono di organizzare un week end sulle rive del mar Caspio. Ad organizzare tutto ci pensa Sepideh, che all’insaputa di tutti invita alla gita Elly, maestra di sua figlia,per farle conoscere Ahmad. Infatti l’uomo vorrebbe risposarsi con una donna iraniana e vivere una vita tranquilla proprio come i suoi amici…ma succede qualcosa di imprevisto. La casa che avevano prenotato per la vacanza non è più disponibile e il gruppo si deve quindi adattare a vivere dentro una casa chiusa da tempo, dopodiché, mentre i genitori di uno dei bambini escono per fare spese incaricando Elly di sorvegliarlo, il bambino rischia di affogare! Tutti iniziano a cercare Elly per chiedere spiegazioni ma inaspettatamente Elly è scomparsa!

Il film del giovane Asghar Farhadi ci offre una visione dell’Iran fuori dai soliti stereotipi e ci mostra la vita e le dinamiche esistenziali che intercorrono tra giovani trentenni. Farhadi esamina i rapporti di amicizia che da un lato sembrano simili a quelli di qualunque altra persona, ma che d’altra parte sono differenti perché pian piano emergono le restrizioni e le varie regole dettate dalla loro religione.

5 appuntamenti per farla innamorare: Genevieve è una giovane donna che vive nel cuore di Brooklyn, possiede un negozio di fiori, ama il romanticismo e il giorno di San Valentino, ma, dopo mille delusioni amorose e molte sofferenze, non crede più nei rapporti stabili. Ha una regola: non frequentare un uomo per più di 5 appuntamenti, così evita di far entrare qualsiasi persona nel suo cuore. Un giorno però incontra Greg, un uomo attraente, divertente e affascinante. Si è trasferito in città dopo aver aperto un ristorante e aver lascito alle spalle la carriera da avvocato. Greg è single perché non riesce a capire le regole del corteggiamento di una donna e non capisce come fare ad essere romantico. Dopo che i due escono insieme, Genevieve spiega a Greg la sua teoria dei 5 appuntamenti, Greg incuriosito, tenta la nuova tattica ma….i due non sanno che ben presto scatterà tra loro la scintilla e che dovranno arrendersi all’amore.

Una nuova commedia romantica per la protagonista del film “Il mio grosso grasso matrimonio greco”, Nia Vardalos fiancheggiata ancora una volta da John Corbett . Una commedia che ci fa ridere e riflettere su i rapporti d’amore.

Lei è troppo per me:  Kirk è un ragazzo un pò impacciato, lavora come agente di sicurezza di un aeroporto e vive una vita monotona e ordinaria; Molly è una ragazza bella, intraprendente, una donna di successo….due opposti che sono destinati ad unirsi. Infatti dopo che Kirk salva Molly dalle attenzioni moleste del suo capo, la ragazza rimane affascinata dalla gentilezza di lui e decide di dargli un appuntamento. I due ben presto si innamorano mentre tutto intorno le persone rimangono sbalordite dalla strana coppia….come fa una ragazza bellissima ad innamorarsi di un ragazzo così ordinario? Persino Kirk si ripete in continuazione: “lei è troppo per me!”…tra mille difficoltà, però, la coppia riuscirà ad andare oltre sciocchi pregiudizi.

Jim Field Smith con una commedia romantica ci fa riflettere su uno dei pregiudizi della società: la bellezza. Una bella donna non può innamorarsi di un uomo senza che questi sia necessariamente bello? Un uomo non può aumentare la stima per se stesso confrontandosi con un mondo diverso dal suo e con la bellezza di una donna? E una donna può, anche se oggettivamente bella, essere intelligente e ammettere di avere anche lei dei difetti? Beh secondo Smith si e ce lo dimostra con il suo primo film.

L’imbroglio nel lenzuolo: siamo nel 1905 in Sicilia, un ragazzo, Federico, studia controvoglia medicina, la sua vera passione è la scrittura di storie d’amore per il cinematografo, la grande invenzione che riflette la vita su un lenzuolo. Stanco di studiare, Federico si improvvisa direttore di scena nel teatro di Don Gennarino Pecoraro, un impresario napoletano che da sempre desidera scrivere una storia da proiettare. Così Don Gennarino commissiona al ragazzo una storia che scopra nuove bellezze siciliane e che ne mostri le grazie. Federico sceglie come protagonista della pellicola Marianna, una bella fattucchiera povera ed analfabeta che abita in una grotta su di una collina insieme alla sorellina. Il film avrà molto successo ma creerà anche molti problemi alla povera Marianna che in paese verrà additata e disonorata.
Prodotto e interpretato da Maria Grazia Cucinotta, il film è tratto dall’omonimo romanzo di Francesco Costa. Si racconta l’arrivo del cinematografo in Italia e di come questo sconvolse la vita di tutti i cittadini, sopratutto nei paesini dove stravolse i vecchi e “buoni” costumi con i suoi spettacoli pruriginosi.

Una notte blu cobalto: Dino Malaspina è uno studente universitario fuori corso che non sa come mandare avanti la sua vita. Lasciato da Valeria, il suo grande amore, vive nel rimpianto e nel dolore. Ogni tentativo di riconquistare la ragazza fallisce miseramente e la vita universitaria non è migliore di quella sentimentale. Come fare per rialzarsi? Durante una passeggiata notturna Dino vede l’insegna di una pizzeria da asporto che non aveva mai notato. La pizzeria si chiama “Blu cobalto” e il proprietario cerca un ragazzo per le consegne. Dino accetta così il lavoro e durante la lunga notte consegnerà pizze a una serie di strani personaggi e riuscirà a riflettere sulla sua vita…

Questo primo film di Daniele Gangemi ci racconta la vita e le difficoltà di uno studente fuori corso come tanti ormai ai nostri giorni. Una commedia che ci mostra come un ragazzo tra mille difficoltà deve imparare a camminare da solo, a prendere le proprie decisioni e le conseguenze che da esse derivano per entrare finalmente nel mondo dei grandi. Qui puoi trovare la recensione

 
 

Somewhere trailer

 
 

I Puffi

 

 
 

Cronache di Narnia: il Viaggio del Veliero trailer

 
 

Cronache di Narnia: il Viaggio del Veliero trailer

Ecco il primissimo teaser trailer delle Cronache di Narnia: il Viaggio del Veliero, che verrà proiettato davanti alle copie americane di Toy Story 3: La Grande Fuga a partire da domani.


Il filmato, decisamente lungo, ci mostra le prime scene del terzo episodio della saga fantasy, e sembra essere un ritorno al grande fantasy del primo episodio della serie. Questa volta i protagonisti sono i più piccoli dei fratellini Pevensie, Lucy ed Edmund, e il loro terribile cugino Eustachio. Insieme finiranno in una avventura che li porterà ai confini degli oceani del mondo di Narnia, a bordo del magico Veliero.

Il film, diretto da Michael Apted, è prodotto dalla 20th Century Fox (tramite la divisione Fox Walden), che è subentrata alla Disney dopo che questa si è tirata indietro dal ruolo di co-finanziatrice e distributore.

 
 

Nicole e Nicolas insieme per Joel

Joel Schumacher, che ha già diretto Nicolas Cage in 8 millimetri, collaborerà di nuovo con il protagonista di Ghost Rider questa volta in coppia con l’australiana Nicole Kidman.

 
 

Un thriller per Miley Cyrus

Dopo una tournèe che ha rifondato il suo look, facendola apparire decisamente più adulta che nei panni di Hannah Montana, Miley Cyrus è decisamente lanciata nel mondo del cinema, e dopo il film drammatico The Last Song,…

 
 

The A-Team: recensione del film con Bradley Cooper

The A-Team

Arriva al cinema distribuito da 20th Century Fox, The A-Team l’action film diretto da Joe Carnahan, con Bradley Cooper e Liam Neeson.

In The A-Team – nostalgici degli anni ’80 correte al cinema! Perché se nell’ultimo periodo si storce il naso quando una serie cult viene trasposta sul grande schermo (vedi effetto Star Trek), non sempre il risultato è piacevole come nel caso del redivivo The A-Team, corpo speciale ‘mercenario’ che nel film diretto da Joe Carnahan torna alla ribalta dopo 23 anni di silenzio per riabilitare il torto subito all’origine della serie.

E quindi rieccoli Hannibal, Sberla, Barracus e Murdock, rinati con fattezze nuove ma decisamente convincenti a sfidare leggi fisico-balistiche realizzando i piani militari meglio riusciti di sempre. Carnahan, regista di Smokin’Aces, ribadisce il suo stile convulso con una scena d’azione dopo l’altra, aumentando sempre più la dose di esplosioni fino al finale letteralmente pirotecnico che trascina lo spettatore quasi attonito in una confusione, forse estranea ai toni dell’originale serie tv, ma che appaga i sensi fino a saturarli.

The A-Team – recensione del film con Bradley Cooper

Ovviamente qualcosa cambia, a partire dal target di riferimento, che si discosta molto dall’ambiente ‘domestico’ al quale era rivolta la serie dell’83, ma ovviamente anche lo scenario bellico cambia (dal Vietnam all’Iraq) e la tecnologia di cui usufruiscono i nostri eroi.

Più azione e più violenza, ma il tutto è sdrammatizzato dallo spirito di gruppo e dalle dinamiche caratteriali che sono rimaste intatte, merito di quattro attori che abbracciano il loro ruolo quasi nella totalità fatte piccole eccezioni: un Hannibal meno spiritoso quello di Liam Neeson, ma che aggiunge sbruffoneria all’originale; Bradley Cooper è perfetto nella parte di Sberla, seppure ne abbandona i modi sofisticati per adottare un approccio più ‘fisico’ con lo spettatore; più minimal B.A. Barracus (Quinton ‘Rampage’ Jackson), senza la sua classica mole di collane, ma con interessanti sfumature psicologiche che si addicono al suo personaggio sempre in conflitto (scherzoso) con Sharlto Copley, eccezionale Murdock, più folle che mai e sicuramente il personaggio meglio scritto ed interpretato. Copley si cala completamente nel ruolo, diventando Murdock, non interpretandolo e basta, e così per lui è facile rubare la scena al resto del Team.

Nota positiva anche per Jessica Biel, che nonostante l’ingombrante bellezza, riesce a costruire un personaggio interessante ed inedito, una via di riscatto per i nostri simpatici eroi. Bello anche il ruolo dell’incerto agente della CIA Lynch (Patrick Wilson), che aggiunge comicità, a dimostrazione che seppure con più proiettili esplosi, il film non snatura poi così tanto lo spirito della serie.

Un reebot che percorre un cammino proprio ma che di continuo si guarda alle spalle, omaggiando l’originale, come nella clamorosa scena dell’evasione di Murdock che strappa ese non un applauso, almeno un sorriso nostalgico allo spettatore fedele. E per quello che riguarda la verosimiglianza delle scene d’azione, la realtà è che tutto l’A-Team per costituzione è un  miracolo balistico, anche se il reastyling calca la mano e li rende più sbruffoni.

Una pecca del film è forse un montaggio un po’ squilibrato, poco ordinato nelle scene d’azione e un po’ troppo rapido in altri punti in cui lo spettatore forse esigeva qualche spiegazione in più, ma in definitiva il nuovo The A-Team intrattiene a tratti troppo rumorosamente ma allegramente per due ore lo spettatore e gli consegna un finale aperto che lascia più di una possibilità per un sequel che speriamo non si faccia attendere per altri 23 anni.

Dopotutto a tutti piacciono i piani ben riusciti!

 
 

E’ morto Odisseo

E’ morto all’età di 74 anni l’attore di cinema e teatro Bekim Fehmiu, noto al pubblico italiano per avere interpretato Ulisse nella splendida versione dell’Odissea  televisiva diretta da Franco Rossi nel 1968.

 
 

Bright Star: recensione del film di Jane Campion

Bright Star

Bright Star è una elegante pellicola firmata Jane Campion, l’acclamata regista di Lezioni di piano, la quale ha anche scritto la sceneggiatura del film. Presentato al Festival di Cannes 2009, Bright Star racconta la contrastata storia d’amore fra il poeta romantico John Keats e la sua vicina di casa Fanny Brawne. Il titolo del film riproduce quello dell’omonima poesia che Keats ha scritto ispirandosi alla sua innamorata e musa, che dà impulso alla sua creatività.

In Bright Star la vicenda si svolge a Londra a partire dal 1818, anno in cui iniziò la breve e intensa relazione tra il poeta inglese e la sua musa esperta di moda. La travagliata storia dei due protagonisti durò soltanto tre anni, giacché Keats morì di tubercolosi a Roma a soli venticinque anni, ma dette vita a una appassionata corrispondenza tra i due che alimentò le rispettive vite colmandole di un sentimento vigoroso e duraturo che oltrepassa il tempo.

Bright Star, il film

Bright Star si dipana in due ore che risultano appassionanti anche per chi non conosce la vicenda o il celebre poeta; inoltre si fa apprezzare anche da chi non ama la poesia, ma non può che rimanerne soggiogato guardando Bright Star, film che omaggia i sentimenti e la sacralità degli affetti. Chi ne resterà deluso probabilmente è prigioniero di freddezza emotiva, poiché è impossibile non rimanere catturati dall’esposizione dei versi o dal dolce sentimento che avvolge i protagonisti, gli ottimi Ben Whishaw e Abbie Cornish.

L’eleganza formale della pellicola si avvale delle struggenti musiche e dei costumi, ma è dominata da scenografie incantevoli che danno vita a bucolici e suggestivi scenari: prati fioriti, campi di grano, natura rigogliosa che sboccia in gran parte delle inquadrature, fino a suggerire in un paio di scene l’incanto della pittura impressionista. Pare una primavera eterna e luminosa (che riflette il rapporto dei protagonisti), talvolta intervallata da piccoli stralci di un inverno che scorre in pochi secondi, finché giunge il drammatico finale: il prematuro inverno dell’esistenza nella primavera di un poeta che sapeva cantare la bellezza. Questa suggestione è visivamente palesata nelle ultime scene, quando la fotografia si fa fredda e gelida mentre l’inverno soffoca il paesaggio un tempo in fiore. Non rimangono dunque che i ricordi e le parole. Le parole accompagnano i titoli di coda, poetici in senso letterale, che inducono lo spettatore a rimanere seduto fino al termine del loro scorrere, con la mente avvinta agli incantevoli versi decantati.

 
 

Il Regno di Ga’Hoole – La Leggenda dei Guardiani Trailer

 
 

Cuaron alle prese con il 3D

Qualche tempo fa si era parlato del il film Gravity diretto da Cuaron e interpretato da Robert Downey Jr (dopo che la Jolie aveva declinato l’offerta).

 
 

Downey Jr. produce Yucatan

Robert Downey Jr., fondatore assieme alla moglie Susan  della società di produzione Team Downey, produrrà il film Yucatan, uno heist movie sviluppato all’epoca per Steve McQueen.

 
 

Prima immagine dei Puffi 3D

USA Today pubblica la prima foto di produzione de i Puffi 3D (un mix di live action e di CGI), che mostratre esserini blu nel bel mezzo di Time Square.

 

 
 

Tata matilda e il grande botto: recensione del film

Tata matilda e il grande botto

Tata matilda e il grande botto – Chi potrà salvare dalla sicura rovina la vecchia e fatiscente fattoria dei Green? Forse una misteriosa e ben poco attraente governante apparsa dal nulla in una notte tempestosa? Tata Matilda armata del suo magico bastone e con l’immancabile compagnia di un nero ed inquietante corvo irrispettoso susciterà prima inquietanti interrogativi ma ben presto si rivelerà molto utile alla causa.

Ambientato in Inghilterra, durante la seconda guerra mondiale Tata matilda e il grande botto: in un piccolo e sperduto villaggio della campagna inglese la giovane Mrs.Green (Maggie Gyllenhaal) ha il suo bel da fare nel crescere i tre scalmanati figlioli senza l’aiuto del marito partito per il fronte. La piccola fattoria di famiglia versa in pessime condizioni, un piccolo e vecchio trattore a rischio pignoramento è l’unica speranza per concludere il raccolto altrimenti Mrs.Green dovrà cedere alle quotidiane pressioni del viscido e mellifluo cognato, Zio Phil (Rhys Ifans), che cerca disperatamente di convincerla a vendere la proprietà per poter così saldare i suoi debiti di gioco.

Tata matilda e il grande botto, il film

Quando a tutto questo si aggiunge l’arrivo dei due ricchi ed impertinenti nipotini di città che i genitori spediscono in campagna da una Londra minacciata dagli attacchi aerei nemici, i guai si moltiplicano in quanto la convivenza tra i cugini si rivelerà da subito alquanto problematica e conflittuale. Così nel mezzo di tanta baraonda e quando il tutto sembra degenerare ecco comparire quasi dal nulla in una notte di tempesta, Tata Matilda (Emma Thompson), una misteriosa quanto inquietante governante ausiliaria dell’esercito che si offre di aiutare la povera e disperata Mrs.Green. Con l’immancabile collaborazione di un nero corvo dalla difficile digestione ed uno strano bastone dai magici ed incredibili poteri, la nuova e singolare ospite saprà dar loro aiuto nel respingere le quotidiane insidie di Zio Phil sempre intenzionato a portare al fallimento la fattoria. Ma su ogni cosa Tata Matilda saprà impartire a suo modo importanti ed indimenticabili lezioni di vita ai giovani protagonisti che tra maialini acrobati e motociclette volanti impareranno a comportarsi con coraggio, lealtà e rispetto reciproco.

Difficile se non impossibile evitare confronti e parallelismi con la capostipite delle governanti cinematografiche, Mary Poppins, di cui Tata Matilda è una sorta di rivisitazione noir; un tetro bastone al posto dell’ombrellino ma gli stessi inquietanti e misteriosi poteri magici come strumento a volte, se non sempre, poco ortodosso per convincere i giovani protagonisti a comportarsi a modo.

Pur mancando dell’originalità, del ritmo e della genialità del vecchio capolavoro della Disney, Tata Matilda e il grande botto – diretta dalla regista Susanna White, si farà apprezzare comunque da un pubblico giovane se non giovanissimo in quanto permette di trascorrere poco meno di due ore in discreta allegria. La storia pur dal finale alquanto prevedibile ha comunque una sua struttura, i personaggi sono ben costruiti e la compresenza di interpreti dall’indubbio valore, da un irriconoscibile Emma Thompson, al bravo Rhys Ifans oltre alle partecipazioni di Ralph Fiennes e Maggie Smith, sicuramente alzano il livello qualitativo di una sceneggiatura piuttosto semplice.

 
 

Somewhere trailer

Ecco pubblicato il trailer di Somewhere, nuovo film di Sofia Coppola.

 
 

Nolan ritorna a parlare di Batman 3 e Superman

Superman II film

Il regista Christopher Nolan ha parlato brevemente di Superman e Batman 3  durante l’Hero Complex Film Festival, dove ha rivelato anche qualche aneddoto sul Cavaliere Oscuro…

Per prima cosa Nolan ha parlato del suo coinvolgimento nel reboot di Superman: Geoff Boucher (il giornalista di LA Times) ha spiegato che probabilmente “è troppo presto per parlarne” ma ha chiesto comunque a Nolan come mai lui, i cui personaggi sono di solito tormentati, vuole essere coinvolto nel reboot di Superman, un personaggio che non è tormentato. Ha dichiarato che lui sarà solo il produttore e ha raccontato nuovamente la storia di David S. Goyer che gli ha fornito un idea interessante. Non ha voluto dire quale sia l’idea.

Nolan ha poi parlato di Batman 3, spiegando che non intende seguire nessuna delle teorie dei fan e assolutamente di non leggerle:

Hanno chiesto a Nolan se è divertito dei fan cast su internet. Nolan ha risposto che non va su internet e non ha nemmeno l’e-mail o il telefono cellulare. Ha imparato molto presto sul set di Batman Begins che non è una grande idea leggere cosa dicono i fan. Dopo aver spiegato che la scena preferita de Il Cavaliere Oscuro è quella dell’interrogatorio tra Joker e Batman, Nolan ha provato a spiegare il perchè del successo del film:

Nolan si è detto totalmente sorpreso dal successo ottenuto da Il Cavaliere Oscuro e ha spiegato che il successo è dovuto ad un paio di ragioni tra le quali Heath Ledger. Un altro motivo è che quando uscì Batman Begins le persone erano nervose per via dei film precedenti e perchè l’idea del reboot era ancora estranea, a quel tempo. Quando uscì il Cavaliere Oscuro, le persone erano pronte a fidarsi di più.

Nolan ha concluso spiegando di non apprezzare la tecnologia 3D (trovate maggiori informazioni su cosa ne pensa del 3D sul nostro blog 3D-Life.it), ma nell’ultimo reportage su Hero Complex Geoff Boucher ha concluso spiegando che non è un mistero che la Warner Bros. abbia intenzione di fare pressioni per distribuire Superman e Batman 3 in 3D nel 2012, e che Nolan speri che ci siano dei miglioramenti tecnologici nel campo del 3D ora di allora:

Sono piacevolmente colpito da come si presenta Inception, è molto chiaro e molto nitido, quindi se la tecnologia migliorerà, queste differenze [con il cinema 3D] non si faranno più sentire, e questo è quello che spero.

Fonte: collider.com

 
 

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