“In grazia di Dio”,
frutto di un’originale formula produttiva ed ecologica che si
ispira alla storia del film, è prodotto da Alessandro Contessa,
Gustavo Caputo e lo stesso Winspeare per Saietta Film con Rai
Cinema, in associazione con Banca Popolare Pugliese e Luigi de
Vecchi, con il sostegno di Apulia Film Commission, in
collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Agricole della
Regione Puglia.
Quattro donne si rifugiano in
campagna in seguito al fallimento della piccola impresa a
conduzione familiare, travolta dalla generale crisi economica. Il
lavoro della terra e il baratto dei prodotti – contro ogni
aspettativa – sono l’occasione per un nuovo inizio, la possibilità
di una nuova vita.
Un film ecologico, a impatto
zero. Una piccola storia sulla felicità.
Finis Terrae: Leuca. La crisi che ha
messo in ginocchio l’intera Europa colpisce anche la piccola
fabbrica che Adele porta avanti con suo fratello Vito, sono
costretti a chiudere. Vito, dopo aver tentato i soldi facili
sobillato dall’ex marito di Adele, abituato a vivere di espedienti,
parte per la Svizzera. Adele, sua sorella Maria Concetta, con la
passione per la recitazione e sua figlia Ina si trasferiscono nella
casa di campagna della madre di Adele, dove iniziano a coltivare la
terra. La vita scorre e si trasforma, la terra diventa nuova fonte
di vita.
Edoardo
Winspeare, nome “straniero” che però da quasi un decennio
racconta con i suoi film il Salento, terra di confine, terra di
conquista, da parte dei ricchi stranieri e italiani che vogliono
accaparrarsi la sua naturale bellezza. Ma non tutto è in vendita,
dicono le donne di questo film, soprattutto i legami famigliari e
il legame con la terra di origine.
Winspeare realizza un film definito
“a km 0” perchè girato con gente del luogo, attori non
professionisti, nel luogo stesso di appartenenza e valorizzando,
grazie anche alle forze locali come l’Apulia Film Commission e la
Banca Popolare Pugliese un film la cui storia prende molto spunto
dalla realtà che viviamo in questi anni.
Ciò che è diverso dal solito è la
forza delle quattro protagoniste, tutte donne, di tre generazioni
diverse, ma con lo stesso sangue, che dimostrano nei loro gesti,
nelle loro parole, il loro attaccamento all’unica cosa di cui non
ci si può liberare: la propria origine. Sono donne in ribellione
con loro stesse, ma che restano sempre ferme nello stesso punto,
che si ribellano per poi accettare, che urlano per poi tacere. La
ribellione è più una sopravvivenza, ma forse è anche l’unico modo
per poter andare avanti. Il territorio è ricchezza e gabbia allo
stesso tempo, pare. Una madre acida da cui scappare, ma alla quale
alla fine, non si può che tornare.
Ci sono echi di neorealismo, di
padron ‘Ntoni e di Terra Trema, ma anche
di cinema italiano più recente come Speriamo che sia femmina di
Mario Monicelli, con il quale condivide molti
aspetti ma sicuramente dal quale si distacca per la scelta di un
cast tutto femminile ma di attrici non professioniste, che però
rendono perfettamente le modalità di relazione e anche di pensiero,
delle donne che rappresentano.
Netflix è lieta di annunciare l’arrivo del
film In
fuga da Babbo Natale, la commedia di Natale che
vede come protagonisti Giampaolo Morelli e Ilaria
Spada, insieme al piccolo Enea
Indraccolo, per la regia di Volfango De
Biasi. Soggetto e sceneggiatura sono dello stesso De Biasi
insieme a Fabio Bonifacci.
In fuga da Babbo
Natale, una produzione Colorado Film, è in arrivo solo su
Netflix dal 15 dicembre e sono ora disponibili il trailer
ufficiale, il poster e le prime immagini dal film.
In fuga da Babbo Natale,
la trama
Antonio ha 7 anni ed è orfano di
padre. La sera della vigilia di Natale non vuole doni, vorrebbe
solo volare con la slitta di Babbo Natale fino alla stella dove
vive il suo papà. Per questo, quando vede Babbo Natale scendere dal
tetto di casa sua, decide di seguirlo come suo aiutante. Non sa che
sotto la barba e il cappello si nasconde un ladro, che ha deciso di
usare questo travestimento per rubare indisturbato. Chi fermerebbe
mai Babbo Natale? Casa dopo casa, furto dopo furto, passeranno una
notte speciale che non dimenticheranno mai più e che cambierà per
sempre le loro vite.
Basato su “Le Père Noël” diretto da
Alexandre Coffre e prodotto da QUAD, il film è prodotto da
Iginio Straffi e Alessandro Usai
per Colorado Film e vede nel cast anche Mario De La Rosa, Elisa Di
Eusanio, Michela Andreozzi, Renato Marchetti, Marco Conidi, Romano
Talevi, Federico Tocci e Ninni Bruschetta.
“Caro Babbo Natale, quest’anno
vorrei…” è l’incipit più famoso al mondo, che rispecchia forse
al meglio ciò che cos’è il Natale per tutti noi: un momento in cui
desideri e sogni si incrociano e connettono con forza, facendosi
più vividi e luminosi. Sarà per la sua magia, per l’aria di festa e
l’atmosfera distensiva e gioiosa. O per le grandi tavolate
imbandite che segnano il momento di ricongiungersi con i propri
affetti. Qualsiasi siano le ragioni, il periodo natalizio è fatto
di questo: polvere di stelle, fantasia e desideri impossibili
tenuti per troppo tempo nel cassetto che aspettano di avverarsi.
Come quello di Antonio, il protagonista di In fuga con
Babbo Natale, nuovo
filmNetflix di Natale, che decide di scrivere
all’ultimo minuto a Babbo Natale per cambiare il suo regalo.
Quest’anno vorrebbe solo poter
viaggiare sulla stella dove si trova il padre, purtroppo venuto a
mancare, e riabbracciarlo. Solo lui è in grado di accontentarlo,
perché Santa Claus è magia e immaginazione pura, una figura piena
di speranza a cui aggrapparsi per illudersi di ottenere ciò che si
brama con tutto il cuore, e così andare avanti nell’attesa di
averlo. In fuga con Babbo Natale è un
family movie, una sorta di favola volta a
raccontare proprio il sapore del Natale, in cui spesso, pur non
essendoci l’omone dalla barba folta e bianca a portarci dei doni, è
in grado di darci comunque ciò che chiediamo, se solo apriamo gli
occhi del cuore e della mente e ci lasciamo andare. Diretto da
Volfango de Biasi e sceneggiato dallo stesso
insieme a Fabio Bonifacci, il film ha come protagonisti
Giampaolo Morelli e il piccolo esordiente
Enea Indraccolo.
In fuga con Babbo Natale, la
trama
È la vigilia di Natale. Antonio è
stato messo da poco a letto dalla madre, che nel frattempo sta
dando in soggiorno una festa con tutti i suoi amici, fra cui un
certo Xavier, che il bambino ha compreso avere specifiche
intenzioni sentimentali con lei. Lui però non vuole che loro si
frequentino, intanto perché ha capito che all’uomo i bambini non
piacciono, e poi perché pensa ancora al papà, secondo lui partito
per andare su una stella ma in verità morto. Mentre cerca di
addormentarsi, dal balcone sente dei frastuoni. Qualcuno è caduto e
pare proprio essere… Babbo Natale! In realtà, però, quello che
Antonio crede essere l’uomo magico dei doni, è solo un ladro
travestito che ruba negli appartamenti. Dopo avergli promesso di
portarlo dal padre se fa silenzio, Antonio decide di seguirlo,
inconsapevole della sua vera identità.
Quando Babbo Natale, che si chiama
Pasquale, deve irrompere nelle case, gli fa credere che a dargli
una mano siano i suoi folletti invisibili, e che lui entra nelle
abitazioni solo dei cattivi per dargli una lezione. L’uomo,
scopriremo ben presto, ha un piano ben preciso e la sua storia non
è delle più felici: tradito dalla compagna e dal suo stesso amico,
che non solo gli ha rubato la partner ma anche la società, adesso
deve risarcire alcuni malavitosi che gli hanno prestato dei soldi
per pagare un avvocato e l’unico modo per farlo è rubare, ma non a
chiunque, solo a coloro che in passato lo hanno tradito. Antonio,
che lo segue senza farsi problemi, rapito dalle bugie tramutate in
favole che Pasquale in fondo gli racconta in buona fede, vivrà la
più bella notte della sua vita…
La magia del Natale è dentro il
nostro Io bambino
In fuga con Babbo
Natale inizia con il solito pretesto narrativo,
ritrovato, pur in forma diversa, anche nell’Elf Me di
Prime
Video (qui
la nostra recensione). Un bambino che ha perso il padre e con
esso anche il gusto di vivere serenamente. È un film che si avvia
ponendo l’accento sul concetto della mancanza, una ferita che solo
Babbo Natale può risanare davvero con i suoi incantesimi, e che
dunque si costruisce sul solito cliché del caso. Se però nella
pellicola sopracitata la messa in scena si dimostrava essere
originale e ben definita, purtroppo la nuova storia di Volfango de
Biasi sembra barcollare, di base, su una sceneggiatura trita e
ritrita. Rimescolata per darle un volto diverso, ma simile a tante
altre che non aggiungono niente che possa interessare e coinvolgere
al cento per cento. Il cuore si scalda lo stesso in alcune scene,
perché In fuga con Babbo Natale è un
film dai buoni sentimenti e sa come ammorbidire lo
spettatore puntando sull’elemento Morelli-Indraccolo, una coppia
che riesce a far sorridere e nel finale anche commuovere, e che
proprio per questo meritava una narrazione più solida e
strutturata.
In realtà, a
funzionare maggiormente, se proprio dobbiamo analizzare la
prova attoriale dei due, è proprio l’ottimo Enea
Indraccolo, che riesce a trasmettere l’innocenza e
la meraviglia di un bambino che crede, con la sua dolce ingenuità,
nella bellezza del mondo, seppur questo sia decisamente
più oscuro di quel che sembri. Lui, però, con il sguardo
trasognante e incantato, rappresenta al meglio lo stupore provato
da Antonio quando Pasquale lo inganna con racconti inventati. Ed è
forse questo il messaggio più riuscito di In fuga con
Babbo Natale: attraverso il piccolo Antonio e il suo
credere senza indugio a tutto quello che il ladro gli sta dicendo,
capiamo che l’unico modo per sentire o meno l’essenza del Natale
deriva dalla nostra capacità di riconnetterci con i nostri Io
bambini, grazie ai quali percepiamo la magia e la felicità
incontaminata, a prescindere dal marcio che ci circonda. Proprio
come accade a Pasquale, che alla fine però dalla purezza e fantasia
di Antonio imparerà non solo ad affrontare quel periodo per lui
infelice, ma a riassestare tutta la sua intera vita e scoprirsi
diverso.
Ci sono storie che spingono i propri
personaggi – e di conseguenza anche gli spettatori – a rivalutare
la propria vita e il modo in cui la si porta avanti. Molto spesso
ciò avviene in conseguenza ad eventi particolarmente forti da un
punto di vista emotivo, tanto nel bene quanto nel male. Un
affascinante esempio di ciò è In fondo al
cuore, il dramma diretto nel 1999 dal regista
Ulu Grosbard. In esso si racconta infatti di un
rapimento, ma non è questo il cuore del film, bensì il processo che
i personaggi saranno chiamati a compiere per poter riprendere il
controllo delle proprie vite. Distante da ciò che ci si
aspetterebbe da un racconto con queste premesse, il film si
concentra dunque sul mondo interiore dei personaggi.
Prende così forma una toccante
storia dove la madre protagonista si afferma come una protagonista
tanto dotata di fragilità quanto di forza d’animo. Apprezzato
proprio per le interpretazioni che lo arricchiscono, In fondo
al cuore è stato uno dei film più popolari del suo anno e
ancora oggi a distanza di tempo si dimostra essere un’opera capace
di comunicare sincere emozioni e riflessioni ai propri spettatori.
Prima di intraprendere una sua visione, però, ecco quello che c’è
da sapere sulla sua trama, sul cast di
attori e sulla genesi e il
significato del film. In ultimo, si indicherà
anche dove poterlo comodamente vedere in streaming.
La trama e il cast di In fondo al cuore
Protagonista del film è Beth
Cappadora, felicemente sposata e madre di tre figli, che
decide di recarsi con tutta la prole nella vicina Chicago per
partecipare ad una delle consuete feste di ritrovo degli ex
compagni di liceo. In un momento di distrazione, tuttavia,
Ben, il figlio più piccolo tre anni, scompare. A
niente servono le ricerche subito predisposte dalla polizia: di lui
nessuna traccia. Beth torna a casa, ma la vita, ormai, non può più
essere la stessa, oppressa da un crescente senso di colpa. Nove
anni dopo, tuttavia, si imbatte in un bambino che dice di chiamarsi
Sam ma nel quale Beth crede di riconoscere il
figlio scomparso. Avrà così nuovamente inizio la sua ricerca della
verità, per scoprire cosa è realmente accaduto.
Ad interpretare Beth Cappadora vi è
l’attrice Michelle
Pfeiffer, ampiamente elogiata per la sua struggente
interpretazione. Il marito di lei, Pat, è invece interpretato
dall’attore Treat Williams, recentemente visto
nella serie Chesapeake Shores. Per il ruolo di Ben, invece,
Michael McElroy per quando il personaggio ha 3
anni e Ryan Merriman per quando ne ha 12.
Cory Buck è invece Vincent, il figlio maggiore,
all’età di 7 anni, mentre all’età di 16 è interpretato da
Jonathan Jackson. Alexa Vega è
invece Kerry, l’ultima dei tre figli. John Kapelos
interpreta George, padre adottivo di Sam/Ben. Infine, Whoopy Goldberg
interpreta la detective Candace Bliss, un ruolo per cui si era
inizialmente pensato ad Oprah Winfrey.
Tratto dall’omonimo libro, In
fondo al cuore è una storia vera?
L’idea di affidare il ruolo della
detective Candace Bliss alla celebre Oprah Winfrey
era motiva dal fatto che proprio quest’ultima aveva selezionato
The Deep End of the Ocean come primo libro per il suo
Oprah’s Book Club nel 1996. Proprio a seguito di quello
speciale televisivo, durante il quale la conduttrice ha dialogato
con la scrittrice Jacquelyne Mitchard, il romanzo
ha ottenuto una grandissima popolarità, cosa che ha portato alla
realizzazione dell’adattamento cinematografico interpretato dalla
Pfeiffer. Quella raccontata dalla Mitchard non è però una storia
direttamente basata su un preciso evento reale, per quanto di casi
simili ne siano stati registrati molti nel corso del tempo.
L’interesse primario della
scrittrice era quello di costruire una storia incentrata sul tema
dell’emancipazione delle donne. Beth, infatti, si risveglia dalla
sua depressione durata nove anni per discutere con Pat su come
affrontare la doppia identità etnica e familiare di Ben. Una volta
che Beth trova Ben, trova anche la propria forza interiore e
discute con Pat sui termini a cui Ben deve obbedire per integrarsi
nella famiglia. Pat vuole però che Ben abbandoni quello che pensava
fosse il suo nome, l’identità etnica e suo padre, mentre Beth vuole
che suo figlio sia felice e sente che costringere Ben ad
abbandonare gli ultimi nove anni della sua vita lo allontanerà da
loro sia fisicamente che emotivamente.
Vincent vede invece la presenza di
Ben come un simbolo della propria colpa per aver permesso il
rapimento del fratello minore, nonché un simbolo della rabbia che
ha accumulato negli ultimi nove anni vivendo con genitori troppo
presi dal loro dolore. Sua sorella minore sembra la più equilibrata
dei bambini, ma questo perché era troppo giovane per ricordare Ben.
Nel corso della storia, dunque, Beth si trova ad uscire dal proprio
stato e a dover lottare per riprendere il proprio posto all’interno
del nucleo famigliare, facendo sentire la propria voce sulle scelte
più cruciali che come famiglia saranno costretti a dover prendere.
Da questo punto di vista, dunque, il focus è interamente rivolto al
percorso compiuto da Beth.
In fondo al cuore, il finale alternativo
Del film era inizialmente stato
girato un finale diverso, che però è stato accolto malamente dal
pubblico di prova, che lo ha ritenuto troppo cupo e ambiguo. In
esso, infatti, molti conflitti rimangono irrisolti: Pat ha ancora
problemi ad amare i suoi figli e le ferite emotive tra Ben e
Vincent sono tutt’altro che rimarginate e richideranno anni prima
di potersi rimarginare. Nonostante questo fosse il finale originale
del libro, per non parlare del finale preferito dalla protagonista
Michelle Pfeiffer, lo studio di produzione, la Columbia Pictures,
ha dunque optato per un lieto fine più convenzionale. Ampie
riscritture e nuove riprese dovute a tale necessità hanno causato
il ritardo del film dall’uscita prevista per l’autunno 1998 alla
primavera del 1999.
Il trailer di In fondo al
cuore e come vedere il film in streaming su Netflix
È possibile fruire di In
fondo al cuore unicamente grazie alla sua presenza
nel catologo di Netflix, dove attualmente è al 1°
posto della Top 10 dei film più visti sulla piattaforma in
Italia. Per vederlo, basterà dunque sottoscrivere un
abbonamento generale alla piattaforma scegliendo tra le opzioni
possibili. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale
comodità e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso
a tutti gli altri prodotti presenti nel catalogo.
Ecco il nuovo trailer del
film In Fondo Al Bosco, distribuito da
Notorious Pictures ed in uscita nelle nostre sale il 19
Novembre. Il film vede la regia di Stefano
Lodovichi con Filippo Nigro, Camilla
Filippi, Teo Achille Caprio, Giovanni Vettorazzo, Stefano Detassis,
Maria Vittoria Barella, Roberto Gudese, Luca
Filippi e Alessandro
Corabi.
Sinossi: Ogni
5 dicembre, da tempo immemore, gli abitanti di un piccolo villaggio
montano sfilano mascherati da diavoli in un baccanale che dura fino
all’alba: la festa dei Krampus. Ma il 5 dicembre del 2010 è
ricordato per un evento diverso e terribile: Tommaso Conci, un
bambino di 4 anni, scompare nel nulla.
Cominciano le ricerche, si apre
un’indagine. Il principale sospettato diventa proprio il padre,
Manuel Conci, un alcolista con precedenti di violenza: il candidato
ideale alla gogna mediatica. Non vengono raccolte prove sufficienti
a incriminarlo, ma per tutto il paese rimane il colpevole. Solo sua
moglie Linda, fragile e sensibile, gli resta accanto.
Cinque anni dopo, un bambino senza
nome e documenti viene ritrovato in un cantiere della periferia di
Napoli. Hannes Ortner, il commissario del paese che non ha mai
smesso di cercare Tommi, prende in custodia il bambino. Il DNA
coincide: quel bambino è Tommi.
Manuel finalmente può
riabbracciare il suo bambino, liberarsi da un lutto atroce, dal
senso di colpa e dalle accuse della collettività. Linda, invece,
non riesce ad adattarsi a quella nuova situazione. Un sospetto
scava dentro di lei, alimentato dal suo istinto di madre: quel
bambino, silenzioso ed inquietante, non è davvero suo figlio. Ed
altre persone in paese nutrono gli stessi dubbi. Pietro, il vecchio
padre di Linda, ed Else, Flavio e Dimitri, tre ventenni che
gestiscono il pub del posto, sembrano sapere più di quello che
lasciano intendere. Per loro il bambino è morto quella notte di
cinque anni prima, ma allora perché il DNA è lo stesso?
In un crescendo di fatti sempre più
inspiegabili, Manuel si ritroverà solo contro tutti: il paese, il
suocero Pietro e la sua stessa moglie rifiuteranno il bambino
e mentre la sua vita va di nuovo in pezzi, lui stesso
comincerà a dubitare che abbiano ragione. Ma la verità che si
nasconde dietro al ritorno di Tommi è ancora più spaventosa delle
credenze del posto…
Pubblicate due nuove clip di In fondo al
Bosco, il nuovo film di Stefano
Lodovichi.
In Fondo Al Bosco
èdistribuito da Notorious Pictures ed in
uscita nelle nostre sale il 19 Novembre. Il film vede la regia
di Stefano
Lodovichi con Filippo Nigro, Camilla
Filippi, Teo Achille Caprio, Giovanni Vettorazzo, Stefano Detassis,
Maria Vittoria Barella, Roberto Gudese, Luca
Filippi e Alessandro
Corabi.
Sinossi: Ogni
5 dicembre, da tempo immemore, gli abitanti di un piccolo villaggio
montano sfilano mascherati da diavoli in un baccanale che dura fino
all’alba: la festa dei Krampus. Ma il 5 dicembre del 2010 è
ricordato per un evento diverso e terribile: Tommaso Conci, un
bambino di 4 anni, scompare nel nulla.
Cominciano le ricerche, si apre
un’indagine. Il principale sospettato diventa proprio il padre,
Manuel Conci, un alcolista con precedenti di violenza: il candidato
ideale alla gogna mediatica. Non vengono raccolte prove sufficienti
a incriminarlo, ma per tutto il paese rimane il colpevole. Solo sua
moglie Linda, fragile e sensibile, gli resta accanto.
Cinque anni dopo, un
bambino senza nome e documenti viene ritrovato in un cantiere della
periferia di Napoli. Hannes Ortner, il commissario del paese che
non ha mai smesso di cercare Tommi, prende in custodia il bambino.
Il DNA coincide: quel bambino è Tommi.
Manuel finalmente può
riabbracciare il suo bambino, liberarsi da un lutto atroce, dal
senso di colpa e dalle accuse della collettività. Linda, invece,
non riesce ad adattarsi a quella nuova situazione. Un sospetto
scava dentro di lei, alimentato dal suo istinto di madre: quel
bambino, silenzioso ed inquietante, non è davvero suo figlio. Ed
altre persone in paese nutrono gli stessi dubbi. Pietro, il vecchio
padre di Linda, ed Else, Flavio e Dimitri, tre ventenni che
gestiscono il pub del posto, sembrano sapere più di quello che
lasciano intendere. Per loro il bambino è morto quella notte di
cinque anni prima, ma allora perché il DNA è lo stesso?
In un crescendo di fatti sempre più
inspiegabili, Manuel si ritroverà solo contro tutti: il paese, il
suocero Pietro e la sua stessa moglie rifiuteranno il bambino
e mentre la sua vita va di nuovo in pezzi, lui stesso
comincerà a dubitare che abbiano ragione. Ma la verità che si
nasconde dietro al ritorno di Tommi è ancora più spaventosa delle
credenze del posto…
Sono iniziate ieri, mercoledì 18 Marzo, ad Atlanta in Georgia, le
riprese del nuovo film di James
FrancoIn Dubious Battle,
targato Ambi Pictures. Al cast stellare già annunciato –
James Franco, Nat Wolff, Selena Gomez, Vincent D’Onofrio,
Robert Duvall, Ed Harris, Bryan Cranston, John Savage e Sam
Shepherd – si aggiungono Josh Hutcherson
(“The Hunger Games”), Zach Braff (“Garden State”),
Analeigh Tipton (“Crazy, Stupid, Love”), Ashley Greene (“Twilight”
saga) e Ahna O’Reilly (“The Help”) .
Una produzione Ambi Pictures in
collaborazione con la Rabbit Bandini Productions di James Franco e
la That’s Hollywood Pictures. Il film è tratto dall’omonimo romanzo
del Premio Pulitzer John Steinbeck del 1936 (in Italia conosciuto
come “La Battaglia“). Ambientato in un’America anni ’30 in piena
lotta tra lavoratori e capitalisti, la storia racconta di un uomo
che cerca di organizzare uno sciopero dei raccoglitori di frutta
nel sud della California.
AMBI Group di Andrea Iervolino e Monika Bacardi mette a segno un
altro titolo internazionale, dopo i recenti The Humbling con Al
Pacino e All Roads Lead to Rome con Sara Jessica Parker.
In Dubious Battle è prodotto in
collaborazione con la Rabbit Bandini Productions di James Franco e
la That’s Hollywood Pictures. Altre produzioni targate AMBI: il
thriller d’azione sci-fi Andron: The Black Labyrinth con Alec
Baldwin e Danny Glover, Hope Lost con Danny Trejo, Mischa Barton
and Michael Madsen, i film d’animazione Arctic Justice: Thunder
Squad e East End e il remake in lingua inglese di Princess, del
Finlandese Arto Halonen.
Alla sceneggiatura, invece, troveremo Matt Rager, che ha già
lavorato con Franco in As I Lie Dying, trasposizione
cinematografica del romanzo “Mentre morivo” di William Faulkner,
pubblicato nel 1930.
Andrea Iervolino si è già detto
entusiasta della collaborazione: «Sono davvero ispirato dal lavoro
di James, e non vedo l’ora di lavorare con lui in questo progetto
ricco di artisti notevoli. Questo film sarà un incredibile ritratto
del conflitto e della violenza e sarà portato alla vita da un cast
così talentuoso da farci credere di star già creando un classico.»
Filmaker e uomo d’affari, Andrea Iervolino ha prodotto, finanziato
e distribuito più di 40 film, tra cui “Il mercante di Venezia” e
“The Anatomist”. E ‘considerato uno degli imprenditori più giovani
e più affermati del cinema italiano.
Lady Monika Bacardi ha aggiunto:
«James è un talento incredibile e versatile, un attore
straordinario e un regista sorprendente. Un cast di
prim’ordine di questo tipo racconterà sul grande schermo una storia
potente che immaginiamo diventerà un capolavoro che il pubblico di
tutto il mondo saprà apprezzare». Lady Monika Bacardi è la vedova
di Luis Adalberto Facundo Gomez del Campo Bacardi, Signore di
Bayfield Hall, noto come Signore Luis Bacardi (discendente del
fondatore Bacardi, ancora una società a conduzione familiare).
Rinomata per la sua passione per l’arte e l’amore per la fotografia
e il cinema, Monika Bacardi è una donna d’affari di grande
successo, ora, attraverso AMBI, impegnata anche nella produzione di
film.
AMBI Gruop è attivo nella
distribuzione di vari progetti cinematografici in Italia e nel
mondo attraverso la sua società satellite AI Entertainment, una
società fondata nel 2011 da Iervolino. Iervolino porta avanti
questo progetto attraverso diverse società di produzione e
distribuzione di film in Italia, Spagna e Canada.
Continuano le riprese
del film prodotto dalla Ambi Pictures, In Dubious
Battle, diretto e interpretato da James
Franco, e oggi arrivano le prime foto che trovate nella
nostra gallery: [nggallery id=1564]
In Georgia si respira
un’atmosfera hollywoodiana grazie ad Andrea Iervolino – il
più giovane produttore cinematografico, che a soli 26 anni ha già
prodotto numerosissimi film di successo – e Monika Bacardi,
che con la Ambi Pictures, dopo aver prodotto l’ultimo film con
Sarah Jessica Parker e Raoul Bova (All roads lead to Rome),
hanno firmato la produzione di In Dubious Battle.
Dopo una lunga e
faticosa settimana di riprese, i due produttori hanno deciso di
allietare la fine della giornata con un’incursione sul set.
Andrea Iervolino e
Monika Bacardi hanno avuto modo di conoscere più da vicino i
protagonisti del film (James Franco, Nat Wolff, Selena Gomez,
Vincent D’Onofrio, Robert Duvall, Ed Harris, Bryan Cranston, John
Savage, Sam Shepherd, Josh Hutcherson, Zach Braff, Analeigh Tipton,
Ashley Greene e Ahna O’Reilly), non solo dal punto di vista
professionale, ma anche umano, condividendo esperienze e parlando
del futuro.
Il film è tratto
dall’omonimo romanzo del Premio Pulitzer John Steinbeck del 1936
(in Italia conosciuto come “La Battaglia“). Ambientato in
un’America anni ’30 in piena lotta tra lavoratori e capitalisti, la
storia racconta di un uomo che cerca di organizzare uno sciopero
dei raccoglitori di frutta nel sud della California.
AMBI Group di Andrea
Iervolino e Monika Bacardi mette a segno un altro titolo
internazionale, dopo i recenti The Humbling con Al Pacino e
All Roads Lead to Rome con Sara Jessica Parker. In
Dubious Battle è prodotto in collaborazione con la Rabbit
Bandini Productions di James Franco e la That’s Hollywood Pictures.
Altre produzioni targate AMBI: il thriller d’azione sci-fi
Andron: The Black Labyrinth con Alec Baldwin e Danny Glover,
Hope Lost con Danny Trejo, Mischa Barton and Michael Madsen,
i film d’animazione Arctic Justice: Thunder Squad e East
End e il remake in lingua inglese di Princess, del
Finlandese Arto Halonen.
Alla sceneggiatura,
invece, troveremo Matt Rager, che ha già lavorato con Franco in
As I Lie Dying, trasposizione cinematografica del romanzo
“Mentre morivo” di William Faulkner, pubblicato nel 1930.
Andrea Iervolino
si è già detto entusiasta della collaborazione: «Sono davvero
ispirato dal lavoro di James, e non vedo l’ora di lavorare con lui
in questo progetto ricco di artisti notevoli. Questo film sarà un
incredibile ritratto del conflitto e della violenza e sarà portato
alla vita da un cast così talentuoso da farci credere di star già
creando un classico.» Filmaker e uomo d’affari, Andrea
Iervolino ha prodotto, finanziato e distribuito più di 40 film, tra
cui “Il mercante di Venezia” e “The Anatomist”. E ‘considerato uno
degli imprenditori più giovani e più affermati del cinema
italiano.
Lady Monika
Bacardi ha aggiunto: «James è un talento incredibile e
versatile, un attore straordinario e un regista sorprendente.
Un cast di prim’ordine di questo tipo racconterà sul grande
schermo una storia potente che immaginiamo diventerà un capolavoro
che il pubblico di tutto il mondo saprà apprezzare». Lady
Monika Bacardi è la vedova di Luis Adalberto Facundo Gomez del
Campo Bacardi, Signore di Bayfield Hall, noto come Signore Luis
Bacardi (discendente del fondatore Bacardi, ancora una società a
conduzione familiare). Rinomata per la sua passione per l’arte e
l’amore per la fotografia e il cinema, Monika Bacardi è una donna
d’affari di grande successo, ora, attraverso AMBI, impegnata anche
nella produzione di film.
AMBI Gruop è
attivo nella distribuzione di vari progetti cinematografici in
Italia e nel mondo attraverso la sua società satellite AI
Entertainment, una società fondata nel 2011 da Iervolino. Iervolino
porta avanti questo progetto attraverso diverse società di
produzione e distribuzione di film in Italia, Spagna e Canada.
In dubious battle è
stato presentato l’anno scorso nella sezione Cinema in giardino del
Festival di Venezia, e ora esce in sala a partire dal 7
settembre.
Jim Nolan (Nat
Wolff) aderisce al partito comunista della sua cittadina,
e trova in Mac Mc Cloud (James Franco) un mentore
da seguire e da cui farsi ispirare. Mc Cloud sta cercando di
organizzare uno sciopero di raccoglitori di mele, il cui salario
viene ridotto arbitrariamente dai datori di lavoro.
Grazie alle parole di Mc Cloud, ma
anche all’aria onesta di Nolan, molti dei raccoglitori si
convincono che lo sciopero sia la soluzione migliore, anche se
costerà loro ulteriori sacrifici.
Una volta mescolatosi con i
raccoglitori, il giovane Jim Nolan non può che empatizzare con loro
e innamorarsi di Lisa (Selena Gomez), tutti
fattori che alimentano i dubbi sulla sincerità dell’operato del
partito e di Mac McCloud.
Nuova prova di regia per James
Franco, che adatta nuovamente un grande autore americano per il
cinema, dopo aver portato sullo schermo Faulkner (As I lay
Dying) e Mc Carthy (Child of God),
avvicinandosi così, sia per lo stile di regia che per i contenuti a
John Ford.
In dubious battle è
infatti l’adattamento di un’opera di John Steinbeck, autore di
Furore, portato sul grande schermo appunto da
Ford. Come molte delle opere di Steinbeck, e le prime di Ford, il
focus è sui lavoratori e gli operai che contribuiscono a far
crescere gli Stati Uniti ma che spesso sono sfruttati da datori di
lavoro interessati più al profitto che al benestare dei propri
dipendenti.
James Franco parla
di un argomento che da sempre è tabù o di difficile discussione
negli Stati Uniti: i sindacati e i diritti dei lavoratori, e lo
spettro, se così si può chiamare, di comunismo che questa parola
porta con sé.
Quello che emerge però nella messa
in scena del regista, è l’ipotesi della correttezza dell’operato
degli attivisti nei confronti dei lavoratori; il film si mantiene
in equilibrio tra il bene e il male, tra il sospetto che il partito
usi qualsiasi mezzo per portare avanti le sue posizioni e le sue
azioni e la certezza che lo faccia per il bene dei lavoratori.
In questa sospensione si mantiene la
pellicola per tutta la sua durata, così come il suo protagonista
Jim, che non riesce ad amare completamente il suo mentore, ma non
riesce neanche a contestarlo, neanche di fronte alle azioni più
turpi.
Per In dubious
battle, Franco mette poi insieme un cast eterogeneo, che
probabilmente punta ad attirare un pubblico più possibilmente
variegato: da un lato mostri sacri come Ed Harris
e Robert Duvall, oltre che il recentemente
scomparso Sam Shepard; dall’altro alcuni idoli
“pop” tra cui lui stesso, che si ritrova, come il suo film, in
bilico tra le commedie demenziali con Seth
Rogen e l’impegno in teatro e nelle università con i
classici dei grandi autori americani, Nat Wolff,
visto in Paper Towns al fianco di Cara
Delevingne, e Selena Gomez, diva di
Instagram, già però utilizzata in un ruolo distante dalle sue corde
da Harmony Korine in
Springbreakers.
Dopo essere stato presentato con
successo alla 73ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di
Venezia, arriva nelle sale italiane In Dubious Battle Il
coraggio degli Ultimi diretto James
Franco e tratto dall’omonimo romanzo del 1936
del Premio Nobel John
Steinbeck, tradotto in Italia da Eugenio
Montalecon il titolo La Battaglia.
Ambientato in un’America degli anni
’30 in piena lotta tra lavoratori e capitalisti, è la storia di
un uomo che, in disperata lotta per il riconoscimento dei
propri diritti fondamentali, cerca di organizzare uno sciopero dei
raccoglitori di frutta nel sud della California. IN
DUBIOUS BATTLE porta sul grande schermo la sofferenza,
gli stenti e il coraggio della popolazione rurale della Grande
Depressione, un dipinto corale che vanta, oltre Franco, un cast del
calibro di Nat Wolff, Selena
Gomez, Vincent D’Onofrio, Ed
Harris, Sam
Shepard, Ashley
Greene, Josh
Hutcherson, John Savage e
ancora Robert
Duvall e Bryan Cranston..
IN DUBIOUS BATTLE – Il
Coraggio degli Ultimi è prodotto da AMBI MEDIA GROUP
di Andrea Iervolino e Monika Bacardi, in collaborazione con Rabbit
Bandini Production e That’s Hollywood Production. Distribuito
da Ambi Media Italia, il film sarà al cinema
dal 7 settembre.
James Franco ha
dichiarato: “È un racconto incredibile della lotta dell’uomo
contro se stesso, un tema così crudo durante la Grande Depressione
ma ancora oggi così attuale. Da ragazzo ero quasi ossessionato dai
suoi libri, che sono diventati parte integrante della mia crescita.
Portare la sua scrittura sul grande schermo è un sogno che si
avvera.”
In Dubious Battle Il coraggio degli Ultimi trama
Sullo sfondo dell’America della Grande Depressione, Mac e Jim,
due attivisti politici, si infiltrano in un gruppo di braccianti
raccoglitori di mele della California, per convincerli a scioperare
e lottare contro i padroni per il riconoscimento dei propri
diritti. Una storia corale tratta da uno fra i più potenti e forse
meno conosciuti romanzi di Steinbeck, tradotto nell’edizione
italiana da Eugenio Montale con il titolo “La Battaglia”.
In Dubious Battle Il coraggio degli Ultimi Il
Romanzo
Il Titolo “In Dubious Battle” è un
riferimento a un brano del Paradiso perduto di John Milton. Da
questo libro si evince il grande interesse di Steinbeck per ciò che
accade nella mente e nel cuore degli uomini quando si muovono, non
come individui singoli ma come membri di un gruppo. “In Dubious
Battle” è il suo tentativo di studiare un tipico sciopero a metà
della grande depressione in termini bionomici (disciplina che
studia le leggi che governano i processi vitali). Nel 1958, il
critico Alfred Kazin proclamò “In Dubious Battle ” e “Furore” come
i suoi libri più potenti. Il presidente Barack Obama, in
un’intervista al New York Times, ha detto che “In Dubious Battle” è
il suo libro preferito.
Dopo aver ottenuto grande popolarità
nei panni di Margaery Tyrell nella serie televisiva Il Trono di Spade, l’attrice
Natalie Dormer si è dedicata a recitare per alcuni
thriller e film dell’orrore per il cinema. Tra questi si annoverano
Jukai – La foresta dei
suicidi e Paziente zero. Tra questi l’attrice ha
avuto modo di recitare da protagonista anche in In
Darkness – Nell’oscurità, da lei descritto come uno
dei progetti più difficili a cui abbia mai preso parte. Il film,
uscito nel 2018, è stato anche scritto dalla stessa Dormer insieme
al compagno Anthony Birne, che ha poi ricoperto
anche il ruolo di regista.
Il film, un puro thriller ricco di
colpi di scena e misteri da svelare, ha poi fatto parlare di sé
principalmente per via di alcune scene di nudo e di sesso
particolarmente esplicite. Nonostante le discussioni a riguardo, il
film non ha poi ottenuto un particolare successo di pubblico,
finendo invece con il passare piuttosto in sordina nel corso del
suo periodo nelle sale cinematografiche. Una maggiore notorietà,
come spesso accade, è poi arrivata in un secondo momento, cosa che
ha fatto riscoprire In Darkness – Nell’oscurità come
thriller meritevole di una visione.
Gli appassionati del genere, in
particolare, potranno qui ritrovare personaggi e situazioni
ambigui, che lasciano immaginare molteplici risvolti di una vicenda
già di suo particolarmente intricata. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla spiegazione del finale.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming che contengono il film all’interno del proprio
catalogo.
In Darkness –
Nell’oscurità: la trama e il cast del film
Protagonista del film è
Sofia, una pianista cieca cui capita spesso di
ascoltare rumori provenienti dall’appartamento sopra il suo. Tali
rumori, relativi a violenze fisiche, portano infine nella morte
della sua vicina di casa Veronique. Desiderosa di
scoprire cosa è accaduto, Sofia inizia a spingersi oltre i propri
limiti, arrivando a conoscere il padre di Veronique, Zoran
Radic. Questi è, un uomo d’affari serbo accusato di essere
un criminale di guerra, ora residente a Londra dopo essersi visto
riconsocere l’asilo politico. Sofia metterà inconsapevolmente a
rischio la sua vita cercando risposte, e immergendosi in un mondo
criminale sommerso fatto di violenza, corruzione e ricatti.
Come anticipato, nei panni della
protagonista Sofia vi è l’attrice Natalie Dormer,
che si è qui cimentata nell’interpretare un personaggio non
vedendo, studiando quindi a lungo al fine di poter offrire
un’interpretazione realistica di esso. L’attrice ha poi replicato
alle critiche relative alle scene di nudo e di sesso. Ha infatti
affermato che “non si tratta di nudità gratuita. Ci deve essere
sessualità nel gioco di potere di un thriller. In questo film le
scene di sesso, che per me erano scene d’amore, sono una metafora
del modo in cui il mio personaggio si collega agli altri
personaggi. Sono un modo per rendere chiaro che Sofia non è del
tutto chi si pensa che sia”.
Ad interpretare la vicina di casa
Veronique vi è invece l’attrice e modella Emily
Ratajkowski, mentre l’attore Jan
Bijvoet interpreta l’uomo d’affari serbo Zoran Radic. Sono
poi presenti gli attori Neil Maskell nel ruolo del
detective di polizia Oscar Mills, Joely Richardson
in quelli del capo della sicurezza di Radic, Alexandra Gordon, e il
noto attore Ed Skrein, che
interpreta il fratello di Alexandra, Marc Gordon.
JamesCosmo, noto attore
irlandese visto in Braveheart,Trainspotting e
Troy, interpreta infine Niall McKendrick, il padre
adottivo di Sofia.
In Darkness –
Nell’oscurità: la spiegazione del film
Come anticipato, il film è ricco di
colpi di scena, presenti fino al finale. Gli ultimi minuti del film
ribaltano infatti buona parte di quanto visto fino a quel momento,
rimettendo in discussione tutta la storia proposta. Come si scopre
nel finale, infatti, Sofia si scopre provenire dalla Bosnia, dove
suo padre è stato ucciso proprio da Radic. La ragazza è dunque in
cerca di vendetta nei confronti di questo, ma la morte di Veronique
complica la situazione. In Darkness – Nell’oscurità si
configura dunque fino a qui come un pur racconto di vendetta,
portato avanti da un’inarrestabile protagonista non vedente.
Nelle ultime inquadrature del film,
anche tale aspetto viene però rivisto. La protagonista, una volta
ottenuta la propria vendetta, svela di non essere mai stata cieca e
di non essere la vera Sofia, bensì la gemella Balma. Fingendosi la
sorella, Balma ha sfruttato l’anonimato che l’handicap che le
offriva per potersi avvicinare al suo obiettivo, portando a termine
la propria missione. Tale risvolto entra in realtà in contrasto con
diversi aspetti visti fino a quel momento nel film, generando
alcune situazioni che rimangono prive di spiegazione. Tale finale è
però l’ennesima conferma di un film ricco di colpi di scena, che
gioca sul tema del doppio per confondere e stupire.
In Darkness –
Nell’oscurità: il trailer e dove vedere il film in streaming e
in TV
È possibile fruire di In
Darkness – Nell’oscurità grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple
iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 11 ottobre alle ore 21:00
sul canale 20 Mediaset.
Sulla scia del successo de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del
Potere, arriva dalla redazione di Screen World In Compagnia
dell’Anello, un documentario dedicato alla trilogia de Il Signore
degli Anelli. “Dalla vita di Tolkien all’epica impresa di Peter
Jackson, passando per i nostri (e vostri) ricordi di un’esperienza
epica e straordinaria”. Così è descritto dai realizzatori
Giuseppe Grossi e Giacomo Giaquinto, che si sono avvalsi della
regia e del montaggio di Gabriele Scarcelli.
A tutti gli appassionati di
filologia consigliamo di stare lontani. Se il mediometraggio di
Screen World è un documento interessante pieno di
fatti e di informazioni sull’argomento di elezione, è anche, forse
principalmente, una passeggiata sul viale dei ricordi, un racconto
emotivo, innamorato, romantico di una trilogia che avrà cambiato
per sempre la grammatica del cinema, ma ha segnato prima di tutto
tante vite, riunendole in un immaginario comune.
In Compagnia del Lupo. Il cuore nero
delle fiabe, la nuova stagione della serie di Carlo
Lucarelli che svela i segreti nascosti nei racconti del “C’era una
volta”. A partire da martedì 22 febbraio, alle ore 21:15,
torna ogni settimana su Sky Arte – con una nuova stagione composta
da otto episodi – In Compagnia del Lupo. Il cuore nero
delle fiabe, la produzione Sky Original realizzata da TIWI
e condotta da Carlo Lucarelli che svela i segreti nascosti nei
racconti del “c’era una volta”.
Ancora una volta la serie è accompagnata
dalla pubblicazione di podcast realizzati in collaborazione con
Carlo Lucarelli e ricchi di contenuti originali, disponibili ogni
martedì sul sito di Sky Arte e sulle principali piattaforme
gratuite di streaming. I podcast sono distribuiti daSpreaker, prima
piattaforma in Italia per la creazione, distribuzione e
monetizzazione di podcast.
“C’è un motivo per cui continuiamo a
raccontarci le favole, anche a distanza di secoli – afferma Carlo
Lucarelli – Anzi, ce ne sono tanti. Sono costruzioni narrative
bellissime, piene di emozioni e colpi di scena. Raccontano lo
spirito di un periodo e fatti che ancora ci parlano. Ma
soprattutto, per quanto le racconti e le ripeti, non sono mai le
stesse. E questo è solo uno dei misteri che abbiamo cercato di
svelare con In Compagnia del Lupo. Le storie che raccontiamo nella
nuova stagione sono ancora più sorprendenti, misteriose e
inquietanti. Da non perdere.”
Nella prima stagione di In Compagnia
del Lupo. Il cuore nero delle fiabe, Lucarelli ha
accompagnato il pubblico alla scoperta degli aspetti più insoliti,
spaventosi e avventurosi nascosti nelle storie di Cappuccetto
Rosso, Il Piccolo Principe, Barbablù, La Bella e la Bestia, le
bambine delle fiabe dei Fratelli Grimm, Peter Pan, il Brutto
Anatroccolo e Hansel e Gretel, che sono diventati anche i
protagonisti di un omonimo volume edito da Sky Arte e TIWI, con
approfondimenti, illustrazioni originali e immagini d’archivio
disponibile in tutte le librerie.
La nuova stagione – anticipata lo scorso
dicembre da una puntata speciale dedicata al lato oscuro di Babbo
Natale, ben lontano dall’uomo corpulento con la barba bianca e il
sacco pieno di regali che i bambini tanto amano – prosegue il suo
viaggio all’interno di storie classiche e meno conosciute, ma tutte
dai risvolti sorprendenti, a volte inquietanti, con strette
connessioni a fatti di cronaca realmente accaduti. Gli episodi,
come sempre accompagnati da illustrazioni animate, coinvolgono
numerosi ospiti e location d’eccezione, come il Castello Bonoris di
Montichiari(BS) e BUB – Biblioteca Universitaria di Bologna.
Nel corso del sesto episodio, in onda
martedì 22 marzo alle ore 21.15, Lucarelli – accompagnato dallo
scrittore e architetto Gianni Bondillo – ci racconta la storia
dell’uomo più gentile al mondo: il Gobbo di Notre-Dame.
Nel 2010 nell’archivio della Tate Gallery di
Londra viene ritrovato ed esaminato il diario di uno scalpellino
inglese, Henry Sibson. L’uomo lavora a Parigi durante il periodo
dei primi restauri di Notre-Dame e tra le sue pagine racconta di
aver conosciuto un uomo gentilissimo, a cui gli scalpellini che
lavorano nella Cattedrale hanno dato il soprannome Le Bossu, Il
Gobbo. Nei pressi di Notre-Dame, proprio in quegli anni, vive anche
Victor Hugo, l’autore di Notre-Dame de Paris, il romanzo che ha per
protagonista Quasimodo, il Gobbo di Notre-Dame. È facile pensare
che anche Hugo abbia conosciuto lo stesso uomo e che sia stato
proprio lui ad ispirargli il celebre personaggio. Quello che è più
difficile capire è come un romanzo così tragico possa essere
diventato una delle storie più famose realizzate da Walt Disney. Il
romanzo e il film sono davvero molto diversi tra loro. C’è una
cosa, però, che hanno in comune. Entrambi parlano di cosa
significhi essere un mostro, un reietto, il capro espiatorio a cui
dare la colpa di tutto il male del mondo. Hugo lo fa con la potenza
della sua penna e ci immerge nelle profondità dell’animo umano.
Disney lo fa con delicatezza, addolcendo tutti gli aspetti più
crudeli ed inquietanti della storia originale.
Carlo Lucarelli conduce gli spettatori in un
mondo che credevano di conoscere e, svelando lati poco noti di
tutte quelle storie che hanno accompagnato gli anni della loro
infanzia, li immerge in un’atmosfera magica e inquietante e li
porta a scoprire che c’è qualcosa di più pauroso di ciò che
troviamo nelle fiabe: la realtà. E forse no, il cattivo non è solo
il lupo.
In Compagnia del Lupo. Il cuore nero
delle fiabe è una produzione Sky Original in onda su Sky
Arte realizzata da TIWI con il sostegno della Regione
Emilia-Romagna.
I
Fantastici Quattro: Gli Inizi è una storia che fa
parte del MCU ma che è in gran parte indipendente, ambientata su
Terra-828. Separato dalla Sacra Linea Temporale, il film introduce
la Prima Famiglia Marvel senza dover spiegare perché
non fosse presente per combattere Thanos, ad esempio.
Sebbene Spider-Man: Brand New Day
sia in arrivo la prossima estate, si prevede che sarà una storia
ambientata in città, il che significa che questo reboot conduce
direttamente agli eventi di Avengers: Doomsday, in arrivo a
dicembre 2026.
Mister Fantastic, la Donna
Invisibile, la Torcia Umana e La Cosa saranno al centro
dell’attenzione in quel film, e ora proviamo a capire in quali modi
I
Fantastici Quattro: Gli Inizi si collega al
più ampio MCU e, più specificamente, alla Saga del Multiverso e a come prepara il
terreno per Avengers: Doomsday.
I Fantastici Quattro: Gli
Inizi accenna all’interesse di Reed per le realtà
parallele in almeno un paio di occasioni e introduce una delle sue
più grandi invenzioni, “Il Ponte”. Sebbene in questo film venga
utilizzato come sistema di teletrasporto, ci sono vaghe
insinuazioni sul fatto che possa essere utilizzato per viaggiare
tra i mondi, preparando il terreno per il ruolo cruciale del Ponte
in Avengers: Doomsday.
Nei fumetti, Reed lo crea come mezzo
per osservare mondi diversi e scoprire come avessero raggiunto la
pace. Alla fine porta all’introduzione del Consiglio
Interdimensionale di Reed e torna in Secret Wars
come mezzo per tenere d’occhio le Incursioni. Resta da vedere se
vedremo qualcosa di tutto ciò, ma scommettiamo che questo spiegherà
come l’astronave della squadra viaggia verso Terra-616.
Il destino finale di Galactus
Galactus in I Fantastici Quattro: Gli Inizi
Quando il piano di Mister Fantastic
di spostare la Terra fallisce, manda Galactus ai confini
dell’universo, guadagnando milioni di anni sulla Terra prima che il
cattivo possa potenzialmente tornare a divorare il pianeta.
Silver Surfer è responsabile
dell’allontanamento di Galactus attraverso il portale aperto dalla
Prima Famiglia Marvel, il che significa che è bloccata proprio
accanto a lui (e sebbene possa volare sulla sua tavola, le
possibilità che Shalla-Bal si riunisca alla sua famiglia o alla
Torcia Umana sembrano scarse).
Siamo grati ai Marvel Studios per
non aver ucciso il Divoratore di Mondi, ma I Fantastici
Quattro: Gli Inizi non lo presenta come una minaccia
Multiversale, anche se potrebbe esserci qualche indizio nel fatto
che Reed abbia menzionato che è precedente all’universo di
Terra-828. Tuttavia, con Galactus ai confini dell’universo, è
possibile per lui rompere la barriera tra le realtà e forse
viaggiare in un’altra, come ha fatto Monica Rambeau in The
Marvels?
Il Potere Cosmico
Nei fumetti,
Franklin Richards è un mutante dotato di poteri che gli
derivano a sua volta da quelli dei suoi genitori, Reed e Sue, che
invece li hanno ottenuti con un’alterazione cosmica. Le sue
capacità sono divinatorie e può riscrivere e persino creare realtà.
Da bambino su Terra-828, lo vediamo riportare in vita sua
madre.
L’unico grande cambiamento apportato
a Franklin in I Fantastici Quattro: Gli Inizi è il
fatto che detiene specificamente il Potere Cosmico. Si tratta
dell’energia cosmica illimitata utilizzata principalmente da
Galactus e dai suoi Araldi, e questa Variante di Franklin è
essenzialmente composta da quella sostanza.
Secondo Galactus, questo significa
che il membro più giovane dei Fantastici Quattro è destinato a
diventare il prossimo Divoratore di Mondi (nei fumetti, è
similmente predetto che sarà il prossimo “Galactus” in una futura
iterazione del Multiverso). Mentre ci avviciniamo ad
Avengers:
Doomsday, sembra ovvio che le abilità di Franklin
saranno fondamentali, forse spiegando perché attirano l’attenzione
di un certo Victor Von Doom…
Doctor Doom arriva al Baxter
Building
Nella scena a metà dei
titoli di coda di I
Fantastici Quattro: Gli Inizi, Sue va a prendere
un libro per il figlio di 4 anni e al suo ritorno trova il Dottor
Destino inginocchiato davanti a Franklin. Si è tolto la maschera e
parla con il bambino, ma non possiamo avere idea di cosa gli stia
dicendo.
Sta cercando di terrorizzare
Franklin o di vedere se il bimbo può guarire il suo volto
sfigurato? E questa Variante di Destino proviene da
Terra-828 o da un’altra parte del Multiverso?
Queste sono domande dovrebbero trovare risposta in
Avengers: Doomsday.
Ci piacerebbe pensare che Destino
abbia un passato con questa iterazione dei Fantastici Quattro, ma
per quanto riguarda il coinvolgimento di Franklin, scommettiamo che
Destino voglia usare – o rubare – il Potere Cosmico per poter
“salvare” (e governare) il Multiverso. Questo mette i Fantastici
Quattro in rotta di collisione con Destino nel prossimo film di
Avengers, e rende la loro battaglia con lui davvero molto, molto
personale…
La Universal Pictures, a conferma
della profondissima crisi creativa che impera in tutta Hollywood,
ha avviato le pratiche per sviluppare un remake di
Timecop – indagini dal futuro , il cul
del 1994 che vide protagonsita Jean-Claude Van
Damme. Ricordiamo che il film, nel 1997, si è trasformato
anche in una serie televisiva prodotta dalla ABC.
Il film originale, che incassò
circa 102milioni di dollari in tutto il mondo, è ambientato in un
futuro prossimo dove i viaggi nel tempo sono regolati da uno
speciale corpo di polizia. Un agente (Van Damme) cercherà di
fermare un politico corrotto attraverso un viaggio nel tempo, per
impedire al politico di cominciare la sua disonesta carriera.
La Universal sta cercando in questo momento uno sceneggiatore
per il remake , mentre si sa con certezza che Van Damme non sarà
coinvolto.Fonte: WP
Netflix
non sbaglia un colpo. Proprio come fa la nostra Mediaset, che sta
puntando su un palinsesto ricco di
soap opera turche, anche la piattaforma dalla N rossa sta
investendo sulle
serie ottomane. Una scelta che non deve sorprendere,
considerata la loro grande commercabilità e il loro finire, quasi
sempre, nella Top 10 dei titoli più visti. E così di recente il
colosso streaming ha arricchito il catalogo con In buone
mani2, il secondo capitolo della
dramedy In buone mani, già fra i più guardati, il
cui debutto è avvenuto nel 2022. Il primo film si concentrava su
Melisa e il suo desiderio di affidare il figlio, Can, a qualcuno
che se ne sarebbe potuto prendere cura per sempre, vista la
patologia che l’avrebbe portata alla morte.
Ed era proprio la malattia uno dei
pilastri tematici su cui ruotava la storia, nonché escamotage
narrativo che aveva innescato la love story fra Melisa e Firat,
quest’ultimo scopertosi essere padre del bambino. Proprio come il
primo film, In buone mani 2 segue il
classico pattern delle commedie romantiche dal retrogusto
drammatico con l’irrinunciabile happy ending. Questo
perché è un prodotto che mira, esattamente come gli sceneggiati
televisivi, alla trasversalità. Ciò significa anche che, pur
facendosi carico di diverse tematiche rilevanti, non le esplora mai
a pieno, rimanendo su toni più leggeri per poter essere
maggiormente accesibile.
Il target di riferimento
rimane infatti invariato: un pubblico che
cerca intrattenimento e non impegno, desideroso di lasciarsi
coinvolgere in un racconto che farà versare qualche lacrima, per
poi giungere a un epilogo rassicurante in cui tutto torna al
proprio posto. Nel suo intento riesce e, a differenza di altri
titoli, pur dipanandosi su una narrazione telefonata, non risulta
pesante o stucchevole. In cabina di regia troviamo
nuovamente Ketche, mentre le
musiche, fondamentali in opere come queste per
sostenere il pathos delle scene, sono di Tarkan Gözübüyük e
Ozan Tügen.
La trama di In buone mani
2
Dopo la morte di
Melisa, Can e
Firat si trovano a costruire il loro nuovo
rapporto padre-figlio. Ora non basta più conoscersi: adesso devono
vivere insieme ogni giorno sotto lo stesso tetto. Da qui derivano
nuove responsabilità, a cui entrambi devono abituarsi: per Firat è
fondamentale prendersi cura del bambino per non fargli mancare
nulla, mentre il piccolo Can deve adattarsi alle nuove regole della
casa. Purtroppo, però, le cose non vanno per il meglio. Da quando
Melisa non c’è più, Firat ha cercato conforto nell’alcol e ogni
sera torna a casa ubriaco.
Per Can è molto più difficile
abituarsi a questa nuova quotidianità, soprattutto perché vede
davanti a sé un padre malridotto e abbandonato a sé stesso. Le
difficoltà per il neo genitore sono molteplici, e nonostante
l’amore per suo figlio, non riesce a darsi un limite, sentendosi un
fallimento su tutti i fronti. A sconvolgere la loro routine sarà
Sezen, anche lei con un passato difficile, che
riuscirà a portare un po’ di luce dove prima regnava
l’oscurità.
Un dramedy senza impegno
In buone mani 2 con
non troppa sorpresa funziona, nonostante la formula originale non
sia stata alterata. L’intreccio narrativo resta sostanzialmente
identico al precedente, con l’unico cambiamento rappresentato dal
nuovo interesse amoroso, ossia Sezen. Anche i colpi di scena, i
punti di svolta e il climax finale sono simili, suggerendo che
l’obiettivo non era creare una trama più complessa per intrigare
gli spettatori, ma piuttosto soddisfare alcune loro curiosità.
Il primo capitolo si era infatti concluso
furbamente, lasciando il pubblico con diverse domande in
sospeso che esigevano una risposta. Le più importanti: come
affronta Can la perdita della madre? E come si adatta Firat a
questo nuovo ruolo?
Nel presentarci la nuova vita dei
personaggi a cui ci siamo affezionati, Ketche introduce
altri vari temi. Si passa dalla mancata comunicazione tra
padri e figli, alle sfide della genitorialità, fino ad affrontare
il problema dell’alcolismo e il tema del lutto. Ognuno di questi
aspetti trova il proprio spazio nella sequenza degli eventi,
sebbene a emergere maggiormente siano gli ultimi due, che poi sono
quelli più connessi l’uno all’altro. Nonostante la sceneggiatura
sia basilare e gli snodi narrativi il più delle volte prevedibili
(con la presenza inevitabile dei cliché), la pellicola è in
grado di suscitare comunque il giusto interesse e, pur
mantenendo un tono romantico, riesce a non scadere mai nel
lezioso.
Del resto, come abbiamo detto, da
questo tipo di prodotti non ci si aspetta – e nemmeno si desidera –
un’opera d’autore con una scrittura sofisticata e una lettura
stratificata. Si cerca una leggerezza sufficiente per distrarsi e
una storia che coinvolga quel tanto che basta per non annoiarsi,
senza richiedere una concentrazione massima. Alcuni film hanno
questo scopo, e In buone mani 2 il suo compito lo
svolge tutto sommato bene.
Kaan Urgancıoğlu, un attore
poliedrico
Sul fronte degli attori, invece, c’è
un netto squilibrio. Il pubblico di Mediaset (e più in generale gli
appassionati dei
drammi turchi) riconoscerà i volti di Kaan
Urgancıoğlu e Melisa Asli Pamuk. Entrambi
sono attualmente in scena nella soap opera Endless Love,
in onda su Canale 5, nei rispettivi panni di Emir e Asu. In questo
contesto, sia Urgancıoğlu che Pamuk interpretano ruoli più
complessi, con personaggi subdoli e perfidi, offrendo una bella
prova attoriale, ma nel passaggio a un genere differente l’attrice
turca sembra soffrire in termini di recitazione.
A differenza del
collega, che si mostra versatile e a proprio agio
anche in un ruolo meno impegnativo, Pamuk pare
avere difficoltà a immedesimarsi in Sezen. Mentre
Urgancıoğlu è totalmente a servizio del suo personaggio, risultando
convincente, la performance di Pamuk è più scarica, risultando
monoespressiva e poco trascinante, tanto da mettere in risalto
anche l’assenza di feeling che c’è fra i due. Fortunatamente,
Urgancıoğlu riesce a compensare questa mancanza di alchimia con la
sua partner sullo schermo grazie all’interazione con Mert
Ege Ak (Can). Insieme al giovane attore, riescono infatti
a regalare i momenti più emozionanti della storia, colmando il
vuoto emotivo lasciato dalla scarsa sintonia tra i
protagonisti.
La prima parte di In buone
mani, il film originale Netflix di
successo, si è conclusa con una nota tragica: Melisa ha
ceduto alla sua malattia e ha lasciato suo figlio Can con il padre
naturale, Firat. Melisa era una madre single e solo dopo aver
scoperto le sue condizioni di salute ha pensato di riallacciare i
rapporti con Firat.
L’uomo d’affari non aveva idea di
avere un figlio, e quando l’ha saputo, la possibilità di una
famiglia felice era improbabile. Superare la morte di Melisa è
stato difficile sia per il padre che per il figlio, e in In
buone mani 2 (In Good Hands 2) vediamo il duo lavorare a
una macchina del tempo per tornare da Melisa. Costruire la macchina
del tempo è stato il modo in cui Can ha affrontato la perdita.
Voleva credere che, se si fosse impegnato abbastanza, sarebbe
riuscito a tornare da sua madre e a tenerla stretta per assicurarsi
che non lo lasciasse di nuovo.In buone mani 2 (In
Good Hands 2) è incentrato sul modo in cui il padre e il figlio in
lutto imparano a vivere la loro vita insieme come un’unità e ad
accettare le cose belle che si presentano.
Per Can era difficile affrontare i
bulli a scuola. Ridevano del suo modo di ballare e prendevano in
giro la sua relazione con Firat. Trovavano strano che Can chiamasse
suo padre per nome e che Firat si rivolgesse a Can come “capo”. Can
non si aspettava che i suoi compagni di classe capissero quello che
stava passando, ma il fatto che scherzassero sul suo insolito
rapporto con il padre lo ha distrutto e ha deciso di abbandonare la
scuola. Can e Firat hanno avuto una discussione in un bar, quando
Sezen è intervenuta.
Voleva un po’ di pace e ha chiesto
che padre e figlio smettessero di litigare. La discussione si
sposta dalla scuola alla macchina del tempo e, ancora una volta,
Firat e Can discutono animatamente. Sezen era ormai stanca e si
avvicinò a Can, spiegandogli che costruire una macchina del tempo
era impossibile. Can rimase allo stesso tempo colpito dalle
conoscenze di Sezen e deluso dalla sua disapprovazione del suo
progetto. Can si rifiutò di arrendersi e finì per raccogliere altre
luci per trovare un modo per viaggiare nel tempo.
Firat aveva un problema di
alcolismo e, dopo che Can aveva espresso la sua delusione nei
confronti di Firat per non essere stato presente per lui come lo
era sempre stata sua madre, aveva ripreso a bere. Il padre di Firat
era un alcolizzato e lui si era sempre ripromesso di non diventare
come suo padre, ma non riusciva a trovare la forza di smettere di
bere. Era il suo modo di alleviare il dolore e ancora una volta
finì in un pub e bevve più di quanto potesse sopportare. Al pub
c’era anche Sezen, che aiutò Firat a tornare a casa.
Il giorno dopo, Firat la incontrò e
si scusò per averla messa in difficoltà. Legarono discutendo di
tutte le sciocchezze che Firat aveva fatto la notte precedente. Si
godono la reciproca compagnia e Firat si rende conto che non ha
bisogno dell’alcol per godersi una serata. Anche Sezen si sentiva
sola: amava molto suo fratello, che si era recentemente trasferito
negli Stati Uniti, lasciando un vuoto nel suo cuore. Le era stata
diagnosticata una depressione e ogni giorno cercava di guarire un
po’.
Anche l’incontro con Firat l’ha
aiutata ad affrontare la situazione. Anche se si erano appena
conosciuti, si sentivano a proprio agio l’uno con l’altra e non
avevano paura di essere vulnerabili. Sezen si è anche resa conto
dell’importanza di Can nella vita di Firat e il giorno dopo ha
deciso di fare amicizia con suo figlio.
Can si rifiutava di accettare Sezen
nella sua vita. Firat era tutto ciò che aveva e, da piccolo, si
sentiva insicuro a condividere il padre con un estraneo. Dopo aver
perso la madre, l’ultima cosa che Can voleva era che Firat se ne
andasse. Il giorno dopo Sezen incontrò Can a scuola. Sperava che
lui capisse che non poteva portargli via Firat perché il legame che
condividevano era indissolubile.
Sezen cercò di far capire a Can
quanto la sua vita sarebbe diventata solitaria se non si fosse
fatto degli amici. Ma invece di ascoltare i consigli di Sezen, Can
era impegnato a tenere d’occhio i suoi bulli. Ben presto i bulli si
avvicinarono e chiesero a Can di spiegare chi fosse Sezen.
Lo hanno preso in giro ancora una
volta, ma questa volta Sezen era lì per sostenerlo. Invece di
inchinarsi ai bulli, Sezen prese un tubo per l’acqua e attaccò
Nedim. Gli studenti ridevano di Nedim e Can non ne aveva mai
abbastanza di quel momento. Era contento che Sezen lo avesse
salvato dall’umiliazione e finalmente l’aveva accettata nella sua
vita. Non poteva negare che Sezen fosse un panino migliore di suo
padre e fu ancora più felice di scoprire che il fratello di Sezen,
Kerem, stava studiando per diventare astrofisico al MIT e che
avrebbe potuto aiutarlo a costruire una macchina del tempo. Sezen
promise a Can che Kerem lo avrebbe aiutato nel suo progetto, e
questo fu un motivo in più per Can per accettare prontamente Sezen
come nuovo amico di suo padre.
Quali passi ha fatto Firat per
diventare un padre migliore?
La dipendenza di Firat ha spesso
ostacolato il rapporto padre-figlio. Can odiava il modo in cui suo
padre si comportava quando si ubriacava, e spesso lo esprimeva ad
alta voce. Firat ha cercato di stare lontano dall’alcol dopo aver
incontrato Sezen, che era sobrio, ma durante una festa di
compleanno, ha finito per fare di nuovo il pieno di alcol.
Il padre di Nadim, Emrah, si è
arrabbiato per l’accaduto a scuola e ha sminuito Firat per non aver
saputo di avere un figlio per sei anni. Non pensava che Firat fosse
mai stato un buon padre per Can ed Emrah lo aveva avvertito di non
dare lezioni di educazione agli altri. Dopo essersi ubriacato,
Firat si azzuffò con Emrah alla festa, mettendo in imbarazzo sia
Can che Sezen.
Can è frustrato dal padre e torna a
casa per distruggere la macchina del tempo che aveva costruito. Era
pronto a crescere, ma non era sicuro che suo padre fosse pronto a
cambiare strada. Can voleva stare con sua madre, ora più che mai, e
Firat si vergognava di aver messo suo figlio in una posizione così
orribile.
Dopo aver parlato con la madre,
Firat si è reso conto di quanto sia stata difficile la sua infanzia
a causa del vizio del bere del padre, e invece di diventare un
genitore migliore, stava facendo del male a suo figlio nello stesso
modo in cui lo faceva suo padre. Firat si rese anche conto che era
giunto il momento di perdonare Melisa per aver tenuto nascosto Can
per sei anni, perché le era servito molto coraggio per crescere suo
figlio da sola e per questo meritava solo amore e rispetto.
Firat ha deciso di rimanere sobrio
ed è determinato a non deludere mai più Can. Verso la fine di In
buone mani 2, Firat scrive una lettera ai genitori e al personale
scolastico scusandosi per il suo comportamento e ammettendo di
dover diventare un padre migliore per Can. Anche Can accetta le
scuse del padre e guarda con fiducia al loro futuro insieme.
Quale segreto nascondeva
Sezen?
In In buone mani 2 (In Good
Hands 2) viene gradualmente rivelato che anche Sezen aveva
perso suo fratello Kerem e, invece di affrontare la perdita, ha
finto che vivesse negli Stati Uniti. L’idea che lui sia lì da
qualche parte l’ha aiutata a non crollare completamente. Firat
confessò a Sezen di aver visto lei e suo fratello ballare al pub
sei mesi prima.
Sezen era estremamente felice
quella sera e annunciò con entusiasmo che suo fratello era riuscito
ad entrare nell’università dei suoi sogni. Firat aveva offerto loro
un passaggio a casa, visto che Sezen era piuttosto ubriaca. Kerem
ringraziò Firat, ma era sobrio e aveva anche la patente, quindi
riteneva di non avere motivo di preoccuparsi. Il giorno dopo, Firat
scoprì che Kerem e Sezen avevano avuto un incidente e che Kerem era
morto per le ferite riportate.
Firat credeva che l’incontro con
Sezen nello stesso pub, qualche mese dopo, non potesse essere una
semplice coincidenza. Aveva bisogno di qualcuno a cui appoggiarsi e
anche Sezen aveva bisogno di un amico e di un sistema di sostegno.
Erano entrambi in lutto e potevano capire cosa stava passando
l’altro. Sezen continuava a rimproverarsi per l’incidente, ma Firat
la confortava e le dava un motivo per non arrendersi.
Firat, Sezen e Can hanno superato
il lutto in In buone mani 2?
Firat invitò Sezen e Can a un
evento che aveva organizzato nel cortile di casa sua. Ha ricreato
la macchina del tempo e l’ha chiamata “tunnel del tempo”. Credeva
che Sezen e Can avessero bisogno di rivisitare il loro passato e di
conservare i bei momenti trascorsi con le persone che amavano. Era
anche un modo per ricordare loro quanta strada avevano fatto come
individui.
Can si rivolse per la prima volta a
Firat chiamandolo “papà” e anche Firat lo chiamò con orgoglio suo
figlio. Sezen è stata felice di vedere sullo schermo un video di
lei e Kerem. Le tornarono in mente i giorni felici trascorsi
insieme e Can la confortò dicendole che Kerem e sua madre si
trovavano nello stesso posto e che credeva stessero bene. Ha
promesso di essere presente anche per Sezen e, in un modo
bellissimo, il dolore ha unito i tre e hanno trovato un senso di
accettazione reciproca.
Nel finale di In buone mani
2 (In Good Hands 2), Can, vestito da calabrone, ha cercato
di seguire i passi dei suoi compagni di classe e Firat ha capito
che Can aveva ragione: lo spettacolo era noioso. Incoraggiò Can a
fare la sua danza e suo figlio lo accontentò. Can ballò come era
solito fare con sua madre e il resto dei bambini seguì le sue orme.
Finalmente si stavano divertendo e Can, invece di diventare lo
zimbello di tutti, era diventato il mattatore, grazie al padre che
lo aveva incoraggiato a esprimere la sua eccentricità. È chiaro che
padre e figlio hanno fatto molta strada e Can non esita più a
riconoscere pubblicamente che Firat è suo padre.
L’ultimo indimenticabile concerto del
leader degli AC/DC Bon Scott arriva in versione Blu-ray. Per la
prima volta completamente rimasterizzato e con l’intera performance
del gruppo hard rock.
Appena poco prima dell’uscita al
cinema di The Bourne Legacy, la
Universal Pictures fece chiari piani per portare al cinema
anche un quinto episodio del lucroso franchise di Bourne. Così ha
assunto Anthony Peckham, sceneggiatore di
Invictus e di Sherlock
Holmes per realizzare uno script che potesse essere
all’altezza dei film precedenti e vedesse per la quinta volta il
franchise al cinema. Ad interpretare il protagonista, per la
seconda volta, Jeremy Renner nei panni di Aaron
Cross.
The Bourne
Legacy, diretto da Tony Gilroy,
mente dietro la prima trilogia, ha continuato il percorso tracciato
dalla storia di Bourne, ipotizzando una schiera di agenti segreti,
eredi dello stesso trattamento medico subito da Jason Bourne
interpretato da Matt Doman. Legacy infatti vuol
dire discendenza, e il primo discendente che abbiamo incontrato è
proprio Aaron Cross, un agente segreto che attraverso cure mediche
è stato reso più intelligente e più forte.
Allontanandosi in questo modo dalla
storia originale dello scrittore Robert Ludlum,
Gilroy ha reso il franchise aperto a diversi sequel, e non è da
escludere che con Jeremy Renner nel ruolo di
protagonista si possa realizzare un’altra trilogia.
Da
Transformers in poi il mondo del cinema e
quello dei giocattoli si sono incontrati sempre più spesso negli
ultimi anni, e così adesso anche la Mattel vuole portare sullo
schermo il suo supereroe: si chiama Max
Steel e ha 16 anni, va a scuola e all’occorrenza si
trasforma er sconfiggere i cattivi. Un film sul gioco,
popolarissimo in America Latina, era già in produzione e aveva
Taylor Lautner come protagonista. Dopo che però l’attore ha
lasciato il ruolo, la Dolphin Entertainment ha comprato i
diritti del gioco dalla MAttel e sta mettendo in piedi un film in
live action basato su una sceneggiatura di Christopher
Yost e sulla regia di Stewart
Hendler.
Max Steel è nato negli anni ’90
come una serie di action figures che si è trasformata poi in una
serie tv animata, un video game, diversi fumetti e nove film
animati.
La storia ruota intorno ai problemi
e ai turbamenti dell’adolescente Maxwell McGrath e del suo compagno
Steel. Entrambi hanno super poteri, Max con la turbo energia e
Steel con il super intelletto formano insieme Max Steel, il
supereroe definitivo.
Lucisano Media Group SpA,
holding quotata sul mercato Aim di Borsa Italiana, e IMAX
Corporation (NYSE:IMAX) annunciano oggi l’accordo per la
realizzazione di una nuova sala IMAX® ad Afragola (NA). La sala
IMAX verrà installata nel multiplex “Happy Maxicinema” situato
presso il Centro Commerciale Le Porte di Napoli e gestito da Stella
Film, società controllata di Lucisano Media Group.
“Siamo orgogliosi di essere i primi a proporre la tecnologia
IMAX agli spettatori del Sud Italia” ha dichiarato Fulvio Lucisano,
Presidente di Lucisano Media Group SpA. “Afragola si caratterizza
per una forte passione cinematografica: crediamo pertanto che il
pubblico campano sia pronto per un’esperienza di intrattenimento
premium che solo IMAX è in grado di offrire. Investendo nella
tecnologia IMAX stiamo investendo in qualità, innovazione e in
quello che crediamo possa rappresentare un vantaggio competitivo
per la nostra attività”.
“L’accordo di oggi dimostra come la costruzione di sale IMAX
sia in costante aumento in tutta l’Europa occidentale”, ha detto
Andrew Cripps, Presidente di IMAX EMEA. “Lucisano Media Group
condivide la nostra passione per l’innovazione e il desiderio di
far vivere ai propri spettatori momenti di intrattenimento
indimenticabili. Siamo lieti di accogliere Lucisano Media Group nel
circuito IMAX e portare ad Afragola una esperienza cinematografica
davvero coinvolgente”.
Dopo alcune voci non positive
arriva oggi la notizia che The Expendables
4 si farà, nonostante un incasso sotto le aspettative
negli USA. Infatti, secondo Variety, Image e
Millennium hanno appena siglato un accordo di prevendita
con Sony Pictures International per conto
di SSXH Pechino e Max Film Distribution per portare sul grande
schermo ancora una volta la banda capitanata
da Sylvester Stallone.
Il terzo capitolo del franchise ha
incassato solo 39 milioni negli USA diventando così un vero flop ma
solo in patria perché nel resto del mondo ha incassato 167 milioni
di dollari. Dunque ancora una volta l’internazionale salva un
franchise hollywoodiano e in part grazie alla Cina. Al momento
regista e cast non sono stati confermati ma il film dovrebbe uscire
nel 2017.
Scott Derrickson e C.
Robert Cargill, la coppia vincente dietro al successo del nuovo
horror Sinister, hanno
annunciato che la casa di produzione Blumhouse Productionsì
è intenzionata a finanziare un sequel in cui però non è sicura la
presenza di Derrickson alla regia. Per Sinister
2 molto probabilmente Cargill e Derrickson
scriveranno la sceneggiatura e co-produrrano assieme a Jason
Blum.
Con un incasso di oltre 77 milioni
di dollari nel mondo (contro gli appena 3 spesi per la
realizzazione) Sinister si è assicurato un posto di primo
piano nel panorama cinematografico degli ultimi tempi, anche grazie
alla presenza all’interno del cast del protagonista Ethan Hawke nei panni di uno scrittore alle
prese con tremende entità soprannaturali. In attesa del sequel,
Sinister approderà nelle sale italiane a marzo 2013.
Dig è una
miniserie in sei episodi creata da Tim Kring (già
mente creativa dietro Heroes) e
Gideon Raff (creatore del cult
Homeland) e pronta a debuttare sul canale
via cavo americano Usa Network il prossimo 5 Marzo,
sperando di trasformarla presto in un piccolo caso televisivo.
La serie
mistery è incentrata sulla figura dell’agente dell’FBI
Peter Connely che cerca di risolvere il caso di un archeologo
americano ucciso a Gerusalemme; ma man mano che procede con le
indagini, strani segreti, inquietanti misteri e torbide rivelazioni
emergono in modo dirompente, scoprendo una cospirazione
internazionale risalente addirittura a mille anni prima.
Nei panni di Connely troviamo
l’attore Jason Isaacs (volto noto di Hollywood e
del piccolo schermo) che divide la scena con Anne
Heche, qui nelle vesti di Lynn Monahan, capo di Peter e
suo “saltuario” interesse amoroso, insieme ad altri attori noti per
aver preso parte ad alcune serie tv cult come Breaking
Bad o Six Feet Under: Alison Sudol, David
Costabile, Regina Taylor, Lauren Ambrose e Ori
Pfeffer.
Secondo King, la storia è “Prima di
tutto un misterioso caso di omicidio accaduto a Gerusalemme, e non
appena quest’ultimo comincia a dipanarsi… svela dei vecchi segreti
celati. […] il nostro intento è stato quello di mescolare il
mistero, il crime, gli elemento storici e le profezie
bibliche”
Anche Isaacs, riferendosi allo show,
ha dichiarato che “[…] ha un legame forte con le cospirazioni
globali… che affondano le loro radici in argomenti vecchi migliaia
di anni che ci terrorizzano ancora oggi”.
La serie tv, prodotta dalla
Universal Cable Productions, da King e da Raff, è stata
girata in un primo momento proprio a Gerusalemme, per poi spostare
il set a Dubrovnik, Split e Trogir- in Croazia- e successivamente
ad Albuquerque, nel New Mexico; questo per evitare il sanguinoso
conflitto lungo la striscia di Gaza durante gli attacchi che si
sono susseguiti nel 2014. Sulla questione si è espresso Raff,
israeliano, dicendo che “stiamo valutando tutte le opzioni,
sperando di poter tornare presto a girare lì, come avevamo
pianificato fin dall’inizio; in caso contrario, troveremo un’altra
soluzione. Abbiamo deciso di girare a Gerusalemme per via della sua
storia e dei segreti nascosti sotto la sua superficie; insomma,
elementi che forniscono diversi spunti narrativi interessanti e
nuove possibilità” e proprio per tale ragione i produttori hanno
visto nel personaggio di Connely il potenziale per un
franchiseable character, un personaggio “serializzato” che
può calarsi in diverse situazioni, esplorando il mondo ed
affrontando ogni volta nuovi problemi ed avventure.
La Lionsgate ha deciso
portare avanti il progetto del remake di American Psycho, che
nell’originale vedeva un elegante Christian Bale trasformarsi in feroce
assassino nella
A breve si aprirà a Trieste, città
nel cuore della Mitteleuropa il 22° Trieste Film Festival. Ad
inaugurare i sette giorni di proiezioni, incontri e retrospettive
sarà il regista Danis Tanovic, premio Oscar per il miglior film
straniero nel 2002 con “No man’s Land”, anche premio a Cannes
per la migliore sceneggiatura .
Presenterà infatti egli stesso il
20 gennaio la sua nuova opera “Cirkus Columbia”, tratto dal libro
di un giornalista croato e che narra la storia di un uomo che
ritorna in patria. Una vicenda che parla soprattutto della caduta
di un mondo, quello del regime comunista (gli eventi sono
ambientati nel ‘91) e di una nuova realtà, che è preludio di una
lunga e insensata tragedia. Gli attori che Tanovic ha scelto,
avevano già recitato insieme per Kusturica in “Papà è in viaggio
d’affari”, ma sono volti noti anche ad Hollywood, come Mira Furlan
(la francese selvaggia di Lost). Il film era stato già
presentato allo scorso festival veneziano durante le giornate degli
autori, e aprirà l’annuale edizione del Festival triestino
nonostante non abbia ancora trovato una distribuzione in Italia.
Insieme a Tanovic, saranno numerosi gli autori stranieri
provenienti dall’est e centro Europa, ma anche dall’Italia stessa,
che affolleranno i giorni del festival. In particolare, grazie alla
collaborazione dell’Istituto di Cinema di Bratislava, verrà
proposta una retrospettiva sullo sceneggiatore Dušan Hanák, Orso
d’Argento a Berlino nel 1980 per “322”.
Importanti giorni di incontro tra esperti e lavoratori del settore
invece, avverranno tra il 19 e il 21 gennaio con WHEN EAST MEETS
WEST , incontro di co-produzione organizzato dal Fondo per
l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia e il Trieste Film Festival.
L’obiettivo è di incoraggiare la cooperazione tra paesi dell’Europa
orientale, Italia e un altro Paese dell’Europa occidentale:
nell’edizione di quest’anno il paese selezionato sarà la
Francia.