Officine UBU è lieta di rilasciare
il trailer di IMPREVISTI
DIGITALI (Effacer L’historique / Delete History) che,
dopo il trionfo alla 70esima edizione della Berlinale, dove si è
aggiudicato l’Orso d’Argento, arriva dal 15 ottobre al cinema. Il
film è diretto dalla consolidata coppia di registi Benoît Delépine
e Gustave Kervern che raccontano, con il loro stile libero e
dissacrante, le disavventure di tre vicini di casa le cui vite
vengono stravolte a causa della loro inettitudine nel rapportarsi
con le nuove tecnologie.
IMPREVISTI
DIGITALI è una commedia sociale dolce-amara,
parzialmente ispirata al Movimento dei Gilet Gialli, che mette a
fuoco in modo ironico e pungente alcune delle assurdità che
caratterizzano la deriva digitale della società moderna, ormai
globalizzata e intangibile.
Tre vicini di casa in un sobborgo
francese si ritrovano coinvolti in una serie di imprevisti causati
dalla loro inettitudine nel rapportarsi alle nuove tecnologie.
Marie ha paura di perdere il rispetto di suo figlio a causa di un
sex tape finito online, Bertrand s’invaghisce della voce di una
centralinista e cerca di proteggere la figlia dal cyber bullismo e
Christine, che ha perso il marito a causa della sua dipendenza
dalle serie tv, è disposta a tutto per far aumentare la sua
valutazione come autista privato. I tre si lanceranno così in una
battaglia contro i giganti di internet. Una battaglia ben al di
fuori della loro portata… forse.
IMPREVISTI DIGITALI
arriverà al cinema distribuito da Officine UBU da giovedì 15
ottobre.
Vincitore dell’Orso D’Argento al
settantesimo Festival di Berlino, esce il 15 ottobre
Imprevisti Digitali, una commedia non
convenzionale di Benoît Delépine e Gustave
Kervern. I registi francesi rinnovano il sodalizio che li
ha portati alla fama con Mammuth (2010), in cui
Gerard Depardieu interpretava un pensionato in
disarmo che riassapora la vita alla ricerca di un po’ di giustizia
sociale. Proprio le tematiche sociali trattate in chiave satirica e
politicamente scorretta sono anche al centro di
Imprevisti digitali, prodotto da
Delépine e Kervern assieme a
Sylvie Pialat e Benoît
Quainon.
Periferia francese. Marie, Bertrand
e Christine sono vicini di casa. Si trovano improvvisamente nei
guai quando Marie, Blanche Gardin, scopre di
essere protagonista di un video hard finito su internet dopo una
notte di bagordi con un giovane, Vincent Lacoste,
che ora la ricatta. La donna non vuole che il figlio veda il video,
terrorizzata da ciò che il ragazzo potrebbe pensare di lei.
Bertrand, Denis Podalydès, si invaghisce della
voce di una centralinista e intanto vuole sbarazzarsi di un video
apparso su internet in cui la figlia adolescente viene bullizzata a
scuola. Infine, Christine, Corinne Masiero, è
un’autista privata e il suo gradimento da parte dei clienti viene
misurato in base al numero di stelle che riceve sul sito
dell’azienda, regolarmente fermo a una. Demotivata e avvilita, fa
di tutto per far migliorare la sua valutazione. I tre intraprendono
così una crociata contro i colossi di internet, che ritengono
colpevoli di aver stravolto le loro vite.
Il film è dissacrante e divertente,
con un buon ritmo. Le interpretazioni riescono a unire verità e
grottesco senza essere ridicole, e non è facile. Blanche
Gardin è bravissima nel trasformarsi in una sorta di
Janis Joplin pasticciona e madre di famiglia, che
spesso perde il controllo e non è responsabile di sé.
Corinne Masiero dà corpo molto bene alla frustrata
Christine, alienata e dipendente dalle serie tv. A causa di
questa dipendenza ha perso il marito e il precedente lavoro. Mentre
Denis Podalydès è un goffo vedovo solo, alle prese
con una figlia adolescente. L’uomo si invaghisce di una voce al
telefono, per poi rendersi conto di aver preso un grosso abbaglio.
Personaggi un po’ fantozziani , un po’ “scapigliati”, un misto di
goffaggine, frustrazione e rabbia in cui ci si può facilmente
rivedere. L’approccio comico dei registi, trasposto nella
sceneggiatura di Cécile Rodolakis è più affidato a
brevi battute, a situazioni comiche e all’uso del corpo, che non a
lunghi dialoghi e dissertazioni, come spesso accade nella commedia
francese. Una sceneggiatura che offre finalmente due figure
femminili non subordinate a protagonisti maschili, ma che anzi
emergono con forza, ognuna con la sua specificità, nelle
interpretazioni di Gardin e
Masiero.
Imprevisti digitali e
satira sociale
A giudicare dal titolo,
Imprevisti Digitali (Effacer
l’historique è il titolo originale), si potrebbe
pensare che si tratti di un film leggero e superficiale, che si
limiti a far ridere con delle gag su tre protagonisti imbranati, ma
non è così. Il film non si limita a descrivere tre persone di mezza
età che hanno a che fare con la tecnologia e sono in seria
difficoltà perché non ne conoscono i meccanismi. Se così fosse,
risulterebbe poco interessante e ormai ampiamente superato da una
realtà in cui i quarantenni e i cinquantenni hanno imparato a
destreggiarsi fin tropo bene con la tecnologia. Si tratta invece di
un lavoro che non rinuncia alla passione dei registi: quella per le
tematiche sociali e le dinamiche collettive.
Ecco dunque che assume un ruolo
centrale la satira sociale, che mostra in modo efficace, anche con
alcune esasperazioni un po’ grottesche, quanto la vita di ciascuno
sia ormai dominata dalla tecnologia, ma non solo. Anche questo tema
infatti è stato già più volte trattato. Qui si pone l’attenzione
anche sui risvolti più spesso sottaciuti e a volte semplicemente
assurdi, che però sembrano qualcosa di ineluttabile e vengono
sovente acriticamente accettati. Si pensi ai dati, alle
informazioni personali e riservate che sono oggi in mano alle
grandi multinazionali dell’informatica e che peraltro siamo noi
stessi a fornire, più o meno consapevolmente.
Nel film si parla anche dello
sfruttamento cui sono sottoposti i lavoratori delle multinazionali
dell’e-commerce. Più in generale si fotografa una società
in cui tutto è monetizzato e disumanizzare, mentre i rapporti umani
si sgretolano. I registi sono capaci di unire l’alto e il basso,
stimolando una riflessione su questo, utilizzando abilmente mezzi
farseschi, come un rocambolesco viaggio dei protagonisti, chi in
Irlanda e chi a Palo Alto, in California – sede di molte aziende
leader mondiali dell’IT – per andare a recuperare “alla fonte” i
video incriminati, persi nel “cloud”. Oppure la
figura quasi mitica e al tempo stesso ridicola di un Dio/haker,
interpretato da Bouli Lanners, a cui i
protagonisti si rivolgono per risolvere i loro problemi.
Vi è dunque anche una riflessione
sul raffreddamento dei rapporti umani, ormai troppo mediati dal
virtuale, e sul conseguente senso di alienazione che, suggeriscono
i registi, si può superare solo tornando al caro, vecchio, reale
contatto umano. Esemplari in questo senso la vicenda di Bertrand
con la centralinista, ma anche quella di Christine, che riceve
valutazioni negative sul suo lavoro, senza che però nessun cliente
si lamenti mai direttamente con lei per ciò che non va nei suoi
servizi.
Lo sguardo disincantato sui
movimenti
Parzialmente ispirato al Movimento
dei Gilet Gialli, Imprevisti Digitali offre in realtà
uno sguardo disincantato sui movimenti. Ciò che si percepisce è una
voglia di portare i temi trattati in una dimensione collettiva.
Marie, Bertrand e Christine sono stati militanti dei Gilet Gialli
e, sebbene disillusi, tornano qui a sentirsi paladini di una causa
collettiva. Tuttavia la loro lotta appare troppo improvvisata per
portare a dei risultati, si mantiene in un orizzonte privato,
nonostante le intenzioni. I registi sembrano guardare dunque con
occhio smagato alla protesta sociale, ancora lontana dall’essere
davvero collettiva, soprattutto su questi temi. I protagonisti
però, a loro modo, ci provano. In maniera goffa, improvvisata,
pasticciona, ma provano a non subire, a reagire, e già solo per
questo si sentono un po’ meglio, ritrovano il sorriso.
Delépine e
Kervern continuano dunque a trattare il sociale in
maniera scanzonata, acuta e molto realistica. È probabilmente per
questo che la commedia si è aggiudicata l’Orso d’Argento a Berlino:
per la sua eccentricità e il suo non essere commedia pura, ma anche
satira sociale a tratti feroce, che fa riflettere. A
qualcuno potrà non piacere perché è molto esplicita e politicamente
scorretta, ma è efficace. Un po’ sgualcita, come l’immagine
sgranata scelta nella fotografia di Hugues Poulain, ma perciò più
vera, sconclusionata forse, come i suoi protagonisti, ma permeata
da una grande voglia di rivincita.
Debutterà al cinema questo giovedì
Imprevisti
digitali, il film vincitore dell’Orso d’Argento e
distribuito da Officine UBU. Da oggi in palio per
i lettori di Cinefilos.it 5 inviti validi ognuno
per due biglietti gratuiti per il primo spettacolo serale per i
giorni sabato 17 e domenica 18 ottobre.
NOTA BENE: Per poter
richiedere il biglietto è indispensabile scrivere a
eventi[@]cinefilos.it scegliere la città e la sale e comunicare il
vostro nome e cognome. Gli inviti sono già validi per due persone,
coloro che riceveranno una risposta di conferma avranno ottenuto un
inviti. Chi non riceverà risposta è perché gli inviti saranno
esauriti. Le città e le sale che aderiscono sooo:
MILANO – CINEMA ELISEO
TORINO – CINEMA ROMANO
BOLOGNA – CINEMA ROMA
ROMA – CINEMA QUATTRO FONTANE
Imprevisti digitali, il film
Imprevisti
digitali è una commedia sociale dolce-amara,
parzialmente ispirata al Movimento dei Gilet Gialli, che mette a
fuoco in modo ironico e pungente alcune assurdità che
caratterizzano la deriva digitale della società moderna, ormai
globalizzata e intangibile.
Tre vicini di casa in un sobborgo
francese si ritrovano coinvolti in una serie di imprevisti causati
dalla loro inettitudine nel rapportarsi alle nuove tecnologie.
Marie ha paura di perdere il rispetto del figlio a causa di un sex
tape finito online, Bertrand s’invaghisce della voce di una
centralinista e cerca di proteggere la figlia dal cyber bullismo e
Christine, che ha perso il marito a causa della dipendenza dalle
serie TV, è disposta a tutto per far aumentare la sua valutazione
come autista privato. I tre si lanceranno così in una battaglia
contro i giganti di internet. Una battaglia ben al di fuori della
loro portata… forse.
Impiccalo più in alto è
anche il film prodotto dalla Malpaso Company,
fondata da Eastwood in quanto egli voleva un controllo più creativo
sui suoi film, evitando sprechi di denaro e di tempo. Interessatosi
alla sceneggiatura scritta da Leonard Freeman e
Mel Goldberg, Eastwood diede il via al progetto,
il quale con un budget di poco meno di 2 milioni di dollari arrivò
ad affermarsi come un grande successo, guadagnando circa 11 milioni
al box office. Il film fu inoltre ben accolto dalla critica, che lo
indicò come un interessante incrocio tra lo stile dei western italiani e tematiche più
proprie del territorio statunitense.
Ad oggi Impiccalo più in
alto rimane un titolo poco noto della filmografia di Eastwood
come attore, oscurato da pellicole divenute più celebri nel tempo.
Si tratta dunque di un film da riscoprire, anche solo per avere un
assaggio in più dell’idea che l’attore e regista ha di questo
genere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Impiccalo più in alto
Ambientato nell’Oklahoma del 1889,
il film ha per protagonista Jed Cooper, il quale
per aver comprato in buona fede del bestiame rubato, sta per essere
impiccato senza processo. Lo salva però all’ultimo secondo il
giudice Fenton, unico rappresentante della legge
in quel luogo dimenticato da Dio. Cooper vuole vendicarsi degli
uomini che lo hanno linciato, ma il giudice gli proibisce di farsi
giustizia da sé, proponendogli invece un posto da sceriffo. Cooper
accetta e Fenton gli lascia carta bianca, ma ad una condizione: se
mai riuscirà a trovare gli uomini che lo hanno aggredito, Cooper
dovrà portarli a Fort Grant vivi. Jed inizia da subito a
dimostrarsi particolarmente adatto a quel ruolo, catturando uno
dopo l’altro pericolosi criminali.
Durante il suo primo incarico,
Cooper rintraccia Reno, uno dei suoi aggressori,
nel saloon di una piccola città. Cooper tenta di arrestarlo, ma è
infine costretto ad ucciderlo per legittima difesa. Venuto a
conoscenza del fatto, Jenkins, un altro degli
aggressori, si costituisce e svela a Cooper e a Fenton i nomi degli
altri complici: Miller, Stone,
Blackfoot, Maddow,
Tommy, Loomis ed infine il capo
della banda, il capitano Wilson. Fenton può così
emettere i mandati di cattura e Cooper si mette alla ricerca della
banda. Andare alla ricerca di questi pericolosi fuorilegge,
tuttavia, potrebbe per lui rivelarsi un’impresa al di là delle sue
possibilità e Cooper sarà dunque chiamato a dimostrare tutto il suo
valore oltre alla sete di vendetta.
Impiccalo più in alto: il cast del film
Quello in Impiccalo più
alto nei panni di Jed Cooper è il primo ruolo da protagonista
ricoperto da Clint Eastwood a Hollywood. L’attore, infatti,
aveva fino a quel momento ricoperto ruoli di secondo piano e solo
grazie alla trilogia western di Leone aveva avuto modo di
cimentarsi come protagonista. Con questo film, Clint Eastwood ha
introdotto un’idea di cowboy molto modernizzata, calata storie
molto simili a quelle dei film con John Wayne ma
con toni molto più seri. La sua figura snella e il cappello piatto
a tesa larga del protagonista di questo film erano inoltre una
boccata d’aria fresca in un genere che stava perdendo popolarità e
inventiva.
Accanto ad Eastwood si ritrovano poi
noti attori dell’epoca come Inger Stevens, che
ricopre qui il ruolo della bella e malinconica negoziante Rachel
Warren. Durante le riprese, la Stevens e Eastwood intrapresero una
breve frequentazione. Pat Hingle, che avrebbe poi
nuovamente recitato con Eastwood in Coraggio… fattiammazzare!, interpreta qui il ruolo del giudice
Fenton. Ed Begley, invece, è presente nei panni
del crudele capitano Wilson, l’uomo ricercato da Cooper. Tra gli
altri fuorilegge, in particolare, si ritrova l’attore Bruce
Dern nei panni di Miller. Il celebre attore Dennis
Hooper, invece, ricopre qui il ruolo di un
predicatore.
Il finale di Impiccalo più in alto
Nel finale del film, durante
l’esecuzione di Miller, Ben, Billy Joe e di altri tre condannati si
consuma l’agguato a Cooper: Wilson, Loomis e Tommy approfittano dei
festeggiamenti per assalirlo e crivellarlo di colpi. Cooper, però,
sopravvive grazie all’intervento di Rachel Warren,
una bella negoziante che lo soccorre e si prende cura di lui. Donna
malinconica e silenziosa, Rachel confida poi a Cooper di stare
cercando i due criminali che tempo addietro l’hanno violentata e
hanno ucciso suo marito. Tra i due nasce poi l’amore, cosa che
spinge Rachel a rinunciare ai propri propositi di vendetta. Cooper,
però, non è della stessa idea e decide infine di partire per Red
Creek, salutando Rachel per l’ultima volta.
Giunto di notte al ranch dove si
nascondono Wilson, Loomis e Tommy, Cooper li uccide uno dopo
l’altro. A questo punto, gli unici rimasti sono Jenkins, ancora in
prigione a Fort Grant, e Maddow e Blackfoot, entrambi in fuga.
Cooper si reca a trovare Jenkins e lo perdona, dopodiché minaccia
Fenton di dimettersi se il giudice non concederà la grazia
all’uomo. Fenton è titubante, ma riconosce che se vuole che in
Oklahoma regnino l’ordine e la legge non può permettersi di perdere
un uomo del valore di Cooper e acconsente di liberare Jenkins.
Cooper riprende allora la propria stella di sceriffo, con Fenton
gli consegna i mandati d’arresto per Maddow e Blackfoot,
ricordandogli che “la legge li vuole ancora“.
Il trailer di Impiccalo più in
alto e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Impiccalo più in alto grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Apple
TV+ e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
lunedì 15 gennaio alle ore 21:10
sul canale Rai Movie.
Toni
Collette, Tracy Letts e Sam
Trammell, famoso per il suo ruolo nella serie
True Blood, entrano nel cast di
Imperium, il thriller diretto
da Daniel Ragussis con Daniel
Radcliffe nei panni del protagonista, le cui riprese sono
da poco iniziate in Virginia.
La sceneggiatura di
Imperium è stata completata dallo stesso
Ragussin e dall’ex agente
dell’FBI Mike German, le cui attività di
controterrorismo hanno ispirato il soggetto del
film. Daniel Radcliffe interpreta, infatti,
l’agente speciale dell’FBI Nate Foster, specializzato in
operazioni di copertura e lotta al terrorismo. La sua missione
consisterà nell’infiltrarsi sotto falsa identità in un
gruppo neonazista.
Toni Collette
interpreterà una collega veterana di Radcliffe, indurita dalla
guerra. Tracy Letts è la leader del
movimento neonazista mentre Sam Trammell
è un apparentemente tranquillo padre di familia, che giocherà
però un ruolo chiave nel reclutamento dei giovani al movimento.
Sono stati assegnati da IMPAwards, famoso database di
poster e locandine cinematografiche, i premi ai migliori poster
dell’anno. Nella gallery di seguito trovate tutti i vincitori per
le diverse categorie!
L’attrice britannica Imogen
Poots è divenuta celebre per il ruolo di Tammy nel film
28 settimane dopo, per poi costruirsi una carriera tra
film mainstream e progetti più piccoli. Sia nell’uno che nell’altro
caso, la Poots ha più volte dato dimostrazione di sapersi adattare
a ruoli e contesti diversi grazie ad una versatilità che è negli
anni divenuta il suo punto forte.
Ecco 10 cose che non sai su
Imogen Poots.
Imogen Poots: i suoi film
1. Ha recitato in numerosi
lungometraggi di successo. Il debutto cinematografico
dell’attrice avviene nel 2006 con il film V per Vendetta,
per poi ottenere maggiore celebrità recitato in 28 settimane
dopo (2007). Nel 2008 recita invece in Me and Orson
Welles, per poi apparire in Cracks (2009),
Solitary Man (2009), I segreti della mente
(2010), Jane Eyre (2011), Fright Night – Ill
vampiro della porta accanto (2011), Una fragile
armonia (2012), Need for Speed
(2014), Non buttiamoci giù (2014), Jimi: All Is by My
Side (2014), Tutto può accadere a
Broadway (2014), Knight of
Cups (2015), I Kill Giants
(2017), Vivarium (2019) e Black
Christmas (2019).
2. Ha recitato anche in
televisione. Nell’arco della sua carriera l’attrice ha
preso parte a diverse serie TV, tra cui Casualty (2004),
Bouquet of Barbed Wire (2010) e Roadies (2016).
Ha inoltre recitato nei film per la TV Miss Austen Regrets
(2008) e Christopher and His Kind (2010).
Imogen Poots ha un fidanzato
3. È impegnata in una
relazione sentimentale. L’attrice ha confermato di avere
una relazione, dal maggio del 2018 con l’attore James
Norton, celebre per il suo ruolo nella serie Happy
Valley (2014).
Imogen Poots non è su
Instagram
4. Non ha un profilo
personale. L’attrice ha confermato di non avere un proprio
profilo sul social network Instagram, preferendo tenere la sua vita
privata lontana dai riflettori. Esistono tuttavia alcune fan page
dedicate all’attrice, dove è possibile trovare numerose sue foto e
notizie dai suoi futuri progetti da interprete.
Imogen Poots in V per Vendetta
5. Ha recitato nel film con
Natalie Portman. L’attrice compare in un piccolo ruolo nel
film V per Vendetta, interpretando la giovane Valerie
all’interno di un flashback. La versione adulta del personaggio è
invece interpretata dall’attrice Natasha
Wightman.
Imogen Poots in 28 settimane
dopo
6. Ha recitato nel sequel
del film horror.28 settimana dopo è il sequel
del film 28 giorni dopo, diretto dal regista Danny
Boyle. In questo secondo capitolo, l’attrice interpreta il
personaggio di Tammy, la quale insieme a suo fratello dovrà
scongiurare una nuova diffusione del virus che trasforma in zombie
gli esseri umani.
Imogen Poots e le GIF
7. Sono celebri le GIF
dedicate all’attrice. Grazie ai suoi numerosi e variegati
ruoli, l’attrice è divenuta protagonista di numerose GIF
disponibili sul Web. Molte di queste la ritraggono in particolari
momenti della sua carriera, e spesso sono utilizzate come
potenziale risposta in una conversazione, sostituendo il messaggio
scritto.
Imogen Poots è su IMDb
8. Ha una pagina a lei
dedicata. Sull’Internet Movie Database (IMDb), è possibile
trovare una pagina esclusivamente dedicata all’attrice, dove sono
contenute curiosità su di lei ma anche informazioni personali,
nonché foto, video, premi e l’intera filmografia, tra cui anche i
futuri progetti dell’attrice.
Imogen Poots: il suo 2019
9. È stato un anno ricco di
progetti. Nel 2019 l’attrice è apparsa in diversi progetti
cinematografici, recitando ad esempio nel film Vivarium
accanto all’attore Jesse
Eisenberg, ma anche nei film L’arte della difesa
personale, Castle in the Grount e Black
Christmas.
Imogen Poots età e altezza
10. Imogen Poots è nata a
Londra, in Inghilterra, il 3 giugno 1989. L’altezza
complessiva dell’attrice è di 164 centimetri.
Imogen Poots sarà la protagonista
femminile di Need For
Speed, film d’azione tratto dal famoso videogame per
Playstation che sarà prodotto dalla DreamWorks. A dirigere la
pellicola ci sarà Scott Waugh(Act of
Valor) mentre la sceneggiatura è stata affidata
a George Gatins e John
Gatins. La pellicola è in fase avanzata di casting,
quindi non ci resta che scoprire quali altri nomi saranno compresi
nel cast del film che è atteso per la fine del 2013. L’attrice
Imogen Poots, vista recentemente in Jane Eyre è tra le più
richieste giovani leve di Hollywood e presto la vedremo in Knight
of Cups di Terrence Malick
Imogen Poots sarà
la protagonista del remake di Un Natale Rosso
Sangue, film horror del 1974 diretto da Bob
Clark e con protagonista la Margot Kidder
di Superman.
La storia è ambientata in una
sorority (un’associazione studentesca femminile) durante le vacanze
di Natale, dove un gruppo di ragazze subisce le minacce telefoniche
di uno sconosciuto che comincia, poi, ad ucciderle.
Dopo un primo remake nel 2006,
arriva adesso Jason
Blum che ci riprova, proponendo la stessa storia e
scegliendo la Poots per il ruolo della protagonista, con
Sophia Takal in veste di regista e
co-sceneggiatrice.
La Takal è avvezza al genere
horror, e oltre a Imogen Poots, dirigerà ancheAleyse
Shannon, Brittany
O’Grady, Lily
Donoghue e Caleb Eberhardt. Le
riprese inizieranno presto visto che la data è già stata fissata:
venerdì 13 dicembre.
Abbiamo visto Imogen
Poots in Knight of Cups e Need
for speed, ma anche nel frizzante Tutto può
accadere a Broadway e in Non Buttiamoci
Giù.
Il regista Todd Field
porterà sul grande schermo una trasposizione del romanzo di Jess
Walter, Beautiful Ruins, storia ambientata in
Italia. Sul set vedremo l’attrice inglese Imogen Poots, già vista in Need for
Speed. Pubblicata nel Giugno 2012, la storia parla di
un americana che fa un viaggio in Italia nel 1962, precisamente in
Liguria, durante la produzione del film Cleopatra. La sua storia si
intreccerà a quella di altre tre persone, che girano ognuno intorno
alla realtà dell’altro. La Poots impersonerà la giovane
attrice Dee Moray. Il resto del cast è ancora sconosciuto.
Todd Field, conosciuto anche
per Little Children e In the Bedroom,
sta scrivendo la sceneggiatura proprio con l’autore del libro,
Jess Walter. Field Produrrà il film con la
Standard Film, con la Cross Creek di Brian
Oliver e Tyler Thompson e la Smuggler di Brian
Carmody e Patrick Milling Smith. Si dice che il film
inizierà le sue riprese in Italia a Maggio 2014.
Il sito The
Wrap riporta che l’attrice Imogen
Poots è in trattative per unirsi a Andy
Samberg e Akiva Schaffer nel nuovo film
del trio comico The Lonely Island mentre
Deadline ci rivela che a far parte del
cast ci sarà anche Tim Meadows.
Il titolo del film dovrebbe
essere Conner4real e sarà una satira rivolta
al mondo dell’industria musicale: un rapper di nome Conner,
raggiunto il successo da solista dopo aver lasciato la sua boy
band, è costretto a riunirsi ai suoi ex colleghi quando il suo
ultimo album si rivelerà essere un flop.
Conner4real sarà scritto dai The
Lonely Island e co-diretto da Schaffer e
Taccone per la Universal
Pictures, con Judd Apatow e
Rodney Rothman come produttori. Nel mentre che
attendiamo ulteriori aggiornamenti vi ricordiamo che la
Poots potremo vederla alla fine dell’anno in
Knight of Cups, nuovo e attesissimo film
di Terrence Malick.
The Solution Entertainment Group ha
annunciato che Imogen Poots (She’s Funny That
Way) reciterà al fianco di Michael Pitt
(The Dreamers), Isabelle Huppert
(Amour) e Willem Dafoe in The
Sleeping Sheperd, film scritto e diretto da
Frank Hudec (Building Bombs).
Ispirato alla storia vera di
Stéphane Breitwieser, il ladro d’arte più famoso al mondo, il film
racconterà la storia di Alex (Pitt), un pittore fallito che,
durante un viaggio in Europa, incontra Karoline (Poots), una
ragazza ricca e annoiata con la quale decide di fuggire. Dopo
essere stati catturati, la madre di Alex (Huppert) distruggerà
delle opere dall’inestimabile valore nel tentativo di salvarlo, ma
entrambi finiranno in prigione. Per ironia della sorte, i dipinti
di Alex diventeranno così degli oggetti da collezione.
Madison Wolfe
(True Detective, Joy) interpreterà
la giovane protagonista del film, le cui riprese inizieranno il
prossimo 27 settembre e si svolgeranno in Irlanda e in Belgio.
La pellicola sarà diretta da
Anders Walter, con la produzione di Chris
Columbus. Di seguito la trama della graphic novel:
Barbara Thorson è una ragazzina
asociale ossessionata dai giochi di ruolo come Dungeons & Dragons.
È dotata di una fantasia sfrenata ed è convinta del fatto che i
giganti esistano davvero e stiano arrivando nella sua città per
distruggere tutto. Fortunatamente Barbara è in possesso dell’unica
arma in grado di fermarli: il prodigioso martello
Coveleski.
Arriva finalmente al cinema
l’atteso film Immortals diretto da Tarsem
Singh e con protagonisti Henry Cavill, Freida Pinto,
Mickey Rourke e John Hurt.
Il brutale e sanguinario Re
Iperione e il suo feroce esercito stanno devastando la Grecia,
demolendo tutto quello che trovano sul loro cammino con spietata
efferatezza. I villaggi continuano a cadere di fronte alle legioni
di Iperione e ogni vittoria lo porta un passo più avanti verso il
suo obiettivo: risvegliare il potere dei Titani per conquistare gli
dei dell’Olimpo e tutta l’umanità. Sembra che nulla sia in grado di
fermare il malvagio re dal diventare il padrone indiscusso del
mondo, fino a quando un semplice uomo di nome Teseo giura di
vendicare la morte della madre, avvenuta durante uno degli attacchi
di Iperione. Quando Teseo incontra l’Oracolo della Sibilla, Fedra,
questa viene convinta dalle sue inquietanti visioni sul futuro del
giovane a sostenerlo, poiché lui avrà un ruolo fondamentale per
fermare questa distruzione.
Partendo da una solida base
mitologica, Immortals racconta la storia di Teseo, rimaneggiandola,
mescolando pura azione e tanta avanguardia tecnologica alle figure
di uomini, oracoli e divinità, un po’ ciò che in precedenza era già
accaduto e che va tanto di moda a Hollywood in quest’ultimo
periodo. Il film come prevedibile è cosparso di effetti digitali e
ricostruzioni scenografiche computerizzate che fecero il successo
di 300 ma che in quest’ultima opera diventano quasi una caricatura
ai limiti del ridicolo, compiacendo se stessi e i suoi artefici. Di
300, opera che seppur estremizzata nella sua
natura eccentrica ben si sposava con le tematiche spartane, rimane
be poco, se non i soli produttori. Tarsem Singh
non è certo Zack Snyder e questo lo si capisce dai
primissimi minuti di film. A distanza di quasi dieci anni (primo
film The Cell e dopo
The Fall) ritorna al grande schermo, e lo fa con una
pellicola che ha nelle fondamenta alcuni limiti.
Le ambientazioni e tutta la messa
in scena si sposa pochissimo con la storia, appesantita qua e la da
una riscrittura tediosa e per certi aspetti presuntuosa. L’elemento
che emerge dalle ceneri e che salva un po’ la baracca è la
componente di epicità che si respira per tutto il film,
quell’elemento che mancò in precedenza a Thor.
Il film è epico nei toni e nel suo virtuosismo, ma questo non basta
per fare una buona pellicola. Altra nota positiva è il cast,
composto da interessanti nuove leve del cinema americano, su tutti
il protagonista
Henry Cavill (prossimo Superman proprio nel film di
Snyder) e veterani del grande schermo come
Mickey Rourke e John
Hurt.
Pur effettuando un ulteriore
tentativo di far rivivere in malo modo la mitologia greca, la
pellicola di certo si presterà abbondantemente a intrattenere e
divertire il grande pubblico. Nota negativa da sottolineare è il
3D, futile espediente economico e fastidioso, se non nelle
ultimissime battute del film.
Partecipa alla Social Competition e vinci
fantastici premi: http://immortals.21news.it Dai produttori di 300,
l’11/11/11 arriva al cinema il nuovo film di Tarsem Singh, con un
cast d’eccezione: Henry Cavill, Freida Pinto, Mickey Rourke,
Kellan Lutz, Isabel Lucas, Luke Evans, John Hurt, Stephen Dorff,
Joseph Morgan, Corey Sevier, Steve Byers, Alan Van Sprang, Luccio
Romano Orzari, Robert Maillet, Daniel Sharman.
Immortal ad Vitam
è il film di fantascienza del 2004 di Enki
Bilal con Linda Hardy, Thomas
Kretschmann, Charlotte Rampling
La trama del film Immortal ad Vitam
Nell’anno 2095 la città di New York
e’ un agglomerato urbano di umani ed esseri geneticamente
modificati, dove vige una fortissima dittatura che suddivide la
città in tre aree di influenza. La zona di Central Park, chiamata
“zona di intrusione”, e’ stata considerata inabitabile per i
normali esseri umani, e nel cielo sopra l’area vietata aleggia
un’astronave a forma di piramide, dove all’interno gli antichi dei
egizi stanno giudicando Horus.
Egli ha sette giorni di tempo per
generare un erede, prima d perde la propria immortalità, e per
adempiere a questo scopo il dio-falco sceglie Jill (Linda
Hardy),una giovane ibrida che possiede doti sovrumane, l’unica
a poter procreare una divinità’. Per ingravidarla pero’ Horus deve
servirsi d un corpo umano mortale non geneticamente modificato, e
per questo scopo decide di usare Nikopol (Thomas
Kretschmann), prigioniero politico ibernato da trent’anni ed in
combutta con la Eugenetics Corporation, lobby del processo di
ibridazione. Jill e Nikopol si troveranno cosi al centro di
un’intricata rete di imbrogli e progetti oscuri, sempre a meta’
strada tra la vita mortale e un altrove indecifrabile.
Analisi
di Immortal ad Vitam
Uno dei più’
straordinari risultati dell’incontro fra cinema, graphic novel ed
universo dei videogames. Un prodotto ibrido nel vero senso della
parola (come ibridi sono d’altronde i suoi personaggi), dove il
confine tra universi mediali appare tanto vaporoso quanto il clima
psichedelico che in esso si respira.
Quella di Enki Bilal (famoso
illustratore ed animatore scopertosi meritatamente regista
visionario) e’ un’opera che travalica i semplici confini della
fantascienza, proponendo un multiverso in cui le numerose citazione
sci-filmiche (Metropolis
e Blade Runner su tutte) si accostano ad una
narrazione originale e multicentrica che affronta in maniera
originalissima temi molto criptici come quelli del pantheon egizio
(qui reso nel contesto alieno) e la modifica genetica del corpo
(una futuribile denuncia all’ossessione per il ritocco estetico),
senza dimenticare una azzeccatissima forma di progenie divina (come
in una neo-annunciazione).
Gli accuratissimi effetti speciali
di Matthieu Grospiron, volutamente mescolati fra un’estetica
fumettistica ed una CGI da multiplayer games, creando un universo
ricco di una flora e fauna visionaria e stratificata, esasperatane
multiforme come in un quadro di Bosch. Gli unici due personaggi
protagonisti di Immortal ad Vitam, gli unici per
altro ad essere umani nel senso stretto del termine, si muovono in
una realtà’ digitalmente ricreata, interagendo in maniera più’ che
credibile con l’universo digitale dei personaggi multiformi, ognuno
di essi creato con estrema cura ed elaborato nei minimi
particolare, mostrando una carità’ ibrida fra il mondo umano,
rettile e volante.
Bilal riesce finalmente a trasporre
sul grande schermo la sua opera illustrata giovanile più’ ambiziosa
e famosa, La fiera degli immortali, coniugandola con
un’altra sua creazione meno nota, La donna trappola,
dando sfogo alla sua artistica convinzioni di poter dar vita al suo
bidimensionale mondo eccentrico e poliedrico, tendenza che lo
accomuna ad altri colleghi altrettanto visionari come Jan Pierre
Jeunet, Terry Gilliam e Wes Anderson. Una
fotografia eclettica, dalle tinte pop e psichedeliche che grazie a
Pascal Gennesseaux riescono a condire atmosfere da
acquario, come in una grande barriera corallina di strani pesci
mutanti.
Linda Hardy, dopo il semi
sconosciuto esordio francese di Retro verso e la
fama internazionale come rappresentante europea a Miss Mondo, si
trova a diversi confrontare con un ruolo complesso, sia
attorialmente che esteticamente, modificando totalmente il suo
aspetto senza minare comunque la sua indubbia bellezza e bravura
espressiva, qui capace di trasparire anche duetro il look rettile e
blumarino. Thomas Kretschmann, dopo il battesimo del fuoco
di Blade II (e destinato in futuro a ben altre
glorie), pur accusando il colpo di una ancora precoce carriera,
delinea il personaggio di Nikopol senza lode ne infamia, un ruolo
nel complesso ben costruito seppur poco approfondito, capace
comunque di affascinare se non altro per la presenza stessa del
soggetto.
Charlotte Rampling si
trova a dover ricoprire una posizione marginale nell’economia del
racconto di Immortal ad Vitam, senza rinunciare a
mostrare comunque le sue doti interpretative che restano comunque
troppo oscurate all’interno di un personaggio troppo stretto e
abbozzato come quello della lobbysta Elma Turner. Un film potente,
seppur senza le pretese di un capolavoro, lontano anni luce dalle
logiche commerciali hollywoodiane e che risente appieno del gusto
fantasy francese e dell’autorialità cinematografica europea. Un
prodotto di culto per i nerd della generazione 2.0, cresciuti a
pane, fumetti e videogiochi, capaci di lasciarsi incantare da un
universo visionario e digitale come da un romanzo di Verne, dove
gli occhi si imbevono di immagini come in un trip da acido. Un film
eccessivo, volutamente eclettico e capace di far sognare, rimanendo
nel terreno della degustazione del buon cinema di genere.
In prima assoluta a Roma, nella
cornice di Piazza Vittorio, da giovedì 19 luglio andrà in
scena l’Immersive Reality. Con l’innovativo format
OverSense il GruppoDSE, azienda di Milano che da
30 anni sviluppa soluzioni tecnologiche per l’industria e la
comunicazione, propone un percorso virtuale che sfida i nostri
sensi costringendoli a provare emozioni incontrollabili a dispetto
della razionale disamina che vede i nostri piedi camminare al
sicuro nel parco.
Liberi da cavi e console, e senza
infrastrutture, a partire dall’età consigliata di 8 anni, chiunque
può vivere questa esperienza che promette di lasciare tutti
senza fiato.
Ben oltre la realtà virtuale,
OverSense regala emozioni da vivere muovendosi
liberamente in un labirinto di percorsi e di sfide
da affrontare: basta indossare un visore e inizia l’avventura.
Paolo Genovese porta al cinema un suo incubo:
dover rifare l’esame di maturità. Il brillante regista lo fa
attorniandosi di un cast di volti che attirano il pubblico ed una
piccola storia, divertente ma non ridanciana, che ha una sua
dignità. Immaturi racconta la storia di “sei
personaggi in cerca d’autore” o meglio di maturità, sei uomini e
donne che provano attraverso una regressione al liceo ad aggirare o
superare le proprie paure e le proprie insicurezze.
Lo fa Giorgio/Raoul
Bova, che affronta un dilemma cruciale con la sua
compagna: è giusto fare un figlio solo perché si ha paura di
perdere la donna amata? E lo fa Francesca/Ambra
Angiolini: si può conciliare una dipendenza dal sesso
ossessivo compulsivo con una storia d’amore adulta? E come loro gli
altri personaggi che nel corso del film imparano che infondo
crescere non è così traumatico e che una vita adulta può anche
avere risvolti positivi.
Immaturi, il film
Questo affresco di una mezza
generazione Genovese ce lo racconta con
discrezione, la sua regia è una semplice segnaletica che segue lo
svolgimento dei fatti senza mai invadere lo spazio che è tutti
degli attori. Molte inquadrature ed ambientazioni, molti momenti
del film hanno un profumo romantico e sincero che riesce a
coinvolgere lo spettatore; il cast, in ottima sintonia, si trova a
proprio agio in ogni set, in ogni occasione, certo a tratti mancano
un po’ i tempi comici che ogni tanto erano richiesti dalla
sceneggiatura, la quale a sua volta non è brillante in
assoluto.
Ci sono diversi spunti di interesse
e qualche personaggio ben tratteggiato, su tutti forse proprio
Ricky Menphis, classico ‘bamboccione’
all’italiana, affiancato da due ottimi attori quali sono
Maurizio Mattioli e Giovanna
Ralli, ma anche il personaggio di Luca
Bizzarri, diviso tra una vera amante ed una finta moglie
convince e diverte, senza strafare, ma mantenendo un buon umore
diffuso che sottende tutto il film. Notevole, come già ne La Banda dei Babbi Natale, è la colonna
sonora, alla quale Genovese dimostra di prestare sempre molta
attenzione, sfociando anche nel nostalgico più assoluto quando
ripresenta canzoni universali come la sigla di Ufo Robot; ma i suoi
momenti migliori Immaturi li mostra senza pudore
(per fortuna) nelle scene ambientate in radio, davvero poetiche,
con un Bizzarri che dimostra un talento che si sospettava avesse,
ma che non era ancora emerso del tutto.
Poche parole restano per il resto
del cast (Raul
Bova,
Ambra Angiolini, Luca Bizzarri, Paolo, Kessisoglu, Anita
Caprioli,
Luisa Ranieri), che convince con riserva, soprattutto
la bella e imbranata Luisa di Barbora Bobulova,
che esprime molta più enfasi di quella che sarebbe stata
necessaria. In definitiva Genovese con Immaturi
confeziona un buon film, una divertente commedia sul diventare
grandi, sui molteplici significati di tale trasformazione
schiacciando a volte la corda nostalgica che fa sempre presa sul
pubblico. Non un film imperdibile, ma sicuramente godibile, che
indica il discreto stato di salute dell’industria cinematografica
italiana negli ultimi mesi … attenzione, discreto non buono.
Dopo aver affrontato di nuovo
l’esame di maturità nel primo film, i sette “Immaturi”
si ritrovano per fare insieme il viaggio per festeggiare la prova
superata. Decidono di andare insieme in vacanza nell’isola greca di
Paros, ognuno con le proprie idee, desideri e metodi di affrontare
la vita da grandi, finalmente, alla soglia dei 40 anni. Dopo il
successo dello scorso Immaturi,
era ovvio che la produzione, Medusa, pensasse ad un seguito. Che in
realtà proprio seguito non è, visto che la buona idea del primo
film, la ripetizione dopo venti anni dell’esame di maturità
cancellato per un errore burocratico, viene ampliata verso ciò che
alla maturità segue, ossia il viaggio insieme per dimenticare di
avere affrontato quella prova. Immaturi: Il viaggio di
Paolo Genovese infatti esce in addirittura 700 copie
nel periodo post natalizio, il 5 Gennaio.
Una prova che in realtà nessuno
supera mai completamente, come ci dimostra la vita quotidiana, e in
effetti il film è un compendio delle brutte figure ed errori
madornali che si incassano a vent’anni così come a quaranta. Quindi
questo film non è certo di formazione, ma piuttosto di
rassegnazione, al fatto che determinate azioni, determinate scelte
saranno sempre quelle nonostante il tempo che passa. Tutto sta ad
un certo punto, ad ammettere di aver fatto quel tipo di scelte. Più
che maturare, responsabilizzarsi, capendo l’effetto provocato da
quelle azioni.
Immaturi: Il viaggio, il film
Immaturi: Il viaggio di Paolo Genovese si fonda sull’equilibrio ben
dosato dei tempi comici delle coppie da cui è composto, fra tutte,
quella di Paolo Kessisoglu e Anita Caprioli, a cui
è affidato il personaggio più serio e sofferente. Anche questa
storia, lasciata volontariamente sospesa, ma aperta verso una
risoluzione positiva, passa in secondo piano rispetto a quella che
è la storia principale, l’eterna difficoltà dei rapporti tra uomini
e donne, la necessità di avere un ruolo e di essere quindi la donna
emancipata che non cerca la coppia o l’uomo donnaiolo che a
quarant’anni ancora non ha trovato compagna. Due pesi, due misure,
per i soliti stereotipi.
Gli attori incarnano bene tutte
queste tipologie di personaggio, e il sentimento che li sovrasta in
generale: la paura del tradimento, le bugie, la difficoltà di avere
un rapporto sereno e responsabile mantenendosi comunque cosciente
del mondo nel quale si vive. A tutta questa situazione fa da
cappello infatti il cammeo di Zingaretti, nel
ruolo del marito quasi tradito da una moglie che si invaghisce
delle parole, strettamente scritte via sms da Virgilio
(Paolo Kessisoglu) ma sotto dettatura della sua
“parte femminile” Anita Caprioli della quale in
realtà si innamora. Le parole del personaggio di
Zingaretti sono in effetti il punto di svolta:
“lei ci esca con mia moglie, in modo che lei abbia a che fare con
una persona vera e non con delle parole”. Parole che chiudono
il rapporto epistolare di Virgilio, con la moglie annoiata, ma che
chiudono anche la porta al riconoscimento di quanto sia più
difficile affrontare una maturità emotiva piuttosto che far finta
di niente.
Immaturi – Il viaggio e vedrà i
protagonisti partire per il viaggio di fine scuola in Grecia. Le
riprese sono iniziate il 22 agosto ed il 14 dicembre sono stati
diffusi in rete la locandina e il trailer. L’uscita del film è
prevista per il 4 gennaio 2012.
Il 5 gennaio uscirà
nelle sale italiane Immaturi – Il viaggio di Paolo Genovese, sequel
dell’apprezzato Immaturi (2011), sempre diretto dal regista romano,
che delle due pellicole è anche sceneggiatore e ideatore del
soggetto.
Stravinta la sfida cinematografica
dell’Epifania: ben 6 milioni di euro nei primi cinque giorni di
programmazione. Dopo la straordinaria escalation al botteghino
nazionale del gennaio di un anno fa, la banda di immaturi
raccontata da Paolo Genovese fa ancora una volta
centro. “Immaturi – Il viaggio”,
attesissimo sequel, sbanca il box office nazionale, annienta tutta
la concorrenza e si impone al primo posto in classifica con cifre
da manuale. Distribuita da Medusa Film in 700 copie a partire dallo
scorso 4 gennaio, la commedia di Genovese (prodotta da Marco
Belardi per Medusa) ha chiuso i primi cinque giorni di
programmazione in sala con ben 6 milioni di euro (6.025.972), vale
a dire con una media giornaliera di 1 milione e 200mila euro e una
media per copia di ben 7533 euro. Un successo che ha permesso al
film di essere il dominatore incontrastato della sfida
cinematografica dell’Epifania e il primo straordinario successo del
nuovo anno.
Portkey segnala le primissime immagini concettuali di Harry
Potter e i Doni della Morte: parte I e Harry Potter e i Doni della
Morte: parte II.
Si tratta di screenshot presi da una featurette contenuta nella
Ultimate Edition di Harry Potter e la Camera dei Segreti, uscito
proprio oggi in DVD e Blu-Ray.
Ecco le immagini:
qui potete vedere presumibilmente
villa Malfoy
qui invece, alle spalle dello
scenografo Stuart Craig, due concept sospetti…
potrebbe trattarsi della Coppa di
Tassorosso e del Diadema di Corvonero
Nel video viene intervistato lo scenografo Stuart Craig
nell’ufficio di produzione dei Doni della Morte: alcune interviste
presenti nelle Ultimate Edition del primo e del secondo film e nel
DVD del Principe Mezzosangue (usciti tutti oggi), infatti, sono
state registrate l’anno scorso. In molti, quindi, si aspettano
qualche chicca e easter-egg nei vari dvd.
“So che Dio mi ha salvato per un
motivo…”. Abbiamo saputo solo alla fine dell’anno scorso che la
Neon aveva acquisito i diritti nordamericani di un nuovo film
horror psicologico a sfondo religioso intitolato Immaculate,
interpretato da Sydney Sweeney (Euphoria,
Madame
Web) e dall’attrice italiana di The
White LotusSimona Tabasco, e
oggi abbiamo finalmente il primo trailer decisamente
inquietante.
Sydney Sweeney interpreta Cecilia, “una donna
di fede devota a cui viene offerto un nuovo ruolo in un illustre
convento italiano. Ma il suo caloroso benvenuto nella campagna
europea viene presto interrotto quando Cecilia scopre che la sua
nuova casa nasconde alcuni oscuri e terrificanti segreti”.
Il trailer di Immaculate
mostra Cecilia che si ammala e gli esami ospedalieri confermano che
è incinta. Seguono molte immagini sanguinose e inquietanti, mentre
siamo portati a credere che la giovane donna abbia concepito
immacolatamente. Questo film sembra abbastanza simile a un altro
horror religioso di prossima uscita, The
First Omen, ma entrambi hanno dei primi teaser
piuttosto efficaci.
Jonathan Davino
per la Fifty-Fifty Films ha prodotto Immaculate
con Sydney Sweeney, insieme a David Bernad della
Middle Child Pictures, che ha sviluppato il progetto con l’attrice
dopo il loro lavoro insieme in The White Lotus.
Teddy Schwarzman e Michael Heimler hanno prodotto per la Black
Bear, che ha finanziato interamente e rappresentato i diritti di
vendita internazionali. John Friedberg e Christopher Casanova della
Black Bear sono stati produttori esecutivi, insieme a Will
Greenfield.
Immaculate,
l’horror religioso (la nostra
recensione) del 2024 interpretato da Sydney Sweeney di Euphoria,
che ha anche prodotto il film, diventa ancora più inquietante alla
fine. Il film ha ricevuto recensioni per lo più positive da parte
della critica, che ha lodato soprattutto il ruolo di Sweeney nel
ruolo di Suor Cecilia. Alla fine di Immacolata, Suor
Cecilia trascorre il resto della sua gravidanza miracolosa
risentendosi di Padre Tedeschi e temendo di morire una volta nato
il bambino a causa degli eventi sinistri a cui ha assistito nel
convento, come l’aver visto le altre suore tagliare la lingua a
Gwen dopo che questa aveva parlato contro il convento e i segreti
che custodivano.
Prima della data prevista per il
parto, Suor Cecilia finge un aborto spontaneo usando una gallina
morta nel tentativo di essere portata in un vero ospedale. Padre
Tedeschi lo scopre e cattura suor Cecilia prima che possa fuggire.
Le spiega che ha usato il suo background in genetica per creare un
altro Gesù usando pezzi di DNA trovati su un pezzo del crocifisso.
Suor Cecilia è inorridita e dà fuoco al suo laboratorio. Le si
rompono le acque e lei fugge nelle catacombe per scappare, finendo
per uccidere Padre Tadeschi e dare alla luce qualcosa di non del
tutto umano nella scena finale di
Immaculate.
Suor Cecilia uccide il neonato
nel finale di Immaculate?
Photo Courtesy of NEON
Dopo essere fuggita alla fine di
Immaculate, Suor Cecilia
partorisce da sola dopo essere scappata dalle catacombe sotto il
convento e partorisce. Dopo aver tagliato il cordone ombelicale con
i propri denti, Suor Cecilia afferra una grossa pietra e la fa
cadere sul neonato. Tuttavia, Immaculatetaglia in nero, lasciando il pubblico a chiedersi se abbia
ucciso o meno il neonato.
Considerando che Suor Cecilia è
rimasta incinta senza il suo consenso e gli orrori che ha vissuto
durante la gravidanza, senza poter uscire, è molto probabile che
sia stata lei a far cadere il sasso sul neonato, soprattutto perché
non è chiaro cosa avesse partorito esattamente. Visti gli strani
rumori che la prole emetteva, è implicito che qualsiasi cosa abbia
partorito non fosse umana, e quindi l’ha uccisa.
Con padre Tedeschi morto e il suo
laboratorio distrutto, suor Cecilia poteva assicurarsi che ciò che
le era successo non sarebbe mai più accaduto a nessun altro.
L’uccisione del bambino avrebbe doppiamente distrutto qualsiasi
prova residua di ciò che Padre Tedeschi e il convento stavano
facendo. Suor Cecilia non ha mai voluto il bambino; aveva perso i
denti durante la gravidanza e la sua gravidanza era il risultato di
esperimenti su di lei. Tenendo conto di tutto ciò, è logico che
Suor Cecilia abbia deciso di uccidere il neonato, soprattutto se
c’era la possibilità che questo portasse alla fine del mondo.
Cosa partorisce realmente Suor
Cecilia alla fine di Immaculate
Sebbene la domanda alla fine di
Immaculate possa ruotare intorno al fatto che Suor Cecilia
abbia ucciso il neonato, gli indizi lasciati nel corso del
film horror suggeriscono anche che c’è qualcosa che non va nella
gravidanza o nel neonato. Dopo la nascita del bambino, il
respiro affannoso suggerisce che non si tratta affatto di un
bambino normale. Non si sentono i pianti di un neonato e il suo
respiro sembra più quello di una creatura che di un essere umano.
Immaculate non mostra mai l’aspetto del neonato, il che
porta a molte speculazioni sulla natura dell’intera gravidanza.
Il bambino è in realtà la seconda
venuta di Cristo? È possibile, ma improbabile. Considerando
la sperimentazione genetica che Padre Tedeschi ha condotto per due
decenni, è possibile che questo bambino sia stato corrotto
o mutato in qualche modo molto prima di vedere la luce. Dopotutto,
non è nato in circostanze normali, ma è stato costretto ad esistere
da Padre Tedeschi. La seconda venuta di Gesù Cristo non era stata
profetizzata in questo modo, con un uomo che tirava i fili per
portarla a compimento. E così suor Cecilia aveva probabilmente dato
alla luce qualcosa di potenzialmente malvagio, data la situazione
che circondava la gravidanza.
Spiegazione di ogni morte nel
finale di Immaculate
Photo Courtesy of NEON
Immaculate ha avuto la sua
buona dose di morti, anche se la maggior parte è avvenuta durante
il culmine del film. Mentre è in travaglio, Suor Cecilia uccide la
Madre Superiora con un crocifisso dopo che questa l’ha aggredita.
In seguito, Cecilia brucia Padre Tedeschi dopo aver dato fuoco al
suo laboratorio e lo pugnala al collo con un bisturi dopo che lui
ha cercato di aprirla. Gwen viene uccisa dalle suore dopo
che le hanno tagliato la lingua, anche se la sua morte avviene
fuori campo e Suor Cecilia trova il suo corpo nelle
catacombe alla fine di Immacolata.
E, naturalmente, chi potrebbe
dimenticare che Suor Cecilia usa anche una pietra per porre fine
alla vita del neonato negli ultimi secondi di Immaculate,
concludendo il film con quella che sarà sicuramente la scena più
discussa per gli anni a venire. Oltre alle morti che avvengono alla
fine, Immaculate include la morte di Suor Mary
(interpretata da Simona Tabasco,
stagione 2 di White
Lotus), che viene uccisa all’inizio del film.
Sembra che Suor Mary si renda conto
di ciò che sta accadendo nel convento e tenti di scappare per
salvarsi prima che accada qualcosa, ma viene catturata e sepolta
viva da alcune delle altre suore. La sua morte dà il tono al film.
C’è anche Suor Isabella, che si butta dal tetto dopo aver tentato
di uccidere Suor Cecilia durante il suo bagno. Suor Isabella era
arrabbiata perché riteneva che avrebbe dovuto essere lei a rimanere
incinta in questo
film horror incentrato sulle suore.
Perché Padre Tedeschi voleva
creare un nuovo Gesù
Nella preparazione del finale
dell’Immacolata è stato spiegato esattamente perché
Cecilia era stata ingravidata: il convento voleva inaugurare
artificialmente la seconda venuta di Gesù Cristo. Padre Tedeschi ha
chiarito di voler creare un nuovo Gesù Cristo utilizzando il DNA
rimasto dal chiodo trovato su un pezzo del crocifisso.
Sebbene l’Immacolata non approfondisca troppo le
ragioni di padre Tedeschi, egli sentiva che lo scopo della
sua vita era creare un nuovo Cristo. Proprio come suor
Cecilia sentiva che lo scopo della sua vita era diventare una suora
dopo che Dio l’aveva salvata dalla morte per sette minuti a causa
di una caduta nel ghiaccio, padre Tedeschi ha capito che poteva
usare la sua preparazione scientifica per creare un nuovo Gesù.
Cosa significano le
mascheremaschere rosse delle suore in Immacolata
Nel corso dell’Immacolata,
suor Cecilia si imbatte in suore che indossano maschere rosse, una
delle quali viene trovata sull’altare di Cristo. Il motivo delle
maschere rosse non viene mai spiegato a fondo, ma è possibile che
esse rappresentino il sangue di Cristo. Le suore
che indossano le maschere rosse sono probabilmente le seguaci di
Padre Tedeschi, che aderiscono a determinati rituali.
Probabilmente lavorano al suo
fianco per garantire che gli esperimenti genetici abbiano il
massimo successo possibile e che le altre suore non facciano troppe
domande o cerchino di scappare. È certo che dietro le maschere
rosse di Immaculate c’è un significato tematico più
profondo , anche se il film stesso non approfondisce di
cosa si tratti.
Il vero significato del finale
di Immaculate
Il finale di
Immaculate vede Suor Cecilia prendere in mano la situazione e
finalmente riprendere il controllo del proprio corpo e della
propria vita. Il finale del film horror allude
all’autonomia corporea e ai diritti riproduttivi di una
donna. Suor Cecilia viene trattata come un’entità secondaria fino a
quando non rimane incinta, e Padre Tedeschi e le altre suore si
preoccupano solo del benessere del feto e non di lei. Anche la
questione del consenso è presente: il finale sottolinea gli orrori
della gravidanza e la capacità di Suor Cecilia di scegliere cosa
fare dopo essere stata costretta a una gravidanza indesiderata.
Come è stato accolto il finale
di Immaculate
Il finale di
Immaculateha ricevuto una risposta mista,
ma per lo più positiva, da parte della critica, così come il film
stesso. Non sorprende che l’elemento più controverso sia stato
l’ambiguità. Il fatto di non mostrare esattamente cosa Cecilia
avesse partorito in Immaculate, e il fatto che il
film si rifiutasse di confermare se l’avesse effettivamente ucciso,
è stato visto da alcuni come una regia incredibilmente
intelligente, mentre altri ritengono che il film avrebbe fatto
meglio con un finale più conclusivo.
Sydney Sweeney ha spiegato in un’intervista a
EW che in realtà sono state girate diverse
inquadrature per il finale di Immaculate e che il finale
ambiguo è stato scelto perché sia lei che il regista Michael Mohan
lo ritenevano la scelta migliore per la trama:
“L’abbiamo girato in più
modi.Quello che vedete è in realtà il primo ciak che
abbiamo girato, e poi ne abbiamo fatti altri due per coprire le
nostre basi nel caso volessimo mostrare angolazioni diverse, ma il
nostro istinto è sempre stato quello di non mostrarlo mai, e quindi
abbiamo scelto il primo ciak”.
Tuttavia, mentre le domande
lasciate alla fine di Immaculate sono state considerate da
alcuni critici e spettatori come troppo vaghe (soprattutto se si
considera l’intenso accumulo di domande nel resto del film horror
del 2023), altri aspetti del climax sono stati particolarmente
apprezzati. L’interpretazione di Sweeney durante la scena
finale è stata sottolineata in molte recensioni, così come diversi
momenti chiave, come quando Cecilia morde il proprio cordone
ombelicale.
Nel complesso, Sweeney e Mohan
hanno adottato un approccio ponderato al finale di
Immaculate, che sembra aver dato i suoi frutti, dal
momento che la maggior parte delle reazioni della critica è stata
positiva. È un finale che è stato anche semi-improvvisato, come ha
rivelato Sweeney, il che spiega il perché dell’approccio un po’
anticonvenzionale di non rivelare mai esattamente il risultato
della gravidanza:
“È stato uno di quei momenti in cui
abbiamo bloccato la telecamera e poi Mike ha detto: ‘Ok, Syd, cosa
pensi di voler fare?’. E io ho pensato: “Proviamo e vediamo cosa
succede”. Ed è quello che è successo”.
Dopo che Quentin
Tarantino ha dichiarato il suo amore per i loro film in
tutti i modi possibili, e dopo che James Wan e
Edgar Wright hanno recentemente reso il loro
personale omaggio alla gloriosa stagione dei B-movie horror
italiani con
Malignant e Ultima notte a Soho, ecco arrivare
Immaculate. Interpretato (e co-prodotto) da
Sydney Sweeney, questo nuovo horror ha spinto
ancora più agli estremi l’omaggio ai maestri dell’horror
all’italiana ambientando la storia nel nostro Paese e utilizzando
tutti gli strumenti e i trucchi di un film a basso costo, allo
stesso modo dei sopra citati cineasti.
Immaculate, la
trama
La vicenda di
Immaculate segue le gesta di Suor Cecilia, giovane
e innocente novizia che arriva in un vecchio convento di campagna
dove viene accolta nel migliore dei modi. In particolare la nuova
arrivata stringe amicizia con la giovane novizia Guendalina e con
il sacerdote del convento, Padre Sal. Ben presto però cominciano ad
accadere eventi strani e terrificanti, il più inspiegabile dei
quali si manifesta quando Cecilia scopre di essere incinta…
Photo Courtesy of NEON
L’amore e la conoscenza
della storia del cinema horror non sono sufficienti se non si ha
qualcosa da dire veramente esplorando il genere. Gli input e gli
stili dei capolavori del passato devono servire come spunto per per
trovare una propria voce. È quello che purtroppo non succede con
Immaculate: lo sceneggiatore Andrew
Lobel e il regista Michael Mohan – che
aveva già lavorato con Sydney Sweeney nel 2011 grazie
a Voyeurs –
sembrano essere molto più desiderosi di offrire il loro omaggio al
passato che di creare una trama solida.
In questo modo
Immaculate sviluppa una storia che diventa ben
presto un mix zoppicante tra Il presagio e
Rosemary’s Baby, con brevi spruzzi di
Midsommar di Ari Aster e (questo
fa veramente male…) Shining di Stanley
Kubrick. L’elemento che invece manca del tutto
è quel pizzico di
novità nell’esposizione estetica o narrativa, un colpo di scena o
un tocco visivo in grado di dare una spruzzata di originalità.
Atmosfere e estetica alla base del
film
Mohan si concentra
soprattutto nel ricreare le atmosfere e l’estetica “economica” ma
efficace degli orrori italiani degli anni ’60 e ’70. Il direttore
della fotografia Elisha Christian (Voyeurs, La
casa di notte) è piuttosto abile nell’utilizzare l’assenza di luce
per creare immagini spaventose, mentre il regista aggiunge un paio
di scene in cui gli effetti cruenti sono chiaramente realizzati
“alla buona”, proprio per farli risaltare l’artigianalità del
prodotto. È proprio questa la parte migliore di
Immaculate: guardare il sangue sgorgare a fiotti e
godersi i momenti in cui si vede quanto sia in realtà salsa di
pomodoro, o quello che si adoperava decenni fa. Se solo Mohan e
Sobel avessero spinto ancora di più questo aspetto del loro film,
magari rendendolo così folle da trasformarsi in una commedia
parossistica, forse Immaculate avrebbe potuto
funzionare. Invece l’horror sembra purtroppo prendersi sul serio,
creando così un vuoto che scena dopo scena si trasforma in
noia.
Photo Courtesy of NEON
Eros e Thanatos fuori tempo
massimo
Ciò che funziona ancora
meno è poi la “sessualizzazione” del personaggio principale, il
tentativo di mescolare innocenza e lussuria come facevano Bava e
soprattutto Fulci in quegli anni. Nella seconda parte del film lo
spettatore può vedere Sydney Sweeney che indossa praticamente
soltanto la classica camicia da notte bianca trasparente, capo di
vestiario che ovviamente nella resa dei conti finale viene più
volte imbrattato con il sangue suo e di altri personaggi. Questa
unione esplicita di Eros e Thanatos funzionava decenni fa, quando i
film e il loro ruolo in un altro tipo di società erano molto
diversi. Adesso, invece, sembra solo un trucco economico e
ingenuo…
Un film dell’orrore può
sbagliare in tanti modi che potrebbero tutto sommato renderlo
ancora stranamente piacevole: esagerare con gli effetti, coi
brividi a buon mercato, con la parodia slapstick e così via. Gli
appassionati del genere lo sanno bene. L’unica cosa che va evitata
è la mancanza di tentativi, lo scivolare in qualcosa di noioso.
Immaculate contiene alcune idee che alla fine non
diventano mai un insieme coeso, risultando in una sequenza infinita
di scene già viste dal pubblico in molti, troppi altri film
decisamente migliori. Sydney Sweeney lotta, piange, alla fine
combatte. Ma non ci interessa davvero il suo personaggio o il suo
destino, soprattutto perché siamo un po’ troppo annoiati per
raggiungere una anche minima empatia…
Imma Tataranni – Sostituto
procuratore è la serie tv italiana diretta da Francesco
Amato e liberamente tratta dai romanzi di Mariolina Venezia. La
serie tv è prodotta da Alessandra Ottaviani, Daniela Troncelliti,
Beppe Caschetto, Anastasia Michelagnoli, con Rita Rognoni trai
produttori esecutivi per conto di Rai Fiction e ITV Movie. La
fotografia è curata da Roberto Forza. Montaggio da Claudio Di
Mauro. Le musiche sono di Andrea Farri. Scengrafie e costumi sono
rispettivamente di Emita Frigato e Paola Marchesin.
La seire è scritta da Mariolina
Venezia, Salvatore De Mola, Luca Vendruscolo, Michele Pellegrini,
Pier Paolo Piciarelli.
Imma Tataranni – Sostituto procuratore: dove vederla in
streaming
La serie ha debuttato su RAI 1 dal
settembre del 2019. Imma Tataranni – Sostituto procuratore in
streaming è disponibile su Raiplay.
Imma Tataranni – Sostituto procuratore: la trama e il
cast
La serie ruota attorno al
personaggio Imma Tataranni, un sostituto procuratore della Procura
della Repubblica di Matera. Donna forte, determinata e piena di
risorse, non fa sconti a nessuno né sul luogo di lavoro né in
famiglia; tuttavia possiede un lato dolce e ironico che solo di
tanto in tanto lascia emergere. Avendo dovuto faticare molto per
raggiungere la posizione che occupa, crede tenacemente nei valori
della giustizia ed è perciò incorruttibile. Nelle sue indagini
attraverso la Basilicata e dintorni, Imma verrà affiancata in
particolare dal timido ed efficiente Ippazio Calogiuri, e da molti
altri curiosi personaggi.
Protagonisti di Imma
Tataranni – Sostituto procuratore sono Vanessa
Scalera come Immacolata “Imma” Tataranni,
Massimiliano Gallo come Pietro De Ruggeri,
Alessio Lapice come Ippazio Calogiuri,
Carlo Buccirosso come Alessandro Vitali,
Barbara Ronchi come Diana De Santis, Carlo
De Ruggieri come il dottor Taccardi, Alice
Azzariti come Valentina De Ruggeri, Dora
Romano come mamma di Pietro, Lucia Zotti
come mamma di Imma, Antonio Gerardi come don
Mariano, Ester Pantano come Jessica Matarazzo.
Monica Dugo come Maria Moliterni e Cesare
Bocci come Saverio Romaniello.
Curiosità
La serie è composta da una stagione lunga sei episodi.
La prima stagione viene trasmessa in prima serata su Rai 1 dal
22 settembre al 27 ottobre 2019. Pochi giorni dopo la conclusione
viene rinnovata per una seconda stagione.
L’attrice Imelda
Staunton è una delle icone inglesi della recitazione. Una
vera e propria veterana del cinema, della televisione e del teatro,
che negli anni ha dato vita a personaggi straordinari, passando con
grande naturalezza dalle opere più autoriali fino ad una saga
blockbuster come Harry Potter. Basta leggere la sua
filmografia per rendersi conto dell’importanza di quest’attrice,
che ancora oggi continua a regalare interpretazioni
straordinarie.
Ecco 10 cose che non sai su Imelda
Staunton.
Imelda Staunton: i suoi film e le serie TV
1. Ha preso parte a celebri
film. Dopo anni di teatro, nel 1986 la Staunton ha
debuttato anche al cinema con il film Comrades. Rivela poi
ulteriormente il suo talento grazie a Antonia e Jane
(1991), per poi recitare in Gli amici di Peter (1992),
Molto rumore per nulla (1993), di Kenneth
Branagh, Ragione e sentimento (1995), di
Ang Lee, La
dodicesima notte (1996) e Shakespeare in Love (1998).
Nel 2004 si consacra grazie a Il segreto di Vera Drake
(2004), ottenendo anche una nomination all’Oscar. Recita poi in
Nanny McPhee – Tata Matilda (2005) e assume il ruolo di
Dolores Umbridge nei film Harry Potter e l’Ordine della
Fenice (2007) e Harry Potter e i Doni della Morte –
Parte 1 (2010). Altri film in cui la si ritrova sono
Another Year
(2010),1921 – Il mistero di
Rookford (2011), Pride(2014), Maleficent (2014), Ricomincio da me
(2017), Downton Abbey (2019) e
Downton Abbey II – Una nuova
era (2022).
2. Ha recitato anche in note
serie TV. Oltre al cinema, la Staunton ha recitato anche
per la televisione in diverse occasioni, ad esempio nelle miniserie
Cambridge Spies (2003) e Fingersmith (2005). Ha
poi recitato anche nei film TV Cittadino X (1995), Uno
zoo in famiglia (2005) e The Girl – La diva di
Hitchcock (2012). Tra il 2010 e il 2011 ha partecipato ad
alcuni episodi di Psychoville, mentre dal 2022 è tornata
alla ribalta sul piccolo schermo con il suo ruolo della regina
Elisabetta II in The Crown.
3. È anche
doppiatrice. Oltre ad aver recitato concretamente davanti
la macchina da presa per cinema e televisione, l’attrice ha in
diverse occasioni lavorato anche come doppiatrice. Ha ad esempio
dato voce al personaggio di Bunty nel film d’animazione Galline
in fuga (2000), mentre nel 2010 ha dato voce ai grandi fiori
nel film Alice inWonderland. Ha poi doppiato
Mrs. Santa in Il figlio di Babbo Natale (2011), Regina
Victoria in Pirati! Briganti da strapazzo (2012) e la
zia Lucy in Paddington (214) e Paddington 2
(2017).
Imelda Staunton è Dolores Umbridge
in Harry Potter
4. È stata la prima scelta
per il ruolo. Quando è arrivato il momento di introdurre
il temibile personaggio di Dolores Umbridge nella
saga di Harry Potter, i produttori non avevano dubbi sul
fatto che dovesse essere la Staunton ad interpretarlo. L’attrice
era infatti giudicata l’unica in grado di poter rendere davvero
odiosa la Umbridge al cinema, facendo sì che fosse difficile
simpatizzare per lei. La Staunton, pur riconoscendo la difficoltà
di tale ruolo, non si tirò indietro e accettò la sfida, riuscendo a
dar vita ad uno degli antagonisti più memorabili della saga.
5. Ha lavorato a stretto
contatto con la costumista per l’aspetto del personaggio.
In preparazione per il personaggio, la Stauntone la costumista
Jany Temime hanno avuto l’idea di rendere il
vestito più imbottito e più saturo man mano che il film procede, in
quanto il romanzo descrive la Umbridge come fisicamente paffuta,
simile ad un rospo. Tali cambiamenti avrebbero inoltre accentuato
il suo divenire sempre più malvagia, un aspetto accentuato anche
dal colore del suo abito, che da rosa sgargiante diventa sempre più
cupo.
Imelda Staunton in The Crown
6. Interpreta la celebre
regina inglese. Dopo essere stata interpretata da Claire Foy e
Olivia Colman,
per la quinta e sesta stagione di The
Crown la regina Elisabetta II ha il volto della Staunton.
Nell’assumere il ruolo l’attrice ha raccontato di aver provato una
certa paura, in quanto la sua versione della regina è quella che
tutti conoscono meglio in quanto ovviamente più legata al presente.
Nell’interpretarla, dunque, ha dovuto trovare un giusto equilibrio
tra la fedeltà alla vera regina e una propria versione di lei.
7. Si è preparata al ruolo
in diversi modi. Per poter entrare nei panni e nella
psicologia della regina, l’attrice si è aiutata grazie al lavoro
svolto da truccatori, che senza strafare le hanno permesso di
cambiare aspetto quel tanto che bastava affinché potesse sentirsi
più vicina al ruolo. Allo stesso tempo, la Staunton ha lavorato con
un coach di dialetto e di postura per acquisire un tono più regale
tanto nel parlato quanto nei movimenti. L’interpretazione
dell’attrice è poi stata particolarmente apprezzata per il suo
onorare la vera regina.
Imelda Staunton in Downton Abbey
8. Ha recitato accanto a suo
marito.JimCarter,
marito della Staunton, è noto in particolare per aver recitato nel
ruolo del maggiordomo Carson nell’acclamata serie televisiva
Downton Abbey. Nei due film che sono poi stati realizzati
in seguito al termine di questa, la Staunton ha avuto modo di
recitare accanto al marito nei panni di Lady Bagshaw. Nel secondo
film, inoltre, c’è una scena in cui i loro due personaggi vengono
scambiati per una coppia, cosa che nella realtà, appunto, i due
sono davvero.
Imelda Staunton: il marito e il figlio
9. Suo marito e sua figlia
sono a loro volta degli attori. L’attrice inglese Imelda
Staunton e l’attore Jim Carter si sono conosciuti
nel 1982 durante le prove per Guys and Dolls di Richard Eyre
al National Theatre. Come disse la Staunton: “Abbiamo lavorato
assieme per un anno ed è stata una lenta combustione anziché una
corsa eccitante di passione.” I due si sono poi sposati nel
1983 e oggi hanno una figlia, Bessie, nata nel
1993. La figlia ha poi seguito le orme dei genitori, divenendo a
sua volta un’attrice. La si può ad esempio ritrovare in
Bridgerton nel ruolo di Prudence Featherington.
Imelda Staunton: età e altezza dell’attrice
10. Imelda Staunton è nata a
Londra, Inghilterra, il 9 gennaio del 1956. L’attrice è
alta complessivamente 1,52 metri.
Imelda Staunton e
Miranda Richardson potrebbero partecipare all’ambizioso progetto di
Maleficent, la rilettura de La Bella Addormentata nel Bosco dal
punto di vista della strega Malefica.