In attesa di capire quale sarà il
destino del film dedicato a Frankenstein, progettato assieme a Max
Landis, Shawn Levy sarà comunque prossimamente alle prese con altre
creature mostruose: il produttore ha infatti acquisito la
sceneggiatura di un film post-apocalittico scritta da Brian
Duffield e la produrrà con la propria compagnia 21 Laps.
I dettagli sono ancora scarsi, ma
sembra che trai punti di riferimento del progetto vi siano Mad Max
e Zombieland. Duffield si è fatto conoscere recentemente grazie
alla sceneggiatura di Jane’s Got A Gun, che ha attratto l’interesse
di Natalie Portman e Lynne Ramsay, e di Your Bridesmaid Is A Bitch,
in corso di produzione. In luglio Shawn Levi avvierà nel frattempo
le riprese di The Internship, con Owen Wilson e Vince
Vaughn.
Nuove indiscrezioni attorno al
rilancio cinematografico di Daredevil (Devil in italiano), già
protagonista qualche anno fa di uno dei peggiori adattamenti
Marvel per il grande schermo che si
ricordino: dopo David Slade, dato per probabile regista, da
qualche tempo circola insistentemente il nome Josh Hartnett per il
ruolo del protagonista Matt Murdock.
Per Hartnett si tratterebbe di una
sorta di rivincita, dato che fu trai papabili per il ruolo di Loki
in Thor, poi andato a Tom Hiddleston; l’attore è stato peraltro già
diretto da Slade in 30 giorni di buio. L’intenzione sarebbe di
adattare per il grande schermo Born Again, celeberrimo ciclo di
storie del personaggio scritte da Frank Miller negli anni ’80: una
storia di caduta e risurrezione, con Matt Murdock che si ritova la
vita distrutta dal boss del crimine Kingpin e che intraprende un
percorso di rinascia e vendetta. Il film sarà prodotto dalla
Regency.
In Moonrise
Kingdom New England, 1965. Una coppia di dodicenni
incompresi fugge per un’avventura fra i boschi in cerca di un
rifugio dove trovare serenità e amore, lontani da quel mondo che
proprio non ce la fa ad accettarli. Lui, Sam Shakusky, è uno scout
Khaki pressoché ignorato dai compagni, che lo trovano un tantino
strano; lei, Suzy Bishop, è la figlia maggiore di due avvocati in
crisi matrimoniale, troppo presi da se stessi – o forse troppo
pigri – per occuparsi dell’evidente malessere della ragazzina,
etichettata come “problematica” e poi si vedrà. La simultanea
scomparsa dei due innamorati sconvolgerà la routine selvatica del
campo scout e quella borghese della famiglia Bishop, scatenando una
rocambolesca caccia all’uomo dai risvolti inaspettati ed
esilaranti.
Parliamoci chiaro: nessuno di noi
avrebbe mai immaginato di vedere un giorno
Edward Norton e Harvey Keitel – avete
presente, sì? – coi calzoni corti e il fazzoletto al collo in
perfetto (e seriosissimo) stile scout. Per non parlare di Bruce
Willis nei panni di un poliziotto in deficit di testosterone che
fatica a farsi valere tanto nel lavoro quanto in amore. Ma con Wes
Anderson tutto è possibile. Ecco quindi che per Moonrise
Kingdom, il suo film numero sette, lo stravagante regista
affida ai tre attori dei ruoli molto diversi da quelli in cui siamo
abituati a vederli, senza però rinunciare ai fedelissimi di sempre:
Bill Murray (nel ruolo dimesso del padre
di Suzy) e Jason Schwartzman (anche lui scout
provetto in un’apparizione fugace ma indimenticabile).
Per non farsi mancare niente, il
cast femminile vanta la presenza di
Frances McDormand e
Tilda Swinton, anche se le vere star del film sono i
due giovani protagonisti: Jared Gilman e Kara Hayward, entrambi
esordienti ed entrambi strepitosi. Lui regala allo sguardo di Sam
un’aria dolcemente malinconica che quegli occhialoni da nerd non
riescono certo a nascondere; lei fa della sua Suzy un’eroina
tipicamente romantica, in lotta con sé stessa e con la vita. Sono
due anime fragili che si incontrano, si riconoscono e non hanno
nessuna intenzione di separarsi, perché nell’altro trovano
comprensione e conforto, e per loro stare insieme vuol dire vivere.
Per davvero. Poco importa se i grandi non sono d’accordo. Loro non
possono capire.
Forse è proprio questo che vuole
dirci il regista: solo quando si è così giovani si possono vivere
emozioni tanto schiette; è la purezza di quell’età che le rende
tanto uniche e irresistibili. Poi tutto cambia e, col passare del
tempo, si finisce per scordarsi perfino cosa voleva dire… Menomale
che c’è Wes a ricordarcelo e a farci rivivere quelle sensazioni.
Alla sua maniera, naturalmente. L’estetica – inconfondibile – è
quella dei movimenti di macchina virtuosi e della regia
“dichiarata”, dei colori brillanti e chiassosi, della musica che si
fa protagonista accanto ai personaggi, per dare vita ad una favola
divertente, tenera e romantica. Il Moonrise
Kingdom del titolo forse non esisterà, ma è bello crederci
per un’oretta e mezza.
Il tredicesimo film di animazione
della Pixar, di imminente uscita, conterà, tra le altre, sulle voci
di Kelly Macdonald (Boardwalk Empire, Harry Potter and the Deathly
Hallows) e di Kevin Mckidd. La Macdonald offrirà la propria voce a
Merida, una giovane e combattiva principessa che preferisce lunghe
corse a cavallo e il tiro con l’arco ai rituali e alle convenzioni
che il suo lignaggio le richiede di rispettare; mentre il padre
(cui dà la voce Billy Connolly) incoraggia questo suo temperamento,
la regina Elinor, sua madre, lo disapprova apertamente.
Kevin McKidd svolgerà invece due
ruoli, quelli di Lord MacGuffin e di suo figlio, uno dei tre
pretendenti alla mano di Merida: nell’originale quest’ultimo parla
con un accento scozzese (la vicenda è ambientata nelle Highlands)
talmente spiccato da risultare incomprensibile allo stesso padre.
Per entrambi si è trattato della prima esperienza in qualità di
doppiatori di un film di animazione.
Si sa che il cinema negli USA
d’estate funziona meglio di quello della stagione invernale.
Al contrario che nel nostro paese
le uscite di richiamo avvengono spesso in questo periodo. Per
questo troviamo titoli come Madagascar 3 e
Prometheus, l’ultima fatica di Ridley
Scott a contendersi il primo posto al botteghino dei film più visti
questa settimana in Nord America. Il film di animazione Dreamworks
vince questa settimana, con 35 milioni di dollari incassati che
portano il totale a 120 milioni.
Il film di Scott, di cui era molto
attesa l’uscita segue con un incasso settimanale di 20 milioni di
dollari per un totale di 89.
In terza posizione si piazza
Rock of ages che ha dalla sua un cast interessante
e Tom Cruise in veste di una rockstar con notevoli addominali. Il
film incassa 15 milioni di dollari.
Al quarto posto scende Snow
White and the huntsman, che alla terza settimana di
classifica ha raggiunto quota 123 milioni di dollari di incasso con
i 14 milioni di questa settimana.
In quinta posizione troviamo una
nuova commedia con Adam Sandler che non potrà di sicuro replicare
il successo totale ai Razzie Awards di Jack and
Jill: in That’s my boy Sandler è un padre
che decide di ritornare nella vita del figlio proprio al momento
sbagliato. Il film incassa 13 milioni di dollari.
In sesta posizione e dopo un mese
in classifica e in sala troviamo Men in black III,
con un incasso di 10 milioni di dollari questa settimana che porta
quello totale a 153. Il settimo posto è invece occupato da
The Avengers, che si avvicina ai due mesi di
permanenza in classifica e un incasso che più o meno si avvicina al
pil di un piccolo stato del centro Africa: 587 milioni di dollari.
Forse di diversi paesi del centro Africa.
In ottava posizione resta fermo
Moonrise Kingdom di Wes Anderson, che conferma
così il suo fascino indie incassando in 4 settimane un totale di
quasi 7 milioni di dollari, chiude la classifica What to
ecpect when you’re expecting, con un incasso settimanale
di 1 miline di dollari e un totale di 38.
La prossima settimana si attendono
le uscite di: l’atteso film Pixar The brave, il
mash up di generi Abraham Lincoln:vampire slayer e
il documentario The invisible war.
Godzilla è un film del 1998 diretto dal
regista Roland Emmerich e con
protagonisti Matthew Broderick, Jean Reno e
Maria Pitillo.
La trama di
Godzilla: Un peschereccio giapponese, situato nella
Polinesia francese, va in avaria. Nel controllarne la causa,
l’equipaggio rileva dal sonar la presenza di una strana creatura
sott’acqua, che attacca e affonda l’imbarcazione.
Un comandante dei servizi segreti
francesi Philippe Roaché (Jean Reno) si reca al capezzale
dell’unico sopravvissuto del team di pescatori giapponesi, il quale
riesce a comunicare solamente la parola “Gojira”, cioè
“Godzilla“.
Roaché contatta Niko Tatopoulos
(Matthew Broderick) – un abile biologo che da anni si occupa di
studiare le mutazioni genetiche dei vermi esposti alle radiazioni
di Chernobyl – il quale è tra i pochi in grado di carpire il
segreto di Godzilla. Tatopoulos non esita a
seguire i servizi segreti USA, che l’hanno convocato già prima di
Roaché.
Il Godzilla di Roland
Emmerich
Analisi:Godzilla è un film del 1998 diretto da
Roland Emmerich, remake del film giapponese
Godzilla del 1954, di Ishirō Honda. La cabina di
regia affidata ad Emmerich è sinonimo di garanzia; il regista viene
non a caso definito “il piccolo Spielberg tedesco” e prima di
rianimare il lucertolone giapponese aveva già fatto registrare
successi e notevoli apprezzamenti con Stargate e Independence
Day.
Rispetto al film originario del
1954, il Godzilla di Emmerich ha un’origine
scientifica diversa: anziché essere il prodotto dell’esposizione
alle radiazioni provocate dai test nucleari americani, la sua
iguana gigante è stata geneticamente ingigantita dalle radiazioni
francesi. Questo perché nel remake viene a mancare un elemento
storico di base: il risentimento giapponese verso gli americani.
Inoltre, se è vero che anche nel remake Godzilla vive in territorio
asiatico, quando viene stuzzicato si reca minacciosamente verso gli
Usa e non verso il Giappone. Insomma, nel rifacimento di Emmerich i
nipponici vengono sostanzialmente risparmiati (a parte i poveri
malcapitati pescatori che s’imbattono col mostro all’inizio del
film).
Ma al di là delle questioni
politiche e storiche, che comunque hanno un loro peso, per gli
amanti del genere e del mostro gigante, il
Godzilla del 1998 è una vera chicca. Tuttavia, se
ci si scrolla di dosso ogni passione o interesse, ci si rende conto
che il film è forse troppo banale, lungo, piatto; tanti gli effetti
speciali ma non a servizio della fantasia.
Non a caso nel 1998 vinse il poco
lusinghiero Premio Razzie Awards per il peggior remake o sequel, e
quello per la peggior attrice non protagonista (Maria Pitillo); ha
però anche vinto un Saturn Award per i migliori effetti speciali
sempre nello stesso anno.
La colonna sonora è affidata a
David Arnold, che ha già firmato le colonne sonore
di Stargate e Independence Day;
la sua musica fa inoltre da sottofondo a tutti i film di
James
Bond dal 1997 ad oggi.
In termini meramente economici,
l’operazione cinematografica legata a Godzilla è
comunque riuscita: 375 milioni di dollari lordi di incasso mondiale
a fronte di un budget di 125. Nonostante i risultati positivi, la
Sony
Pictures rinunciò ad un sequel, comunque in fase di
ideazione e previsto per il 2014.
Godzilla è il film cult del 1954
diretto da Ishirō Honda e con protagonisti Haruo
Nakajima, Katsumi Tezuka, Akira Takarada, Momoko Kôchi, Takashi
Shimura, Akihiko Hirata.
Godzilla, la
trama: Nelle isole asiatiche di Odo e Ragos vive Godzilla,
essere preistorico sopravvissuto per milioni di anni che subisce
delle mutazioni genetiche a seguito degli esperimenti nucleari
americani nelle zone incontaminate in cui vive. Le radiazioni hanno
aumentato smisuratamente le dimensioni di Godzilla che è così
divenuto una sorta di T-rex gigante. Il nutrimento di Godzilla è
costituito dall’ energia delle radiazioni nucleari stesse; inoltre
può anche compiere il processo inverso e generare energia atomica
dal proprio corpo. Godzilla giunge fino in Giappone per provocare
panico e morte.
Godzilla,
l’analisi
Sebbene appartenga al genere
fantascientifico, la nascita di Godzilla cela
ragioni storiche e politiche. Intanto è ispirato a un film
americano, Il risveglio del dinosauro, datato
1953, incentrato sulle gesta di un dinosauro simile ad un varano
che, ibernato al Polo Nord, si risveglia a causa un’esplosione
atomica e raggiunge la città di New York. Quest’ultima pellicola a
sua volta trae ispirazione da King Kong del 1933,
film di grande successo e impatto mediatico riproposto proprio
l’anno precedente. Da qui l’idea anche dei giapponesi di proporre
un proprio lucertolone che diffonde panico, distruzione e morte
nelle grandi metropoli. Tomoyuki Tanaka,
produttore della casa cinematografica Toho, decide così di
realizzare un rifacimento del film americano. Dopo una lunga
gestazione, il risultato finale è appunto Gojira (trasformato in
occidente in Godzilla).
Il nome del mostro deriva dal
nomignolo di un dipendente della Toho, che per via della sua
corpulenza era soprannominato Gojira, parola mix tra il termine
occidentale gorilla e quello giapponese kujira, che significa
balena. Secondo il progetto originale, Godzilla
doveva avere l’aspetto di un’enorme piovra.
Il fatto che questo mostro sia
stato creato proprio da radiazioni americane emanate da esperimenti
nucleari e che giunga a danneggiare le grandi metropoli giapponesi,
vuole essere una denuncia in salsa fantascientifica di quanto
accaduto anni prima con le bombe atomiche americane su Hiroshima e
Nagasaki. Il risultato è appunto un film suggestivo e sconvolgente,
specie se lo si guarda con gli occhi del 1954, un periodo nel quale
non si era certo abituati alla computer grafica di oggi e alle
tecniche digitali sofisticate che tutto possono. Godzilla diventa
dunque la risposta giapponese distruttiva e mostruosa all’americano
scimmione King Kong. Peraltro i due titani vengono
messi anche contro in un film del 1962, Il trionfo di King
Kong, anch’esso spinto soprattutto da subliminali ragioni
politiche tra i due Paesi, ancora in forte attrito per le ferite
della Seconda Guerra Mondiale.
In realtà il ruolo e le
caratteristiche fisiche di Godzilla sono cambiate
negli anni. Se originariamente è stato concepito come mostro molto
malvagio e feroce, nemico dell’umanità, nei film degli anni
sessanta e settanta ne è diventato alleato; per poi ritornare
cattivissimo negli anni ottanta e nel remake del 1998. Ma anche
quando è pericoloso per gli umani, Godzilla si ritrova spesso nel
ruolo dell’eroe, in quanto protegge il Giappone dai vari mostri che
periodicamente lo attaccano. Godzilla infatti
considera il Giappone casa sua data l’abbondanza di cibo e di
energia nucleare (sua primaria fonte di energia) e non tollera
quindi che il suo territorio venga invaso.
Quanto alle variazioni delle
dimensioni, esse sono legate alle scoperte scientifiche dei
paleontologi su quelle che avevano i dinosauri. Nei primi film
degli anni sessanta-settanta Godzilla era descritto di 50 metri di
altezza e di 20.000 tonnellate di peso. Dall’era Hesei in poi le
dimensioni dell’animale aumentarono raggiungendo i 100 metri di
altezza e il peso di 60.000 tonnellate, un ipotetico Godzilla di
200 metri, raggiungerebbe le 500.000 tonnellate.
Esistono ben 29 film ufficiali
appartenenti alla saga di Godzilla prodotti dalla
giapponese Toho, suddivisi in tre ere: Showa, Heisei e Millennium.
C’è anche il remake americano del 1998 ed un film, atteso per il
2014, prodotto dalla Legendary Pictures e Warner Bros.
Numerosissimi anche i riferimenti, le apparizioni e le parodie in
cartoon e film. Del resto Godzilla è diventato una
grande leggenda; e non solo per le dimensioni. Non a caso si è
anche guadagnato una stella sulla Hollywood Walk of Fame.
Un altro attore si
aggiunge al già nutritissimo cast di Django Unchained,
prossima pellicola di Quentin Tarantino. Infatti, Jonah Hill
(Moneyball – L’arte di Vincere) sembra sia entrato nel film
ufficialmente.
Quello che colpisce
nell’ascoltare la giovanissima regista francese Mia Hansen Løve
alla presentazione del suo terzo film Un amore di
Gioventù, è la piena consapevolezza espressiva del mezzo a
disposizione, insieme alla capacità di fare e analizzare il
suo lavoro con umiltà e al tempo stesso determinazione.
Secondo Deadline l’attore
Colin Farrell sarebbe in trattative per entrare
nel cast di Saving Mr.
Banks , l’atteso film della Disney che racconterà
i retroscena della realizzazione di Mary Poppins, classico del
cinema con la bellissima Julie Andrews e Dick Van Dyke.
Il film racconterà le estenuanti
trattative portate avanti dal Walt Disney con la scrittrice autrice
del romanzo da cui è tratta la storia, che era restia a concedere
la sua opera per il cinema. Nel cast del film ci sono anche
Tom Hanks (Walt Disney) e Emma
Thompson (P.L Travers). L’attore irlandese invece da
quanto si apprende dovrebbe interpretare il padre di lei. Dietro la
macchina da prese invece, siede invece il regista John Lee Hancock
(The Blind Side).
Il film narra la storia dei
problemi affrontati da Walt Disney – per ben 14 anni – per portare
sullo schermo il romanzo di Pamela L. Travers,
Mary Poppins, e della difficoltà nel convincere l’autrice a cederne
i diritti. Saving Mr.
Banks segue la realizzazione di questo classico, in
fase di sviluppo, lavorazione e uscita. Mary Poppins, coi suoi 5
Oscar e lo stratosferico successo di pubblico, sarebbe poi
diventato uno dei fiori all’occhiello della Disney. Nonostante
questo, la bisbetica Travers odiò la pellicola, incluse le
straordinarie sequenze animate. Del cast fanno parte, oltre a
Tom Hanks,
Emma Thompso,
Colin Farrell, Bradley Whitford, Jason Schwartzman
e Paul
Giamatti. La release statunitense è fissata per il 20
dicembre 2013. Inoltre, qualora non l’abbiate fatto, vi consigliamo
di dare uno sguardo al trailer italiano
di Saving MrBanks.
Novità su All By My Side, biopic
dedicato a Jimi Hendrix diretto da John Ridley, con Imogen Poots,
Laurence Kinlan e soprattutto André 3000 degli Outkast
A dispetto dei trionfi al
botteghino dei vari Twilight e di The Hunger Games, le finanze
della Lionsgate non sorridono. E se è vero che i prossimi film di
The Hunger Games (si parla di almeno altri tre capitoli)
rimpingueranno a dovere le casse della casa madre, è altrettanto
vero che Twilight: Breaking Dawn Part 2, nelle sale in autunno,
chiuderà la fortunata saga vampiresca, importantissimo rubinetto
economico. La Lionsgate ha così cominciato a pensare seriamente a
un reboot della serie; una rifondazione senza Robert Pattinson,
intenzionato a prendere altre strade. In particolare, si vocifera
di uno spin-off gravitante attorno alla vampira Bree Tanner,
interpetata da Jodelle Ferland in Eclipse (2010). Le strade sono
molteplici, e non va tralasciato il fatto che alcuni interpreti che
fin’ora hanno popolato il franchise (come Kellan Lutz, volto di
Emmett Cullen) potrebbero prender parte anche al “nuovo corso”. In
attesa di novità e dettagli, possiamo mettere da parte la quasi
certezza che Twilight, in un modo o nell’altro, ripartirà.
La Paramount celebra il suo
centenario, e per questo grande evento ha raccolto tutte le più
grandi star del cinema che hanno lavorato con il prestigioso
Studios.
Sono state diffuse tre
nuove foto dal set dell’atteso remake di Dredd diretto da Pete
Travis (Prospettive di un delitto), con Karl Urban, Olivia
Thirlby
La regista premio Oscar Kathryn
Bigelow (The Hurt Locker) sta lavorando a Zero Dark Thirty,
impegnativo film sulla caccia a Bin Laden. Girava voce che lo
sceicco del terrore
Rese fruibili al grande pubblico le
prime foto di JOBS, Il film biografico si
concentrerà sui primi anni di vita della Apple e del suo fondatore
Steve. In questi nuovi scatti è possibile vedere Ashton Kutcher,
nei panni del papà dell’azienda della mela.
Si unisce al cast di Mad
Max: Fury Road la star di Transformers: Dark of
the Moon, Rosie Huntington-Whiteley.
L’attrice si unirà a Tom Hardy, Charlize Theron, Nicholas
Hoult, Zoe Kravitz, Adelaide Clemens e Riley Keough, per
girare i due film che compongono il reboot del post apocalittico
film originale di George Miller, Mad Max. La Huntington-Whiteley
interpreterà una delle “cinque mogli”, assieme alla Kravitz e alla
Keough.
Kenneth Branagh, attore
e regista Irlandese di Belfast conosciuto soprattutto per la sua
straordinaria dedizione alla trasposizione delle opere di
Shakespeare sul grande schermo, è stato onorato col titolo di
Sir dalla Regina Elisabetta II d’Inghilterra in occasione
dei festeggiamenti per il compleanno della Sovrana;
Il regista Giuseppe Bertolucci è
morto a seguito di una lunga malattia: l’annuncio è stato dato
dalla moglie insieme al fratello di lui Bernardo.
Per molti anni direttore della
cineteca di Bologna, Giuseppe Bertolucci aveva diretto numerosi
film fra cui Berlinguer ti voglio bene con Roberto Benigni e
aveva collaborato alla sceneggiatura del capolavoro Novecento,
diretto dal fratello Bernardo.
Le riprese del sequel di
Star Trek di J.J. Abrams sono finalmente
terminate, ma nulla si sa ancora della trama né del villain
interpretato dalla Star di Sherlock Benedict Cumberbatch, la cui
identità rimane avvolta nel più fitto mistero a dispetto dei
numerosi rumours. Tuttavia, in un’intervista a cinemablend.com, il
produttore e sceneggiatore della pellicola Alex Kurtzman ha
comunque rilasciato interessanti dichiarazioni su Cumberbatch, su
cosa potremo aspettarci dal suo personaggio e su quanto sia
importante che i sequel si concentrino sulla figura del villain:
“(Cumberbatch) è un genio.
Ci sono alcuni attori che hanno
la capacità di prendere una battuta e di sviluppare qualcosa in più
che non sapevi nemmeno di aver inserito nel dialogo, nella battuta.
Lui è uno di quei brillanti attori. Solo ascoltarlo mentre
parla…potresti apprezzarlo anche mentre legge l’elenco telefonico.
[…] I sequel sono dedicati al cattivo, mentre il primo film è
sempre dedicato alla scoperta dell’eroe e al modo in cui diventa
tale; il cattivo deve mettere alla prova quell’eroe in modo
significativo, e lui ha davvero un’aria spaventosa. è
straordinario. Avrete paura di lui? senza dubbio! “
Possiamo aspettarci un’escalation
simile a quella del Joker di Heath Ledger? Difficile a dirsi, ma le
premesse sembrano essere promettenti. Ancora privo di un vero
titolo, il Sequel di Star Trek uscirà nel maggio 2013.
Arriva ulteriore conferma da parte di
Comingsoon che il 22 Giugno si terrà a Roma l’anteprima di The Amazing Spider-man con tanto di
red carpet e con i protagonisti del film: Andrew
Garfield/Peter Parker, Emma Stone/la fidanzata
è stata diffusa una
nuova clip in esclusiva da Ribelle-the Brave, ultimo gioiello di
Casa Pixar che uscirà finalmente in Italia il prossimo 5 settembre.
Potete vedere la clip, che mostra una divertente rissa fra i
pretendenti di Merida, qui sotto:
E’ stato rilasciato un rassicurante
poster di The Watch, commedia diretta da Akiva
Schaffer scritta da Seth Rogen e Evan Goldberg. Il film,
inizialmente intitolato The Neighbourhood Watch, vede quattro
vigilanti di quartiere, interpretati da Ben Stiller, Vince Vaughn,
Jonah Hill e Richard Ayoade, affrontare una terribile minaccia
aliena. Nel cast anche Billy Cudrup, Rosemarie DeWitt e Will Forte.
Uscirà in Italia il 9 novembre. Ecco il poster!
Ultimatum alla
Terra è il film del 1951 di Robert Wise
con protagonisti nel cast Michael Rennie, Patricia
Neal, Hugh Marlowe, Sam Jaffe, Billy Gray, Frances Bavier, Lock
Martin, Frank Conroy, James Hong e Olan
Soulé.
Ultimatum alla Terra, la
trama
Trama: Klaatu è un
alieno. Lasciato il suo pianeta natio decide, spronato dalla
nobiltà dei suoi intenti, di intraprendere un lungo viaggio che lo
condurrà sulla Terra. Atterrato con il suo disco volante a
Washington, Klaatu è infatti intenzionato a persuadere i terrestri
a ripudiare, senza ulteriori esitazioni, la guerra, sollecitandoli
a disfarsi definitivamente delle armi di distruzione di massa.
Il suo arrivo è però accolto con
diffidenza e timore ed i suoi propositi finiscono presto per
scontrarsi con gli interessi, di ben altra natura, dei capi di
Stato a cui si rivolge. Questi ultimi, avvinti dalle controverse
dinamiche della Guerra Fredda in corso, rinunciano ad incontrare
l’alieno, sottovalutando la sua missione ed il peso delle sue
parole.
Klaatu, dopo aver affrontato
molteplici traversie, nel tentativo estremo di concretizzare
comunque i propri scopi, è infine pronto per il viaggio di ritorno.
Nel salire sul suo disco volante, rivolge l’ultimo ammonimento alla
Terra ed ai suoi abitanti, ricordando loro l’ultimatum della
Confederazione Galattica: rinunciare subito alla guerra pena la
distruzione del pianeta.
Analisi: Classico
del cinema di fantascienza, Ultimatum alla Terra è
un film del 1951, diretto da Robert Wise e tratto
da “Farewell to the Master”,
racconto del 1940 di Harry Bates. Nel 1949, a
pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ed in piena
Guerra Fredda, il produttore della 20th Century Fox,
Julian Baustein, avendo colto nell’opera di Bates stimolanti spunti
di riflessione, di facile rimando alle contingenze storiche
dell’epoca, incarica Edmund H. North di trarne una
sceneggiatura.
Ultimatum
alla Terra, uscito pochi anni dopo, finisce per
discostarsi così tanto dal racconto di Bates, da indurre
quest’ultimo a rifiutare la paternità del soggetto, nonostante
l’incontrovertibile successo riscosso dalla pellicola.
Considerato, tra i capostipiti del
genere, uno di quelli più meritevoli di attenzione, Ultimatum alla
Terra conserva, anche a fronte di una odierna visione, lo spessore
dei suoi contenuti. Prendendo a modello le criticità storiche degli
anni cinquanta ed inserendovi un motivo di ulteriore instabilità,
si sofferma sul dannoso potere di suggestione dei media, insistendo
anche sui timori e le diffidenze che minano l’indole umana a
discapito di saggezza e lungimiranza.
Servendosi poi, su esplicita
ammissione dello sceneggiatore, dell’allegoria religiosa
Klaatu-Messia, salvatore che muore e ‘risorge’, il film si fa
portatore di un indubbio messaggio di pacifismo, prendendo
apertamente le distanze da qualsiasi tentativo di sobillazione e
muovendo una critica, per nulla velata, alla visione maccartista,
dominante nel secondo dopoguerra. Ultimatum alla
Terra, evocativo e spettrale, per quanto possa vantare
tutt’oggi una struttura narrativa più che solida, poco o nulla può
condividere invece, dal punto di vista tecnico-artistico, con i
moderni titani del genere.
La fotografia di Leo
Tover, seppur pregevole, non è infatti sufficiente a
compensare le lacune del film, spesso così evidenti da risultare
quasi imbarazzanti. Gli effetti speciali ridotti ai minimi termini
e le numerose imprecisioni sul piano scientifico, spostano
inevitabilmente l’attenzione dello spettatore sui contenuti, gli
stessi per cui Ultimatum alla Terra è ancora
ricordato, insieme naturalmente all’espressione “Klaatu, Barada,
Nikto!”, citata più volte in film, telefilm e persino
videogiochi.