Breaking Bad, serie che vede
protagonista un professore di chimica che, venuto a sapere di avere
il cancro, decide di cambiare vita utilizzando le proprie
conoscenze per dedicarsi alla produzione di droga, potrebbe avere
una versione cinematografica. Si tratta al momento solo di voci di
corridoio, nulla è stato ancora deciso.
Il protagonista Bryan Cranston ha
recentemente dichiarato che il creatore della serie, Vince
Gilligan, ha già accumulato un discreto bagaglio di idee, per le 16
puntate che andranno a comporre la quinta stagione della serie e
oltre, e l’idea di un film non è poi così lontana. Cranston
ha del resto sottolineato come nemmeno lo stesso Gilligan sappia
quali sviluppi potrà prendere la serie prossimamente, non si può
quindi eslcudere nulla. Ovviamente nel caso il film fosse
effettivamente girato, Cranston ne sarebbe con tutta probabilità il
protagonista, visto che il suo contratto lo obbligherà almeno a
dover prendere in considerazione la possibilità. La quinta stagone
di Breaking Bad prenderà il via negli USA il prossimo 15
luglio.
In attesa di vedere il film
all’imminente ComicCon, ecco un concept art dello Hobbit,
realizzato dall’illustratore Ilya Nazarov per il videogioco War in
the North.
Ecco il primo teaser trailer
italiano di Monsters
University, il prequel del fortunatissimo e bellissimo
Monsters & Co, capolavoro targato Pixar. In attesa di vedere ancora
Ribelle, ecco cosa ci aspetta all’università dei mostri, con due
giovani Mike Wazowski e James “Sulley” Sullivan.
Ecco il video:
Ecco anche quattro immagini
ufficiali, prese direttamente dal teaser:
Ecco il teaser trailer italiano in
HD di Monsters
University, sequel del famoso film Pixar Mosters. I
18enni Mike Wazowski e James “Sulley” Sullivan, matricole alla
“monsters University”, hanno un desiderio: partecipare al più
prestigioso corso per spaventatori del mondo. Inseguendo questo
sogno, da grandi rivali diventeranno inseparabili amici. La vita
del college non è mai stata così…mostruosamente divertente!
Monsters University sarà prossimamente al cinema!
Tutti ricordano in suo bellissimo
ruolo in Edward Mani di Forbice, ed ora la 40enne Winona Ryder
ritorna a lavorare con Tim Burton in Frankenweenie, film in
Anne Hathaway compare in tutta la sua
genuina bellezza sulla copertina di Allure di luglio 2012.
L’attrice sta vivendo un momento eccezionale, dal momento che è
attesissimo
E se vi dicessimo che anche il più
serio degli attori, quello impegnato sempre in film drammatici e
violenti, ha avuto un passato di gioia e spensieratezza?
Dopo l’annuncio di circa 24 ore fa del
nudo integrale di Shia LaBeouf nel video degli Sigur Ros, e dopo
la notizia ormai datata della partecipazione del collega e amico
Rupert Grint
Arriva anche nelle nostre sale
Chernobyl Diaries – La mutazione, nuova attesa
creatura di Oren Peli, creatore del fenomeno, (poco fenomenale)
Paranormal Activity. Il film è tratto proprio da
una storia originale di Oren Peli che per l’occasione si è
ispirato al più grave incidente nucleare della storia e prende
spunto da i tragici eventi di Chernobyl e dalla famosa città
fantasma Pripyat, nel cuore dell’Ucraina.
Chernobyl Diaries – La
mutazione segue le vicende di sei giovani turisti che
ingaggiano una guida specializzata in turismo estremo. La guida,
ignorando tutti i segnali di pericolo, li porta a Pripyat città
nella quale vivevano i dipendenti della centrale nucleare di
Chernobyl, rimasta disabitata dopo il disastro di oltre 25 anni fa.
Dopo una breve esplorazione, il gruppo, impossibilitato a
ripartire, scopre di non essere solo…
Ricco di spunti
interessanti, Chernobyl Diaries – La mutazione è
sicuramente molto meglio del precedente film di Oren
Peli, quel
Paranormal Activity che era diventato quasi una moda
più che un vero film dell’orrore. Sin da allora Peli aveva mostrato
di saperci fare e in questo caso conferma tutte le sue
potenzialità, superando se stesso e costruendo una storia ricca di
fascino e suggestione nel cuore dell’Europa dell’Est. La pellicola
seppur vittima di alcuni fastidiosi cliché del genere che proprio
non vogliono scomparire, riesce nell’intento di suscitare
inquietudine e tristezza, grazie alla buona messa in scena del
viaggio nella città fantasma di Pripyat.
Le atmosfere spettrali e grigie,
rimangono sempre credibili e realistiche. Ma la vera sorpresa è la
buona costruzione drammaturgica del film che fa della suspence il
suo asso nella manica. Il regista Brad Parker si dimostra abile nel
costruire sequenza per sequenza il film, senza tralasciare i
momenti di sospensione che carica al punto giusto la tensione,
aiutato da un’apprezzabile e servizievole sceneggiatura. Forse
l’unico punto debole del film è come già anticipato l’utilizzo di
alcuni cliché del genere e dei personaggi poco approfonditi e
completamente travolti dagli avvenimenti.
Chernobyl Diaries – La
mutazione, nonostante questo, è un buon condensatore di
tensione, adrenalina, che farà saltare lo spettatore sulla
poltrona a più riprese.
Ci piace pensare che la vita che
viviamo è quella che abbiamo scelto, è quella che ci siamo
costruiti, perché l’uomo è artefice del proprio destino, si sa. Ed
è davvero così, quando tutto va bene, poi qualcosa va storto,
qualcosa si mostra per quello che è: più grande di noi, più forte
del nostro controllo, e allora siamo in balia del fato, allora
siamo piccoli. David Avery ha vissuto la
vita che ci si aspettava lui vivesse, fino a quando ha capito che
non era fatta per lui, che voleva vedere il mondo. Così, senza una
meta precisa ha cominciato il suo viaggio. Poi, è arrivato
l’ultimo: Il Cammino di Santiago. Quando Tom
Avery, oftalmologo californiano, riceve la notizia della morte di
suo figlio sul Cammino, non ha idea di cosa sia. Così
parte per la Francia, col semplice proposito di riportare il corpo
di David a casa. Tuttavia, una volta arrivato, decide due cose: di
darsi un’altra opportunità di entrare nel mondo del figlio, e di
dare a David l’occasione di arrivare alla fine del
Cammino, di cui era riuscito a percorrere una sola
tappa.
Zaino in spalla, Tom parte alla
volta di Santiago di Compostela, sulla strada battuta da migliaia
di pellegrini, credenti e non, che decidono di intraprendere il
viaggio spirituale che fa parlare di sé da secoli e secoli. Quasi
sempre sono i figli a seguire le orme dei genitori, stavolta,
invece, un padre calpesta letteralmente le orme lasciate dal figlio
e, per la prima volta, vive ‘la vita che gli capita’ e non quella
che, con tutte le cinture di sicurezza, ha scelto per sé.
Diretto da Emilio Estevez, che
interpreta anche Daniel, e con Martin Sheen, nei panni di Tom
Avery, Il Cammino per Santiago altro non è che un
viaggio alla ricerca di se stessi: un topos trito e ritrito, che
forse ci siamo anche annoiati di stare a guardare. Tuttavia qui
siamo di fronte ad un viaggio che è dichiaratamente un viaggio di
ricerca spirituale, che non nasconde la sua natura, ma ce la mette
davanti agli occhi con grande semplicità, perché nessuno percorre
il Cammino per caso.
Se cerchiamo colpi di scena,
dunque, Il Cammino per Santiago non fa per noi, ma se vogliamo
allontanarci dal mondo reale per un po’, non dobbiamo far altro che
sederci e goderci il racconto di un viaggio diverso: un viaggio di
volontà e serena scoperta.
Girato tra Francia e Spagna, lungo
il vero Il Cammino per Santiago, il film presenta molti elementi
interessanti anche sul piano tecnico, con personaggi ben
caratterizzati e una fotografia volutamente ‘sporca’, quasi a voler
imitare lo stile del reportage, curata da Juan Miguel Azpiroz.
Applaudissimo al Fiuggi Family Festival, Il Cammino per
Santiago sarà nelle sale italiane a partire dal 27 giugno.
Tom Hiddleston sarebbe in tratative
per interpretare Paul Raymond, magnate del porno, editore e
proprietario del primo strip club inglese. L’attore che sta
assaporando la sua nuova notorietà grazie al personaggio di Loki
interpretato già in Thor e in The Avengers, si troverebbe a
lavorare in un biopic parallelo, in quanto il regista, Michael
Winterbottom, sta già lavorando ad un film biografico non
autorizzato su Raymond con protagonista Steve Coogan, quando il
figlio di Raymond in persona, Howard, ha preso in mano la
situazione e ha avviato una produzione diversa incentrata sempre
sul padre con protagonista appunto il caro Tom.
Ci prepariamo quindi a due film che
partono dalla stessa storia; la cosa non è nuova in quanto di
recente è accaduto per Biancaneve, e in passato con biografie
illustri, dai due film su Truman Capote ai film su Alessandro
Magno, dei quali però solo uno è andato in porto.
Reduce dalla vittoria dei Tony Award
come miglior attore per l’interpretazione di One Man,
Two Guvnors, battendo il favorito, Philip Seymour Hoffman
in Morte di un commesso
Arriva un lungo nuovo
trailer del Cavaliere Oscuro il ritorno. Un filmato di ben 2 minuti
e mezzo in esclusiva per la nokia. Gustatevi lo spettacolare
montaggio.
Finalmente possiamo dare una prima
occhiata ad Angelina Jolie nei panni di Malefica, nel film dedicato
alla cattiva della Bella Addormentata nel Bosco.
Arriva la preview del nuovo trailer
di The Twilight Saga: Breaking Dawn – parte 2, che è stato diffuso
dalla Summit. Il trailer completo sarà online domani mercoledì 20
Giugno. Ecco la clip dal trailer:
E’ stato presentato
oggi il programma ufficiale del Giffoni Film Festival 2012, che
quest’anno porta con se grossi numeri, tanti ospiti e molte
anteprime. Fra i più attessi, Patti Smith, Jessica Alba, JEan Reno,
Dianna Agron e molti altri.
Continuano ad arrivare
sorprendenti spot tv per il Cavaliere Oscuro il ritorno. Nel nono
spot ci sono moltissime immagini inedite che mostrano la
spettacolarità del film. Non perdetelo!
Da un po’ di anni il
mondo dell’irrazionale, dell’oscuro e del gotico ha subito una
sorta di restyling, di “reboot”-per usare un termine rubato a piene
mani dal mondo del cinema- che lo ha portato a vivere una seconda
primavera, una sorta di “rinascita”: mescolando sapientemente
atmosfere horror a sentimentalismo melò e storia (di ieri e di
oggi) sono nati fenomeni mondiali come l’ormai indiscutibile cult
adolescenziale firmato Stephenie Meyer di nome… “Twilight” (e tutti
i suoi derivati).
Variety annuncia che la colonna
sonora di Man of steel, reboot di
Superman prodotto da Christopher Nolan e diretto da Zack Snyder
sarà affidata a Hans Zimmer. Dopo la trilogia di Batman diretta da
Nolan, il compositore tedesco si sposta in tandem con il regista di
Memento, e si occupa così di un altro amatissimo supereroe DC.
Charlize Theron –
Le carriere degli attori e delle attrici sono in qualche modo
legate in maniera indissolubile alla loro bellezza. Molti si sono
imposti come icone o miti da far si che ancora oggi il loro stile
viva. Basta pensare alle attrici più “commercializzate” dell’ultimo
periodo, da Audrey Hapburn, Grace Kelly, Marylin
Monroe e tante altre, che vengono ricordate per la loro
presenza di stile piuttosto che per determinate interpretazioni o
apparizioni. Tutte loro sono state l’esempio di tante giovani, che
non deve essere ricondotto al divismo, ma più ad una lotta con un
doppione che aveva oltre al talento quella bellezza che le ha
portate ad essere e apparire nello stesso momento sulla scena,
assumere entrambe le sembianze e subirne il doppio effetto
mediatico.
Charlize Theron ha
una storia che segue questo filo, come quello che le si impigliò
sulla sedia della celeberrima pubblicità e che ancora oggi
non smette di legarla alle sue colleghe, come il recentemente spot
per J’ador, le ha ricordato. Ma la differenza (poiché ce
n’è sempre una) e che lei molto spesso ha deciso più di essere
(brutta) che apparire.
Charlize Theron: la più
“Monster” del Reame
Charlize Theron nasce il 7 agosto
del 1975 a Benonni in Sudafrica da genitori di discendenze europee,
ereditando così i colori prettamente francesi dal padre Charles
Theron e la figura statuaria di origini olandesi da parte di madre,
Gerda Maritz. Nonostante la grazia concessa dalla natura, la sua
infanzia non è proprio delle più facili, i primi anni li trascorre
in una tenuta piuttosto isolata a Johannesburg, i genitori, ricchi
proprietari terrieri possedevano anche un impresa di costruzioni
stradali. Ma la sua casa rimaneva isolata e il solo contatto era
con la natura e con un educazione basata principalmente sulla
cultura sudafricana. All’età di 6 anni frequenterà la scuola
elementare a Putfontein ma parallelamente prenderà le lezioni di
danza alla National School of the Arts a
Johannesburg.
È rimasta orfana di padre all’età
di quindici anni, un esperienza traumatica poiché quest’ultimo
venne ucciso dalla madre che inseguito venne assolta per legittima
difesa, questa vicenda legò molto la giovane attrice alla madre
tanto da essere onnipresente nella vita di quest’ultima ricoprendo
non solo il ruolo di genitore ma soprattuto di supporter “Mia
madre mi ha convinto a inseguire ciò che volevo, a fuggire da un
paesino sperduto dell’Africa. In casa non c’era la tv, e nella
città più vicina non c’era nemmeno il cinema. Laggiù Hollywood era
una leggenda, non un quartiere di Los Angeles. Nonostante questo
isolamento mia madre è stata capace di insegnarmi il coraggio. Mi
ha regalato uno spirito indipendente. Ha reso possibile il mio,
anzi, il nostro viaggio”.
Di fatti, quando all’età di
16 anni vince il concorso The New Model Today a Positano
nell’intervista che seguirà la vittoria dichiara di voler diventare
un attrice, vincere tanti Oscar e che i soldi vinti le serviranno
per dedicarsi alla danza. Così approderà a Milano ai primi
contratti di moda, sarà proprio la madre a dirle “Qualsiasi
cosa accada, pensa che potrai sopportarlo, superarlo, quindi
scegliere ciò che vuoi davvero”.
Ma dopo due anni si stanca di
sfilare sulle passerelle e stare in posa per le copertine, quindi
coglie l’ennesima chance con il celeberrimo spot di Martini girato
a Portofino. Lo storyboard richiama fortemente la tipica location
da esportazione per il mito italiano della “Dolce Vita”, il bianco
e nero non ridimensionano la bellezza che invece buca lo schermo e
ha fatto sognare gli italiani anche per le sue curve da capogiro,
sarà proprio quel filo che le svela il fondoschiena mentre lei
cammina che la porterà sempre più a Hollywood “Non ho mai avuto
la fissazione della forma: se gli italiani amano il mio didietro,
per me questo è un vero complimento”.
Ma non è abbastanza, il primo amore
di Charlize rimane la danza, sarà il motivo per cui arrivata a 18
anni si stabilisce a New York per entrare Joffrey Ballet
School, dove perfezionerà il suo stile. Si esibisce in
numerosi spettacoli come Il lago dei cigni e Lo
Schiaccianoci ma il sogno dura meno di un anno, una grave
lussazione al ginocchio le preclude una carriera in questo ambito
“La danza però la porto ancora dentro. Mi ha forgiata, mi ha
insegnato a misurarmi con le mie forze con la necessità di un
ordine. È a lei che devo la disciplina con cui lavoro. Fu duro
volerla lasciare (…) ma è stata la mia forza motrice e lo è ancora.
Oggi mi tengo ancora in forma con la danza, con lunghe camminate,
con gli esercizi di Pilates. E amo sempre andare a vedere i
balletti.”
ìConcluso questo sogno, indosserà
nuovamente i tacchi vertiginosi sulle passerelle, ma ancora una
volta rinnega il mondo della moda e la strada facile che le offre
la sua bellezza, così vola verso Los Angeles per tentare la fortuna
nel cinema. Studia e segue i corsi di Ivana Chubbuck e dopo sole
due settimane dal suo arrivo mentre era a Hollywood Boulevard un
agente rimane impressionato dalla sua bellezza, quindi, non si
lascia scappare l’occasione e la invita negli studios. Dopo essere
stata scartata (per sua fortuna) nel ruolo principale in
Showgirls (che oltre ad essere un fiasco vinse nel ’95
numerosi Razzie Award) si procura piccoli ruoli, come il
cameo nell’horror Children of the Corn III. Fino a quando
nel 1996, spicca nel ruolo della sensuale Helga in Due giorni
senza respiro, per poi essere diretta da Tom Hanks nel musical
Music Graffiti, film che non sarà degno di memoria ma
corona il suo sogno di recitare per la star di Forrest
Gump per cui impazziva da bambina.
Per parlare di notorietà
bisognerà aspettare il 1999 cogliendo con vera astuzia tre
occasioni in tre film completamente diversi tra loro che fanno
conoscere la sua bellezza ma soprattutto dimostrano una certa dose
di audacia nell’affrontare copioni e ritmi di recitazione opposti.
Seduce e affascina nel film mefistofelico L’ Avvocato
del Diavolo con Al Pacino, per poi passare ad essere
La moglie dell’astronauta Johnny Depp tra
drammi familiari ed entità aliene, ed infine interpreterà il ruolo
di Candy Kendall e da vita a un amore con l’incerto con Tobey
Maguire nel film Le regole della casa del
sidro. Richiestissima nell’ambiente, di conseguenza
conquista i giornali di tutto il mondo tra cui Playboy e
l’anno seguente verrà considerata dalla rivista People
come una delle 50 donne più belle al mondo. Nel 2000 è ormai star e
dimostra sempre più il suo grande talento artistico facendo
innamorare l’ex veterano di guerra e ora golfista Matt Damon ne
La leggenda di Bagger Vance diretto da
Robert Redford. Ma anche la sua dolcezza e fragilità nel ruolo
di Sara in Sweet November con Keanu
Reeves. Fino a cambiare completamente per Woody
Allen diventando una mangiatrice di uomini ne
La maledizione dello Scorpione di Giada.
Per dedicarsi ai furti, un po’ per vedetta e un po’ per amore
insieme a Mark Wahlberg in The Italian
Job.
Quindi, brava e bella, però detto e
scritto come se fosse un mezzo complimento, risultato più un
connubio pessimo che un alchimia perfetta, quindi decide di
interpretare ruoli difficili, infatti nel 2004 si affiderà
all’esordiente Patty Jenkins per girare
Monster. Il ruolo della seria killer
Aileen Wurnos era complesso sin dalle fasi principali della
lavorazione, le era stato richiesto di ingrassare 15 kg e
sottoporsi a svariate ore di trucco per diventare brutta. La
performance così forte e drammatica nel rendere questo ruolo vero e
credibile, le ha fatto vincere la tanto sognata statuetta ed
entrare ufficialmente tra le attrice più pagate e richieste di
Hollywood insieme a Nicole Kidman, Drew Barrymore, Reese
Witherspoon, Renée Zellweger e tante altre ancora.
Da questo momento in poi sceglierà
sempre ruoli di diversa natura tra l’impegno per le donne come in
The North Country all’esplorazione della
solitudine in The Burning Plain. Per poi
passare a quello d’autore come Nella valle di
Elah, fino a quelli commerciali come Hancock
e Aeon Flux. Ma queste sue scelte saranno sempre in
qualche modo giudicate dalla stampa internazionale, tanto da farle
dichiarare “Alcuni dicono: Sta facendo un altro film da brutta.
Poi giro qualcosa come Hancock e allora sta facendo film per soldi.
Non ascolto più i commenti della gente”.
Giusto o sbagliato che
sia, i suoi ruoli più importanti hanno sempre ruotato nella sfera
della bellezza, approfondendola o rivisitandola proprio in questo
periodo in cui la nostra società sembra legare tutto ad essa. Le
sue due ultime pellicole, fanno un discorso proprio di questo
genere, la prima è Young Adult in cui si sviscera il
mito americano in maniera acuta e convincente, in questo ruolo
riesce a rendere al meglio l’insoddisfazione della protagonista
così convincente da sfiorare nuovamente l’idea di una candidatura
all’Oscar, per poi passare al ruolo della gelida burocrate Meredith
Vickers in Prometheus di Ridley
Scott e infine tornare, in qualche modo alle origini alla
domanda per eccellenza, “Chi è la più bella del reame?” in Biancaneve e Il Cacciatore.
Charlize Theron aveva la strada
spianata per essere icona di stile ma soprattutto di moda come lo
sono le varie Naomi Campbell, Linda Evangelista o Claudia Schiffer,
ma ha preferito dedicarsi all’arte drammatica per eccellenza senza
però rientrare in quella frangia di icone che ancora oggi
sopravvive nonostante il 3D e altri estetismi tecnologici. Ha
deciso la strada più incerta, quella che le ha portato a prendere
posto sulla HollywoodWalk of Fame e vincere
l’Hasty Pudding Theatricals della società studentesca
teatrale di Harvard per le sue prove d’attrice. E quindi si, è la
più bella del reame ma è soprattutto una “Monster” di bravura.
Arriva il secondo
trailer di The Master, nuovo attesissimo film di Paul Thomas
Anderson. Nel nuovo filmato vediamo per la prima volta
Philip Seymour Hoffman
Il Dittatore Aladeen come
l’attore che lo interpreta, Sacha Baron Cohen, sono
solo di passaggio negli States. Di fatti, l’attore più
anticonformista del momento è originario del Regno Unito
Continuano gli incidenti sul set di
Liz e Dick per Lindsay Lohan, recentemente è stato
riportato che i paramedici sono dovuti intervenire nella sua camera
d’albergo poiché l’attrice non rispondeva. Dopo un breve esame, si
è stabilito che stava bene e non c’era bisogno di portarla in
ospedale. La notizia si è diffusa rapidamente per via dei
precedenti dell’attrice, molti ipotizzavano droghe e alcol come
causa della sua condizione.
Ma l’attrice sosteneva che altro
non era che un esaurimento a causa dell’intensità del lavoro e per
le 20 ore al giorno di set. Forte della sua posizione ha
dichiarato tutto su Twitter sostenendo che dopo aver lavorato 85
ore in 4 giorni, ed avendo girato scene anche di notte è normale
che si possa svenire dalla stanchezza e che sette paramedici
vengano in camera a visitarti.
Molti erano scettici per le parole
dell’attrice ma è stato tutto confermato, inoltre anche due membri
della troupe (più precisamente dello staff dei parrucchieri) sono
stati portati in ospedale e ricoverati per “grave disidratazione e
sfinimento.” Infine sono state confermate anche le ore lavorative
che il cast e la troupe hanno dovuto sostenere in questi
giorni.
Abbandonati i toni drammatici di
Prescious e lo scandalo a Cannes con The
Paperboy, il regista statunitense Lee Daniels pensa al cast
per il suo prossimo film,
The Butler. I nomi sono altisonanti e quasi tutti
riconducibili a Nomination e Premi Oscar quali Forest
Whitaker, David Oyelowo, Alan Rickman, Jane Fonda, Oprah Winfrey,
Minka Kelly, Cuba Gooding Jr, Terrance Howard, e
Lenny Kravitz e da poco si è unito anche
Alex Pettyfer reduce dal set Magic
Mike.
Ma non è finita qui, in questo film
corale, sono in corso le trattative anche con Vanessa Redgrave. Il
personaggio di Pettyfer è previsto sin dalle prime scene del film e
sembra avere un ruolo determinante nella vita del
personaggio-maggiordomo di Forest Whitaker. Le riprese inizieranno
a metà luglio a New Orleans ed il produttore è Hillary Schor.
Grazie a lui il cinema possiede
qualche capolavoro in più. A distanza di anni ci regala nuove
avventure e nuove storie di esseri umani alla ricerca di se stessi,
ed ora a nove anni dalla sua ultima visita alle sale
cinematografiche torna con un’avventura struggente e crudele,
tratta da una storia vera. Stiamo parlando di Peter Weir e del suo
ultimo film The Way Back, in arrivo qui in Italia il prossimo 6
luglio, anche se il film è stato prodotto nel 2010.
Ultimo giorno di scuola. Ultimo
viaggio in autobus fino a casa per gli studenti di un liceo del
Bronx. Si può riassumere così, con poche parole, The we and
the I, l’ultimo film di Michel Gondry.The we and the I, infatti, interamente ambientato
all’interno di un pullman, non segue né una trama ben definita, né
una storia portante e si pone come la fotografia di una generazione
in un dato momento e in un dato luogo. Per tutta la durata di
The we and the I i protagonisti, ragazzi che vanno
a scuola, attori non professionisti che nella finzione hanno lo
stesso nome che nella realtà, mostrano semplicemente le loro
esistenze quotidiane, fatte di paure, di rapporti di forza, di
attimi di isteria o di felicità.
The we and the I, il film
L’istantanea di Gondry, come
suggerisce il titolo, parte dal gruppo, anzi, dai gruppetti sociali
che caratterizzano l’adolescenza, per arrivare più in profondità
nell’intimità dei singoli. Con il passare del tempo e il macinare
dei kilometri le vicende leggere, gli scherzi più o meno innocui e
le angherie da spacconi, lasciano spazio a riflessioni più profonde
sui rapporti e sui sentimenti. Non manca proprio nessuno in questo
affresco: né la coppia gay, né i bulli seduti in fondo all’autobus,
né gli aspiranti musicisti, né la ragazza carina e isterica la cui
vita gira intorno all’organizzazione del suo sweet-sixteen!
Insomma, un vero spaccato di realtà interrotto solo da qualche
trovata “alla Gondry”, ma in cui, in generale, il regista cerca di
nascondersi più che di mostrarsi.
Purtroppo, però, i limiti di
The we and the I di questo tipo saltano subito
all’occhio: quasi tutto ciò che accade è riportato dai dialoghi, le
parole la fanno da padrone e spesso le immagini si piegano alle
esigenze dei racconti e non viceversa. Nonostante il ritmo sia
buono e il montaggio consenta una varietà di inquadrature che
faccia da contrappunto alla monotonia della location, la mancanza
di una storia da seguire si rivela fallimentare. Purtroppo nemmeno
il cinema di Gondry sembra sfuggire ad una visione dei ragazzi già
riproposta da altri media: il rapporto giovani-cellulare e quello
bulli-resto del mondo non sono certo una novità e qui non sono
presentati in un modo particolarmente originale.
Il valore del film, però, c’è, e
non risiede nella sua “artisticità”. The we and the
I, infatti, non nasce per essere un’opera d’arte, ma per
essere la testimonianza della vita di alcuni ragazzi del Bronx,
ragazzi che il regista ha conosciuto direttamente attraverso le sue
visite alla comunità The Point. Un cinema della realtà, quindi, ma
lontano dalle logiche del reality, un prodotto buono, ma non
manierato, godibile al cinema, ma indifferente alle esigenze del
pubblico e del mercato. Un modo di affermarsi per chi di solito non
si vede. Un buon uso sociale del mezzo.
Il
Dittatore conquista il primato al magro botteghino
italiano, seguito da Men in Black 3 e
Project X. Non pervenute le new
entry.
Dopo tre settimane di primato in un
panorama alquanto desolante al box office nostrano, Men in
Black 3 viene surclassato da un’altra pellicola: si tratta del
discusso Il Dittatore con Sacha Baron
Cohen, a cui bastano appena 658.000 euro per debuttare in prima
posizione.
Men in Black
3 scende dunque al secondo posto con 184.000 euro per
5,6 milioni complessivi. Project X – una festa che spacca sfiora
invece il milione totale con altri 155.000 euro.
La Bella e la Bestia in 3D
apre al quarto posto con soli 146.000 euro (224.000 euro da
mercoledì a domenica). Il classico dei classici riconvertito in 3D
attira ben poche famiglie al cinema e la massiccia distribuzione
(oltre 200 sale) provoca una deprimente media per sala inferiore ai
1000 euro. Il classico disney sarà disponibile nelle sale italiane
sino al 28 giugno, quindi magari le famiglie opteranno per i
feriali.
Lorax: il guardiano
della foresta scende al quinto posto con 118.000
euro, arrivando a 1,4 milioni totali.
Esordio decisamente flop per
Paura 3D. L’horror dei fratelli Manetti è
vittima di un disastro sul fronte degli incassi. Nonostante il
lancio pubblicitario e le oltre 220 copie a disposizione, il film
incassa appena 82.000 euro.
Calo anche per
Marilyn (70.000 euro) e Dark
Shadows (64.000 euro), che giungono rispettivamente a
750.000 euro complessivi e 6,4 milioni totali.
Chiudono la top10 due novità quasi
del tutto snobbate dagli spettatori italiani: Benvenuto
a bordo raccoglie soli 60.000 euro in ben 204 sale,
mentre Le paludi della morte incassa
51.000 euro in 73 copie.