Prendete una bel tegame, non troppo grande né troppo spesso, mettetelo su fiamme ardenti. Buttate dentro un po’ di melodramma, assieme a gran parte degli spunti che caratterizzavano Twilight, aggiungete le atmosfere poco dark del recentissimo Dyland Dog “made in USA”, una sceneggiatura precaria, musiche banalmente utilizzate e per finire una favola dal fascino immortale (in questo caso morta e sepolta) e otterrete: Cappuccetto Rosso Sangue. Che Catherine Hardwicke avesse una smania di sentimenti e romanticismo smielato si era capito da tempo ma che volesse ripetere l’exploit di Twilight ridicolizzando questa volta una favola come Cappuccetto rosso non era propriamente scontato, soprattutto se della partita fanno parte attori del calibro di Gary Oldman, o produttori (meglio Attore Leonardo Di Caprio) con un certo tipo d’esperienza. Resta il fatto che il film è davvero debole e si sente echeggiare lontano un miglio il triangolo amoroso esasperante che fu tra Bella, Edward e Jacob-testuggine-Black.
Partendo da uno spunto niente male che è una delle favole più paurose per bambini, il film racconta la storia di Valerie (Amanda Seyfried), una bellissima giovane donna contesa tra due uomini. Lei è innamorata di Peter, ma la sua famiglia ha organizzato il suo matrimonio con il facoltoso Harry. I due, non volendo rinunciare al loro amore, decidono di fuggire ma la morte della sorella di Valerie per mano di un lupo mannaro, che si aggira nella foresta intorno al loro villaggio, mette in seria difficoltà il loro piano. Per anni gli abitanti del villaggio hanno mantenuto una tregua con la bestia, offrendo un sacrificio animale ogni mese. Ma con l’arrivo della Luna Rossa il lupo alza la posta in gioco, pretendendo un sacrificio umano. In preda alla disperazione, la gente del villaggio, chiama il cacciatore di lupi mannari, Padre Soloman (Gary Oldman), nella speranza di potersi liberare della maledizione. Ma l’arrivo del prete porta conseguenze non previste, il cacciatore rivela infatti che il lupo, durante il giorno, assume sembianze umane e che quindi ogni singolo cittadino del posto potrebbe essere la bestia. A questo punto Valerie inizia a sospettare che il lupo mannaro possa essere una persona che le è molto cara…
Uno dei primi problemi di una storia come questa è certamente l’eccessivo spazio concesso al triangolo amoroso che in questo caso non è un plot secondario che arricchisce e rende maggiormente avvincente il film, ma è bensì trattato e approfondito come se fosse il plot principale, al contrario il vero cuore pulsante della storia, il lupo mannaro, è quasi bistrattato. Cappuccetto Rosso Sangue risulta essere eccessivamente sbilanciato su un registro amoroso che invade troppo spesso la scena. Da qui a rendere il tutto troppo smielato e a tratti involontariamente comico il passo è facile. Non basta un attore seppur scenicamente imponente come Gary Oldman a salvare il film che inderogabilmente frana sulla sua natura eccessivamente twilightiana. Di certo non aiuta anche un’atmosfera dichiarata dark, ma che in realtà non lo è affatto; a dirla tutta vengono fuori atmosfere patinate e a tratti televisive. E’ sicuramente un peccato perché i presupposti di fare un buon film c’erano.
Cercando di salvare l’insalvabile, una lancia va spezzata per la Seyfried, che da talentuosa attrice in ascesa fa sempre il suo, come la veterana Julie Christie, affascinante e inquieta nonna di Valerie. Il resto ahimè è poca roba e purtroppo il risultato è un film insufficiente e deludente.





Film anarchico, senza capo né coda, Machete è il perfetto esempio di entertainment senza secondi scopi; lo stesso tema politico al quale si è accennato, sebbene per molti sia un vero e proprio problema sociale molto grave e sentito, viene tratteggiato come se fosse riferito ad un mondo parallelo, senza regole né forza di gravità, dove le macchine schiacciano gli uomini alzandosi sulle ruote posteriori con la naturalezza di un Decepticon (i cattivi di
Divertimento e risate, questo è Machete, soprattutto quando l’inverosimile lascia spazio all’impossibile e allora succede qualunque cosa, anche che spiegazioni di medici alle infermiere, relative alla lunghezza dell’intestino umano, possano essere utili in combattimento! Il mostro finale, quello che nei videogiochi è l’ultimo della lista, nel film è Torrez, interpretato da uno Steven Segal che ha perso forse irrimediabilmente la sua forma e che, contro il nostro Machete, non fa certo una bella figura. Il film metterà probabilmente tutti d’accordo e chi è appassionato del genere amerà certo anche questo exploitation al guacamole.













