Home Blog Pagina 3178

Green Lantern

Nel 2011 un altro super eroe del gruppo Justice league of America farà il suo esordio sul grande schermo: Green Lantern.

Green LanternGreen Lantern nasce dalle menti di Bill Finger e Martin Nodel, che nel 1940 – in piena Golden Age – battezzarono la loro creazione nella rivista All American Comics numero 16, edita dalla Dc Comics.  Anni particolari quelli. Anni in cui impazzava il secondo conflitto mondiale, facendo mobilitare gli editori di fumetti e portando alla creazione di un considerevole numero di supereroi, per stimolare il patriottismo e la vittoria statunitense nella guerra.

Il fumetto

Negli anni, diversi hanno vestito i panni di Lanterna Verde. Il primo fu Alan Scott, giovane ingegnere, che durante le operazioni di collasso di un ponte ferroviario, scorse un minerale verde proveniente dal pianeta Oa, che lo istruì su come creare un anello e una lanterna che gli avrebbero permesso di avere superpoteri. Come ogni supereroe che si rispetti, anche Lanterna Verde si dota di un costume – composto da un ampio mantello viola ed una maschera dello stesso colore, una maglia color rosso con un cerchio giallo sul petto con la raffigurazione di una lanterna verde – che gli permette di celare la sua vera identità. Per rendere più avvincenti le avventure del personaggio, i creatori, seguendo la tradizione che vuole che sia posto un limite ai poteri del supereroe, individuarono negli oggetti di legno il confine dei poteri di Lanterna Verde.

Nel corso degli anni cinquanta il personaggio venne quasi dimenticato, salvo poi ritornare in auge nel corso della Silver age. Questa volta però dietro la maschera non c’era più l’ingegnere Alan Scott, ma la creatura di John Broome e Gil Kane: il collaudatore di aerei Hal Jordan.

Hal è, cronologicamente, la seconda lanterna Verde ed è annoverato tra i personaggi più amati dei fumetti. Fa il suo esordio su Showcase n. 22 (1959) e, con Flash Gordon, traccia l’inizio della Silver Age.

Rispetto ad Alan Scott, la ricetta rimane pressoché invariata: Hal è una persona comune che si trova a fare i conti con superpoteri inaspettati. Quel che cambia è il modo di confezionare il personaggio, la mitologia che lo contorna e il metodo narrativo.

Hal fa parte di un corpo di polizia interstellare creato dalla razza aliena degli Oa, con il compito di mantenere la pace in tutto l’universo (diviso in 3600 settori). Ogni gruppo di settori è protetto da una lanterna verde, scelta in base ai criteri di onestà e coraggio, dotata di un anello che dovrà essere ricaricato ogni 24 ore attraverso un giuramento di fedeltà:

« In brightest day, in blackest night, No evil shall escape my sight. Let those who worship evil’s might. Beware my power – Green Lantern’s light! »

Il potere che scaturisce dall’anello dà possibilità di creare costrutti composti di energia verde, di volare, di sopravvivere nello spazio siderale e di tradurre in tempo reale tutte le lingue dell’universo; i soli limiti sono rilevabili nelle lacune della forza di volontà e della capacità immaginativa del possessore dell’anello, ed è, inoltre, inefficace contro gli oggetti di colore giallo. Di tutti i supereroi, Lanterna verde è quello che – in linea di principio – possiede i poteri qualitativamente e quantitativamente maggiori, ma temporalmente limitati.

Rispetto al personaggio ideato dalla coppia Finger-Nodel, la creatura di Broome e Kane si presenta con un’uniforme di colore verde, orfana del mantello, con il simbolo del corpo delle lanterne verdi sul petto.

Il Film – I dettagli sul film sono ancora poco noti. Quel che si sa è che la sceneggiatura sarà affidata a Greg Berlanti, Michael Green e Marc Guggenheim e avrà come attore protagonista il canadese Ryan Reynolds (Amityville Horror, Ricatto d’amore),  diretto da Martin Campbell (Casinò Royale, La leggenda di Zorro).

La trama del film sarà incentrata sul personaggio della Silver Age, Hal Jordan, e sul corpo delle lanterne verdi.

Inizialmente tra i candidati a vestire i panni di Lanterna Verde c’erano, tra gli altri: Nathan Fillion, Sam Worthington, Bradley Cooper, Justin Timberlake, Henry Cavill, Jared Leto, Michael Fassbender e Ryan Gosling, ma alla fine la scelta finale cadde su Ryan Reynolds, considerato fisicamente più adatto al ruolo.

Originariamente, la scelta della location era ricaduta su Sidney,  ma, a causa dell’aumento della valuta australiana, per ridurre i costi, la produzione si è vista costretta a spostarla a New Orleans, in Lousiana.

Il film promette un notevole seguito di pubblico, considerevoli investimenti pubblicitari ed enormi guadagni. Quello che possiamo augurarci, a quasi due anni dall’uscita nelle sale (17 giugno 2011), è che la pellicola sia all’altezza del fumetto e che la sceneggiatura non sia immolata in nome dei fini commerciali e degli incassi.

Fan di Lanterna Verde, unitevi: il vostro eroe sta arrivando!

A cura di Antonio Adelfio

Titolo originale The Green Lantern
Regista Martin Campbell
Produzione DC Comics
Warner Bros.
Scritto da Greg Berlati
Michael Green
Marc Guggenh
Cast Ryan Reynolds – Hal Jordan/Green Lantern
Musica John Debney
Distribuzione Paramount Pictures
Uscita USA 17 Giugno 2011
Uscita Italia
Durata
Budget
Incasso totale

Centurion

0

E’ Online lo spettacolare trailer di Centurion

De Niro e Scorsese insieme

0

In occasione della premiere di Shutter Island, Martin Scorsese rivela di avere in progetto un nuovo gangster movie insieme a Robert De Niro, protagonista di Taxi Driver e Toro Scatenato

A sedici anni dalla loro ultima collaborazione, sembra che ora sia giunto il momento per la tanto attesa reunion. Scorsese ha infatti ammesso di essere al lavoro su un nuovo progetto che lo vedrà collaborare nuovamente con De Niro.

Al momento del film si sa poco. Attenderemo nuovi sviluppi..

La spada nella roccia: recensione del film Disney

0
La spada nella roccia: recensione del film Disney

Tra i capolavori dell’animazione targati Walt Disney, La spada nella roccia (1963), diretto da Wolfgang Reitherman, si distingue per il suo tono scanzonato, la sua atmosfera magica e il racconto di formazione che ha segnato l’infanzia di intere generazioni. Il film narra le vicende di Artù, giovane orfano soprannominato Semola, destinato a diventare il leggendario Re d’Inghilterra, e del suo apprendistato sotto la guida dell’eccentrico e pasticcione Mago Merlino. Un racconto che mescola ironia, avventura e profonde lezioni di vita, rendendolo un cult senza tempo.

La spada nella roccia, un racconto di formazione tra magia e crescita personale

La spada nella roccia si inserisce a pieno titolo nella tradizione delle La spada nella roccia come capolavoro senza tempo, capace di trasmettere valori profondi e di conquistare il pubblico di tutte le età., in cui il protagonista attraversa un percorso di crescita e scoperta. Semola, inizialmente ingenuo e insicuro, è chiamato ad affrontare sfide che non richiedono la forza fisica, ma l’intelligenza e l’astuzia, qualità che Merlino cerca di affinare attraverso un insegnamento non convenzionale.

Significativa è la contrapposizione tra Semola e il suo fratellastro adottivo Caio: mentre quest’ultimo incarna la forza bruta e la mediocrità, Semola rappresenta la perspicacia e il potenziale nascosto, che culmina nel momento in cui, senza rendersene conto, estrae la leggendaria spada dalla roccia, rivelandosi il vero re. Questa scena, di grande impatto visivo ed emotivo, sottolinea come la grandezza non sia determinata dall’apparenza o dalla prestanza fisica, ma da qualità interiori che emergono al momento opportuno.

Lezioni di vita attraverso la magia

Uno degli aspetti più iconici del film è l’uso della magia come strumento di apprendimento. Attraverso la metamorfosi in vari animali – un pesce, uno scoiattolo e un passero – Semola impara lezioni fondamentali sulla sopravvivenza, sul coraggio e persino sull’amore.

Emblematica è la sequenza in cui, trasformato in scoiattolo, Semola viene corteggiato da una piccola scoiattolina, che si innamora perdutamente di lui. Il momento in cui la femmina scopre la sua vera identità e rimane sola nella foresta è una delle scene più toccanti del film, poiché mostra come il cuore e i sentimenti possano avere un peso maggiore rispetto alla logica o alla magia stessa.

Il duello con Maga Magò: tra comicità e simbolismo

Uno degli scontri più memorabili del film è il duello magico tra Merlino e Maga Magò, una sequenza animata con grande inventiva e carica di umorismo. La terribile Maga Magò, che può essere ricondotta alla figura della Fata Morgana della leggenda arturiana, rappresenta l’antitesi di Merlino: è caotica, sleale e incarna la magia utilizzata per scopi egoistici e distruttivi. Il duello tra i due è un susseguirsi di trasformazioni sempre più esilaranti, culminando con la vittoria di Merlino grazie a un’astuta trovata che dimostra, ancora una volta, la superiorità dell’intelligenza sulla forza bruta.

La spada nella roccia è un classico senza tempo: animazione, musica e atmosfera

Dal punto di vista stilistico, La spada nella roccia segna un punto di svolta per l’animazione Disney. L’uso del processo xerografico, che conferisce ai disegni un tratto più marcato e dinamico, si sposa perfettamente con l’atmosfera vivace e spensierata del film.

Indimenticabile è anche la colonna sonora, con brani iconici come Higitus Figitus, che accompagnano le scene di magia e sottolineano il tono scanzonato della narrazione. La musica, candidata all’Oscar nel 1964, contribuisce a creare un’atmosfera magica e coinvolgente, che ancora oggi risuona nel cuore degli spettatori di tutte le età.

Conclusione

La spada nella roccia è molto più di un semplice film d’animazione: è un racconto di crescita, amicizia e scoperta di sé, reso indimenticabile dalla genialità di Merlino, dalla comicità di Anacleto e dalla semplicità disarmante di Semola. Un classico che continua a incantare generazioni di spettatori, dimostrando che il vero potere non risiede nella forza fisica, ma nella conoscenza, nell’intelligenza e nel cuore.

The Simpson Movie: recensione del film

0
The Simpson Movie: recensione del film

La recensione del film d’animazione The Simpson Movie diretto da David Silverman e targato 20th Century Fox.

The Simpson Movie è con le voci di: Dan Castellaneta (Homer Simpson); Julie Kavner (Marge Simpson); Nancy Cartwright (Bart Simpson); Yeardley Smith (Lisa Simpson).

The Simpson MovieSinossi: The Simpson Movie è basato sulla serie televisiva di grande successo frutto della creatività del fumettista americano Matt Groening, di cui è protagonista la famiglia composta da Homer, Marge ed i loro tre figli, Bart Lisa e la piccola Maggie. Da una catastrofe che è Homer stesso a provocare, facendo cadere il silo contenente le feci di un maialino a cui si è affezionato nel lago situato nei pressi della città di Springfield. Il laghetto, che già versava in condizioni critiche, sarà inquinato irrimediabilmente, tant’è che uno scoiattolo che ci finisce dentro ne esce fuori mutato con decine di occhi sul capo. L’animaletto viene trovato dal Dipartimento della Protezione Ambientale, ed il suo perfido capo convince il presidente degli Stati Uniti (che nel film corrisponde ad un ingenuo e divertente Arnold Schwarzenegger) che è necessario isolare Springfield al resto del pianeta intrappolandola in una enorme sfera di vetro infrangibile.

I cittadini della città scoprono che la colpa è di Homer, ed infuriati si recano da lui per giustiziarlo, ma lui e la sua famiglia riescono a fuggire in Alaska. Alla notizia che il dipartimento per l’ambiente ha preso la decisione di distruggere definitivamente Springfield, Homer attanagliato dal suo proverbiale egoismo infantile non ne vorrà sapere di far ritorno alla sua città per salvarla, mentre il resto della famiglia con Marge delusa dal suo comportamento e Bart rammaricato per l’indolenza del padre, farà il contrario. Il conseguente travaglio di Homer e l’aiuto di una anziana indigena del nord America dai poteri paranormali faranno cambiare idea ad Homer, che tornerà a salvare la sua città ed a fare pace con la sua famiglia.

The Simpson Movie: recensione del film

Analisi: Il vero trampolino di lancio del film è il clamoroso successo della serie televisiva dei “Simpson”, che all’uscita del lungometraggio raggiunge il prestigioso traguardo di serie animata più lunga trasmessa in televisione con i suoi quattrocento episodi. Uno sforzo notevole se si pensa a quelli che sono i ritmi frenetici ed il costante mutamento della televisione. I motivi di tanto clamore risiedono nello carattere parodistico e satirico attraverso cui il cartone parla della condizione della società americana ed in genere occidentale, delle sue contraddizioni ed ambiguità. I personaggi dei “Simpson” sono un riflesso di tutti gli aspetti che riguardano il nostro modo di vivere, attraverso situazioni semi vere in una salsa di ironie e battute, tra flashback e citazioni, spesso spassose e quasi mai superficiali. Nei suoi cartoni Groening volutamente ha utilizzato il “set” della famiglia scimmiottando le famose sit com americane di ambientazione familiare, che nella società americana disgregata, lavorista, individualista delle grandi metropoli e periferie hanno costituito un mezzo per veicolare valori e modelli. Spesso molto discutibili, per questo i Simpson hanno fatto breccia grazie ad un sarcasmo non indifferente. Cercare una connotazione politica definita nel cartone è difficile ed inutile, data una propria sensibilità ed acutezza che hanno sicuramente una retrospettiva sociale ed uno spirito progressista, ma non mancano gli indirizzi individualisti. All’inizio del film un personaggio sventola una bandierina su cui è scritto “Hillary 2008”, ignaro della vittoria di Obama: questo e le infinite frecciatine della serie tv di certo fanno capire che la fazione Repubblicana è la più avversa.

Il film inizia con sprint ma dispiace dirlo, non convince. Sebbene le gag graffianti non manchino, forse questa volta la vena più satirica nei riguardi degli stili e dei vizi dei cittadini del mondo occidentale, quella che aveva reso la serie animata come forse l’unica ed encomiabile più “politically scorrect” nel panorma delle serie televisive made in America, sembra essere spuntata. Lascia infatti il passo ad una comicità un po’ più facile, con scatch che si susseguono una dietro l’altro in un ritmo poco fluido. Le liti fra moglie e marito e padre e figlio hanno spesso funzionato nel cartone dando un intelligente modo di rappresentare le difficoltà fisiologiche di ogni relazione umana nell’alveo familiare, che oggi sembrano un po’ a tutti mostri inesorabili, ma nel film questi intrecci stentano. La gag su “Spiderpork” sembra più quella dell’altra serie animata di una famiglia americana, postuma ai Simpson, i Griffin.

Confondere le due cose è un grosso errore, i Griffin sono furbi, isterici, vacui. E così, i Simpson del film (con i suoi ragguardevoli effetti 3D) appaiono più “massificati”. E però non passa inosservata la battuta di Bart sul treno che impersona Topolino, definendosi “la mascotte di una malvagia corporazione”. Il cinema ed un cartone animato, quale ghiotta occasione per Groening per non sfoderare un’ironia sulla Disney? Nella serie televisiva sono diverse le stilettate nei confronti della fabbrica di cartoni disneyana, e nel film non mancano. Forse anche per questo i Simpson possono essere considerati i degni figli di Tex Avery, animatore e regista statunitense, creatore di Bugs Bunny, Duffy Duck, Droopy, Porky Pig, la cui influenza si è sentita in tutte le serie a cartoni animati tra gli anni quaranta e cinquanta del secolo scorso.

Lo stile registico di Avery ha demistificato la rigida impostazione sopratutto dei primi corti e lungometraggi stabilita da Walt Disney, (nel cartone “Screwball Squirell” del 1944 Avery provoca dichiaratamente Disney), e la surrealtà e la libertà anarcoide dei suoi cartoni sono evidentemente rintracciabili nella libertà di pensiero e di espressione dei gialli di Groening. Eh si, gialli.

Per una ironia della sorte e di corrispondenza assiologica col passato, è il corole di “Yellow Kid”, il bambino vestito della celebre tunica gialla frutto dell’ispirazione dello statunitense Robert F. Outcault, celebrato come il capostipite del fumetto, il primo che fece comparire il baloon. Si trattava guarda caso di una striscia comica e proletaria dal nome Hogan’s Alley in cui il protagonista Yellow Kid razzolava tra i bassifondi poveri e ributtanti di New York, sulle pagine domenicali del New York World negli ultimi anni del 1800. Un successo di pubblico, ma i proprietari d’ immobili che deplorarono il connubio fra il New York Journal (che intanto aveva strappato Outcault ai suoi rivali) e quegli straccioni di carta, chiesero ed ottenennero il licenziamento di Outcault. Oggi La statuina di Yellow Kid è anche il prestigioso premio, considerato ormai come l’Oscar dei fumetti( genere originario di Matt Groening) che da molti anni viene assegnato nell’ambito del “Salone Internazionale dei Comics, del Film di Animazione e dell’illustrazione” ad autori, disegnatori ed editori, italiani e stranieri. About Disney: nessuno può negare che ci regala dei momenti magici, leggete le recensioni di questo sito per avere un’idea. Ma la stoccata di Groening è giustificata: non dimentichiamo che nel 2005 Disney ha pagato una cauzione di 70 milioni di euro per non sottoporsi al processo che la vedeva imputata per avere inserito messaggi subliminali a sfondo erotico in alcuni dei suoi cartoni animati, come ha spiegato Beppe Grillo in un suo spettacolo. Ignacio Ramonet, direttore di “Le Monde Diplomatique” nel suo “Piccolo dizionario critico della globalizzazione” ci parla di Disney e di Bangladesh. Nel 2003 la Disney ha disdetto un contratto con una fabbrica dopo che le operaie di una impresa tessile e di giocattoli subappaltata dalla multinazionale americana avevano presentato un elenco di richieste. Il loro salario rappresenta lo 0,7% del prezzo finale della camicia pagata dal consumatore 18 euro a fronte dei milioni spesi in pubblicità e percepiti da i dirigenti Disney. Senza contare le ore di lavoro delle operaie, 102 alla settimana, senza giorni di riposo e con salari che oscillano tra gli otto e i 4 euro settimanali e con tanto di pressioni anche violente dei capireparto. Torniamo al film dei Simpsons: i loro fedelissimi fans passeranno su questa mezza occasione mancata, per l’infinito successo ottenuto dai tantissimi (non tutti!) episodi della esilarante famiglia americana di Springfield. Senza dimenticare l’altra serie animata di Groening, Futurama, dalla quale sono stati tratti dei lungometraggi niente male.

Il pianeta del tesoro: recensione del film

0
Il pianeta del tesoro: recensione del film

La recensione del film d’animazione Il pianeta del tesoro diretto da Ron Clements e John Musker, con le voci di Joseph Gordon-Levitt (Jim Hawkins); Brian Murray (John Silver); Emma Thompson (Capitano Amelia)

Sinossi: Cresciuto con la mamma, proprietaria di una locanda sul pianeta minerario Montressor, l’adolescente scavezzacollo Jim Hawkins si mette spesso nei guai per le scorribande a bordo del suo Solar Surfer. Sin da piccolo, il ragazzo è affascinato dalle avventure dei pirati dello spazio – come il leggendario Capitano Flint – e dai cercatori di tesori, così, quando un’astronave precipita nelle vicinanze della locanda ed uno strano viaggiatore gli consegna un’antica sfera che custodisce una misteriosa mappa spaziale, il ragazzo decide di partire per andare alla ricerca del Pianeta del Tesoro. Ad accompagnarlo nella sua avventura c’è il dott.Doppler, un astronomo che si incarica di organizzare la spedizione prendendo in affitto il galeone spaziale R.L.S. Legacy, comandato dal Capitano Amelia, ed un equipaggio per governarlo.

Una volta a bordo, con suo sommo rammarico Jim si vede relegato al ruolo di mozzo affidato alle cure del cuoco John Silver, un cyborg dall’aspetto minaccioso che prende però il ragazzo sotto la sua protezione. Durante il viaggio, però, la vera natura dell’equipaggio si rivelerà estremamente pericolosa e una volta giunti sul pianeta del Tesoro per Jim, Doppler e Amelia le cose si metteranno al peggio perché la ciurma della nave si è rivelerà una ciurma di pirati. Tuttavia, con l’aiuto di B.E.N., un robottino abbandonato da anni sul pianeta, Jim riuscirà a trovare il tesoro e a tornare da sua madre.

Analisi: Il Pianeta del tesoro è stato tratto dal noto romanzo di Robert Luis Stevenson, L’isola del tesoro. Dell’opera di Stevenson è stata mantenuta la trama avventuristica della caccia al tesoro, ma in un’ambientazione fantascientifica. Il pianeta del tesoro è stato presentato in prima mondiale nella città natale del grande scrittore, Edimburgo, con una festa al suono di cornamuse in un castello settecentesco, che è il periodo di ambientazione del romanzo. Nel lungometraggio al posto di un’isola c’è un pianeta da raggiungere, si viaggia attraverso invenzioni futuristiche in una dimensione intergalattica, con buchi neri, tempeste cosmiche, sentieri del cielo, pirati cybernetici, e tecniche tridimensionali. Ci sarebbero gli ingredienti per parlare di un lungometraggio animato da ricordare quindi, ma il film purtroppo risulta essere statico. Questo perché non si è riusciti ad andare oltre lo schema un po’ rigido da cartone dysneiano, non ci sono grandi trovate, anche se ci sono spiritosaggini…di sicuro i piccoli sono serviti. Si sa che la maggior parte dei film disney si basa su una rielaborazione di fiabe o romanzi famosi, in una totale trasformazione dell’opera originale, adattata ad un pubblico di giovanissimi, anche se a volte grazie ai giochi di fantasia, la comicità, le trame non scontate, i film sembrano riusciti.

Il pianeta del tesoro: recensione del film 

Il romanzo “L’isola del tesoro” venne pubblicato sulla rivista per ragazzi “Young Folks” negli anni 1881-1882. La fantasia del libro assume significato alla luce della simbologia ed allegoria che pongono al centro di tutto la morale. Lo stile è chiaro e riesce a trasmettere tensione. Da questo testo dovrebbero prendere lezioni registi e sceneggiatori della saga “Pirati dei Carabi”, in debito con Stevenson. Il tesoro che non si riesce a trovare è il simbolo dell’avidità degli uomini che trascina verso il nulla, Jim Hawkins cresce interiormente quando riesce a scorgere nelle persone adulte, rimanendo colpito, la doppiezza dei loro comportamenti, l’ambiguità e lo sdoppiamento, ed alla fine continua ad essere perseguitato da incubi in cui rivede le spiagge dell’isola dei pirati. E’ affascinante anche la vita dello stesso Stevenson, giovane ribelle in polemica con il padre ed il puritanesimo borghese del suo ambiente, che si stabilì negli ultimi anni di vita nelle isole Samoa, circondato dal rispetto degli indigeni che lo chiamarono “Tusitala” (narratore di storie), e che difese più volte dalle prepotenze dei bianchi.

Il Re Leone: recensione del capolavoro Disney

0
Il Re Leone: recensione del capolavoro Disney

La recensione del film d’animazione di Il re leone, diretto da Roger Allers e Rob Minkoff e targato Walt Disney Pictures.

Il re leone vanta le voci di: Jonathan Taylor Thomas (Simba cucciolo); Matthew Broderick (Simba adulto); Jeremy Irons (Scar); James Earl Jones (Mufasa); Niketa Calame (Nala cucciola); Moira Kelly (Nala adulta); Nathan Lane (Timon); Ernie Sabella (Pumbaa); Robert Guillaume (Rafiki); Rowan Atkinson (Zazu); Whoopi Goldberg (Shenzi); Cheech Marin (Banzai); Jim Cummings (Ed).

Cosa succede ne Il Re Leone

Gli animali della Terra del Branco accorrono alla presentazione del piccolo Simba, figlio di Re Mufasa e prossimo re della savana. Solo il cattivo Scar, fratello minore e invidioso di Mufasa, non è felice della nascita del cucciolo e farà di tutto per impossessarsi della corona, fino a disfarsi di coloro che gli sono davanti in linea di successione: Mufasa e Simba. Spetterà al giovane leone, non più cucciolo e consapevole dei suoi diritti e doveri, riportare la pace nelle Terre del Branco.

Poderoso ritratto della bellezza del paesaggio africano, Il Re Leone è un viaggio di un cucciolo verso la consapevolezza del suo ruolo nel branco. Il protagonista Simba attraversa il film da cucciolo spensierato a leone adulto passando per l’alienazione dal suo mondo e arrivando a nutrirsi di insetti come i suoi simpatici amici Pumbaa e Timon. Ne Il re leone si può infatti suddividere in grandi sequenze che racchiudono ognuna uno stadio dell’evoluzione del protagonista. La prima disegna l’infanzia spensierata del giovane erede al trono che cresce ignorando il suo ruolo nel mondo e le sua responsabilità; l’avventura al cimitero degli elefanti e il successivo intervento di Mufasa lo scuotono e lo rendono partecipe di quanto forza e potere siano anche portatrici di responsabilità e paure per coloro che si amano.

Il Re Leone è un viaggio di un cucciolo verso la consapevolezza del suo ruolo nel branco

Comincia una seconda fase per Simba, che si concluderà tragicamente con la morte del padre e con la successiva fuga dal branco. E’ sicuramente una scena molto triste che ricorda per un verso Bambi e la morte della madre ad opera del cacciatore. Resta la differenza che questa volta il protagonista viene incolpato, seppure ingiustamente, per la morte del padre, e questo aggiunge un po’ di complessità al personaggio, cosa che invece in Bambi non esiste. Nella terza parte Simba rinasce, dimentica il dolore e inizia una nuova vita con i suoi amici insettivori, con l’unico motto di Hakuna Matata, senza pensieri, fino all’arrivo di Nala, compagna di giochi e sua promessa regina.

Nell’ultima parte Simba, divenuto un leone adulto, prende coscienza di sé, grazie all’intervento di Rafiki, il saggio mandrillo, e si rimpossessa del regno sconfiggendo il perfido zio Scar. Il re leone viene premiato con un successo planetario e due Oscar, uno all’ottimo Hans Zimmer per la colonna sonora, un altro a Elton John per la canzone Can You Feel the Love Tonight. Realizzati dei sequel: Il Re Leone: il regno di Simba nel 1998 e Il Re Leone 3: Hakuna Matata nel 2004, realizzata anche una serie animata con protagonisti Pumbaa e Timon. Nella versione italiana le voci di Scar e Mufasa sono nell’ordine di Tullio Solenghi e di un ottimo Vittorio Gassman in una delle sue ultime interpretazioni.

Nel 2019 la Disney ha prodotto un remake in CGI di incredibile fattura.

Up: recensione del film Pixar di Peter Docter

0
Up: recensione del film Pixar di Peter Docter

La recensione dell’acclamato film d’animazione Up di Peter Docter e Bob Peterson con le voci di Edward Asner (Carl Fredricksen); Jordan Nagai (Russel).

Up, la trama

In Up Carl Fredricksen cresce nel mito di Charles Muntz, esploratore. Con sua moglie Ellie sogna un viaggio alle Cascate Paradiso, ma purtroppo dopo una vita insieme, al momento della partenza Ellie muore, lasciano solo il povero Carl che si rinchiude nella sua casa. La minaccia di demolizione della sua casa e il rischio di finire in una casa di riposo, spingono Carl a partire portandosi dietro …. tutto…anche un ospite inatteso, una giovane scout di nome Russel che lo accompagnerà nella grande avventura verso la quale si sta avviando ignaro.

Up, vivacità e umorismo

L’ultimo lavoro Disney Pixar spicca per vivacità e umorismo. Dopo il romantico Wall-E, Carl Fredricksen e i suoi amici sono una sferzata di energia e di umorismo, senza dimenticare un po’ di sana commozione.

Up comincia quando sembra che per il protagonista sia giunta la fine della vita, ma l’entrata in scena del piccolo Russel, cambierà ogni cosa. L’avventura, vista come un viaggio prima interiore e poi fisico, porta i due protagonisti alla conoscenza e all’apprezzamento reciproco, mentre i sani valori disneyani vengono fatti trionfare. La vecchiaia non è inutile e la giovinezza non è tutta perduta: retorica a fiotti dunque, ma sempre con grande stile, come la Pixar ci sta abituando. Brutta figura fanno però i genitori, in una società in cui si ha più tempo per il lavoro che per i figli, vengono rivalutati i nonni che fanno le veci degli assenti.

Inutile sottolinearlo, la tecnica è sempre migliore e le rappresentazioni, seppure non troppo realistiche, sono funzionali alla caratterizzazione dei personaggi. Spicca in questo lungometraggio un uso del colore che sembra riportare alle origini il cartone animato: sono i colori brillanti di Aladdin o della Sirenetta che si mescolano alle nuove tecniche rappresentative. Come detto, il risultato è sgargiante e sicuramente non troppo realistico, ma una gioia per gli occhi e per le emozioni che malgrado l’età o il disincanto che regna sovrano. Menzione speciale al Beccaccino Kevin, esilarante “tacchino in Tecnicolor”. I sogni son desideri, diceva Cenerentola molti anni fa, e i palloncini di Up hanno sicuramente alimentato quelli di molte persone, grandi e piccini.

La promozione di UP è stata particolarmente accurata e massiccia. Siamo partiti dal luglio 2008 quando al Comic Con di San Diego è stato presentato il primissimo trailer. Solo a novembre del 2008 il teaser è stato visibile in rete e in concomitanza c’è stata l’apertura ufficiale del sito del film. A febbraio sul sito Disney.com (slo versione USA) hanno debuttato gli esilaranti Up-isode, brevi filmati promozionali con il voluto gioco di parole su episodi ed il titolo del film, tradotti poi anche in italiano come UPisodi. Presentato a Cannes il 13 maggio, è uscito negli USA il 16 dello stesso mese, arrivando da noi solo ad ottobre.

Curiosità: Il numero di palloncini necessari per sollevare una casa di tali dimensioni, stimata pesare 50 tonnellate, dovrebbe essere almeno cinque volte maggiore di quello presentato nel film.

Michael Bay e Megan Fox fanno la pace

0
Michael Bay e Megan Fox fanno la pace

Dopo tutte le catteverie dette o inventate Michael Bay e Megan Fox hanno finalmente fatto la pace, dopotutto dipendono l’uno dall’altra e non si poteva prevedere una via diversa di quest’alterco mediatico nato all’usicta di Transformers: La Vendetta del Caduto. Ora Bay prende in mano la situazione e chiarisce bene le sue disposizioni verso Megan:

La adoro. (…) E’ giovane, tutti dovrebbero lasciarla stare, ha solo… 23 anni, giusto? Ho viaggiato per il mondo con lei, e a questo punto è diventata una vera icona, sapete?

Quindi dimenticherà le critiche che le ha mosso?

Assolutamente sì. [Dopo la famosa sparata su Hitler che ha causato una vera reazione a catena], mi chiamò e mi disse: “Sono tutte cavolate, Mike.” E’ la stampa, loro ci marciano sopra, ti perseguitano e approfittano di qualsiasi parola per montare dei casi. Lei ha sempre fatto commenti folli come quello, è il suo carattere. E’ grandiosa. Inoltre avrà un grande ruolo in Transformers 3.

Quindi non ha intenzione di vendicarsi, diciamo, uccidendola?
No, no. No. Glie ne capitano già abbastanza!

Persepolis, il film d’animazione di Marjane Satrapi

0
Persepolis, il film d’animazione di Marjane Satrapi

Persepolis è il film d’animazione del 2007, candidato all’Oscar, basato sull’omonima graphic novel autobiografica scritto e diretto da Marjane Satrapi.

Persepolis, la trama

La storia (che è un romanzo di formazione) inizia poco prima della Rivoluzione iraniana. Nel film viene mostrato, inizialmente attraverso gli occhi di Marjane a nove anni, come le speranze di cambiamento della gente furono infrante lentamente quando presero il potere i fondamentalisti islamici, obbligando le donne a coprirsi la testa e imprigionando migliaia di persone. La storia si conclude con Marjane, ormai ventunenne, che espatria.

Persepolis, l’analisi

Persepolis è il film d’animazione tratto dalla grapich novel scritta da Marjane Satrapi, autrice e regista stessa del lungometraggio. Sono infatti le memorie della scrittrice di origini iraniane a fare da trama narrativa; la storia ci parla infatti dell’esperienza di vita una bambina che passa la sua infanzia a Teheran, ai tempi della caduta dello scià, anno 1978, in una situazione delicata e di transizione in cui in Iran passa dalla caduta di una dittatura di stampo laico alla presa del potere da parte di Khomeini che attraverso la sua propugnata “rivoluzione islamica” infonde sentimenti di speranza e di aspettativa nelle frange della società più progressiste e filocomuniste ,come la famiglia di Marjane, ma che in realtà si rivelerà essere più repressiva ed autoritaria della precedente.

Marjanne emigrerà quindi in Austria e l’esperienza europea, che finirà con un ritorno della ormai ragazza nella sua terra d’origine, coincide con la maturazione della protagonista, che da bambina diventa ragazza, e che attraverso amicizie e amori viene a contatto con i tratti più spiccati della dimensione europea, diversa dalla sua, (in cui non sono assenti razzismi e fondamentalismi religiosi) evolvendo la propria interiorità attraverso un osservazione consapevole della realtà.

Persepolis, tra potere e bigottismo

Persepolis stigmatizza le forme terribili che il potere assume ma rivela  l’ incapacità che la società civile di riuscire ad andare oltre le sue inerzie e le sue false credenze, come quelle che si trascinano dietro i bigottismi religiosi, e gli eccessi di individualismo, come quelli che emergono ad esempio dalla descrizione dei i giovani della società occidentale.

Gli assi su cui fa evidentemente leva il film sono quelli dello sguardo femminile e femminista della realtà da parte della protagonista, che è chiaro ma non disdegna, e il noto meccanismo della messa a confronto di due modelli di civiltà ,quello europeo e quello arabo nel film, attraverso cui emergono similitudini e differenze che portano a intravedere la relatività di ogni modello di vita ed a mettere in discussione il proprio; sembra inequivocabile il richiamo al romanzo di Montesquie “Lettere Persiane”, un libro antesignano dello spirito critico attraverso cui guardare ai meccanismi sociali, il cui protagonista principe persiano Uzbek in viaggio in Europa descrive stupito i costumi francesi provocando l’effetto di stupire il lettore francese(e divertirlo, come lo spettatore il Persepolis).

Un ingrediente che rende eccezionale il lungometraggio animato risiede nella struttura del film, che ci mostra quanto il modo per esplorare la nostra interiorità e di nostri sentimenti sia quello di guardare dall’alto ai modelli sociali in cui ci troviamo; che premia l’idea che le emozioni e la coscienza siano anche in qualche modo legate ed influenzate dal modo di vivere collettivo, non appiattendosi come tanti mediocri e attuali film italiani solo e totalmente su soggettivismi, amicizie, familiarismi e sentimentalismi di maniera che a volte altro rappresentano e descrivono se non il nulla cosmico. Se il concetto dell’integrità morale” può sembrare una congettura, il regolare ed avvenente tratto del disegno di Marjane Satrapi rendono Persepolis un film schierato ed amabile.

Roberto Orci e Alex Kurtzman non scriveranno Transformers 3.

0

Gli sceneggiatori lo hanno annunciato sul forum di Don Murphy: Quindi Alex e Bob, è vero: non sarete coinvolti questa volta. E’ vero.

Mi spiace, Roberto. Siamo in buone mani con Ehren Kruger? Conosce i suoi Transformers? Sicuro. Ha fatto i compiti, è incredibile.

I due sceneggiatori non erano stati in grado di scrivere da soli neanche Transformers: La Vendetta del Caduto, a causa dei numerosi impegni che li vedeva coinvolti e soprattutto della fretta con cui serviva lo script (che hanno ricavato da una bozza di Michael Bay stesa durante lo sciopero degli sceneggiatori). Ehren Kruger, autore di film come The Ring e I Fratelli Grimm, è responsabile assieme a Bay delle idee più “umoristiche” (considerati però un po’ di bassa lega) di Transformers: La Vendetta del Caduto, come I Gemelli o gli “attributi” di Devastator. A lui sarà affidata l’intera sceneggiatura di Transformers 3, almeno per ora.

Ufficiale Transformers 3

0

Ora è ufficiale: “Transformers 3” uscirà nei cinema di tutto il mondo il 1 luglio 2011; la notizia – che era nell’aria – è stata data ieri da Michael Bay in persona sul suo sito ufficiale. Il popolare regista statunitense non si è pero’ limitato ad annunciare lo sbarco al cinema della terza  parte della saga, ma ha anche aggiunto alcuni interessanti dettagli:

“Oggi è il giorno 1 [della pre-produzione, ndr]. Stamane ci siamo visti coi tecnici della Industrial Light & Magic a San Francisco, in un incontro di cinque ore. Attualmente sto andando a Rhode Island con [lo sceneggiatore, ndr] Ehren Kruger per parlare alla Hasbro dei nuovi personaggi”.

Nella nuova pellicola è quindi previsto l’ingresso in scena di nuovi personaggi. Michael ha poi dedicato alcune simpatiche riflessioni a Megan Fox, che insieme a Shia LaBeouf sarà nuovamente protagonista sul set del film, invitandola “a farsi vedere da un uon dottore”, per evitare che alcuni effetti collaterali – come nausea, vertigini ed insonnia – possano disturbarla durante le riprese. Ricordiamo che le prime due pellicole della saga hanno incassato in tutto il mondo oltre 1,5 miliardi di dollari.

Lilo & Stitch: recensione del film d’animazione

0
Lilo & Stitch: recensione del film d’animazione

La recensione del film d’animazione, Lilo & Stitch diretto da Dean DeBlois e Chris Sanders e con le voci di Daveigh Chase (Lilo); Chris Sanders (Stitch); Tia Carrere (Nani); David Ogden Stiers (Jumba); Kevin McDonald(Pleakley ); Ving Rhames(Cobra Bubbles)

Sinossi: L’esperimento 626, creato per portare distruzione e caos, fugge dalla sua prigione galattica e arriva sulla Terra, alle Hawaii. Qui vive Lilo, una bambina che vive sola con la sorella e che desidera sopra ogni altra cosa un amico ‘come un angelo’.

Lilo & Stitch, il film

Il film è ambientato alle Hawaii, prima novità per un prodotto Disney e primo element di spicco, per quello che riguarda gli scenari coloratissimi, realizzati ad acquerello, cosa che non accadeva dai tempi di Dumbo.

Ma fondamentalmente il film è una fiaba dai concetti fondamentali davvero terribili: si parla di abbandono, di sradicamento, della ricerca di un proprio posto nel mondo. I due protagonisti sono accomunati da questa necessità, da questo desiderio di sentirsi accettati e mai dimenticati. Lilo & Stitch non è il primo film ambientato nell’isola di Kauai: essa compare anche ne I predatori dell’arca perduta e nella trilogia di Jurassic Park. In Lilo & Stitch, la serena bellezza dell’isola serve a bilanciare i temi dell’abbandono, della perdita, delle difficoltà economiche e sociali di Lilo e della sua famiglia.

La scelta delle isole Hawaii ha condizionato non solo le scenografie, come già detto, ma anche il fuoco della storia. Infatti mentre Sanders e i suoi visitavano Kauai per preparare le scenografie del film, vennero a conoscenza del concetto della famiglia estesa hawaiana, espresso dal termine ohana, che divenne un elemento centrale di Lilo & Stitch. DeBlois ricorda:

“Dovunque andassimo, la nostra guida conosceva qualcuno. Fu lui a spiegarci il concetto hawaiano di ohana, un senso di famiglia che va al di là dei parenti stretti. Questa idea divenne un tema fondamentale della storia, la cosa che spinge Stitch a andare oltre ciò per cui era stato creato, ovvero distruggere.” 

Lilo & Stitch è quindi un buon mix di sentimentalismo, neanche tanto smielato, e divertimento con personaggi davvero ben delineati, soprattutto nel caso dei piccoli protagonisti. Anche qui non mancano le auto-citazioni Disney: Il trailer di Lilo & Stitch iniziano presentando trailer di altri film della Disney (La bella e la bestia, La Sirenetta e Il re leone, Aladdin) interrotti dall’arrivo di Stitch.

Nella scena finale del film viene mostrata una sequenza di fotografie di Lilo, Stitch e dei loro amici; ognuna di esse riprende un’immagine celebre, tra cui alcune illustrazioni di Norman Rockwell. Le scene ambientate nello spazio riprendono alcuni topos della fantascienza: la sala del consiglio della Federazione Galattica ha un’architettura che riprende, ad esempio, quella del pianeta Coruscant nel primo prequel di Star Wars; gli alieni Jumba e Pleakley, durante la propria permanenza sulla Terra, badano a non farsi notare dai terrestri e a non interferire con la loro cultura, come previsto dalla prima direttiva della Flotta Stellare nei telefilm di Star Trek.

Alcuni degli alieni della Federazione presentano similitudini con altri personaggi di film della Disney. Riferimenti più espliciti si trovano nel peluche di Dumbo presente nella stanza di Lilo e nel poster del film Mulan affisso alla parete della sorella. Inoltre, le illustrazioni del libro de Il brutto anatroccolo cui si appassiona Stitch sono tratte dall’adattamento in cartone animato della Disney.

Alla ricerca di Nemo: recensione del film

0
Alla ricerca di Nemo: recensione del film

La recensione del film d’animazione Alla ricerca di Nemo diretto da Andrew Stanton e prodotto da Disney Pixar.


Anno:
2003

Regia: Andrew Stanton

Con le voci di: Albert Brooks (Marlin); Ellen DeGeneres (Dory); Alexander Gould (Nemo); Willelm DaFoe (Branchia); Geoffrey Rush (Amilcare).

Alla ricerca di NemoSinossi: Marlin, un pesce pagliaccio, ha perso la moglie Coral e tutte le sue uova, ad eccezione di Nemo, unico superstite dopo l’attacco di un predatore. Come figlio unico e con una pinna atrofica, Nemo è soffocato dalle attenzioni paterne, il che lo porterà a disobbedirgli e a nuotare in mare aperto. Qui il piccolo pesciolino verrà pescato da un sub che lo porrà nel suo acquario. Quest’ulteriore perdita spingerà Marlin ad addentrarsi nell’oceano per ritrovare il suo piccolo Nemo. Con una simpaticissima compagna di viaggio, Dory, Marlin scoprirà l’oceano, conoscerà squali vegetariani e tartarughe velocissime, fino a ritrovare suo figlio ed a raccontargli un’avventura che mai avrebbe creduto di poter affrontare.

Analisi: L’ennesimo prodotto Disney Pixar si distingue innanzi tutto per l’incredibile perfezione con la quale è rappresentato il mondo marino, dai riflessi del sole nel blu dell’oceano, alle squame lucenti sul dorso dei pesci. Ma il film di Stanton non è solo una grande grafica, è soprattutto la storia di una persona, nel dettaglio un pesciolino, che dopo una grande sofferenza si chiude al mondo.

La storia di Marlin è sicuramente più importante di quella di Nemo: se il piccolo viene rapito ed allontanato dall’affetto del padre, Marlin dovrà affrontare non solo i pericoli che l’oceano riserva ad un pesce da barriera corallina, ma dovrà anche fare i conti con il passato, con l’incolmabile perdita dell’amore e della famiglia, e soprattutto con la paura di rimanere di nuovo e irrimediabilmente solo. E proprio questa paura, più grande di quella per l’oceano, sarà la molla che lo spingerà alla ricerca del figlio.

Alla ricerca di Nemo è un film che emoziona tutti, grandi e piccini. 

Inoltre, a parte la chiara rappresentazione dei rapporti conflittuali tra genitori e figli, Alla ricerca di Nemo è soprattutto basato su una salda sceneggiatura, divertente e commovente, che raggiunge degli accenti di delicato lirismo che è difficile da trovare anche nelle commedie romantiche più brillanti. “Quando sono con te io mi sento a casa”, frase che la smemorata Dory dice a Marlin nel momento in cui la sta abbandonando, è probabilmente una delle dichiarazioni d’amore più delicate e totali che il cinema abbia mai mostrato.

Difficile, ancora una volta, dire che Alla ricerca di Nemo è un film per bambini, potrebbe apparire riduttivo, oppure, al contrario, potrebbe invece mostrare che la semplicità, l’immediatezza e la sincerità di alcuni sentimenti possono essere raccontati solo attraverso il linguaggio dell’infanzia.

Il film ha ricevuto l’Oscar come miglior film d’animazione.

Steven Spielberg e Bay

0

Assieme a Steven Spielberg e allo sceneggiatore Ehren Kruger entro la fine della settimana, si uniranno in un incontro volto a fissare le prime idee sul terzo episodio della saga e, soprattutto, le tempistiche. Questo ha comunicato Bay al curatore del suo sito ufficiale:

 

Monsters & Co: la recensione del film Pixar

0
Monsters & Co: la recensione del film Pixar

La recensione del film d’animazione Monsters & Co della Disney Pixar diretto da Peter Docter, David Silverman, Lee Unkrich. Anno: 2001 Regia: Peter Docter, David Silverman, Lee Unkrich. Con le voci di: John Goodman (James P. “Sulley” Sullivan); Billy Christal (Mike Wazowski); Mary Gibbs (Boo); Steve Buscemi (randall Boggs).

Sinossi: Alla Monster, ink si raccolgono grida di bambini per fornire energia pulita a tutti gli abitanti di Mostropoli. I bambini non si spaventano più come un tempo e l’industria minaccia di chiudere, fino a che una bambina entrerà attraverso il suo armadio nella città dei Mostri, scatenando il panico e insospettate conseguenze.

Monsters & Co è divertente e commovente

Analisi: Film della ditta Disney e Pixar del 2001, Monsters & Co è divertente e commovente anche per i più duri. Nucleo della storia è il rapporto tra la piccola fuggiasca Boo e il mostro spaventa-bambini Sulley che dalla paura passa all’affetto attraverso una serie di gag da slapstyc che prendono il posto di una narrazione più classica e convenzionale. Il film parte subito, e prosegue in questo fiume di situazioni comiche fino alla fine, con apice nella scena dell’inseguimento tra le ‘porte scorrevoli’.

Il tema energetico, vagamente (ma non troppo) ambientalista risulta un buon pretesto narrativo che permette lo sviluppo di personaggi e situazioni interessanti, su tutti il cattivissimo Randall, grosso lucertolone disgustoso e camaleontico che esprime nelle sue doti corporee la sua ambiguità, o la bisbetica Roz dalle sembianze di lumaca e l’aspetto da segretaria arcigna.

Una divertentissima e scanzonata storia di amicizia un po’ particolare

Monsters & Co scorre veloce, il ritmo è incalzante e la storia, come ogni Disney che si rispetti, è a lieto fine, senza grossi scossoni. Divertentissima la scena ambientata in Nepal con l’Abominevole Uomo delle Nevi in cerca di compagnia. Monsters & Co candidato a tre premi Oscar, si è aggiudicato la statuetta per la Migliore Canzone “If I Didn’t Have You”. Curiosità: la Pixar non manca di auto citarsi, con la presenza di Jesse (Toy Story 2) e di Nemo (Alla Ricerca di Nemo) tra i giocattoli della piccola Boo.

Premi de 62 esima edizione

Semaine de la Critique

Grand Prix della Semaine de la Critique
Adieu Gary de Nassim Amaouche (Francia)

Premio SACD
Lost persons area di Caroline Strubbe (Belgio / Olanda / Ungheria)

Premio ACID
Whisper with the Wind di Shahram Alidi (Kurdistan)

Programma ufficiale

Programma ufficiale

Film d’apertura:

Up, di Pete Docter

Concorso:

Los abrazos rotos, di Pedro Almodovar

Fish Tank,  di Andrea Arnold

Un Prophète, di Jacques Audiard

Shrek: recensione della trilogia

0
Shrek: recensione della trilogia

La recensione di Shrek la trilogia diretta da Andrew Adamson & Vicky Jenso, Conrad Vernon, Raman Hui e Chris Miller.

Sinossi: La quiete di un orco di nome Shrek viene sconvolta dall’invasione della sua palude di numerosi personaggi delle fiabe sfrattati dal perfido Lord Farquaad. In cambio della sua palude, Shrek promette a Lord Farquaad di salvare la sua promessa sposa, la principessa Fiona, prigioniera in un castello, tana di un terribile drago. A dargli manforte nella missione è Ciuchino, un asino parlante, loquace tanto da farsi odiare da tutti, ma tanto da far innamorare di sé la draghessa carceraria.

Quando i nostri eroi riescono finalmente a salvare la ragazza e portarla al loro Signore, l’amore fa breccia nel cuore del mostro e anche la bella di lui s’innamora. Il finale non risulta per niente in linea con le classiche fiabe, poiché la bella in brutta si trasforma, “e vissero per sempre mostri e contenti”. Dal primo capitolo si passa ai successivi nei quali Shrek deve fare i conti prima con i suoceri e con un’ostinata Fata Madrina, poi, nel terzo capitolo, imparare addirittura a diventare papà e ad accettare la sua vita casalinga.

Shrek: La Trilogia

Analisi: Shrek è una saga cinematografica d’animazione prodotta dalla Dreamworks Animation basata sul libro Shrek! di William Steig.

Shrek, prodotto e distribuito da DreamWorks si pone come alternativa ai classici Disney, riprendendoli e dissacrandone i principi di kalòs kaì agatòs ai quali i bambini di tutti i tempi sono stati abituati. Questa volta infatti i buoni non sono né belli né gradevoli, essendo capitanati appunto da Shrek, un orco verde e scontroso senza alcun ritegno e senza buone maniere. All’orco (questa volta non cattivo) si affiancano dal primo film Ciuchino, petulante ed irritante quanto divertentissimo asinello, e Fiona, principessa maledetta da un sortilegio che si sciogli nel meno favoloso dei modi: destinata ad avere ‘la forma dell’amore’, scoprirà, alla fine del primo capitolo, che la sua ‘forma’ è quella di orchessa grossa e sgraziata, e non quella di snella principessa delle favole.

Shrek film

Shrek 2 invece vede i due orchi alle prese con la famiglia di lei, immaginate un po’ che sorpresa per due sovrani perfetti vedere la propria figlia sposata ad un orco! E se di morale si può parlare, nel secondo film questa è sicuramente quella di essere fedeli a se stessi, qualunque sia la propria apparenza, purché si stia dalla parte del bene. Infondo, oltre a dissacrare la tradizione, Shrek non si spinge più tanto oltre dopo il finale a sorpresa del primo film, facendo trionfare ugualmente l’amore tra i due protagonisti.

Come è quasi ‘classico’ i cattivi sono sicuramente i personaggi più interessanti, a partire dal ‘normale’ Lord Farquaard, al bel Azzurro (Principe) e a sua madre, infida e spietata Fata Madrina.

New Entry notevole nel secondo capitolo è Gatto con gli Stivali, divertentissima versione animata del famoso personaggi delle favole che intenerisce e diverte allo stesso tempo. A lui sarà dedicato uno spin-off che racconterà probabilmente le sue avventure prima di conoscere Shrek. Ma non soo, numerosissimi i personaggi delle favole, sia trai buoni che trai cattivi: i tre porcellini, il lupo di Cappuccetto rosso, Pinocchio Robin Hood, Peter Pan e tanti altri che hanno anche solo una piccola particina o sono una comparsa…

Come tutte le saghe di successo però si tende, qualche volta, a strafare, così anche per il nostro amico verde il terzo capitolo, pur non rappresentando una delusione economica, è sicuramente un fiasco dal punto di vista della qualità. Sparati tutti i colpi brillanti, la storia si affolla di personaggi in esubero, dagli alberi parlanti, alle Principesse scatenate, fino ai piccoli e chiassosi pargoletti verdi e al piccolo Re Artù che va nientemeno che al college. Troppe idee per un solo film e troppi personaggi per una storia che, come ha dimostrato il primo capitolo, si fa molto meglio con meno, data la qualità dell’idea iniziale. Da un punto di vista tecnico, il valore del film aumenta con il procedere degli episodi, e l’animazione diventa sempre migliore, soprattutto nei dettagli, come il pelo di Ciuchino e le espressioni dei personaggi.

Shrek è stato il primo film d’animazione a vincere l’Oscar in questa categoria per il 2002, anno in cui è stato istituito il premio.
Curiosità: Il film si basa sulla parodia di numerosi classici Disney, mentre il volto del cattivo Lord Farquaad assomiglia a quella dell’amministratore delegato della Walt Disney Company Michael Eisner, che licenziò Jeffrey Katzenberg, uno dei tre fondatori e amministratore delegato della DreamWorks, dall’azienda di Topolino nel 1994.

Il grande successo ottenuto nel 2001 dal film ha lanciato la DreamWorks come la prima rivale della Disney (in particolare della Pixar, ad essa legata) nel campo dell’animazione, in particolare in quello dell’animazione al computer.

La colonna sonora del film include pezzi degli Smash Mouth, Eels, The Proclaimers, Jason Wade e Rufus Wainwright.  All’inizio del film, nella scena in cui si celebrano le nozze tra Shrek e Fiona, si vede un fabbro che forgia la Fede Nuziale, questa scena è un chiaro riferimento alla Trilogia Il Signore degli Anelli. La scritta “Far far away” (cioè “Molto molto lontano”) sulla collina antistante al palazzo richiama Hollywood.

La Fata Madrina, durante il primo dialogo con il re, fa fermare la carrozza per prendere del cibo ad un fast-food simile al McDrive
Nella scena in cui la fata madrina canta insieme a Fiona nel castello reale si nota chiaramente in uno specchio, l’immagine di Carlo di Inghilterra.

All’inizio del film, durante la rappresentazione del Principe Azzurro, il rumore dello zoccolio del cavallo al galoppo viene simulato dallo sbattere tra loro di due metà di noce di cocco, chiara citazione del film dei Monty Python: Monty Python e il Sacro Graal.

La scena in cui Shrek e Fiona vengono “tirati a lucido” ricorda il film dei fratelli Farrelly Scemo e più scemo (il taglio delle unghie di Shrek). Mago Merlino appare a Shrek sotto forma di ologramma esattamente come il “profeta” che risponde alle domande del piccolo bambino-robot nel film A.I. – Intelligenza Artificiale di Steven Spielberg, interpretato da Jude Law e Haley Joel Osment.

Nel 2009 è entrato in cantiere la produzione di un capitolo numero 4, anche se la DreamWorks non ne ha ancora annunciato l’uscita.

Premiati della 66 esima edizione


Saranno assegnati durante la cerimonia che inizierà intorno alle 19:00 dalla Giuria presieduta da Ang Lee il Leone d’Oro del miglior Film e gli altri Premi della 66ma Mostra di Arte Cinematografica. Questo l’elenco dei premi che sarà aggiornato con i nomi dei vincitori dai nostri inviati al Festival.


Applausi per A single man


Amore e morte in una storia gay nell’esordio alla regia dello stilista Tom Ford, oggi in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. Alla prima proiezione stampa di questa mattina ‘A single man’ e’ stato accolto con applausi, ma anche qualche dissenso. Il film, tratto dal romanzo di Christopher Isherwood e ambientato negli anni ’60, racconta l’elaborazione del lutto di un professore universitario (interpretato da Colin Firth) che perde in un incidente d’auto il compagno di vita.

Clooney e tante star al lido

Dopo il presidente venezuelano Hugo Chavez, anche l’attore americano George Clooney e’ arrivato al Lido di Venezia in elicottero. Con lui c’era la fidanzata Elisabetta Canalis. I due sono scesi mano nella mano. Certa a questo punto la presenza anche della showgirl italiana alla festa di domani sera ai giardini del Casino’ di Venezia, per festeggiare la prima del film Medusa fuori concorso ‘The men who stare at goats’, di Grant Heslov, con Clooney ed Ewan McGregor protagonisti.

 

Aladdin: recensione del film

0
Aladdin: recensione del film

La recensione del film d’animazione Aladdin diretto da Ron Clements & John Musker e targato Walt Disney Pictures.

Sinossi: La sorte di un giovane vagabondo, Aladdin, si trasforma quando entra in possesso di una lampada magica, nella quale è racchiuso un genio onnipotente che può esaudire tre desideri. L’amore condurrà il giovane poveraccio a recitare la parte del principe per far innamorare la principessa Jasmine, ma dovrà fare i conti con il perfido gran visir Jafar e con la sua brama di impossessarsi della lampada magica.

Analisi: Liberamente ispirato alla favola de Le Mille e Una Notte, Alì Babà e i 40 ladroni, Aladdin è una storia di amore e avventura, ma anche amicizia e lealtà, che mostra nella maniera più banale ma allo stesso tempo nella più efficace quanto sia importante nella vita essere se stessi e quanto allo fine questo paghi.

Aladdin: recensione del film

AladdinAll’inizio la struttura si mostra come un racconto di racconto e presenta da subito le parti: il perfido Jafar, che cerca disperatamente la lampada, e subito dopo in una assolata Agrabah il giovane straccione che si arrabatta per un tozzo di pane, e dopo tanta fatica lo divide con due bambini altrettanto poveri. Il bene e il male nettamente separati che non impediscono al film di mantenere il suo fascino, immerso com’è in atmosfere orientali e comicità spiazzante soprattutto da parte del Genio, splendidamente doppiato da Gigi Proietti (Robin Williams in originale), che non rinuncia anche all’aspetto più serio e problematico della sua condizione di schiavo, sintetizzato nel memorabile “fenomenali poteri cosmici in un minuscolo spazio vitale”.

Coloratissima trasposizione di un’antica leggenda, Aladdin è uno dei primissimi film d’animazione in cui la Disney usa la computer grafica, ancora rozza all’epoca specialmente nella sequenza della caverna. Ma vero punto forte del film è la colonna sonora, che racchiude i toni e le mille voci del film, straordinaria, premiata con due premi oscar: Miglior colonna sonora e Miglior Canzone Originale A Whole New World, in italiano Il Mondo è Mio, sottofondo della bellissima sequenza del giro del mondo sul tappeto volante.

Accanto al già menzionato genio, vanno portati all’attenzione alcuni dei personaggi meglio riusciti dell’intera filmografia disneyana: la scimmietta Abu e il tappeto volante (scendiletto per Genio) che, come personaggi non parlanti, esprimono di più di molti altri attori in carne e ossa, e soprattutto Jago, perfido pappagallo aiutante di Jafar, davvero esilarante.

Precursore delle trilogie oggi tanto di moda, il primo Aladdin è stato seguito da due film, Il ritorno di Jafar e Aladdin e il principe dei ladri, entrambi minori rispetto all’originale.

La Bella Addormentata nel Bosco: recensione del classico Disney

0
La Bella Addormentata nel Bosco: recensione del classico Disney

La recensione del film d’animazione La Bella Addormentata nel Bosco diretto da Clyde Geronimi e con le voci di Mary Costa (Princess Aurora); Bill Shirley (Prince Phillip); Eleanor Audley (Maleficent); Verna Felton (Flora); Barbara Luddy (Merryweather); Barbara Jo Allen (Fauna).

Ne La Bella Addormentata nel Bosco Il Re Umberto e la sua Regina danno alla luce una bambina, Aurora. Per festeggiare il lieto evento, tutti i nobili del regno sono invitati ad omaggiare la bimba, solo Malefica, oscura regina del male, non viene invitata. La mancanza desta le ira della perfida regina che maledice la fanciulla e la costringe a vivere isolata e lontana dai suoi affetti più cari, sorvegliata e protetta dalle tre buone fate, fino a quando Aurora non incontra uno sconosciuto nel bosco…

La Bella Addormentata nel Bosco, Uno dei più grandi successi Disney di tutti i tempi

Uno dei più grandi successi Disney di tutti i tempi, La Bella Addormentata nel Bosco racchiude in sé tutti gli elementi della fiaba classica, disposti in bell’ordine e perfetta successione, sino al lieto fine immancabile. Per quanto lo stile dei disegni sia piuttosto schematizzato, quasi geometrico, se si considerano le fattezze delle tre fate buone, il film mantiene sempre il suo fascino di sempreverde catturando i più piccoli, specialmente le bambine, con l’etereo e per la verità piatto personaggio di Aurora, principessa in difficoltà soccorsa da un bellissimo, e mai come in questo caso, definito principe Filippo, raro caso di principe  Disney che gode di un nome.

Ma il vero pregio del film risiede nel reparto magico: le tre fatine, Flora Fauna e Serenella, e la splendida quanto perfida Malefica sono alcune delle figure più riuscite di tutta la produzione disneyana, che oltre a conservare la netta e classica divisione tra bene e male, regalano anche pochi ma piacevoli momenti di ilarità, specialmente nella figura di Serenella da un lato e in quella del ‘diletto’ corvo di Malefica dall’altro.

Menzione d’onore alla colonna sonora, in special modo alle voci dei due interpreti principali, voci classiche e splendide come una volta il vecchio Walt era solito far doppiare i suoi personaggi.

Leone D’oro alla Carriera a John Lasseter

”Le emozioni prima di tutto” a questo risponde la legge della Pixar, oggi Disney Pixar, secondo John Lasseter. Il papa’ della Pixar ricevera’ oggi, con i colleghi Peter Docter, Andrew Stenton, Lee Unkrich e Brad Bird, i Leoni d’oro alla carriera. ‘Importa chi sei, non come usi la tecnica, ed e’ questo che fa la differenza’, ha detto Lasseter sostenendo di ‘amare ogni tecnica d’animazione’, ma ‘la tecnologia e’ uno strumento al servizio della storia, non viceversa’.

 

 

Le Follie dell’Imperatore: recensione del film

0
Le Follie dell’Imperatore: recensione del film

La recensione del film d’animazione Le Follie dell’Imperatore di Mark Dindal con le voci di David Spade (Kuzco); John Goodman (Pacha); Eartha Kitt (Yzma); Patrick Warburton (Kronk).

Sinossi: Kuzco, giovane e viziato imperatore di una civiltà ignota e fantastica, viene trasformato per sbaglio in lama da Yzma, la sua perfida consigliera che intendeva invece ucciderlo. Con l’aiuto dell’allevatore Pacha, l’imperatore Kuzco farà di tutto per ritornare alla sua regia e riacquistare le sue sembianze umane.

Le Follie dell’Imperatore: recensione del film

Le Follie dell’Imperatore, 40° lungometraggio di casa Disney, si differenzia dai prodotti standard della famosa casa di produzione ”per ragazzi” per l’atipicità della struttura e soprattutto dei contenuti che si rivelano principalmente divisi su due fronti: il lato comico, accentuato soprattutto dai personaggi “cattivi” Yzma e Kronk, e il lato avventuroso, che si risolve in inseguimenti e cacce al tesoro tipiche più dei personaggi animati della Warner Bros che degli eroi Disney.

Il punto forte de Le Follie dell’Imperatore è senza dubbio il lato comico che nella persona di Kuzco raggiunge picchi addirittura sarcastici, più adatti sicuramente ad un pubblico adulto che a bambini. La cura del dettaglio e dei caratteri fa di Le Follie dell’Imperatore uno dei film più interessanti del panorama Disney, proprio per l‘atipicità che lo contraddistingue, l’irriverenza che fa le boccacce a tutte le romantiche ed eroiche storie fino ad ora proposte, ma che non rinuncia nel finale al buonismo del viaggio di iniziazione durante il quale il giovane e viziato imperatore impara ad apprezzare il valore dell’amicizia e della semplicità, l’umiltà di essere una persona normale pur essendo imperatore, la capacità di prendersi le proprie responsabilità senza demandare ad altri i propri doveri.

A metà strada tra La Bella e La Bestia e Il Re Leone, strizzando l’occhio al pubblico, al quale spesso si ci rivolge direttamente, Le Follie dell’Imperatore, è un piccolo gioiello nella sterminata e preziosa produzione Disney, che diverte senza pretendere. Notevole nella traduzione italiana il doppiaggio della Marchesini per il bellissimo personaggio di Yzma.

Programma 2010 della Fondazione Cinema

Dopo l’annuncio del presidente di giuria della prossima edizione, oggi si è svolta a Roma la conferenza di presentazione del programma della Fondazione Cinema per Roma del 2010, che culminerà con la V edizione del grande evento internazionale.

Susan Sarandon e Wes Anderson, Isabella Ragonese e Alba Rohrwacher, anteprime cinematografiche per il pubblico e per le scuole. La Fondazione Cinema per Roma inaugura nel 2010 un programma di attività che si svolgeranno durante tutto il corso dell’anno e che anticiperanno la quinta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma (28 ottobre – 5 novembre).

 

Primi annunci per L’edizione 2010

Dopo la la recente esclusione dalla corsa all’Oscar per il miglior film straniero, Giuseppe Tornatore, per il regista  arriva ora una notizia che avrà sicuramente un effetto balsamico sul suo ego.

Il regista siciliano è stato infatti scelto per presiedere la Giuria Internazionale del Festival del Film di Roma 2010, che si svolgerà dal 28 ottobre al 5 novembre.

 

Conferenza stampa di chiusara edizione 2009

Si è tenuta stamattina la conferenza stampa di bilancio per la IV edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. Erano presenti Gian Luigi Rondi (presidente), Piera Detassis (direttore artistico), Roberto Cicutto (Direttore del Mercato Internazionale del Film di Roma) e Francesca Via (Direttore generale).


Riassunto dell’Edizione 2009

Con le proiezioni dei film vincitori, che si stanno tenendo oggi,  si può considerare davvero finita la IV edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. E’ tempo di bilanci dunque, non solo quelli dei numeri, che la Fondazione ha reso pubblici già ieri in serata, ma anche quelli di gradimento verso un evento che tanto coinvolge la città e il pubblico.

Cominciamo quindi dai numeri. A partire dal budget complessivo di quest’anno 12.5 mln rispetto ai 15.5 della scorsa edizione e dal numero degli accreditati (7.720 quest’anno, 7.558 nel 2008) si possono tirare già le prime somme ‘economiche’ di un evento che, stando ai dati resi noti, è andato abbastanza bene.

 

Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità