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The Strain 1×11: anticipazioni e promo

Si intitolerà The Third RailThe Strain 1×11, l’undicesimo episodio della prima stagione di The Strain, la serie Tv ideata e creata da Guillermo del Toro.


In The Strain 1×11, Setrakian (David Bradley) porta Eph (Corey Stoll), Fet (Kevin Durand) e Nora (Mía Maestro) alla caccia del covo del Master (Robert Maillet). Zack (Ben Hyland), che si trova al banco dei pegni con Mariela, rischia la loro vita per salvare quella di Mariela (Anne Betancourt).

 
 

The Strain 1×10: anticipazioni e promo

Si intitolerà Loved Ones, The Strain 1×10, decimo episodio della prima stagione di The Strain, la serie TV creata dal regista Guillermo Del Toro.

In The Strain 1×10, Eph (Corey Stall) indaga sulla scomparsa di Kelly (Natalia Brown) e ha difficoltà a digerire quello che ha trovato. Dutch (Ruta Getmindas) pensa a un piano per vendicarsi di Palmer (Jonathan Hyde), mentre Fitzwilliam (Roger Cross) fa una scelta che sorprende tutti.

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The Strain 1×01: anticipazioni e promo dello show di Guillermo del Toro

Si intitola Night Zero, The Strain 1×01, il primo episodio dell’attesissima serie televidiva di Guillermo del Toro, che scrive e dirige questo pilot.


The Strain 1×01Quando un aereo atterra a New York City con tutte le persone a bordo morte, il dottor Ephraim Goodweather (Corey Stoll), a capo del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie del Canary Project, e il suo team sono chiamati a investigare. Il gestore di un banco di pegni ad Harlem, Abraham Setrakian, corre all’aeroporto convinto che quello che sembra essere un’ esplosione di un attacco virale misterioso o l’inizio di qualcosa di molto sinistro.

 
 

The Strain 1×03: anticipazioni e promo della serie di Guillermo del Toro

Si intitolerà Gone SmoothThe Strain 1×03, l’atteso terzo episodio della serie attesissima creata da Guillermo del Toro e trasmessa dal network americano FX.

http://youtu.be/jmd2JIVYacc

The Strain 1x03The Strain è una serie televisiva statunitense di genere horror creata da Guillermo del Toro e Chuck Hogan, basata sul libro La progenie (The Strain) degli stessi del Toro e Hogan. La serie ha debuttato il 13 luglio 2014 sul canale FX, il primo episodio è stato diretto da del Toro che ha anche scritto la sceneggiatura insieme a Hogan. 

Un aereo atterra al John F. Kennedy International Airport con le luci spente e le porte sigillate. L’epidemiologo Ephraim Goodweather e il suo team vengono chiamati ad investigare. A bordo dell’aereo trovano centinaia di morti e solo quattro sopravvissuti. La situazione peggiora quando i corpi cominciano a scomparire dagli obitori. Goodweather e un piccolo gruppo di volontari si ritrova a combattere per proteggere non solo i loro cari, ma la città intera, da un antico male che minaccia l’umanità.

Guillermo del Toro concepì The Strain nel 2006 come serie televisiva, ma lo sviluppo si fermò quando il presidente della Fox gli chiese di trasformare la serie in una comedy. Un agente del network suggerì di sviluppare il concept dello show in una serie di libriDel Toro chiese allora a Chuck Hogan di aiutarlo a scrivere i libri, spiegando di voler dare alla serie un tono realistico e da procedural Hogan acconsentì dopo aver letto solo una pagina e mezzo del soggetto di dodici pagine scritto dal del Toro. Il duo collaborò per il primo anno senza un contratto o un accordo con un editore. Il primo libro, La progenie (The Strain) è uscito nel 2009, seguito poi da La caduta (The Fall) (2010) e Notte eterna(Night Eternal) (2011).

 
 

The story of the film: recensione del documentario

The story of the film

Un documentario ambizioso scritto e diretto da Mark Cousins, nato da una profonda passione per il cinema e i viaggi, e tratto dal suo omonimo libro. The story of the film – nelle sale dal 25 settembre – è un progetto ammirevole che, nel soffermarsi sulle tappe fondamentali dell’innovazione cinematografica, ne ripercorre l’intero ciclo evolutivo, dalla genesi, nel lontano e magico 1895, fino alla rivoluzione odierna.

Cousins ha girato il mondo, esplorato luoghi inenarrabili – come l’appartamento di Ejzenstein a Mosca o il villaggio indiano in cui fu girato Pather Panchali di Satyajit –  raccolto testimonianze, preziosi spunti e frugato nelle menti di alcuni tra i più grandi maestri del cinema.

Da Hollywood a Mumbai, dalla Londra di Hitchcock a Tokyo, passando per Parigi, Mosca, Dakar, e Teheran, tutti i luoghi esplorati sembrano conservare ancora quell’essenza vintage e sublime del cinematografo di un tempo. Cruciali incroci di idee, di registi e attori leggendari, attraverso i quali Cousins ci racconta come il cinema sente e riflette i cambiamenti storici, esaltandone l’esuberanza e la tristezza.

The story of the film, il film

Poderosa opera filmica, un puzzle di circa mille spezzoni di film, che cerca di tracciare i confini di epoche che, nell’incessante sovrapporsi, si contraddistinguono in quanto a peculiarità tecniche e concettuali. 15 capitoli per 15 ore, non il semplice frutto di un collage di interviste, fotografie e grafici, ma il risultato di una profonda urgenza comunicativa, non un banale compendio della storia del cinema, bensì la volontà di trasmetterne l’anima e la poesia. In quest’ottica vanno interpretate le tante scene girate all’alba e al crepuscolo con una voce fuori a campo a suggerisce un pò l’effetto di lampada magica.

A dare mordente, ad esempio, ai due episodi proiettati – La devastazione della guerra e il nuovo linguaggio filmico del secondo dopoguerra e Il nuovo cinema americano dal ’67 al ’79 – è la capacità del regista di descrivere stili, generi, influenze e contaminazioni, andando alla riscoperta di preziose pellicole, adoperando raffronti di inquadrature tesi ad evidenziare le conquiste tecniche e stilistiche. Si pensi alla rivoluzione della profondità di campo, inaugurata da Ford e legittimata da Welles, o alla de-drammatizzazione voluta dal Neorealismo italiano che, al contrario del contemporaneo cinema hollywoodiano, bandiva eventi forzati ed esagerati per dare spazio a inquadrature povere, traballanti e tragicamente aderenti alla realtà.

Pregevole anche il dibattito sul nuovo cinema americano, su come esso sia stato attraversato, all’alba delle rivoluzioni studentesche, da correnti antagoniste ma ugualmente influenti. Da una parte il cinema manierista di Bogdanovich e Peckinpah,  devoto al cinema classico, di cui propone una versione rivisitata; dall’altra, un cinema d’opposizione sdoganato dagli avventurosi Hopper a Altman fino a Coppola e Scorsese. Ma c’è anche il filone satirico che, nel proclamare la sua estraneità al dibattito, sbeffeggiava la società – in malora – sul modello dei fratelli Marx.

The story of the film è tutto questo, un’ode al cinema e alla sua magia, ma anche il racconto personale di un viaggiatore nel tempo e nello spazio, nonché il tramite prediletto della sua curiosità e delle sue emozioni.

 
 

The Sticky – Il grande furto: le prime foto della nuova dark comedy Prime Video

Chris Diamantopoulos_ Jamie Lee Curtis in The Sticky
- Cortesia di Prime Video

Oggi Prime Video ha svelato le prime immagini di The Sticky – Il grande furto, una dark comedy incalzante, ispirata alla vera storia del “grande furto dello sciroppo d’acero canadese”. Dagli showrunner Ed Herro e Brian Donovan, la serie segue le vicende di Ruth Landry (Margo Martindale, tre volte vincitrice agli Emmy), tenace coltivatrice di sciroppo d’acero di mezza età, che quando le autorità minacciano di portarle via tutto ciò che ama, decide di darsi al crimine.

Farà squadra con un mafioso di Boston dal carattere irascibile (Chris Diamantopoulos) e con una gentile guardia di sicurezza franco-canadese (Guillaume Cyr) per portare a termine un furto multimilionario alle riserve di sciroppo d’acero del Quebec. Anche la premiata all’Oscar e agli Emmy Jamie Lee Curtis appare come guest star nella serie, oltre ad essere executive producer. The Sticky – Il grande furto debutterà il 6 dicembre in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo.

La serie è ispirata ad un furto realmente accaduto nel 2012 che ha fatto notizia a livello internazionale con sciroppo d’acero rubato dalle riserve nazionali del Quebec per un valore di oltre 18 milioni di dollari. The Sticky – Il grande furto unisce divertenti momenti che giocano sullo scontro culturale, tensione e momenti commuoventi.

Le prime immagini di The Sticky – Il grande furto

The Sticky – Il grande furto è prodotta da Blumhouse Television, Comet Pictures di Jamie Lee Curtis, Megamix di Jonathan Levine e da Sphere Media. Creatori, executive producer, showrunner e autori sono Brian Donovan e Ed Herro; executive producer per Megamix sono Jonathan Levine e Gillian Bohrer, Jamie Lee Curtis per Comet Pictures, Jason Blum, Chris McCumber, Jeremy Gold e Chris Dickie per Blumhouse Television, oltre a Michael Dowse. Lauren Grant è co-executive producer. Associate producer sono Josée Vallée e Bruno Dubé per Sphere Media, Inc e Russell Goldman per Comet Pictures.

 
 

The Starving Games trailer della parodia di Hunger Games

the starving games trailer Il secondo capitolo di Hunger Games, che si intitolerà La Ragazza di Fuoco, ha già creato un hype straordinario trai milioni di fan dei romanzi della Collins e tra quelli degli attori protagonisti (Jennifer Lawrence, Liam Hemsworth e Josh Hutcherson). In particolare i fan italiani stanno fremendo nell’attesa del 14 novembre, quando, all’interno dell’ottava edizione del Festival del Film di Roma, i protagonisti verranno nella Capitale a presentare il film.

Ma ogni grande moda giovanilistica non è tale senza un’adeguata parodia, e così se i twilighters si sono dovuti scontrare con Mordimi, parodia eccezionale di Twilight, i fan di Hunger Games dovranno confrontarsi con gli Starving Games, parodia del primo film.

Oggi vi presentiamo il trailer di The Starving Games:

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the starvng games posterAmbientato nell’angolo più depresso di un futuro postapocalittico, la nostra eroina, Kantmiss Evershot (Maiara Walsh), sarà una volontaria al posto della sua sorellina manipolatrice, per partecipare alla 75esima edizione degli Starving Games. Facendo questo, la ragazza si deve lasciare alle spalle il suo sensuale “solo” amico Dale (Brant Daugherty) e mettersi in squadra con lo sfigato figlio del fornaio Peter Malarkey (Cody Allen Christian) in una sfida che potrebbe costarle la vita.

Pur avendo come bersaglio principale Hunger Games, il film prende di mira anche blockbuster quali The Avengers, Sherlock Holmes e Harry Potter.Gli elementi della parodia ci sono tutti, e anche il tono abbastanza irriverente che ha caratterizzato tutti i film di questa risma, dal citato Mordimi a Treciento (parodia di 300) a Disaster Movie, tutti, come The Starving Games, nati dalla mente del malefico duo Jason Friedberg e Aaron Seltzer.

Fonte: WP

 
 

The Star Wars Trailer del fumetto sulla prima sceneggiatura inedita

The Star Wars trailerLo scorso aprile la Dark Horse Comics ha annunciato che girerà produrrà la versione originale del copione di Star Wars  di George Lucas datato 1974 in una serie a fumetti in otto parti che arriverà a partire dal 4 Settembre. Ebbene, oggi arriva un trailer per il fumetto:

Secondo la Dark Horse: Tre anni prima del suo film, George Lucas ha messo nero su bianco la sua prima storia ambientata in una galassia lontana lontana – un racconto di avventure fantastiche, fughe audaci, “spade laser”, romanticismo e mostri. Una storia dello Jedi Annikin Starkiller e del Generale Luke Skywalker, un alieno di nome Han Solo (lucertolona da due metri), e malvagi Sith Cavalieri. La sceneggiatura era intitolato “The Star Wars.”

Ricordiamo tutti però che siamo in territorio rumors, per cui tutto quanto detto potrà essere confermato e anche smentito.Vi ricordiamo che Star Wars Episodio VII uscirà al cinema nel 2015, per la regia di J.J. Abrams, basato su una sceneggiatura di Michael Arndt. Per tutte le notizie sulla nuova trilogia targata Disney vi segnaliamo il nostro speciale: Star Wars. La scheda del film: Star Wars Episodio VII.

 

 
 

The Stanford Prison Experiment: primo trailer ufficiale

The Stanford Prison Experiment, thriller psicologico diretto da Kyle Patrick Alvarez vincitore di ben due premi allo scorso Sundance Film Festival, si mostra in un primo trailer ufficiale.

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Vi ricordiamo che la pellicola si basa su una storia vera, ripercorre gli avvenimenti del 1971, anno in cui il professor Philip Zimbardo (Billy Crudp) riunì ben 24 studenti volontari al fine di portare avanti un esperimento psicologico. I volantari furono chiamati a simulare la vita di prigione e, suddivisi tra guardie e prigionieri, servirono a studiare la fonte delle origini degli abusi del sistema penitenziario. Il risultato di questo esperimento sconvolse il mondo in quanto, in poco tempo, i partecipanti si tramutarono da rappresentanti della classe media a carcerieri sadici e vittime sottomesse.

Alla realizzazione della pellicola, inoltre, ha preso parte anche il professor Zimbardo.

Protagonisti del film sono Ezra Miller, Olivia Thirlby, Tye Sheridan, Keir Gilchrist, Michael Angarano e Thomas Mann.

The Stanford Prison Experiment arriverà nelle sale il prossimo 24 luglio.

Fonte: Coming Soon

 
 

The Stand: Scott Cooper abbandona il progetto

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Annunciato come regista all’inizio di quest’anno, Scott Cooper ha deciso di abbandonare The Stand, adattamento cinematografico del romanzo di Stephen King ad opera della Warner Bros. The Wrap ha rivelato che l’abbandonato di Cooper è stato dettato da divergenze creative con la grande major; nello specifico, il regista e gli studios avevano idee completamente diverse sull’adattamento del materiale originale. Al momento non è stato ancora annunciato chi andrà a sostituire Scott Cooper.

The Stand (L’ombra dello scorpione, in italiano) di Stephen King era già stato portato sul piccolo schermo nel 1994. Il libro, diviso in tre parti, racconta di un disastro apocalittico su scala mondiale generatosi in seguito alla diffusione di un potentissimo virus in grado di condurre alla morte.

Scott Cooper, regista di Crazy Heart, è stato di recente uno dei protagonisti del Festival Internazionale del Film di Roma, dov’è stato presentato in Concorso il suo film Out of the Furnace, con Christian Bale, Casey Affleck e Woody Harrelson.

Fonte: Coming Soon

 
 

The Stand: recensione degli episodi 5 e 6

The Stand recensione serie tv episodio

Nella prefazione al suo romanzo L’ombra dello scorpione, Stephen King si domanda curioso se di tale opera si realizzerà mai un film. La risposta, positiva, lascia però poi spazio alla consapevolezza che le trasposizioni cinematografiche dei romanzi finiscono sempre per avere uno strano effetto riduttivo. Un effetto che Josh Boone e Benjamin Cavell, autori della miniserie tratta proprio da tale romanzo, sembra abbiano voluto ad ogni costo evitare. Come riscontato anche nei primi due episodi (qui la recensione), e in seguito con il terzo e il quarto (qui la recensione), The Stand si misura continuamente con la necessità di comprimere quasi mille pagine in nove episodi da un’ora l’uno, finendo però con il dar vita a non pochi pasticci.

Rilasciata con cadenza settimanale sulla piattaforma streaming Starz Play, questa manifesta infatti la volontà di presentare quanti più eventi possibili di quelli narrati nel libro. Per far ciò, si avvale nei primi quattro episodi di una serie di salti temporali che finiscono inevitabilmente con lo stordire lo spettatore. Fortunatamente, a partire dal quinto episodio tale struttura viene abbandonata in favore di una linea narrativa indirizzata ora di gran corsa verso il gran finale. Nei due nuovi capitoli, disponibili rispettivamente il 31 gennaio e il 7 febbraio, si avrà infatti modo di entrare nel vivo della storia, con la possibilità di appassionarsi di più ai personaggi e alle loro azioni.

The Stand: Quando meno è più

Se nei primi quattro episodi sono stati presentati i personaggi e gli eventi che li hanno portati ad incrociare i loro percorsi, a partire dal quinto episodio hanno inizio i primi segnali dell’imminente battaglia conclusiva tra Bene e Male. Un evento, però, a cui la serie e lo spettatore non arriva preparato a dovere. Per il modo in cui sono stati presentati i protagonisti e gli eventi, ben pochi di questi riescono ad avere il peso che dovrebbero all’interno della serie. Tali mancanze si ripercuotono dunque inevitabilmente sull’intera narrazione, e non lasciano molte possibilità di rimedio agli episodi ancora mancanti all’appello.

Nonostante ciò, con i due nuovi episodi, intitolati rispettivamente Paura e delirio a New Vegas (ovvio il riferimento al film del 1998 con Johnny Depp) e La veglia, la serie compie un decisivo quanto auspicato passo in avanti. La speranza maturata era infatti quella che la serie potesse infine raggiungere una maggior semplicità, guadagnandone in forza narrativa. Ciò fortunatamente si verifica ora, dove si abbandona l’alternanza tra passato e presente per concentrarsi unicamente su quest’ultimo. I benefici sono evidenti, dalla maggior chiarezza nell’esposizione degli eventi al maggior rilievo assunto dai personaggi.

The Stand recensione

The Stand: Il fascino del Male

Ovviamente, si risente della compressione di quanto sino ad ora visto. Ma il maggior respiro che i due nuovi episodi permettono di prendere era un risultato non così scontato. Permane però, in generale, una certa superficialità nella scrittura. Questa manca di far assumere al tutto quel valore in più di cui un racconto di questo genere avrebbe senz’altro bisogno per rendersi memorabile. Di storie post-apocalittiche ne è pieno tanto il cinema quanto la televisione, ed è difficile stupire uno spettatore tanto abituato a questo genere di contesti ed elementi. Il romanzo di King vi riesce per la grande cura riposta nei dettagli, elemento che qui continua a mancare, e presumibilmente mancherà sino alla fine.

Se però si riesce a superare quella sensazione di già visto, specialmente dopo una serie come The Walking Dead, con i due nuovi episodi si potrà però ritrovare in The Stand alcuni momenti di particolare fascino. Questi sono perlopiù legati al malvagio Randall Flagg di Alexander Skarsgård. Proprio per la sua natura criptica, che non necessita di eccessivi chiarimenti, egli risulta il personaggio più affascinante della serie. È infatti difficile non riconoscere che Skarsgård sia stata la miglior scelta possibile per la parte. Egli è capace di mostrarsi tanto seducente quanto minaccioso. Così facendo, rende concreto quel sentimento secondo cui forse, per una volta, il Male è davvero più convincente del Bene.  

Mancano dunque tre episodi alla conclusione di The Stand, questa sgangherata miniserie, le cui ambizioni non sono riuscite a compiersi, ma che ha trovato nell’attuale periodo il momento perfetto per andare in onda. Tre episodi in cui è lecito aspettarsi un progressivo incremento del ritmo, nella speranza che tutti i nodi possano infine essere sciolti dopo una presentazione tanto ingarbugliata.

 
 

The Stand: Matthew McConaughey nel cast?

Matthew McConaughey-1Reduce dal successo agli Oscar nella categoria Miglior Attore Protagonista per Dallas Buyers Club, da una memorabile prestazione nella serie tv True Detective e dall’ultima fatica cinematografica Interstellar di Christopher Nolan, la carriera di Matthew McConaughey è sempre più orientata verso l’olimpo hollywoodiano.

Le ultime voci in merito al futuro dell’attore statunitense, vogliono la Warner Bros intenzionata ad ingaggiarlo per interpretare il ruolo del demoniaco Randall Flagg nella trasposizione cinematografica di The Stand, storico romanzo post-apocalittico pubblicato da Stephen King nel lontano 1978.

In attesa che l’oggetto del desiderio dei piani alti della Warner Bros possa effettivamente aggregarsi al cast di The Stand, vi ricordiamo che a dirigere la pellicola sarà Josh Boone che si è detto eccitato al pensiero di potersi confrontare con un romanzo, ed un romanziere, che lo hanno avviato al mestiere di sceneggiatore.

Fonte: Coming Soon

 
 

The Stand: la recensione della serie tratta dal romanzo di Stephen King

The Stand recensione serie tv

La versione di un mondo post-pandemico scritta da Stephen King esiste e si chiama The Stand. Nel 1978 il re del brivido pubblica infatti uno dei suoi romanzi più lunghi e amati, L’ombra dello scorpione, all’interno del quale si narra ancora una volta dello scontro tra Bene e Male in un contesto dove l’umanità è dilaniata da un letale virus. A distanza di circa quarant’anni, quel racconto è ora tristemente più attuale che mai. Mentre il mondo è ancora infestato dal Covid-19, la miniserie tratta da quel romanzo si appresta dunque ad essere uno dei prodotti che meglio potranno definire tale periodo storico. Ideata da Josh Boone, questa prende ora forma in 9 episodi disponibili su StarzPlay a partire dal 3 gennaio.

Sono fin troppe le somiglianze che legano la trama di questa alla situazione mondiale attuale. A partire dall’errore umano, dal quale si scatena una vera e propria fine del mondo. Un morbo, noto come Captain Trips, sfugge infatti ad un laboratorio segreto, seminando in breve morte e terrore. Il 99% della popolazione non sopravvive all’apocalittica epidemia, e per i pochi immuni si manifesta un’ulteriore guerra da combattere. Due fazioni saranno infatti presto destinate a scontrarsi tra loro, formate da chi ha deciso di seguire il Bene, rappresentato dall’anziana Mother Abagail, e da chi invece si è affidato al Male, incarnato dal signore delle tenebre Randall Flagg.

Raccontare la pandemia

L’uscita della serie in concomitanza con una reale emergenza pandemica può facilmente essere un’arma a doppio taglio. Sarà infatti inevitabile per il titolo CBS scontrarsi con quanti non hanno, comprensibilmente, più nessuna voglia di misurarsi con tale narrazione. Dall’altro lato, The Stand potrà invece trarre certamente “vantaggio” dall’inevitabile spinta mediatica. Per cercare di arginare gli svantaggi dati dalla drammatica situazione mondiale, gli autori sembrano inoltre puntare in particolare su uno degli aspetti effettivamente più affascinanti del romanzo di King: la speranza di una rinascita. Tutta la parte del libro relativa alla diffusione del virus, lunga oltre 300 pagine, è infatti qui sintetizzata al massimo, proprio per non riproporre situazioni già riscontrabili ogni giorno su qualsiasi telegiornale.

Adattare un romanzo di quasi mille pagine è certamente un’operazione quanto mai complessa, ed era anche ovvio aspettarsi una trasposizione che necessariamente sacrifica molti degli eventi di questo. Viene però spontaneo chiedersi se, per far fruttare al meglio il racconto, non sarebbe stato meglio affidarsi ad una serie di più stagioni. Pur avendo avuto la possibilità di vedere in anteprima solo due episodi, risulta infatti già evidente come il tutto venga ad essere compresso in un modo tale da rendere confusionario e dispersivo il racconto. Per cercare di dire quanto più possibile si ricorre infatti a numerosi salti avanti e indietro nel tempo. Una presenza, però, talmente eccessiva che rischia di disorientare quanti non hanno confidenza con il racconto di King.

Ciò è accentuato anche dal non avere un solo protagonista, bensì un ricco gruppo di personaggi. Uno degli aspetti più emozionanti del romanzo è infatti la coralità e il senso di comunità che lega questi. Un dettaglio che, almeno nei primi due episodi, non emerge come dovrebbe. È bene ribadire che sarebbe fin troppo facile fare inutili paragoni tra il libro e il film, specialmente da un punto di vista degli eventi. Era però lecito aspettarsi che il cuore di questo venisse preservato. Un tentativo che viene qui evidentemente accennato ma, almeno per i primi episodi, non portato a compimento.

The Stand serie

L’importanza dei personaggi in The Stand

Nonostante le premesse non particolarmente entusiasmanti, The Stand potrebbe ugualmente riservare una serie di affascinati colpi di scena, specialmente con il progredire del racconto. I primi due episodi risultano infatti essere ancora una presentazione della storia, dei personaggi e del contesto. Una volta entrati nel vivo di tutto ciò, elementi fin qui solo accennati potrebbero facilmente diventare il vero punto di forza dell’intera serie. Non mancano infatti immagini e scene in grado di incutere vero terrore, caratteristica imprescindibile per la serie. Ecco perché per un giudizio più completo bisognerà attendere il suo finale. Fortunatamente, ad aiutare nel desiderio di voler proseguire la visione vi sono alcuni dei principali personaggi, qui resi in modo particolarmente affascinante.

Se è vero che manca, per ora, quel senso di coralità, è anche vero che presi individualmente questi sembrano poter raccontare qualcosa. In particolare, la scelta di attori come James Marsden, Alexander Skarsgård e Whoopi Goldberg (per citare i più noti), risulta vincente e convincente. A Skarsgård spetta poi il compito più difficile, quello di dar vita al malvagio Randall Flagg. Personaggio ricorrente nell’opera di King, questi incarna il Male assoluto. Un Male però non privo di fascino, e che l’attore svedese, per quel poco finora visto, sembra saper perfettamente rappresentare. Ai meno noti Odessa Young, Owen Teague e Jovan Adepo spetta invece il compito di dar vita ad alcuni dei personaggi più complessi. Una sfida a cui sembrano rispondere adeguatamente.

 
 

The Stand: la recensione degli episodi 7, 8 e 9

The Stand recensione serie tv

Stephen King è più volte stato “accusato” di saper costruire appassionanti intrecci narrativi e personaggi particolarmente approfonditi, per poi smontare tutto ciò con dei finali a dir poco sbrigativi e approssimativi. Uno dei più contestati a riguardo è proprio quello di L’ombra dello scorpione, tra i suoi romanzi più ampi e amati dai fan. Sin dal momento in cui un nuovo adattamento televisivo di questo è stato annunciato, dunque, vi era grande attesa e paura proprio per come si sarebbe svolta la sua conclusione. Presentatasi da subito come piuttosto caotica e compressa nei suoi eventi, la miniserie The Stand, ideata da Josh Boone e Benjamin Cavell, ha così piano piano accompagnato i suoi spettatori verso gli ultimi episodi, rivelando in realtà molte meno sorprese di quelle promesse.

Disponibile con cadenza settimanale sulla piattaforma streaming Starz Play, questa ha sfoggiato una lodevole fedeltà al romanzo, tanto negli eventi quanto nei personaggi. Prende così forma il mondo devastato dal morbo noto come Captain Trips. Sfuggito ad un laboratorio segreto, questo semina in breve morte e terrore. In questo contesto, il 99% della popolazione non sopravvive all’apocalittica epidemia, e per i pochi immuni si manifesta un’ulteriore guerra da combattere. Due fazioni sono infatti presto destinate a scontrarsi tra loro. A formarle vi è chi ha deciso di seguire il Bene, rappresentato dall’anziana Mother Abagail (Whoopi Goldberg), e chi invece si affida al Male, incarnato dal signore delle tenebre Randall Flagg (Alexander Skarsgård).

Una questione di scrittura

Come accennato, The Stand manifesta sin da subito la volontà di presentare quanti più eventi possibili di quelli narrati nel libro. Per far ciò, si avvale nei primi quattro episodi (qui la recensione) di una serie di salti temporali che finiscono con lo stordire lo spettatore, gettato avanti e indietro senza sosta, da un personaggio ad un altro. Fortunatamente, a partire dal quinto episodio (qui la recensione) si abbandona tale struttura in favore di una maggiore linearità, indirizzata di gran corsa verso il gran finale. La difficoltà con cui dunque la serie deve prima di tutto misurarsi è quella di condensare oltre mille pagine in nove episodi da un’ora ciascuno.

Se questo risultato può a suo modo dirsi raggiunto, la domanda da porsi è: a quale costo? Il fan del romanzo potrà certamente trarre piacere dal vedere sullo schermo alcuni degli episodi più noti del romanzo, come anche personaggi caratteristici come Flagg o Trashcan Man. Andando oltre tale iniziale piacere, ci si rende conto però di come la quantità di materiale presentato non sia a sua volta sostenuta da una qualità che renda il tutto più avvincente. Giunta alla sua conclusione, The Stand permette di evidenziare nella sua scrittura il difetto più grande. Personaggi e situazioni mancano infatti di quel carisma e di quell’approfondimento che li avrebbe potuti rendere memorabili anche a visione conclusa.

Nessuno riesce realmente ad ottenere questa possibilità, neanche quelli su cui la serie sembra concentrarsi di più. Si afferma l’ovvio nel dire che è sbagliato aspettarsi da ogni serie livelli di scrittura pari ai titoli più amati della televisione. Eppure, con un materiale complesso come quello del libro di King un maggior impegno sembrava quantomeno necessario. Ciò che si ottiene dalla visione è invece la sensazione di una riproposizione priva di inventiva e idee proprie. Se i timori iniziali erano limitati ad un finale potenzialmente sbrigativo, tale valore sembra invece applicarsi all’intero prodotto.

The Stand serie

The Stand: la fine di tutto

Consapevoli di tali carenze, si arriva infine all’ottavo episodio, quello a cui è realmente affidata la conclusione della miniserie. Naturalmente, ciò che mal inizia è difficile possa terminare bene, e questo caso non fa eccezione. Privo di una solida base su cui reggersi, il finale risulta riproporre e amplificare tutto ciò che di sbagliato c’è in quello presente nel romanzo. La situazione che si viene a presentare appare infatti quanto mai caotica e sbrigativa. La tensione che gli autori cercano di costruire non appare quasi mai efficace, complice anche l’insensatezza di alcune azioni e decisioni da parte dei personaggi coinvolti. Essendo inoltre mancata la forte componente spirituale presente invece nel romanzo e vero cuore di questo, l’episodio appare anche piuttosto stonato rispetto ai precedenti.

Ma ad essere realmente conclusivo della serie è l’episodio numero 9, intitolato The Circle Closes. Scritto dallo stesso King, questo dovrebbe apparentemente fornire ulteriori dettagli sul termine della storia. Sfortunatamente, risulta essere l’ennesima occasione sprecata, specialmente se si pensa che lo si sarebbe potuto utilizzare per diluire gli eventi fin qui raccontati. The Stand manca dunque di costruire tanto un coinvolgimento emotivo quanto visivo, dimostrando una volta di più l’importanza della scrittura. Nell’intraprendere una visione della miniserie occorre dunque chiedersi se si è alla ricerca di un prodotto di qualità o che semplicemente fornisca una pallida versione in copia carbone di quanto trovato nel romanzo. A seconda del punto di vista con cui la si sceglie di guardare si potrà infatti avere giudizi diametralmente opposti.

 

 
 

The Stand: la recensione degli episodi 3 e 4

The Stand recensione serie tv

Con il suo romanzo L’ombra dello scorpione, lo scrittore Stephen King ha magnificamente raccontato la natura umana, e la violenza insita in essa, collocando tale tematica nel pieno della diffusione di un virus estremamente letale. Un contesto da cui nessuno sembra uscire migliore, ma in cui Bene e Male continuano nonostante tutto ad essere valori ben distinguibili. Dopo un prima trasposizione televisiva, avvenuta nel 1994, il romanzo torna ora in televisione con The Stand, miniserie in 9 episodi ideata da Josh Boone e Benjamin Cavell. Disponibile dal 3 gennaio con cadenza settimanale sulla piattaforma Starz Play, questa aspira ad essere uno dei titoli televisivi che più segneranno l’attuale periodo storico, similmente caratterizzato dalla presenza di un pericoloso virus.

Sono fin troppe le somiglianze che legano la trama della miniserie alla situazione mondiale attuale. A partire dall’errore umano, dal quale si scatena una vera e propria fine del mondo. Un morbo, noto come Captain Trips, sfugge infatti ad un laboratorio segreto, seminando in breve morte e terrore. Il 99% della popolazione non sopravvive all’apocalittica epidemia, e per i pochi immuni si manifesta un’ulteriore guerra da combattere. Due fazioni saranno infatti presto destinate a scontrarsi tra loro. A formarle vi è chi ha deciso di seguire il Bene, rappresentato dall’anziana Mother Abagail (Whoopi Goldberg), e chi invece si affida al Male, incarnato dal signore delle tenebre Randall Flagg (Alexander Skarsgård).

È pericoloso giocare con il Tempo

Dopo aver visto i primi due episodi di The Stand (qui la recensione), i successivi due, rispettivamente Blank PageThe House of the Dead, portano avanti l’introduzione dei vari protagonisti e le minacce incombenti da Las Vegas. Nella città del peccato, infatti, prende sempre più vita l’esercito formato da Randall Flagg, pronto a scatenare una guerra. Sono dunque molte le cose da narrare, e come già intuito dalla visione dei primi episodi il tempo a disposizione non sembra essere sufficiente. Giunti al quarto episodio vi sono ancora personaggi da introdurre, che dunque finiscono inevitabilmente per non ottenere lo spazio che meriterebbero. Ogni episodio, della durata di circa un’ora, si divide dunque tra l’introduzione di questi e i preparativi che porteranno allo scontro finale.

Queste due diverse narrazioni, quasi sempre divise anche da una distanza temporale, vengono qui intrecciate con un montaggio che non aiuta però nella loro distinzione. Non risulta affatto immediato capire quando ci si trovi nel passato e quando nel presente. I continui salti temporali portano inoltre a perdere molto del fascino degli eventi e del carisma dei personaggi. Un esempio concreto è quello relativo a Nick Andros (Harry Zaga). Personaggio a dir poco fondamentale nella storia, questo viene inizialmente introdotto senza alcuna presentazione su chi egli sia e da dove venga. Elementi che arrivano solo molto dopo, risultando decisamente fuori tempo. Tutto ciò porta inevitabilmente ad un calo dell’attenzione.

The Stand Stephen King

L’attesa del finale

Ancora una volta il limite più incisivo nella miniserie sembra essere la sua ambizione di voler raccontare tanto, o forse tutto, del romanzo, utilizzando uno spazio temporale non adeguato. In un epoca dove le serie hanno preso il sopravvento, e ricevono lodi per lo spazio dedicato alla costruzione dei personaggi e degli eventi, The Stand sembra remare in senso contrario. Viene spontaneo pensare che molteplici stagioni avrebbero potuto dar vita ad una storia con un respiro più ampio, una scrittura più precisa e una messa in scena più avvincente. È bene tener presente che una narrazione che non procede in senso cronologico può essere estremamente interessante, e Quentin Tarantino ce lo ha dimostrato più volte, ma per questa miniserie in particolare sembra il mezzo meno idoneo ad una buona riuscita, che infatti non si verifica.

Data dunque la grande confusione narrativa che The Stand presenta, c’è però una cosa che riesce a sviluppare in modo interessante: l’attesa per il finale. Come è noto, quello scritto da King per il suo romanzo non ha mai realmente soddisfatto i lettori. Per la miniserie, dunque, è stato già annunciata una conclusione totalmente differente, sceneggiata proprio dal celebre re del brivido. Con la tanta carne al fuoco che ogni episodio aggiunge alla storia, anche in mezzo al disordine si sviluppa un certo desiderio di sapere come tutto andrà a finire. Lo scontro ultimo tra Bene e Male ha un suo inevitabile fascino, che sembra poter vincere anche le difficoltà che la miniserie pone nella visione. La speranza è dunque che, terminate le introduzioni, la storia possa infine concentrarsi unicamente su tale attesa battaglia.

 
 

The Stand: Josh Boone alla regia

Non sembra voler rimanere in cantiere troppo a lungo l’adattamento cinematografico di The Stand , romanzo firmato nel 1978 da Stephen King e che negli anni è stato sottoposto a numerose revisioni.

In seguito alle defezioni di Ben AffleckDavid Yates ed ultima di Scott Cooper, che nel novembre scorso abbandonò la produzione a causa di divergenze creative, secondo quanto riportato da The Wrap sarà Josh Boone ad occupare una sedia da regista che sembra non voler trovare un proprietario. Interrogati sull’argomento sia la Warner Bros, produttrice del film, che l’agente del regista americano no hanno voluto rilasciare dichiarazioni.

In The Stand ci ritroveremo in uno scenario post apocalittico, in un’America la cui popolazione è stata quasi del tutto spazzata via da un virus letale ed i pochi superstiti sono impegnati in una lotta contro Randall Flagg, figura assimilabile ad un anticristo.

Dopo essere stata proposta in TV nel 1994 attraverso una miniserie che vedeva come protagonisti Gary SiniseMolly Ringwald Rob Lowe, l’opera del maestro dell’horror è dunque in procinto di confrontarsi con il pubblico delle sale cinematografiche.

Fonte: The Wrap

 
 

The Stand di Stephen King sarà prima una serie poi un film

Come è giusto che sia c’è grande interesse attorno al romanzo The Stand di Stephen King e oggi cerchiamo di fare chiarezza sui progetti in atto basati sull’opera. Grazie alle notizie che arrivano da The Wrap sappiamo che il regista Josh Boone, Warner Bros. e CBS Films sono in trattative per produrre insieme alla Showtime una mini serie di otto episodi che culminerà con un grande film al cinema.  Dunque The Stand (L’ombra dello scorpione in Italia)prima di arrivare al cinema passerà per la televisione americano. Inoltre sappiamo che Stephen King sarà coinvolto in qualche modo, insieme ai produttori Roy Lee e Jimmy Miller.

Il piano iniziale era quello di condensare le 900 pagine di romanzo in un unico film, invece ora si avrà tutto il tempo per sviluppare la storia originale.

Il romanzo sviluppa l’ambientazione già presente nel racconto Risacca notturna e presenta per la prima volta l’antieroe per eccellenza di King,Randall Flagg, che apparirà anche in Gli occhi del drago e nella saga della Torre Nera.

Il libro è diviso in tre parti. La storia inizia con la morte di quasi tutta la popolazione dell’America settentrionale (e, presumibilmente, del mondo) in seguito alla dispersione di un’arma batteriologicasfuggita al controllo dell’uomo: un virus conosciuto con il nome formale di Progetto Azzurro (e in gergo come “Capitan Trips”) mutazione letale dell’agente eziologico dell’influenza, caratterizzato da un tasso di infettività del 99,4% ed un tasso di mortalità per gli infetti del 100%. La prima sezione del libro, intitolata appunto “Capitan Trips”, si svolge in un lasso di tempo di 19 giorni e racconta del quasi totale sterminio della razza umana ad opera del virus stesso. L’edizione completa del libro inizia con un prologo intitolato “Il cerchio si apre” che spiega come la super influenza sia sfuggita dal laboratorio in cui era stata creata.

Il libro continua nella seconda parte con un continuo intrecciarsi delle odissee dei pochi sopravvissuti, tra cui una studentessa universitaria incinta (Frances Goldsmith), uno studente insicuro e rancoroso (Harold Lauder) innamorato di Frances, un tecnico che lavora in un’azienda che produce calcolatrici del Texas (Stuart Redman), un musicista pop che subito prima dell’arrivo di Captain Trips era diventato improvvisamente famoso (Larry Underwood), un sordomuto (Nick Andros), un ragazzo selvaggio smemorato e telepatico (Joe/Leo Rockway), un anziano professore disociologia (Glen Bateman), un’insegnante vergine con un oscuro segreto (Nadine Cross), un panciuto e gioviale agricoltore (Ralph Brentner), ed un uomo ritardato ma di buon cuore (Tom Cullen). Sono tenuti insieme da un sogno condiviso in cui una centottenne nera di Hemingford Home (Nebraska) si propone come un rifugio per l’umanità sopravvissuta. Questa donna, Abagail Freemantle (nota anche come ‘Mother Abagail’), diventa la leader spirituale di questo gruppo di sopravvissuti, che tenta di ricreare una società democratica nella città di Boulder in Colorado (la zona libera).

 
 

The Stand di Stephen King presto al cinema con Josh Boone

The Stand

Josh Boone è al lavoro sull’adattamento cinematografico di un classico di Stephen King: The Stand. Il progetto è piuttosto ambizioso, perché oltre al timore di poter deludere tutti gli appassionati del grande Stephen King, si aggiunge quello di dover riportare sul grande schermo una storia raccontata in un romanzo di circa 900 pagine.

Ma a Boone piacciono le sfide importanti e infatti, in una recente intervista ha spiegato che sarà fatta “una versione di tre ore vietata ai minori di 17 anni con un cast di seria A a bordo.”

Nonostante il lavoraccio che gli aspetta, il regista si è mostrato entusiasta di poter fare un film tratto dal libro di uno degli scrittori da lui più amati:

<< Sarà straordinario, sono piuttosto eccitato>> – ha esultato Josh Boone – <<è la cosa più eccitante che ho fatto in vita mia, una cosa folle. Ho conosciuto tanti attori nella mia vita ma quando ho incrociato Stephen King, l’ho abbracciato con le lacrime agli occhi. Significa cosi tanto per me. Ho imparato tutto quello che c’è da sapere sulla scrittura da lui. Non ho letto sceneggiature né libri su come scrivere una sceneggiatura>>.

Se parte con un simile entusiasmo, Boone, non potrà che fare un ottimo lavoro!

Fonte: comicbookmovie

 
 

The Stallone Family: la seconda stagione dal 22 Febbraio

The Stallone Family
© Paramount+

Paramount+ ha annunciato oggi che la seconda stagione della docuserie di successo The Stallone Family, subito dopo Stati Uniti, Canada, America Latina e Brasile, sarà disponibile sul servizio a partire dal 22 febbraio in Italia, oltre che nel Regno Unito, in Australia, Francia, Germania, Svizzera, Austria e Corea del Sud. THE FAMILY STALLONE vede protagonisti il candidato all’Oscar Sylvester Stallone, la moglie Jennifer Flavin Stallone e le figlie Sophia, Sistine e Scarlet.

In questa stagione, dopo quattro decenni trascorsi come una delle famiglie più famose di Los Angeles, gli Stallone lasciano definitivamente Hollywood e si trasferiscono a est. Rimasti solo in due, con le figlie Sophia e Sistine che inseguono i loro sogni a New York City e Scarlet che frequenta il college e un nuovo amore a Miami, Sly e Jen mettono radici a Palm Beach. Ma la distanza non può tenerli separati: la stagione culmina in un meraviglioso viaggio tutti insieme in Italia per esplorare la storia della loro famiglia, ravvivare l’amore e creare ricordi per tutta la vita.

The Stallone Family è prodotto da MTV Entertainment Studios, con Benjamin Hurvitz e Nadim Amiry come produttori esecutivi. Julie Pizzi, Farnaz Farjam e Jonathan Singer sono produttori esecutivi per Bunim-Murray Productions con Chris Ray e Jason Williams sono co-produttori esecutivi.

 
 

The Stalker da oggi in DVD il film di Giorgio Amato

E’ stato presentato il 24 febbraio all’Anica in anteprima nazionale il film The Stalker, in uscita in DVD oggi. All’evento, realizzato in collaborazione con CineCocktail e moderato dalla giornalista Claudia Catalli, erano presenti personaggi del mondo spettacolo e addetti ai lavori, e ovviamente il regista Giorgio Amato e la protagonista della pellicola Cosetta Turco.

The Stalker Giorgio Amato con l'attrice Cosetta Turco e la giornalista Claudia CatallUn incontro affollato per parlare insieme di cinema, di quel cinema “scomodo, che prova ad andare controcorrente e ragionare su un tema per nulla facile, come lo stalking, provando per una volta a raccontare la prospettiva non della vittima, ma del carnefice”. Alle parole del regista hanno fatto eco quelle di una platea che si è mostrata interessata ad un dibattito allargato sulle difficoltà di fare cinema oggi, al di là di facili commedie. “Sul set c’era un clima indescrivibile, oggi continuo a vivere quell’esperienza di condivisione grazie a donne che continuano a scrivermi e dalle loro parole esce fuori tutta la rabbia e insieme la paura di denunciare”, chiosa l’attrice Cosetta Turco, che nel film interpreta una madre intenta a proteggere sua figlia da un padre giudiziariamente definito “pericoloso”.

Così il regista: “Affrontare al cinema tale tematica è stata un’operazione molto delicata, soprattutto perché la fenomenologia dello stalking abbraccia un ampio spettro di modalità e tipologie di sex offender talmente differenti tra loro che diventa impossibile riuscire a fare una sintesi rappresentativa del fenomeno. Più in generale, come autore, mi sono sempre posto la domanda di cosa spinga un uomo – ma anche una donna, beninteso – a rimanere ancorato al proprio passato, al punto da perseguitare fino alle estreme conseguenze un’altra persona. È partendo da questa considerazione che ho cominciato a studiare la problematica dello stalking, concentrandomi esclusivamente sul punto di vista del persecutore, piuttosto che della vittima, esplorando quei meccanismi mentali, situazionali e giuridici che generano un loop talmente perverso dal quale molto spesso un uomo non riesce più a venirne fuori.”The Stalker

 
 

The Square: trailer della Palma d’Oro a Cannes 2017

Arriverà il 9 novembre al cinema The Square, il film diretto da Ruben Östlund che ha vinto la Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes. Protagonisti del film sono Claes Bang, Elisabeth Moss, Dominic West. Di seguito il primo trailer:

Vincitore della Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, The Square ha sorpreso pubblico e critica con un mix irresistibile di ironia e provocazione, analisi sociale e umorismo “scorretto”, soprattutto sul mondo dell’arte contemporanea, consacrando Ruben Östlund (Forza Maggiore) come uno dei più originali cineasti di oggi. Protagonista del film è Christian, curatore di un importante museo di arte contemporanea di Stoccolma, nonché padre amorevole di due bambine. Nel museo c’è grande fermento per il debutto di un’installazione chiamata “The Square”, che invita all’altruismo e alla condivisione, ma quando gli viene rubato il cellulare per strada, Christian reagisce in modo scomposto, innescando una serie di eventi che precipitano la sua vita rispettabile nel caos più completo.

The Square – la trama

Protagonista del film è Christian, curatore di un importante museo di arte contemporanea di Stoccolma, nonché padre amorevole di due bambine. Nel museo c’è grande fermento per il debutto di un’installazione chiamata “The Square”, che invita all’altruismo e alla condivisione, ma quando gli viene rubato il cellulare per strada, Christian reagisce in modo scomposto, innescando una serie di eventi che precipitano la sua vita rispettabile nel caos più completo.

 
 

The Square: recensione del film di Ruben Östlund  

The Square

Dopo aver entusiasmato a Cannes, aggiudicandosi la Palma d’Oro 2017, giunge ora in Italia The Square del regista svedese Ruben Östlund, già apprezzato al festival francese per altri suoi lavori come Forza Maggiore – Premio della Giuria nella sezione Un Certain Regard 2014.

Christian (Claes Bang) è il curatore di un noto museo d’arte contemporanea a Stoccolma. È alla vigilia del lancio di una nuova installazione e vuole promuoverla al meglio. Si tratta di The Square, che invita alla fiducia e all’altruismo in nome dell’uguaglianza tra gli esseri umani, principî di cui Christian sembra convinto. Una mattina, però, in strada viene derubato del cellulare e del portafogli e non tarda a rivelare la sua indole individualista e cinica, le sue debolezze, la sua superficialità, mettendosi in situazioni sempre più assurde e difficili, attorniato da un’umanità che, nel suo complesso, non sembra essere da meno.

The Square – la recensione

Quanto è distante ciò che dici di essere da ciò che in realtà sei? Le tue convinzioni resistono alla prova dei fatti? Cosa sei disposto a fare per raggiungere i tuoi obiettivi e difendere ciò che è tuo?

Ecco alcuni degli interrogativi che pone The Square. I temi che mette sul tavolo sono molti e ci riguardano: la mancanza di fiducia nel prossimo, ma soprattutto ciò che siamo diventati, egoisti, cinici, disposti a tutto pur di ottenere ciò che vogliamo, insensibili al punto che quasi non ce ne rendiamo conto. I personaggi del film sono così, apparentemente normali, ma in realtà senza umanità. E dunque tra una scimmia, un uomo-scimmia e tanti rispettabili cittadini  – per di più della civilissima Svezia – chi è più umano? Chi è più bestiale? La risposta non è così scontata. È più spregevole chi propone di impostare una campagna pubblicitaria sulla (falsa) tragedia  di un bambino, chi decide di avallarla, o chi, fingendo di informare, fa da megafono all’idiozia per creare dibattito, vendere copie e accumulare click?

The SquareIl mondo tratteggiato da Östlund è agghiacciante, distopico ed è frutto di un’abile costruzione: tanti piccoli tasselli restituiscono lo scenario complessivo, diversi filoni narrativi, elementi mostrati ed elementi nascosti – il regista cela all’occhio della macchina da presa le conseguenze più estreme di alcune azioni. Tutti i personaggi danno il loro contributo, aggiungendo un po’ di cattiveria, ipocrisia, indifferenza, agendo  – o non agendo – in nome dell’individualismo.

Per ravvedersi sembra davvero troppo tardi. Ma è anche il mondo attuale che ben conosciamo, siamo, per molti versi, noi nella nostra routine quotidiana. È  proprio questa coesistenza di normalità e orrore – perfettamente rappresentata dal protagonista, uomo qualunque, padre amorevole, forse inadeguato e senza particolari doti, ma non volutamente cattivo, capace di accettare le critiche e farsi da parte, ma anche di  reagire in modo assurdo e sproporzionato se in difficoltà –  che rende il film inquietante e fa riflettere ben oltre l’uscita dalla sala.

Il regista spiazza ulteriormente lo spettatore raccontando il tutto con leggerezza, sarcasmo, ironia: chi guarda è portato a confronto con la parte peggiore di sé senza quasi accorgersene, attraverso scene anche comiche ed esilaranti, vi arriva sorridendo, ma è un sorriso destinato a mutare in smorfia di disgusto.

Al tempo stesso, però, esasperando provocatoriamente le situazioni, portandole alle estreme conseguenze, Östlund offre una facile scappatoia a quanti, tra il pubblico, sono meno inclini a mettersi in discussione e rischia di legittimarli a prenderne le distanze, a proclamarsi estranei. Inoltre, è innegabile che l’estremizzazione e l’uso del politicamente scorretto siano armi facili per catturare l’attenzione, suscitare dibattito e stupire, ma il successo del film non dipende certo solo da questo.

The Square sarà nelle sale dal 9 novembre, distribuito da Teodora Film.

 
 

The Square per la rassegna di Unipol Biografilm e I Wonder Pictures

Unipol Biografilm Collection e I Wonder Pictures presentano in 23 sale del circuito UCI Cinemas un appuntamento settimanale dedicato al genere cinematografico che fa dello sguardo diretto sulla realtà la propria caratteristica principale, il documentario.

Ogni martedì sarà possibile assistere in sala ai più coinvolgenti racconti di vita, narrati da autori premiati nei più prestigiosi festival del mondo, presentati in lingua originale con i sottotitoli in italiano.

The_Square_Poster_ITA_bassaGrazie alla scommessa di Unipol Biografilm Collection e del circuito UCI Cinemas, contenuti di qualità dalla forte valenza culturale come i film documentari, spesso visibili in Italia esclusivamente nel circuito delle sale d’essai e dei festival cinematografici perché considerati interessanti solo per una ristretta cerchia di spettatori, si allargano al pubblico popolare dei multisala. Una scommessa che pone però le sue radici nel dato concreto del crescente successo commerciale del genere documentario nel mondo, e in particolar modo negli Stati Uniti e in Francia.

Il secondo appuntamento della rassegna, martedì 3 marzo alle ore 20.30, sarà The Square – Inside the Revolution, il film della regista egiziano-americana Jehane Noujaim, che ha ottenuto la Nomination agli Oscar® 2014 come Miglior Documentario e ha vinto il Premio del Pubblico al Toronto International Film Festival e al Sundance nella categoria Documentari, oltre ad aver ricevuto l’Amnesty International Film Prize. The Square – Inside the Revolution segue cinque protagonisti mentre testimoniano, videocamera alla mano, le emozioni e le speranze di piazza Tahrir. Una pellicola che, andando indietro nel tempo, racconta la storia degli ultimi 3 anni dell’Egitto, e permette di far luce sugli eventi e sugli accadimenti di un presente tristemente attuale: è notizia recente infatti, la condanna all’ergastolo di 230 dei protagonisti di quella Piazza.

Con questo primo ciclo la rassegna Unipol Biografilm Collection si pone dunque l’importante obiettivo di diffondere in maniera programmatica e non episodica un genere cinematografico di alto profilo in sale solitamente destinate a film più commerciali, scardinando lo stereotipo che lega un determinato genere a un suo luogo privilegiato.

 
 

The Spy Who Dumped Me: Mila Kunis e Kate McKinnon nel primo trailer

The Spy Who Dumped Me

È online il primo trailer di The Spy Who Dumped Me, spy-story tutta al femminile interpretata da Mila Kunis e la star del Saturday Night live Kate McKinnon.

Il film è stato scritto e diretto da Susanna Fogel, qui al suo secondo lungometraggio dopo Life Partners (2014), e uscirà nelle sale americane il 3 agosto 2018.

Di seguito la sinossi ufficiale:

Audrey (Mila Kunis) e Morgan (Kate McKinnon) sono due migliori amiche sui trent’anni che vivono a Los Angeles. All’improvviso vengono coinvolte in una cospirazione internazionale quando l’ex-fidanzato di Audrey si presenta al loro appartamento con una squadra di assassini mortali sulle sue tracce. Le due donne entrano in azione, fuggendo in Europa per nascondersi dagli assassini sulle loro tracce mentre escogitano un piano per salvare il mondo.

 
 

The Spirit of 1945 recensione del film di Ken Loach

The Spirit of 1945 recensione 2 Quando Ken Loach vuole parlare di qualcosa, lo fa senza girarci troppo intorno. E The Spirit of 1945 non fa eccezione. Il documentario in bianco e nero presentato alla Berlinale 2013 è, a tutti gli effetti, non solo una riflessione ma un vero manifesto politico che persegue un’idea: ricordare gli anni del secondo dopoguerra per riappropriarsi, oggi, di quel modo di sentire e di vedere le cose.

Indagando lo spirito costruttivo, positivo, fecondo di ogni individuo alla fine del secondo conflitto mondiale e attraverso le parole di testimoni diretti e filmati d’epoca, Loach individua infatti nella vittoria del partito laburista alle prime elezioni post-belliche e nelle sue grandi riforme di stampo socialista la base di ciò che ha reso grande la Gran Bretagna.

I protagonisti del film sono quindi persone variegate, minatori, rappresentanti sindacali, infermiere, da lui dipinte come eroi poiché meritevoli di aver tentato di rendere la società più giusta, equa, solidale. Le immagini di fine anni ‘40 intervallate dalle interviste in The Spirit of 1945 recensionebicromia, un effetto che dà un forte senso di continuità visiva e lega l’intero documentario, mostrano allo spettatore come la nazionalizzazione del gas, delle ferrovie, dei contratti dei portuali ed infine l’enorme conquista della creazione del servizio sanitario nazionale e delle case popolari abbiano contribuito a fare del popolo inglese il capofila per l’abbattimento delle barriere di classe, un esempio da seguire per un mondo coeso ed equilibrato.

La parte critica, che arriva solo in un secondo momento, porta invece il volto di Margaret Thatcher, la Lady di Ferro che con il suo liberismo sfrenato, negli anni ‘70 e ’80, si rese colpevole di riportare l’attenzione sull’individuo invece che sulla collettività, con il risultato di rendere tutti, spiritualmente e materialmente, più poveri.

Le ottime intenzioni di Loach, ricordare cioè ai giovani e a chi non è vissuto in quel periodo l’importanza della condivisione e del progresso alla portata di tutti, si scontrano però con una forma filmica che non ammette contraddittorio. Non si sente nemmeno una voce fuori dal coro: la sua causa non è perorata dalla triade vincente tesi, antitesi, sintesi, ma si riduce a tesi uguale verità. In questo modo la forza del film si trasforma quasi in un autogol poiché delle idee completamente condivisibili non sottoposte a critica o attacchi possono sembrare pulite come un sogno e non ideali problematici per i quali qualcuno ha lottato.

In un momento politico come quello attuale, caratterizzato da partiti che rincorrono voti e non obiettivi e il bene comune è considerato uno spettro spaventoso che potrebbe deprivare l’individuo della sua libertà o, ancor più grave, delle sue Cose (maiuscolo voluto), i film come The Spirit of 1945, che difendono strenuamente una posizione rischiando di apparire semplicistici e monotoni, forse, però, diventano necessari. Anche solo per riaccendere la mente, anche per chi si trova in Italia e non in Inghilterra, anche per chi è in disaccordo e potrebbe sorridere ironicamente alla vista del compitino politico di Loach.

In linea con la pratica sempre più frequente degli appuntamenti al cinema, il documentario sarà in sala per un solo giorno, il 12 settembre, in diretta europea. Comunque consigliato. Fa sempre del bene vedere un prodotto ben girato, ben montato, istruttivo e interessante.

 
 

The Spider Within: in arrivo il cortometraggio dai produttori di Spider-Man: Un Nuovo Universo

The Spider Within

Variety rivela che Sony Pictures Animation e Sony Pictures Imageworks pubblicheranno un nuovo cortometraggio ambientato nello stesso mondo di Spider-Man: Un Nuovo Universo e Spider-Man: Across the Spider-Verse. Intitolato The Spider Within, debutterà esclusivamente all’Annecy International Animation Film Festival questo giugno. Quell’evento si svolge tra l’11 e il 17 giugno, il che significa che il cortometraggio non verrà proiettato nei cinema prima del prossimo sequel.

In questa storia, Miles Morales lotta per bilanciare le sue responsabilità di adolescente, amico e studente mentre indossa i panni dell’amichevole supereroe del quartiere di Brooklyn. Dopo una giornata particolarmente impegnativa vissuta con queste pressioni, Miles subisce un attacco di panico che lo costringe ad affrontare le manifestazioni della sua ansia e ad apprendere che chiedere aiuto può essere un atto coraggioso tanto quanto proteggere la sua città dal male.

Non ci sono ancora dettagli sul team creativo del cortometraggio, ma molto probabilmente sarà lo stesso dei due lungometraggi animati, e ciò comprenderà sicuramente il coinvolgimento di Phil Lord e Christopher Miller.

In Spider-Man: Across the Spider-Verse, dopo essersi riunito con Gwen Stacy, l’amichevole Spider-Man di quartiere di Brooklyn viene catapultato attraverso il Multiverso, dove incontra una squadra di Spider-People incaricata di proteggere la sua stessa esistenza. Tuttavia, quando gli eroi si scontrano su come gestire una nuova minaccia, Miles si ritrova a confrontarsi con gli altri Spider e deve ridefinire cosa significa essere un eroe in modo da poter salvare le persone che ama di più.

Scritto da Phil Lord & Christopher Miller e David Callaham e diretto da Joaquim Dos Santos, Kemp Powers, Justin K. Thompson, Spider-Man: Across the Spider-Verse arriverà nei cinema l’1 giugno 2023.

 
 

The Spider Within: A Spider-Verse Story: il corto animato arriverà su YouTube

The Spider Within: A Spider-Verse Story

Sony pubblicherà un nuovo corto animato intitolato The Spider Within: A Spider-Verse Story sul canale YouTube di Sony Pictures Animation alle 6 (US) del mattino del 27 marzo. A darne notizia è il noto sito americano Variety.

Realizzato da Sony Pictures Animation e Sony Pictures Imageworks, il corto The Spider Within: A Spider-Verse Story è ambientato nel mondo di “Spider-Man: Across the Spider-Verse” e segue Miles Morales/Spider-Man mentre lotta per bilanciare le sue responsabilità di adolescente, amico, studente e Spider-Man. Nell’affrontare queste pressioni, Miles ha un attacco di panico che lo costringe a confrontarsi con le manifestazioni della sua ansia e a imparare che chiedere aiuto può essere un atto altrettanto coraggioso che proteggere la sua città dal male.

Il rilascio digitale avviene in collaborazione con il Kevin Love Fund e sarà incorporato come parte del nuovo piano di lezioni del fondo incentrato sulla salute mentale, “The Hero Within”. Il piano didattico invita gli studenti a raccontare la propria storia attraverso la lente della consapevolezza della salute mentale, grazie a un programma interattivo che comprende un’attività creativa di storyboard.

Miles rappresenta molti di noi che fanno del loro meglio nella vita di tutti i giorni“, ha dichiarato Jarelle Dampier, regista di “The Spider Within“. “Spesso non ci rendiamo conto di tutto quello che abbiamo passato finché il nostro corpo non ci costringe a prendere coscienza della sua esperienza. Il mio intento è che ‘Il ragno dentro’ possa motivare conversazioni più profonde tra amici e familiari sui loro percorsi di salute mentale – e spero che sia una lettera d’amore per coloro che adorano Miles Morales“.

Il fondatore dei KLF, giocatore di basket professionista e sostenitore della salute mentale, Kevin Love, ha dichiarato: “La mia speranza per il cortometraggio è che tutti, specialmente i giovani, capiscano che i propri sentimenti sono validi e che non si è soli“.

Love ha continuato: “Lo si vede con Spider-Man nel cortometraggio, dove Miles ha un confidente fidato. È in grado di fare una passeggiata con suo padre e di esprimere quello che sta passando. Tutti noi possiamo imparare da questo: quanto sia importante rivolgersi a qualcuno, esprimere le proprie emozioni, dire la propria verità e non tenersi tutto dentro”.

The Spider Within: A Spider-Verse Story ha debuttato ad Annecy nel 2023 ed è stato sviluppato e prodotto durante l’anno inaugurale del programma Leading and Empowering New Storytellers (LENS) di Sony Pictures Animation e Sony Pictures Imageworks, un programma di formazione alla leadership della durata di nove mesi che offre ai candidati provenienti da gruppi sottorappresentati l’opportunità di acquisire una preziosa esperienza di leadership nell’animazione. Il risultato finale del programma è un cortometraggio completamente originale, ambientato nel mondo esistente di un lungometraggio prodotto da Sony Pictures Animation e Sony Pictures Imageworks.

 
 

The Spellbound: la recensione del film di Pascal Bonitzer #NoirinFest

The Spellbound film

Ci sono poche cose pericolose come le ossessioni generate dall’amore, e proprio intorno a tale sentimento si costruisce il nuovo film del regista francese Pascal Bonitzer, dal titolo The Spellbound. Noto per aver precedentemente realizzato titoli come Encore e Piccoli tradimenti, egli si affida ora per il suo nuovo lungometraggio ad un racconto dello scrittore Henry James, intitolato The Way it Came. Nasce da qui una storia che fa del proprio mistero continuo il suo punto di forza, gettando lo spettatore nel vortice di una vicenda più complessa di quello che potrebbe sembrare. Tra inganni e piccoli ma decisivi dettagli, l’amore diventa il teatro ideale tanto per la vita quanto per la morte.

Presentato in concorso alla 30° edizione del Noir in Festival, il film ha per protagonista la disincantata Coline (Sara Giraudeau). In cerca di un’occupazione stabile, questa inizia a scrivere per una rubrica mensile intitolata “La storia del mese”. Per il suo primo articolo le viene affidato il caso di Simon (Nicolas Duvauchelle). L’uomo, che abita in una remota baita sui Pirenei, racconta infatti di aver visto il fantasma di sua madre al momento del trapasso di questa. Scettica circa la realisticità dell’evento, Coline si mette in marcia per incontrare Simon. Parlando con questi, la donna si ritrova coinvolta in un gioco di seduzione quantomai insolito, scoprendo a sue spese che i fantasmi possono essere più reali di quanto si creda.

Un noir tra amore e incanto

The Spellbound è traducibile in italiano come “Gli incantati“, e descrive perfettamente i due protagonisti della storia. Coline appare essere una donna senza grandi certezze nella vita, alla ricerca di qualcosa di vero a cui potersi aggrappare. Simon, in modo simile, sembra aver perso ogni contatto con la realtà, ritirandosi ad una vera e propria vita da eremita. Per loro sembra non poterci essere più magia, eppure, come sempre accade, questa si presenta nel momento più inaspettato. Prima di vedere ciò, però, Bonitzer sceglie di mostrarci i personaggi per come saranno alla fine del viaggio.

La scena d’apertura del film, infatti, si svolge a tre anni di distanza dagli eventi poi narrati. Ha così inizio un viaggio a ritroso, che permette tanto di confrontare il dopo con il prima, quanto di entrare nel cuore delle tematiche del film. Quella che apparentemente sembra essere una classica storia d’amore, possessione e ossessione, svela in realtà significati più nascosti e affascinanti. L’intera opera si muove infatti su un costante equilibrio tra la vita e la morte, e al centro di questi due valori si trova naturalmente l’amore.

Bonitzer si sbilancia ora verso il primo ora verso il secondo in base a chi tra Coline e Simon assume maggior rilevanza. Se la prima è alla disperata ricerca di qualcosa di vivo, altrettanto non si può dire dell’uomo. Con il progredire della storia, il confine tra vita e morte diverrà sempre più labile, lasciando ai personaggi il compito di scegliere da quale parte stare. L’amore, che può ferire o uccidere, diventa allora il pretesto per raccontare tale eterno conflitto, attraverso il quale si cerca di indagare l’animo umano e il suo rapporto con tali sentimenti.

The Spellbound recensione

The Spellbound: la recensione

Rarefatto come l’aria delle montagne dove si svolge buona parte della storia, The Spellbound ricorda per atmosfera un’opera come Personal Shopper. Anche in questa, infatti, vi è l’elemento metafisico del fantasma, e anche in questo si cercavano risposte all’elaborazione del lutto. Meno compiuto del film di Assayas, questo di Bonitzer pecca forse di uno svolgimento non sempre all’altezza del materiale di partenza. Alcuni passaggi narrativi sembrano infatti rallentati da un gioco ad inizi poco evidente, che se da un lato può stimolare la visione di alcuni spettatori, dall’altro rischia di spazientire chi è meno disposto a concedere il proprio tempo.

Se c’è un elemento di forza evidente nel film, oltre al suo mistero generale, è però senza dubbio la presenza dell’attrice protagonista. Sara Giraudeau, con i suoi grandi occhi blu, incarna perfettamente l’incanto del titolo, riuscendo infine a far sviluppare un certo trasporto nei suoi confronti. Grazie a lei, Bonitzer ha modo di condurre fino alla fine il gioco del suo film, che seppur imperfetto presenta ugualmente elementi su cui poter riflettere. Ancora una volta, a chi vorrà lasciarsi possedere, sarà possibile accedere a chiavi di lettura di non immediata comprensione.

 
 

The Specials: la recensione del film con Vincent Cassel #RFF15

The Specials film

Prendersi cura di chi ne ha bisogno non è affatto un compito semplice, ma vedere poi il sorriso sul loro volto ripaga di ogni fatica. Lo sa bene Bruno Haroche, protagonista del film The Specials, il quale è in costante azione per essere sempre presente per gli altri. Una vita frenetica che di privato ha ben poco, ma da cui si possono imparare grandi valori, che il film aspira e riesce a comunicare con grande intensità. Presentato ad Alice nella città, in concomitanza con la Festa del Cinema di Roma, il film vanta in realtà un già lungo e glorioso percorso. Ha infatti fatto parte della sezione Fuori Concorso del Festival di Cannes 2019, per poi ottenere ben 8 nomination ai premi César. Il film diretto da Olivier Nakache ed Éric Toledano, già autori di Quasi amici, è infatti un toccante racconto che, senza risultare smielato, esalta la diversità e la necessità di prendersene cura.

Protagonisti del film sono Bruno e Malik, interpretati dagli attori Vincent Cassel e Reda Kateb. Amici da ormai quasi vent’anni, questi gestiscono due associazioni con un fine comune: salvare dalla strada ragazzi problematici per formarli e insegnargli a prendersi cura di bambini e ragazzi autistici. I due, infatti, hanno costruito la loro popolarità sulla capacità di occuparsi di quei casi definiti “estremamente complessi” e rifiutati da tutte le altre istituzioni di questo tipo. La loro lotta per salvare i dimenticati, però, si ritrova a vivere un incerto futuro nel momento in cui due ispettori governativi si recano da loro per svolgere alcune indagini. L’uomo dovrà fare affidamento sulla bontà delle sue azioni per riuscire a dare ancora una casa a quanti ne hanno bisogno.

The Specials: fare del bene oltre la legge

Quanto narrato dai due registi francesi si basa sulla reale associazione di Stéphane Benhamou, specializzato nella cura di bambini e ragazzi autistici. Vere sono anche le vicende giudiziarie che hanno portato, solo di recente, all’emanazione di un permesso a tempo indefinito per lo svolgimento delle attività. È anche a partire da questo documento che Nakache e Toledano scrivono la sceneggiatura, puntando così ad esaltare due tematiche particolarmente attuali e sempre troppo poco trattate. La prima, come già accennato, è quella relativa alla necessità di opere di bene senza doppi fini. Per tutto il film si assiste alle fatiche di Bruno e Malik nel tentare di dare completa dignità a persone affette dalla citata sindrome. Un compito tutt’altro che semplice, dove ogni caso è unico e necessità di trattamenti specifici.

Ne sono un esempio perfetto Joseph e Valentìn, i due giovani su cui si concentra molto del film, fornendo un ritratto realistico e sincero della loro condizione. Tale aspetto di umanità si va però a scontrare con la fredda burocrazia, che penalizza chi non risulta in regola secondo criteri talvolta estranei agli obiettivi. Lo spettatore è consapevole sin da subito di questa minaccia nei confronti dell’associazione di Bruno. Una volta introdotta, questa è però lasciata più in secondo piano di quello che ci si potrebbe aspettare. L’attenzione si rivolge infatti sull’attività del protagonista, mostrandoci la sua inossidabile forza di volontà. Un bisogno di fare del bene, il suo, che all’occhio cinico potrebbe nascondere qualcosa. Eppure, nonostante tutte le indagini nei suoi confronti emerge solo il desiderio di aiutare il prossimo.

The Specials recensione

The Specials: la recensione

I valori e le tematiche trattate nel film risultano spesso essere un terreno insidioso. Parlare di diversità è tanto giusto quanto delicato, e non sono molti i film che riescono a farlo senza scadere nel banale. The Specials sembra trovare la giusta chiave a riguardo, affrontando il tutto non con gravità ma con la giusta attenzione. Attenzione che si ritrova nella volontà di utilizzare vere persone autistiche nei ruoli che prevedono tale sindrome, come anche nel costruire scene non secondo un ricercato gusto estetico quanto secondo un bisogno di verità. Nel momento in cui si ottiene questa, inevitabilmente il film risulta anche bello da vedere.

Tutto ciò viene infatti portato in scena con una grande semplicità nella scrittura e nella sua messa in scena. I registi non ricercano lo spettacolo visivo consapevoli che quanto viene narrato è già straordinario di suo. Si limitano così a portare sul grande schermo una realtà e una condizione spesso sottovalutata, lasciando che siano le immagini a denunciare le azioni che andrebbero compiute in sostegno di questa, e non in suo contrasto. Condito di grande umorismo, che non nasce da un sentimento di compassione, il film riesce così a divertire e commuovere. Perché risulta difficile rimanere impassibili nel momento in cui si assiste a tanta genuina bontà.

https://www.youtube.com/watch?v=u-vXkBFIXQo

 
 

The Specials – Fuori dal comune: trama, cast e la vera storia dietro al film

The Specials - Fuori dal comune film

In tante occasioni nel corso della sua storia il cinema ha avuto modo di raccontare la diversità e le disabilità esistenti nel nostro mondo. Tematiche sempre attuali, le quali non sempre trovano terreno fertile per dibattiti, ma che grazie ai film che le trattano riscontrano una sempre maggiore attenzione nella nostra contemporaneità. Uno dei più recenti e acclamati film ad affrontare proprio questo argomento è The Specials – Fuori dal comune (qui la recensione), film francese del 2019 diretto dai registi Olivier Nakache e Eric Toledano, già autori di Quasi amici, altro titolo in cui veniva affrontata la disabilità.

Ispirato ad una storia vera, il loro film è un toccante racconto che, senza risultare smielato, esalta la diversità e la necessità di prendersene cura. Allo stesso tempo, il film ribadisce la necessità di un sistema politico che garantisca e supporti le iniziative in favore di quanti lottano con esistenze problematiche. Presentato Fuori Concorso al Festival di Cannes e poi candidato a ben 8 premi César, tra cui miglior film, The Specials – Fuori dal comune si apre a poco a poco al suo spettatore, facendosi scoprire e apprezzare proprio per la sua delicatezza e sincerità nel racconto.

Interpretato da due celebri attori francesi, che impreziosiscono il film con la loro presenza, The Special – Fuori dal comune è dunque un titolo da non perdere, poiché tratta quanto fin qui descritto in modo diverso da altri titoli simili, con una leggerezza che rende il tutto più fruibile e apprezzabile. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, alla storia vera e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Specials – Fuori dal comune: la trama del film e la storia vera

Protagonisti del film sono Bruno e Malik, amici da ormai quasi vent’anni e gestori di due associazioni con un fine comune: salvare dalla strada ragazzi problematici per formarli e insegnargli a prendersi cura di bambini e ragazzi autistici. I due, infatti, hanno costruito la loro popolarità sulla capacità di occuparsi di quei casi definiti “estremamente complessi” e rifiutati da tutte le altre istituzioni di questo tipo. La loro lotta per salvare i dimenticati, però, si ritrova a vivere un incerto futuro nel momento in cui due ispettori governativi si recano da loro per svolgere alcune indagini. I due dovranno fare affidamento sulla bontà delle loro azioni per riuscire a dare ancora una casa a quanti ne hanno bisogno.

Come accennato, il film è ispirato ad una storia vera. Questa ha per protagonista Stéphane Benhamou, fondatore dell’associazione Le Silence des Justes, specializzata nella cura di bambini e adolescenti autistici, favorendo la loro integrazione nella società. Vere sono anche le vicende giudiziarie raccontate nel film e con cui Stéphane si è dovuto scontrare in prima persona. L’IGAS, l’ispettorato francese degli affari sociali, infatti, ha condotto alcune indagini sulle metodologie e le licenze in possesso di Benhamou. Di fronte ai suoi risultati e alla sua bontà d’animo, però, anche la legge si è dovuta arrendere, dando vita all’emanazione di un permesso a tempo indefinito per lo svolgimento delle attività dell’associazione.

The Specials - Fuori dal comune storia vera

The Specials – Fuori dal comune: il cast del film

Ad interpretare Bruno e Malik vi sono due celebri interpreti del cinema francese e internazionale. Il primo ha infatti il volto di Vincent Cassel, il quale ha raccontato di essersi preparato al ruolo incontrando diverse persone che svolgono quel tipo di attività. Parlando con loro ha avuto modo di comprendere meglio quella realtà e di ciò che occorre per poter aiutare davvero i ragazzi affetti da autismo con i quali ci si relaziona. Per la sua intensa interpretazione, Cassel è poi stato candidato come miglior attore ai premi César, senza però riportare la vittoria. Nel ruolo di Malik, invece, vi è l’attore Reda Kateb.

Kateb, di origini algerine, si è distinto sin dal suo film di debutto, Il profeta. In seguito si è distinto in film come Subemergence, Fratelli nemici e Wolf Call – Minaccia in alto mare. Anche lui, come Cassel, si è documentato a lungo sul suo ruolo, ottenendo poi a sua volta una nomination come miglior attore ai premi César. Nel film vi è poi l’attrice Hélène Vincent nei panni di Hélène, madre di uno dei ragazzi autistici, mentre Benjamin Lesieur è Joseph. Frédéric Pierrot è invece l’ispettore dell’IGAS. Nel film, per i ruoli dei ragazzi autisti sono poi stati scelti attori non professionisti realmente affetti da questa sindrome, che hanno così portato ulteriore realismo al film.

The Specials – Fuori dal comune: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di The Specials – Fuori dal comune grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes e Now. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 30 marzo alle ore 21:20 sul canale Rai 3.

Fonte: IMDb