A 10 anni dalla scomparsa del
Campione Marco Simoncelli (20 gennaio 1987 – 23
ottobre 2011), arriva nelle sale SIC, il
documentario Sky Original prodotto da
Sky, Fremantle Italy e
Mowe, distribuito come uscita
evento al cinema da Nexo Digital solo
il 28 e 29 dicembre (elenco sale a breve su
nexodigital.it e prevendite aperte dal 9
dicembre).
SIC
restituisce il ritratto intenso ed emozionante di un
campione unico. Racconta una storia, quella di un bambino
che aveva un sogno più grande dei propri limiti e che ha fatto di
tutto per realizzarlo. Racconta del coraggio, al quale tutti
abbiamo fatto ricorso, necessario per affrontare sfide che abbiamo
ritenuto al di fuori della nostra portata. E lo racconta attraverso
l’epopea della stagione 2008 che decreterà Marco Simoncelli
Campione del Mondo Classe 250cc. Un mondiale iniziato da
outsider, sofferto, strenuamente voluto, sorprendentemente meritato
che porterà alla ribalta del mondo un nuovo talento italiano
guascone, tostissimo e sempre sorridente.
Ma SIC
racconta anche la vita di un bambino e poi di ragazzo allegro e
scanzonato sempre pronto a divertirsi e a divertire con una battuta
o mettendo un’auto di traverso tra le vie di Coriano, il tranquillo
paese della “Motor Valley” romagnola dove è nato. Un ragazzo che,
con le foto di Valentino Rossi nel diario, era convinto di
diventare un giorno anche lui un “World Champion”.
Ad arricchire il racconto, le
testimonianze e i ricordi di chi ha vissuto insieme a lui a
cominciare dal padre, l’onnipresente Paolo
Simoncelli, la storica fidanzata Kate
Fretti, il compagno di mille sfide alla “cava”,
nonché idolo e amico Valentino Rossi, il pilota
Mattia Pasini amico d’infanzia e primo compagno di
team ai tempi delle gare in minimoto, Carlo Pernat il
manager del motomondiale con la “M” maiuscola, Paolo Beltramo,
amico di Marco e storico inviato dai box, l’avversario più ostico
lo spagnolo Alvaro Bautista, il poetico Dottor Claudio Costa, il
preparatore atletico Carlo Casabianca, l’artista dei caschi Aldo
Drudi, i membri della squadra che insieme a lui hanno reso
possibile la vittoria del mondiale, il capo tecnico Aligi
Deganello, il meccanico Sanzio “Malabrocca”
Raffaelli, l’allora direttore gestione sportiva gruppo
Piaggio Giampiero Sacchi, e poi gli amici di
sempre, quelli coi quali fare “lo scemo” e festeggiare al termine
di ogni gara; il tutto arricchito con le inimitabili telecronache
di Guido Meda , l’”Omero” delle due ruote. Ognuno
di loro descrive un tratto, svela un ricordo, fissa un momento di
Marco Simoncelli e della sua vita, rendendo il docufilm un racconto
unico, intenso, positivo.
La colonna sonora originale di
SIC è firmata dai
Mokadelic, già autori, tra le numerose produzioni,
delle musiche di Gomorra-La Serie.
SIC è un
docufilm diretto da Alice Filippi (“Sul più
bello”, “’78 – Vai piano ma vinci”), scritto con
Vanessa Picciarelli e Francesco
Scarrone e prodotto da Gabriele Immirzi e
Ettore Paternò per Fremantle, Roberta
Trovato per Mowe e Roberto Pisoni per
Sky. SIC è realizzato grazie al
contributo della Regione Emilia-Romagna e il
supporto di Emilia-Romagna Film Commission. È distribuito al cinema
da Nexo Digital in collaborazione con i media partner Radio DEEJAY,
MOTO SPRINT, MYmovies.it.
Un nuovo inizio, verso un futuro di
speranza, dopo due anni particolarmente difficili, è questo che si
prefigge di essere la SIC: 37° Settimana internazionale
della Critica. Cristiana Paternò,
Presidente del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani
(SNCCI), e Beatrice Fiorentino, Delegata Generale
della 37. Settimana Internazionale della Critica, hanno presentato
un programma ricco e interessante, che propone sogni e colori,
l’augurio di tornare a vivere la comunità.
Come quello che racconta il poster
di questa edizione, realizzato da Emiliano
Mammucari, Mauro Uzzeo e Fabrizio
Verrocchi: una Furiosa fluida, rock, in mezzo alla gente e
a sguardi, volti e storie che cominciano a ricolorarsi, in
continuazione narrativa con il poster dello scorso anno,
completamente in bianco e nero, realizzato dalla stessa squadra
creativa con l’intenzione di portare avanti un racconto unico, che
da Embracing Again, il tornare in sala a
riabbracciarsi, prosegue con Creature in Eterno
Movimento, il ritorno all’esistenza, al racconto, alla
strada da percorrere.
“Lo sguardo del cinema
contemporaneo si sofferma, ora più che mai, sull’essere,
sull’esistere nonostante tutto. Siamo storie in movimento e
scorriamo libere tra le strade, incrociandoci tra i conflitti,
sfiorandoci nelle intenzioni, guardandoci per un istante appena e
cercando tra gli sguardi la risposta a tutto quello che
verrà.”
SIC: 37° Settimana internazionale
della Critica – il poster
La presentazione del programma della
SIC si è aperta con un appello da parte di Paternò, in difesa e
sostegno di Jafar Panahi, Mohammad Rasoulof e
Mostafa Aleahmad, registi iraniani imprigionati
dal paese per aver “scritto una lettera“, ovvero per aver
commesso un reato di opinione, “condannati al carcere senza
processo, atti di provocazione contro la comunità di di
intellettuali iraniani.”
Quando si parla di nuovo percorso si
parla anche di innovazione e così SIC: 37° Settimana
internazionale della Critica ha presentato anche il suo
nuovo logo, che rappresenta un’apertura verso il futuro.
“Il
pennino indicava solo la critica scritta –
spiega Paternò
– Oggi con il multimediale vogliamo guardare avanti. Ma con un’idea
di dialogo, il logo è uno schermo aperto, una rottura della quarta
parete, il desiderio di comunicare tra critica, autori e
spettatori.”
Oltre al logo SIC rinnova anche gli
spazi e la sigla. Nasce la Casa della Critica, uno spazio dedicato
a incontri, delegazioni e sponsor, mentre la nuova sigla,
realizzata da Frame by Frame, che ha sviluppato la
prima sigla realizzata con l’ausilio dell’intelligenza artificiale.
“L’idea sperimentale è stata accolta con entusiasmo,
confermando ancora una volta lo spirito di rinnovamento che
definisce da sempre la SIC come luogo per eccellenza deputato alla
scoperta di nuovi talenti.” Si legge nel comunicato
stampa.
La Delegata Fiorentino ha poi
presentato il programma del concorso di lunghi e corti, dicendosi
molto emozionata per questa ripartenza, questo “ano zero”.
“Il 2022 è un anno zero da cui ripartire, perché siamo
consapevoli che veniamo da due anni molto difficili segnati da
pandemia e calamità – ha spiegato Beatrice
Fiorentino – E questa vuole essere una sorta di
reazione. Siamo quindi proiettati verso quello che sarà, non verso
quello che è stato. Nella scelta delle pellicole della nostra
selezione, siamo andati
in direzione di una possibile rinascita, fosse anche solo un
augurio viscerale di pancia e cuore, sperando che tra qualche mese
ci siamo lasciati tutto alle spalle.”
Dopo il periodo di buio, il comitato
di selezione è andato in una direzione opposta, “andiamo verso
colore, spazio aperto, comunità – continua Fiorentino – I
personaggi della selezione sono tutti idealisti e sognatori, tutti
lottano per un futuro migliore. E inclusiva è stata anche la SIC,
dal punto di vista di registi, di attori, con titoli accoglienti e
accessibili, senza perdere in complessità. Questo vuole essere un
segnale di fiducia nei confronti dell’industria che in questo
momento è particolarmente in difficoltà. È una SIC che va verso il
pubblico ed è radicalmente queer. Questa è
diventata LA questione: il dato politico è che lo schema binario
maschile femminile è superato. Questi film sono stati scelti perché
sono belli, abbiamo riconosciuto in loro un segno importante,
perché prevediamo per i registi che li hanno realizzati un grande
futuro e perché insieme offrono una lettura ampia della
realtà.”
SIC: 37° Settimana internazionale
della Critica, il programma
CONCORSO
Anhell69 di
Theo Montoya (Colombia): nasce nella giovane
comunità queer di Medellin, ma non è un documentario. È un viaggio
sentimentale tra corpi e fantasmi, una città violenta tra sogni e
prospettive. La fotografia di una generazione senza futuro ma che
non perde la speranza e il sogno, è una dichiarazione d’amore per
il cinema, laddove intorno c’è morte, il cinema salva le vite.
Beating Sun – Tant que le
soleil frappe di Philippe Petit
(Francia): è il perno intorno al quale gira il programma. La storia
di un architetto che ha il sogno di riqualificare la piazza di un
quartiere di Marsiglia. Questo sogno di tornare alla piazza, e alla
vita insieme, in uno spazio simbolico ma concreto, racconta
benissimo il nostro presente. Un esempio di cinema civile e
politico, che invita al ritorno alla comunità.
Dogborn di
Isabella Carbonell (Svezia): racconta la storia di
due gemelli, fratello e sorella senza tetto, due randagi della vita
che lottano per il loro futuro in una società durissima. Il film
nasce da esperienza raccolta in prima persona. Il film è sempre
attaccato ai corpi, raccoglie segnali, urla e silenzi, un racconto
di esclusi, una discesa all’inferno ma anche una possibile
rinascita.
Eismayer di
David Wagner (Austria): un esordio stilisticamente
molto maturo, rigoroso e pudico. Si lavora sulle ellissi e per
sottrazione, ispirato a persone vere. Eismayer è un ufficiale
dell’esercito, un uomo d’acciaio, gay, che si trova di fronte ad
una scelta importante nella sua vita. La cosa interessante è la
padronanza assoluta dei codici del cinema di genere. Rom-com
etero-normata e contemporaneamente soldier movie, il film riscrive
i codici del linguaggio sullo schermo.
Have you seen this Woman? –
Da li ste videli ovu zenu? di Dusan Zoric
e Matija Gluscevic (Serbia): è il più spiazzante
della selezione, sono tre declinazioni di un possibile femminile,
sempre scomodo e corrosivo. C’è questo corpo politico, per il suo
ingombro, è un corpo non conforme e ribelle, alla conquista dello
schermo e del suo spazio nel mondo, una donna che fugge dal ruolo
che la società le vuole imporre. Il film può infastidire ma non
lasciare indifferenti.
Margini di
Niccolò Falsetti (Italia): il colpo di fulmine,
una cotta adolescenziale. Cinema popolare ambientato nella
provincia toscana alla fine degli anni 2000. Una commedia punk,
sincera e vitale. Anche i protagonisti di questo film sono dei
sognatori. sono tre e hanno una band ma non riescono a sfondare. Il
film fa divertire e sorridere ma offre anche uno specchio in questi
ambiziosi protagonisti che devono fare i conti con una realtà che
sta loro stretta. Sguardo pop e affettuoso, ma anche politico.
Skin Deep di
Alex Schaad (Germania): è il film più radicale,
spiazzante, con atmosfere alla Midsommar con un
gioco di identità che si mescolano. Una folgorazione per questa sua
difficile classificazione, è un thriller psicologico o filosofico o
un potenziale body horror che evolve in un estremo atto d’amore. il
film è soprattutto una riflessione transgenere, sulle leggi
dell’attrazione dei corpi. Il film sfida le convenzioni dallo
schema della binarietà.
FUORI CONCORSO
Film d’apertura
Three Nights a Week – Trois
nuits par semaine di Florent Gouelou
(Francia): andiamo verso luce, colore e amore. Un proseguimento
naturale dell’apertura della selezione dei corti, il tema è
l’identità attraverso il corpo e il racconto di sé attraverso
l’immagine, una storia d’amore nel mondo delle drag queen visto
dall’interno.
Film di Chiusura
Queens – Malikates
di Yasmine Berkiran (Marocco): racconta di tre
donne in fuga dalla polizia, un viaggio verso le coste
dell’Atlantico e verso una possibilità di futuro, che dietro una
apparenza di leggerezza, abbraccia temi importanti. Essere
femministe in Marocco è un po’ più difficile che esserlo in Italia,
il film è anche un inno alle donne del cinema.
Proiezione Speciale (in
collaborazione con Venezia 79)
Blood – O Sangue di Pedro
Costa (Portogallo): versione restaurata del film.
CORTOMETRAGGI
Concorso
Albertine Where are you? di Maria
Guidone: filmmaker puglierse con una sensibilità fuori dal
comune. Maria ci porta al tempo di un’estate e di un amore non
convenzionale, sulla scia di Proust.
Come le lumache – Like Snails di
Margherita Panizon: un coming of age
stracolmo di grazia, di una freschezza autentica e aurorale, con
temi tutt’altro che banali, attraverso l’incontro di due diversità,
di due solitudini, di due ragazzini che si specchiano l’uno
nell’altro. Il corto racconta l’eterno dramma delle
migrazioni.
Nostos di Mauro Zingarelli:
fantascienza distopica, un racconto proiettato nel futuro, nei
panni di due riciclanti che lottano per la sopravvivenza, nella
speranza di un mondo migliore.
Puiet – Sapling di Lorenzo
Fabbro e Bronte Stahl: un piccolo
documentario e insieme un racconto contemporaneo, ambientato nella
quotidianità della Transilvania, in cui un ragazzino di campagna è
ansioso di diventare grande e di trovare il suo posto tra gli
adulti. Parabola intima di chi cerca il suo posto nel mondo.
Reginetta di Federico
Russotto: body horror. Si muove con destrezza nelle
coordinate del cinema di genere e sceglie di ambientare nel passato
temi attualissimi. Aspettative sul corpo della donna, modello di
bellezza, l’avidità e l’ambizione. Tutto diventa un incubo per la
protagonista.
Resti – Remains di Federico
Fadiga: si lavora su una materia quasi dimenticata che si
chiama emozione, si lavora sulla memoria e sul segno, sul tempo che
passa e l’emozione che resta che dice molto di più di quello che
mostra.
La stanza Lucida – Lucid room di
Chiara Caterina: Caterina è una creatrice di
immagini-cinema, sa cogliere il perturbante nella quotidianità, le
modalità di racconto sono spiazzanti e sorprendenti. Un uomo
tornato a casa dopo la fine di un amore ed elabora quel dolore
attraverso un sogno lucido.
Fuori Concorso
Corto di apertura
Pinned into a dress di Gianlcua
Matarrese e Guillame Thomas: Il film ha
molto a che fare con il discorso sulla mortificazione del corpo. Al
centro Miss Fame (nome d’arte di Kurtis Dam-Mikkelsen), con il
rapporto sadomaso con il suo corpo, un’identità fluida e il proprio
futuro. Fare i conti con la costante narrazione di sé e le zone
d’ombra dietro a una vita sotto i riflettori.
Corto di chiusura
Happy Birthday di
Giorgio Ferrero: Piccola storia al femminile in un
mondo funestato da pandemia e guerra, una possibile speranza arriva
dalla connessione spontanea con la rete di due giovani donne
accomunate da un ideale di pace e da una stranezza, il compleanno
il 29 febbraio. Girato a Mosca nel marzo del 2022, tutto realizzato
da remoto, tra Italia e Uzbekistan.
Con poche eccezioni, i titoli della
selezione provengono principalmente dall’Europa, come già
verificatosi nella selezione della Quinzaine des
réalisateurs di Cannes 2022. Secondo Beatrice Fiorentino la
mancanza di proposte da altre parti del mondo è sintomatica di un
nuovo stato delle cose: “Credo sia logico dedurre che le
difficoltà che stiamo attraversando (effetti della pandemia
sull’industria dell’audiovisivo) avranno un certo peso in alcuni
Paesi ricchi e un altro peso in Paesi in cui c’è già un tessuto
economico debole. A questo si aggiungono anche problemi politici e
culturali, che in alcuni casi inaspriscono la situazione.”
L’incontro si è concluso con la
dedica di questa edizione della SIC a Mantas
Kvedaravicius, il regista lituano “deceduto a soli 45
anni in Ucraina, durante una guerra assurda che si consuma alle
porte dell’Europa nel 2022.”
La SIC: 37° Settimana
internazionale della Critica si svolgerà dal 31
agosto al 10 settembre 2022.
Sibyl – Labirinti di
donna è diretto da Justine Triet e vede
fianco a fianco due tra le attrici più interessanti del cinema
francese e internazionale: Virginie Efira e
Adèle Exarchopoulos, entrambe fresche di successo
all’ultimo festival di Cannes dove sono state protagoniste,
rispettivamente, di Benedetta di Paul Verhoeven e
dell’esordio di Julie Lecoustre ed
Emmanuel Marre, Zero Fucks Given. Il film è in sala dal 2
settembre distribuito da Valmyn.
Sibyl – Labirinti di donna, la trama
In SIBYL Efira
interpreta Sibyl, una scrittrice ha abbandonato la scrittura per
diventare psicologa. Con il tempo, però, presa dal desiderio di
scrivere decide di lasciare la maggior parte dei suoi pazienti e
comincia a immaginare la trama del suo nuovo romanzo. Mentre è in
cerca dell’ispirazione, però, viene contatta da Margot
(Adèle Exarchopoulos), una giovane attrice in
difficoltà, che la prega di vederla e Sybil accetta. Nel pieno di
un dramma passionale sul set del film che sta girando, che
coinvolge l’attore principale e la regista, Margot si racconta
senza inibizioni, mentre Sibyl ne resta sempre più affascinata,
registrando segretamente le loro conversazioni e prendendo da esse
materiale per il suo romanzo…
Sarà presentato in concorso alla
BerlinaleSiberia, il nuovo film del regista Abel
Ferrara che vede protagonista assoluto l’attore
Willem Dafoe.
Nel cast del film anche
Dounia Sichov nel ruolo della ex moglie del
protagonista, insieme a Simon McBurney, Cristina Chiriac ,
Valentina Rozumenko, Daniel Giménez Cacho, Phil Neilson, Fabio
Pagano, Anna Ferrara, Laurentio Arnatsiaq e Ulrike
Willenbacher
Siberia è una produzione
Vivo film con Rai Cinema, maze pictures e
Piano, in associazione con Faliro House, Rimsky
Productions, Talipot Studio, CTT e Bavaria
Filmproduktion, con il sostegno di MIBACT – Direzione
Generale Cinema e Audiovisivo, Deutscher Filmförderfonds
(DFFF), IDM Südtirol, FilmFernsehFonds Bayern,
Regione Lazio e Fondo Regionale per il Cinema e
l’Audiovisivo, EFICINE. Prodotto da Marta
Donzelli e Gregorio Paonessa, Philipp Kreuzer,
Jörg Schulze, Julio Chavezmontes, Diana
Phillips, produttori associati Christos V.
Konstantakopoulos, Michael Weber, Michel Merkt,
Alessio Lazzareschi, Regina García Solórzano. Vendite
internazionali: The Match Factory.
Siberia: la trama
Nel film Clint è un uomo
tormentato. Si è ritirato in una baracca isolata tra i ghiacci,
nella speranza di ritrovare la serenità. Gestisce un piccolo
locale, frequentato dai rari viaggiatori di passaggio e dai pochi
abitanti della zona. Ma neanche in questo isolamento riesce a
trovare pace. Una sera, con la sua slitta e i suoi cani, si mette
in viaggio verso il mondo che un tempo conosceva, nel tentativo di
affrontare se stesso. È un viaggio nei sogni, nella memoria e
nell’immaginazione, alla ricerca della sua vera natura.
Dopo essere stato presentato in
Concorso alla 70.Berlinale,
arriva al cinema dal 20 agostoSIBERIA,
l’ultimo film di Abel Ferrara – una produzione
Vivo film con Rai Cinema,
maze pictures e Piano – che segna
una nuova collaborazione tra il regista di Il cattivo
tenente e Fratelli, da oltre quarant’anni tra le voci
più originali e riconosciute del cinema contemporaneo, e Willem Dafoe, dopo New Rose Hotel, Go Go
Tales, 4:44 Last Day on Earth, Pasolini, Tommaso. Un film
onirico e coraggioso che è anche un’indagine profonda e pericolosa
nell’inconscio del suo protagonista.
In arrivo nelle sale a partire dal
20 agosto (elenco a breve su nexodigital.it), SIBERIA
è un viaggio visionario che ci conduce nella vita di Clint, un uomo
tormentato che si è ritirato in una baracca isolata tra i ghiacci,
nella speranza di ritrovare la serenità. Clint gestisce un piccolo
locale, frequentato dai rari viaggiatori di passaggio e dai pochi
abitanti della zona. Ma neanche in questo isolamento riesce a
trovare pace. Una sera, con la sua slitta e i suoi cani, si mette
in viaggio verso il mondo che un tempo conosceva, nel tentativo di
affrontare se stesso. Un viaggio nei sogni, nella memoria e
nell’immaginazione, alla ricerca della sua vera natura.
Spiega Abel
Ferrara: “Dopo Pasolini questa storia ha iniziato a
prendere forma nella mia mente: immagini assurde, a dir poco
strane, lontane dalla città, lontane dalla modernità. Le ho
lasciate scorrere dentro di me. Un posto, una sorta di universo
alla Jack London, mute di cani, una serie di incontri e di soste
nel corso di un viaggio, segnati da luoghi e tempi selvaggiamente
diversi. Non ho tentato di scrivere una sceneggiatura perfetta, ma
al contrario di raccogliere queste immagini attingendo alla
memoria, cercando di creare delle opportunità, di provocare il
nostro modo di pensare, di comporre un’esperienza da registrare,
sperando che sia abbastanza trasparente e piena di vita da
risuonare negli spettatori. Cose che a volte sono difficili da
spiegare, ma che è sempre interessante tradurre in un’esperienza
puramente cinematografica. Questo non è un addio a quello che ho
fatto e abbiamo fatto sino ad ora – è una continuazione. A partire
dal mio primo film mi sono immerso sempre più nell’oscurità. Nutro
un grande desiderio per quello che il cinema può
essere”.
Aggiunge il distributore
Franco di Sarro per Nexo Digital:
“Siamo molto felici che proprio questo film, particolarmente
apprezzato al Festival di Berlino, sia uno dei primi a tornare in
sala: speriamo che si trasformi in un’occasione di incontro per
tutti gli amanti della cinematografia di Abel Ferrara e che
rappresenti un segnale di ripartenza per tantissime sale sul
territorio”.
Nell’anno del centenario dalla nascita di Alberto Sordi, Sky
Arte celebra il grande attore e regista romano con Siamo
tutti Alberto Sordi?, il docu-film scritto e diretto da
Fabrizio Corallo in onda nel giorno di Pasqua, domenica 12
aprile alle 21.15 su Sky Arte (canali 120 e 400) e alle
21.45 su Sky Cinema Comedy (canale 309).
La narrazione si concentra sul
talento unico e sulla sua personalità più intima mettendone in
risalto non solo la leggendaria vicenda artistica ma soprattutto le
sue doti, spesso profetiche, di interprete/autore capace di
raccontare come nessun altro la commedia umana degli italiani del
secolo scorso.
Il documentario ricostruisce la
vita e l’opera di Sordi nell’arco della sua formazione e del
consolidarsi della sua carriera lunga più di sessant’anni,
raccontandolo attraverso scene cult di alcuni tra i più
significativi dei 187 film da lui interpretati, filmati tratti
dalle sue tante apparizioni televisive e pubbliche, interviste
appositamente realizzate a compagni di lavoro, esponenti di punta
del cinema recente, storici e critici, tutti chiamati a ricordarne
i vari aspetti della sua poliedrica personalità tra riflessioni,
aneddoti, pensieri e curiosità.
Dalla Roma trasteverina,
all’Inghilterra fino ad arrivare anche oltreoceano, il re della
commedia italiana ha portato in scena tanti “mostri” del suo tempo
nei loro aspetti più divertenti. Il film ritratto di Corallo mostra
i suoi più celebri personaggi, ma anche il più segreto e profondo
Alberto Sordi.
Anche Sky Cinema
dedica la sua programmazione per ricordare il grande Alberto Sordi.
Da venerdì 10 a lunedì 13 aprile, Sky Cinema
Comedy (e in streaming su NOW TV) propone 4 giorni di
programmazione h24 dedicati a uno dei più importanti attori del
cinema italiano. Da non perdere dunque il celebre film firmato
Luigi Zampa, Il Medico della Mutua, con una delle
interpretazioni più celebrate di Sordi; la commedia ambientata
nell’antico Egitto Due notti con Cleopatra con
Sophia Loren; Accadde al penitenziario in cui il
secondino Aldo Fabrizi è testimone delle vicende dei vari detenuti
tra cui Sordi, Walter Chiari e Peppino De Filippo; la commedia di
Steno Piccola Posta, con Franca Valeri; il film a
episodi Racconti d’estate con Marcello
Mastroianni; la commedia turistico-sentimentale Brevi amori
a Palma di Majorca con Gino Cervi; Il
Marito in cui Sordi si districa tra gli affari e una
moglie dispotica; e la commedia a episodi di Luigi Zampa, I
Nostri Mariti, con Sordi, Ugo Tognazzi e Lando Buzzanca.
Tutti i titoli – insieme al docu-filmSiamo tutti Alberto
Sordi? – sono disponibili anche nella collezione on demand di
Sky e su NOW TV.
SIAMO TUTTI ALBERTO
SORDI? è una produzione Dean Film e Surf Film realizzata in
collaborazione con Sky Arte e Istituto Luce in onda domenica 12
aprile su Sky Arte alle 21.15 e in streaming su NOW
TV
Abbiamo da poco visto il
The Menu di Mark Mylod nel
quale la cucina veniva rappresentata come un vero e proprio inferno
sulla Terra, qualcosa che ricorda i tanti cooking show tanto di
moda da anni e decisamente più intrigante di altre che si vedono
spesso. Come quella che anche il francese Louis-Julien Petit sceglie per il suo
Sì, Chef! – La Brigade, nei cinema italiani dal 7
dicembre con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.
Le tensioni che si
sviluppano in un ristorante, le sfide che pone, la necessità di
adattarsi, integrarsi o crescere per superarle forniscono spesso
espedienti narrativi a film, italiani o internazionali, che
vogliamo raccontare storie edificanti. O socialmente utili. Come
nel caso del regista in questione, non nuovo a queste ‘missioni’. E
che dopo il Discount del 2014, dove delle
casse automatiche minacciavano l’impiego dei dipendenti, il
Carole Matthieu del 2016, con
Isabelle Adjani al centro di un inquieto dramma su
mobbing e depressione professionale, e Le
invisibili del 2018, ambientato in un centro di
accoglienza femminile, stavolta punta l’obiettivo sull’integrazione
di giovani migranti in una struttura della Francia
settentrionale.
“Sì, Chef!”, agli
ordini di chef Audrey Lamy
Tutto parte dalla
conoscenza della sous-chef Cathy di Audrey Lamy,
vera chiave di volta della vicenda, dalla grande passione e
consapevolezza del suo valore al punto da farsi cacciare da uno dei
ristoranti migliori del Paese. Il sogno è sempre lo stesso, aprire
qualcosa di proprio e conquistare la stella Michelin, ma come?
Trovare un lavoro non è facile come sembra, e quando la necessità
la spinge ad accettare un’offerta piuttosto creativa in una
sperduta località fuori città finisce per ritrovarsi nella mensa di
un centro di accoglienza per giovani migranti. Inizialmente poco
convinta, e per nulla entusiasta, in breve tempo riuscirà a
ritrovare una straordinaria verve e a cambiare le regole del gioco.
Riuscendo a imparare una importante lezione e a raggiungere un
obiettivo che non avrebbe mai immaginato.
A tutti i
costi
Attratto da sempre dalla
commedia sociale, Petit resta su un territorio ben noto, insistendo
su etica e seconde possibilità come temi portante del film, non
così originale come lo si presenta – nonostante l’ispirazione sia
quella della storia vera della chef Catherine Grosjean del lycée
hôtelier di Treignac – eppure ricco di trovate gradevoli e di
alcune interpretazioni convincenti. Da alcune delle
caratterizzazioni dei meno esperti ospiti della struttura, a quella
del François Cluzet di Quasi Amici e la Audrey
Lamy intorno alla quale ruota tutto – e che tutto sostiene
– già agli ordini del regista nel suo precedente film.
A parte l’istintiva
simpatia e partecipazione, però, sono pochi gli appigli cui
aggrapparsi per restare nel film e farsene conquistare
completamente. Soprattutto con una storia che puntando tutto su
genuinità e buone intenzioni procede per scorciatoie ed ellissi
piuttosto importanti. In primis, quella – esagerata al punto da
esser impossibile da giustificare – che porta al finale, perfetto
per la favola moderna che sembra proporsi di essere, ma
narrativamente forzato e dimentico di fin troppi fili abbandonati a
sé stessi.
Arriva
nelle sale italiane il 7 dicembreSì,
chef! – La Brigade, diretto da Louis
Julien-Petit, già autore e regista di Le invisibili. In
occasione della presentazione del film, abbiamo incontrato il
regista che ha risposto a domande e curiosità su questa commedia
dal cuore grande e dal sapore confortante.
-In questo periodo c’è
una vera e propria moda di raccontare storie ambientate in cucina,
sia al cinema che nella serialità. Come mai lo spazio della cucina
si presta così bene a raccontare l’uomo?
La cucina affascina
perché è un microcosmo. Un luogo segreto poco accessibile al grande
pubblico. Per “La Brigade”, sono rimasto affascinato da Catherine
Grosjean, una cuoca che dava lezioni a minori migranti. 100/100
laureati e di successo. Un modello di integrazione là dove tutti
gli altri stigmatizzano queste persone. Mi sono reso conto, durante
la mia indagine, che la cucina francese era stata fatta da
stranieri per anni. Volevo fare un film sulla trasmissione
dell’amore per la cucina, più che sulla sua tecnica. Infatti nel
film la cucina crea un legame tra Cathy e i giovani protagonisti, e
lei riesce a far rivivere loro i ricordi della loro giovane vita
sradicata.
-La storia parla di
seconde possibilità e di imparare a conoscersi. Succede a Marie
Cathy e succede anche ai ragazzi che imparano a conoscere se stessi
e a sapere cosa vogliono attraverso un mestiere. Non le sembra però
che nella vita sia molto difficile concedere seconde
opportunità?
Non è una seconda
possibilità, ma una prima possibilità. Questi giovani arrivano in
Francia per iniziare a vivere, per imparare. La prima cosa che
vogliono è tornare a casa e diffondere la loro conoscenza per
impedire ad altri di attraversare mari e paesi. Sono degli eroi.
Personalmente non l’avrei fatto: lasciare la mia casa a 10 anni… e
penso che non lo faresti neanche tu.
-Il film racconta di
una realtà, quella dei migranti, molto drammatica, ma invece di
metterla in scena attraverso il conflitto, scelta più classica, si
è preferito farlo con un linguaggio emotivo e accogliente. Come
mai?
La commedia sociale è
il genere che lo permette. I protagonisti di questa storia non
hanno niente, quindi hanno tutto da guadagnare. Assistiamo a una
lotta di personaggi ordinari a cui accade una storia straordinaria.
La commedia è invitante in questo senso, il soggetto è condiviso e
lascia spazio alla speranza, alla fine del film.
-Qual è la condizione
degli immigrati in Francia? I giovani che chiedono i documenti
vengono davvero sottoposti a visite mediche così
specifiche?
Sì. Esistono le visite
mediche. In Francia diamo il benvenuto all’Oceano Vichingo. Più
seriamente, il film rende omaggio anche a tutti gli assistenti
sociali che aiutano quotidianamente e con atti pratici affinché
questi giovani possano integrarsi. È difficile togliere l’etichetta
di “migranti”, ma la storia lo ha dimostrato e lo dimostrerà, con
le guerre e il riscaldamento globale, migreremo tutti. Non è una
storia di paesi e di confini, ma di umanità.
-Nel film ha lavorato
con attori navigati come François Cluzet e Audrey Lamy, ma ha anche
avuto intorno tantissimi giovani interpreti. Com’è stato gestire
una tale quantità di attori giovani?
300 giovani coinvolti.
100 hanno partecipato a laboratori teatrali. Ho selezionato 50
persone che hanno iniziato il film. Non avevamo la sceneggiatura o
le scene. Gli spiegavo tutto mentre procedevo. Il film è stato
girato nell’ordine della sceneggiatura. Ho voluto proporre agli
spettatori di assistere all’emancipazione di questi
giovani.
-Nel cinema di oggi la
commedia è solo evasione o, come in questo caso, può essere anche
strumento per accendere una luce sulla contemporaneità e sui suoi
problemi?
François Truffaut
diceva che si va al cinema o per riconoscersi o per divertirsi.
Vorrei fare entrambe le cose. Proporre problemi della società,
cambiare il modo di vedere le cose, toccare la società civile e
talvolta, quando necessario, riflettere sulla disobbedienza civile:
è proibito ma è giusto. Mettere lo spettatore nella condizione di
chiedersi: cosa avresti fatto al posto del personaggio?
Distribuito da I Wonder
Pictures e Unipol Biografilm Collection, Sì,
chef! – La Brigade è al cinema dal 7
dicembre.
Dal 26 febbraio in 700 copie,
Carlo
Verdone torna al cinema con la sua ultima commedia,
Si vive
una volta sola, in cui recita al fianco di
Rocco Papaleo, Max Tortora e Anna
Foglietta.
“Dopo due film fatti solo con
co-protagonisti, avevo voglia di fare un film corale” ha
dichiarato Carlo Verdone, che ripone proprio nella coralità le
aspettative future del suo modo di fare cinema. “condividere i
miei film con altri attori, noti o emergenti, e esaltare il loro
lavoro.”
Per Verdone, “questo era un
film difficile: semplice in apparenza, ma a rischio di diventare
una storiellina. Pieno di momenti intensi che richiedevano un
equilibrio giustissimo negli equivoci e nei colpi di scena. Lo
abbiamo portato a termine grazie all’alchimia tra noi attori, alla
grande concentrazione che abbiamo avuto per arrivare all’equilibrio
perfetto dei toni. È stato difficile ma non faticoso, ora siamo più
amici di prima. Ci sentiamo spesso, e mica solo perché sta uscendo
il film. Ci chiamiamo per chiedere all’altro ‘come stai?’, una cosa
che non fa più nessuno.”
Si vive una volta
sola – amici dentro e fuori dal set
E Anna Foglietta
gli fa eco, aggiungendo: “L’esperienza del set è stata
fortunata, ma ancora di più lo è stata quella fuori. Abbiamo
raggiunto una verità nei rapporti rara e serena, e un grande
spirito di unione. E quella verità nei rapporti sta anche nel film,
è il suo valore aggiunto.” Rocco Papaleo si trova
perfettamente allineato con le dichiarazioni della collega, tanto
che ha scherzato dicendo che “la Foglietta ha detto tutto
quello che volevo dire io”.
Ma una riflessione interessante
arriva da Max Tortora, che dimostra di sapersi tenere in equilibrio
trai toni leggeri e quelli più drammatici: “Carlo ci ha fatto
sentire liberi e protetti, liberi di giocare con i nostri
personaggi, ma protetti dalla sua costante supervisione forte e
autorevole”.
Perfettamente a suo agio nei panni
di regista e protagonista, Verdone lascia anche un commento molto
positivo e incoraggiante sullo stato attuale del cinema, in Italia:
“Il cinema italiano ha ritrovato la fiducia del pubblico perché
si fanno meglio i film, e con più cura. Ci sono tante serie tv,
tanti servizi di streaming, tante partite di calcio in tv. Per
continuare a far tornare il pubblico, per competere con tutta
quest’offerta c’è poco da fare: dobbiamo fare del nostro meglio, e
proporre commedie intelligenti che lascino qualcosa, che sia solo
un gran divertimento o magari anche una critica di costume e
sociale che racconti le fragilità attuali.”
Uscirà al cinema il 26 Novembre
2020 dopo ben nove mesi d’attesa, come ogni lieto evento che si
rispetti, Si vive
una volta sola, il ventisettesimo film di
Carlo Verdone.
Il Professor Umberto Gastaldi
(Carlo Verdone) e la sua formidabile équipe medica, composta
dall’anestesista Amedeo Lasalandra (Rocco Papaleo), dalla
strumentista Lucia Santilli (Anna Foglietta) e dal suo assistente
Corrado Pezzella (Max Tortora) arriveranno quindi a breve in sala
per offrire al pubblico le sorprese, la leggerezza e il sorriso che
il regista romano regala agli italiani da oltre quarant’anni.
Scritto da Carlo Verdone con
Giovanni Veronesi e Pasquale Plastino e girato interamente in
Puglia, Si vive
una volta sola è prodotto da Aurelio De
Laurentiis e Luigi De Laurentiis e distribuito da Filmauro con
Vision Distribution.
Sulla soglia del
fatidico ventunesimo secolo e la Konami sviluppò e commercializzò
un videogioco che avrebbe appassionato e terrorizzato milioni di
ragazzi in tutto il Mondo: Silent Hill, un survival horror
incentrato sulla risoluzione di enigmi, pur comprendendo lotte
contro mostri orribili.
Come già anticipato qualche giorno
fa, ecco di ritorno al cinema il classico di Mel Brooks
Frankeinstein Junior! Il film del 1975 ritorna per soli due giorni
nelle sale grazie a Nexo Digital e 20th Century Fox Home
Entertainment.
Ecco il comunicato stampa:
Nexo Digital e 20th Century Fox
Home Entertainment presentano FRANKENSTEIN
JUNIOR un ritorno al cinema in grande stile in digitale 2K SOLO PER DUE GIORNI 2-3 febbraio 2011
“Rivive” finalmente sui grandi
schermi italiani uno dei film cult di tutti i tempi: Frankenstein
Junior, che con la regia di Mel Brooks ha appassionato milioni di
fan in tutto il mondo. Per festeggiare questo film
eccezionale Nexo Digital e 20th Century Fox Home Entertainment
hanno organizzato due serate all’insegna del divertimento e della
comicità per riportare al cinema in tutto il suo splendore il
capolavoro con Gene Wilder, Marty Feldman e Peter Boyle.
Campione d’incassi nel 1975, il
film è una parodia del celebre Frankenstein di James Whale del 1931
e delle varie pellicole dedicate alla creatura di Mary Shelley.
Girato in bianco e nero, adottando una fotografia e uno stile anni
venti, Frankenstein Junior è considerato una delle migliori cento
commedie americane di tutti i tempi. In Italia con oltre 500.000
copie vendute e lo straordinario doppiaggio curato da Mario
Maldesi, il film è il DVD classico di maggior successo della storia
dell’home video: una perla di comicità che finalmente rivive al
cinema in digitale 2K.
Il ritorno di Frankenstein
Junior nei cinema per il Legend Film Festival si trasforma così in
una vera e propria festa che toccherà le sale italiane il 2 e il 3
febbraio con animazioni, giochi e gadget imperdibili in
collaborazione con Radio Deejay e con Deejay Chiama Italia.
Un’occasione unica per condividere la propria passione per un
classico della comicità di tutti i tempi.
Inoltre, in omaggio per tutti
coloro che acquisteranno i biglietti dell’evento, uno speciale
coupon del valore di 3 euro per acquistare il Blu-Ray HD del film
con i suoi numerosi contenuti speciali.
Ma non è finita qui: per
promuovere la proiezione in digitale 2K di Frankenstein Jr., Nexo
Digital ha realizzato un cartonato molto particolare che sta già
spopolando in rete e che verrà distribuito in tutti i cinema
d’Italia. La celebre locandina del film (realizzata su cartone in
formato gigante 1 m X 2 m) propone infatti un foro al posto del
volto di Marty Feldman: tutti gli spettatori sono invitati a farsi
fotografare nei panni del mitico Igor per postare la propria foto
su Facebook in una gara all’ultimo “mostruoso” scatto.
L’elenco dei cinema che
aderiranno all’iniziativa sarà disponibile sul sito www.nexodigital.it.
Aurora, trentenne solare ed
ottimista, che fugge dal suo paesino in Puglia per trasferirsi a
Roma e specializzarsi in sessuologia. Costretta a tornare a casa,
poiché crede che la madre sia in fin di vita, si trova a fare i
conti con la curiosità e la diffidenza dei paesani.
La professione di Aurora, nel
piccolo paese, crea curiosità e scatena anche divertenti
fraintendimenti, attraverso i quali vengono mostrate gli errori e
l’ignoranza che molto spesso gira attorno al tema del sesso.
Si può fare l’amore vestiti?
Affronta con una certa scienza una tematica che spesso è al centro
di molte discussioni e di molti film. L’anno scorso Shame di Steve
McQueen aveva messo in scena la malattia sessuale, si è
parlato di sesso oltre la cinquantina in un’altra produzione
hollywoodiana recente, Il matrimonio che
vorrei, con Meryl Streep e
Tommy Lee Jones. Il film italiano cerca di mettere
insieme tutte queste informazioni e realizzarci intorno una
storia.
E’ difficile parlare di sesso nel
nostro paese senza essere ammiccanti o pudichi, la mentalità del
piccolo paese, un meraviglioso Polignano a Mare in Puglia, è un po’
diffusa nell’intera nazione. Come è difficile parlare di
disfunzioni legate alla sessualità.Il film è perciò una sorta di
manuale pratico, sulla struttura di una storia d’amore e riscatto,
che approfondisce alcune tematiche legate al sesso.
Riuniti nel film alcuni volti
televisivi Bianca Guaccero, Corrado Fortuna, Marina Rocco,
Maurizio Battista e Michele Venitucci,
che danno un minimo di novità ad un panorama spesso fossilizzato
sui nostri bravi giovani attori, ma spesso troppo presenti in
diverse pellicole contemporaneamente.
Il trio di protagonisti dà una
buona e naturale prova di commedia che ha come pecca l’essere un
po’ troppo tecnica e nozionistica e poco coinvolgente nelle
emozioni rappresentate. Comunque una buona prova di un produttore
alla sua prima produzione cinematografica e un esordio senza pecche
per Donato Ursitti alla sua prima prova al lungometraggio. Il film
esce in sala dal 6 Dicembre prossimo, appena in tempo prima
dell’arrivo dei film di Natale, anche se quest’anno senza
cinepanettone.
La più celebre casa di produzione di Anime, lo
Studio Ghibli di cui Hayao Miyazaki è co-fondatore,
porterà sul grande schermo il libro per bambini dell’autore
britannico Joan G. Robinson. Il film sarà
intitolato Omoide no
Marnie (When Marnie Was
There) e verrà diretto da Hiromasa
Yonebayashi. Per la release bisognerà aspettare l’estate
2014.
Omoide no Marnie sarà
la prima produzione da quando Miyazaki ha deciso di ritirarsi, dopo
il suo ultimo lavoro Kaze Tachinu (Wind
Rises).
Hiromasa Yonebayashi ha già diretto
The Secret World of Arrietty , che ha
guadagnato 145 milioni dollari a livello mondiale, di cui quasi 20
milioni di dollari Usa. L’ultimo film di Miyazaki ha invece
incassato 120 milioni di dollari solo in Giappone ed è probabile
possa contendere ai lavori animati di tutto il globo il prestigioso
premio Oscar. Nel corso del 2013 lo Studio Ghibli
ha rilasciato anche The Tale of Princess
Kaguya, del co -fondatore Isao
Takahata, che però non è riuscito ad avere il successo
sperato, passando solo una settimana in vetta al botteghino,
rispetto ai due mesi di Wind Rises.
When Marnie Was There è la
trasposizione di una storia di Robinson, che parla di una ragazza
adottata, che fa una spettrale amicizia in riva al mare inglese,
che ovviamente sarà trasportata in Giappone .
Kin, il film che sarà diretto di
Stefan Ruzowitzky (Maga Martina e il libro magico del Draghetto),
sta raccogliendo i primi nomi per un cast che si preannuncia di
grande livello: il primo nome è quello di Eric Bana, seguono a
ruota Charlie Hunnam e Olivia Wilde, che lasciatasi alle spalle il
suo numero 13 nella popolarissima serie Dott.House sarà
protagonista della prossima stagione cinematografica con ben tre
film Tron Legacy, Cowboys & Aliens e The Next Three Days.
La storia del film ruota intorno a
due persone in fuga (Bana e la Wilde) che devono nascondersi da un
ex-boxer piuttosto violento (Hunnam). Le riprese cominceranno il
prossimo marzo in Canada.
Il film, prodotto dalla 2929 Entertainment e dalla Mutual Film,
sarà diretto da Stefan Ruzowitzky. La storia è
quella di due persone in fuga (Bana e la
Wilde) che devono nascondersi dal ritorno a casa
di un ex-boxer piuttosto violento (Hunnam). Le
riprese cominceranno il prossimo marzo in Canada.
L’adattamento cinematografico della
serie Veronica Mars si farà. Ormai da anni il
creatore Rob Thomas e l’attrice Kristen
Bell spingevano per questa soluzione, senza però mai
convincere pienamente la Warner Bros, nonostante
l’appoggio di numerosi fan.
Lo studio ha però dato ieri il via
libera ai due per creare una pagina Kickstarter, con l’obbiettivo
di raccogliere i due milioni di dollari necessari per la
realizzazione del film. La cosa davvero incredibile è la velocità
con cui la cifra è stata raggiunta. Thomas e Bell hanno dovuto
aspettare solo quattro ore e mezza per veder superare la soglia del
milione, prima di raggiungere, dopo dieci ore, i due milioni di
dollari. Per ora siamo a 2,45 mln, di cui il 5% andrà però a
Kickstarter.
La Warner a questo punto vedrà
produrre il film e lo distribuirà attraverso la Warner Bros Digital
Distribution, anche se l’intenzione dei produttori sarebbe quello
di aprire alla pellicola anche le porte delle sale
cinematografiche, almeno negli Usa.
Una vicenda particolare, dato che
Kickstarter è spesso stato utilizzato per il finanziamento di
progetti indipendenti. Stavolta è stata una Major a voler testare
l’effettivo interesse dei fan. Una soluzione che non è escluso
possa essere riproposta anche nei prossimi progetti per ottenere
maggiori profitti.
Si è spento oggi Michael Gough, all’età di 94 anni;
l’indispensabile maggiordomo del supereroe di Gotham City, Batman.
L’attore aveva interpretato l’affettuoso e fedele Alfred, nei
primi quattro episodi cinematografici dedicati al paladino
Batman.
Scommessa vinta per FIP (Film
Investimenti Piemonte) e FCTP (Film Commission Torino Piemonte),
promotori e organizzatori – con Finpiemonte e Confindustria – di
NEW BUSINESS? SHOW BUSINESS! il primo workshop destinato a fare
incontrare progetti cinematografici con potenziali investitori
dell’industria piemontese.
Si è finalmente definito il cast di
Malavita, nuovo film di Luc Besson che potrebbe
riportare il regista di Léon ai fasti qualitativi del passato.Nel
Film, troveremo quindi Robert De Niro, Michelle Pfeiffer, Tommy Lee
Jones e i giovani Diana Agron( Glee)e John D’Leo.
Basato su “Badfellas” di Tonino
Benacquista, Malavita racconterà la storia della famiglia mafiosa
dei Manzoni, che trasferitasi sotto protezione in Normandia avrà
notevoli difficoltà ad adattarsi al nuovo stile di vita impostole.
Le riprese inizieranno a Parigi per poi spostarsi in Normandia e a
New York, mentre l’uscita è prevista per il 2013.
Si chiude nel segno
di Diabolik la
31ma edizione del Noir in Festival, che per la
giornata di mercoledì 15 dicembre regala al
pubblico due imperdibili appuntamenti dedicati al re del terrore.
Marco e Antonio Manetti, registi del nuovo,
attesissimo Diabolik,
saranno protagonisti alle ore 15.00, nell’Auditorium di IULM 6, di
un imperdibile incontro dedicato al personaggio iconico creato
dalle sorelle Giussani, in cui dialogheranno insieme
a Chiara Tagliaferri, autrice del
podcast Les diaboliques.
L’anteprima del film dei Manetti bros., in
sala per 01 Distribution dal 16 dicembre, sarà
invece l’evento di chiusura del Noir
2021, grazie al sostegno di Mompracem, Rai Cinema e 01 Distribution
in collaborazione con Astorina. Durante la serata i
Manetti bros. e i protagonisti presenteranno il film
in sala e saluteranno il pubblico del festival.
L’incontro sarà preceduto
dall’annuncio dei vincitori del Premio Caligari e
del Black Panther Award 2021, che saranno poi
festeggiati in sala nel corso della serata di chiusura. Ospite
della giornata sarà anche un autore che ha molto spesso collaborato
con ai Manetti bros. ovvero Carlo Lucarelli, che
presenterà il suo ultimo romanzo Léon edito da
Einaudi (ore 18.00, Rizzoli Galleria). Infine Gabriele
Acerbo e Roberto
Pisoni presenteranno il volume Kill baby
kill! Il cinema di Mario Bava (Bietti), moderati da Piera
Detassis (ore 11.30, IULM – Sala dei 146).
E’ un modellatore della compagnia
di effetti visivi MPC di nome Henry South a mandare alle stelle le
aspettative dei fan di Alien per quanto riguarda il prequel che
Ridley Scott sta sviluppando ormai da tempo.
E’ iniziata la produzione del
sequel ancora senza titolo di Clash of the Titans, diretto da
Jonathan Liebesman. La Warner Bros ha inviato un comunicato stampa
che conferma il cast del film: tornano Sam Worthington (Perseo),
Liam Neeson (Zeus), Ralph Fiennes (Ade), e Danny Huston (visto nel
primo film ben poco nella parte di Poseidone), e saranno affiancati
da Edgar Ramirez (Ares), Toby Kebbell (Argenor), Rosamund Pike
(Andromeda), e Bill Nighy (Efesto).
Alla luce della dichiarazione
ufficiale, diffusa dopo la prima proiezione mondiale del film, del
suo ritiro dalle scene possiamo considerare senza dubbio
Si alza il vento come il testamento del
grande maestro dell’animazione giapponese Hayao
Miyazaki. Un film che in molti hanno criticato, perchè
troppo realistico, troppo legato alle vicende storiche, come lo era
anche Porco Rosso ad esempio, ma senza
l’occhio di riguardo per la componente magica che è sempre stata
una delle caratteristiche distintive (e amate) del regista.
Il volo è una delle ossessioni del
maestro Hayao, in quasi tutti i suoi film il rapporto dei
personaggi con l’aria è sempre molto stretto, e con Si
alza il vento, Miyazaki decide di raccontare dal
punto di vista di una persona realmente esistita questo magico
rapporto. Il film infatti racconta la vita di Jiro
Horikoshi, l’uomo che ha progettato i caccia giapponesi
durante la seconda guerra mondiale. Jiro è un sognatore che sin da
piccolo desidera progettare aerei. Tuttavia il suo sogno, diventato
realtà, ha mostrato troppo presto l’altro lato della medaglia: un
lato oscuro con cui nella vita bisogna imparare a fare i conti e
che Jiro non riesce a preventivare fino a quando non viene messo
davanti al fatto compiuto.
Un biografia storica e drammatica,
fortemente personale e sicuramente distante dai suoi primi e più
grandi capolavori; con questo film Miyazaki ha lasciato il mondo
della fantasia, pur non rinunciando mai alle sequenze oniriche e al
sogno, quello genuino e puro che anima il mondo di un bambino. Il
tipico tratto di matita del maestro si conferma in disegni morbidi
e colorati, allegri seppure velati da una patina di realistica
tragedia che li rende meno sgargianti ma ugualmente grondanti di
eterna bellezza. Il racconto è scandito da ritmi lenti e la
sceneggiatura è sapientemente equilibrata tra momenti di grande
poesia e momenti drammatici, con simpatici siparietti comici che
impreziosiscono ulteriormente quello che a buon diritto può essere
considerata l’opera più matura, la più dolorosa e forse la più
complessa della vasta filmografia miyazakiana.
Presentato al Festival di Venezia
del 2013, il film ha avuto il riconoscimento internazionale con la
nomination agli Oscar 2014 come miglior film d’animazione, arriva
purtroppo solo per quattro giorni nelle sale italiane, e la brevità
e l’esclusività del suo passaggio al cinema ne fanno un altro
oggetto prezioso, l’ennesimo, che nel nostro Paese rischia di
diventare introvabile.
Animato da una forte componente
biografica, Si alza il vento assurge, come detto, a dolente,
romantico, poetico e struggente testamento cinematografico del
maestro Hayao Miyazaki. Alla fine della visione,
con gli occhi lucidi e il cuore in tumulto, ringrazierete il
maestro e il mondo intero, che ci riserva ancora opere di tale
grandezza.
La Lucky Red ha
confermato in via ufficiale che Si Alza il
vento (The Wind Rises), l’ultimo film
di Hayao Miyazaki, uscirà nelle sale
italiano tra il 13 ed il 16 di
settembre .
La casa di distribuzione dunque
pone fine all’incertezza sull’uscita del film candidato all’Oscar
2014, e considerato che la pellicola è stata apprezzata già da
tutto il mondo, sorprende invece il limbo nel quale era finito il
film nel bel paese, almeno fino ad oggi. Il film quindi uscirà in 4
date che concentreranno l’attenzione del pubblico (si spera) sul
film del leggendario Studio Ghibli.
Il film narra la storia
di Jirō Horikoshi, un ingegnere aeronautico che progettò
numerosi aerei (ma sarebbe più corretti etichettarli come velivoli)
durante la seconda guerra mondiale, tra cui il Mitsubishi
A6M, meglio conosciuto con il nome
di Zero Fighter,
utilizzato dai giapponesi contro gli americani anche nell’attacco
di Pearl Harbor.
Si tratta, come già accaduto in
passato per altri suoi film, di un adattamento da un manga, scritto
e disegnato dallo stesso artista giapponese. Miyazaki è
assente dalla pagina cinematografica dal 2008, quando scrisse e
diresse Ponyo
sulla scogliera. Un’assenza di
qualche anno che alimenterà ulteriormente l’interesse che i
numerosi fan, orientali e non, nutrono sul regista, fumettista,
produttore (e chi più ne ha più ne metta) giapponese.