Il viaggio nel tempo è uno dei temi
più rilevanti nella fantascienza e che permette a scrittori e
registi di creare le proprie regole per sviscerarlo. Tuttavia,
questo modus operandi a condotto spesso a storie apparentemente
senza senso sul topic, anche se ce ne sono altrettante che riescono
quasi a sembrare verosimili. L’introduzione di questa tematica nel
cinema può essere fatta risalire al 1949 con l’adattamento del
romanzo di Mark Twain del 1889 Un americano
alla corte di Re Artù, interpretato da Bing
Crosby, e uno dei primi e più influenti film sui viaggi
nel tempo è stato l’adattamento di George Pal del 1960 del romanzo
di H.G. Well del 1895 La macchina del tempo.
Da allora, il viaggio nel tempo è
stato un argomento affascinante da trattare nel cinema e si è fatto
strada in vari generi, dal dramma (come Questione di tempo) all’horror (come
L’armata delle tenebre di Sam
Raimi) e persino nel mondo dei supereroi (Avengers:
Endgame). Poiché il viaggio nel tempo è un concetto
piuttosto che una realtà comprovata, si tratta di un’idea aperta
all’interpretazione, che ha consentito agli artisti di creare le
proprie regole e inventare i propri metodi per portare i personaggi
in avventure attraverso il tempo e lo spazio. Questo ha dato spazio
a regole confuse e anche piuttosto insensate che regolano il
viaggio nel tempo, ma ce ne sono altri che hanno davvero senso, sia
nei metodi che nel modo in cui il viaggio nel tempo influisce sulla
storia: eccone otto esempi.
1Terminator (1984)
Terminator è un film d’azione fantascientifico
diretto da James Cameron. The Terminator segue
Kyle Reese (Michael Biehn), un
soldato inviato dal 2029 al 1984 per fermare un assassino
cibernetico noto come Terminator (Arnold
Schwarzenegger), anch’egli mandato indietro nel tempo.
La missione del Terminator nel 1984 è uccidere Sarah
Connor (Linda Hamilton) per non far
nascere suo figlio, John Connor. Nel futuro, una
rete di difesa AI nota come Skynet prende coscienza di sé e scatena
una guerra nucleare globale per sterminare la specie umana. John
Connor raduna i sopravvissuti e guida un movimento di resistenza
contro Skynet, motivo per cui Terminator è stato inviato nel 1984,
mentre Reese è stato mandato a salvare Sarah Connor.
Grazie al semplice uso del viaggio nel tempo,
Terminator affronta temi come il libero
arbitrio, il destino, i cicli di causalità e altro ancora, poiché
se Terminator riuscisse nel suo intento, un’intera linea temporale
verrebbe cancellata. Nel frattempo, John Connor
deve rimandare indietro Kyle Reese perché è anche
suo padre, quindi non si tratta solo di salvare sua madre, ma di
assicurarsi che venga concepito. Il viaggio nel tempo di Terminator è così efficace che ha dato vita a
un intero franchise.
Come sappiamo da qualche anno a
questa parte la Marvel ha allungato con prepotenza
il suo tentacolo spettacolare sul cinema, dando origine non solo ad
un genere ma ad una vera e propria industria parallela, quella dei
Cinefumetti.
Tra i film del Marvel
Cinematic Universe, quelli della Fox e
quelli Sony, i fumetti al cinema sono ormai
routine. Ma forse ci sono dei film, realizzati negli anni passati,
che pur avendo come protagonisti personaggi della
Marvel, gli stessi famosi eroi che oggi conoscono
tutti (anche grazie al cinema), sono poco noti, quasi
sconosciuti. Ecco 8 film Marvel che forse non
conoscete:
1Captain America (1944) serial
cinematografica
Captain America (conosciuto anche come Return of
Captain America, titolo con il quale è stato redistribuito
nelle sale cinematografiche statunitensi nel 1953) è un serial
cinematografico della Republic Pictures e basato sul personaggio di
Capitan America dei fumetti Timely Comics (oggi Marvel Comics). Il
serial, datato 1944, fu l’ultimo su un supereroe che la Republic
produsse.
Il
serial vedeva il procuratore distrettuale Grant Gardner divenire
l’eroe Capitan America e smascherare i piani del diabolico The
Scarab, in realtà il Dr. Cyrus Maldor. Il serial rappresenta con i
suoi $222,906 di budget, il più costoso serial che la Republic
abbia mai prodotto
Il serial è vagamente ispirato
al personaggio dei fumetti Capitan America. Ci
sono molte differenze, infatti, con la versione
fumettistica:
La sua identità segreta è il
procuratore distrettuale Grant Gardner anziché il soldato Steve
Rogers.
Alcuni rumor vogliono che lo script del primo episodio, in realtà,
fosse destinato per un nuovo fumetto chiamato “Mr.Scarlet”, il cui
alter ego sarebbe stato un procuratore
distrettuale.
Il siero del supersoldato non appare.
Il caratteristico scudo a stelle e strisce del personaggio non
appare; esso è rimpiazzato da una semplice pistola.
Prima che la Disney e i Marvel Studio prendessero in mano
la produzione di film basati sui fumetti Marvel, c’erano in
cantiere diversi progetti che poi non si sono sviluppati in film.
Eccone 8:
Maid, ultima serie di successo Netflix,
ha conquistato il pubblico grazie alla profondità emotiva della
narrazione e le avvincenti performance di Margaret Qualley, Andie
MacDowell, Nick Robinson, Anika
Noni Rose e altri grandi attori.
Oltre alla storyline principale,
l’arco narrativo dei personaggi, i luoghi che Alex
ha attraversato nella sua ricerca di asilo e condizioni di vita
sicure e stabili per sé stessa e Maddy, la serie è
piena di alcuni dettagli nascosti che il pubblico poteva facilmente
perdere per strada: vediamo assieme quali.
1La colonna sonora della rock band
HAIM
Un
paio di canzoni della rock band HAIM sono presenti
nello serie, specialmente quando Alex pulisce e ascolta la musica.
“Now I’m In It” e “Up From a Dream” sono due
tracce portanti di
Maid, questo proprio perché Este degli HAIM ha
curato personalmente la colonna sonora dello show. Altri artisti i
cui brani musicali compaiono nello show sono: Sharon
Van Etten, Thom Yorke e
Salt-n-Pepa.
Un paio di giorni fa, i DC
Studios e James Gunn hanno
condiviso un primo sguardo a David Corenswet vestito da Superman. È passato un po’ di
tempo dall’ultima volta che abbiamo visto un costume da supereroe
dividere le opinioni in misura così ampia, ma non è certo la prima
volta.
L’Uomo d’Acciaio non è il primo
personaggio ad essere al centro della scena in un’anteprima
spettacolare che ha lo scopo di entusiasmare i fan. Anche se di
solito funziona, ci sono occasioni in cui i fan odiano ciò che
vedono. Altri, invece, si affrettano a difendere ciò che di solito
equivale a una completa revisione che avviene durante il passaggio
dalla pagina allo schermo.
Questo non è un elenco dei peggiori
costumi dei film di supereroi… ma solo di quelli che hanno
diviso le opinioni quando sono stati mostrati per la prima volta al
mondo (e che a volte continuano a farlo ancora oggi).
The Amazing Spider-Man non è riuscito a raccontare la
“Untold Story” promessa nei trailer e la storia delle origini di
Peter Parker ha finito per svolgersi in modo molto simile al suo
predecessore.
La Sony ha però dato una scossa
alla tuta di Spidey, e i fan non sono stati contenti. La mancanza
della “cintura” ha rovinato l’aspetto per molti, così come la
texture simile a quella di un pallone da basket e il design
piuttosto affollato intorno ai polsi (per quanto riguarda il logo,
avrebbe sempre ricevuto una risposta di amore/odio).
In seguito, anche gli occhi dorati
e le scarpe da ginnastica hanno diviso le opinioni, ma il reveal
del costume di The Amazing Spider-Man 2 è andato decisamente
meglio un paio di anni dopo.
Captain America (Captain America:
il primo vendicatore)
La prima occhiata al Vendicatore a
stelle e strisce dei Marvel Studios è arrivata
sotto forma di foto del set e, ragazzi, a molti non è piaciuta
affatto l’interpretazione di
Captain America: Il primo vendicatore ha ripreso il
costume di Steve Rogers dell’epoca della Seconda Guerra
Mondiale.
L’abito è stato paragonato a una
trapunta e si è rivelato un alimento perfetto per coloro che
sostenevano che Chris Evans fosse troppo magro per
interpretare un Super Soldato.
In seguito avrebbe dimostrato che
si sbagliavano, naturalmente, mentre l’uniforme di Cap è risultata
molto più bella in movimento. Tuttavia, Chris Evans si è ritrovato a indossare un
altro costume che ha suscitato polemiche quando è uscito
The Avengers (nemmeno lui era un fan di questo
film).
The X-Men (X-Men)
Il genere dei film di supereroi era
agli albori quando uscì X-Men, quindi
Bryan Singer riuscì per lo più a farla franca
apportando cambiamenti radicali alla squadra di mutanti.
Alla fine abbiamo ottenuto un film
piuttosto buono, ma i costumi di pelle nera della squadra hanno
ancora diviso le opinioni. È abbastanza facile capire perché lo
spandex colorato non sia stato scelto nel 2000; gli
X-Men, però, meritavano di più di tute con zero
personalità.
L’unica volta che gli eroi hanno
indossato un costume simile a quello dei fumetti è stato durante i
momenti finali di X-Men: Apocalypse (ma non è
durato). Fortunatamente, i Marvel Studios si stanno muovendo per
cambiare la situazione.
The Joker (Suicide Squad)
È stato un pasticcio. Inizialmente,
l’entusiasmo per Suicide Squad di David
Ayer era positivo. Il regista era reduce dal successo di
Fury e un’interpretazione cupa e grintosa della
Task Force X sembrava esattamente ciò di cui il
DCEU aveva bisogno per differenziarsi dal MCU.
Poi abbiamo visto il
Joker di Jared Leto. La notizia che il vincitore
dell’Oscar avrebbe interpretato il Clown Principe del Crimine ci ha
fatto credere che avremmo avuto un’interpretazione del cattivo
superiore persino a quella di Heath Ledger de Il Cavaliere Oscuro. I
tatuaggi… i denti… la scritta “Damaged” sulla fronte… non era
quello che i fan della DC volevano. Il prodotto finito non sembrava
migliore.
Green Lantern (Green Lantern)
Bisognava essere presenti per
capire come è stata la preparazione all’uscita di Lanterna Verde.
Le concept art trapelate che mostravano il Corpo delle
Lanterne Verdi hanno rapidamente creato
entusiasmo, portando alla convinzione radicata che questo film
sarebbe stato lo Star
Wars o l’Avatar della DC.
La scelta di Ryan Reynolds per il ruolo di Hal Jordan ha
ovviamente suscitato polemiche fin dall’inizio e, quando è uscito
il primo trailer, le polemiche si sono fatte sentire. I VFX
incompiuti hanno fatto sembrare l’attore una vera e propria
barzelletta. Per quanto riguarda i membri del Corpo, sono stati
fatti paragoni poco lusinghieri con il tipo di personaggi
rudimentali in computer grafica che si potevano vedere negli anni
’90. Le immagini del montaggio finale erano leggermente migliori,
ma una tuta completamente in computer grafica era un grosso
errore.
Green Goblin (Spider-Man)
Per questa voce ci teniamo al verde
e passiamo all’Universo Marvel. Sam Raimi ha
tentato di adattare fedelmente il Goblin Verde in
Spider-Man del 2002 (i filmati di prova lo
dimostrano), solo per decidere che non avrebbe funzionato.
All’epoca non c’era la tecnologia
necessaria per realizzare un Goblin animato e realistico, quindi il
cattivo fu rivisto e assomigliò a quello che molti avrebbero poi
descritto come un Power Ranger verde.
Da un punto di vista narrativo, il
cambiamento aveva senso. Tuttavia, era insipido e mancava di gran
parte delle caratteristiche che facevano emergere il personaggio
dalla pagina. I Marvel Studios hanno cercato di
rimediare a questa mancanza e diremmo che ci sono riusciti.
Scarlet Witch (Avengers: Age of
Ultron)
I Marvel Studios hanno sempre avuto
un’ottima reputazione per quanto riguarda i costumi. Purtroppo, la
versione di
Avengers: Age of Ultron non era quello che alcuni fan
avevano in mente per l’atteso debutto in live-action del
personaggio.
Volevano vedere Elizabeth Olsen con gli abiti succinti dei
fumetti, non con quelli che si riducono essenzialmente a vestiti da
strada. Nel corso degli anni sono stati testati diversi look, ma
alla fine WandaVision è
riuscita a ottenere un design fedele al fumetto (senza sembrare
biancheria intima). È un peccato che ci sia voluto così tanto tempo
per arrivarci.
Superman (SUPERMAN)
Abbiamo già parlato molto di questo
costume rivelato questa settimana, ma si tratta di un caso
innegabilmente unico. Per la maggior parte, il costume ha ricevuto
una risposta positiva dai fan desiderosi di vedere SUPERMAN.
Tuttavia, è la presentazione a
causare un problema. Facendo sedere l’Uomo d’Acciaio nel tentativo
di ritrarlo come un uomo comune, l’abito è appallottolato e sembra
poco aderente. E perché si toglie gli stivali ignorando la
distruzione che piove fuori dalla sua finestra? Non c’è da stupirsi
che le persone siano divise su questo tema.
Con Spider-Man: No Way Home si chiude il primo capitolo
della storia di Peter Parker nell’Universo
Cinematografico Marvel. Finalmente
Spidey ha imparato che essere un supereroe non
significa solo avere un grosso potere, ma comporta anche una grande
carico di responsabilità. È Tony Stark ad insegnare
all’inesperto Peter come muovere i primi passi
nell’MCU.
Iron Man è una figura paterna per il giovane
Tom
Holland, in grado di fornire lezioni di vita
essenziali.
Anche dopo la scomparsa di
Stark, Parker continua a trarre frutti dalle
nozioni di saggezza apprese. Vediamo le otto lezioni più importanti
impartite dal mentore di Spider-Man al suo pupillo.
1Spider-Man deve sapersi
sacrificare
Ci
sono motivi per cui vale la pena sacrificare la propria vita.
Peter non è mai stato un codardo, ma è solo vedendo Tony
dare la vita per l’universo che apprende cosa voglia dire offrirsi
in sacrificio.
La conclusione
di No Way Home mostra Peter fare un enorme rinuncia:
annulla la sua intera identità in modo che i suoi amici possano
vivere liberamente le loro esistenze. Perde amore e amicizia, ma,
seguendo l’esempio di Tony, dimostra che ci sono cose più
importanti della propria felicità.
Quante volte ci siamo imbattuti nel
logo della Disney? Prima di guardare un film,
durante un viaggio a Disneyland, davanti al merchandise ufficiale,
quel marchio è praticamente ovunque.
Ma cosa sappiamo davvero di questo
iconico logo? Ecco 10 curiosità:
1Il logo attuale
Il
logo attuale presenta un castello molto più dettagliato, il font
unico e un fossato intorno, con l’aggiunta di una stella cadente
che si inarca attraverso la scena. Oltre a evocare un senso di
meraviglia, riesce a portare un messaggio nascosto di desideri che
diventano realtà.
I risultati raggiunti dai Marvel
Studios dal 2008, anno di uscita di Iron Man, sono a dir poco incredibili. Hanno
sfornato un successo dopo l’altro e anche alcuni beniamini della
critica, creando un mondo condiviso che non ha nulla da invidiare a
nessun altro franchise.
Come molti di voi, amiamo il
MCU
(quindi, niente panico: non c’è odio qui). Tuttavia, ci sono alcuni
difetti e problemi in questo mondo condiviso che i suoi fan più
accaniti non vogliono accettare! In questo articolo facciamo
un’immersione profonda in questi aspetti, esplorando i punti deboli
del MCU,
le decisioni che non hanno senso e il motivo per cui è improbabile
che questi film e spettacoli televisivi possano creare lo stesso
entusiasmo tra i fan di un tempo.
1I suoi giorni migliori sono alle
spalle
I
Marvel Studios stanno cercando di correggere la rotta, revisionando
creativamente Daredevil:
Born Again, dando la priorità alla qualità rispetto
alla quantità e rimodellando la
Saga del Multiverso dopo che
Kang non è riuscito a entrare in sintonia con il pubblico. Per
questo, meritano un grande riconoscimento.
Purtroppo, la sensazione è che i giorni
migliori del MCU siano ormai alle spalle. Questi film non sembrano
più eventi veri e propri e, anche se c’è sempre spazio per un
cambiamento, l’entusiasmo non c’è più. Forse è una cosa troppo
bella dal 2008?
I
prossimi film sui Vendicatori saranno probabilmente epici, ma
riusciranno a colpire nello stesso modo in cui Avengers:
Endgame? Sembra improbabile. È stato quello il momento
in cui l’entusiasmo dei fan ha raggiunto l’apice; basti vedere
quanto poco i fan si interessino agli show televisivi del MCU
rispetto a quando è stata lanciata
WandaVision.
Il DC
Extended Universe, anche noto semplicemente
come DCEU, è definitivamente terminato con
l’uscita in sala nel dicembre 2023 del film Aquaman e il Regno Perduto. A questo franchise
che ha sin dall’inizio faticato a trovare la propria identità, pur
regalando momenti molto entusiasmanti, subentrerà ora il
DCU di James Gunn e Peter
Safran. In attesa che questo diventi realtà, con il
Superman
del 2025, è ancora tempo di riguardare al DCEU per
riflettere su ciò che ha funzionato e su ciò che non ha funzionato,
ma anche su quelle cose che non si è ancora disposti ad accettare.
Proprio su quest’ultimo punto, ecco 8 cose che nessun fan
della DC vuole accettare sul DCEU.
Mettendo da parte i fumetti e riferendoci solo
a quanto visto sullo schermo, è difficile non riconoscere che la
maggior parte dei supereroi Marvel e anche diversi villain del MCU
si siano dimostrati essere più interessanti di quelli del
DCEU. Naturalmente i personaggi di quest’ultimo
franchise sono incredibili: Superman, Wonder Woman e Batman sono
tutte icone innegabili. Tuttavia, il problema di questi personaggi
– e questo è il caso della DC da decenni – è che questi Dei tra gli
uomini non sono relazionabili.
I
personaggi del Marvel Cinematic Universe sono più vicini alla
realtà, e persino un Dio del Tuono letterale come Thor è una
persona imperfetta e credibile. Per questo motivo, i fan e gli
spettatori abituali graviteranno senza dubbio sempre di più verso i
personaggi della Marvel, con Spider-Man e Hulk che continueranno a
incuriosire ed emozionare più di quanto non faranno mai Shazam e
Aquaman. Certo, il DCU di Gunn potrebbe cambiare quest’aspetto e
offrire delle gradite novità.
Sebbene molti cinecomicsMarvel
e DC
continuino a riscuotere un grande successo al botteghino, il genere
non è mai stato immune da qualche flop finanziario. A volte, ciò è
dovuto al fatto che alcuni personaggi non entrano in sintonia con
gli spettatori. In altre occasioni, un adattamento di un fumetto è
giudicato talmente scadente che la gente semplicemente non vuole
spendere i propri soldi in un biglietto del cinema, nonostante la
popolarità di franchise come The Avengers e
Spider-Man. Nelle ultime settimane si è parlato
molto delle difficoltà che il DCEU deve
affrontare quest’anno. La Warner Bros. ha
registrato tre flop consecutivi di cinecomics, di cui The Flash è uno degli ultimi esempi. Tuttavia,
se pensavate che le cose fossero andate male per quel film… beh,
potreste impallidire in confronto ad alcuni di quelli che troverete
in questa lista!
1Morbius
La
Sony Pictures ha ottenuto un grande successo
collaborando con i Marvel Studios per il suo franchise di
Spider-Man, ma ha ancora intenzione di espandere
l’universo dell’arrampica-muri… senza di lui. Senza dubbio spinto
dal successo di Venom, lo studio aveva grandi speranze per Morbius, soprattutto per la presenza di
Jared Leto come protagonista. Quello che la
Sony non ha capito è che nonostante il Protettore Letale sia in
grado di stare in piedi da solo, i fan non si preoccupano dei
cattivi di serie B di Spidey quando non c’è lui a
picchiarli.
Nel caso di
Morbius, il film ha sempre avuto l’aspetto di B-movie,
e questo è diventato evidente quando sono arrivate le prime
recensioni (inoltre non è mai un bene quando una scena
post-credits, che dovrebbe anticipare qualcosa di estremamente
emozionante, diventa oggetto di scherno). Dopo un calo record del
74% nel secondo fine settimana, Morbius ha guadagnato solo 167 milioni di
dollari in tutto il mondo, un risultato scioccante dopo che
Spider-Man: No Way Home aveva incassato poco
meno di 2 miliardi di dollari mesi prima. Anche una riedizione
destinata a sfruttare i meme ha fallito e non prevediamo la
possibilità di rivedere questo Vampiro Vivente.
Ecco 8 serie a cartoni animati, alcune delle quali ispirate a
cinema e videogiochi, che sono andate in onda, in Italia e negli
Stati Uniti negli anni ’90 e che forse non tutti ricordano:
Molti personaggi dei fumetti sono
stati portati sul grande schermo nel corso degli anni, ma gli
attori disposti a ricoprire questi ruoli sono davvero
pochi. Ad esempio, Ryan Reynolds ha quasi stroncato la sua
carriera interpretando
Green Lantern nel flop del 2011; tuttavia, ha più
che recuperato con il suo ruolo nel franchise di
Deadpool, con Deadpool
& Wolverine di quest’anno. Oggi analizziamo 8
attori che hanno interpretato personaggi dei fumetti in film di
supereroi poco apprezzati, per poi riscattarsi con interpretazioni
molto più riuscite in film e telefilm che non hanno fatto fiasco
con i fan, la critica e il botteghino. Per vedere chi è stato
scelto, basta premere i pulsanti “Avanti”/Indietro” qui sotto…
Scarlett
Johansson
Prima di vestire i panni della
Vedova Nera del MCU in
Iron Man 2 del 2010,
Scarlett Johansson ha interpretato la scienziata femme fatale
Silken Floss nell’adattamento per il grande schermo di The
Spirit di Frank Miller, stroncato dalla
critica.
Il film è stato terribile e non ha
rappresentato la giusta direzione per l’attrice, che cercava di
entrare nel mondo dei blockbuster hollywoodiani. Fortunatamente, il
ruolo di Natasha Romanoff è stato ripagato alla grande e,
sebbene abbia avuto difficoltà con i film a grande budget
(Lucy è stato solo un successo moderato, ma la
Johansson ha Jurassic
World Rebirth all’orizzonte), il suo tempo come
Vendicatrice ha più che compensato gli errori del passato. In
compenso, la Johansson è stata fenomenale nel flop del 2008 ed è
facile capire perché
Jon Favreau l’abbia vista come la perfetta femme fatale per il
suo sequel di Iron Man.
Josh Brolin
Josh Brolin ha avuto un successo contrastante nel corso
degli anni nel mondo dei film tratti da fumetti, soprattutto a
causa dei suoi ruoli difficili da dimenticare (e non in senso
positivo) in film come Jonah Hex e Sin City:A Dame to Kill For, che hanno entrambi fatto fiasco.
Tuttavia, il 2018 è stato
decisamente il suo anno: l’attore ha interpretato un incredibile
cattivo in motion-capture con
Thanos in Avengers:Infinity War, per poi vestire i
panni del mutante Cable, beniamino dei fan, in Deadpool 2.
In entrambi i casi si è distinto per la sua bravura. Ha eccelso in
entrambi e il suo lavoro in Avengers:Endgame è stato altrettanto
impressionante.
Anche questi film hanno avuto un
enorme successo e hanno consacrato Brolin come una delle migliori
star di Hollywood. Secondo recenti indiscrezioni, il ruolo di Hal
Jordan in Lanterns potrebbe essere il prossimo per lui,
anche se si suppone che abbia rifiutato il ruolo.
Chris Evans
Chris Evans ha interpretato in modo memorabile
il ruolo di Johnny Storm nei terribili film della Fox sui
Fantastici Quattro ed è stato altrettanto guardabile in
The Losers (scommettiamo che molti di voi l’hanno
dimenticato).
Tuttavia, anche se in seguito ha
fornito un’interpretazione che ha rubato la scena in Scott Pilgrim vs. The World di Edgar Wright, è stata
l’interpretazione di Capitan America che si è rivelata una svolta
per l’attore. Quel ruolo lo ha visto diventare non solo un’icona,
ma anche una star che non è più costretta a recitare in blockbuster
e commedie romantiche di secondo piano. Certo, Ghosted non era un granché, ma guardate quanto è stato
bravo in Knives Out di Rian Johnson.
La scelta di
Michael B. Jordan per il ruolo di Johnny Storm nel reboot dei
Fantastici Quattro di Josh Trank ha suscitato molte
polemiche. La cosa è stata rapidamente dimenticata quando i fan si
sono lasciati coinvolgere da tutte quelle notizie succulente su ciò
che è accaduto dietro le quinte della 20th Century Fox.
Con la colpa sollevata per il
pasticcio che è stato fatto, il cast ne è uscito per lo più indenne
e Jordan, in particolare, è riuscito a riscattarsi assumendo il
ruolo di Erik Killmonger in Black Panther.
È stata un’interpretazione
incredibile che, dopo il suo lavoro in Creed, ha
dimostrato che è uno dei migliori attori in circolazione. Prima
della nascita dei DC Studios, sembrava che potesse vestire i panni
della versione di Calvin Ellis di Superman.
Ryan
Reynolds
Ryan Reynolds e Blake Lively in Lanterna Verde
Prima di ottenere il meritato
successo con Deadpool,
Ryan Reynolds ha tentato più volte di entrare nel genere dei
film di supereroi con scarso successo. È stato piacevole da vedere
in Blade: Trinity, ma quel film è stato una tale
delusione dopo i primi due, che non è importato a nessuno.
Poi c’è stato X-Men Origins:Wolverine. Il primo film da
solista di Logan ha fatto un grosso passo falso con il personaggio
di Deadpool e, sebbene Reynolds si sia messo in luce in
Lanterna Verde, è stato un altro disastro critico e
commerciale. Anzi, ha rischiato di distruggere completamente la sua
carriera.
Di conseguenza, solo quando ha
vestito i panni del Merc with the Mouth è tornato nella A-List e da
allora la sua stella è in ascesa. Dopo Deadpool e
Wolverine, non vediamo l’ora di vedere il suo prossimo ruolo
di Wade Wilson sullo schermo.
Brandon
Routh
Superman Returns avrebbe
dovuto fare di
Brandon Routh un nome conosciuto in tutto il mondo, ma
l’insistenza di Bryan Singer affinché l’attore interpretasse
Christopher Reeve ha danneggiato la sua carriera in un modo da cui
è stato difficile riprendersi.
Per fortuna, Edgar Wright gli ha
dato l’opportunità di mostrare un lato molto diverso in Scott
Pilgrim vs. The World, e in seguito ha trovato il successo
come Ray Palmer in Arrow e
con un ruolo principale nello spinoff Legends
of Tomorrow. Sfortunatamente, il suo periodo in
quest’ultimo si è concluso prematuramente, cosa per cui Routh e i
fan hanno espresso il loro disappunto prima che le serie televisive
DC di The CW venissero comunque cancellate.
Prima che ciò accadesse, ha avuto
un’altra possibilità di interpretare Superman in Crisi sulle
Terre Infinite e di dare l’addio all’Uomo d’Acciaio in modo
sorprendente e soddisfacente.
Samuel L. Jackson ha cambiato per sempre il MCU quando ha
interpretato Nick Fury alla fine di Iron Man, ma l’attore
ha preso molte decisioni molto strane nel corso degli anni.
Onestamente, The Spirit è stato probabilmente il suo ruolo
più discutibile e il suo cattivo, Octopus, era, beh, terribile.
In effetti, se i fan avessero
saputo che era stato scritturato per il ruolo di Nick Fury mentre
guardavano questo pasticcio, qualcosa ci dice che non sarebbero
stati entusiasti di vedere il leggendario attore come parte del
mondo condiviso della Marvel.
Fortunatamente, Jackson ha avuto un
impatto duraturo interpretando Fury, un ruolo che ha reso
completamente suo. A distanza di anni, continua a interpretare l’ex
direttore dello S.H.I.E.L.D. e noi lo amiamo per questo. Speriamo
che il resto della Saga del Multiverso sia all’altezza.
Mark Strong
Mark Strong ha ottenuto un discreto successo
in film come Kick-Ass e i due Kingsman, ma il suo
ruolo in Lanterna Verde ha perseguitato l’attore
britannico per diversi anni (sia in senso positivo che
negativo).
Sebbene fosse un’ottima scelta per
il ruolo di Sinestro, appariva sciocco come Ryan Reynolds grazie
alla sua pelle rosa acceso e al suo costume in CGI. Di conseguenza,
quella che doveva essere un’eccitante scena post-credits si è
rivelata un’aggiunta confusa e deludente a un film già piuttosto
terribile.
Ci è voluto un po’ di tempo, ma
Strong ha avuto la possibilità di tornare sul grande schermo
dell’Universo DC dove ha interpretato il cattivo di Shazam!,
il Dr. Sivana, un cattivo molto più memorabile del Sinestro che
abbiamo avuto nel 2011. È un peccato che Shazam! La furia degli dei
non gli abbia reso giustizia…
Interpretare un supereroe è un
privilegio e una responsabilità, ma non è da trascurare il potere
che questa scelta esercita sul futuro professionale delle star.
Alcune di loro sono entrate nel meraviglioso mondo dei cinecomic
Marvel quando erano poco
più che sconosciuti, altri si sono risollevati dopo anni di
anonimato…
Ecco allora di seguito
8 perfetti esempi di attori la
cui carriera è cambiata dopo aver lavorato con i Marvel
Studios:
1Chris Pratt
“Sei ad un altro panino
dall’obesità...”, diceva Drax a Star-Lord in una delle sue
migliori battute. Ma questa è anche la storia personale di Chris
Pratt, comico conosciuto per il ruolo di Andy Dwyer
nella sit-com Parks and Recreation.
Nessuno, prima di vederlo nei panni di Peter
Quill in Guardiani della Galassia, pensava che
l’attore potesse interpretare un eroe con quel fisico, e invece
Pratt stupì tutti trasformandosi in un perfetto incrocio tra Han
Solo e Indiana Jones.
Ora, è una delle più grandi stelle di
Hollywood protagonista di franchise di successo come
Jurassic World e The LEGO
Movie.
Dall’uscita di Iron Man nel 2008, i Marvel Studios hanno
cambiato la percezione che l’industria e il pubblico aveva dei film
di supereroi. Ora, non tutti i film – o le serie televisive – che
hanno realizzato sono stati perfetti e, sì, alcuni sono stati
decisamente brutti.
Nel complesso, però, il
MCU ha una media di battute impressionante per
usare una metafora ripresa dal baseball, che fa registrare sempre
ottimi risultati in questi adattamenti. Mentiremmo se dicessimo che
lungo il percorso non sono stati commessi alcuni passi falsi
creativi significativi, e oggi li analizziamo da vicino.
Non tutti i difetti sono stati
commessi e ogni fan avrà probabilmente la sua opinione in merito
che rispettiamo (la rappresentazione dei poteri di Ms.
Marvel ha mancato di poco l’inclusione in questa
lista). In definitiva, pensiamo che sarete d’accordo che questi
errori che sono difficili da perdonare!
Kang il Conquistatore era il cattivo che dovevamo temere, il
“boss finale”, per così dire. Invece, è stato relegato in questo
disordinato trequel e, alla fine, è stato eliminato da Scott
Lang e Hope Van Dyne in un combattimento insoddisfacente,
frutto di reshoots.
Non dubitiamo che ci fosse un piano più grande
in gioco. Forse, un giorno, ripensandoci, tutto questo avrà un
senso. Per ora, però, tutto ciò che ha fatto è stato dimostrare che
la Saga del Multiverso non dovrebbe essere
orchestrata dagli scrittori di Rick e Morty.
Il 7°Festival Internazionale del Documentario Visioni dal
Mondo, ideato, fondato e diretto da Francesco
Bizzarri con la direzione artistica di Maurizio
Nichetti in calendario a Milano dal 16 al 19 settembre,
annuncia l’apertura del bando per la selezione di
progetti documentari work in progress in concorso
a Visioni Incontra 2021, sezione Industry del
Festival.
Dedicata ai professionisti del
settore ed esclusivamente a inviti, Visioni Incontra torna in
presenza, compatibilmente con l’evoluzione della situazione
sanitaria, nei primi due giorni della
manifestazione,giovedì 16 e venerdì 17
settembre.
Novità dell’edizione 2021 di
Visioni Incontra è l’apertura del concorso a progetti
internazionali work in progress in cerca di
finanziamento.
A conferma infatti della vocazione
del Festival e della sua dimensione sempre più internazionale, gli
organizzatori hanno deciso di aprire il concorso, fino alla scorsa
edizione rivolto a progetti esclusivamente italiani, anche a
progetti indipendenti stranieri. Una decisione che si allinea
perfettamente ai principali obiettivi del Festival come quello di
far crescere il genere del cinema documentario, il cinema della
realtà.
Il bando di concorso Visioni
Incontra 2021 e il form di iscrizione è disponibile da
oggi, 16 marzo, sul sito del Festival
www.visionidalmondo.it. Il termine ultimo per l’iscrizione al
concorso è il 7 giugno 2021.
Potranno partecipare al concorso
produzioni e co-produzioni indipendenti e già finanziate per il 30%
del budget preventivato. Il concorso Visioni Incontra selezionerà
progetti di film documentari italiani e internazionali con
particolare riferimento alla realtà contemporanea che dimostreranno
qualità artistica del progetto, unicità di contenuto, rilevanza
dell’argomento, potenziale di distribuzione internazionale così
come fattibilità finanziaria.
I progetti selezionati saranno
presentati in una sessione di pitching a un pubblico di
professionisti dell’audiovisivo. Seguiranno appuntamenti
individuali fra le parti – incontri one to one – per finanziamenti,
co-produzioni e accordi di distribuzioni.
Dal primo all’11 settembre 2021 al
Lido di Venezia, nell’anno delle celebrazioni dei 1600 anni della
fondazione della città, prende il via la
78 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica,
organizzata dalla Biennale di Venezia e diretta da Alberto Barbera:
la Mostra vuole favorire la conoscenza e la diffusione del cinema
internazionale in tutte le sue forme di arte, di spettacolo e di
industria, in uno spirito di libertà e di dialogo.
La prima Esposizione Internazionale
d’Arte Cinematografica risale al 1932 nell’ambito della
diciottesima Biennale di Venezia. Il festival, denominato “1ª
Esposizione Internazionale d’Arte Cinematografica”, nacque da
un’idea del presidente della Biennale di allora, il conte Giuseppe
Volpi, dello scultore Antonio Maraini, segretario generale, e di
Luciano De Feo, segretario generale de L’Unione Cinematografica
Educativa (emanazione della Società delle Nazioni con sede a Roma),
concorde sull’idea di svolgere la rassegna nella città lagunare e
primo direttore-selezionatore.
L’edizione 1932 si svolse dal 6 al
21 agosto 1932 e fu la prima manifestazione internazionale di
questo tipo: si svolse interamente sulla terrazza dell’Hotel
Excelsior al Lido di Venezia e, anche se non era una rassegna
competitiva, nel cartellone c’erano titoli che fecero la storia del
cinema. Tra questi, vale la pena di ricordare Probito del grande
regista statunitense Frank Capra, Grand Hotel di
Edmund Goulding, Il Campione di King Vidor, il
primo e inimitabile Frankestein di James Whale.
Alla serate erano presenti gli attori protagonisti dei film che
fecero arrivare al Lido oltre 25mila spettatori: si parla dei
maggiori divi internazionali dell’epoca come Greta Garbo,
Clark Gable, Fredric March, Loretta Young, John Barrymore, Joan
Crawford, senza dimenticare l’idolo italiano Vittorio De
Sica e il grande Boris Karloff, passato alla storia per il suo
ruolo del mostro nel primo Frankestein. Il primo film della storia
della Mostra, che venne proiettato la sera del 6 agosto 1932, fu Il
dottor Jekyll (Dr. Jekyll and Mr. Hyde) di Rouben Mamoulian. Il
primo film italiano, Gli uomini, che mascalzoni… di Camerini, venne
presentato invece la sera dell’11 agosto 1932.
In mancanza di una giuria e
dell’assegnazione di premi ufficiali, introdotti solamente più
tardi, un referendum indetto dal comitato organizzatore, presieduto
da Attilio Fontana dell’Ice (Istituto del Commercio Estero), svolto
tra il pubblico accorso alla rassegna, decretò come miglior regista
il sovietico Nikolaj Ekk per il film Il cammino verso la vita,
mentre il film di René Clair A me la libertà venne eletto come il
più divertente. Come migliore attrice fu premiata Helen Hayes, come
miglior attore Fredric March; il film “più commovente” risultò
essere la pellicola americana Il fallo di Madelon Claudet di Edgar
Selwyn.
La seconda edizione si svolse due
anni dopo, nel 1934, e fu la prima rassegna competitiva: i Paesi
rappresentati erano 19 e i giornalisti accreditati più di 300. Dal
1935 la Mostra diventò annuale, segno evidente del successo
internazionale della manifestazione. In quello stesso anno venne
istituita la Coppa Mussolini per il miglior film straniero e
italiano, ma non esisteva una vera giuria. Era la presidenza della
Biennale che decretava i vincitori dei premi. Oltre alla Coppa
Mussolini, vennero distribuite le Grandi Medaglie d’oro
dell’Associazione nazionale fascista dello spettacolo, inoltre i
premi per le migliori interpretazioni e giovani registi alla loro
opera prima.
Con il crescere della notorietà e
del prestigio della rassegna, crebbe anche il numero di opere e dei
Paesi partecipanti in concorso. A partire da questa edizione, però,
e fino al Dopoguerra, alla Mostra non parteciparono più i film
sovietici, mentre il prestigioso premio per gli attori assunse la
denominazione di Coppa Volpi, dal cognome del conte Giuseppe Volpi,
padre della rassegna.
Di edizione in edizione, molte
furono le innovazioni della Mostra: nel 1937 venne inaugurato il
nuovo Palazzo del Cinema, opera dell’architetto Luigi Quagliata,
costruito a tempo di record secondo i dettami del Modernismo,
diffusosi all’epoca e mai più abbandonato nella storia della
rassegna, tranne che tra il 1940 ed il 1948.
Gli anni Quaranta rappresentarono
uno dei momenti più difficili della rassegna a causa delle guerre
in corso: le edizioni del 1940, 1941 e 1942 si svolsero a Venezia,
ma lontano dal Lido. Pochi furono i Paesi partecipanti. La mostra
riprese a pieno regime nel 1946 a seguito della conclusione della
guerra, ma le proiezioni si svolsero stavolta al cinema San Marco,
a causa della requisizione del Palazzo del Cinema da parte degli
Alleati.
L’edizione del 1946 per la prima
volta si svolse nel mese di settembre, a seguito dell’accordo con
il neonato Festival di Cannes, che proprio nella
primavera del ‘46 aveva organizzato la sua prima rassegna. Nel 1947
la mostra si tenne al Palazzo Ducale, in una splendida e unica
cornice, raggiungendo un record di novantamila presenze. Il 1947
vide anche ripristinata la Giuria internazionale per assegnare il
Gran premio internazionale di Venezia.
La crescita della Mostra e la sua
importanza sempre maggiore portò a un richiesta di maggiori spazi:
tra il 2000 e il 2001 la direzione si concentrò su un forte
rafforzamento delle infrastrutture, affiancando ai palazzi storici
nuove ampie sedi, ristrutturate o create appositamente per il
festival, migliorando i collegamenti tra le diverse zone e portando
lo spazio totale a disposizione della rassegna ad oltre 11.000
metri quadrati.
La stagione degli Emmy è tornata e
Tony Hale (“Veep”) e Sheryl Lee
Ralph (“Abbott Elementary”) hanno annunciato le
nomination agli Emmy del 2024, insieme al nuovo presidente della
Television Academy Cris Abrego.
FX ha avuto i due programmi più
nominati quest’anno: “Shogun”
e “The
Bear“. Il dramma giapponese ha ottenuto ben 25
nomination, compresi i riconoscimenti per la recitazione di
Hiroyuki Sanada e Anna Sawai,
mentre “The
Bear” è subito dietro con 23. The Bear vede
protagonisti Jeremy Allen White, Ayo Edebiri, Ebon
Moss-Bachrach, Lionel Boyce e Liza
Colón-Zayas che hanno ricevuto riconoscimenti come
attori.
Per chi facesse
confusione con gli Emmy di Gennaio 2024, specifichiamo. Gli
scioperi di Hollywood hanno costretto la Television Academy a
posticipare la trasmissione del 2023 a gennaio di quest’anno,
proprio nel bel mezzo della stagione degli Oscar. E ora, appena
nove mesi dopo, eccoci di nuovo a parlare di Emmy.
La 76esima edizione degli Emmy
Awards sarà trasmessa in diretta dal LA Live Peacock Theatre del
centro di Los Angeles domenica 15 settembre dalle 20:00. alle 23:00
ET/17:00 alle 20:00 PT sull’ABC. La trasmissione sarà quindi
disponibile per essere trasmessa in streaming il giorno successivo
su Hulu.
7500 (qui
la recensione), film del 2019 diretto da Patrick
Vollrath, si inserisce nel filone del thriller
claustrofobico, con una messa in scena ridotta ma ad altissima
tensione. Ambientato quasi interamente all’interno della cabina di
pilotaggio di un aereo di linea, il film racconta una vicenda di
dirottamento aereo con uno stile asciutto e realistico, facendo
leva più sulla tensione psicologica che sull’azione spettacolare.
Protagonista assoluto è Joseph Gordon-Levitt, nei
panni del primo ufficiale Tobias Ellis, chiamato a
confrontarsi con una situazione estrema e imprevedibile. Il titolo
stesso fa riferimento al codice d’emergenza utilizzato nel settore
dell’aviazione civile per segnalare un atto di pirateria aerea.
Quello che rende
7500 particolarmente interessante è la sua
capacità di ridurre lo spazio narrativo al minimo, concentrandosi
esclusivamente sulle reazioni dei personaggi coinvolti, sulle
dinamiche tra ostaggi e dirottatori, e sulle difficili decisioni
che il protagonista è costretto a prendere in tempo reale. Il film,
infatti, evita volutamente ogni distrazione esterna: non ci sono
salti temporali, flashback o sottotrame secondarie. Tutto si
consuma davanti agli occhi dello spettatore in tempo quasi reale,
amplificando il senso di ansia e impotenza. In questo senso,
7500 si pone come un esempio efficace di cinema
d’urgenza, capace di raccontare una vicenda estrema attraverso la
pura tensione narrativa.
Nel corso dell’articolo,
analizzeremo non solo le scelte stilistiche e narrative che rendono
il film un’esperienza visiva coinvolgente, ma ci soffermeremo anche
sul legame di esso con eventi realmente accaduti. La vicenda
narrata, pur con elementi romanzati, trae infatti ispirazione da
casi reali di dirottamenti aerei avvenuti in Europa negli ultimi
decenni. Sarà dunque interessante approfondire fino a che punto la
trama rispecchi la realtà e quali elementi siano stati modificati
per esigenze cinematografiche.
Joseph Gordon-Levitt in 7500
La trama di
7500
Il film segue la storia di
Tobias Ellis, un giovane e tranquillo pilota
americano che vive in Germania con la sua ragazza turca,
Gökce, che lavora come hostess. I due, un giorno,
si trovano a volare insieme per lavoro su un normale aereo
passeggeri da Berlino a Parigi. Tobias è il secondo comandante
affiancato da Michael, il primo pilota. Tutto
sembra andare bene, fino a quando, poco dopo il decollo,
improvvisamente un gruppo di terroristi tenta di prendere d’assalto
la cabina di volo, ferendo gravemente Michael e il braccio di
Tobias.
Il giovane co-pilota spaventato,
riesce a chiudere la porta e contattare la torre di controllo per
un atterraggio di emergenza. Ma i dirottatori iniziano ad agitarsi,
uccidono un passeggero e ne prendono in ostaggio un altro
minacciando di tagliargli la gola se Tobias non li lascerà entrare
in cabina.
Tobias sarà così costretto ad affrontare una situazione
inimmaginabile per impedire ai terroristi di massacrare tutti i
passeggeri.
La storia vera dietro il film
Tecnicamente, 7500
non è basato su una storia vera. La vicenda narrata nasce dalla
volontà di Vollrath di realizzare un film ambientato all’interno
della cabina di pilotaggio di un aereo, evitando però di rifare la
solita versione del dirottamento che ritrae un tipico eroe d’azione
hollywoodiano che salva la situazione. Egli preferiva infatti
concentrarsi sulla tensione e la claustrofobia di un pilota che
deve prendere decisioni difficili in un ambiente così stressante.
Per prepararsi al film, ha quindi letto rapporti su dirottamenti
realmente avvenuti e ha dovuto mettersi al passo con gli aspetti
tecnici di un aereo e i protocolli richiesti ai piloti.
Joseph Gordon-Levitt e Omid Memar in 7500
Ha ricevuto inoltre un grande aiuto
da Carlo Kitzlinger, l’attore che interpreta il
pilota al fianco del personaggio di Gordon-Levitt. Kitzlinger aveva
lavorato come pilota professionista per Lufthansa e ha aiutato i
realizzatori del film a mantenere il tutto il più vicino possibile
alla realtà. Oltre a realizzare un film che lasciasse il pubblico
senza fiato, Vollrath voleva anche aggiungere più profondità e
dimensioni ai suoi personaggi. Non voleva creare una linea netta
tra il bene e il male e voleva evitare di stereotipare i ruoli.
Concentrandosi sulla pressione affrontata dal pilota, voleva anche
dare un assaggio della paura provata da un giovane che si trova
coinvolto in una situazione che non ha scelto.
In un’intervista con Variety,
Vollrath ha infatti spiegato come è arrivato al personaggio del
dirottatore Vedat. “Nel 2015 c’è stato un
periodo in cui molti ragazzi molto giovani, per lo più europei,
hanno lasciato le loro case e hanno cercato di unirsi all’ISIS. Ho
visto un servizio su un ragazzo di 18 anni che era tornato dopo
essersi unito all’ISIS… completamente disilluso e deradicalizzato…
Ho sentito il desiderio di realizzare un film su un ragazzo che si
deradicalizza nel momento in cui si ritrova con le mani sporche di
sangue. E da lì ho voluto raccontare la storia di un ragazzo che
stava diventando così. Ma lui non è solo una vittima, è anche un
carnefice, o un misto di entrambi. È proprio questa sottile linea
che mi ha interessato”, ha detto.
Ma nell’esplorare questo territorio,
ha anche dovuto riconoscere il bisogno di vendetta che crea una
spirale infinita di violenza. “Mentre stavo scrivendo, sono
avvenuti gli attentati di Parigi e quelli in Germania. Ho smesso di
scrivere e mi sono chiesto: ‘Devo continuare a raccontare una
storia su questa situazione?’. Mi sono detto che dobbiamo cercare
di dare una risposta su come uscire da questa spirale di orrore.
Come rompere questo circolo vizioso di violenza che genera altra
violenza”, ha aggiunto. Pur non avendo basato il film su
precise vicende reali, il regista si è dunque basato sui più
recenti casi di attentati terroristici, anche quelli non avvenuti a
bordo di aerei in volo.
Presentato in anteprima al Festival
di Locarno e disponibile dal 18 giugno su Amazon Prime Video, 7500 è
l’esordio al lungometraggio del regista tedesco Patrick
Vollrath, che aveva già fatto parlare di sé al Festival di Cannes, dove aveva presentato
il cortometraggio Alles Wird Gut. Per la sua opera
prima, Vollrath si affida a Joseph Gordon-Levitt, star hollywoodiana dalla
carriera sicuramente particolare. Di indiscusso talento ed estrema
curiosità, porta avanti una carriera misurata, operando scelte mai
scontate e abbracciando causa e film che potrebbero essere
considerati rischiosi. È il caso di 7500 che
racconta di un attentato terroristico a bordo di un aereo con il
conseguente tentativo di dirottamento.
Tobias (Joseph
Gordon-Levitt) è il co-pilota di un volo commerciale
che da Berlino è diretto a Parigi, ha una relazione con una delle
hostess a bordo dello stesso volo, che è anche madre di suo figlio.
Non appena il volo raggiunge l’alta quota, si palesano a bordo dei
terroristi, integralisti religiosi, che tentano di dirottare
l’aereo. Tutto il racconto è concentrato su Tobias, che da una
parte vorrebbe intervenire attivamente per abbattere gli assalitori
e difendere non solo i passeggeri ma soprattutto la donna che ama,
dall’altra sente la responsabilità del comando, come un capitano
coraggioso che nella tempesta si impegna a far approdare la nave in
porto, non importa a quale costo.
In 7500, Joseph Gordon-Levitt è un
eroe per caso
7500 si
inserisce pienamente nella tradizione del thriller claustrofobico,
ambientato interamente in uno spazio angusto che, in questo caso,
non è soltanto l’aereo in volo, isolato dal resto del mondo, ma è
proprio la cabina di pilotaggio, lo spazio della sopravvivenza e
della responsabilità. L’eroe per caso di Joseph Gordon-Levitt porta sulle sue spalle
tutto il film, non solo le sorti dei passeggeri a bordo dell’aereo,
e dalla sua postazione privilegiata, si comporta come un assediato
all’interno di un castello: la porta della cabina viene percossa in
continuazione, per tutta la durata del film, tanto che il rumore
sembra il suono di un ariete che tenta di sfondare le protezioni
dall’assedio. Il monitor, che gli mostra i movimenti nello spazio
antistante alla cabina, è l’occhio che gli permette di essere al
corrente di ciò che accade fuori, ma questa conoscenza se da un
lato lo mette in controllo della situazione, dall’altro lo rende
anche terribilmente consapevole di quello che potrebbe succedere,
del pericolo effettivo che corrono gli ostaggi (e la sua
amata).
Il pregio più grande di 7500 è il
sapiente uso che Vollrath fa dello spazio, attraverso lunghi piani
sequenza tesi a restituire il tempo reale dell’attacco e del suo
epilogo, in maniera sempre più concitata, aderendo pienamente al
genere. Nulla di nuovo, quindi, ma è chiaro che siamo di fronte ad
un giovane di talento che ha confezionato un prodotto perfettamente
inserito nei canoni, un vero e proprio gioiellino per gli
appassionati del genere.
La
Disney ha ufficialmente “assorbito” la
21st Century Fox, e come conseguenza diretta
della fusione, avrà accesso a tutti i personaggi Marvel finora gestiti dallo studio
concorrente. Questo, per i fan, significa una cosa sola: il
“ritorno” a casa dei loro eroi che ora potranno inserirsi nel
MCU e mescolare le loro avventure a quelle dei
Vendicatori.
Ma quali sono i team che vorremmo
vedere presto nell’universo cinematografico Marvel? Ecco 7
proposte:
1Dark Avengers
Sempre a proposito di importanti crossover, la
trama di Dark Reign potrebbe fornire i presupposti
per l’arrivo nel MCU degli Oscuri Vendicatori,
coloro che dopo gli eventi di Secret Invasion si
riuniscono nello stesso team formato da Norman
Osborn (che nel frattempo ha ottenuto poteri speciali dal
governo americano).
Si
tratta principalmente di una squadra di supercriminali, sulla
falsariga di una Suicide Squad, agli ordini di Osborn, con
costumi e nome di celebri supereroi. Tra questi ci sono Bullseye,
Moonstone, Venom, Ares, Sentry, Noh-Varr e Daken.
Un’ipotesi alquanto intrigante per il MCU che
non ha mai proposto un cinecomic con villain assoluti
protagonisti.
Drew Goddard si è
affermato nel panorama cinematografico e televisivo statunitense
come una personalità alla continua ricerca di sperimentazioni e
novità narrative e visive. Noto come sceneggiatore di film come
Cloverfield, Sopravvissuto – The Martian, e di serie come
Buffy l’ammazzavampiri, Alias e Lost, egli si è
in due occasioni cimentato anche con la regia. La prima volta
risale al 2011, quando realizzò l’ingegnoso horror Quella casa
nel bosco, mentre nel 2018 è tornato sul grande schermo con
7 sconosciuti a El Royale, da lui anche
scritto e prodotto, all’interno del quale torna a giocare con il
genere, i suoi canoni e le possibilità di decostruzione attraverso
cui dar vita a qualcosa di inedito.
Il film (qui la recensione), il cui
titolo originale è Bad Times at the El Royale si configura
come un thriller neo-noir composto da un cast di grandi celebrità
hollywoodiane. Anche in questo caso Goddard gioca con la storia per
ottenere sempre risvolti inaspettati. In particolare, ciò che
emerge, è il ritratto di un’umanità ricca di complessi,
continuamente scissa tra bene e male, con forti crisi di fede in
atto. Visivamente accattivante, con colori e scenografie che si
fanno specchio dell’animo dei personaggi, il film è poi stato
accolto in modo molto positivo dalla critica.
Pur non ottenendo un buon successo
economico, questo ha guadagnato una propria schiera di fan, che
ancora oggi non mancano di parlarne e di analizzarlo in ogni suo
più piccolo aspetto. Per gli amanti dei film che non sono quello
che sembrano, questo è un titolo da non perdere. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
7 sconosciuti a El Royale: la trama del film
La vicenda si svolge nell’hotel El
Royale, situato al confine tra il Colorado e il Nevada. Qui si
incontrano sette personaggi, ognuno con il proprio vissuto e i
propri scheletri nell’armadio. Tra questi vi sono l’agente FBI
Dwight Broadbeck, incaricato di risolvere alcuni
misteri legati a quel luogo, la hippie Emily
Summerspring e il prete cattolico Daniel
Flynn. A loro si aggiungeranno poi anche l’impiegato
dell’hotel Miles Miller, la giovane afroamericana
Darlene e Rose, sorella di Emily.
I tesi rapporti tra di loro inizieranno a farsi sempre più
complicati nel momento in cui un nuovo elemento si presenterà a El
Royale, ovvero il sadico Billy Lee. I reali motivi
della presenza di ognuno di loro in quell’hotel verranno dunque ben
presto alla luce.
7 sconosciuti a El Royale: il cast del film
Come anticipato, il film è
interpretato da alcuni tra i più noti interpreti del momento a
Hollywood. Tra questi si ritrovano Jon Hamm,
celebre per la serie Mad Men e qui impegnato nei panni
dell’agente Dwight Broadbeck, un ruolo inizialmente pensato per
l’attore Russell Crowe. L’attore ebbe solo un
giorno per leggere la sceneggiatura e una settimana per
memorizzarla. Il prete Daniel Flynn è invece interpretato dal
premio Oscar JeffBridges, il quale era la prima scelta del
regista e che accettò di partecipare al film subito dopo aver letto
la sceneggiatura. Per il ruolo di Darlene è invece stata scelta
l’attrice Cynthia Erivo. Celebre anche come
cantante, questa chiese al regista di aggiungere un monologo per il
suo personaggio, così da conferire anche a questo un suo momento di
valore.
Nel ruolo del criminale Billy Lee si
ritrova invece Chris
Hemsworth, il quale aveva già collaborato con Goddard
per Quella casa nel bosco. Reduce da uno dei film di
Thor, l’attore aveva in quel momento un fisico
particolarmente imponente. Al suo personaggio è assegnato il colore
rosso, che rappresenta la sua voglia di sangue e morte. Per
assumere il nuovo ruolo, dunque, si trovò a dover perdere circa 15
chili di muscoli. Primaria fonte di ispirazione per il suo
personaggio è stato il celebre assassino Charles Manson. Nel film
si ritrovano poi l’attrice Dakota Johnson
nei panni di Emily Summerspring e Cailee Spaeny in quelli di sua sorella
Rose. L’attore Lewis Pullman è l’impiegato Miles
Miller, mentre il regista canadese Xavier Dolan ha
un piccolo ruolo come Buddy Sunday. Completano poi il cast
Shea Whigham nei panni del dottor Woodbury
Laurence e Nick Offerman in quelli di Felix
O’Kelly.
7 sconosciuti a El Royale:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di 7
sconosciuti a El Royale grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Disney+, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di martedì 20 settembre alle ore
21:20 sul canale Rai 4.
Film d’apertura della tredicesima
edizione della Festa del cinema di Roma, 7 Sconosciuti a El
Royale è l’opera seconda di Drew Goddard. L’idea dell’hotel come laboratorio del mondo e microcosmo
dell’umanità non è certo nuova nel cinema hollywoodiano, per questo
si rimanda il giudizio alla capacità dei singoli autori di
plasmarla e attualizzarla secondo le esigenze artistiche personali
o le urgenze politiche del tempo in cui vivono. Ci era riuscito
Stanley Kubrick nel 1980 con
Shining, quando il racconto degli orrori
dell’Overlook Hotel sconvolse l’atteggiamento della critica nei
confronti del genere horror e abituò gli spettatori ad un altro
tipo di esperienza con la paura; l’epoca era abbastanza fertile e
il regista così ispirato da scatenare nella coscienza americana un
senso di ansia che il luogo fisico metteva in scena, ospitava, a
cui dava una forma reale e immaginaria.
Ovviamente non è un racconto classico dell’orrore (eppure
potrebbe sembrarlo, vista l’allucinazione in cui è immerso),
tuttavia 7 Sconosciuti a El Royale di Drew Goddard – noto
sceneggiatore di serie tv e candidato all’oscar per The
Martian – condivide con il capolavoro di Kubrick la
stessa concezione del luogo come casa-laboratorio dove vengono
prodotte immagini più o meno realistiche della società: non siamo
in Colorado, ma al confine tra Nevada e California, e laddove
l’Overlook funzionava da epicentro dell’inconscio collettivo con
conseguente perdita dell’identità, questo El Royale di inizio anni
Settanta manifesta i traumi di un paese che sta cambiando, nel bene
e nel male, la decadenza del “sogno”, le ferite della guerra in
Vietnam, la risposta delle sette religiose alle incertezze della
politica, i danni perpetuati alla popolazione afroamericana e così
via.
Questa
fascinazione del reale si traduce sullo schermo in 7
Sconosciuti a El Royale nell’incontro tra sette personaggi
che in comune hanno la voglia di riscatto e la volontà di
redimersi, ognuno a suo modo, facendosi a pezzi prima di una fine
imminente; di certo la visione di Goddard sulla storia è più
ottimista di quella di Shining, secondo cui la vera utopia
è accettare il fatto che le radici del male sono comunque nell’uomo
e che questo non dovrebbe consolarci affatto. Piuttosto, in
Bad Times at El
Royale, si ribadisce – anche romanticamente – la
possibilità che esista uno spiraglio tra l’orrore e la bellezza, e
che in questo spiraglio l’arte, o una forma di comunicazione in
generale, abbia un peso e un potere inestimabili. La scena finale
del film ne è il perfetto testamento e il messaggio che il regista
voleva trasmettere: fuori dal tempo e dalla civiltà, questo motel
fatiscente situato al confine, dunque neutrale e indefinito,
racconta più di quanto pensiamo la memoria americana e i danni che
si ripercuotono nel presente.
Dopo esser
aver aperto la XIII edizione della
Festa del Cinema di Roma, 7 Sconosciuti a El
Royale arriva nelle sale italiane. Il sensazionale
thriller diretto diretto dal candidato al Premio
OscarDrew
Goddard (sceneggiatore di
Sopravvissuto – The Martian, regista di
Quella casa nel Bosco) segue le vicende, nell’arco di una
notte, degli ospiti dell’hotel El Royale, al confine tra California
e Nevada. 7 misteriosi sconosciuti, ognuno con un passato da
svelare, interpretati da un cast stellare che include anche il
Premio Oscar Jeff Bridges (Il
Grinta) e Chris Hemsworth (Rush,
Avengers: Infinity War).
“Billy Lee è imprevedibile e incredibilmente istintivo”: così
Chris Hemsworth descrive il suo personaggio, affascinante quanto
pericoloso e che porterà ulteriore scompiglio a El Royale. Jeff
Bridges è invece Padre Flynn: ma El Royale non è propriamente un
posto per preti e la sua presenza suscita più di una perplessità
negli altri ospiti.
Insieme a Hemsowrth e Bridges,
7 sconosciuti ad El Royale vanta le eccezionali
performance di Jon Hamm (Mad Men, Baby Driver
– Il genio della fuga), Cynthia Erivo
(Widows – Eredità criminale), Cailee Spaeny(Pacific Rim:
Uprising), Lewis Pullman (La battaglia
dei sessi).
Sette estranei, ognuno con un
passato da seppellire, si incontrano nel fatiscente El Royale, un
hotel a Lake Tahoe sul confine tra California e Nevada. Nel corso
di una notte, ognuno di loro avrà un’ultima possibilità per
redimersi, prima che vada tutto in malora.
Con la sua opera prima
Martin McDonagh ci aveva fatto ridere, ci aveva
fatto anche un po’ commuovere, e soprattutto aveva realizzato una
delle migliori sceneggiature originali degli ultimi anni. Non c’è
da stupirsi quindi se questo suo secondo lavoro da
regista/sceneggiatore fosse molto atteso. Il 15 novembre uscirà al
cinema 7 Psicopatici e chi ha amato
In Bruges, non può fare altro che correre al
cinema. Martin (Colin
Farrell) è uno sceneggiatore irlandese che vive a
Hollywood e sta cercando di lavorare ad una storia per un nuovo
film dal titolo, appunto, 7
Psicopatici.
Un certo disfattismo e la sua
pericolosa relazione con l’alcool gli impediscono di procedere con
il lavoro, fino a che non si offre di aiutarlo il suo migliore
amico, Billy (Sam
Rockwell), un ragazzo che per vivere fa il “rapitore
di cani”, ovvero rapisce i cani e li restituisce una volta che il
padrone ha predisposto una ricompensa per il ritrovamento. Suo
socio in “affari” è Hans (Christopher Walken), che
passa tutto il suo tempo tra il “deposito” di cani rubati e
l’ospedale in cui è ricoverata la sua amata moglie. Le oziose e
tranquille vite dei tre vengono stravolte quando Billy rapisce il
cane sbagliato: il suo proprietario, un boss psicopatico (Woody
Harrelson), è disposto a tutto pur di riavere la sua
amata e pelosa Bonnie.
7 Psicopatici, il film
Una trama apparentemente intricata
e tanti personaggi magnificamente scritti compongono questo film
surreale che commenta se stesso in ogni battuta e in ogni dialogo
tra gli squinternati protagonisti. McDonagh fa un
eccelso lavoro, costruisce il film progressivamente, lasciando lo
spettatore disorientato tra realtà e finzione per tutta la prima
parte, svelando solo con il procedere del racconto le sue
intenzioni.
Se regia e sceneggiatura
costituiscono una buona parte della riuscita del film, il cast è
senza dubbio un altro elemento fondamentale, e McDonagh si affida a
Colin Farrell, che con lui ha vinto il suo
primo Golden Globe, che non delude, regalandoci una performance
divertente e sbigottita, in un ruolo che gli si addice alla
perfezione. A fargli da spalla troviamo il sempre ottimo
Sam Rockwell, attore molto dotato sia in ruoli
drammatici che in quelli comici, che qui sfodera le sue ormi
migliori. E ancora Christopher Walken e Woody Harrelson concludono il quadro dei
protagonisti straordinariamente psicopatici. Nel cast anche
Abbie Cornish, Olga Kurylenko e uno straordinariamente
inquietante Tom Waits, nel ruolo dell’unico
autentico psicopatico dichiarato.
7
Psicopatici è una commedia pulp straordinariamente
divertente, che non manca di momenti deboli, ma che si fa il verso
dal primo all’ultimo minuto, scandita da dialoghi serrati e
geniali, splendidamente scritti per ogni ruolo, che per quanto
piccolo, è fondamentale alla costruzione di una narrazione
stratificata e onirica.
Arriva in Blu-ray
e Dvd, distribuiti da Universal Pictures Italia, la
pulp-comedy 7 Psicopatici, secondo
lavoro di Martin McDonagh che ha esordito pochi
anni fa con l’apprezzatissimo In Bruges – La coscienza
dell’assassino.
Sempre più spesso
capita che le produzioni cinematografiche, o anche televisive,
consultino il pubblico per decidere definitivamente della sorte di
alcuni personaggi.
La storia del cinema e della
televisione, ma anche della letteratura, èpiena di personaggi che
sono stati salvati dai fans, ovvero personaggi che sarebbero dovuti
morire o comunque essere accantonati in qualche modo, ma che grazie
ai fans sono stati risuscitati/salvati/riperscati/reinserti e posti
di nuovo al centro delle loro storie.
Ecco una piccola gallery di 7 personaggi che sono stati salvati
dai fans:
Ci aspettavamo che Deadpool & Wolverine chiudesse la
porta dell’universo Fox. Invece, ha celebrato la Terra-10005 e ha
posto le basi perché quel mondo continui a prosperare insieme alla
Terra-616/la Sacra Linea Temporale.
Sebbene sperassimo in dei camei, il
threequel ha alzato la posta in gioco portandoci nel Vuoto prima di
dare una seconda possibilità a Elektra (Jennifer
Garner), Blade (Wesley
Snipes), Gambit (Channing
Tatum) e X-23 (Dafne
Keen). È stato davvero speciale, ma ci ha fatto pensare… quali
altri eroi e cattivi della Terra-10005 meritano una seconda
possibilità nel MCU?
Questo potrebbe avvenire in un
prossimo progetto della
Saga del Multiverso (il che sembra più probabile) o anche nel
MCU, che si dice sia il piano per questo mondo condiviso dopo
Avengers:Secret Wars. Speriamo che i nomi precedenti
vi sorprendano!
1Magneto
Il
franchise degli X-Men ha sicuramente bisogno di
abbandonare Magneto, ma ci sono ancora molti modi diversi in cui
questo cattivo potrebbe essere utilizzato. Tra questi c’è anche la
strada dell’eroe/antieroe, che si è rivelata così popolare nelle
sue recenti avventure a fumetti. Anche come membro degli X-Men, non
rinuncia a adottare misure estreme per affrontare gli umani che li
minacciano.
Con
tutto il rispetto per il leggendario Sir
Ian McKellen,
Michael Fassbender è sempre stato il miglior Maestro
del Magnetismo. Non avendo mai ricevuto materiale particolarmente
forte con cui lavorare da quando Matthew Vaughn ha lasciato la
serie, Fassbender avrebbe sicuramente colto al volo l’occasione di
unirsi al MCU.
Ci
piacerebbe vedere Magneto alla guida degli X-Men al fianco del
Professor X, evitando la prevedibile svolta da cattivo,
scontrandosi con Charles sul piano filosofico piuttosto che su
quello fisico. D’altra parte, una scena con Scarlet Witch in
Avengers:
Doomsday è molto allettante…
Sono uscite ben sette character poster di
Inception, che svelano anche alcuni dettagli dei
vari personaggi del kolossal di Christopher Nolan.
Ciascuna locandina mostra uno dei protagonisti, descritto dalla
tagline: Leonardo DiCaprio è l’Estrattore, Ken
Watanabe è il Turista, Joseph Gordon-Levitt è l’Uomo Punto
(The Point Man), Marion Cotillard è l’Ombra, Ellen Page è
l’Architetto, Tom Hardy è il Contraffattore, Cyllian Murphy è
l’Obiettivo. La spiegazione di questi nomi non è ben chiara, anche
se sappiamo che il personaggio di Ellen Page è davvero un
architetto (ma che lavora anche sulla manipolazione dei sogni) e
che Cyllian Murphy è l’obiettivo della missione del team di
Leonardo DiCaprio (incaricato di “impiantare” una idea).
Sono quattro i nuovi banner
promozionali di Inception pubblicati da
VirginMedia e ScreenWeek, tutti molto suggestivi. Potete
vederli cliccando sulle miniature sottostanti:
Intanto, continua il virale del
film. Mentre per le strade di Chicago sono comparsi dei nuovi
poster dedicati al “furto dei pensieri” e altri crimini della
mente, è online il “terzo livello” del gioco Mind Crime, a questo
indirizzo: http://www.mind-crime.com/stage3.
E’ simile al secondo livello – il
nuovo livello contiene, nel gameplay, anche dei personaggi chiamati
“servizio di sicurezza dell’inconscio”, armati di pistola, che
spareranno al giocatore nel caso lo identifichino. Inoltre sono
stati aggiunti anche due nuovi oggetti: un orologio che rallenta il
tempo, e occhiali da sole che impediscono di essere identificati.
La creazione delle mappe è diventata molto ricca, e si possono
aggiungere cinema, torri, magazzini e molto altro, e vengono
sbloccati mano a mano che si procede nel gioco. Poi si può
controllare la difficoltà di gioco o stabilire i livelli di
sicurezza per impedire che altri “rubino” i propri asset.
Sicuramente nei prossimi giorni, proprio come accaduto nel primo e
nel secondo livello, verranno sbloccati nuovi contenuti del film
come premi di gioco… Inception uscirà il 16 luglio 2010 negli USA,
da noi 3 settembre 2010.