Venezia, giorno 5.
Non è sempre domenica, anche se oggi
è domenica. Eh, eh, eh. Che belle battute che faccio. Lo so che mi
volete bene, almeno voi. Comunque, era per dire che quando sei a
Venezia per lavoro non sempre ti capita di vedere dei Kolossal con
gli attori che preferisci, ma devi fare ciò che sei chiamato a
fare. Ad esempio, stamattina il mio Caporedattore ha insistito
perché seguissi un documentario di un regista uzbeko sulla
riproduzione dello scarabeo stercorario.
Che ci volete fare, il dovere è
dovere. Però vi assicuro che alla fine l’esperienza mi ha lasciato
qualcosa. Che importa il glamour, i divi, Tilda Swinton e Ralph
Fiennes che sfilano sul red carpet. Lascio queste futilità
a chi viene qui soltanto per trastullare lo spirito.
Io sono un professionista e vado
dove sono richiesto. Sono felice e mi sento arricchito dal sapere
che lo stercorario quando corteggia la sua dama fabbrica una palla
di escrementi speciale, intenzionalmente bitorzoluta, in modo che
facendola rotolare nel verso giusto, diretta a Oriente, essa crei
sulla sabbia dei cerchi concentrici che provocano l’immediato
rilascio di feromoni irresistibili nella femmina. Lo scarabeo
maschio a quel punto divora i suoi stessi escrementi, e si accoppia
finalmente per poi finire divorato inesorabilmente dalla femmina
medesima al momento dell’orgasmo. Una perla di poesia che funge
anche da metafora della crudeltà con cui si concludono molto spesso
delle questioni irrisolte nei rapporti di coppia. Siamo noi
destinati a nutrire l’altro con il nostro amore fino a farci
totalmente risucchiare da esso, ad annullarci, a reificarci a
livello di cibo e poi di deiezione? Potrei starne a parlare in
eterno.
Ma non posso, perché sono abbastanza
sicuro che loro mi stiano osservando. Alicia
Vikander, Dakota Johnson e
Matthias Schoenaerts sono praticamente in ogni
pellicola presente qui, e non può essere un caso. Sono certo di
aver scorto i loro volti anche tra la folla del Casinò, e al
supermercato dove ho comprato la mortadella per la cena di
stasera. Sono ovunque e stanno tramando qualcosa, lo sento.
Schoenaerts era proprio lì, vicino alla
cassa, e leggeva un giornale cercando goffamente di nascondersi, ma
io la so più lunga di loro, ho già subito questo genere di
macchinazioni negli anni passati da parte di Stefano
Accorsi e Zerocalcare, e non mi avranno
tanto facilmente.
Ora stacco, prima che si accorgano
che sto parlando di loro. Se non mi risentite, chiamate l’esercito.
O Nicolas Cage.
(Ang)
Sono molto preoccupata per Ang. Da
quando siamo usciti dalla proiezione di A Bigger
Splash di Luca Guadagnino parla
strano, dice cose poco sensate e temo che soffra anche di
allucinazioni. Inizialmente ha reagito con violenza, giurando
vendetta e ridendo in maniera inquietante come un villain dei
fumetti, ma poi la sua mente, incapace di accettare il trauma di
due ore di tempo prezioso (tempo preziosissimo, per fare pipì,
mangiare, telefonare a casa o comprare le sigarette) perso dietro
quello che abbiamo scoperto oggi non essere un film but a new
fragrance by Dolce&Gabbana, deve aver operato una
rimozione, convincendolo di aver passato la mattinata in attività
più interessanti e divertenti come la visione di un documentario
sullo scarabeo stercorario. Si è convinto di essere vittima
di un complotto.
A seguire questi personaggi, che
definirli macchiette significa offendere la categoria, Ang insomma
è come in trance e guarda persino me con sospetto. Vabbé che
finalmente so annata dal parrucchiere (ve ne parlavo ieri, se
eravate preoccupati eccola!) e ora ho smesso di sembrare un uomo,
però darmi del lei e chiedermi per quale testata lavoro mi sembra
troppo.
Però vi spiego
due cose così forse riuscite a capire perché questo sant’uomo è in
queste condizioni. Oggi, dicevamo, è stato il giorno di
Guadagnino, e spero ci guadagnino qualcosa, in
effetti, dopo la proiezione di sto spottone patinato di
Pantelleria. Insomma nel film c’è Tilda che è più virile di
Eddie Redmayne, è una cantante super-rock in
vacanza col compagno in Sicilia. Poi succede questo: l’ex che
l’aveva elegantemente sbolognata al suo attuale compagno la
rivuole, ma nel mentre è sempre in calore e si tromba pure i
capperi di Pantelleria. Lei è fedele al suo compagno, ma poi boh
forse ci ripensa, forse no, ma c’è Dakota che movimenta il plot.
Poi a un certo punto si è deciso di abbandonare l’idea di fare un
film e hanno iniziato a lavorare a un nuovo prodotto: ‘le
inquadrature co ‘na specie di trama intorno’. Trama che è
un buco, una voragine. Vediamo che viè fuori.
Perdonatemi, è solo l’opinione di
una criticademmerda, ma insomma io ero davvero in imbarazzo. Che
magari tra un po’ mi passa, o forse alla seconda visione. In
effetti durante i Festival siamo sempre incarogniti per lo stress
delle giornate e le proiezioni incastrate tipo Tetris che non
riusciamo sempre ad essere clementi. Ma ricordiamocelo, siamo
sempre il popolo che ha riso alla spaccata di Lisa
Fusco, per cui penso a quello, me calmo un attimo e mi
ripeto come un mantra: no, non hai perso due ore della tua vita.
No. Poi guardo Ang, che biascica, mi parla aulico, guarda la folla
con sospetto e poi improvvisamente sorride, è tutto meraviglioso, e
capisco che abbiamo davvero sprecato del tempo. Non so come fare
per farlo riprendere. Provo a fare con lui qualche selfie come
Gianni Morandi, per elevare il livello di questa
giornata.
Oppure cerco uno scarabeo
stercorario.
(Vì)