Ospite del San Diego Comic
Con, Geoff Johns è tornato a parlare del progetto
a cui sta lavorando, ovvero Green Lantern Corps,
di cui scriverà la sceneggiatura per la Warner Bros. Queste sono
state le sue parole in merito:
“Sarà una
completa re-immaginazione della storia che conosciamo, proprio come
ho fatto per i fumetti di Green Lantern Rebirth. Spero di poter
scrivere una sceneggiatura che piaccia alla Warner Bros e alla DC e
che possa reinventare la mitologia dei personaggi in un modo
diverso, anche se è ancora in linea con alcune cose che abbiamo
fatto nei fumetti.“
Green
Lantern Corps svilupperà uno dei più grandi universi di
supereroi della DC Comics, e vedrà protagonisti Hal Jordan e John
Stewart. Scongiurati quindi i rumor degli ultimi mesi
che volevano in prima linea Simon
Baz e Jessica Cruz, mentre la
scelta di Jordan e Stewart sembra oggi la più coerente e
affidabile.
Giusto un anno fa il nome
di David Goyer (sceneggiatore
di Batman v Superman: Dawn of
Justice, L’Uomo d’Acciaio e
della trilogia del Cavaliere Oscuro) era
stato associato al progetto su Green Lantern
Corps nella doppia veste di regista e sceneggiatore.
Passati diversi mesi da quel rumour, sembra che la Warner Bros.
abbia puntato gli occhi su un altro filmaker per portare sullo
schermo le nuove avventure dei
supereroi DC.
Il desiderato numero uno
sarebbe Christopher McQuarrie, che di recente
ha firmato la regia degli ultimi due capitoli
di Mission Impossible e
di Jack Reacher (sempre con
protagonista Tom Cruise).
Green Lantern
Corps è stato descritto come “un Arma
Letale nello spazio” che si concentrerà su due
personaggi: Hal Jordan e John Stewart, tiratore scelto della
Marina, afroamericano, che entra a far parte del Corpo delle
Lanterne Verdi. Il film si focalizzerà in particolare sul suo
rapporto con Jordan e il Corpo.
Le riprese di Aquaman
sono in pieno svolgimento e Justice
League arriverà a novembre prossimo, intanto Wonder
Woman è ufficialmente il film del DCEU ad aver incassato di
più, mentre ancora molto poche sono le notizie che circolano in
merito a Green Lantern Corps.
Si è detto da tempo che il
personaggio potrebbe comparire in Justice League, ma non si hanno
ancora notizie su un eventuale casting.
Adesso ThatHashtagShow,
informa che la Warner Brothers vuole alla regia Rupert
Wyatt, regista che già aveva lasciato a mezz’aria il
progetto Fox su Gambit e che, come Matt
Reeves che è passato dalle scimmie ai pipistrelli, ha un
passato nel franchise de Il Pianeta delle Scimmie
sempre di casa Warner.
Il sito conferma quello che già si
vociferava, ovvero che nel film compariranno sia Hal Jordan che Jon
Steward, le due lanterne più famose, e che nel corso degli eventi
il primo sarà impegnato a istruire il secondo al ruolo di
protettore della Terra.
Inoltre, i casting non sono stati
ancora annunciati, ma sembra che per Jordan si cerca un attore che
abbia un’età compresa trai 39 e i 50, mente per Stewart si cerca un
attore giovane, dai 21 ai 30 anni. In questo modo la dinamica di
allievo-mentore avrebbe abbastanza senso. Per quanto riguarda
invece le caratteristiche etniche, queste saranno rispettate in
base a quanto riportato dai fumetti.
Justice League: Henry
Cavill sfida Armie Hammer, sarà lui Green Lantern?
Green Lantern
Corps viene descritto come “un Arma Letale
nello spazio” che si concentrerà su due personaggi: Hal
Jordan e John Stewart, tiratore scelto della Marina, afroamericano,
che entra a far parte del Corpo delle Lanterne Verdi. Il film si
focalizzerà in particolare sul suo rapporto con Jordan e il
Corpo.
David
Goyer e Justin Rhodes sono
gli sceneggiatori, mentre Goyer è anche
produttore del film, mentre produttori esecutivi del progetto
sono Geoff Johns e Jon Berg, alla guida della DC Films,
divisione responsabile dei lungometraggi dedicato all’universo
esteso DC.
Una volta terminata la
sceneggiatura, sarà possibile scegliere un regista. Difficile al
momento capire la fattibilità di un nuovo coinvolgimento
di Ryan Reynolds, protagonista del
primo Lanterna Verde, ormai
impegnato nei panni di Deadpool.
Green Lantern Corps
è l’annunciato prossimo film basata sul fumetto di Green
Lantern e che farà parte del DCCU. Ebbene
nonostante l’insuccesso del primo
adattamento, Green Lantern è uno dei
film più attesi dai fan della DC Comics, e oggi arriva una proposta
di casting per uno dei ruoli più importanti della storyline di
Green Lantern, ovvero Sinestro
che per questa fan art ha le le fattezze di Luke
Evans, apprezzato attore cinematografico, spesso a
suo agio nei panni di villain.
Green Lantern
Corps anche se annunciato ufficialmente al momento no
ha una data di uscita ed è attualmente in coda agli altri film
della DC. Green Lantern
Corps dovrebbe arrivare al cinema nel
2020. Previsto inizialmente per il 19 giugno 2020, il film
uscirà adesso il 24 luglio dello stesso anno.
Il film è prodotto
da Charles Roven, Zack Snyder
e Deborah Snyder, con Richard
Suckle, Stephen Jones, Wesley Coller, Geoff Johns, Connie
Nielsen e Rebecca Roven come executive
producers.
Il regista Duncan
Jones (Moon, Warcraft) ha condiviso sul
suo canale Twitter una interessante idea per il
film su Green Lantern Corps. Chiaramente, il
personaggio fonda il suo potere sulla forza di
volontà tramutata in azione dalla magia
dell’anello che porta. Tuttavia, l’interessante ipotesi di Jones
comprende la possibilità che il portatore dell’anello di
smeraldo non abbia una volontà forte. Che può fare allora
con tutto quel potere?
Potrebbe essere un’interessante
punto di partenza per sviluppare una storia inedita e interessante,
non credete?
Al momento Duncan
Jones è al lavoro su Mute, il suo nuovo
progetto originale, uno sci-fi con protagonista Paul
Rudd.Green Lantern
Corps viene descritto come “un’Arma Letale nello
spazio” che si concentrerà su due personaggi: Hal Jordan e
John Stewart, tiratore scelto della Marina, afroamericano, che
entra a far parte del Corpo delle Lanterne Verdi. Il film si
focalizzerà in particolare sul suo rapporto con Jordan e il
Corpo.
David Goyer e
Justin Rhodes sono gli sceneggiatori, mentre
Goyer è anche produttore del film, mentre
produttori esecutivi del progetto sono Geoff Johns e Jon Berg,
alla guida della DC Films, divisione responsabile dei lungometraggi
dedicato all’universo esteso DC.
Una volta terminata la
sceneggiatura, sarà possibile scegliere un regista. Difficile al
momento capire la fattibilità di un nuovo coinvolgimento di
Ryan Reynolds, protagonista del primo
Lanterna Verde, ormai impegnato nei panni
di Deadpool.
Anche se non si hanno ancora
conferme ufficiali sull’attore che interpreterà Lanterna
Verde in Green Lantern Corps (qui la nostra ipotesi), il progetto continua il
suo sviluppo, in particolare continua la ricerca di un
regista.
Per quello che riguarda la
sceneggiatura, da tempo sappiamo che David Goyer e
Justin Rhodes sono a lavoro sullo script, ma
sembra che Goyer sia interessato anche alla regia.
Secondo Jeff
Sneider, al Meet
the Movie Press, Goyer potrebbe assumersi la
responsabilità di dirigere il film in persona. Goyer ha già diretto
prima ma questo passo sarebbe davvero importante per la sua
carriera, dal momento che il film sarà un progetto ad alto
budget.
Justice League: Henry Cavill sfida Armie
Hammer, sarà lui Green Lantern?
Green Lantern Corps
viene descritto come “un Arma Letale nello spazio” che si
concentrerà su due personaggi: Hal Jordan e John Stewart, tiratore
scelto della Marina, afroamericano, che entra a far parte del Corpo
delle Lanterne Verdi. Il film si focalizzerà in particolare sul suo
rapporto con Jordan e il Corpo.
David Goyer e
Justin Rhodes sono gli sceneggiatori, mentre
Goyer è anche produttore del film, mentre
produttori esecutivi del progetto sono Geoff Johns e Jon Berg,
alla guida della DC Films, divisione responsabile dei lungometraggi
dedicato all’universo esteso DC.
Una volta terminata la
sceneggiatura, sarà possibile scegliere un regista. Difficile al
momento capire la fattibilità di un nuovo coinvolgimento di
Ryan Reynolds, protagonista del primo
Lanterna Verde, ormai impegnato nei panni
di Deadpool.
Moltissime voci si rincorrono negli
ultimi giorni in merito al casting dei protagonisti di
Green Lantern Corps. Nell’ultima shortlist abbiamo
visto anche James Marsden e tuttavia, mentre le
conferme ufficiali si fanno attendere, c’è una smentita che
allontana per ora definitivamente Armie Hammer dal
ruolo di Hal Jordan.
Green Lantern
Corps: Armie Hammer smentisce
L’attore di Operazione
UNCLE
ha infatti dichiarato di non aver mai sentito parlare di un
provino per il film e di aver letto il report sui giornali.
Per quanto riguarda invece il ruolo
di John Stewart, la rete candida adesso
Mahershala Ali, attore che “corre il rischio” di
ottenere una nomanation agli Oscar (magari anche una statuetta) per
la sua interpretazione in Moonlight, di
Barrry Jenkins. L’attore in realtà è già sotto
contratto con la Marvel per la serie NetflixLuke Cage, per cui la sua
effettiva partecipazione al film sembra improbabile, tuttavia la
fan art che lo ritrae nel costume di Lanterna
Verde è molto bella.
Mahershala Ali per
Green Lantern Corps
Green Lantern Corps
viene descritto come “un Arma Letale nello spazio” che si
concentrerà su due personaggi: Hal Jordan e John Stewart, tiratore
scelto della Marina, afroamericano, che entra a far parte del Corpo
delle Lanterne Verdi. Il film si focalizzerà in particolare sul suo
rapporto con Jordan e il Corpo.
David Goyer e
Justin Rhodes sono gli sceneggiatori, mentre
Goyer è anche produttore del film, mentre
produttori esecutivi del progetto sono Geoff Johns e Jon Berg,
alla guida della DC Films, divisione responsabile dei lungometraggi
dedicato all’universo esteso DC.
Una volta terminata la
sceneggiatura, sarà possibile scegliere un regista. Difficile al
momento capire la fattibilità di un nuovo coinvolgimento di
Ryan Reynolds, protagonista del primo
Lanterna Verde, ormai impegnato nei panni
di Deadpool.
Dopo tante voci e tantissimi attori
propostisi per il ruolo, non abbiamo ancora nessuna conferma in
merito a chi sarà il protagonista di Green Lantern
Corps.
Armie Hammer
circuisce da tempo il ruolo, in maniera più o meno seria, e dopo
molte dichiarazioni contraddittorie, anche Henry
Cavill, interprete di Superman nel DCEU,
ha cominciato a giocare, sui social, con l’ipotesi che Hammer possa
davvero entrare nell’Universo Condiviso della Warner
Bros.
Di seguito, @sentrydesigns ha condiviso una fanart su
Twitter che ci mostra come potrebbe apparire l’attore di
The Social Network nel ruolo della
Lanterna Verde.
Justice League: Henry Cavill sfida Armie
Hammer, sarà lui Green Lantern?
Green Lantern Corps
viene descritto come “un Arma Letale nello spazio” che si
concentrerà su due personaggi: Hal Jordan e John Stewart, tiratore
scelto della Marina, afroamericano, che entra a far parte del Corpo
delle Lanterne Verdi. Il film si focalizzerà in particolare sul suo
rapporto con Jordan e il Corpo.
David Goyer e
Justin Rhodes sono gli sceneggiatori, mentre
Goyer è anche produttore del film, mentre
produttori esecutivi del progetto sono Geoff Johns e Jon Berg,
alla guida della DC Films, divisione responsabile dei lungometraggi
dedicato all’universo esteso DC.
Una volta terminata la
sceneggiatura, sarà possibile scegliere un regista. Difficile al
momento capire la fattibilità di un nuovo coinvolgimento di
Ryan Reynolds, protagonista del primo
Lanterna Verde, ormai impegnato nei panni
di Deadpool.
I fan di Lanterna
Verde che hanno già visto “maltrattare” il loro eroe
sul grnade schermo, dovranno aspettare ancora un mese in più del
previsto per rivederlo, si suppone in un adattamento migliore,
splendere sul grande schermo.
È notizia di poche ore fa che la
Warner Bros ha posticipato ulteriormente il film su
Green Lantern Corps, possiamo affermare
quindi che non vedremo il personaggio in nessuna delle due parte in
lavorazione di Justice League.
Previsto inizialmente per il 19
giugno 2020, il film uscirà adesso il 24 luglio dello stesso
anno.
La Warner ha anche spostato dall’8
giungo al 22 marzo 2019 Godzilla 2, mentre
Godzilla vs Kong ha adesso una data
d’uscita: il 29 maggio 2020.
The Green Lantern
Corps arriverà nel 2020, il 24 luglio.
Da tempo si susseguono in rete
rumors che vorrebbero Tyrese Gibson in
trattative con la Warner per entrare a
far parte del cast di Green Lantern
Cops, tuttavia nessuna delle due parti ne aveva mai
confermato la veridicità. A rompere il silenzio è finalmente stata
la star di Fate of The
Furious che in una recente intervista ha
confermato di aver incontrato
la Warner più di una volta.
“Mi piacerebbe molto farlo, ho
avuto un paio di incontri con la Warner a riguardo ma credo che
ancora non sappiano che strada percorrere con il film. Mi farebbe
piacere confermarlo ufficialmente ma non posso. E qualora dovessero
andare in direzioni diverse credo che loro sappiano quale sia la
cosa migliore per il film. I fan hanno iniziato questa campagna e
tutto ciò che ho fatto è stato usare i social network per far
sapere che ero interessato.”
Nel 2011 un altro super eroe del
gruppo
Justice league of America farà il suo esordio sul grande
schermo: Green Lantern.
Green
Lantern nasce dalle menti di Bill Finger e Martin
Nodel, che nel 1940 – in piena Golden Age – battezzarono
la loro creazione nella rivista All
American Comics numero 16, edita dalla Dc Comics. Anni particolari
quelli. Anni in cui impazzava il secondo conflitto mondiale,
facendo mobilitare gli editori di fumetti e portando alla creazione
di un considerevole numero di supereroi, per stimolare il
patriottismo e la vittoria statunitense nella guerra.
Il fumetto
Negli anni, diversi hanno vestito i
panni di Lanterna
Verde. Il primo fu Alan Scott, giovane ingegnere,
che durante le operazioni di collasso di un ponte ferroviario,
scorse un minerale verde proveniente dal pianeta Oa, che lo istruì
su come creare un anello e una lanterna che gli avrebbero permesso
di avere superpoteri. Come ogni supereroe che si rispetti, anche
Lanterna Verde si dota di un costume – composto da un ampio
mantello viola ed una maschera dello stesso colore, una maglia
color rosso con un cerchio giallo sul petto con la raffigurazione
di una lanterna verde – che gli permette di celare la sua vera
identità. Per rendere più avvincenti le avventure del personaggio,
i creatori, seguendo la tradizione che vuole che sia posto un
limite ai poteri del supereroe, individuarono negli oggetti di
legno il confine dei poteri di Lanterna
Verde.
Nel corso degli anni cinquanta il
personaggio venne quasi dimenticato, salvo poi ritornare in auge
nel corso della Silver age. Questa volta però dietro la maschera
non c’era più l’ingegnere Alan Scott, ma la creatura di John Broome
e Gil Kane: il collaudatore di aerei Hal Jordan.
Hal è, cronologicamente, la seconda
lanterna Verde ed è annoverato tra i personaggi più amati dei
fumetti. Fa il suo esordio su Showcase n. 22 (1959) e, con Flash
Gordon, traccia l’inizio della Silver Age.
Rispetto ad Alan Scott, la ricetta
rimane pressoché invariata: Hal è una persona comune che si trova a
fare i conti con superpoteri inaspettati. Quel che cambia è il modo
di confezionare il personaggio, la mitologia che lo contorna e il
metodo narrativo.
Hal fa parte di un corpo di polizia
interstellare creato dalla razza aliena degli Oa, con il compito di
mantenere la pace in tutto l’universo (diviso in 3600 settori).
Ogni gruppo di settori è protetto da una lanterna verde, scelta in
base ai criteri di onestà e coraggio, dotata di un anello che dovrà
essere ricaricato ogni 24 ore attraverso un giuramento di
fedeltà:
« In brightest day, in blackest
night, No evil shall escape my sight. Let those who
worship evil’s might. Beware my power – Green Lantern’s light!
»
Il potere che scaturisce
dall’anello dà possibilità di creare costrutti composti di energia
verde, di volare, di sopravvivere nello spazio siderale e di
tradurre in tempo reale tutte le lingue dell’universo; i soli
limiti sono rilevabili nelle lacune della forza di volontà e della
capacità immaginativa del possessore dell’anello, ed è, inoltre,
inefficace contro gli oggetti di colore giallo. Di tutti i
supereroi, Lanterna verde è quello che – in linea di principio –
possiede i poteri qualitativamente e quantitativamente maggiori, ma
temporalmente limitati.
Rispetto al personaggio ideato
dalla coppia Finger-Nodel, la creatura di Broome e Kane si presenta
con un’uniforme di colore verde, orfana del mantello, con il
simbolo del corpo delle lanterne verdi sul petto.
Il Film – I
dettagli sul film sono ancora poco noti. Quel che si sa è che la
sceneggiatura sarà affidata a Greg Berlanti,
Michael Green e Marc Guggenheim e avrà come attore
protagonista il canadese Ryan
Reynolds (Amityville Horror, Ricatto
d’amore), diretto da Martin
Campbell (Casinò Royale, La leggenda di
Zorro).
La trama del film sarà incentrata
sul personaggio della Silver Age, Hal Jordan, e sul corpo delle
lanterne verdi.
Inizialmente tra i candidati a
vestire i panni di Lanterna Verde c’erano, tra gli altri:
Nathan Fillion, Sam Worthington, Bradley Cooper, Justin
Timberlake, Henry Cavill, Jared Leto, Michael Fassbender e
Ryan Gosling, ma alla fine la scelta finale cadde
su Ryan Reynolds, considerato fisicamente più adatto al ruolo.
Originariamente, la scelta della
location era ricaduta su Sidney, ma, a causa dell’aumento
della valuta australiana, per ridurre i costi, la produzione si è
vista costretta a spostarla a New Orleans, in Lousiana.
Il film promette un notevole
seguito di pubblico, considerevoli investimenti pubblicitari ed
enormi guadagni. Quello che possiamo augurarci, a quasi due anni
dall’uscita nelle sale (17 giugno 2011), è che la pellicola sia
all’altezza del fumetto e che la sceneggiatura non sia immolata in
nome dei fini commerciali e degli incassi.
Fan di Lanterna Verde, unitevi: il
vostro eroe sta arrivando!
David
Goyer e Justin Rhodes sono
stati assunti della Warner Bros per scrivere la sceneggiatura di
Green Lantern Corps, atteso per il 2020, ma non
sono i primi sceneggiatori che si approcciano al personaggio DC
Comics.
Come ben sappiamo, nel 2011 è
arrivato al cinema il primo film su Lanterna
Verde, un vero flop, scritto da Michael
Green. Adesso, parlando con Yahoo! Movies
UK, Green ha espresso la sua preferenza per il casting di
John Stewart,
una delle Lanterne più famose dei fumetti, che comparirà nel film
al fianco di Hal Jordan.
Per Green, l’attore perfetto per
interpretare Stewart è Ricky Whittle, che gli
appassionati di serie tv possono vedere in azione in
American Gods.
Già Tyrese Gibsonaveva confermato gli incontri
con la Warner per un eventuale coinvolgimento nel progetto, ma
chiaramente tali incontri non sono vincolanti.
Green Lantern
Corps viene descritto come “un Arma Letale
nello spazio” che si concentrerà su due personaggi: Hal
Jordan e John Stewart, tiratore scelto della Marina, afroamericano,
che entra a far parte del Corpo delle Lanterne Verdi. Il film si
focalizzerà in particolare sul suo rapporto con Jordan e il
Corpo.
David
Goyer e Justin Rhodes sono
gli sceneggiatori, mentre Goyer è anche
produttore del film, mentre produttori esecutivi del progetto
sono Geoff Johns e Jon Berg, alla guida della DC Films,
divisione responsabile dei lungometraggi dedicato all’universo
esteso DC.
Una volta terminata la
sceneggiatura, sarà possibile scegliere un regista. Difficile al
momento capire la fattibilità di un nuovo coinvolgimento
di Ryan Reynolds, protagonista del
primo Lanterna Verde, ormai
impegnato nei panni di Deadpool.
Il regista/attore Eli
Roth è recentemente apparso sulla
NBC al The Tonight Show with Jay
Leno, dove ha mostrato la prima clip dal suo prossimo
thriller Green Inferno. Il film non ha
una data di uscita in questo momento, ma di recente ha debuttato al
Toronto International Film Festival e verrà
proiettato all’AFI Fest a Los Angeles la
prossima settimana. La storia è incentrata su un gruppo di studenti
attivisti che incontrano un gruppo vizioso di cannibali in Perù.
Date un’occhiata alla clip:
Arriva tramite Deadline la notizia che la
Paramount Pictures e la Chernin
Entertainment hanno ottenuto i diritti di Green
Hornet e che al momento è iniziato un lavoro di
preproduzione che potrebbe portare a un reboot del film con la regia di Gavin O’Connor.
Il regista sarà produttore esecutivo e contribuirà alla regia con
Saen O’Keefe.
In origine uno show radiofonico
degli anni ’30, Green Hornet è diventato uno show
tv negli anni ’60 e vedeva protagonisti Van
Williams e Bruce Lee. Nel 2011
l’adattamento cinematografico ha visto nei ruoli principali
Seth Rogen e Jay Chou.
Il nuovo progetto sarà decisamente
diverso, più estremo, stando al regista, e soprattutto lanciato
verso una nuova idea di franchise.
Gavin O’Connor a
lavoro sul reboot di Green Hornet
Ecco cosa ha dichiarato O’Connor:
“È praticamente da sempre che voglio fare questo film. Da
bambino, quando la maggior parte dei miei amici adoravano Superman
o Batman, c’era solo un supereroe che catturava la mia attenzione:
Green Hornet. Ho sempre pensato che fosse il migliore proprio
perché non aveva superpoteri: era un supereroe umano, non indossava
un costume da clown, e sguazzava nel crimine per contrastarlo.
Tutto questo mi sembrava più vero. Immaginate di arrampicarvi in
continuazione sul monte Everest o sul K2, senza che nessuno lo
sappia e senza poterlo dire a nessuno. Quella è la vita di Britt e
Kato. Non possono rivelare a nessuno cosa fanno, e non si prendono
il merito di nulla.”
Si rinnova anche quest’anno la
collaborazione tra TorinoFilmLab, laboratorio
internazionale di formazione, sviluppo e coproduzione di
lungometraggi e serie TV promosso dal Museo Nazionale del
Cinema di Torino, e Trentino Film
Commission.
Frutto di questa sinergia è
Green Filming Award, un premio con l’obiettivo di
incoraggiare la produzione sostenibile,
promuovendo e applicando il disciplinare internazionale
Green Film all’interno del programma TFL
FeatureLab.
Green Film è il sistema di
certificazione ideato nel 2017 da Trentino Film Commissione e
adottato dall’ Associazione Italian Film Commissions, composta da
20 Film Commission diffuse su tutto il territorio italiano, come
strumento di riferimento per incentivare la sostenibilità
ambientale nel cinema. Si basa su alcuni semplici criteri di
sostenibilità ambientale, universalmente riconosciuti, a partire
dai quali sono state sviluppate delle azioni concrete che i
produttori possono mettere in atto durante le riprese per ridurre
l’impatto del loro lavoro sull’ambiente.
Questa collaborazione prevede che
durante l’ultimo workshop del programma annuale
FeatureLab, che si terrà il 30
novembre, un rappresentante di Trentino Film Commission
incontrerà i 10 progettipartecipanti al programma
FeatureLab per illustrare le caratteristiche del
disciplinare Green Film, studiare caso per caso le
opportunità che l’applicazione di tale protocollo può offrire ai
team e le modalità per produrre con maggiore rispetto per
l’ambiente. Al termine del forum di coproduzione
Meeting Event, una giuria internazionale
assegnerà i Production Awards a 4 progetti
selezionati di FeatureLab.
I progetti vincitori avranno la
possibilità di scegliere se applicare il protocollo Green Film:
qualora decidessero di farlo, riceveranno un contributo di
2.000 euro da parte del TFL per coprire parte
delle eventuali spese extra. Inoltre Trentino Film Commission
offrirà una consulenza per redigere un piano di sostenibilità e
coprirà i costi del green manager fino ad un massimo di 2.000
euro.
Nasce Green Film Lab, un
nuovo programma formativo frutto della volontà di promuovere un
approccio più sostenibile nell’industria audiovisiva, che
accomuna TorinoFilmLab, laboratorio del Museo
Nazionale del Cinema, e Green Film, progetto di
Trentino Film Commission. Insieme a fondi
regionali europei, TorinoFilmLab e Green Film organizzano una serie
di workshop intensivi dedicati alla sostenibilità
perproduttori, capi reparto e green
manager di tutta Europa, ognuno della durata di 3
giorni che si terranno durante l’anno in diverse regioni e città
europee.
“Con questa iniziativa
miriamo a rafforzare la consapevolezza sulle questioni ambientali e
favorire un cambiamento di mentalità oltre che di abitudini nel
settore cinematografico” dichiara Domenico De Gaetano,
direttore del Museo Nazionale del Cinema “Una
responsabilità e un impegno in cui è doveroso fare la nostra
parte”.
Attraverso un approccio
pratico e partecipativo, e lavorando concretamente su progetti di
film, i partecipanti impareranno a mettere in pratica le procedure
più attuali in termini di risparmio energetico, trasporti,
alloggio, vitto, scenografia, gestione e riciclo dei rifiuti e
comunicazione. “Produrre in modo più rispettoso per l’ambiente
sta diventando sempre più una condizione richiesta per accedere ai
fondi europei” afferma Mercedes Fernandez, managing
director del TorinoFilmLab “e Green Film Lab collabora con
fondi, film commission, produttori e troupe per promuovere le
pratiche di sostenibilità condivise dai vari attori nel territorio
europeo”.
Green Film Lab offre una
formazione basata sul Green Film Rating
System e le sue caratteristiche principali: il piano
di sostenibilità e il processo di certificazione dei progetti
audiovisivi. Una certificazione rappresenta, per i produttori, la
possibilità di vedere riconosciuto il proprio impegno in modo
tangibile e Green Film concede la certificazione di progetti
audiovisivi sostenibili in tutte le nazioni europee, incluse
coproduzioni che prevedono le riprese in altri paesi.
“Le politiche che le istituzioni
cinematografiche stanno proponendo per incentivare la transizione
ecologica sono strategiche così come lo è la ricerca di approcci
condivisi che aiutino la diffusione di buone pratiche tra i
produttori.”commenta Luca Ferrario, direttore Trentino
Film Commission“Con Green Film Lab vogliamo
mettere in connessione questi elementi: formare i produttori
fornendo loro una strada che gli permetta di lavorare in maniera
sostenibile – e in modo uniforme in diverse parti d’Europa – e
che allo stesso tempo faccia sì che le istituzioni possano
riconoscere e premiare i produttori per questo impegno.”
I workshop sono indirizzati a
team europei al lavoro su lungometraggi, sia di finzione
che documentari, in uno stadio di sviluppo avanzato che
vogliono approfondire le proprie conoscenze sulla gestione dei set
per coniugare ecosostenibilità ed esigenze economico-organizzative.
Si rivolgono anche ai professionisti della troupe di
produzione che desiderano acquisire competenze su come
applicare le migliori e più attuali prassi lavorando a progetti di
film reali e piani di sostenibilità, oltre che professionalizzare
ulteriormente i propri profili, visto che le produzioni sostenibili
sono sempre più richieste da istituzioni e fondi pubblici; così
come a green manager (professionisti che lavorano
nel campo della gestione delle risorse ambientali, anche se non
direttamente nell’ambito audiovisivo) interessati a conoscere le
dinamiche dell’industria cinematografica e ad applicare le proprie
competenze nella produzioni di film.
Head of Studies del programma è il
produttore italiano e alumnus del TorinoFilmLab, Giovanni
Pompili, che lavorerà affiancato dai tutor Sophie
Cornet (Belgio), che dirige progetti per la transizione
ecologica in ambito culturale dal 2010,
Louise Marie Smith (UK), fondatrice
e managing director di Neptune Environmental Solutions e
Morgane Baudin (Francia), produttrice, trainer e
consulente in tema di sostenibilità per cinema e tv.
Il primo workshop di
Green Film Lab si terrà a Trentodal 29
aprile al 1° maggio 2022.Le candidature possono
essere inviate fino al 25 marzo 2022.
Costi di partecipazione, materiali
da presentare per candidarsi e criteri di selezione sono
disponibili qui.
Nel corso del 2022, seguiranno altri
2 workshop con la medesima struttura e contenuti, le cui call si
apriranno nei prossimi mesi: il secondo workshop si terrà dal 29
al 31 luglio a Palma di Maiorca(Spagna) grazie alla
collaborazione di Mallorca Film Commission, Fundació Mallorca
Turisme e Consell Insular de Mallorca, after Mallorca Film
Commission; mentre il terzo dal 14 al 16 ottobre a Sitges
(Spagna), in collaborazione con Government of Catalonia, Catalan
Institute for Cultural Companies, Catalunya Film Commission e
Servei de Desenvolupament Empresarial.
Green Film Lab è un
programma di TorinoFilmLab e Green Film, promosso da Museo
Nazionale del Cinema e Trentino Film Commission, in collaborazione
con EAVE.
Si è svolto ieri a Venezia 72,
il Green Day Venice, giornata dedicata
alla sostenibilità nell’industria cinematografica. Nel corso
dell’evento, che si inserisce nella programmazione del Green Drop
Award, è stata presentata la campagna Film4Climate, iniziativa di
Connect4Climate, programma di comunicazione globale di World Bank
Group per sensibilizzare sui cambiamenti climatici promosso dal
Ministero dell’Ambiente italiano.
Cuarón, presidente della giuria di Venezia72: “Dobbiamo
cambiare completamente il modello economico globale”. Nel
mondo del cinema sono 1.400 i lavori verdi, e dal 2014 sono stati
10 i film certificati green. Lanciata la proposta per gli
Stati Generali del Cinema Verde.
Un cinema a basso impatto ambientale
è possibile. È quanto emerso da “Green Day Venice – How is the film
industry taking on climate change?”, giornata dedicata alla
sostenibilità nell’industria cinematografica che si è svolta oggi a
Venezia, nel vivo della 72a Mostra del Cinema.
L’evento è stato organizzato da Connect4Climate, iniziativa di
cooperazione globale dedicata alla comunicazione sui cambiamenti
climatici promossa da World Bank Group con il supporto del
Ministero dell’Ambiente italiano e di oltre 250 Partner
internazionali, e da Green Cross Italia, organizzatore del Green
Drop Award, premio collaterale della Mostra del Cinema di Venezia
che viene assegnato al film in concorso che meglio interpreta le
tematiche di sostenibilità.
In occasione del Green Day Venice è stata presentata la campagna
Film4Climate, iniziativa di Connect4Climate – World Bank Group i
cui principali obiettivi sono quelli di contribuire a
sensibilizzare, attraverso il cinema, l’opinione pubblica
internazionale sul grave problema dei cambiamenti climatici, e di
uniformare le procedure delle produzioni cinematografiche
eco-sostenibili creando linee guida che siano condivise e applicate
in tutto il mondo.
Ad aprire la giornata è stata l’attrice Claudia Gerini, amica e
ambasciatrice di Green Cross Italia, che ha voluto portare il suo
messaggio per la promozione di un cinema sempre più
sostenibile.
Ma il protagonista dell’evento è stato Alfonso Cuarón,
presidente della giuria della 72^a Mostra del Cinema, che ha
dialogato sulle tematiche ambientali insieme al fratello Alfredo,
scienziato esperto di cambiamenti climatici. “Mettere le lampadine
ad alta efficienza energetica è un gesto semplice e di buon senso.
E’ una questione di principio ma non qualcosa di cui ci dovremmo
congratularci con noi stessi. La questione è molto più ampia:
dobbiamo cambiare completamente il modello economico globale”, ha
detto il regista Alfonso Cuaròn. “Abbiamo bisogno di creare una grande sinergia tra scienza e
arte per rompere i muri che impediscono il nostro progresso”,
ha sottolineato il biologo Alfredo Cuaròn.
L’Assessore all’Ambiente e alla città sostenibile del Comune di
Venezia, Massimiliano De Martin ha dichiarato: “Venezia è una città
vulnerabile, ma è anche un simbolo culturale mondiale. Gli effetti
dei cambiamenti climatici impattano sulla vita di una città, ma
soprattutto sul suo patrimonio artistico che appartiene a tutta
l’umanità. Iniziative di così alto valore come quella di oggi sono
fondamentali per la presa di coscienza di un problema che è di
tutti”.
Il dibattito si è poi concentrato sulla sostenibilità
cinematografica in Italia con una tavola rotonda che ha fatto il
punto sull’abbattimento delle emissioni ottenuto grazie ai film
realizzati secondo i disciplinari EcoMuvi, Edison Green Movie e
Green Ciak.
Il primo film “green” italiano è stato “Sul mare” di Alessandro
D’Alatri nel 2010. Nel 2014 le produzioni cinematografiche green
sono state 5 e nel 2015, fino a giugno, abbiamo contato altri 5
nuovi film prodotti secondo disciplinari di sostenibilità. Tra
questi “Il capitale umano” di Paolo Virzì, “Fraulein” di Caterina
Carone e “Infernet” di Giuseppe Ferlito.
Come funzionano i disciplinari
Fräulein Di Caterina Carone con Christian De Sica (2015)
(Disciplinare: Ecomuvi)
Il 30% del materiale di scenografia e costumi del film Fräulein
sono riutilizzati invece che acquistati.
Per il catering sono stati utilizzate esclusivamente stoviglie in
materiale biodegradabile e compostabile.
In sostituzione delle bottigliette di plastica da 1/2 litro sono
stati utilizzati boccioni d’acqua e borracce sul set.
Il fabbisogno energetico per più di 1/3 del totale delle riprese è
stato soddisfatto grazie all’allaccio alla rete elettrica nazionale
in sostituzione del ben più inquinante gruppo elettrogeno.
Il disciplinare EcoMuvi è stato dunque applicato all’80% e ha
portato ad una riduzione delle emissioni di CO2 pari a 10
tonnellate.
Il Capitale Umano. Di Paolo Virzì con Fabrizio Bentivoglio e
Valeria Golino (2014) (Disciplinare: Edison Green Movie)
“Il Capitale Umano” ha soddisfatto l’esigenza energetica del film
con un allaccio temporaneo alla rete elettrica che ha permesso di
tagliare le emissioni di anidride carbonica di circa il 75% a 12
tonnellate rispetto alle 44 tonnellate che avrebbe prodotto con un
tradizionale gruppo elettrogeno.
Il prelievo di energia dalla rete elettrica unitamente all’utilizzo
di bank di neon a batteria per le riprese in ambienti interni ha
prodotto un risparmio di oltre 37 mila euro.
Si è scelto di allestire una cucina da campo e di utilizzare
stoviglie riutilizzabili evitando i trasporti per la consegna dei
pasti e riducendo sensibilmente la produzione di rifiuti.
La sostituzione delle bottigliette d’acqua con un boccione da 18
litri ha fatto sì che in due mesi di produzione siano stati
utilizzati 170 boccioni d’acqua, anziché 6.120 bottiglie.
Si è scelto inoltre di ricorrere a prodotti a km zero e di
albergare vicino al set con indubbi benefici sia in termini di
qualità della vita che di indotto per l’economia locale.
Emissioni compensate: 94 tonnellate di CO2
Infernet. Di Giuseppe Ferlito con Giancarlo Giannini (2015)
(Green Ciak)
L’intervento si è articolato in 3 fasi: emotional (green lifestyle
placement), che è consistito nella rilettura della sceneggiatura e
l’inserimento al suo interno, di buone pratiche e azioni green, con
l’obiettivo di sensibilizzare gli spettatori verso comportamenti
eco-sostenibili; engineering (green procurement), che si è attuato
principalmente nella pianificazione di azioni per minimizzare e
compensare le emissioni di CO2, in ogni ambito della realizzazione
del film, dalla logistica, al service, alla produzione, fino alla
post-produzione; monitoring, attraverso rilievi statistici presso
campioni di spettatori, sarà possibile stimare gli effetti
dell’azione di sensibilizzazione sul pubblico di spettatori.
Green jobs nel cinema
Secondo i dati di Unioncamere, il 19% delle imprese del settore
media e comunicazione (cinema, radio e tv) hanno investito tra il
2009 e il 2012 in prodotti e tecnologie green.
In questo settore prevale l’attenzione al processo che si sta
facendo via via più efficiente, quindi più ecologico. E i
lavoratori “verdi” dell’intero settore sono circa 1.400.
Stati generali del cinema verde
Marco Gisotti, direttore del Green Drop Award: “Da quasi un anno il
Ministero dei beni culturali si è impegnato formalmente per la
costituzione di un tavolo di lavoro congiunto con il Ministero
dell’ambiente, per la definizione di criteri condivisi per la
produzione di film sostenibili, con lo scopo di definire forme di
incentivazione fiscale. È un impegno preso a seguito delle nostre
sollecitazioni qui dalla Mostra del cinema e sostenuto da
un’interrogazione del presidente della Commissione ambiente della
Camera, Ermete Realacci. Nel frattempo credo che la strada migliore
sia quella di autoconvocare gli Stati generali del cinema verde in
occasione della prossima Festa del Cinema di Roma, quindi entro
ottobre. Sperando che entro l’anno il Mibact costituisca questo
tavolo. Sarebbe un bel segnale per il mondo del cinema e per
combattere efficacemente i cambiamenti climatici, di cui si
discuterà in alla Conferenza mondiale di Parigi fra novanta
giorni”.
Una famiglia di rifugiati siriani,
un insegnante di inglese solitario dall’Afghanistan e una giovane
guardia di frontiera si incontrano sul confine polacco-bielorusso
durante l’ultima crisi umanitaria innescata dal presidente
bielorusso Alexander Lukashenko. Nel tentativo di passare il
confine, vengono fermati dalle milizie statali. Un gruppo di
volontari cerca di soccorrere i profughi che rischiano di morire
nel “confine verde”…
Regia: Agnieszka Holland
Con: Behi Djanati Atai, Agata Kulesza, Piotr
Stramowski
Dopo aver conquistato tre Golden Globes
2019 (migliore attore non protagonista, miglior
sceneggiatura, miglior film commedia), Green
Book si appresta ad arrivare nelle sale italiane,
il prossimo 31 gennaio, distribuito da Eagle Pictures.
La casa di distribuzione ha diffuso
in rete un nuovo contenuto dal backstage del film, in cui, oltre ai
due protagonisti, Mahershala Ali
e Viggo Mortensen , sentiamo anche cosa ha da
dichiarare in merito alla produzione Octavia
Spencer, l’attrice che qui figura nei panni di
produttrice.
La trama di Green Book
Green
Book, il film diretto da Peter
Farrelly, racconta del buttafuori Tony
Lip, un italoamericano con un’educazione piuttosto
sommaria che nel 1962 venne assunto come autista da Don
Shirley, uno dei pianisti jazz più famosi al mondo. Lo
scopo? Guidarlo da New York fino agli stati del Sud, in posti dove
i diritti civili degli afroamericani sono ben lontani dall’essere
legittimamente acquisiti.
Shirley si affida per il
viaggio al libro Negro Motorist Green Book: una mappa di motel,
ristoranti e pompe di benzina in cui anche gli afroamericani sono
ben accolti. Dovendosi confrontare con il razzismo ma anche
l’umanità delle persone che incontrano, Lip e Shirley impareranno
prima di tutto a conoscersi e rispettarsi a vicenda.
I pluripremiati
attori Mahershala Ali (vincitore del Premio
Oscar per Moonlight) e Viggo
Mortensen (nominato agli Oscar come Miglior Attore nel
2008 per La promessa dell’assassino e nel 2017
per Captain Fantastic) sono i protagonisti di questa
avvincente storia, che racconta l’amicizia tra un buttafuori
italoamericano e un pianista afroamericano nell’America negli anni
sessanta. Il film è ispirato alla storia vera di Tony Lip, padre
dello sceneggiatore Nick Vallelonga.
Completano il cast Linda Cardellini, Don Stark, P.J.
Byrne, Sebastian Maniscalco, Brian Stepanek, Nick
Vallelonga.
Vincitore del premio Oscar al miglior
film, Green Book (qui la recensione) è stato uno
dei fenomeni cinematografici del 2018, in grado guadagnarsi le
attenzioni di critica e pubblico, ottenendo riconoscimenti su
riconoscimenti. Il film è diretto da Peter
Farrelly, il quale insieme al fratello Bobby ha dato vita
negli anni ad alcuni tra i più celebri film comici degli ultimi
decenni, tra cui Tutti pazzi per
Mary. Protagonisti del film sono la brillante coppia di
attori Viggo
Mortensen e Mahershala
Alì, entrambi candidati all’Oscar, da Alì poi anche
vinto.
A scrivere il film, incentrato
sull’amicizia tra il pianista di colore Don Shirley e il buttafuori
Frank “Tony Lip” Vallelonga, fu lo stesso Farrelly in
collaborazione con Nick Vallelonga, figlio di Frank, e Brian Hayes
Currie. I tre si basarono su una serie di interviste fatte al noto
buttafuori, come anche sulle numerose lettere che questi scrisse
durante il viaggio insieme a Shirley. Il loro lavoro venne infine
premiato con la vittoria del premio Oscar alla miglior
sceneggiatura originale.
Il titolo Green Book si
basa sulla Negro Motorist Green Book, scritta nel 1936 da
Victor Hugo Green. Si trattava di una guida per
viaggiatori afroamericani, i quali tramite essa potevano avere
informazioni sui servizi dove sarebbero stati ben accolti, dai
ristoranti alle discoteche, dai soloni di bellezza agli hotel.
Nella prima metà del Novecento, come noto, erano infatti numerosi i
luoghi negli Stati Uniti dove le persone di colore non erano
autorizzate ad entrare. Con tale libro Green si proponeva di evitar
loro situazioni spiacevoli.
Green Book: la trama e il
cast del film
La vicenda del film si svolge nel
1962, ed ha per protagonista il buttafuori Tony
Lip (Viggo Mortensen), italoamericano
assunto come autista da Don Shirley
(Mahershala Ali), uno dei pianisti jazz più famosi
del momento. Questi ha infatti bisogno di essere accompagnato in
tour nel Sud degli Stati Uniti, in luoghi dove le persone di colore
sono tutt’altro dall’essere ben accette. I due si affidano così al
libro Negro Motorist Green Book, cercando di evitare di
imbattersi in guai nel loro percorso. Si troveranno però a doversi
confrontare con diversi episodi di razzismo, che avranno però come
effetto quello di far stringere Lip e Shirley un’inaspettata
amicizia, che permetterà ad entrambi di conoscere il mondo l’uno
dell’altro, imparando a rispettarsi a vicenda.
A ricoprire il ruolo del
protagonista Frank Vallelonga è l’attore Viggo
Mortensen, il quale realmente è in grado di parlare
l’italiano, trovandosi così già avvantaggiato da questo punto di
vista. La vera sfida per l’attore fu quella di sostenere la
preparazione fisica al ruolo. Gli venne infatti richiesto di
acquisire circa 20 chili per poter ottenere l’aspetto possente del
vero Vallelonga. L’attore, inoltre, per prepararsi al ruolo si
ritrovò a partecipare ad un tipico pranzo italoamericano con la
famiglia di Vallelonga, per una durata complessiva di circa sei
ore. Mortensen dichiarò che riuscire a mangiare tutte le portate fu
per lui la più grande sfida richiesta per il ruolo.
Per la parte del pianista Don
Shirley la produzione scelse l’attore Mahershala
Alì, il quale vantava già un premio Oscar come miglior
attore non protagonista per Moonlight.
Questi si preparò al ruolo ricercando quante più fonti e
testimonianze sul pianista, arrivando ad avere anche diversi
colloqui con i suoi parenti ancora in vita. Non è però Alì ad
eseguire l’esecuzione al pianoforte dei brani di Shirley. L’attore
veniva infatti sostituito dal compositore Kris Bowers. A parte ciò,
la ricostruzione e l’interpretazione di Alì vennero giudicate in
modo talmente positivo che l’attore arrivò a vincere il suo secondo
Oscar come attore non protagonista. Con una presenza in scena di 1
ora, 6 minuti e 38 secondi, la sua è la performance più lunga con
cui un attore ha vinto in tale categoria.
Green Book: le differenze
tra la storia vera e il film
Pur ispirandosi ad una storia vera,
vi sono degli eventi che sono necessariamente stati riadattati o
trascurati per il film. La reale vicenda, come riporta il
lungometraggio, ha luogo nel 1962, all’epoca in cui Frank
Vallelonga lavorava come buttafuori al nightclub Copacabana di New
York. Questi venne contattato per fare da autista a Don Shirley,
ma, come riporta il film, la cosa non lo entusiasmò
particolarmente, avendo fino a quel momento avuto una mentalità
razzista. Green Book è infatti fedele nel ritratto di
Vallelonga, il quale per via del contesto in cui era cresciuto
portava con sé una serie di stereotipi ed espressioni tipicamente
offensive nei confronti delle persone di colore. Nel corso del
viaggio, tuttavia, l’italoamericano si trovò a cambiare
profondamente mentalità, stringendo una profonda amicizia con
Shirley e rifiutando il modo di pensare e agire precedentemente
avuto.
Il viaggio dei due durò all’incirca
un anno e mezzo. Questo periodo viene particolarmente abbreviato
per il film, dove dura soltanto due mesi. Stando a quanto
dichiarato da Nick Vallelonga, questa è la più grande differenza
che intercorre tra la storia vera e quella narrata nel film. Tale
rivisitazione temporale ha inevitabilmente portato alcuni eventi ad
essere trascurati, e altri a prendere luogo in momenti e città
diverse rispetto a quanto accaduto nella realtà. Nel corso del
viaggio, inoltre, come mostrato nel film, Shirley si esibì
esclusivamente per spettatori bianchi. Ciò non mancò talvolta di
rivelarsi un rischio per l’incolumità del pianista, protetto però
dal suo autista e bodyguard.
Come raccontato nel film, l’amicizia
tra i due uomini è da quel momento sempre stata sincera, ed è
durata sino alla loro scomparsa, avvenuta per entrambi nel 2013.
Alcuni eredi di Shirley protestarono contro gli autori della
pellicola, affermando che tra i due non vi era tale legame ma solo
un rapporto lavorativo. Sono però stati smentiti dal ritrovamento
di alcune registrazioni dove lo stesso Shirley parla dell’amicizia
con Vallelonga. Ciò viene anche ribadito dall’aiuto che il pianista
diete a Frank nello scrivere le lettere per sua moglie. Come accade
nel film, queste sono infatti un elemento importante, che permette
ai due uomini di stringere una certa affinità. Su quelle stesse
lettere si baseranno poi gli sceneggiatori nella ricostruzione
degli eventi.
Green Book: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. Green
Book è infatti presente su Chili Cinema,
Rakuten TV, Google Play, Tim Vision, Now, Netflix e Apple iTunes. In base alla
piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo
sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio
della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsteso di
venerdì 27 gennaio alle ore 21:15
su Rai 3.
La Eagle Pictures ha diffuso il
trailer italiano ufficiale di Green
Book, il nuovo film di Peter Farrelly
con protagonisti Viggo Mortensen
e Mahershala Ali. Il film è tratto da una
storia vera.
Completano il cast di Green
Book anche Linda Cardellini, Don
Stark, P.J.
Byrne, Brian
Stepanek, Sebastian Maniscalco,
e Iqbal Theba. Il film arriverà il 31 gennaio
nelle sale italiane.
Dopo aver trionfato al
Toronto International Film Festival,
aggiudicandosi l’ambitissimo People’s Choice
Award, e concorrere per 5 Golden Globe Awards
2019, arriva anche nelle sale italiane
Green Book,
film diretto e co-scritto da Peter Farrelly,
conosciuto insieme a suo fratello Bobby per commedie di grandissimo
successo, come Tutti pazzi per
Mary e Lo spaccacuori, qui alle prese con
un’opera dai toni più intimi e riflessivi.
I pluripremiati
attori Mahershala Ali (vincitore del
Premio Oscar® per Moonlight)
e Viggo Mortensen (nominato agli
Oscar® come Miglior Attore nel 2008 per La promessa
dell’assassino e nel 2017 per Captain
Fantastic) sono i protagonisti di questa avvincente storia,
che racconta l’amicizia tra un buttafuori italoamericano e un
pianista afroamericano nell’America negli anni sessanta. Il film è
ispirato alla storia vera di Tony Lip, padre dello sceneggiatore
Nick Vallelonga.
Universal Pictures ha diffuso il
primo trailer ufficiale di Green
Book, il film che vede protagonisti Viggo
Mortensen e Mahershala Ali tratto da
una storia vera.
Nel cast anche Linda
Cardellini, Don Stark, P.J.
Byrne, Brian
Stepanek, Sebastian Maniscalco,
e Iqbal Theba, mentre la regia è firmata
da Peter Farrelly.
Green
Book arriverà nelle sale il prossimo 21 Novembre.
La sinossi:
Quando Tony Lip (Viggo
Mortensen), un buttafuori di un quartiere italo-americano nel
Bronx, viene ingaggiato per guidare l’auto del Dottor Don Shirley
(Mahershala Ali), un pianista nero di fama mondiale, da Manhattan a
Deep South, deve affidarsi a “The Green Book”, una guida per
trovare le pochissime strutture all’epoca sicure per gli
afro-americani. Di fronte al razzismo e al pericolo, i due sono
costretti a mettere da parte le differenze per sopravvivere e
proseguire nel viaggio di una vita.
Dopo un decennio, gli anni ’90,
ricco di clut comici che ha portato al cinema in coppia con il
fratello Bobby, Peter Farrelly si cimenta nella
regia (e sceneggiatura) in solitaria con Green
Book. Nonostante l’originalità di quanto realizzato
prima, in coppia (da Tutti pazzi per
Mary a Scemo & più Scemo), sembra che
Peter si senta molto a suo agio con le storie classiche e un
impianto narrativo già visto e collaudato, ma non per questo
banale.
Green Book, la trama
Green
Book è la storia di due persone che non hanno nulla in
comune, anzi che nutrono un certo disprezzo reciproco, all’inizio,
e che invece si scoprono amici, pur rimanendo diversi. Da una parte
c’è l’italo-americano Tony “Lip” Vallelonga,
buttafuori del Copacabana, che a causa della chiusura temporanea
del famoso nightclub newyorkese, si trova senza lavoro per tre
mesi. Dall’altra c’è il virtuoso del pianoforte, di colore,
Don ‘Doc’ Shirley, raffinato, ricco e di classe,
adorato da tutti i salotti della città. Un tour programmato nei
razzisti stati del Sud del Paese, mette Shirley in condizione di
chiedere proprio al diffidente Tony di essere il suo autista. Il
musicista ha bisogno di uno chauffeur, che sia anche in grado di
uscire da situazioni spinose, dopotutto si stanno infilando nel sud
degli Stati Uniti, sono gli anni ’60, e non tutti vedono di buon
occhio Doc. A viaggiare con loro il green book, una guida
turistica per neri, con l’elenco dei locali e dei motel “adatti” ai
viaggiatori di colore.
Il copione segue tutti i punti
cardinali di una storia di questo tipo: la diffidenza iniziale,
l’apertura prima timida poi sempre più schietta, fino ad arrivare
alla vera e propria condivisione e amicizia. Il film di Farrelly
potrebbe sembrare quindi un’opera senza particolari guizzi, se non
fosse che la scrittura è incisiva e brillante, attenta ai dettagli
e in più di una occasione esilarante. Non mancano i momenti più
tesi, gli episodi di razzismo, le sfuriate, le botte, situazioni
che trovano sempre poi un momento di distensione.
Green Book, il cast
Il cadine intorno a
cui gira l’intera storia è formato dalla perfetta dinamica tra
Mahershala Ali e Viggo Mortensen. Se l’attore premio Oscar per
Moonlight ha un
approccio molto rigido che rappresenta perfettamente l’esigenza di
ordine, eleganza e disciplina, nonché la necessità di elevarsi al
di sopra dei pregiudizi degli altri del suo personaggio, Mortensen
è il vero e proprio centro drammaturgico della storia.
Farrelly ci
introduce Tony nel suo contesto familiare, nelle sue scommesse a
chi mangia più hot dog, nel suo lambire il mondo della malavita in
maniera marginale, sempre pronto a trarre il massimo vantaggio
economico da ciò che fa, tutto questo unito a un’indole buona di
marito innamorato e devoto e padre attento. E Mortensen abbraccia
tutte queste caratteristiche e costruisce una rappresentazione
canonica di italo-americano, con una cura perfetta del linguaggio e
della gestualità, senza mai cadere nella macchietta e rivelando un
talento comico notevole.
La sua interpretazione, unita alla
grande chimica con Ali, valgono la visione di Green
Book, rigorosamente in lingua originale, per
apprezzare meglio, tra le altre cose, la maestria con cui
Mortensen riesce a cantare “Tu scendi dalle stelle”
senza storpiare parole o vocali.
Green
Book è una storia edificante sull’amicizia, costruita
su una struttura vista mille volte, eppure dalle infinite
variazioni possibili. Un divertente road movie che invita
a superare i pregiudizi, e lo fa con leggerezza e acume.
Per gli italiani nessuno è come
Green
Book. Il film con Viggo Mortensen e
Mahershala Ali, con i suoi 9,5 milioni di euro è
da oggi ufficialmente il maggiore incasso nel nostro Paese, tra le
pellicole vincitrici dell’Oscar come Miglior Film, superando
i 9,4 milioni di The Departed – Il bene e il male,
uscito nel 2006.
Vincitore di 3 Premi Oscar per
il Miglior Attore Non Protagonista, Migliore Sceneggiatura
Originale e Miglior Film, Green
Book ha debuttato nelle nostre sale
cinematografiche il 31 gennaio, acquisito da Eagle
Pictures e Leone Film Group, e dopo
nove settimane è ancora programmato con successo in tutta
Italia.
Ispirato
alla storia vera di Tony Lip, padre dello sceneggiatore Nick
Vallelonga, racconta l’inaspettata l’amicizia tra un buttafuori
italoamericano e un pianista afroamericano nell’America negli anni
sessanta.
Mentre il grande pubblico non vede
l’ora di gustare finalmente sul grande schermo alcuni degli
standalone più attesi degli ultimi tempi – tra cui spiccano
sicuramente The
Batman di Ben
Affleck, Wonder Woman con Gal
Gadot, l’annunciato Aquaman di James Wan e
l’irriverente Gotham City Sirens
di David Ayer
– il DCEU sembra non aver per il momento
ancora le idee molto chiare circa l’effettiva possibilità di
portare sul grande schermo il personaggio di Green
Arrow, forse accontentandosi del successo della serie
tv Arrow (giunta oggi alla sua quinta
stagione) e di molte promesse ancora non mantenute, così come
finora dichiarato dalla star Stephen Amell
che ha vestito i panni del celebre arciere DC
sul piccolo schermo fin dal 2012. Ebbene, pare tuttavia che le
speranze affinché un film dedicato al celebre personaggio venga
portato a compimento non siano mai tramontate, tanto che
l’artista BossLogic – divenuto celebre grazie
alle sue rielaborazioni in chiave dark di molto materiale
fumettistico – ha realizzato una manipolazione grafica che potrebbe
suggerire Charlie
Hunnamquale possibile e ideale
interprete per uno standalone cinematografico di Green
Arrow.
Partendo dal recente manifesto
pubblicitario relativo a King Arthur Legend of the
Sword diretto da Guy Ritchie
l’artista BossLogicha
realizzato uno split-screen del volto di Charlie Hunnam, immortalandolo sul lato
sinistro proprio del costume d’ordinanza indossato
da Oliver Queen in un ideale film
dedicato al personaggio di Green Arrow. In
seguito, sempre sul proprio
profilo Instagram, l’artista ha postato
una seconda immagine che mostra nuovamente il volto dell’attore,
questa volta interamente modificato con maschera e cappuccio color
vermiglio, in modo da dare ai fan un’idea grafica di quel potrebbe
essere l’aspetto di Hunnam qualora fosse selezionato per il
ruolo.
Tenendo conto delle nuove direttive
verso cui il DCEU sembra ora essersi
orientato – ovvero verso un’estetica grintosa e fedele alla realtà
– e pretendendo in considerazione la grande prova
di Charlie
Hunnam in Son
of Anarchy, pare che la possibile scelta dell’attore quale
interprete ideale per un film dedicato a Green
Arrow sia tutt’altro che irrealistico, soprattutto se si
tiene conto della propensione di Hunnam per ruoli complessi e
conflittuali.
Al momento tuttavia non è dato
sapere se, presto o tardi, la Warner Bros.
deciderà di includere Green Arrow
nel DCEU, men che meno è possibile sapere
se Charlie
Hunnampotrà essere scelto
per il ruolo di Oliver Queen, tuttavia le
speranze continuano ad essere alte, sopratutto dopo i renditi
cambiamenti ai vertici dirigenziali dello studio.
Dopo Deadpool vs Deadpool, ecco un’altra sfida
impossibile: Green Arrow vs Hawkeye. Entrambi i personaggi hanno una
rappresentazione video, cinematografica e televisiva, in
Stephen Amell e in Jeremy Renner.
Chi preferite? Da che parte state? Ecco la sfida e il vincitore per
ismahawk.
Ecco sei character poster per
Great Gatsby, prossimo film di
Baz Luhrmann che dopo il fiasco di Australia con
Hugh Jackman e Nicole Kidman è
atteso al varco.
Presentato nella sezione Un
Certain Regard del Festival
di Cannes 2021, dove si è aggiudicato il Premio della
giuria, Great Freedom (Große Freiheit) di
Sebastian Meise arriva per il pubblico italiano il
27 gennaio su MUBI. Il film, con un
sempre brillante Franz Rogowski protagonista, si
regge tutto sui silenzi di una personalità costretta alla
reclusione e che vive e sperimenta proprio secondo le regole di
codice della prigionia, uniche che conosce e a cui fa affidamento
in un contesto in cui, paradossalmente, sbarre e limitazioni
possono anche proteggere.
Great Freedom: la trama
Hans (Franz
Rogowski) non conosce affatto il concetto di libertà, o
meglio, lo ha plasmato da sè. Dal 1945, il giovane tedesco ha
trascorso la maggior parte della sua vita all’interno del sistema
carcerario, passando dal campo di concentramento prima della caduta
del Terzo Reich a innumerevoli prigioni della Germania occidentale.
Il suo crimine? Accettare apertamente la propria omosessualità.
Secondo l’articolo 175 del codice penale, allora in vigore nella
nazione, qualsiasi attività sessuale tra individui dello stesso
sesso era punita dalla legge con pene severe che – durante il
regime nazista – ammontavano a un massimo di cinque anni di
confino.
Dopo essere stato colto in flagrante
nella toilette di un parco nel 1968, il protagonista viene
rimandato in prigione, l’unico posto al mondo dove può essere se
stesso senza il costante giudizio e rifiuto della società. È lì,
tra le faccende quotidiane del laboratorio di cucito, che incontra
Leo (Anton von Lucke), un
insegnante che sta scontando una condanna per le sue preferenze
sessuali. Immediatamente, il rapporto tra i due detenuti diventa
più di una semplice amicizia e Hans, forte della sua esperienza di
oltre vent’anni dietro le sbarre, decide di diventare il suo angelo
custode, senza curarsi del fatto che tali manifestazioni d’affetto
lo portano a trascorrere lunghi giorni e notti in una buia e
minuscola prigione di isolamento.
Ma Hans non è solo. Ogni volta che
il suo spirito sta per cedere, una luce – in senso letterale e
figurato – torna a illuminare il suo cammino e gli restituisce la
forza e il coraggio di non arrendersi. Il suo nome è
Viktor (Georg Friedrich), un
criminale con cui ha condiviso la cella dopo aver lasciato il campo
di concentramento in cui era prigioniero. Sebbene all’inizio il
ruffiano lo tratti con lo stesso disprezzo del resto dei detenuti e
dei gendarmi a causa delle sue “perversioni”, inizia a empatizzare
con il giovane quando si rende conto delle prove che ha dovuto
superare nella vita, sfidando coraggiosamente il rifiuto e
l’oppressione di un intero sistema.
Franz Rogowski è Hans
Il personaggio di
Franz passa di cella in cella in Great
Freedom come se sapesse che quello è il suo destino,
predisposizione attitudinale che ci porta direttamente alla “grande
libertà” del titolo, che ha a che fare con il rimanere rinchiusi ma
agire in nome di una ribellione che, storicamente, arriverà più
tardi, ma viene anticipata da una personalità come questa.
Rogowski – ormai pupillo del cinema europeo e che
abbiamo visto lo scorso anno in Freaks Out di Gabriele
Mainetti – offre una performance brillante nei panni di
Hans, che procede per sottrazione dal punto di
vista verbale, ma punta tutto sulla mimica facciale di un uomo che
sta costruendo la propria vita sui silenzi e sulla
rassegnazione.
Unicità e contingenza
L’incontro con l’uomo è, per
Hans, all’ordine del giorno. Il confronto con
altre variazioni di mascolinità e, contemporaneamente, con la
propria sessualità, passa attraverso gli uomini che incontra ogni
giorno. Alcune sono conoscenze fugaci, con altri si ritroverà più
spesso, ma il punto di vista maschile – sebbene Hans sia quanto di
più lontano ci sia da un’idea di maschile tosto, possente e
risoluto – permea l’intera narrazione e le immagini. Un cast di
soli uomini, una fotografia impostata sui toni del blu e
dell’azzurro, il ricordo della guerra e dei campi di concentramento
è filtrato dalla memoria degli uomini. Una messa in scena che si
contrappone totalmente a quella di un film agli antipodi di
Great Freedom, Chicago, in cui si
trovano rinchiuse donne frizzanti che non hanno paura di cantare e
schiaffarci in faccia i loro crimini. Nelle carceri che attraversa
Hans, invece, regna il silenzio di una
consapevolezza comune: chi è omosessuale è un pervertito e le
inclinazioni sessuali sono un delitto grave quanto l’aver
ucciso.
Great Freedom si
prende tutto il tempo necessario per seguire lo sguardo di
Franz, dall’arrendevolezza ai momenti di luce che
riesce comunque a scorgere. Non è un film che ricerca il
coinvolgimento assoluto dello spettatore e, forse, a cui proprio
per la gestione del ritmo narrativo risulta difficile approcciarsi.
La grande libertà non scende a compromessi, non vuole fare
di chi la ricerca un capobranco: è individuale, contingente, parla
del privato di un personaggio e, solo in secondo luogo, diventerà
consapevolezza collettiva.
Great Freedom di
Sebastian Meise (2021), selezionato
dall’Austria per rappresentarla agli Oscar 2022, è
un commovente racconto di libertà collettiva e individuale.
Nella Germania del dopoguerra, la liberazione degli Alleati non fu
sinonimo di libertà per tutti. Hans Hoffman
(Franz Rogowski, Freaks Out) è giudicato
colpevole per la sua omosessualità, ritenuta motivo di detenzione
ai sensi del comma 175, legge che nella Germania dell’ovest
considerava le relazioni omosessuali un crimine e nel corso di
decenni verrà spiato e ripetutamente incarcerato. In prigione
svilupperà un forte legame con il suo compagno di cella Viktor,
condannato per omicidio.
GREAT FREEDOM, finora inedito in Italia, è stato premiato
con il Premio della Giuria Un Certain
Regard al Festival
di Cannes 2021.
MUBI è
un servizio di streaming globale, una casa di produzione e di
distribuzione di film che ha la missione di valorizzare il grande
cinema. MUBI produce, acquisisce, seleziona e promuove film
eccezionali, rendendoli accessibili al pubblico di tutto il
mondo.
MUBI è un luogo dove
scoprire film ambiziosi, sia di registi iconici che di autori
emergenti. Ogni giorno arriva sulla piattaforma un nuovo film
selezionato con cura dai programmatori di MUBI. Notebook esplora
tutti gli aspetti della cultura cinematografica, sia su carta che
online. E con MUBI GO, i membri di alcuni paesi possono ottenere un
biglietto gratuito ogni settimana per vedere i migliori film in
uscita in sala.
Tra le distribuzioni MUBI
recenti e prossime ci sono Petite Maman di Céline Sciamma, Aftersun
di Charlotte Wells, Pleasure di Ninja Thyberg, Memoria di
Apichatpong Weerasethakul, First Cow di Kelly Reichardt e Shiva
Baby di Emma Seligman. Le coproduzioni di MUBI includono il
prossimo film di Michel Franco, Memory, One Fine Morning di Mia
Hansen-Løve, Farewell Amor di Ekwa Msangi (vincitore al Sundance
Film Festival) e Our Men di Rachel Lang.
MUBI è la più grande
comunità di appassionati di cinema, disponibile in 190 Paesi con
oltre 13 milioni di membri in tutto il mondo.Nel gennaio 2022, MUBI
ha acquisito le rinomate società di vendita e produzione The Match
Factory e Match Factory Productions.
La serie di FX Great
Expectations, adattamento di Steven Knight (Peaky
Blinders) del classico di Dickens, debutterà in Italia il 28
giugno in esclusiva su Disney+ con tutti gli episodi
disponibili al lancio.
Great Expectations è la
storia di formazione di “Pip”, un orfano che desidera una vita
migliore, finché uno scherzo del destino e le oscure manipolazioni
della misteriosa ed eccentrica “Miss Havisham” gli mostrano un
tenebroso mondo di possibilità. In seguito alle grandi aspettative
riposte su di lui, Pip dovrà capire il prezzo di questo nuovo mondo
e se lo renderà davvero l’uomo che desidera essere. Critica severa
del sistema di classe, il romanzo di Dickens fu pubblicato nel 1861
dopo essere stato inizialmente rilasciato in una serie di capitoli
settimanali a partire da dicembre 1860.
Fionn Whitehead è
il protagonista nel ruolo di “Pip”, insieme a un cast stellare che
comprende Olivia Colman nel ruolo di “Miss Havisham”,
Shalom Brune-Franklin, Ashley Thomas, Johnny Harris, Hayley
Squires, Owen McDonnell, Trystan Gravelle, Laurie Ogden, Rudi
Dharmalingam, Tom Sweet, Chloe Lea e Matt Berry.
La visione di Steven Knight del
racconto classico rimane estremamente acuta come l’originale.
Knight è sceneggiatore e produttore esecutivo insieme a Tom Hardy,
Ridley Scott, Dean Baker, David W. Zucker e Kate Crowe. Brady Hood
e Samira Radsi sono i registi. Great Expectations è
prodotto da FX Productions in associazione con la BBC, Scott Free e
Hardy Son & Baker.
Paramount+
ha pubblicato oggi il video musicale ufficiale del singolo “Grease
Is the Word” tratto dalla nuova serie originale Grease:
Rise of The Pink Ladies. Subito dopo la première negli
Stati Uniti e in Canada, la serie musicale debutterà in esclusiva
su Paramount+ con due episodi venerdì 7 aprile in
Italia, oltre che nel Regno Unito, in Australia, America Latina,
Germania, Svizzera, Austria, Francia e successivamente in Corea del
Sud. Dopo la première, i nuovi episodi della stagione in dieci
episodi saranno disponibili in streaming ogni venerdì.
“Grease Is the Word” è una
rivisitazione in chiave moderna dell’iconica canzone “Grease”,
scritta da Barry Gibb e interpretata da Frankie Valli, che è stata
il brano di apertura del celebre film musicale del 1978. Il brano
sarà presente insieme a 30 canzoni originali nella prima stagione
di GREASE: RISE OF THE PINK LADIES, con il produttore musicale
esecutivo e cantautore nominato ai GRAMMY Award Justin Tranter al
timone. Come si vede nel video musicale di “Grease Is the Word”,
ogni canzone della serie sarà accompagnata da un pezzo
coreografato, guidato dal coreografo Jamal Sims.
I dettagli sull’uscita del film
completo Grease: Rise of The Pink Ladies di
Capitol Records saranno annunciati in seguito. Grease: Rise
of The Pink Ladies vede protagonisti Marisa
Davila nel ruolo di Jane, Cheyenne Isabel Wells nel ruolo
di Olivia, Ari Notartomaso nel ruolo di Cynthia, Tricia Fukuhara
nel ruolo di Nancy, Shanel Bailey nel ruolo di Hazel, Madison
Thompson nel ruolo di Susan, Johnathan Nieves nel ruolo di Richie,
Jason Schmidt nel ruolo di Buddy, Maxwell Whittington-Cooper nel
ruolo di Wally e Jackie Hoffman nel ruolo di Asst. Principal
McGee.
La serie musicale si svolge quattro
anni prima dell’originale “Grease”. Nel 1954, prima che il rock ‘n’
roll spadroneggiasse, prima che i T-Birds fossero i più cool della
scuola, quattro emarginati stanchi osano divertirsi a modo loro,
scatenando un panico morale che cambierà per sempre la Rydell
High.
Dagli studi televisivi Paramount,
Grease: Rise of The Pink Ladies è scritto e
prodotto esecutivamente da Annabel Oakes (“Atypical”, “Minx”), che
funge anche da showrunner e ha diretto un episodio successivo.
Alethea Jones (“Made for Love”, “Dollface”, “Evil”) ha diretto
l’episodio pilota e altri due episodi ed è produttrice esecutiva.
Marty Bowen e Wyck Godfrey producono esecutivamente per Temple
Hill, mentre Adam Fishbach è anche produttore esecutivo.
Prodotto da Grace Gilroy e prodotto
esecutivamente da Erik Feig e Samie Kim Falvey attraverso
PICTURESTART. Le coreografie sono di Jamal Sims, che ha curato
anche la regia, e le musiche di Justin Tranter, candidato ai GRAMMY
Award e produttore musicale esecutivo.