I BAFTA sono una porta aperta verso
gli Oscar? Chi lo sa, fare previsioni è estremamente semplice,
oltre ad essere un’operazione terribilmente futile e aleatoria.
Infatti non ne faremo, non in questa occasione almeno. Ora ci
concentriamo a parlarvi dei British Academy Film Awards, ora che
alla Royal Opera House, dopo la cerimonia di ieri sera, stanno
ancora raccogliendo i pop corn dal pavimento (!) e sistemando le
poltrone.
Qualche premio è stato
‘telefonato’, qualche altro invece inaspettato, qualcuno se n’è
tornato a casa con un palmo di naso, mentre altri (almeno un paio)
non si sono mossi da casa loro eppure si vedranno recapitare a casa
la prestigiosa maschera dorata. Il trionfo della serata di ieri è
stato decisamente tutto per Gravity. Il
bellissimo film di Alfonso Cuaron ha portato a
casa i premi tecnici più importanti (colonna sonora, fotografia,
suono, effetti visivi), e questo non era un mistero, ma si è anche
aggiudicato il premio alla migliore regia per Alfonso
Cuaron, che ha divertito tutti con il suo commosso
discorso, ironizzando sul suo accento e sul fatto che lui stesso
può rappresentare un ottimo sponsor per l’ufficio immigrazioni del
Regno Unito. L’immenso direttore della fotografia Emmanuel
Lubezki era assente, ma per lui ha ritirato il premio lo
stesso Cuaron, mentre Steven Price ha portato a
casa il premio per la migliore colonna sonora e Glenn
Freemantle, Skip Lievsay, Christopher Benstead, Niv Adiri, Chris
Munro per il suono e Tim Webber, Chris Lawrence,
David Shirk, Neil Corbould, Nikki Penny per gli effetti
visivi hanno ingrossato il già ricco bottino di questo sci-fi
intimista che dal suo debutto sul grande schermo ha sempre ricevuto
lodi e successi. Infine, Gravity ha
portato a casa anche il premo come miglior film britannico,
riconoscimento che Cuaron, anche produttore, ha condiviso con il
figlio Jonas e con David Heyman, già produttore
multimilionario della saga di Harry
Potter. Gravity è un film
che mira direttamente agli Oscar, se non in tutte le categorie in
cui è nominato (temiamo a ragione che la bella e brava
Sandra Bullock possa rimanere a bocca asciutta),
sicuramente per quelle tecniche e per la regia. Alfonso
Cuaron ha dato conferma del suo grande talento e merita
alla consacrazione; qualora non arrivasse in forma di Oscar, poco
male, l’industria gli ha dato ragione e pure gli spettatori: avrà
tante altre occasioni.
L’unico premio tecnico a cui il
film di Cuaron ha dovuto rinunciare è stato quello per il
montaggio; ma Alfonso non ne vorrà all’amico e collega Ron
Howard, dal momento che il magnifico
Rush si è ‘accontentato’ solo di questo
riconoscimento, andato a Dan Hanley e Mike
Hill, invece che di altri premi più ambiti, come quello a
Daniel Bruhl per la migliore interpretazione da
non protagonista.
Annunciati e scontati i premi per
il miglior documentario (ha vinto The Act of
Killing) e per il miglior film d’animazione
(Frozen il regno d ghiaccio). Nessun
brivido, ma sicuramente tanta felicità per i meritevoli vincitori.
Nulla o poco da dire si ha sui premi al miglior debutto
(Kieran Evans), al miglior corto d’animazione
(Sleeping with the Fishes) e al miglior
cortometraggio (Room 8); la scarsa
conoscenza dei candidati non ci da un quadro esaustivo per poter
giudicare o esprimere un’opinione ragionata.
Altro discorso invece per il premio
al miglior film non in lingua inglese. La Grande
Bellezza ha portato un altro premio a casa, e di
questo siamo tutti contentissimi, tuttavia un discorso ragionato ci
impone di porci qualche domanda sugli esclusi dal premio:
La vita di Adele resta uno dei migliori
film dell’anno, ma a quanto pare i premi canonici del cinema non si
interessano a questo tipo di cinema. Per fortuna che la Palma d’Oro
è sempre lì, a testimoniare la grandezza riconosciuta del film di
Abdellatif Kechiche.
I BAFTA si sono rivelati un vero
successo per Il Grande Gatsby, che ha
trionfato in quelle categorie in cui non poteva fallire:
Catherine Martin ha portato a casa a ragione i
premi per la migliore scenografia (riconoscimento condiviso con
Beverley Dunn) e per i migliori costumi, con buona
pace degli altri nominati che non potevano certo competere con il
lussurioso decor di Baz Luhrman! La lacca, i
parrucchini e i ciuffi cotonati hanno invece permesso ad
American Hustle di portarsi a casa uno
dei pochi premi meritati, quello a trucco e parrucco, assegnato a
Evelyne Noraz e Lori
McCoy-Bell.
Le sceneggiature sono sempre un
premio difficile da assegnare, a meno che non ci siamo film, come
nel caso di Philomena o
Her, che siano chiaramente una spanna
sopra agli altri concorrenti. E infatti
Philomena ha portato a casa il
riconoscimento per la migliore sceneggiatura non originale, premio
ritirato da un eccezionale Steve Coogan in
compagnia di Jeff Pope, co-autore del bellissimo
script. Her non era trai candidati della
migliore sceneggiatura originale, per cui (non si sa bene perché)
David O. Russell è riuscito a portare a casa il
premio per il suo American Hustle. Questo
è forse il premio che maggiormente si contesta ai British Academy
Film Awards, dal momento che in concorso con O. Russell c’erano i
fratelli Coen con A Proposito di
Davis e il divino script di
Nebraska, di Bob
Nelson.
Veniamo ai premi agli attori, che
senza dubbio sono tra quelli più interessanti. Nessuna sorpresa per
la vincitrice nella categoria migliore attrice protagonista:
Cate Blanchett ha brillato con la sua bellezza e
la sua eleganza, regalandoci anche il miglior discorso di
ringraziamento ascoltato ieri sera alla Royal Opera House. Il
sofferente Solomon Northup di Chiwetel Ejiofor ha
fatto guadagnare all’attore un meritato riconoscimento, un premio
ad una grande performance con buona pace di Leonardo
DiCaprio, che continua a presenziare a queste cerimonie
con grande classe e contegno. Meritatissima la vittoria di
Barkhad Abdi nella categoria migliore attore non
protagonista, la sua performance è stata sofferta e intensa,
inquietante e per niente messa in ombra da un mostro sacro come
Tom Hanks, che pure in Capitan
Philips era in perfetta forma. Non proprio una
vittoria aspettata la sua, ma in mancanza di ‘Jared
Leto piglia tutto’, quella di Abdi ci sembra una scelta
più che legittima da parte dei British Academy Film Awards. Un po’
a sorpresa invece, il premio alla migliore non protagonista è
andato a Jennifer Lawrence; l’attrice non era
presente per causa di lavoro (è sul set di Hunger Games
Il Canto della Rivolta), ma David O.
Russell ha ritirato per lei il premio. Dicevamo sorpresa,
perché ci aspettavamo tutti un riconoscimento alla straziante Patsy
di Lupita Nyong’o, attrice che è rimasta a “bocca
asciutta” anche per il premio EE Rising Star Expand alla star
emergente, andato invece a Will Poulter. Non si
capisce bene quale sia l’intenzione dell’industria cinematografica
mondiale, ma pare proprio che si voglia fare di Jennifer
Lawrence un fenomeno, ancora più di quello che lei stessa
riesce a creare, da sola, con le sue faccette e i suoi
atteggiamenti sempre simpaticamente fuori luogo. La bella e
elegantissima Lupita però si è rifatta con il premio al Miglior
Film, andato a Anthony Katagas, Brad Pitt, Dede Gardner,
Jeremy Kleiner e Steve McQueen per
12 Anni Schiavo; il coronamento di un
racconto doloroso e forse anche “facile” in periodo di premi, ma
che senza dubbio riconosce il merito di McQueen e soprattutto la
potenza della storia.
I premi sono stati assegnati più o
meno con cognizione, sono stati (nella maggior parte dei casi)
condivisi e sicuramente meritati da tutti i vincitori. Chiamare
qualcuno vincitore però non è bello, dal momento che implica dei
perdenti, e, sinceramente, attori del calibro di Leonardo
DiCaprio, Michael Fassbender, Emma Thompson e Amy
Adams li considerereste mai dei perdenti? A questi livelli
sarebbe più corretto parlare di premiati!
Per Cinefilos, i vincitori sono
altri. Eccoli:
La meglio vestita: Lupita
Nyong’o.
Il discorso di ringraziamento più
bello: Cate Blanchett che dedica il suo premio a
Philip Seymour Hoffman.
Il momento imbarazzante:
Leonardo DiCaprio che annuncia la vittario di
Jennifer Lawrence con un’espressione che sembra
dire “di nuovo lei, e io?”
Il momento più bello: l’abbraccia
caloroso e “molto poco inglese” di Emma Thompson a
Barkhad Abdi.
La migliore foto: Lupita
Nyong’O e Michael Fassbender su
Instagram con questa didascalia: “#EEBAFTAs Losers
Selfie with Fasso #ingoodcompany”. Povera Lupita, ci sperava
davvero…
Il momento triste: la
commemorazione degli artisti che ci hanno lasciati nell’ultimo
anno, tristemente lunga.
Il migliore invisibile:
l’attesissimo Benedict Cumberbatch; non si è fatto
vedere, dal momento che oggi doveva incontrare la Regina avrà
pensato che una bella nottata di riposo gli avrebbe fatto bene.
Il vincitore assoluto:
Stephen Fry, un presentatore elegante, disinvolto,
brillante, divertente; non si poteva chiedere di meglio!
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