Quello alla Migliore Attrice è
sicuramente uno dei premi più attesi della lunga notte degli Oscar.
Quest’anno l’Academy ha scelto tutte veterane, ossia attrici che
già in precedenza erano state nominate o che, addirittura, di premi
ne hanno già vinto uno o più. Stiamo parlando, nell’ordine, di
Amy Adams, Cate Blanchett, Sandra Bullock, Judi Dench e
Meryl Streep, sicuramente cinque tra le attrici più brave
che Hollywood può vantare di avere all’interno della sua scuderia.
E non solo: le loro interpretazioni sono, senza ombra di dubbio, le
più belle che abbiamo avuto modo di vedere durante la passata
stagione cinematografica. Tutte performance diverse, tutte storie
diverse, eppure tutti personaggi femminili accumunati da un’unica
caratteristica: l’innegabile straordinarietà delle attrici che quei
personaggi li hanno fatti vivere sul grande schermo. La favorita di
questa edizione sembra essere Cate Blanchett; l’unica che
potrebbe darle del filo da torcere è Amy Adams, considerato
che Sandra Bullock, Judi Dench e Meryl Streep hanno
pochissime (se non nessuna) possibilità di vincere. Scopriamo nel
dettaglio le cinque nominate al premio Migliore Attrice
Protagonista di questa 86esima edizione degli Academy Awards.
Candidata per il ruolo di Sydney
Prosser in American Hustle, questa di Amy
Adams è alla prima nomination nella categoria Miglior Attrice
Protagonista, ma la quinta ricevuta in totale. In precedenza,
infatti, la quarantenne attrice di origini italiane aveva ricevuto
ben quattro nomination come Migliore Attrice Non Protagonista,
rispettivamente per Junebug (2005), Il
dubbio (2008), The Fighter (2010) e The
Master (2012). Diretto da David O. Russell,
American Hustle segna la seconda collaborazione tra
il regista americano e la Adams, già protagonista di The
Fighter al fianco di Christian Bale (che, tra
l’altro, è uno dei protagonisti del film per il quale l’attrice
concorre agli Oscar) e Mark Walhberg. Riuscirà questa volta
la Adams a portarsi a casa l’ambita statuetta? Non è chiaramente la
favorita, ma sicuramente è tra le papabili vincitrici, specie dopo
la sua vittoria ai Golden Globe Award e ai Critics Choice Award
come Migliore Attrice Protagonista (Musical o Commedia). Al di là
del risultato finale, la performance che Amy Adams offre in
American Hustle è assolutamente straordinaria: un
ritratto di donna impertinente e seducente, estremamente sexy, ma
al tempo stesso carico di fragilità e solitudine. Una delle sue
interpretazioni più belle, al di là di qualsiasi conteso
riconoscimento.
A meno che l’Academy non decida di
lasciarci completamente senza parole, al 99% l’Oscar come Migliore
Attrice Protagonista andrà quest’anno a Cate Blanchett. Sarà
meritato? Assolutamente sì. In Blue Jasmine, ultima
nevrotica fatica del maestro Woody Allen, l’attrice
australiana ci regala una dei ritratti femminili più belli della
sua filmografia, ma anche di quella del noto regista, considerando
le innumerevoli volte che Allen ha incentrato le sue pellicole
attorno alla figura di una e una donna soltanto. Jeanette “Jasmine”
Francis, la quintessenza della donna newyorkese, cerca di
raccogliere i cocci di una vita andata in frantumi e di rimetterli
insieme. Cate Blanchett catalizza su di sé tutta
l’attenzione dello spettatore; è in grado di reggere, con la sua
performance, l’intera pellicola da sola, attraverso le sue nevrosi,
i suoi attacchi d’ansia, le sue isterie. Un’interpretazione che
sfiora il manierismo (mai come in questo caso inteso come vera e
propria bizzaria del comportamento). Grazie a questo ruolo è già
riuscita a portarsi a casa il Golden Globe Award come Migliore
Attrice Protagonista (Dramma), il Critics Choice Award nella
medesima categoria e lo Screen Actors Guild Award come Migliore
Attrice, insieme a tutta una sfilza di altri riconoscimenti
assegnatole dalla critica di mezzo mondo. In merito agli Academy
Awards, per la Blanchett si tratta della sesta nomination: tre
ricevute come Migliore Attrice Protagonista (Elizabeth,
Elizabeth: The Golden Age, Blue Jasmine) e tre come
Migliore Attrice Non Protagonista (The Aviator, Diario di uno
scandalo, Io non sono qui). Se dovesse vincere, si tratterà
della sua seconda vittoria: la prima è arrivata nel 2005, grazie al
ruolo di Katharine Hepburn in The Aviator di
Martin Scorsese.
Quando Gravity è
finalmente arrivato nelle sale cinematografiche, tutti erano pronti
a scommettere che Sandra Bullock sarebbe riuscita a vincere
il secondo Oscar come Migliore Attrice Protagonista. Poi qualcosa è
cambiato, e Cate Blanchett è risultata (almeno al momento)
la favorita di questa award season. Se, contro ogni previsione, la
Bullock dovesse realmente vincere, diventerebbe la dodicesima
attrice nella storia dell’Academy ad aver vinto due statuette
consecutive come Migliore Attrice, facendo quindi compagnia,
nell’ordine, a Luise Rainer, Bette Davis, Olivia de Havilland,
Vivien Leigh, Glenda Jackson, Jane Fonda, Sally Field, Jodie
Foster e Hilary Swank. Azzardo o realtà? Purtroppo le
possibilità che la Bullock vinca si sono drasticamente abbassate,
ma resta il fatto che il suo ruolo della dottoressa Ryan Stone
nell’opera immensa di Alfonso Cuaron è forse l’emblema del
personaggio femminile della passata stagione cinematografica. Un
ruolo che condivide con quello della Blanchett la capacità di
padroneggiare da solo all’interno della pellicola e che sottolinea
in maniera ancora più netta la svolta che quest’attrice
straordinaria ha saputo dare alla sua carriera, passando da regina
della commedia sentimentale a drammatica interprete a servizio di
autori magistrali. Chissà se un giorno, dopo quell’indimenticabile
annata che vide l’attrice portarsi a casa l’Oscar per la sua
interpretazione in The Blind Side, vedremo ancora
Sandra Bullock brillare di luce propria sul palco del Dolby
Theatre.
La più anziana della cinquina di
quest’anno, “Dame” Judi Dench rientra sicuramente in quella
categoria di attrici che meriterebbero un premio Oscar come
Migliore Attrice ma che, purtroppo, non lo hanno mai vinto (e forse
mai lo vinceranno). Nella sua carriera, soltanto un Oscar come
Migliore Attrice Non Protagonista, nel 1999, per la sua
interpretazione della regina Elisabetta I d’Inghilterra in
Shakespeare in Love; un’altra nomination, sempre come
Non Protagonista, per Chocolat; ben 5 nomination come
Migliore Attrice, per Mrs. Brown, Iris, Mrs. Henderson
Presenta, Diario di uno scandalo e Philomena.
In quest’ultima pellicola, diretta da Stephen Frears e
presentata in anteprima all’ultima Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica di Venezia, l’attrice britannica interpreta la
Philomena Lee del titolo, una donna irlandese costretta ad
abbandonare suo figlio in un convento dopo averlo partorito. Dopo
cinquant’anni, insieme al giornalista Martin Sixsmith, Philomena
decide di trovare suo figlio, in una ricerca attraverso la quale
emerge tutta l’ironia e al tempo stesso il vivo sentimento del
film, oltre alla grandi doti interpretative della Dench, di cui
tutti siamo a conoscenza. Nonostante la vittoria dell’Oscar sia
anche questa volta lontana anni luce per l’attrice, grazie al ruolo
di Philomena Judi Dench è riuscita ad aggiungere un’altra
profonda ed indimenticabile interpretazione alla sua longeva
carriera.
Dulcis in fundo, arriva lei:
l’onnipresente Meryl Streep. Che cosa dire di Meryl
Streep? Praticamente nulla. Siamo di fronte alla più grande
attrice vivente e all’attrice che, nella storia degli Academy, ha
ricevuto più nomination. Con I segreti di Osage
County siamo a quota 18 candidature, più o meno ugualmente
divise tra Miglior Attrice Protagonista e Non Protagonista. Tre i
premi vinti: nel 1980 per Kramer vs Kramer (Non
Protagonista), nel 1983 per La scelta di Sophie
(Protagonista) e il più recente, nel 2012, per The Iron
Lady (Protagonista). Sebbene in molti abbiano storto il
naso per questa sua ennesima nomination, sostenendo che, al suo
posto, Emma Thompson sarebbe dovuta rientrare nella cinquina
per Saving Mr. Banks, l’Academy sembra proprio non
riuscire a fare a meno di sua maestà Meryl Streep,
inserendola anche quest’anno nella prestigiosa lista grazie al
ruolo di Violet Weston, matriarca sputasentenze in perenne
conflitto con la figlia Barbara, una bravissima Julia
Roberts come forse non la vedevamo da troppo tempo, anche lei
nominata per il medesimo film come Non Protagonista. La scena in
cui madre e figlia vengono alle mani entrerà probabilmente negli
annali, e la performance di Meryl Streep, anche se non le
regalerà l’Oscar, rimane la conferma di un talento fuori dal
comune, di cui abbiamo la fortuna (e sempre il piacere) di essere
testimoni da oltre 35 anni.