Il miglior rimedio contro la
depressione? Caffè con ciambelle, chiacchiere terapeutiche, ma
soprattutto un ferreo programma d’igiene personale misto a numeri
di danza. Parola di Violet (Greta
Gerwig), Rose (Megalyn Echikunwoke) e
Heather (Carrie MacLemore), protagoniste
dell’ultimo film di Whit Stillman presentato l’anno scorso ai
Festival di Venezia e Toronto: Damsels in
Distress.
Damsels in Distress, la
trama: Belle, giovani ed anti-convenzionali, le tre
ragazze intendono rivoluzionare la vita al Seven Oaks, un college
dell’East Coast caratterizzato dalla predominanza maschile e da una
diffusa tendenza al suicidio dei suoi studenti. Prendono sotto la
propria ala Lilly (Analeigh Tipton), che rimane affascinata dalle
bizzarre convinzioni delle nuove compagne di stanza, continuamente
alla ricerca di persone mediocri e “perdenti” da salvare attraverso
il loro “Centro di prevenzione suicidi”. Come Frank e Thor, membri
di una confraternita incapaci di distinguere i colori primari, o la
depressa Priss, appena mollata dalla sua ultima fiamma dagli occhi
blu.
Nel frattempo Lily si destreggia
fra Charlie (il protagonista di “O.C.”
Adam Brody), playboy della Facoltà che la
adesca offrendole un drink al pub, e l’amico provvisto di fidanzata
Xavier (Hugo Becker). Questo, chiaramente attratto
dalla dolce brunetta, non vede l’ora di farle sperimentare i
costumi sessuali dei Catari.
Tra lezioni di tip tap, citazioni
auliche e corsi sulla letteratura omosessuale, Stillman firma una
commedia fuori dall’ordinario, evidente parodia dei film
adolescenziali e dei personaggi che li popolano. Solo se letto in
quest’ottica, Damsels in Distress ha ragione di
esistere, pungente affresco della borghesia urbana statunitense che
il regista originario di Washington aveva già preso di mira in
“Metropolitan” e “The Last Days of Disco”.
I protagonisti di Damsels
in Distress, molti dei quali al loro debutto
cinematografico, sfoderano una recitazione decisamente sopra le
righe, in linea con un’atmosfera frivola e “witty” che, se diverte
nella prima parte del film, alla lunga stanca e convince sempre
meno.
Il risultato è una satira non
sgradevole, di livello medio, con qualche felice intuizione e
dialoghi caratterizzati da un nonsense che vuole (vorrebbe)
riecheggiare l’humour anglosassone di autori come Oscar Wilde.
Ottima la scelta dei costumi, ad opera di Ciera Wells, e brillanti
le coreografie di Justin Cerne, tra cui quella
finale della “sambola”, spassoso ballo inventato dalla leader del
gruppo Violet. Uscito negli Usa lo scorso aprile, Damsels
in Distress sarà nelle nostre sale dal 1 agosto.