Zack Galifianakis nel ruolo del
protagonista, diretto da James Bobin (The Muppets): questo il team
cui sarebbe affidato l’adattamento di Confederacy of Dunces (in
italiano: Una banda di idioti), best seller di John Kennedy Toole.
Phil Johnston (Cedar Rapids) dovrebbe scrivere la scenggiatura; il
film uscirebbe per la Paramount.
Il libro costituisce un autentico
caso letterario: l’autore morì infatti suicida nel 1969; il romanzo
fu casualmente ritrovato dalla madre, che della pubblicazione del
libro fece un’autentica missione, raggiungendo l’obbiettivo nel
1980. Il volume ricevette un’accoglienza trionfalistica, vincendo
il Premio Pulitzer nel 1981. La storia racconta le peregrinazioni
di Ignatius Reilly nella New Orleans dei primi anni ’60: il
protagonista è un trentenne spiantato che vive con la madre e
che si ritrova costretto a cercare lavoro; questo lo porterà a una
serie di incontri con vari personaggi. Il romanzo, ispirato ala
tradizione dei racconti picareschi, segue però nella struttura il
De Consolatione Philosophiae di Boezio.
Il successo del libro portò molto
rapidamente all’idea di farne un film: nel 1982 Harold Ramis aveva
pensato di portarlo sullo schermo, protagonisti John Belushi e
Richard Pryor, ma la morte del primo fece finire in soffitta il
progetto; successivamente anche John Candy e Chris Farley, ritenuti
possibili protagonisti, sono passati a miglior vita prima che il
fil potesse essere realizzato. Al ruolo di Ignatius sono stati in
seguito accostati John Goodman e Stpehen Fry. Trai registi
interessati, vi sono stati Steven Soderberg e David Gordon Green;
nel 2002 si arrivò molto vicino a una realizzazione, protagonista
Will Ferrell, ma a stoppare tutto ci si mise l’uragano Katrina.
Arriva la prima clip di
Cosmopolis, nuovo film di David Cronenberg con
protagonista Robert Pattinson. La clip introduce da subito il tono
del film. Vi ricordiamo che venerdì il film sarà proiettato a
Cannes.
Dopo la recente notizia del
rinnovato interesse per un adattamento delle vicende del
personaggio più dissacrante e offensivo creato dalla DC (la stessa
casa editrice di Superman e Batman) negli ultimi trent’anni,
continuano ad arrivare rumours riguardo il film dedicato a Lobo. A
interpretare l’Ultimo Czarniano (superstite di una razza che lui
stesso ha sterminato) potrebbe essere Dawyne ‘The Rock’ Johnson: la
notizia è poco più di una voce di corridoio, anche se in un recente
tweet lo stesso attore ha ammesso che troverebbe divertente
partecipare a un film targato DC.
Il film dovebbe essere prodotto da
Joel Silver e Akiva Goldsman per la Warner; Guy Ritchie è
stato finora l’unico ad essere dato come possibile regista; la
sceneggiatura sarebbe curata da Don Payne (responsabile del poco
memorabile i Fantastici 4 e Silver Surfer). Notizie che più che
incoraggiare, non possono che lasciare perplessi i fan del
personaggio, oltre al fatto che una trasposizione realmente
efficace – a causa delle abbondanti dosi di violenza che
contraddistinguevano il fumetto – non potrebbe che dare luogo a un
film vietato ai minori; per contro, puntare (come sembra logico) su
un prodotto ‘di massa’ significherebbe quasi sicuramente snaturare
il personaggio.
Ieri è stato presentato il nuovo
film di Brad Pitt, che ritorna a lavorare con l’amico regista
Andrew Dominik, dopo la prima
collaborazione L’assassinio di Jesse James per mano del
codardo Robert Ford.
Nel paese delle creature
selvagge è il film del 2009 di Spike
Jonze con protagonisti Max Records, Catherine
Keener, Mark Ruffalo, Lauren Ambrose, Chris Cooper.
Nel paese delle creature
selvagge, la trama: Max è un bambino come molti
irrequieto, ha una sorella più grande che, come capita spesso, non
gli dà molta attenzione e una madre sola che come tante cerca di
rifarsi una vita con altri uomini. Un giorno, a seguito di una
serie di delusioni prima dalla sorella e poi dalla madre, esplode
dalla rabbia e viene per questo redarguito.
Insofferente scappa di casa
finendo, dopo un tragitto in barca a vela, in una terra desolata e
arida dove trova dei giganteschi mostri dal cuore anche troppo
umano che credono a tutto quello che dice e lo incoronano loro re,
almeno fino a quando le sue promesse di spazzare via la tristezza
dalla loro vita non si rivelano mendaci.
Nel paese delle creature selvagge,
l’analisi
Diretto e sceneggiato da
Spike Jonze nel 2009, Nel paese delle
creature selvagge è un adattamento cinematografico del
libro illustrato per l’infanzia di Maurice Sendak Nel paese
dei mostri selvaggi.
Alla sua terza prova di regia Jonze
– conosciuto al grande pubblico per il cervellotico e visionario
Essere John Malkovich – si misura con il genere
fiabesco partorendo un film da un’apertura un po’ in sordina, ma
suggellata dalla carezzevole ed evanescente musica della sudcoreana
Karen O, bandleader del celebre gruppo alternative e indie rock
statunitense Yeah Yeah Yeahs.
Un tiepido sole albeggia su un
gelido paesaggio innevato. Un bimbo dallo sguardo incupito gioca da
solo, costruisce nel giardino di casa un sorprendente igloo
cercando continuamente di richiamare l’attenzione di una sorella
assente, che lo ignora e lo trascura, anche quando sarà schernito
dai suoi amici.
Lui è Max (Max
Records), un bimbo turbolento e inquieto, avido di
attenzioni e coccole che, di fronte all’indifferenza della sorella
e alla premura che la madre ha per il fidanzato (Mark
Ruffalo), esplode di rabbia, scappa di casa e, con indosso
l’inseparabile tuta da lupo, con tanto di orecchie e coda –
feticcio da cui non si separa mai – prende il largo con una
barchetta e si dirige verso l’arcano bosco.
Basta un intro di pochi minuti con
dialoghi minimali a suggerire l’idea che pervade il film, a
preannunciare il corso degli eventi di cui sarà protagonista il
piccolo Max, ansioso di evadere e dare libero sfogo alla sua
fervida immaginazione. La creazione di mondi paralleli è l’unico
rimedio al malessere della vita reale.
L’ingresso nel fantastico regno
delle creature selvagge, abitato da affettuosi watussi che ululano,
è l’occasione che stava aspettando per riscattarsi, per guadagnarsi
le attenzioni e la dedizione che gli sono sempre mancate, e quel pò
di autorevolezza che serve a colmare il vuoto di autostima e
l’insicurezza emotiva che un bimbo cresciuto senza padre si porta
dietro.
Max costruisce un mondo ideale, a
sua immagine e somiglianza, in cui ritrova il sorriso grazie alla
comprensione e all’affetto di amorevoli creature selvagge, che lo
gratificano riponendo in lui la loro fiducia e proclamandolo
indiscusso sovrano della foresta.
Il messaggio è chiaro sin
dall’inizio, come è giusto che sia in un racconto fantastico che,
nel ricalcare la semplice struttura narrativa delle fiabe, ne
prende in prestito l’innocenza e la formula moralistica.
La fiaba cinematografica di
Spike Jonze vanta quindi una struttura circolare
che, in stile Mago di Oz, aderisce al modello del
viaggio dell’eroe vogleriano. Ci troviamo quindi di fronte ad un
eroe/protagonista imperfetto che ritrova la pienezza interiore
lasciando provvisoriamente il mondo ordinario/vita reale per
abbandonarsi alla beatitudine di un mondo straordinario, non scevro
di insidie, dal quale ritornerà illuminato e pronto ad affrontare
il quotidiano con una maggiore consapevolezza.
Quel senso di abbandono e di
inadeguatezza che facevano di Max un bimbo incollerito e
dispettoso, si dileguano nel corso del suo prezioso e avventuroso
viaggio, per lasciare spazio ad un bambino raggiante, più maturo e
che non teme più che il sole possa morire da un giorno
all’altro.
Una spedizione nella
wilderness, in cui Max si rende conto di come sia
difficile essere equi e giusti e di come i rapporti affettivi siano
tutt’altro che perfetti e facili da gestire; impara a comprendere
sua madre, il suo universo familiare e capisce come siano proprio
le sbavature a rendere le cose più vere e profonde e di come sia
necessario rispettare e considerare anche le necessità degli altri
e non focalizzarsi solo sulle proprie.
Spike Jonze mette
in piedi un racconto fiabesco, un’ibridazione certosina di riprese
in live action, pupazzi e computer grafica
(frutto di un lungo processo di lavorazione), in cui riconferma lo
stile visionario e surrealista già sperimentato nei due lavori
precedenti.
Quello di Max è un eclettico
viaggio nei sotterranei ed esoterici anfratti della mente umana,
votato alla creazione di universo immaginifico idilliaco, dove il
bambino si guadagna la stima di irsute e amabili creature, metafora
delle sue ansie, paure e desideri.
Natalie Portman potrebbe diventare
protagonista nel cast del film Jane Got a Gun, un western
che, scritto da Brian Duffield, è sulla lista nera delle
sceneggiature migliori non ancora realizzate. Per la regia
del film si pensa a Lynne Ramsay, che già nella scorsa stagione
cinematografica ha fatto benissimo, dirigento …E ora parliamo di
Kevin.
La storia di Jane Got a Gun si incentra su una donna
(Natalie Portman) il cui marito fuorilegge ritorna a casa morente,
ricoperto da ferite d’arma da fuoco. Quando la banda dell’uomo lo
rintraccia per chiedere al marito di finire il lavoro, la donna
chiederà aiuto ad un ex-amante per salvare la sua
fattoria.
Tutti ci aspettavamo, all’alba del
progetto sui Vendicatori, che Edward Norton
sarebbe tornato nel ruolo dell’incredibile Hulk. Così non è stato,
dal momento che le trattative della Marvel con l’attore non sono andate
a buon fine. Il ruolo è passato quindi a Mark
Ruffalo, che come ormai tutti sanno e hanno visto, ha
fatto un ottimo lavoro nel doppio ruolo di Bruce Banner/Hulk.
Al Festival
di Cannes, dove Norton è arrivato per presentare il
film d’apertura Moonrise Kingdom di Wes Anderson, è stato chiesto
all’attore cosa pensasse della performance de collega nel film, e
Edward molto diplomaticamente ha risposto: Mark è come
un fratello per me. Ha due figli e sono contento che stia avendo
questo bel momento con loro.
Sul suo ultimo film invece l’attore ha dettodi non aver ancora
visto, semplicemente perchè “non è molto importante per me”. Non
c’è che dire, Norton conserva sempre la sua nomea (fondata?) di
personaggio non propriamente simpatico.
E’ arrivato dopo le
immagini trapelate ieri, il trailer di The Great Gatsby, ultimo
film diretto da Baz Luhrmann tratto dall’omonimo leggendario
romanzo di Scott Fitzgerald.
Giorni intensi, pieni di nuovi
poster per gli appassionati del Cavaliere Oscuro. Infatti sono
stati pubblicati altri tre sorprendenti poster de Il Cavaliere
Oscuro il ritorno,
Ecco una simpatica foto di Hans
Zimmer a lavoro nel suo studio di registrazione. Il compositore è
attualmente alle prese con la colonna sonora de Il Cavaliere Oscuro
il Ritorno.
Sarà questa la sua terza quarta
collaborazione con Christopher Nolan, e la prima che lo vede da
solo affrontare un film su Batman, dal momento che sia in Batman
Begins che ne Il Cavaliere Oscuro aveva lavorato in coppia con
James Newton Howard.
Ecco l’immagine del sorridente e
trasandoato Hans a lavoro:
Cadaveri
Eccellenti è il film del 1976 di Francesco
Rosi (Il
caso Mattei) con protagonisti nel cast di Lino
Ventura, Renato Salvatori, Max Von Sydow e Alain
Cuny.
La trama di Cadaveri
Eccellenti – In un luogo piuttosto vago, non
specificato ma ben immaginabile (passiamo infatti dalla Sicilia a
Roma), vengono uccisi alcuni magistrati. A prendere in mano le
indagini l’ispettore Amerigo Rogas (Lino Ventura). I primi sospetti
di Rogas ricadono su di un farmacista, condannato ingiustamente
anni prima per un presunto avvelenamento e poi scomparso. Quando il
misterioso assassino arriva però ad uccidere anche a Roma il capo
della polizia ordina a Rogas di spostare le indagini sui
gruppuscoli dell’estrema sinistra. L’ispettore non convinto decide
di continuare per la sua strada finché non scopre un terribile
complotto.
Cadaveri Eccellenti, il film
Analisi: Francesco
Rosi, napoletano, classe 1922, regista, autore e sceneggiatore,
inizia a muovere i passi da cineasta nei primi anni ‘50. A lui
dobbiamo il cosiddetto filone dei “film d’inchiesta”, film
coraggiosi, di denuncia politica che ripercorrono la vita del
malavitoso siciliano, dal capolavoro del 1962 Salvatore Giuliano
passando per Le mani sulla città dell’anno successivo, con Rod
Steiger, in cui viene denunciato lo Stato e lo sfruttamento
edilizio a Napoli. Cadaveri Eccellenti viene distribuito nelle sale
italiane a novembre del 1976 e presentato fuori concorso al 29°
Festival
di Cannes.
Cadaveri Eccellenti, dal romanzo di
Leonardo Sciascia
Rosi sceglie di ispirarsi al
romanzo di Leonardo Sciascia, Il contesto. Un
compito non certo semplice, adattare per lo schermo un libro,
parodia-denuncia di un’Italia fin troppo vaga, dai richiami e dai
flashback però, così terribilmente in sintonia con la realtà. E
parliamo degli anni ’70, quelli che il nostro paese ricorda come
gli “Anni di Piombo”. Le forze occulte e i rapporti con lo Stato,
le tentazioni golpistiche, le rivolte studentesche. Un arco
temporale conclusosi sul sorgere degli anni ’80, anni in cui la
dialettica della politica fu estremizzata e trasformata in
violenza, lotta armata e terrorismo. Piccolo accenno per chi non lo
sapesse, Il termine Anni di Piombo deriva dall’omonimo film di
Margarethe Von Trotta del 1981, che ritraeva
l’analoga situazione contemporanea presente nella Germania Ovest.
Insomma, solo un genio dal cuore impavido poteva permettersi di
dipingere un quadro così complesso. Parliamo di un uomo che ha
fatto della macchina da presa l’arma più forte, la libertà
d’espressione. La stessa che gli ha permesso di aggiudicarsi un
posto di primaria importanza nel panorama del cinema italiano.
Un autore disinibito
e pungente ma altrettanto elegante e professionale che ha
raccontato l’Italia agli italiani servendosi dei volti più noti del
cinema di quei tempi, Gian Maria
Volonté, Philippe Noiret e Lino Ventura.
Contribuiscono alla riuscita del film, un cast di altissimo
livello: il già citato Ventura, Renato Salvatori,
Max Von Sydow, Alain Cuny, Fernando Rey, Charles Vanel,
Francesco Callari, Paolo Bonacelli, Tino Carraro.
Ricordiamo in fase di sceneggiatura oltre a Rosi, hanno collaborato
Tonino Guerra e Lino Iannuzzi. La splendida fotografia, che riporta
alle sfumature neorealistiche, di Pasqualino De Santis. Montaggio,
Ruggero Mastroianni, fratello di Marcello. Le musiche di Piero
Piccioni e Astor Piazzolla. Per la scenografia e i costumi
rispettivamente Andrea Crisanti e Enrico Sabbatini.
“La verità non è sempre
rivoluzionaria”. Un epilogo drammatico, un film scomodo che ha
suscitato non poche polemiche. Vincitore di due David di Donatello
per miglior regia e miglior film. L’essenza di un’epoca, di una
realtà messa a nudo davanti allo specchio. Ecco perché,
Cadaveri Eccellenti, rientra a pieni voti nella
lista dei titoli “assolutamente da vedere”.
L’estro impareggiabile e l’allegria
insolita dei Fratelli Farrelly ritornano nuovamente sullo schermo
con una commedia (tanto per cambiare): I Tre Marmittoni. A partire
dal 22 giugno in Italia e già disponibile dal 13 aprile negli
States, questa simpatica commedia apre le danze al periodo estivo,
da trascorrere si spera, in allegria.
Ecco le foto della Contea (in
originale The Shire) pubblicate da dailymail.com in cui possimao
ammirare il set mozzafiato sito in Nuova Zelanda, a Matamata. Peter
Jackson e la sua troupe hanno terminato a costruzione del set, che
diventerà permanente e visitabile da turisti, fan e curiosi. Pronti
a partire per l’altro capo del mondo?
Giornata interessante per i
fanell’uomo ragno. Sono tante infatti le novità che vengono
direttamente da The Amazing Spider-Man, da foto di
scena a Garfield impegnato in scend’azione, passando per il virale
della Oscorp fino ad un allegro siparietto di Gwen/Emma Stone e
Peter/Andrew Garfield.
Cominciamo con le foto dal set:
Andrew con la tuta di Spidy è impegnato in scene d’azione sul set
con tanto di trucco di scena.
Oltre alle fotografie, ecco un simpatico siparietto canoro dei
due attori protagonisti:
Abbiamo già detto quanto sia
importante la viralità nella campagna promozionale del film, così
sul sito della Oscorp continuano ad apparire video del Dottor
Connors che rendiconta i suoi esperimenti sugli animali:
Questi video sono venuti fuori attraverso la risoluzione di quiz
proposti sul sito della Oscorp, e insieme ai video, ecco anche le
immagini con cui la produzione ha premiato chi è riuscito a
risolvere gli indovinelli:
Mark Ruffalo,
tornato in se dopo l’interpretazione di Hulk, ha completato di
girare Thanks for Sharing. Il debutto alla regia di
Stuart Blumberg è una commedia ambientata nella
Grande Mela, dove i protagonisti, Adam, Mike e Neil, sono tutti in
terapia per sesso dipendenza.
La terapia consiste nei “famosi”
dodici passi in cui le tentazioni che offre New York saranno sempre
in agguato e i protagonisti si sforzeranno di continuare a vivere
una vita normale e impegnarsi in nuove relazioni più solide. Adam
(Mark Ruffalo) cercherà la stabilità insieme a Phoebe (Gwyneth
Paltrow), una donna indipendente che dopo aver rotto con un
fidanzato alcolista si è ripromessa di aver chiuso con uomini del
genere. Mike (Tim Robbins) è sposato con la fidanzata del liceo
Dede (Pink) ed è così preso dal programma che man mano perde di
vista le altre priorità. Ed infine c’è Neil (Josh Gad) che fa di
tutto per garantire agli amici di aver superato i suoi problemi
quando in realtà sembra non riesca a far a meno di alcuni vizi,
come guardare sotto le gonne delle donne.
Stuart Blumberg ancora fresco di
nomination ai Golden Globe con la miglior sceneggiatura per I
ragazzi stannobene e dopo aver scritto e prodotto
Tentazioni d’amore con Edward Norton prova il salto dietro
la macchina da presa. Ancora non si sa una data d’uscita e ora in
fase di post-produzione.
Momento d’oro per
Bradley Copper, visto le numerose lavorazioni che lo vedono
coinvolto nei prossimi mesi e quelle che ha appena concluso, tra
cui Hit & Run con i registi Dax Shepard
(Idiocrazy) e David Palmer, l’altro film è The
Words.
Dall’ottima prova di
Rust and Bone (De rouille et d’os) in concorso a Cannes,
Marion Cottillard ritornerà in America dove ad attenderla ci sarà
il set di Blood Ties. Film sceneggiato James Gray che
precedentemente l’ha diretta per il film Low Life, in
attesa di essere distribuito in America.
Sarà proiettato oggi il terzo dei
quattro film americani in concorso, insieme al britannico The
Angels’ Share di Ken Loach. L’immagine il poster character
del
A fine
maggio Syria e il rapper Ghemon gireranno il video del nuovo
singolo della cantante, COME NON DETTO che sarà anche la colonna
sonora dell’omonimo film in uscita nei cinema il 14 settembre.
Cosa potrebbero fare
tre adolescenti americani per uscire dall’anonimato e per aspirare
ad incontrare le ragazze più belle della scuola? Esatto: Una festa
che spacca. Ed è proprio con questo titolo, discutibile, che
Project X (titolo originale) uscirà nelle sale italiane mercoledì 6
giugno.
La critica si entusiasma al
Festival
di Cannes per i 7 minuti di anteprima di Django
Unchained di Quentin Tarantino. Fra le anteprime più
attese al mercato del Festival di Cannes, crocevia di distributori
e produttori, vi è indubbiamente Django
Unchained di Quentin Tarantino. Questa sera la
Weinstein Company ha presentato sette minuti del film, una sorta di
trailer esteso, e la critica reagisce con
entusiasmo.
Fra le reazioni appena rese note,
possiamo citare Empire Magazine, Indiewire, Ain’t It Cool e altre
ancora. A quanto pare, il film sarà divertente e anche violento, in
degno stile Tarantino, oltre che un omaggio agli spaghetti western
di Sergio Leone. Le impressioni positive riguardano soprattutto
Jamie Foxx, il cameo di Franco Nero, un inedito Leonardo DiCaprio
e, ovviamente, Christoph Waltz. Secondo Twitch
Film, il film sarà il “Christoph Waltz show”. Come hanno
sottolineato i critici, apprendiamo anche la pronuncia di Django:
la ‘d’ è muta.
Nuovomondo è un
film del 2006 diretto da Emanuele Crialese e con
protagonisti nel cast Charlotte Gainsbourg, Vincenzo
Amato, Aurora Quattrocchi, Francesco Casisa e
Filippo Pucillo.
Anno: 2006
Regia: Emanuele
Crialese
Il cast di Nuovomondo
– Charlotte Gainsbourg, Vincenzo Amato, Aurora
Quattrocchi, Francesco Casisa, Filippo Pucillo
La trama di
Nuovomondo – Sicilia, inizi del Novecento. Le aride e
sassose montagne siciliane nei pressi di Pralia non offrono a
Salvatore Mancuso (Vincenzo Amato) grandi prospettive di vita
soprattutto se oltre a se stesso il povero pastore deve pensare
anche all’anziana madre, donna Fortunata (Aurora Quattrocchi), e
sopratutto ai due figli, Angelo (Francesco Casisa) e Pietro
(Filippo Pucillo).
Rimasto vedovo da alcuni anni,
Salvatore vede nella partenza verso il “nuovo mondo” l’unica
possibilità rimastagli per scampare dalla fame e dalla miseria più
disperata. Decisosi finalmente a partire dopo un lungo riflettere
Salvatore è anche spinto dalla speranza di riabbracciare il
fratello, emigrato in America anni prima.
Inizia così una lunga odissea che
passa dall’affannosa ricerca di abiti civili necessari per il
viaggio alle confuse e caotiche pratiche per accedere all’imbarco e
quindi la lunga ed estenuante traversata verso un futuro carico di
dubbi, paure, incognite e speranze. Sulla nave Salvatore ha modo di
conoscere Luce (Charlotte Gainsbourg) silenziosa e
raffinata signora che viaggia misteriosamente sola e con cui
inizierà un delicatissimo rapporto fatto di sguardi e cortesie.
Quindi l’arrivo ad Ellis Island,
New York, dove iniziano le lunghissime e snervanti procedure di
ingresso non certo facili e prive di incomprensibili prove da
superare. Ma ormai il destino è segnato e nulla o nessuno potrà più
fermare Salvatore e la sua famiglia sulla strada verso un domani
colmo di speranze.
Nuovomondo, film
del 2006, una co-produzione italo-francese di cui Emanuele
Crialese si occupa della regia, del soggetto e della
sceneggiatura. Un Leone d’argento alla Mostra del cinema di
Venezia, un premio a Crialese come “rivelazione” e tre David di
Donatello per scenografia, costumi ed effetti speciali.
Un
film, Nuovomondo, che ha raccolto
quindi premi e riconoscimenti importanti e che ci sentiamo di
considerare anche meritati perché, questo di Crialese, è un film di
spessore e ricco di spunti interessanti. Innanzitutto i Donatello
per tre categorie così tecniche testimoniano, a ragione, di un film
molto ben confezionato, realizzato con cura di ogni minimo
dettaglio e di cui crediamo doveroso sottolineare anche l’ottimo
lavoro fatto in fotografia da Agnes Godard.
La sceneggiatura non è
particolarmente intricata e complessa, Crialese decide volutamente
di fare un film che raccontasse, in modo quasi documentaristico, le
varie fasi e le innumerevoli difficoltà che dovevano affrontare
tutti coloro che, spinti da una miseria senza soluzione, erano
costretti al grande e doloroso passo dell’emigrazione
oltreoceano.
Unica concessione
romanzesca alla trama narrativa è la figura di Luce, interpretata
da una bravissima Charlotte Gainsbourg, verso cui
il timido e ignorante Salvatore si appresta con rispetto e quasi
vergogna ma al contempo con commovente galanteria. Un rapporto il
loro fatto di sguardi, brevi frasi quasi sospirate e altre dette
solo con gli occhi, una parentesi romantica che spezza volutamente
il decorrere degli eventi.
Il film di Crialese
Nuovomondo
Crialese equilibra
la linearità di una sceneggiatura come detto abbastanza prevedibile
e scevra di grandi colpi di scena con originali sequenze cariche di
poesia e simbolismo astratto, personaggi che nuotano in ipotetici
fiumi di latte oppure ortaggi giganti partoriti da quella terra
magica che dev’essere l’America. Un film sempre in bilico tra
poesia e realtà, sempre oscillante tra visioni e verità. La
bellezza del film risiede essenzialmente nei suoi personaggi e nel
carattere tratteggiato per essi, perchè ognuno di loro rappresenta
e incarna una storia, un insieme di sentimenti, di paure e di
sogni.
Vincenzo Amato è
straordinario nell’interpretare un uomo che sente e avverte il peso
insostenibile della vita sua e dei suoi cari ma che lotta e si
affanna senza arrendersi e senza desistere mai alle
avversità. Aurora Quattrocchi è superba nel
ruolo dell’anziana madre che per amore della famiglia accetta di
lasciare il suo mondo e la sua miseria che però per lei era l’unico
mondo comprensibile e accettabile e a cui non saprà di fatto
staccarsi mai. Tra le altre citiamo anche le interpretazioni di
Federica De Cola/Rita e Isabella Ragonese/Rosa nel ruolo di due
giovani donne che si imbarcano per il Nuovo Mondo promesse spose di
sconosciuti spasimanti, necessari al loro ingresso negli Stati
Uniti.
Quelle di Rita e Rosa sono solo due
delle pietose e commoventi storie nella storia che fanno di questo
film un mosaico di personaggi e intimi drammi personali raccontati
con misura ed eleganza dal regista e sceneggiatore. L’intuizione di
mantenere i dialoghi in dialetto siciliano stretto (con
sottotitoli) conferisce al film un ulteriore dose di realismo che
troviamo assolutamente azzeccata e appropriata al contesto
narrativo.
Nuovomondo l’emigrazione
tra realtà e poesia
Nuovomondo è un
film completo che racconta con passione e
profondità un dramma, il dramma, che tanti, troppi nostri
connazionali hanno dovuto affrontare dalla fine dell’800 sino a
dopo la seconda guerra mondiale: il dramma della fuga, della
partenza verso l’ignoto. Abbandonare la propria casa, il proprio
ambiente, il mondo dove si è nati e cresciuti e al di fuori del
quale tutto è sconosciuto. Il viaggio verso qualcosa che non si
conosce ancora e che si cela dietro una nube di speranze miste a
paure e timori, il terrore di vedere disillusi i propri sogni e le
proprie aspettative.
L’emigrazione vista e inquadrata
come un lungo e complicato travaglio interiore e di popolo, un
viaggio lungo e verso terre ignote e un domani senza certezza solo
simbolicamente rappresentato dalla interminabile traversata
oceanica.
Un film, inutile dirlo, che
nell’Italia di oggi non perde anzi rafforza la sua attualità perché
da paese di emigranti il nostro è diventato un paese di immigrati
che con i protagonisti del film sicuramente possono condividere
esperienze ed emozioni. Ma visti i tempi che corrono non stupiamoci
se noi italiani tornassimo, in un domani non troppo lontano, a
riprenderci il nostro vecchio ruolo nella storia.
Wallace e Gromit La
maledizione del coniglio mannaro è un film del 2005
diretto da Nick Park e Steve Box con le voci
di Peter Sallis (Wallace), Ralph
Fiennes ( Lord Victor Quartermaine), Helena Bonham
Carter (Lady Tottington), Peter Kay
(Agente di polizia Albert Mackintosh), Nicholas
Smith (Reverendo Clement Hedges).
Anno: 2005
Regia: Nick
Park, Steve Box
Voci originali:
Peter Sallis (Wallace), Ralph Fiennes ( Lord Victor Quartermaine),
Helena Bonham Carter (Lady Tottington), Peter Kay (Agente di
polizia Albert Mackintosh), Nicholas Smith (Reverendo Clement
Hedges).
Wallace e Gromit La
maledizione del coniglio mannaro – Trama
La società Anti-Pesto di Wallace e
Gromit è pienamente operativa per catturare i teneri coniglietti,
che mettono a repentaglio le verdure dei giardini di una piccola
cittadina inglese.
Con l’avvicinarsi del Concorso di
verdura gigante le incursioni dei conigli sono sempre più
frequenti, per questo Wallace idea un macchinario in grado di far
cessare la fame di verdure da parte degli animaletti. L’esperimento
del nuovo strumento ha successo seppur con un piccolo intoppo…
Un nuovo pericolo è in agguato per
le amate verdure: compare uno strano mostro, dalle lunghe orecchie
e due grandi denti sporgenti, che inizia a devastare intere
coltivazioni. Wallace, per fare colpo sulla signorina Tottington,
cercherà di risolvere il mistero affiancato da Gromit. Il fedele
cane dovrà però badare al suo padrone anche contro la concorrenza
di Victor Quatermaine, un altro spasimante della Tottington.
Analisi: Wallace e
Gromit sono nati dalla tesi di laurea di Nick Park
e, dato il loro successo, sono poi comparsi in due successivi
mediometraggi (I pantaloni sbagliati e Una tosatura
perfetta) e una serie di altre avventure. Forse poco
conosciuti in Italia, sono arrivati a questo primo lungometraggio
solo nel 2005, condotto dallo stesso Park.
La peculiarità dell’intera
produzione è la ripresa, con la tecnica dello stop-motion, di
personaggi realizzati in plastilina, modellata su una struttura di
fili di ferro. L’unione dell’ingente budget messo a disposizione
dalla DreamWorks, ha permesso di perfezionare le
invenzioni di Park, mascherando le impronte lasciate sulle figure e
offrendo la possibilità di arricchire l’universo dei due
protagonisti con tante nuove scenografie e personaggi.
Il risultato è che un’anonima
cittadina inglese si popola di individui ben particolareggiati, che
risultano vicini all’ambiente familiare e accogliente tipico delle
ristrette comunità. E poi ci sono Wallace il formaggio-dipendente,
sbadato nella sua genialità, affiancato da Gromit il fedele cane,
più vicino alle fattezze umane.
Dopo l’esilarante pellicola di
Galline in fuga (2000), Park ha trovato
molto più agevole destreggiarsi nell’universo a lui così familiare
dell’eccentrico duo, fino ad arrivare alla vittoria dell’Oscar come
miglior film d’animazione nel 2006, battendo La sposa cadavere di Tim Burton e Il castello errante di Howl di
Hayao Miyazaki.
Wallace e Gromit, un film tra
l’Incredibile Hulk o del film
Un lupo mannaro americano a Londra
La sceneggiatura di Wallace
e Gromit – La maledizione del coniglio mannaro è stata
composta a quattro mani tra Park, Steve Box, Mark Burton e Bob
Baker ed è risultata essere un valido mix di sottile humor inglese
e di richiami ad altri film, non solo horror (alcune trasformazioni
del coniglio mannaro ricordano quelle de l’Incredibile
Hulk o del film Un lupo mannaro americano
a Londra).
Grazie a queste qualità il pubblico
di bambini e adulti apprezzerà a pieno la pellicola, divertendosi
non poco e scoprendo la grande espressività di cui sono dotati
tutti i personaggi, pur mantenendo un aspetto immaginifico.
Nell’era in cui la grafica
computerizzata fa il grosso lavoro nei film d’animazione, vi è
ancora chi procede nel faticoso lavoro dello stop-motion che,
seppur faticoso, riserva la sua esclusività. Wallace e
Gromit vanno apprezzati per la loro spontaneità, che non
sfocia mai in scadenti battute, e mantiene la stretta simbiosi tra
due personaggi del tutto nuovi nella storia dei film
d’animazione.