Antony Starr ha
condiviso la sua reazione alla fine della quinta stagione di
The
Boys, quando il cast ha ricevuto le sceneggiature
finali dello show, suggerendo cosa aspettarsi dal finale.
The
Boys – stagione 5 sarà l’ultima parte dello show televisivo
sui supereroi di Prime Video, con il gruppo protagonista che si
scontrerà con Patriota (Starr) e gli eroi della Vought. La quarta
stagione si è conclusa con un grande colpo di scena, con la maggior
parte dei membri del gruppo rapiti mentre il Supe antagonista viene
messo a capo di una task force sovrumana mentre il presidente
Steven Calhoun (David Andrews) dichiara la legge marziale.
Parlando con
Collider, Starr ha spiegato la sua reazione alla fine della
quinta stagione di The Boys, quando lui e il resto del cast
hanno ricevuto gli script finali della serie. L’attore ha
sottolineato quanto saranno imprevedibili gli episodi finali,
spiegando di aver letto i primi sei episodi finora. Tuttavia, sa
cosa accadrà negli ultimi episodi dello show, dicendo che
lascerà le persone “sorprese o scioccate”. Ecco cosa ha
detto Starr:
È strano perché per quanto ami
la serie, non mi piace vedere le cose andare oltre il dovuto,
quindi sono abbastanza contento che finisca alle cinque, e basta.
Adoro la serie e i personaggi, quindi è un momento
agrodolce.
Ma devo dire che, come al solito
in Boys, non mi accorgo mai di cosa succederà in questa serie.Ogni volta che penso di sapere cosa succederà, succede
qualcos’altro. Questi ultimi copioni non hanno fatto
eccezione.
Sono arrivato al sesto. Non ho
ancora visto il penultimo finale, ma so cosa succede e penso che i
fan rimarranno sorpresi o scioccati, a seconda del loro sistema
nervoso, ma molto, molto divertiti.
Cosa significa la reazione di
Starr per la quinta stagione di The Boys
The Boys – stagione 4 si è conclusa con Patriota che
ottiene tutto il potere che ha sempre desiderato, aiutato da Sage
(Susan Heyward), che ha usato la sua intelligenza per manipolarlo e
farlo salire di livello. Con la maggior parte del gruppo
catturato, ad eccezione di Annie (Erin Moriarty) e Butcher (Karl
Urban), sembra che sia più vicino alla vittoria che mai.
Tuttavia, il modo in cui si svolge la quinta stagione significa che
la sua vittoria potrebbe essere di breve durata, a seconda di come
i principali eroi possono reagire nonostante la maggior parte di
loro sia stata catturata.
Per ora, il piano a lungo termine
di Homelander è quello di rendere Supes dominante sugli esseri
umani normali, con parte di quel piano che consiste nel catturare
gli eroi principali dello show per ragioni poco chiare.
Nel frattempo, la scena
post-crediti della quarta stagione di The Boys ha confermato
il ritorno di Soldier Boy (Jensen
Ackles), che il personaggio di Starr sembra stia per tirare
fuori dalla stasi. Anche se i due non si sono mai piaciuti, le
anticipazioni dell’attore su storie imprevedibili e selvagge in
arrivo indicano che tutto ciò che ha a disposizione potrebbe essere
usato per creare un finale adrenalinico.
Ecco due video realizzati in stop
motion con le costruzioni lego che ricostruiscono i trailer di
L’uomo d’Acciaio e di
Star Trek Into Darkness. A realizzarli è
stato Antonio
Toscano, un filmaker italiano con l’aiuto del
fratello.
Tutte le info utili nella nostra Scheda
Film: L’uomo d’Acciaio. Tutte
le news nel nostro speciale: Superman: Man of
steel.Di seguito la foto gallery completa
del film:
[nggallery id=28]
Tutte le news sul film le trovate nel nostro
speciale: Star Trek 2.
“Penso che nella
vita tutti abbiamo degli obbiettivi, e questi più che un traguardo
da raggiungere a tutti i costi siano uno stimolo a correre più
forte verso la versione migliore di noi stessi. Io sono partito
anni fa come scrittore di romanzi e sono arrivato qui, oggi, come
scrittore di una serie tv, d’altronde non è sempre tutto chiaro
dall’inizio, altrimenti Marracash sarebbe diventato ricco nel
2008.” Così, Antonio Dikele Distefano
esordisce durante la conferenza stampa di presentazione di Zero,
che ha scritto e che è stata creata da Menotti, insieme a Stefano
Voltaggio (anche Creative Executive Producer) Massimo
Vavassori, Lisandro Monaco e Carolina
Cavalli dando forma ad una originale e unica esplorazione
di Milano e raccontando un mondo ricco e variegato di culture
sottorappresentate, a cui si aggiungeranno significativi contributi
presi dalla scena rap.
“C’è una cosa che mi
è sempre stata chiara – continua Distefano – è che avrei
sempre dovuto avere un approccio personale sincero nel mio lavoro,
perché la cosa che ho imparato dalla musica è che non vince chi lo
dice meglio, ma chi si racconta meglio. Un approccio che ho portato
anche in Zero, a cui ho lavorato con tanti altri autori. In questa
serie c’è dentro un po’ della mia storia, quella di un ragazzino
afro-italiano cresciuto fuori dal centro dell’attenzione, un po’
come quelle persone che nella vita si sono sempre date per
sconfitte, anche prima di scendere in campo. In Zero non volevamo
raccontare la vita di un supereroe predestinato, ma quella di un
ragazzo che è costretto a diventarlo. Zero è la storia di chi
impara ad accettare la propria diversità, al di là di ogni tratto
estetico, come quella che nascondiamo ogni giorno, quando usciamo
dalla nostra porta di casa. Zero è la nostra storia, che spero
diventi presto la storia di tutti, la storia di chi impara che
spesso le cose più importanti che ci salveranno sono proprio quelle
che avevamo tenuto invisibili.”
“Il cambiamento ci sarà quando tutto diventerà normale” Antonio
Dikele Distefano
La serie è il primo prodotto
italiano che per protagonista ha un cast composto esclusivamente da
ragazzi neri, un unicum, al momento, ma anche un primo passo verso
quella che Distefano si augura possa diventare normalità.
“Io dico sempre che
la cosa che conta di più è esistere, quando abbiamo cominciato a
lavorare al progetto, dicevano che non c’erano attori, registi,
direttori della fotografia neri, pensavano tutti che fosse
possibile. Ma a vedere il cast di Zero, ci rendiamo conto che
esistono questi attori neri. Esistono questi talenti, bisogna
coinvolgerli. Questa è la prima finestre verso una rappresentazione
migliore. L’errore che non bisogna fare è che questa sia una serie
che parla di tutti i ragazzi neri italiani. La cosa che ci accomuna
non è il colore della pelle, ma sono le emozioni. La storia parla
di Omar, un ragazzo timido che vuole disegnare i fumetti. E spero
che in futuro si parli di Omar e non del fatto che è
nero.”
Partendo da una base letteraria,
sembra inevitabile un confronto tra ciò che è scritto e ciò che è
filmato, differenze e affinità, spirito, sviluppo dei personaggi e
dei luoghi. Per l’autore la differenza è insita principalmente nel
tono, dal momento che il romanzo è più biografico e legato ad un
solo immaginario, mentre la serie è frutto di una collaborazione e
di diversi punti di vista: “Il romanzo di partenza spinge molto
alla riflessione, mentre la serie dà molta leggerezza. Quando l’ho
vista sono rimasto piacevolmente colpito, in un periodo come
questo, qualcosa che alleggerisca è la cosa che ci vuole.”
Ma Zero è l’inizio di un
cambiamento? “Mio padre è arrivato in Italia negli anni ’80, io
sono nato nel ’92 e quando facevo le medie, mi dicevano che era
nuovo avermi in classe e io pensavo che a 14 anni non ero nuovo.
Succede anche oggi, a 28 anni come faccio a essere nuovo? C’è
sempre questa politica del non siamo pronti, ma la verità è che
questo è un Paese da sempre restio al cambiamento. Ma se una serie
come questa ha successo, costringi i poteri forti a includerti. Se
Zero dovesse essere un successo, allora questo mondo si racconterà.
Penso che Zero sia l’inizio di un processo, di un
cambiamento.”
E sull’inclusione e la
diversity, Antonio Dikele Distefano ha le
idee estremamente chiare: “Il termine diversità non mi piace,
mi piace molto il termine normalità. Zero deve essere la prima
serie che racconta la normalità e solo quando sarà normale avere
serie come queste, ci sarà un cambiamento. La maggior parte delle
domande di oggi sono legate al fatto che i protagonisti della serie
sono neri. Il vero cambiamento ci sarà quando alla prossima
conferenza stampa parleremo delle cose che hanno fatto Zero e i
suoi amici nella serie.”
Gli otto episodi di Zero sono
diretti da 4 registi diversi: Paola Randi, Ivan Silvestrini,
Margherita Ferri e Mohamed Hossameldin. In particolare Paola Randi
ha diretto il primo e terzo episodio, Mohamed Hossameldin il
secondo, Margherita Ferri il quarto e quinto episodio, mentre Ivan
Silvestrini il sesto, settimo e ottavo episodio. Personalità
diverse che affiorane dalle immagini ma che trovano la loro
uniformità stilistica grazie alla fotografia di Daniele
Ciprì, che ha confezionato un altro ottimo lavoro che si
aggiunge al suo CV.
Il bellissimo cast è composto da
giovani talenti italiani: Giuseppe Dave Seke (Zero/Omar),
Haroun Fall (Sharif), Beatrice Grannò (Anna), Richard Dylan Magon
(Momo), Daniela Scattolin (Sara), Madior Fall (Inno), Virginia Diop
(Awa), Alex Van Damme (Thierno), Frank Crudele (Sandokan), Giordano
de Plano (Ricci), Ashai Lombardo Arop (Marieme), Roberta Mattei (La
Vergine), Miguel Gobbo Diaz (Rico) e Livio Kone (Honey).
Tutti volti interessanti, decisamente tutti belli (e forse questo è
poco realistico) e tutti portatori di un’energia incredibile che
traspare da ogni singola scena.
ZERO è la nuova serie
originale italiana Netflix in 8 episodi nata da un’idea di
Antonio Dikele Distefano e prodotta da Fabula
Pictures con la partecipazione di Red Joint Film, disponibile su
Netflix in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo dal 21
aprile.
Dal suo ingresso nel cinema
americano con il tanto acclamato I Re del
mambo, Antonio Banderas è
indiscutibilmente uno dei principali attori internazionali della
sua generazione.
Ha ricevuto elogi da parte della
critica per le sue interpretazioni in film, televisione e
teatro, così come dietro le quinte da regista
cinematografico. Nel 2005, è stato onorato con una stella sulla
Hollywood Walk of Fame.
La sua seconda opera di regia
cinematografica è il film spagnolo El Camino de
los ingleses ( negli Stati Uniti è intitolato Summer
Rain ) storia di formazione, il film segue i primi amori, i
desideri e le ossessioni di amici i vacanza alla fine degli
anni Settanta. Invece, il suo debutto alla regia è stato con
Pazzi in Alabama interpretato da Melanie
Griffith.
Antonio Banderas, filmografia
Nel 2003 Antonio
Banderas ottiene una nomination per il
Tony
Award come Migliore Attore di Musical per
il suo debutto a Broadway nell’allestimento della
Roundabout Theater company di Nine,
un musical ispirato a 8 1/2 di Fellini. Riceve
anche un Drama Desk Award per migliore attore, l’Outer
critics circle Award, il Drama League Award e il Theatre World
Award. In Nine,
diretto da David Leveaux, ha recitato anche Chita Rivera.
Antonio Banderas ha
lavorato con alcuni dei migliori registi di Hollywood e con
gli attori più importanti, tra questi in Desperado
di Robert Rodriguez con Salm Hayek e
nel sequel C’era una volta in Messico con Johnny
Depp, in Peccato originale con Angelina Jolie, in
Evita di Alan Parker con
Madonna, per il quale ha ricevuto la sua prima nomination ai Golden
Globe come migliore attore, Ne La Maschera di
zorro di Martin Campbell insieme a Catherine Zeta-Jones,
per il quale ha ricevuto la sua seconda nomination ai Golden
Globe come miglior attore e nel sequel La Leggenda di
zorro, in Intervista colVampiro di Neil Jordan con con
Tom Cruise e Brad Pitt, in Philadelphia di
Jonathan Demme con Tom Hanks e Denzel Washington, ne
La Casa degli spiriti di Bille August
con Meryl Streep e Glenn Close e in Femme fatale
di Brian de Palma. Ha ricevuto la sua terza nomination ai Golden
Globe come migliore attore per l’interpretazione del
famigerato Pancho Villa in And starring Pancho Villa as
himself distribuito da HBO nel 2003.
Antonio Banderas,
biografia
Nato a Malaga, in Spagna, Banderas
ha frequentato la Scuola di Arte Drammatica nella sua città natale
e dopo la laurea ha iniziato la carriera di attore lavorando in un
piccolo teatro della zona. Antonio Banderas è
alto 1,74 centimetri
In seguito si è trasferito a
Madrid ed è entrato nella compagnia del prestigioso Teatro
Nazionale di Spagna. Nel 1982 è stato scelto dallo scrittore e
regista Pedro Almodovar per Labirinto di
passioni. Era il primo dei sette film che Banderas avrebbe
fatto con Almodovar, gli altri saranno Matador,
La Legge del desiderio, Donne sull’orlo di una crisi di
nervi e Legami!
Il successo internazionale di questi
film lo porta a Hollywood. Banderas recita anche ne
La Pelle che abito (La Piel que habito) e
Gli Amanti passeggeri, sempre scritti e diretti da
Almodovar. Tra le altre partecipazioni ci sono quelle in
Automata, Knight of cups, I Mercenari 3, Spongebob – Fuori
dall’acqua, Machete kills, Justin e i cavalieri valorosi, Ruby
sparks, Knockout-Resa dei conti, Il Principe del deserto, Il Gatto
con gli stivali, Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, The Big
bang, L’Ombra del sospetto, Shrek 2 e Shrek terzo,
Shrek e vissero felici e contenti, Ti va di ballare?, Spy
kids ( la trilogia) Promesse e compromessi, Four
rooms, Assassins, Mai con uno sconosciuto, Two much – uno di
troppo, Il 13° guerriero, Incontriamoci a las vegas e
Ballistic.. Antonio Banderas recita anche
in The 33, diretto da Patricia Riggen, con
Juliette Binoche e Rodrigo Santoro. Ultimamente ha terminato la
realizzazione del film d’azione di Simon West,
Salty, in n cui recita affianco a Olga Kurylenko,
Black Butterfly, con Piper Perabo e Jonathan Rhys
Meyers e Security, il film d’azione di Alan Defroche.
Antonio Banderas è
diventato popolare anche con la pubblicita della Mulino
Bianco
Tra i più celebri attori spagnoli ad
aver raggiunto il successo a livello mondiale, Antonio
Banderas vanta una carriera ricca di importanti titoli e
prestigiosi riconoscimenti. Negli anni ha oltrepassato i confini
nazionali per affermarsi anche in quel di Hollywood, dove ha avuto
modo di diventare un interprete sempre più quotato e
apprezzato.
9. È un noto
doppiatore. Banderas si è inoltre fatto apprezzare per
aver prestato la voce al personaggio del gatto con gli stivali nei
film d’animazione Shrek 2 (2004), Shrek terzo
(2007) e Shrek e vissero felici e contenti (2010), dove ha
collaborato con Eddie
Murphy e Cameron
Diaz, anche loro doppiatori per i film. Ha poi avuto
uno spazio tutto suo con lo spin-off Il gatto con gli
stivali (2012), dedicato esclusivamente alle avventure del
proprio personaggio.
8. Ha ricevuto una
nomination al premio Oscar. Nel 2020 Banderas ottiene una
nomination come miglior attore per il film Dolor y gloria
ai prestigiosi premi Oscar. Nonostante le tante apprezzate
interpretazioni della sua carriera, questa era la prima volta che
Banderas veniva nominato al premio, e anche se non ha riportato la
vittoria, ha simbolicamente inaugurato una nuova fase della propria
attività di attore.
Antonio Banderas: chi è sua
moglie
7. È stato sposato con una
nota attrice. Nel 1996 Banderas ha sposato l’attrice
Melanie Griffith, celebre protagonista del film
Una donna in carriera. Nello stesso anno è nata la loro
unica figlia. Negli anni la coppia ha anche recitato insieme in
alcuni film, come Pazzi in Alabama e il fantascientifico
Automata.
Nel 2014, tuttavia, i due annunciano di essersi separati,
divorziando poi ufficialmente nel 2015.
Antonio Banderas: il suo
patrimonio
6. È un attore molto
ricco. Particolarmente prolifico, negli anni Banderas non
si è limitato alla sua attività di interprete, ma ha ricoperto
anche ruoli di regista e produttore. È stato inoltre protagonista
di numerose campagne pubblicitarie. Tutte i lavori da lui svolti lo
hanno portato ad ottenere uno status sempre maggiore, che gli ha
permesso di arrivare a importanti guadagni, con un patrimonio oggi
stimato di circa 45 milioni di dollari.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Antonio Banderas è Zorro
5. Ha rifiutato l’utilizzo
di controfigure. Data la grande presenza di sequenze
dinamiche e di combattimento, la produzione aveva previsto una
serie di controfigure che potessero sostituire Banderas. Questi,
tuttavia, fu irremovibile a riguardo, volendo eseguire da sé ogni
scena del film, anche la più rischiosa. Preparatosi a dovere,
l’attore fu dunque in grado di non avere necessità di essere
sostituito.
4. Si è esercitato con la
spada. Elemento imprescindibile di Zorro è la sua spada.
Per poterla maneggiare al meglio e in totale sicurezza, l’attore è
stato addestrato da Bob Anderson, vera e propria leggenda nell’uso
di tale arma. Banderas si è inoltre esercitato con il team olimpico
spagnolo di scherma. Stando a quanto da questi riportato, egli si è
distinto come uno spadaccino formidabile.
Antonio Banderas in Dolittle
3. Ha avuto un ruolo nel
nuovo film dedicato al personaggio. Nel 2020 l’attore
torna al cinema con il film Dolitte, con protagonista
Robert Downey
Jr.. Qui Banderas interpreta re Rassouli, a capo di
una celebre isola di ladri. Questi nutre particolare odio nei
confronti del protagonista, per un particolare legame che li
unisce. Tuttavia, nel momento del bisogno non mancherà di rivelarsi
magnanimo.
Antonio Banderas in Dolor y
gloria
2. Ha lavorato molto sul
personaggio. In Dolor y glori, Banderas è il
regista Salvador Mallo, ispirato proprio allo stesso Almodovar. Per
la sua interpretazione, Banderas ha dichiarato di aver lavorato
molto sul decostruire l’animo del personaggio, cercando di esaltare
le sue piccole particolarità. Per l’attore, era importante non dar
vita ad un’imitazione di Almodovar, quanto ricercare invece una
diversa versione di quella stessa personalità.
Antonio Banderas: età e
altezza
1. Antonio Banderas è nato a
Málaga, in Spagna, il 10 agosto 1960. L’attore è alto
complessivamente 175 centimetri.
L’attore Antonio
Banderas sarà protagonista di The
33, film drammatico sulla vicenda cilena che
riguardò, nel 2010, i 33 minatori rimasti intrappolati nelle
miniere di Copiapó. La vicenda, eroica e seguita minuto per minuto
dai media, durò 69 giorni e il produttore Mike
Medavoy ebbe il buon senso di comprare subito i diritti
cinematografici per la storia. Adesso, nell’ambito del Festival
di Cannes in svolgimento, il produttore ha annunciato che sarà
l’attore Antonio Banderas ad interpretare Mario
Sepulveda, il carismatico minatore soprannominato dai colleghi, in
quella tremenda occasione, Super Mario.
La regia è stata affidata a
Patricia Riggen già lo scorso dicembre, mentre
fanno parte del cast Martin Sheen e
Rodrigo Santoro.Ed McGurn
produrrà il film le cui riprese partiranno quest’autunno in Cile.
La sceneggiatura, scritta da Mikko Alanne e
Jose Rivera, è stata redatta in collaborazione con
i minatori, i loro soccorritori e le loro famiglie, che hanno
vissuto in prima persona la paura e la speranza di quei 69
giorni.
Il produttore Mike
Medavoy è noto per aver partecipato a Black
Swann e Shutter
Island. Antonio Banderas sarà presto impegnato sul
set di Machete Kills.
Antonio Banderas
affiancherà Toby Sebastian (Trystane Martell
nella serie Game of Thrones) e
Jordi Molla in La musica del
silenzio, adattamento cinematografico dell’omonima
autobiografia del tenore italiano Andrea
Bocelli. Dietro la macchina da presa ci sarà
Michael Redford (Il
postino, Il mercante di
Venezia).
La musica del
silenzio racconterà l’infanzia, l’insorgere della
malattia e il percorso di ascesa professionale di Amos Bardi, vero
e proprio alter ego di Bocelli, interpretato da Toby
Sebastian. Antonio Banderas sarà il
Maestro, Jordi Molla e Luisa
Ranieri incarneranno i genitori del celebre cantante,
mentre Ennio Fantastichini sarà lo zio. Del resto,
la famiglia di Andrea Bocelli ha giocato un ruolo essenziale nella
formazione dell’artista toscano, incoraggiandolo fin da piccolo a
coltivare il proprio talento musicale.
A produrre e finanziare il biopic,
scritto da Anna Pavignano e Michael
Radford in collaborazione con lo
stesso Bocelli, è l’Ambi Group di
Andrea Iervolino e Monika
Bacardi, insieme a Roberto Sassa con la
sua Picomedia company.
Le riprese del film, che conterrà anche canzoni inedite scritte
dal tenore mai pubblicate, inizieranno questo mese a Roma.
Arriva il prossimo 16 dicembre su circa 400
schermi Il Gatto con gli Stivali, ultima
creatura DreamWorks e spin-off del famosissimo Shrek. A presentare
il film alla stampa romana oggi c’erano i doppiatori Antonio
Banderas e Salma Hayek, accompagnati dal regista del film
Chris
Miller.
33 Dias (33
giorni) è il progetto in fieri del regista Carlos Saura
dedicato a una delle più brillanti e geniali figure del secolo
scorso, il maestro spagnolo Pablo Picasso. Ad
avere
Ormai non dovrebbe essere più una
novità o una notizia che fa scalpore, ma è innegabile che la
separazione tra Antonio Banderas e
Melanie Griffith, bi-decennale coppia nella vita e
sullo schermo, abbia fatto chiacchierare. Ebbene i due attori si
separano dopo 18 anni di matrimonio, stando alle fonti, a causa di
differenze inconciliabili.
La coppia si era conosciuta sul set
di Too Much e da allora aveva fatto
coppia fissa, dando alla luce anche una bimba, adesso 17enne,
Stella. La loro collaborazione sul grande schermo si è ripetuta poi
diverse volte, come nel debutto alla regia della Griffith in
Crazy in Alabama, del 1999 e nel recente
sci-fi spagnolo Autòmata.
Probabilmente Banderas aveva
sviluppato, nell’ultimo periodo, una predilezione per la vita di
campagna (vedi professione fornaio) che Melanie non riusciva a
sopportare!
Vedremo presto Antonio
Banderas e Jonathan Rhys Meyers nel
thriller psicologico Black
Butterfly, un remake del film
francese Papillon Noir scritto
da Hervé Korian.
Responsabili dell’adattamento della sceneggiatura in lingua
inglese saranno Justin
Stanley e Steve Hilts, mentre
dietro la macchina da presa siederà Brian
Goodman.
Antonio Banderas è
Paul, uno scrittore in crisi che decide di ospitare un vagabondo
(Jonathan Rhys Meyers). Quando l’uomo prende Paul
in ostaggio, costringendolo a scrivere, il loro rapporto prende una
piega del tutto imprevista, portando a galla dal
passato segreti tenuti ben nascosti.
Dietro al progetto ci sono l’Ambi
Group di Andrea Iervolino
e Monika Bacardi e i Paradox Studios di
Silvio Muraglia che produrranno e finanzieranno il
film. Tra i produttori figura anche Marc Frydman, mentre
produttori esecutivi saranno Mikael Wiren e Alexandra
Klim.
La Ambi Distribution, costola
dell’Ambi Group, porterà Black
Butterfly al mercato di Cannes il prossimo mese. La
fase di produzione inizierà il mese prossimo in Italia. La
Ambi Pictures è impegnata in ambiziose produzioni
internazionali, tra cui la commedia
romantica All Roads Lead To Rome con
protagonista Sarah Jessica Parker e La battaglia
di James Franco.
Ambi Media Group ha
scelto Antonio Banderas per interpretare il ruolo
di Ferruccio Lamborghini in un biopic ancora senza
titolo, al fianco di Alec Baldwin che invece sarà
Enzo Ferrari.
Michael Radford
(“The Merchant of Venice,” “The Postman”) dirigerà il film che sarà
scritto da Bobby Moresco (“Crash,” “Million
Dollar Baby”).
Già nel 2015 Andrea
Iervolino e Monika Bacardi con la loro
Ambi Group hanno opzionato i diritti per un film
dal titolo Ferruccio Lamborghini. La storia
ufficiale, scritto dal figlio di Lamborghini,Tonino. Ambi Distribution,
la società di distribuzione della Ambi Group,
si sta occupando della vendita del progetto che parteciperà al
mercato del Festival
di Cannes.
Il film, che ha come titolo di
lavorazione Lamborghini – the legend, sarà girato
in Italia e in altre location intorno al mondo. Tonino
Lamborghini ha dichiarato: “Il mio libro, Ferruccio
Lamborghini La storia Ufficiale è l’unico testo perfettamente
fedele alla vita di mio padre, nonostante le numerose leggende e
gli aneddoti scritti o raccontati da altre persone che cercavano un
momento di celebrità. Credo davvero che questo film possa tradurre
in immagini e parole la grande umanità di Ferruccio e trasmettesse
agli spettatori di tutto il mondo la sua personalità: un uomo pieno
di energia, carisma e passione.”
Il film racconterà il lancio della
carriera di Lamborghini come realizzatore di
trattori e creatore di veicoli militari durante la Seconda
Guerra Mondiale, oltre chiaramente al lavoro di designer
delle automobili, che lanciò in commercio nel 1963 con la compagnia
Automobili Lamborghini.
Mentre tre adattamenti televisivi
sono ancora in fase di sviluppo per il personaggio, Antonio Banderas condivide la sua idea per un
nuovo film di Zorro con Tom
Holland. Originariamente creato dallo scrittore
Johnston McCulley, Zorro è un
vigilante mascherato noto per aver aiutato a difendere la gente
della sua città natale del Pueblo di Los Angeles da una varietà di
avidi uomini d’affari e leader politici corrotti. Sebbene
interpretato da una varietà di persone sia sul grande che sul
piccolo schermo, il ritratto di Zorro da parte di Banderas sia in
The Mask of Zorro che in The Legend of
Zorro rimane uno dei suoi ruoli e incarnazioni più
iconici, tanto che l’idea di trovare un erede sullo schermo per il
personaggio si fa davvero complicata.
In una recente intervista con
ComicBook.com per discutere
dell’imminente Il gatto con gli stivali: L’ultimo
desiderio, ad Antonio Banderas è stato chiesto cosa
pensasse di tornare per un nuovo film di Zorro.
Non solo l’attore ha confermato il suo interesse ad essere in
un’altra avventura, ma ha anche espresso interesse a cercare un
nuovo attore nel ruolo, nominando Tom Holland come
suo successore ideale.
“Sì, lo farei. Considererei
questa possibilità. Perché no? Penso che durante le interviste di
oggi ho detto qualcosa del genere a qualcuno… ho detto che se lo
chiamano Zorro, farò quello che ha fatto Anthony Hopkins nel primo
film e quindi passerò il ruolo a qualcun altro. Tom Holland. Ho
fatto Uncharted con lui, ed è così energico e divertente,
e ha anche questa scintilla. Perché no?”
Tra Spider-Man e Uncharted, Tom
Holland ha già la sua quantità di saghe da raccontare al cinema, ma
chissà che la proposta di Antonio Banderas non verrà accolta!
Tra i più apprezzati interpreti
italiani, Antonio Albanese si è distinto per i
suoi ruoli tragici, di umani fragili e sensibili. Dotato sia di
grandi doti comiche che drammatiche, nella sua carriera ha saputo
non ripetersi, riuscendo ad infondere in ogni ruolo sfumature che
gli hanno permesso di ottenere l’apprezzamento di critica e
pubblico.
2. È anche sceneggiatore e
regista. Negli anni l’attore si è distinto anche come
sceneggiatore e regista, realizzando i film Uomo d’acqua dolce,
La fame e la sete, Il nostro matrimonio è in crisi, Contromano e Cento domeniche, ma
anche la serie Itopi (2018-2020) Ha
però contribuito anche alla scrittura dei film Qualunquemente,Tutto tutto niente
niente e Cetto c’è,
senzadubbiamente.
3. È anche
doppiatore. Albanese si è reso celebre anche per le sue
doti di doppiatore, prestando la voce al Grande Topo del film
d’animazione La gabbianella e il gatto (1998) e al
personaggio Gedeone in La famosa invasione
degli orsi in Sicilia (2019).
Antonio Albanese e la moglie e il
figlio
4. È sposato.
L’attore è sposato con Maria Maddalena Gnudi,
dottoressa commerciale specializzata in revisione contabile. La
coppia è molto riservata riguardo la loro vita privata, a tal punto
da rivelare soltanto dopo alcuni anni di aver avuto un figlio nel
2010.
Antonio Albanese ha origini
siciliane
5. Ha origini del sud
Italia. L’attore è nato in Lombardia, in provincia di
Lecco, ma i suoi genitori erano originari di Petralia Soprana, in
Sicilia. L’attore ha in seguito dichiarato di essere profondamente
legato alla terra dei suoi genitori e di recarvisivi molto
spesso.
Antonio Albanese e i suoi
personaggi
6. È celebre per i suoi
personaggi comici. La carriera comica di Albanese inizia
grazie alla trasmissione comica Mai dire gol, dove
presenta una serie di personaggi divenuti poi celebri. Tra questi
si annoverano il gentile Epifanio, l’aggressivo Alex Drastico, il
telecronista-ballerino Frengo e Stop, e il giardiniere gay e
interista di Berlusconi. Uno dei personaggi più riusciti di
Albanese è tuttavia Cetto La Qualunque, imprenditore e politico
siculo-calabrese corrotto, perverso e depravato. Tale personaggio è
stato poi protagonista di tre film al cinema.
Antonio Albanese è Epifanio
Gilardi
7. È tra i suoi personaggi
più apprezzati. Apparso per la prima volta sul
palcoscenico televisivo di Su la testa, il personaggio di
Epifanio Gilardi è sempre stato tra i più apprezzati di Albanese.
Di carattere timido e gentile, ingenuo ma profondo, Gilardi è anche
il protagonista del film Uomo d’acqua dolce, diretto e
interpretato da Albanese.
Antonio Albanese in Grazie
ragazzi
8. Ha amato molto il
film. In Grazie Ragazzi
Antonio Albanese interpreta un attore che accetta malvolentieri di
curare la regia di uno spettacolo di un laboratorio teatrale di un
gruppo di carcerati, finendo però così per dare un nuovo senso alla
sua vita piena di delusioni e a quella problematica dei suoi
allievi. Come raccontato da Albanese, il film gli ha permesso di
confrontarsi nuovamente con il suo amore per il teatro, ritrovando
molto di sé nel personaggio interpretato e rimanendo
particolarmente sorpreso dalla recitazione offerta dai
detenuti.
Antonio Albanese e il suo nuovo film Cento
domeniche
9. Con il suo nuovo film ha
voluto raccontare gli ultimi. Albanese ha raccontato che
prima di intraprendere la carriera di attore, ha lavorato per sei
anni come operaio. A loro ha ora voluto dedicare il suo nuovo film,
intitolato Cento domeniche, nel
quale si racconta di un operaio che si vede derubato dei suoi soldi
dalla banca a cui li aveva affidati. Albanese si è inoltre ispirato
a diverse storie vere di questo tipo per poter raccontare in modo
più sincero e veritiero la situazione di chi vive questo tipo di
disagi.
Antonio Albanese età e
altezza
10. Antonio Albanese è nato
a Lecco, in Lombardia, il 10 ottobre 1964. L’altezza
complessiva dell’attore è di 173 centimetri.
Registra il pienone la
presentazione di Qualunquemente, il film che porta al cinema
Antonio Albanese porta e uno dei suoi personaggi più noti, il
politico calabrese Cetto La Qualunque, del Partitodu Pilu.
Come era accaduto l’anno scorso
per Qualunquemente, il nuovo film con
Antonio Albanese, Tutto tutto, niente
niente, diretto da Giulio
Manfredonia e prodotto da Fandango, esce in un periodo
storico/politico del nostro paese ideale, che quasi rispecchia il
film stesso.
Si sa, “le donne sono destinate a
soffrire”, dice un ginecologo qualunque (e qualunquista) ad una
giovane paziente in visita che lamenta forti dolori mestruali. È un
inserto di pochi minuti ma incisivo, che racchiude a pieno uno dei
temi principali di Antonia,
nuova seriePrime
Video firmata da Chiara Malta con
protagonista Chiara Martegiani nel ruolo anche di
co-sceneggiatrice, che del suo incontro reale con
l’endometriosi, avvenuto oramai qualche anno fa,
ha voluto farne tessuto narrativo per un prodotto che vuole essere
da una parte processo di riconoscimento di una patologia per anni
rimasta un tabù, dall’altro un aiuto a tutte le donne che ne
soffrono e si sentono sole.
Sì, perché per tanto tempo questa
malattia – molto invalidante – è stata sottovalutata proprio dai
medici, schiacciata da quel luogo comune secondo cui le donne sono
abituate a star male, è “la loro natura”, un pensiero
socio-culturale che ha solo contribuito ad alimentare un’idea del
corpo femminile completamente distorta. Chiara Martegiani non ci
sta, e allora da un suo momento di crisi, che
doveva essere l’incipit di Antonia, decide di inserire
anche il processo di metabolizzazione e convivenza con
l’endometriosi, scoperto dall’attrice stessa proprio in
una fase complicata della sua vita. Una dramedy che si pone
l’obiettivo di mettersi in dialogo con tutti, partendo da una
microstoria prettamente femminile per poi piano piano abbracciarne
altre più universali, sollevando diverse altre considerazioni,
dalla fragilità del singolo, alla normalità di soffrire e non
farcela (che siano uomini o donne), fino all’affrontare i
cambiamenti senza scappare. Antonia è
prodotta da Fidelio e Groenlandia, in
collaborazione con Prime Video e Rai
Fiction.
Antonia, la trama
Fare i conti tutti i giorni con la
vita non è facile. Il sole spesso lascia spazio a nubi e pioggia, e
a volte arriva il vento a spazzare quel briciolo di serenità
rimasto. È un po’ la metafora che descrive una giornata cruciale di
Antonia, 33enne andata in piena crisi poco dopo aver spento le sue
candeline. Da quel momento, da quel soffio, sembra che la sua
esistenza sia precipitata nel caos più totale: lascia il compagno,
è senza casa, perde il lavoro… scopre di avere l’endometriosi. Un
disastro dopo l’altro, ma il nemico principale sembra essere la
patologia che le è stata appena diagnosticata e che senza saperlo
l’ha condizionata da quando era ragazzina. I suoi dolori erano
svalutati, presi sottogamba, definiti normali in quanto donna, e le
donne da sempre soffrono, che male c’è. Ma è proprio da qui,
dall’affrontare una patologia di cui ancora si parla troppo poco,
che inizia l’evoluzione di Antonia, costretta a interfacciarsi con
se stessa per capire chi è, cosa vuole, cosa è stato il suo
passato. Un racconto di rinascita, di coraggio, di buona volontà,
che la porta a conoscersi nel profondo e farle iniziare un percorso
di analisi, tutti processi che la aiutano a non fuggire più da se
stessa, ma anzi a guardarsi dentro con attenzione.
Riconoscersi in Antonia
Oltre a essere la prima serie a
mettere al centro della scena l’endometriosi, Antonia è anche una
storia che tesse il suo discorso attorno a personaggi
incredibilmente veri e, soprattutto, realistici. Dalla sua
protagonista, all’inizio respingente e un po’ antipatica, passando
per l’amica Radiosa, mamma a tempo pieno alle prese con giornate
infernali, fino al compagno Manfredi, un uomo che non ha paura di
mostrare le sue fragilità e ha più paranoie di lei. Sono
autentici, pieni di sfumature e sfaccettature, che
non sposano mai lo stereotipo con cui siamo abituati a confrontarci
in svariate altre opere. Figure dunque per niente scontate, e che
dovrebbero essere per questo più raccontante dal cinema, intanto
perché ne garantiscono a pieno l’identificazione, e poi perché
fungono da specchio attraverso cui il pubblico si può sentire più
compreso ma soprattutto rappresentato.
In particolare la
protagonista fa proprio questo: l’impressione è infatti quella di
avere davanti a sé un’amica virtuale, che dà voce a dubbi,
preoccupazioni e crisi identitarie comuni a tutti, e alla quale di
conseguenza ci sentiamo particolarmente vicini. Caotica,
distante, arrabbiata con il mondo, ma anche spaventata per la
malattia, Antonia è prima che donna un individuo in lotta con se
stesso e con gli altri, che vede la vita quasi come un percorso a
ostacoli, una montagna da scalare con le infradito, per intederci,
e spera di tagliare il traguardo il prima possibile. Ma questo si
può fare solo se si è disposti a mettersi in discussione,
affrontando quei cambiamenti che spaventano terribilmente ma sono
necessari e propedeutici alla crescita, che servono per dare alla
persona che si era ieri nuove consapevolezze per essere quella –
migliore – di domani.
La forza dell’ironia
Nel veicolare messaggi di un certo
calibro, Antonia sceglie la chiave
ironica e un tono leggero senza però mai depotenziare la portata
delle tematiche trattate, ma anzi paradossalmente esaltandole nella
risata, come le vere commedie sanno fare. Nel divertissement
scatenato dal sarcasmo e dalle gag della protagonista
vengono infatti aperti dei canali tematici che fanno luce
sul nostro tessuto sociale e su esso hanno un forte
impatto, come per esempio quello riguardante la salute
mentale. Sin dal primo episodio ad Antonia viene suggerito
di iniziare un percorso di terapia che possa supportarla nella
malattia, una scelta che ancora oggi vede una resistenza da parte
di molti.
Che sia per la paura di mettersi a
nudo o per l’indole “fuggitiva” nascosta in ognuno di noi, la serie
cerca di trasmetterci l’importanza del chiedere aiuto, qualsiasi
sia la causa del nostro malessere, e che far fronte ai propri
problemi mettendosi in ascolto è la prima soluzione per poter stare
meglio e sentirsi più liberi (il terzo episodio – no spoiler – è
uno dei migliori sia a livello visivo che narrativo).
Antonia, dunque, sia per le riflessioni
di cui si fa carico che per la sua originale e frizzante
confezione, si appresta a diventare una di quelle serie che
difficilmente dimenticheremo, e di cui la nostra industria ha
bisogno. Merito in particolare della sua interprete, una Chiara
Martegiani talmente naturale e ben calata nelle vesti del suo alter
ego che è impossibile non connettersi con lei. Speriamo allora ci
regali tanti altri ruoli così.
Ecco le nostre interviste a
Chiara Martegiani, protagonista di Antonia, e alle fillmaker, sceneggiatrici e
regista, Chiara Malta, Elisa Casseri e
Carlotta Corradi. La nuova serie Prime Video è disponibile in piattaforma dal 4
marzo.
Antonia è la nuova serie dramedy
con Chiara Martegiani e Valerio Mastandrea, disponibile in
esclusiva su Prime Video da lunedì 4 marzo. Ideata da Chiara
Martegiani, diretta da Chiara Malta e scritta da Elisa Casseri,
Carlotta Corradi e Chiara Martegiani con la supervisione creativa
di Valerio Mastandrea, Antonia è una produzione Fidelio e
Groenlandia (una società del Gruppo Banijay) in collaborazione con
Prime Video, in collaborazione con Rai Fiction. Nel cast anche
Barbara Chichiarelli, Emanuele Linfatti, Leonardo Lidi e Chiara
Caselli.
Prime Video ha
svelato oggi il trailer ufficiale di
Antonia, la nuova serie dramedy
con Chiara Martegiani e Valerio Mastandrea, disponibile in esclusiva
su Prime
Video dal prossimo 4 marzo. Ideata da Chiara Martegiani,
diretta da Chiara Malta e scritta da Elisa Casseri, Carlotta
Corradi e Chiara Martegiani con la supervisione creativa di
Valerio Mastandrea, Antonia è una produzione Fidelio e
Groenlandia (una società del Gruppo Banijay) in collaborazione con
Prime Video, in collaborazione con Rai Fiction.
Nel cast anche Barbara Chichiarelli, Emanuele Linfatti, Leonardo
Lidi e Chiara Caselli.
Antonia è un’ironica serie dramedy in sei episodi
che ruota intorno a una giovane donna in fuga dal dolore e da se
stessa. Dopo aver lasciato la sua famiglia poco più che
adolescente, Antonia ha trovato una sorta di equilibrio a Roma, una
giungla urbana ed emotiva perfetta per integrarsi senza dover
fornire troppe spiegazioni. Ma al suo 33esimo compleanno, il suo
piano di difesa fallisce: litiga con tutti, viene licenziata e
finisce in ospedale, dove scopre di avere l’endometriosi, malattia
cronica che, senza che Antonia se ne rendesse conto, ha influenzato
tutta la sua vita. Attraverso uno strano percorso di psicoterapia,
la scoperta della malattia diventerà però un’occasione per
conoscersi e smettere di scappare, iniziando ad affrontare i
nodi della sua vita.
Prime Video ha
svelato oggi il poster della nuova serie
dramedy Antonia. La serie, ideata
da Chiara Martegiani, diretta da Chiara
Malta e scritta da Elisa Casseri, Carlotta
Corradi e Chiara Martegiani con la
supervisione creativa di Valerio
Mastandrea, ha per protagonisti Chiara
Martegiani e Valerio Mastandrea. Nel cast
anche Barbara Chichiarelli, Emanuele Linfatti,
Leonardo Lidi e Chiara Caselli. Una
produzione Fidelio e Groenlandia (una società del Gruppo Banijay)
in collaborazione con Prime Video, in
collaborazione con Rai Fiction, Antonia
sarà disponibile in esclusiva su Prime Video dal 4 marzo.
Antonia è
un’ironica serie dramedy in sei episodi che ruota intorno a una
giovane donna in fuga dal dolore e da se stessa. Dopo aver lasciato
la sua famiglia poco più che adolescente, Antonia ha trovato una
sorta di equilibrio a Roma, una giungla urbana ed emotiva perfetta
per integrarsi senza dover fornire troppe spiegazioni. Ma al suo
33esimo compleanno, il suo piano di difesa fallisce: litiga con
tutti, viene licenziata e finisce in ospedale, dove scopre di avere
l’endometriosi, malattia cronica che, senza che Antonia se ne
rendesse conto, ha influenzato tutta la sua vita. Attraverso uno
strano percorso di psicoterapia, la scoperta della malattia
diventerà però un’occasione per conoscersi e smettere di scappare,
iniziando ad affrontare i nodi della sua vita.
Nota per i suoi ruoli televisivi,
l’attrice Antonia Thomas ha saputo guadagnarsi
l’attenzione di critica e pubblico. Quando in scena c’è lei è
difficile non restarne affascinati, tanto l’attrice dimostra grande
padronanza dei ruoli ricoperti, e merito anche di una presenza
scenica che non fa che aggiungere valore. Ancora alla ricerca del
ruolo che possa consacrarla, l’attrice ci ha comunque fino ad ora
regalato ritratti appassionati e sempre variegati.
Ecco 10 cose che non sai di
Antonia Thomas.
Antonia Thomas carriera
1 I film. La
carriera cinematografica dell’attrice ha inizio nel 2012, quando
prende parte al film Spike Island. Successivamente
partecipa a Sunshine on Leith (2013), Hello Carter (2013),
Northern Soul (2014), The Hybrid (2014) e
Survivor (2016).
2 Le serie TV. Ben
più ricca è la sua carriera televisiva, con il debutto che avviene
nel 2009 nella serie Misfits, dove fa parte del cast
principale nel ruolo di Alisha Daniels. Ruolo che ricoprirà fino al
2011. Successivamente prende parte alla serie The Deep
(2010), Transporter: The Series (2014), e
Lovesick, dove dal 2014 ricopre il ruolo di Evie.
L’attrice entra poi nel cast della serie The Good Doctor,
con protagonista Freddie
Highmore, dove ricopre il ruolo della dottoressa
Claire Brown.
Antonia Thomas Instagram
3 Ha un proprio account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo verificato, seguito da 193 mila persone.
All’interno di questo è possibile trovare fotografie scattate in
momenti di svago con colleghi o amici, o ancora foto promozionali
dei progetti a cui l’attrice prende parte.
Antonia Thomas studi
4 Ha studiato teatro e
arte. Prima di intraprendere la carriera da attrice, la
Thomas ha studiato alla Bristol Old Vic Theatre, dove ha conseguito
una laurea breve in recitazione. Prima di ciò l’attrice aveva
frequentato un corso al Central Saint Martins College in belle arti
e design.
5 La pittura è la sua
passione. La Thomas si è sempre dichiarata appassionata di
arte e pittura, tanto che stava per fare di ciò il proprio
mestiere. Tuttavia fu attratta dai corsi di recitazione che si
svolgevano nelle aule adiacenti alla sua. Si rese così conto che
pur adorando dipingere, la vita solitaria dell’artista non era cosa
per lei, e decise dunque di trasferirsi ai corsi di
recitazione.
Antonia Thomas Misfits
6 Era entusiasta del suo
personaggio. L’attrice ha dichiarato di essersi sempre
sentita molto diversa dal suo personaggio nella serie, Alisha
Daniels, ma che ciò era proprio quello che la entusiasmava. La
Thomas si è infatti sempre dichiarata curiosa di scoprire dove si
sarebbe spinto il personaggio, e capire di riflesso quanto in là
potesse spingersi anche lei.
Antonia Thomas The Good
Doctor
7 È una forte sostenitrice
della diversità messa in gioco dalla serie. L’attrice ha
dichiarato di essersi sentita conquistata subito dalla storia di
The Good Doctor, e dal fatto che è raro che ad un
personaggio affetto da autismo venga data la possibilità di essere
il protagonista. Secondo l’attrice il successo della serie è dato
proprio dalla diversità presente in essa, e nella quale chiunque
può rispecchiarsi.
Antonia Thomas famiglia e vita
privata
8 Non è l’unica artista
della famiglia. Il padre di Antonia Thomas è cantante
d’opera, e seguendo le orme del padre l’attrice aveva iniziato a
prendere lezioni di canto, arrivando ad essere una mezzo soprano
con ottime doti. Anche sua sorella fa parte del mondo dello
spettacolo, essendo a sua volta un’attrice.
9 È molto
riservata. L’attrice è particolarmente riservata riguardo
la propria vita privata e sentimentale, tanto da lasciar trasparire
poco o nulla dai suoi profili social. L’unica cosa che l’attrice ha
più volte, con naturalezza, sottolineato è di avere una fidanzata,
confermando dunque la sua omosessualità.
Antonia Thomas età e altezza
10 Antonia Thomas è nata a
Londra, In Inghilterra, il 3 novembre 1986. L’altezza
complessiva dell’attrice è di 155 centimetri.
L’abbiamo vista ne
Il primo Re e in Luna Nera,
lo scorso anno in
Un’estate fa, e ora Antonia Fotaras è
pronta per diventare Claudia, la protagonista femminile di
Una Fottuta Bugia, il film di Gianluca
Ansanelli attualmente in fase di riprese tra Roma e la
Calabria. Abbiamo incontrato Antonia
Fotaras sul set romano e ci ha raccontato
dell’esperienza di interpretare una giovane malata terminale di
cancro.
“Claudia è una ragazza di 25 anni che si trova a affrontare una
delle situazioni più difficili che una persona debba
affrontare – ha spiegato Antonia Fotaras –
Parlavo con una psicologa che mi ha spiegato che l’accettare la
propria morte è una delle prove più difficili che una persona possa
affrontare. Infatti, secondo me c’è una Claudia prima e una dopo la
notizia della malattia, è come se avesse provato a rinnovare e
rivoluzionare la sua vita. Mi dà l’idea di essere una persona che
ha voglia di volare, di scappare via da tutto, e a volte ci riesce,
proprio grazie all’incontro con Pietro.”
Che tipo di
preparazione ha richiesto un ruolo del genere?
“Tanta forza con lo
stomaco e tanta ricerca. Ho letto tante interviste di ragazze
malate, terminali e non. Ho imparato a capire che momento della
vita è dalla bocca di chi vive questa situazione, ho parlato con
tante persone, anche di suicidio assistito. Ho imparato a capire le
pressioni delle persone malate, le scelte che si trovano ad
affrontare, mai semplici. Poi ho anche fatto delle ricerche sulla
classe sociale di Claudia, che è stata più leggera.”
Che aspettative
si costruiscono dentro un attore durante le riprese di un
film?
“Non ne ho la più
pallida idea, ci pensavo da più piccola. Oggi sono molto
concentrata sul lavoro da fare, non mi pongo affatto la domanda.
Certo, spero che i messaggi che cerchiamo di raccontare con questo
film coinvolgano le persone e possano arricchirle, ma non so come
andranno le cose.”
La scoperta del
cancro e l’incontro con Pietro sono due momenti fondamentali nella
vita di Claudia. In che modo la cambiano?
“È come se entrambi
gli eventi le ridiano vita, nonostante la tragicità del cancro.
Pietro, per Claudia, è come l’acqua per una pianta. Lui le dà
l’acqua e lei riesce a rivivere, a vivere ancora un po’.”
Hai avuto fino a questo
momento una carriera molto densa, anche se sei ancora molto
giovane, come scegli i progetti?
“Do sempre la
priorità alla storia. Se la storia mi piace e penso ci sia qualcosa
da scoprire, qualcosa che sia utile a me e che arricchisca le
persone che la guarderanno. Allora mi piace dire di sì, e anche le
sfide mi piacciono molto. Poi penso che un po’ li scegli tu i
ruoli, un po’ ti scelgono loro. Sono aperta a tutte le storie che
possono arricchirmi e che mi possano portare a scoprire cose nuove
di me e del mondo.”
Le riprese di Una Fottuta
Bugia dureranno 5 settimane e si snoderanno tra Roma e la
Calabria. Il film è prodotto da Play Entertainment.
Si è spento all’età di 72, dopo una
lunga malattia, l’attore Antonello Fassari, volto
amatissimo del piccolo schermo, dove è divenuto popolarissimo
grazie alla fiction ICesaroni,
dove ha recitato nel ruolo di Cesare dal 2006 al 2014, rendendosi
memorabile in particolare grazie all’espressione “Cheamarezza!”. Ma ridurre la sua carriera a questo titolo
sarebbe a dir poco riduttivo: Fassari si è diplomato all’Accademia
d’arte drammatica Silvio d’Amico nel 1975 e da quel momento ha
lavorato ininterrottamente tra teatro, televisione e cinema.
Nell’ultimo decennio si è ad esempio
fatto apprezzare in film come
La mossa del pinguino– esordio alla regia dell’amico
fraterno Claudio Amendola, Suburra, Non
ci resta che il crimine, L’agenzia
dei bugiardi, I
cassamortari(di nuovo diretto da Amendola), L’ultima volta che siamo stati
bambini e Flaminia.
La sua ultima apparizione televisiva è relativa al programma Rai
“La volta buona”, mentre è noto che l’attore non avrebbe
ripreso il ruolo di Cesare nella nuova stagione de I
Cesaroni, le cui riprese sono attualmente in corso e che verrà
dedicata alla sua memoria.
Proprio Claudio Amendola non ha
tardato a ricordare l’amico affermando: “Sarai per sempre mio fratello. Sapevamo che questa
serie nuova sarebbe stata dedicata a lui. Per me è un pezzo di vita
che va via, è dura anche parlare. Mi aspetto che stia borbottando
da qualche parte lassù“. La notizia è indubbiamente un duro
colpo per chi è cresciuto con la fiction Mediaset e che proprio
in Antonello Fassari ritrovava un
personaggio indimenticabile, capace di parlare a giovani e
adulti.
Il giovanissimo Anton
Yelchin è morto a soli 27 anni. TMZ, primo sito a
riportare la notizia, riferisce di uno stupido incidente d’auto.
Dopo diverse presenze minori al cinema, l’attore ha trovato la fama
con il reboot di Star Trek, in cui interpretava Pavel Chekov.
“Anton Yelchin è morto in un
incidente stradale stamattina presto. La famiglia ha richiesto il
rispetto della sua privacy in questi duri momenti“. Questo il
commento del suo agente.
Nato a Sanpietroburgo l’11
marzo 1989, quando ancora si chiamava Leningrado e faceva parte
dell’URSS, Anton si trasferì negli Stati Uniti ancora in fasce,
quando i genitori, pattinatori di figura, scapparono in america con
lo status di rifugiati nel dicembre dello stesso anno.
Anton, a soli nove anni, ottiene il
suo primo ruolo in un film indipendente; successivamente recita una
piccola parte in A Time for Dancing e nel
2001 ricopre un ruolo minore in 15 minuti – Follia
omicida a New York con Robert De
Niro e Edward Burns. Sempre nel 2001
lavora al fianco di Morgan Freeman in Nella morsa
del ragno e con Anthony Hopkins in
Cuori in Atlantide; per quest’ultimo film
ha ricevuto critiche lusinghiere e ha ottenuto un Young Artist
Award.
In seguito lavora in alcune serie TV
come Taken e Huff con Hank Azaria. Nel 2006 fa parte del cast del
film di Nick Cassavetes Alpha Dog.
Nel 2007 è il protagonista di una
commedia sui problemi adolescenziali, in cui collabora con l’attore
Robert Downey Jr. nel film Charlie
Bartlett.
Nel 2009 ottiene due ruoli
importanti: Pavel Chekov nell’undicesimo film di Star
Trek, prodotto e diretto da J.J.
Abrams, e il ruolo di Kyle Reese in Terminator
Salvation di McG. In seguito presta
la voce al personaggio di Tontolone nel film in tecnica mista
dedicato ai Puffi, uscito nel 2011.
La notizia della scomparsa prematura di Anton
Yelchin ha travolto Hollywood come un vero e proprio
uragano. Di seguito potete leggere alcuni dei messaggi di cordoglio
che hanno invaso la rete e che appartengono ad amici, colleghi e
collaboratori di Anton, dal cast di Star Trek, fino a volti noti
di Hollywood che conoscevano Anton.
La Paramount Pictures, produttrice
di Star Trek, ha diffuso questo
messaggio: “Tutti noi alla Paramount ci uniamo al cordoglio del
mondo intero per la morte di Antony Yelchin. Come membro della
famiglia di Star Trek era amato da tantissime persone e mancherà a
tutti. Condividiamo le condoglianze con sua madre, suo padre e la
sua famiglia.”
J.J. Abrams:“Anton – eri straordinario. Eri gentile. Eri dannatamente
divertente, e avevi un talento supremo. E sei rimasto qui con noi
davvero troppo poco. Mi mancherai… JJ”
Justin Lin (regista di
Star Trek Beyond): “Sono ancora
sconvolto. Riposa in pace, Anton. La tua passione e il tuo
entusiasmo vivranno per sempre con tutti quelli che hanno avuto il
piacere di conoscerti.”
Still in shock. Rest in peace, Anton. Your passion and
enthusiasm will live on with everyone that had the pleasure of
knowing you.
John Cho (Sulu):
“Volevo un sacco di bene a Anton Yelchin. Era un vero artista –
curioso, bello, coraggioso. Era un grande amico e un grande figlio.
Sono devastato. […] Mandate tutto l’affetto che avete alla famiglia
di Anton. Ne hanno bisogno.”
I loved Anton Yelchin so much. He was a true
artist – curious, beautiful, courageous. He was a great pal and a
great son. I’m in ruins.
Zachary Quinto (Spock): “Il
nostro caro amico. Il nostro compagno. Il nostro Anton. Una delle
persone più aperte e intellettualmente curiose che abbia mai avuto
il piacere di conoscere. Un grandissimo talento e un cuore
generoso. Così saggio, alla sua età. Se n’è andato prima del tempo.
Tutto l’amore e la forza possibili alla sua famiglia in questo
momento impossibile da sostenere.”
A photo posted by Zachary Quinto (@zacharyquinto) on Jun 19,
2016 at 12:31pm PDT
Anche Guillermo del
Toro, che ha lavorato con Yelchin a Trollhunters ha scritto:
“Il ragazzo più dolce, umile, delizioso e di maggior talento
che abbia mai conosciuto. Abbiamo lavorato insieme per circa un
anno. Sono sconvolto. […] Anton era dolcissimo. Un grande partner
creativo e un grande artista. […] Per quanto mi riguarda, il 2016
può anche chiudersi qui”.
The sweetest, most humble, delightful,
talented guy you’d ever meet. Worked together for about a year.
Shocked. https://t.co/uyg2NlmhqP
Il commento di Drake
Doremus, che aveva lavorato con Anton
Yelchin in LikeCrazy:
Anton era unico. Un’animo
vecchio stampo, una delle persone più sincere e divertenti che
abbia mai incontrato. Mi ha insegnato cosa significa essere un
artista umile e gran lavoratore. La sua risata era il suono più
bello al mondo, era contagiosa e ti faceva stare bene. Era sempre
in grado di trovare qualcosa che ti facesse ridere, in particolare
se ti sentivi frustrato o troppo serio. Anton ha cambiato la mia
vita in tantissimi modi, e non lo dimenticherò mai. Tutti quanti,
nella famiglia di Like Crazy, vogliono mandare affetto e amore alla
famiglia di Anton in questo giorno incredibilmente devastante.
Laphroaig nel mio bicchiere, amico mio. Ti voglio bene
Anton.
Jodie Foster, che
aveva lavorato con l’attore in Mr. Beaver:
Anton… un’anima rara e
splendida, con la sua inarrestabile passione per la vita. Era da un
lato un serio pensatore, e dall’altra il fratellino più divertente
che avresti mai potuto sognare. Sono onorata di aver diretto un
attore così profondo, impegnato e genuino. Sarò sempre grata per
tutti i piccoli scambi di battute che abbiamo condiviso, il suo
entusiasmo contagioso, le sue domande, la sua compagnia. Il mio
cuore è spezzato per sua madre e suo padre, che facevano sempre
parte dei suoi aneddoti. Contagiava qualsiasi cosa toccasse con il
loro amore.
E ancora:
This is unreal. Anton Yelchin is such a
talent. Such a huge loss.
Sono passate soltanto poche
settimane dalla notizia della tragica e inaspettata scomparsa di
Anton Yelchin. Il giovane Chekoc della saga di
Star Trek è
morto a soli 27 anni in seguito ad uno stupido incidente
d’auto.
Oggi Variety riporta la notizia,
diramata dall’avvocato della famiglia di Anton, che i genitori
hanno intenzione di fare causa alla Fiat Chrysler, l’azienda
italo-statunitense di diritto olandese, produttrice della Jeep
Grand Cherokee, il veicolo guidato dall’attore al momento
dell’incidente: la famiglia di Yelchin sarebbe intenzionata a
presentare una querela per omissione di soccorso.
Ricordiamo che al momento
dell’incidente l’automobile di Yelchin era sotto richiamo per
problemi con la leva del cambio (con oltre 700 segnalazioni in
merito): la causa dell’incidente che ha portato alla morte
dell’attore potrebbe dunque essere stata un difetto di
progettazione della sua Jeep.
Nato a Sanpietroburgo l’11 marzo
1989, quando ancora si chiamava Leningrado e faceva parte
dell’URSS, Anton si trasferì negli Stati Uniti ancora in fasce,
quando i genitori, pattinatori di figura, scapparono in america con
lo status di rifugiati nel dicembre dello stesso anno.
Anton, a soli nove anni, ottiene il
suo primo ruolo in un film indipendente; successivamente recita una
piccola parte in A Time for Dancing e nel
2001 ricopre un ruolo minore in 15 minuti – Follia
omicida a New York con Robert De
Niro e Edward Burns. Sempre nel 2001
lavora al fianco di Morgan Freeman in Nella morsa
del ragno e con Anthony Hopkins in
Cuori in Atlantide; per quest’ultimo film
ha ricevuto critiche lusinghiere e ha ottenuto un Young Artist
Award.
In seguito lavora in alcune serie
TV come Taken e Huff con Hank Azaria. Nel 2006 fa parte del cast
del film di Nick Cassavetes Alpha
Dog.
Nel 2007 è il protagonista di una
commedia sui problemi adolescenziali, in cui collabora con l’attore
Robert Downey Jr. nel film Charlie
Bartlett.
Nel 2009 ottiene due ruoli
importanti: Pavel Chekov nell’undicesimo film di Star
Trek, prodotto e diretto da J.J.
Abrams, e il ruolo di Kyle Reese in Terminator
Salvation di McG. In seguito presta
la voce al personaggio di Tontolone nel film in tecnica mista
dedicato ai Puffi, uscito nel 2011.
Sarà Anton Yelchin, che abbiamo
visto di recente nello Star Trek di Abrams, ad interpretare Charley
Brewster, il teenager appassionato di storie dell’orrore che scopre
che il suo vicino di casa è un vampiro, in Fright Night, annunciato
remake della commedia horror Ammazzavampiri.
È da venerdì
nelle sale italiane il suo secondo film, The
American, thriller con George
Clooney, ambientato tra i boschi dell’Abruzzo. Per
capire chi è Anton Corbijn basta poco. Pensate
alla foto più famosa di Miles Davies: bianco e
nero, primo piano, mani sul viso e occhi sgranati; o al video di
One degli U2; alla copertina di Automatic for the People dei
R.E.M.; al video del Devotional Tour dei Depeche
Mode.
Ebbene, tutta opera di questo
cinquantacinquenne olandese: fotografo, regista di video musicali e
regista cinematografico. Colui che ha fatto dell’immagine una
filosofia e della musica il suo campo d’azione preferito. La
sua cifra stilistica: la predilezione per il bianco e nero (ma non
disdegna il colore), la capacità di mostrarci le star come persone
comuni e l’ironia con cui spesso le ritrae. Celebri le sue
sfocature dei soggetti in primo piano, in favore di quelli sullo
sfondo. Tecnica che fece infuriare un giovane Dave Gahan all’epoca
del primo incontro artistico di Anton Corbijn coi
Depeche Mode, a metà anni ’80, dando però l’avvio
a un fortunato sodalizio, da allora ininterrotto.
In trent’anni di carriera ha
ritratto i grandi del rock e del pop – Bon Jovi, Metallica,
Nick Cave, Springsteen, Tom Waits, Morrissey, David Bowie, Massive
Attack, Bee Gees – e collaborato con le maggiori riviste
musicali, fotografando star per conto del Rolling
Stone, di NME, di
Q, solo per citarne alcune.
Ha realizzato video per
David Sylvian, Brian Adams, Nirvana. Per questi
ultimi ha curato il clip di Heart Shaped Box, vincitore dell’MTV
Award 1993. Per non parlare, poi, delle collaborazioni più longeve
con gruppi dei quali ha forgiato l’immagine artistica: appunto
U2, Depeche Mode, R.E.M..
Anton Corbijn artista
dell’immagine
Fu la musica a portarlo a Londra
dall’Olanda nel 1979, per seguire la sua passione: il
post-punk. Fu qui che iniziò la sua collaborazione con “NME” e poi,
a metà anni ’80, la sua attività di videomaker, che gli ha dato la
maggior notorietà. Ed è sempre alla passione per la musica che
dobbiamo il suo passaggio al cinema. Nel 2007, infatti, debutta
alla regia cinematografica con Control:
doveroso omaggio alla band da lui più amata, i Joy
Division, e alla figura del suo leader, Ian
Curtis, morto suicida il 18 maggio del 1980, a soli 23
anni. In questo caso, la scelta cade inevitabilmente sul bianco e
nero. Sorprendente la cura con cui il regista sceglie gli
interpreti, straordinariamente somiglianti ai componenti del
gruppo. Sam Riley brilla nel ruolo del
protagonista, cantando lui stesso i brani nelle scene dei concerti
e interpretando al meglio la complessa personalità di Curtis,
pervasa da quel disagio esistenziale che lo avrebbe portato a
impiccarsi nella cucina della sua casa di Macclesfield.
Samantha Morton
interpreta il ruolo della moglie, Deborah. Il film è prodotto da
quest’ultima – anche autrice della biografia di Ian da cui è tratta
la sceneggiatura – e dallo stesso Anton Corbijn.
Control è ben accolto dalla critica e
ottiene diversi premi: Miglior Attore Sam Riley e Miglior Film
Britannico al Festival di Edimburgo, Menzione Speciale Camera d’Oro
al Festival di
Cannes. Diventa presto una pellicola di culto per gli
amanti della storica band di Manchester.
Oggi, l’artista dell’immagine torna
a dirigere per il cinema e passa al colore, scegliendo proprio il
nostro paese per ambientare un thriller, protagonista
George Clooney. L’attore americano veste i panni
di Jack: un assassino che decide di cambiare vita, ma prima dovrà
portare a termine il suo ultimo lavoro. Nel cast anche attori
italiani: Violante
Placido, nel ruolo di Clara, Paolo
Bonacelli e Filippo
Timi.
“Quando ero un bambino mi
piaceva tantissimo Sergio Leone, ho visto tante volte tutti i suoi
film. Mi piaceva tanto il suo stile, penso che siano realizzati in
maniera eccezionale. All’epoca non sapevo nulla di cinema, ma mi
piaceva il ritmo e l’umorismo che c’era sempre nei suoi film. Anche
se il personaggio principale era un pistolero, alla fine faceva
sempre la cosa giusta.”
Antoine Fuqua ha
confessato così, a cuore aperto, la sua passione per Sergio
Leone, una passione che lo accompagna fin da bambino e che
si è portato dietro anche nella regia di The Equalizer
Il Vendicatore, il suo ultimo film con protagonista
Denzel Washington che è venuto a presentare a
Roma.
Come ha costruito i
personaggi? Ha lavorato insieme agli attori?
“E’ stato Denzel che mi ha
chiamato a realizzare il film. Lui aveva già letto la sceneggiatura
e già sapeva come sarebbe stato il personaggio. E’ stato proprio
lui ad aggiungere tante caratteristiche al ruolo, rendendolo quello
che vedete sullo schermo. Lui ha deciso di rasarsi a zero, e sempre
lui ha voluto che il personaggio fosse ossessivo compulsivo. Ha
scelto il tipo di abbigliamento del personaggio, con queste camicie
molto larghe. Ha costruito tutti i piccoli dettagli che si sono
aggiunti nel tempo al personaggio. In genere con gli attori parlo
molto, mi piace fare ricerche sui personaggi e costruirli con gli
attori stessi. Alla fine però voglio anche essere sorpreso da loro
e magari qualche volta loro tirano fuori dettagli che diventano
importanti.”
Nel film non ci sono solo i
cattivi canonici. La polizia, ad esempio, non è rappresentata
sempre sotto una luce positiva. Come vede le istituzioni, alla luce
anche delle notizie della cronaca americana.
“Non mi piacciono le
istituzioni. Mi piacciono i poliziotti buoni, ma in generale non mi
piace l’abuso di potere, a qualsiasi livello. I poliziotti,
soprattutto quelli che girano per strada e che hanno un contatto
con le persone, hanno prestato un giuramento di proteggere i
cittadini, ma non è sempre così. Quindi ogni volta che posso
enfatizzo questo aspetto. Il mio rapporto con le istituzioni è di
odio e amore.”
In Training Day Los Angeles
era definita come una giungla. Com’è invece Boston, in cui è
ambientato questo film? Come mai ha scelto questa città e come mai
i cattivi sono esponenti della mafia russa?
“Boston era l’ambientazione
della storia da sceneggiatura, così come i russi erano già presenti
nella storia. Boston è però un grande personaggio; per definizione
è la città dell’istruzione, di Harvard, ma è anche la città degli
operai; è una città piccola ma con tanti segreti. Inoltre è la
città della mafia: c’è la mafia russa, la mafia italiana, la mafia
irlandese. E’ facile sparire a Boston. Durante le riprese del film
era un atto un processo contro un rappresentante della mafia
irlandese, e l’autista che mi portava sul set ogni giorno era un
amico di questo personaggio. Un giorno ci fermiamo e si mette a
salutare un ragazzo, scopro poi che anche questo ragazzo era
implicato nel processo e dopo una settimana è stato trovato morto.
Ecco, questa è Boston.”
Qual è stata la difficoltà
più grande durante la realizzazione del film?
“La cosa più difficile di ogni
film è il primo giorno. Il regista deve trovare sempre il ritmo
giusto con la nuova troupe, il nuovo cast, e con Denzel non
lavoravo da 13 anni, per cui non sapevo se saremmo riusciti a
ritrovare la sintonia che avevamo raggiunto sul set di Training
Day.”
Che influenze registiche ha
avuto nella sua carriera? E, se ne avesse la totale libertà, di
quale film farebbe un remake?
“Ho sempre visto tanti film.
Oltre a Sergio Leone, mi hanno sempre ispirato Scorsese, Coppola e
alcuni grandi film, anche di quelli molto vecchi, come il Primo
Scarface. Adoro Fellini, faceva film sulle persone e lui aveva un
modo così particolare di fare che non sarei assolutamente capace di
rifarlo. Un altro film che mi piace tanto è Nuovo Cinema Paradiso,
quando sono triste lo rivedo sempre, parla un po’ della mia storia,
di quando ero piccolo e per tenermi lontano dalla strada andavo al
cinema. Se avessi la libertà totale farei il remake di un film,
farei qualcosa tipo Nemico Pubblico, qualcosa che si addice molto
alle mie corde. Oltretutto mi accingo a realizzare I Magnifici
Sette, che è un remake di un western, e lo farò con Denzel
Washington. Quindi avrò già la mia possibilità in questo senso. Ma
alcuni film sono così belli che non oserei mai rifarli.”
Dopo il grande successo commerciale
di The Equalizer con il partner storico
Denzel Washington, Antoine Fuqua
ora vuole provare nuovamente la corsa all’Oscar
(Training Day ebbe nomination solo per
gli attori) adattando il libro di Jeff
Hobbs, The Short and Tragic Life of
Robert Peace: A Brillant Young Men who left Newmark for the Ivy
League.
Il libro parla della storia di
Robert Peace, un afro-americano eccellente in biochimica molecolare
e biofisica, che decise di accettare l’offerta di Yale ed entrare
così nella Ivy League dei college americani. Il film non dovrebbe
vedere la luce prima che Fuqua finisca di realizzare gli altri suoi
progetti, ovvero un thriller con Jake Gyllenhaal e
il remake de I Magnifici Sette con
Denzel Washington.