Amadeus è un film del 1984
diretto da Miloš Forman con protagonista
F. Murray Abraham, Tom Hulce, Elizabeth Berridge, Simon
Callow, Jeffrey Jones, Roy Dotrice, Christine Ebersole, Richard
Frank, Cynthia Nixon, Charles Kay, Vincent Schiavelli, Patrick
Hines.
Trama: Vienna,
1823. Durante la sua permanenza in manicomio, il compositore
Antonio Salieri narra la funesta ammirazione provata nel corso
della sua vita per Wolfgang Amadeus Mozart.
Consapevole della propria
mediocrità, Salieri ripercorre l’invidia suscitata dal genio
dell’esuberante rivale, mutata poi in tragica ossessione. Tra
follia, adorazione e intimi dissensi inestinguibili, l’ostilità di
Salieri nei confronti di Mozart alimenta la più ampia
conflittualità fra Salieri e Dio.
Analisi:
“Tramite quel piccolo uomo, Dio
riusciva a far giungere a tutti la propria voce, irrefrenabilmente,
rendendo più amara la mia sconfitta ad ogni nota”
Amadeus è uno dei
capolavori intramontabili della storia del cinema. La pellicola
diretta da Miloš Forman non è un vero e proprio
biopic, ma una rappresentazione senza tempo di un grande dilemma
che tormenta l’essere umano: l’eterno conflitto interiore.
Amadeus è una
strepitosa messa in scena della presunta rivalità tra il geniale
Wolfgang Amadeus Mozart e il compositore di corte
Antonio Salieri, considerato il migliore autore musicale a Vienna
sino all’arrivo del talentuoso enfant prodige salisburghese.
Amadeus è tratto dall’opera teatrale di successo di Peter
Shaffer, rappresentata negli anni settanta e ispirata a un dramma
scritto da Aleksandr Sergeevič Puškin in cui si narra la (mai
realmente documentata) opposizione tra Salieri e Mozart,
ipotizzando l’avvelenamento di quest’ultimo a opera del compositore
italiano.
Come mostrato superbamente nel
film, Salieri è infatti invidioso del talento prodigioso di Mozart,
un “vanaglorioso, libidinoso, sconcio, infantile ragazzo”. A
dispetto dell’astio del tormentato compositore di corte, la musica
di Mozart costituisce l’incarnazione di Dio in tutta la sua sublime
essenza. Questo il dramma per Antonio Salieri: consapevole della
propria mediocrità – malgrado il sincero desiderio di onorare Dio
con la sua musica – Salieri è impotente di fronte alla grandiosità
e all’armonia dell’arte di Mozart.
Tra implacabile ammirazione e
fatale invidia, l’uomo si ribella all’ingiustizia di Dio, che ha
scelto un “fanciullo osceno” come proprio strumento, e si
impegna a ostacolare la creatura terrena per trionfare
sull’irrisione divina, emblematicamente riconosciuta nella
squillante risata di Mozart.
Del resto
Amadeus (Theophilus) significa proprio
“amato da Dio”, mentre Salieri è costretto non solo a misurarsi con
quel schiacciante senso di mediocrità che chiunque coltivi un
talento riconosce nel proprio essere, ma deve anche fronteggiare un
Dio che, ai suoi occhi, si beffa di lui.
F. Murray Abraham
dà vita al tormento, alla follia e allo straziante rigore di
Salieri nella sua triplice lotta con se stesso, Dio e Mozart.
L’attore si mimetizza perfettamente nella maschera dell’anziano
Salieri dalla potente espressività, così come nei tratti del
compositore che convive con il crescente strazio suscitato dal
talento e dall’esuberanza di Mozart. Quest’ultimo è interpretato da
uno straordinario Tom Hulce, che anima il film con
la sua baldanza e spavalderia, restituendoci l’immagine di una rock
star ante litteram, terreno nella sua sregolata condotta,
fanciullesco, sfrontato e sicuro di sé, ma divino nell’armonia
imperturbabile della sua musica. L’attore suona davvero ogni
singola nota al piano, persino nell’iconica scena in cui suona
disteso all’indietro.
Amadeus
Le perfette interpretazioni dei due
protagonisti rappresentano una lezione di recitazione e sprigionano
un impressionante magnetismo nella parte finale, in cui Mozart
detta a Salieri il Confutatis sul letto di morte. Benché si
tratti di una licenza che esula dalla storicità, la scena è di una
suggestione impressionante non soltanto per la prova da manuale dei
due interpreti, ma anche per la carica emblematica della
situazione: Salieri non riesce a comprendere la frenetica dettatura
di Mozart, al quale ogni complicato passaggio e virtuosismo appare
invece chiaro e semplice. L’affaticato tentativo di Salieri di
seguire il ritmo del geniale rivale è la sua ultima sconfitta,
giacché la celeste armonia di Mozart rischia di essere offuscata
dal pietoso intento di assimilare la sua gloria: il prezzo da
pagare è il tormento esistenziale.
La sontuosa regia di Miloš
Forman dipinge l’opulenza e l’ottusità di una corte
sfarzosa che trova difficoltà ad adattarsi alla freschezza e
all’originalità delle composizioni di Mozart, la cui immortalità è
sancita all’indomani della sua morte.
A metà fra tragedia dell’umano,
esaltazione del talento, farsa e spiccata teatralità,
Amadeus è una pellicola fatta di contrasti
perfettamente orchestrati, di luci e ombre, di gioiosa musicalità
(Il Ratto del Serraglio, Le Nozze di Figaro,
Il Flauto Magico) alternata a inquietanti
rappresentazioni (su tutte, la lugubre sublimità del Don
Giovanni, uno dei momenti più alti del film).
Senza contare su una
colonna sonora apposita, Amadeus fa uso strepitoso
delle musiche e delle opere di Mozart sino alla solennità del
Requiem incompiuto, commissionato da un misterioso individuo
dall’angosciante maschera (nel film, si tratta di Salieri) e che
chiude questa ammaliante sinfonia visiva.
La spettacolare pellicola ha
conquistato innumerevoli premi, tra cui ben otto
Oscar (film, regia, attore protagonista –
F. Murray Abraham, sceneggiatura non originale,
costumi, scenografia, trucco, sonoro), quattro Golden Globe,
quattro Bafta e tre David di Donatello.
Nel 2002 è uscita una versione con
venti minuti aggiuntivi. La Director’s Cut è un
arricchimento perfetto e appositamente ridoppiato nell’edizione
italiana (eccezionale soprattutto il lavoro svolto da
Massimiliano Alto che dà voce a Mozart).
Amadeus è un’opera
magniloquente e ipnotica, in grado di celebrare al tempo stesso la
miseria e la grandezza dell’uomo e la secolare risonanza della sua
arte.
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