Ecco qualche dettaglio in più
sull’evento Eclipse, l’incontro tra Kristen Stewart e
Taylor Lautner con i fan che si terrà a Roma il 17
giugno prossimo all Auditorium della Conciliazione. La Eagle
Pictures permetterà a oltre 1700 fan di partecipare di persona
all’evento.
Questo il comunicato ufficiale:
E’ ufficiale. Giovedì 17 Giugno
tantissimi twilighters da tutta italiana potranno incontrare gli
attori principali della saga Twilight. La Eagle sta organizzando un
mega evento presso l’ Auditorium della Conciliazione a Roma dove
oltre 1.700 fan potranno assistere all’ incontro con
Kristen Stewart e
Taylor Lautner rispettivamente Bella e Jacob, i due
protagonisti della saga più amata dai giovani di tutto il mondo.
Per tale occasione verranno proiettati circa 10 minuti inediti del
terzo episodio ECLIPSE che arriverà al cinema in ITALIA e in USA il
30 Giugno.
A seguire ci sarà un dibattito in
cui i due giovani attori racconteranno la loro esperienza sul set e
risponderanno alle domande dei più curiosi. Dopo il loro intervento
partirà la Maratona Twilight con la proiezione dei primi 2 episodi
della saga. I biglietti per partecipare alla Maratona Twilight
saranno in vendita dalle 9.30 di sabato 5 Giugno presso la
biglietteria ORBIS, Piazza dell’Esquilino, 37. I biglietti avranno
un costo di 15 euro più i diritti di prevendita. Ciascuna persona
potrà acquistare un massimo di 2 biglietti. Chi non riuscirà ad
entrare avrà comunque la possibilità di incontrare Kristen
Stewart e
Taylor Lautner sul red carpet dell’ Auditorium dove tra l’altro
sin dalle prime ore del pomeriggio verranno distribuiti gadgets del
film.
L’evento sarà trasmesso in diretta
e in esclusiva sul sito comingsoon.it e su canale Coming Soon
Television.
E’ ufficiale: il circuito di sale cinematografiche The Space
proietterà tutte le partite dei Mondiali di Calcio 2010 in 3D su 20
schermi cinematografici sparsi in giro per tutta l’Italia.
Dopo la notizia di ieri
sull’abbandono del progetto da parte di Guillermo Del Toro, sono
partite le voci su chi potrebbe sostituirlo alla guida della
produzione di The Hobbit.
Il regista della trilogia de Il signore degli anelli, Peter
Jackson, a detta del suo agente, non vorrebbe dirigere il prequel
della fortunatissima saga, soprattutto a causa di altri impegni già
presi. Allo stesso tempo però lo stesso agente ha dichiarato che
Jackson farà di tutto per preservare l’investimento fatto dalla New
Line e dalla Warner Bros. Dopo due anni di lavoro fatti insieme a
del Toro, trovare un sostituto in tempi brevi appare molto
complicato.
A questo punto Jackson potrebbe capitolare, tanto che al
Dominion Post ha dichiarato: “Se dirigere il film è ciò che devo
fare per proteggere l’investimento della Warner, è una soluzione
che dovrò valutare. Anche se non credo che gli altri Studios mi
libereranno dai contratti.”
Dopo la clamorosa notizia di ieri
sull’abbandono del progetto da parte di Guillermo Del Toro, sono
immediatamente partite le voci su chi potrebbe sostituirlo alla
guida della produzione di The Hobbit.
Non di informazione cinematografica nel senso stretto, ma pur
sempre di cinema si tratta. Ecco la dichiarazione di Roberto
Cicutto, Presidente di Cinecittà Luce, a seguio delle dichiarazioni
del Ministro Bondi.
Weekend alquanto sottotono sul
fronte degli incassi, con Sex and the City 2
che si impone in testa alla classifica, seguito daPrince of Persia
eRobin Hood.
Deludenti i risultati delle altre new entry.
Come prevedibile, Sex
and the City 2 conquista il primo posto al botteghino
italiano: il suo esordio non è tuttavia esaltante, considerando la
cifra di 1,6 milioni di incasso, in un weekend che registra
un’ulteriore diminuzione di presenze (la stagione estiva allontana
gli italiani dal cinema…).
Scende dunque in seconda posizione
Prince of Persia: Le sabbie del tempo: il
film con Jake Gyllenhall ottiene 1 altro milione di euro per un
totale di 3,7 milioni, un risultato ben al di sotto delle attese.
Discorso analogo per Robin Hood che, dopo
il grandioso esordio, scende ora sotto il milione: il kolossal di
Ridley Scott ottiene infatti altri 802.000 euro, giungendo a 9
milioni totali.
The Final Destination
3D scende al quarto posto con altri 711.000 euro,
arrivando a quota 2,2 milioni. Perde due posizioni La
nostra vita, arrivato a 1,7 milioni totali con i
677.000 euro del suo secondo fine settimana: un risultato di poco
superiore a quello del suo debutto, ma che delude rispetto
all’attenzione mediatica riservata alla pellicola di Daniele
Luchetti.
Risultati mediocri per le altre
novità del fine settimana. The Road si
piazza soltanto al sesto posto con 268.000 euro, seguito da
La regina dei castelli di carta, l’ultimo
capitolo tratto dalla trilogia di Stieg Larsson, che ottiene
217.000 euro. Una canzone per te si
accontenta dell’ottavo posto con soli 132.000 euro.
Draquila – L’Italia che
trema scende al nono posto, ottenendo altri 95.000
euro (totale: 1,4 milioni). Chiude la top10 Piacere,
sono un po’ incinta, arrivato a 1,3 milioni con altri
92.000 euro. Da segnalare infine il risultato negativo di
The Last Station: distribuito in sole 30
sale, il film per cui i protagonisti Christopher Plummer e Helen
Mirren hanno ottenuto una nomination agli Oscar si è piazzato in
tredicesima posizione con appena 30.000 euro.
Arriva una notizia drammatica,
Guillermo del Toro ha abbandonato la direzione
dello Hobbit a causa dei continui ritardi nel via libera alle
riprese. Non sarà Peter Jackson a sostituirlo. Le sue parole di
qualche giorno fa non nascondevano un senso di profonda
frustrazione, e purtroppo per i fan questa notizia non è totalmente
una sorpresa: Guillermo del Toro ha annunciato ufficialmente di
lasciare la regia dello Hobbit, cui tuttavia continuerà a lavorare
in qualità di co-sceneggiatore.
Ecco cosa ha scritto lui stesso a TheOneRing.net, il fansite per
eccellenza dedicato alle saghe cinematografiche tolkieniane:
Alla luce dei prolungati ritardi nel decidere quando dare
inizio alle riprese dello Hobbit, sono costretto a prendere la
decisione più difficile della mia vita. Dopo quasi due anni passati
a vivere, respirare e progettare un mondo ricco come quello della
Terra di Mezzo di Tolkien, devo, con profondo disappunto,
abbandonare la regia di questi due meravigliosi film. Sono grato a
Peter, Fran e Philippa Boyens, la New Line e la Warner Brothers e
tutta la mia troupe in Nuova Zelanda. Ho avuto il privilegio di
lavorare in uno dei paesi più grandiosi della Terra, con alcune
delle migliori persone mai incontrate nella nostra arte, e la mia
vita sarà diversa per sempre. Le benedizioni sono state numerose,
ma le pressioni crescenti e i conflitti con altri progetti già
programmati hanno sommerso il tempo originariamente previsto per il
film. Come regista e co-sceneggiatore, auguro alla produzione la
migliore fortuna, e sarò il primo in fila a vedere il film
concluso. Rimango un alleato dei suoi realizzatori attuali e
futuri, e supporterò totalmente una transizione dolce verso un
nuovo regista.
Questo il commento del produttore esecutivo Peter
Jackson, che per due anni ha scritto le due sceneggiature
del film assieme a del Toro, a Fran Walsh e Philippa
Boyens, e ne ha supervisionato la realizzazione:
Siamo molto tristi di vedere Guillermo andarsene, ma ci ha
tenuti completamente informati e capiamo come il prolungarsi dei
tempi di sviluppo di questi due film – a causa di ragioni al di là
del controllo di chiunque – abbia compromesso il suo impegno nella
realizzazione di altri progetti a lungo termine. Alla fine,
Guillermo non era in grado di dedicare sei anni della sua vita a
realizzare esclusivamente questi film in Nuova Zelanda, quando il
suo impegno programmato era di tre anni. Guillermo è una delle
menti creative più notevoli che abbia mai incontrato, ed è stata
una gioia lavorare con lui. La visione di Guillermo è incastonata
all’interno delle sceneggiature e dei progetti di questi due film,
che hanno avuto la fortuna di essere stati benedetti da suo DNA
creativo.
Quando nel 2008 venne affidata la
regia del film a del Toro, il regista messicano era uno dei più
richiesti a Hollywood, avendo peraltro appena firmato un accordo
multi-film con la Universal Pictures. Nei mesi
successivi del Toro annunciò il coinvolgimento in numerosi altri
progetti, il che probabilmente ha reso insostenibili i continui
rinvii dell’inizio delle riprese del film. I ritardi, come ormai
sappiamo bene, sono causati dalla mancata possibilità di dare il
via libera alla produzione da parte della MGM. E’ anche possibile
che ci siano stati delle divergenze creative con la produzione nel
decidere se girare o meno i film in stereoscopia 3D, anche se così
fosse la voce girerebbe su siti come Deadline
Aggiunge Jackson: Guillermo sta co-sceneggiando Lo
Hobbit con Philippa Boyens, Fran Walch e me stesso, e
fortunatamente la nostra collaborazione dal punto di vista della
sceneggiatura durerà ancora diversi mesi, finché gli script non
saranno perfetti e rifiniti per le riprese. La New Line e la Warner
Bros si riuniranno con noi questa settimana per assicurare una
transizione priva di conseguenze nel momento in cui avremo trovato
un nuovo regista. Non ci aspettiamo alcun ritardo o problema
nell’attuale lavoro di pre-produzione dei film.
…da notare cone la MGM non venga citata da Jackson. La compagnia
possiede parte dei diritti di distribuzione dei film (quelli
internazionali, fuori dagli Stati Uniti) e a causa dei suoi
problemi finanziari attualmente è in uno stato catatonico. Il corpo
dirigente è stato impossibilitato a prendere decisioni, in quanto
al momento comandano gli obbligazionisti: a metà luglio scadrà
l’ennesimo rinvio del pagamento degli interessi, e a breve la
compagnia dovrebbe decidere se vendere, far posto a nuovi
investitori o andare in fallimento.
Nel frattempo, sul forum di TheOneRing.net lo sconforto è
palpabile, e lo stesso del Toro ha lasciato due righe (come ha
fatto spesso lungo tutti i due anni di pre-produzione del film)
anticipando che entro la fine della settimana pubblicherà un post
decisamente più completo riguardo i fatti che lo hanno portato
verso questa difficile decisione:
Intendo pubblicare un post più lungo più avanti questa
settimana. Oggi è un giorno nel quale sento di dover raccogliere le
forze e meditare riguardo a tutte le cose passate, presenti e
future. Tuttavia non volevo che la giornata finisse senza avervi
lasciato due righe.
Compa – volevo essere l’Irving K della Terra di Mezzo, e i
vostri consigli, in effetti, mi hanno sempre ispirato a fare bene
questo lavoro. Buona parte degli aspetti visivi, dei progetti,
della previsualizzazione, delle creature ecc dovrebbe sopravvivere
fino al film finito, quindi sarà fantastico vederlo e credo che il
regista giusto finirà per dirigere questo enorme progetto.
Scriverò due righe presto e vi ringrazio per tutta la
gentilezza, il calore e la fiducia che mi avete dato.
E adesso chi dirigerà il film? Sono passati sei mesi da quando
Sam Raimi ha lasciato Spider-Man 4, e sembra di rivivere
gli stessi momenti. I fan sicuramente vedrebbero bene Peter Jackson
alla regia, ma Deadline riporta le parole di Ken Kamins, il suo
storico agente:
Peter ha e ha avuto obblighi e impegni verso altri film che
rendono impossibile per lui dirigere Lo Hobbit al momento, anche se
gli venisse offerto, cosa che non è avvenuta. Ho lavorato per
assicurargli la regia di un altro film mentre Guillermo dirigeva Lo
hobbit. Quello che i due hanno scritto nelle dichiarazioni va preso
alla lettera. Detto questo, l’impegno di Peter e Fran verso Lo
Hobbit è totale, e faranno ogni cosa necessaria a proteggere il
franchise e gli investimenti fatti dalla New Line, dalla Warner e
dalla MGM.
Arriva una notizia drammatica, Guillermo del Toro ha abbandonato
la direzione dello Hobbit a causa dei continui ritardi nel via
libera alle riprese. Non sarà Peter Jackson a sostituirlo…
L’attore e regista di Easy Rider se
n’è andato all’età di 74 anni
Era arrivata lo scorso maggio, come un fulmine a ciel sereno, la
dichiarazione ufficiale, che Dennis Hopper stava morendo. Il suo
avvocato aveva fatto sapere che per l’attore di Easy Rider non
c’era più nulla da fare e che il tumore alla prostata lo stava
portando via.
Dopo l’annuncio di qualche
settimana fa che Ashley Greene, Lake Bell e Hayden Panettiere
avrebbero fatto parte del cast di Scream 4, oggi c’è la conferma
che un’altra giovane e bella attrice parteciperà al film di Craven:
si tratta di Emma Roberts.
La Warner Bros. ha programmato l’uscita di Sherlock Holmes 2, il
sequel del fortunato film uscito a natale 2009 con Robert Downey
Jr., Jude Law e Rachel McAdams, a dicembre 2011. Dopo le recenti
dichiarazioni di Joel Silver, è la Warner Bros. stessa a confermare
che le riprese del sequel di Sherlock Holmes inizieranno molto
presto.
Conferme per Batman 3, Superman e the Flash. Il CEO della Warner
Bros. Barry Meyer ha rivelato, durante una conferenza con gli
investitori, i piani della compagnia riguardo ai progetti
sviluppati assieme alla DC Entertainment e basati, ovviamente, sui
fumetti della DC Comics.
Contestualizzando questo programma con la fine del franchise di
Harry Potter (“il nostro team è pronto a quel momento”), Meyer ha
ufficializzato che il 20 luglio 2012 uscirà il terzo Batman di
Christopher Nolan e che a natale dello stesso anno vedremo il nuovo
Superman (sempre supervisionato dal team di Nolan), proprio come
rumoreggiato qualche tempo fa.
Non è tutto: il CEO ha spiegato che la compagnia sta per dare il
via libera a un film su The Flash (da tempo si ipotizza che possa
essere Greg Berlanti il regista), e che sono in via di sviluppo
pellicole dedicate a Wonder Woman e Aquaman.
Attualmente la Warner sta lavorando a Lanterna Verde, diretto da
Martin Campbell e in arrivo a luglio 2011: il film verrà
riconvertito in 3D.
Sex and the City
2: nonostante sia felicemente sposata e abbia pubblicato
un libro di successo, Carrie Bradshaw non è felice, sente che nella
sua vita manca qualcosa. Come lei anche le sue amiche si sentono
insoddisfatte: Charlotte che dopo mille tentativi ora ha finalmente
due bambini che però risultano essere molto più faticosi e
complicati del previsto;
The Last Station –
Quando lo scrittore Lev Tolstoj decide di
dare via tutti i suoi beni per affrontare l’ultimo periodo della
sua vita secondo una nuova religione da lui stesso fondata, la
Duchessa Sophia, fedele moglie e assistente di una vita, scatena la
sua rabbia contro il marito e conro coloro che, secondo lei, stanno
provando ad allontanarlo dalla sua vita e dal suo amore.
Da una premessa materialista (la
perdita dei beni materiali) prende le mosse un dramma intimista,
quello di Sophia, una sfolgorante Helen Mirren, una donna
appassionata ed innamoratissima del proprio marito che vede
scivolarle tra le dite tutta una vita costruita insieme a
lui. Per quanto il romanzo originale di Parini, dal quale
Hoffman ha tratto la sceneggiatura per il suo
film, abbia come sottotitolo Gli Ultimi
Giorni di Tolstoj, la grande
protagonista della storia resta senza dubbio la Duchessa. La
passione di una moglie che ha paura di pedere tutto si scatena
contro coloro che sostengono la decisione di Tolstoj e pare per un
attimo metterle contro anche il marito, che con asoluta atarassia
conduce senza esitare la sua decisione di abbandonare ogni cosa
terrena.
The Last Station – recensione del
film con James McAvoy
Pur se tacciato di immobilità,
The Last Station trova in questo fortissimo moto
dell’animo il suo ritmo che sembra latitare da un punto di vista
narrativo, conferendo al racconto per immagini una potenza
espressiva da addebitare non soo alla già citata performance della
Mirren, ma anche a tutto il cast: Christopher Plummer,
Paul Giamatti e
James McAvoy assolutamente superbi nelle loro
interpretazioni.
Presentato al Festival
Internazionale del Film di Roma, The Last
Station, valso ad Helen Mirren il
Marc’Aurelio per la miglior interpretazione
femminile e una nomination all’Oscar (ricevuta anche dal
collega Plummer), uscirà nelle sale italiane il 28
maggio.
In attesa di conoscere il suo destino da uomo pipistrello per il
terzo Batman di Christopher Nolan, Christian Bale ha accettato di
interpretare il thriller The Revenant.
Le ultimissime immagini dalle riprese di Harry Potter e i Doni
della Morte: parte I e Harry Potter e i Doni della Morte: parte II
a Londra mostrano per la prima volta il personaggio di Ron
Weasley in versione quarantenne, interpretato da Rupert
Grint.
Prima foto di produzione ufficiale per The Tree Of Life.
L’attrice Jessica Chastain, protagonista di The Tree Of Life
insieme a Brad Pitt e Sean Penn, compare in una nuova immagine del
nuovo misterioso film di Terrence Malick, che dovrebbe uscire in
autunno…
La notizia ha del clamoroso. Reduce da Bastardi senza gloria,
Quentin Tarantino sta organizzando sopralluoghi in Austria.Che sia
per un nuovo Dracula?..
La MovieMax ha aggiornato il sito istituzionale della compagnia
con il logo ufficiale di Dylan Dog, il film di Kevin Munroe tratto
dal fumetto di Tiziano Sclavi. Mentre negli USA il film ancora non
ha un distributore, da noi la data di uscita è fissata per il 29
ottobre: in tempo per Halloween.
Pubblicizzato con il redivivo
Gladiatore, il Robin Hood di
Scott/Crowe arriva in sale lasciando a bocca
asciutta tutti coloro che si aspettavano una storia con la stessa
epicità ed intensità emotiva. La storia, quella classica del
fuorilegge che ruba ai ricchi per dare ai poveri, è leggermente
retrodatata, costituendo un ideale incipit alla storia del bandito
di Sherwood.
Quella di Scott è
quindi un’operazione simile a quella che Nolan ha
brillantemente portato sullo schermo con
Batman Begins, un ritorno alla nascita di una legenda
che al cinema abbiamo sempre visto precostituita, vuoi nella
versione musicale con Errol Fynn, vuoi in quella patetica ed eroica
con
Kevin Costner, vuoi ancora con quella demenziale ed
esilarante con Cary Elwes (alla regia nientepopodimenoche Sua
Signoria della Risata Mel Brooks).
Ci sono tutti i personaggi chiave
della vicenda: Riccardo Cuor di Leone, prode condottiero e
disincantato realista,;il Principe Giovanni, inetto e qui quasi una
macchietta di se stesso; lady Marian, un’elegante dama che qui è
stata trasformata in una volitiva e orgogliosa donna che sostiene
gli abitanti della sua città, poco più che un riempitivo; lo
sceriffo di Nottingham, quasi inconsistente; Little John e Will
Scarlett, allegra combriccola di combattenti un po’ rustici; Fra
Tuc, corpulento e atipico frate che si schiera dalla parte dei
poveri quando tutto il sistema ecclesiastico è da quella dei
ricchi. Ci sarebbero quindi tutti gli ingredienti per un bel
successone: drama, comedy, romance, thriller, suspense… ma a quanto
pare, a Ridley è sfuggito qualcosa.
Se alcuni nodi narrativi sembrano
affrettati, come l’espediente iniziale che i crociati utilizzano
per ritornare in Inghilterra, o come l’innamoramento (inspiegabile)
di Robin e Marian, in altri punti il regista appare restio, quasi
prolisso, (vedi le scene di guerra) stentando a far camminare una
storia che ha come pecca di fondo una sceneggiatura che affossa il
potenziale di una leggenda per famosa e capace di far muovere gli
animi (degli spettatori). C’è riuscito Gibson con
Braveheart, ma perché Scott ha miseramente fallito con il suo Robin
Hood? Quello che viene subito da pensare è la mancanza di una vera
e propria motivazione da parte del protagonista. Massimo Meridio,
Robin Hood (Costner),
William Wallace erano tutti accomunati dalla straziante perdita di
persone care, è il sentimento di vendetta in costoro ha potuto
attecchire e trasformarsi in qualcosa di più profondo, la lotta per
la libertà. Anche se non privo di un certo fascino anarchico che
Crowe riesce sempre a dare ai suoi personaggi, il Robin
Hood di Scott è mancante di questa componente
fondamentale, il coinvolgimento personale diretto, che impedisce
anche allo spettatore di addentrarsi nelle vicende dal punto di
vista del protagonista.
Ben giocate invece altre carte:
molto ben tratteggiati i compagni di viaggio e di lotta di Robin, e
altrettanto magnificamente interpretati i personaggi di Max
Von Sydow e
William Hurt. Ma su tutti un
Mark Strong davvero impeccabile nei ruoli da
cattivone, un attore che con la sua mimica riesce ad incarnare la
malizia e il male, memorabile infatti la sua interpretazione
dell’esoterico Lord Blackwood in Sherlock Holmes.
Nelle scene di battaglia Scott non
risparmia per violenza, facendo cavalcare Robin nella mischia della
battaglia addirittura con un … martello! Migliore in scena è
senza dubbio lo splendido paesaggio inglese, le vallate e i boschi
che da sempre fanno da sfondo nell’immaginario collettivo alle
vicende di Robin Hood, ma questo, ahimè,
non è un merito di Ridley.
In uscita il 28 maggio nelle sale
italiane, il film di Michelangelo FrammartinoLe quattro volte, ha vinto premio
SACD nella Quinzane des Realizateurs all’ultimo Festival di
Cannes.
Le quattro
volte segue gli ultimi giorni di un pastore calabrese
vecchio e malato. Lo vediamo portare al pascolo le capre, o recarsi
nella chiesa del paese, dove prende della polvere che a sera beve
disciolta nell’acqua e che, secondo una antichissima tradizione
calabra, dovrebbe guarirlo.
Alla morte del pastore, il film
mostra la nascita di un capretto e i suoi primi mesi di vita.
Quando esce per la prima volta al pascolo, rimane isolato rispetto
al gregge e si ripara ai piedi di enorme abete. L’albero passa
di stagione in stagione, finché viene tagliato e trasformato
dapprima in una sorta di “Albero della cuccagna” per la festa del
paese, poi viene trasformato in carbone nella fornace che abbiamo
visto all’inizio del film.
Il titolo del film e la sua
struttura quadripartita fanno riferimento a una frase della scuola
pitagorica secondo cui l’uomo deve conoscersi quattro volte, nella
sua essenza umana, animale, vegetale, minerale.
Vite che scivolano l’una
nell’altra, quasi per metempsicosi, in questo film di Frammartino,
già autore dell’acclamato “Il dono”, che qui costruisce un film
sulla meraviglia delle cose evidenti e di quelle nascoste, come il
fumo della fornace di carbone che, nel prologo e nel finale,
alternativamente copre e scopre il luogo da cui proviene. O più in
generale, mostra eventi semplici, ma in maniera tale da farci
sentire coinvolgente anche l’immagine più banale, come volesse
farci vedere le cose per la prima volta, siano esse il barbaglio
della polvere in una striscia di luce, o la nascita di un
capretto.
Le quattro volte
Qualcuno lo ha definito come film
di “fantascienza senza effetti speciali”. Forse perché vedere le
cose per la prima volta ce le fa apparire magiche, come avessero
ancora addosso la patina dell’ignoto e del mistero. Sono i casi in
cui il reale è ancora più straordinario dell’irreale, e il film di
Frammartino ne vede molti.
È così, ad esempio, nella scena
della morte del pastore, con la casa invasa dalle capre fuggite
dall’ovile e poste attorno al letto del moribondo. È una scena in
cui si perde la definizione tra gli spazi esterni e interni
(Frammartino ammette a questo proposito di esser rimasto molto
affascinato dalle ambientazioni dei film di
Tarkovskij, dai luoghi paradossali come
le stanze di Stalker e le casa di
Solaris, al cui interno piove
copiosamente). O ancora, si potrebbe ricordare la scena precedente,
quella di un pianosequenza formidabile per come sfrutta i fuori
campo visivi e sonori, per la coordinazione tra i vari eventi, gli
attori, nonché gli animali coinvolti. La scena vede una sacra
rappresentazione in costume per le vie del paese, con il recinto
delle capre da un lato, gli astanti e gli interpreti del corteo
dall’altro. Se nella scena della morte del pastore avevamo la
confusione dello spazio, in questo pianosequenza abbiamo la
confusione del tempo, la sua sospensione (il film è stato girato
tra Alessandria del Carretto, Caulonia, Serra San Bruno, stupendi
paesi calabresi dove per fortuna o purtroppo il tempo si è davvero
fermato), o l’impossibilità di distinguere in esso ciò che è
passato e ciò che è presente, arcaico e contemporaneo, quasi a
suggerire una dimensione di eternità/perpetuità, che è poi la
dimensione dei cicli naturali di trasformazioni raccontati dal
film, che si apre e si chiude con una fornace di carbone, quasi
alchemico athanor per la trasformazione della materia.
Anche il film funziona come “corpo”
da trasformare, nelle parole del regista: “considero il film un
corpo morto che ha bisogno dello sguardo attivo dello spettatore
per prendere vita”. Se questo film riesce a convolgerci –e lo
fa-, se riesce a farci entusiasmare mostrando cose semplici,
evidenti, quotidiane ma forse dimenticate, allora è sicuramente un
film vivente.
Sono uscite ben sette character poster di
Inception, che svelano anche alcuni dettagli dei
vari personaggi del kolossal di Christopher
Nolan.
Ciascuna locandina mostra uno dei protagonisti, descritto dalla
tagline: Leonardo DiCaprio è l’Estrattore, Ken Watanabe è il
Turista, Joseph Gordon-Levitt è l’Uomo Punto (The Point Man),
Marion Cotillard è l’Ombra, Ellen Page è l’Architetto, Tom
Hardy è il Contraffattore, Cyllian Murphy è l’Obiettivo. La
spiegazione di questi nomi non è ben chiara, anche se sappiamo che
il personaggio di Ellen Page è davvero un architetto (ma che lavora
anche sulla manipolazione dei sogni) e che Cyllian Murphy è
l’obiettivo della missione del team di Leonardo DiCaprio
(incaricato di “impiantare” una idea).
La notte scorsa è andata in onda
l’ultima puntata di Lost il finale della sesta e ultima serie
(potete dirci cosa ne pensate in questa news).
Alcune settimane fa era stato annunciato che appena dopo sarebbe
andato in onda un episodio speciale del Jimmy Kimmel Show: uno
special intitolato Aloha to Lost. Così è stato, e durante la
puntata, i produttori esecutivi Damon Lindelof e Carlton Cuse hanno
mostrato tre finali… “alternativi”. Inutile dire che si tratta di
parodie!
Intanto sono arrivati i primi dati sugli spettatori negli Stati
Uniti: 13 milioni di spettatori nella fascia 18-49 per l’episodio
finale, durato due ore e mezzo, con un rating di 5.6. e 20.5
milioni di spettatori complessivi. Si tratta dei migliori risultati
per Lost da due anni a questa parte, tuttavia ci si aspettava
qualcosa di più. Va detto che questi numeri non includono i
possibili streaming online.