Home Blog Pagina 555

Thandie Newton: 10 cose che non sai sull’attrice

Thandie Newton: 10 cose che non sai sull’attrice

Dopo aver partecipato a numerosi film di successo, l’attrice Thandie Newton sta oggi raggiungendo una buona popolarità anche in televisione, dove è tra i protagonisti della serie Westworld. Nel corso della sua carriera l’attrice ha saputo dimostrare di sapersi continuamente rinnovare, affrontando personaggi e generi sempre diversi, ottenendone in apprezzamenti di critica e pubblico.

Ecco 10 cose che non sai di Thandie Newton.

Thandie Newton: i suoi film

1. Ha recitato in un premiato con l’Oscar. L’attrice debutta al cinema nel 1991 con il film Flirting. Successivamente acquista una popolarità sempre crescente recitando in film come Intervista col vampiro (1994), Beloved (1998), L’assedio (1998), Mission: Impossible II (2000), The Truth About Charlie (2002), The Chronicles of Riddick (2004), e Crash – Contatto fisico (2004), film che viene premiato con l’Oscar al miglior film. L’attrice recita poi in La ricerca della felicità (2006), con protagonista Will Smith, Norbit (2007), RocknRolla (2008), W. (2008), 2012 (2009), Vanishing on 7th Street (2010), Solo: A Star Wars Story (2018) e La mia vita con John F. Donovan (2018).

2. È tra i protagonisti di celebri serie TV. L’attrice si è fatta conoscere anche per alcuni ruoli televisivi di rilievo, tra cui si annoverano quelli nelle serie E.R. – Medici in prima linea (2003-2009), Rogue (2013-2015), The Slap (2015), Westworld – Dove tutto è concesso (2016-in corso).

thandie-newton-instagram

Thandie Newton è su Instagram

3. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram, dove ha un profilo seguito da 154 mila persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie scattate in momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi. Non mancano tuttavia anche immagini promozionali dei suoi progetti da interprete.

Thandie Newton ha dei figli

4. È madre di tre bambini. Nel 1998 l’attrice ha sposato lo scrittore e regista Ol Parker, con il quale ha avuto tre figli, nati rispettivamente nel 2000, nel 2004 e nel 2014.

Thandie Newton e Zoe Saldana

5. Viene confusa con la collega attrice. La Newton si è più vista confondere con l’attrice Zoe Saldana, celebre per il ruolo di Gamora in film Marvel come Guardiani della Galassia. La Saldana ha inoltre confesso che perfino sua madre la confonde con la collega.

Thandie Newton e Brad Pitt

6. Ha avuto una breve relazione con l’attore. Nel 1994 l’attrice recita a stretto contatto con Brad Pitt nel film Intervista col vampiro. Conosciutisi sul set, i due attori si sono frequentati per un breve periodo, per poi separarsi una volta spentasi la fiamma.

Thandie Newton in RocknRolla

7. Si è rifiutata di baciare il protagonista. Nel film diretto da Guy Ritchie era presente una scena dove l’attrice scambia un intenso bacio con l’attore Gerard Butler. Tuttavia quest’ultimo, il giorno delle riprese, aveva una infezione alla gola e la Newton si rifiutò di baciarlo, costringendo il regista a improvvisare e ripensare da capo la scena.

thandie-newton-altezza

Thandie Newton in Crash

8. Era la prima scelta per il ruolo. Il regista Paul Haggis ha affermato di aver pensato da subito all’attrice per il ruolo di Christine Thayer nel film Crash – Contatto fisico, il quale è poi stato premiato con l’Oscar al miglior film.

Thandie Newton: il suo 2019

9. Ha ripreso il suo ruolo in Westworld. Nel 2019 l’attrice è stata di nuovo protagonista in televisione nella serie Westworld, dove ricopre il personaggio di Maeve Millay, la quale continua la ricerca della figlia per dare un senso alla sua vita.

Thandie Newton età e altezza

10. Thandie Newton è nata a Londra, Inghilterra, il 6 novembre 1972. L’altezza complessiva dell’attrice è di 160 centimetri.

Fonte: IMDb

 

Thandie Newton delusa dal destino di Val Beckett in Solo: A Star Wars Story

0

Solo: A Star Wars Story è stato afflitto da numerosi problemi di produzione, con i registi originali Phil Lord e Chris Miller che alla fine sono stati sostituiti da Ron Howard. Sebbene il film sia stato accolto da recensioni per lo più positive, si è comunque rivelato un enorme delusione al box office.

Nel film Thandie Newton ha interpretato Val Beckett, scrivendo la storia del franchise nei panni del primo personaggio femminile nero in un ruolo da protagonista. Sfortunatamente, Val è stata uccisa in tempi relativamente brevi, ma a quanto pare non era questi i piani originali.

Parlando con Inverse, Newton ha confermato che Val aveva un destino diverso nella sceneggiatura che le era stata consegnata inizialmente, ma che le cose sono cambiate a causa di una riduzione sostanziale del budget di produzione. “Mi sono sentita delusa da Star Wars per il fatto che il mio personaggio sia stato ucciso”, ha spiegato l’attrice. “E, in realtà, nella sceneggiatura originale, non doveva morire. È successo durante le riprese. Era molto più facile farmi morire piuttosto che farmi cadere nel vuoto dello spazio, in modo da potermi permettere di tornare prima o poi.” 

“In origine doveva andare così: c’era l’esplosione, ma lei cadeva e nessuno sapeva dove fosse finita”, ha aggiunto Newton. “Quindi, sarei potuta tornare ad un certo punto. Quando siamo arrivati sul set e abbiamo iniziato a girare, si sono resi conto, da quello che so, che quel set era troppo complicato da ricreare, così mi hanno semplicemente fatta esplodere, mettendo fine al mio personaggio.”

“All’epoca pensai che fosse stato un grandissimo errore”, ha concluso l’attrice. “E non per me o perché volessi tornare a tutti i costi. Ma perché mi sembrava assurdo uccidere la prima donna nera ad avere un ruolo di rilievo in un film di Star Wars. Ricordo che pensai: ‘Stiamo scherzando?’. Inutile dire che la Lucasfilm ha commesso un grosso sbaglio.”

Le info su Solo: A Star Wars Story

Solo: A Star Wars Story è un film del 2018 diretto da Ron Howard con Alden EhrenreichWoody HarrelsonEmilia ClarkeDonald Glover Thandie Newton. Attraverso una serie di audaci bravate nel profondo di un mondo criminale oscuro e pericoloso, Han Solo fa amicizia con il suo futuro possente copilota Chewbacca e incontra il famigerato giocatore d’azzardo Lando Calrissian, in un viaggio che determinerà il futuro di uno degli eroi più improbabili della saga di Star Wars.

Tha Amazing Spider-Man 3D: il full trailer

0

Ecco il full trailer di The Amazing Spider-Man, reboot di quello targato Sam Raimi e diretto da Mark Webb che si è avvalso di Andrew Garfield nella tuta dell’uomo ragno per sostituire Tobey Maguire.

Tha Amazing Spider-Man 2 Mark Webb parla dei tanti (troppi?) nemici

0

La preoccupazione è venuta a tutti: il prossimo film di Spider-Man sarà un vero e proprio nido di vipere e il povero Spidy probabilmente farà molta fatica a cavarsela; nella storia infatti ci saranno non solo Electro (villain principale a quanto sembra), ma anche Rhino, il Green Goblin, oltre alla Gatta Nera e ad altri personaggi che in maniera altalenante entrano ed escono dal film o si andranno a distribuire variamente nei prossimi due film che la Sony ha intenzione di realizzae con la stessa squadra (i vociferati Spider-Man 3 e 4).

the amazing spider-man 2 promoEbbene Mark Webb ha deciso di mettere chiarezza e di tranquillizzare i fan e gli spettatori: “Abbiamo ovviamente familiarità con questa preoccupazione che ha la gente. Siamo stati molto attenti a fare in modo che le storie dei diversi personaggi si intreccino bene. Per Peter Parker, è molto importante creare situazioni difficili da superare oltre a considerare la spettacolarità del film. Non saremo legati ad un progetto piccolo. Voglio essere fantastico, grande, e comunicare quella sensazione di quando sei piccolo e leggi quei fumetti.”A quanto pare, garantisce Webb, le storie di tutti i personaggi cattivi presenti nel film si intrecceranno a dovere. Noi possiamo solo sperarlo e aspettare che il film esca il prossimo 2 Maggio 2014.

Tutte le foto di  The Amazing Spider-man 2:

[nggallery id=213]

Come sempre ricordiamo che nel film ritorneranno i protagonisti  e  ai quali si aggiungono  in Electro, ​​ come Harry Osborn, il villain Paul Giamatti . Tutte le news sul film le trovate nel nostro speciale: The Amazing Spider-man 2Mentre per tutte le info sul film vi segnaliamo la nostra Scheda Film: The Amazing Spider-man 2La pellicola è diretta ancora una volta da  su una sceneggiatura di   ed uscirà il 2 Maggio 2014.

Ecco anche la trama del film:

In The Amazing Spiderman 2, per Peter Parker (Andrew Garfield), vive una vita molto la occupata – tra prendere i cattivi come Spider-Man e passare il tempo con la persona che ama, Gwen (Emma Stone); diplomato ormai ha lasciato le scuole superiore e non ha dimenticato la promessa fatta al padre di Gwen di  proteggerla – ma questa è una promessa che semplicemente non può mantenere sempre. Le cose cambieranno per Peter quando un nuovo cattivo, Electro (Jamie Foxx), emerge dagli abissi della città, e un vecchio amico, Harry Osborn (Dane DeHaan), ritorna, e fa riemergere nuovi indizi sul suo passato.

Fonte: CS

TFF 38: presentato il programma dell’edizione on-line

0
TFF 38: presentato il programma dell’edizione on-line

È stato presentato il programma di TFF 38, l’edizione del Torino Film Festival completamente on-line. Nel selezionare i film del concorso Torino38, la principale sezione competitiva del festival dedicata ai lungometraggi internazionali, si lavora con l’intento di catturare le stelle nascenti del cinema di domani.

Visioni mozzafiato, di ampia immaginazione e innovazione, opere prime e seconde risonanti di passione che aprono un ventaglio estetico variegato fatto di visioni originali e forti. Uno degli aspetti essenziali del lavoro di selezione è stato mantenere l’impegno di sostenere a pieno la politica internazionale del “50/50 by 2020” lanciata dal Toronto Film Festival. Per la prima volta nel concorso viene infatti riservato uno spazio equo alle produzioni realizzate da registi donne e a quelle realizzate da registi uomini.

Non è stato semplice lavorare riducendo i numeri del programma ma grazie all’entusiasmo, alla collaborazione e al dialogo di tutti, si è raggiunto un risultato sorprendete che ha saputo mantenere l’attenzione alle nuove forme e nuove tendenze del cinema tipica del TFF.

BOTOX di Kaveh Mazaheri (Iran-Canada, 2020, 97′, col.)
Akram e Azar sono sorelle. Entrambe mentono sulla scomparsa del fratello, dicendo a tutti che è fuggito in Germania. Con il tempo la bugia diventa sempre più ingestibile, arrivando a condurre le protagoniste in luoghi oscuri e misteriosi. Un dramma domestico costruito attorno ai temi del doppio, della verità e della menzogna e capace di passare con assoluta naturalezza dalla black comedy al giallo, dal visionario all’onirico. Audace nella forma, geometrico e precisissimo nello stile, fonde slapstick, Tex Avery e Blake Edwards con echi del cinema di Ioseliani ed elementi di poesia surreale.

CAMP DE MECI POPPY FIELD di Eugen Jebeleanu (Romania, 2020, 81′, col.)
Cristi è un giovane poliziotto rumeno che vive un’esistenza conflittuale rispetto alla sua identità: lavora in un ambiente gerarchico e maschilista ma è omosessuale e cerca di conservare gelosamente il segreto sulla sua vita privata. Nei giorni in cui Hadi, il ragazzo con cui ha una relazione a distanza, è venuto a fargli visita dalla Francia, Cristi viene chiamato per un intervento: un gruppo nazionalista e omofobo ha interrotto la proiezione di un film a tematica lgbtqi+. Quando uno dei manifestanti minaccia di smascherarlo, Cristi perde il controllo.

CASA DE ANTIGUIDADES MEMORY HOUSE di João Paulo Miranda Maria (Brasile/Francia, 2020, 93′, col.)
Cristovam, un uomo di colore originario delle zone rurali del nord del Brasile, si trasferisce in una città del sud, una ricca ex colonia austriaca, per lavorare in una fabbrica di latte. Costantemente a contatto con persone xenofobe e conservatrici, il protagonista si sente estraneo rispetto alla comunità e solo. Quando scopre una casa abbandonata piena di oggetti che lo riportano alle sue origini, decide di trasferirsi in quel luogo dove piano piano i ricordi sembrano prendere vita spingendolo verso una trasformazione radicale. Un esordio magico che affonda nella tradizione folkloristica brasiliana per portare in scena le tensioni
sociali e culturali dell’oggi.

THE EVENING HOUR di Braden King (USA, 2020, 115 ’ , col.)
Un tempo Dove Creek, in West Virginia, era la classica florida cittadina mineraria americana. Oggi, questa comunità post-industriale è in declino. Cole Freeman lavora come collaboratore sanitario a domicilio, occupandosi degli anziani ma neppure la vendita illecita di antidolorifici riesce a fargli sbarcare il lunario. Come tanti della sua generazione vuole cambiare vita ma le opportunità sono sempre poche e l’ambiente che lo circonda è in costante cambiamento. Cole appartiene a una generazione intrappolata in un vortice di paura esistenziale, mancanza di opportunità e inadeguatezza.

EYIMOFE THIS IS MY DESIRE di Arie & Chuko Esiri (Nigeria, 2020, 110′, col.)
Mofe e Rosa vivono a Lagos, in Nigeria. Lui lavora in fabbrica, lei fa la parrucchiera e insieme progettano di emigrare all’estero per trovare una vita migliore. Il destino ostacola però i loro piani, e quando la realizzazione del loro sogno sfuma si vedranno costretti a riconsiderare anche la possibilità di costruire nel loro stesso mondo il futuro che desiderano. Dalla Nigeria un esordio potente in cui il dramma, ma anche la pazienza e la capacità di elaborare delle soluzioni, assumono le forme della quotidianità. Mofe and Rosa live in Lagos.

HOCHWALD WHY NOT YOU di Evi Romen (Austria/Belgio, 2020, 107’, col.)
Mario ama danzare, ma per uno come lui la danza non potrà mai diventare un lavoro. Mario infatti è tossicodipendente e vive in povertà con la madre. Mentre si trova a Roma, viene coinvolto con l ’amico Lenz in un attacco terroristico: Lenz muore, Mario resta illeso.  Tornato al paese, viene accolto con indifferenza dai compaesani. Questa reazione finisce per destabilizzarlo ulteriormente. Quando incontra Nadim, un ragazzo che distribuisce il Corano e che insieme ai suoi fratelli lo aiuta a combattere la propria dipendenza, decide di convertirsi all’islamismo. Per il paese è un affronto. Dietro a tutte le sofferenze, il cuore di Mario batte ancora per la danza.

LAS NIÑAS SCHOOLGIRLS di Pilar Palomero (Spagna, 2020, 97′, col.)
Celia ha undici anni e studia in una scuola di suore a Saragozza, dove vive con la madre. Insieme a Brisa, una nuova compagna di classe appena trasferitasi da Barcellona, si avviano verso l’adolescenza. Crescendo, nella Spagna dell’Expo e dei Giochi Olimpici del 1992, Celia scopre che la vita è fatta di molte verità, e di qualche bugia. L’esordio alla regia di Pilar Palomero non è solo il racconto della sua, vita ma anche il ritratto di molte donne spagnole cresciute negli anni Novanta, divise tra uno stile di vita tradizionale e uno ben più moderno fortemente caratterizzato dall’emancipazione.

MI ZHOU GUANGZHOU MICKEY ON THE ROAD di Lu Mian Mian (Taiwan, 2020, 95′, col.)
Mickey e Gin Gin sono migliori amiche. Mickey si prende cura della madre che soffre di depressione; nel tempo libero frequenta il tempio cercando di unirsi alla squadra maschile di arti marziali. Gin Gin, più impulsiva, si guadagna da vivere ballando nelle discoteche. Quando Gin Gin escogita un piano per incontrarsi con Jay a Guangzhou, in Cina, Mickey decide di cercare il padre che anni prima aveva abbandonato lei e la madre. Affrontando situazioni a volte comiche, a volte brutali, Mickey e Gin Gin rafforzano la loro amicizia e raggiungono una matura consapevolezza di sé. Taiwan.

NAM-MAE-WUL YEO-REUM-BAM MOVING ON di Yoon Dan-bi (Korea, 2020, 105’, col.)
Durante le vacanze estive, Okju e Donju si trasferiscono nella casa del nonno dopo il dissesto finanziario del padre. Mentre il giovane Dongju si adatta immediatamente, Okju prova invece un forte disagio. L’arrivo della sorella del padre, prossima al divorzio, cambia per fortuna le cose, e anche Okju comincia ad apprezzare la nuova vita in famiglia. Tuttavia, quando il nonno si ammala, zia e padre decidono di mandare l’uomo in una casa di cura e mettere in vendita la casa.

REGINA di Alessandro Grande (Italia, 2020, 82′, col.)
Regina, una ragazza di quindici anni che ha perso la madre anni prima, sogna di fare la cantante. Il padre, Luigi, che rappresenta ormai tutta la sua famiglia, crede molto nel talento della figlia e non smette mai di supportarla. D’altra parte Luigi la capisce bene perchè lui stesso ha dovuto rinunciare alla propria carriera musicale proprio per stare vicino alla figlia. Il loro legame sembra fortissimo, indissolubile, almeno fino a quando, un giorno, un evento imprevedibile cambierà le loro vite.

SIN SEÑAS PARTICULARES IDENTIFYING FEATURES di Fernanda Valadez (Messico-Spagna, 2020, 97′, col.)
Magdalena non ha più notizie del figlio da quando, mesi prima, ha lasciato il Messico per andare negli Stati Uniti. Le autorità spingono perché Magdalena firmi un certificato di morte, ma l’incontro con un genitore in lutto spinge la donna a intraprendere un lungo viaggio per capire quale sia stato il destino del figlio. Magdalena incontrerà Miguel, un ragazzo costretto a rimpatriare dagli Stati Uniti, e con lui affronta la violenza e la desolazione di un paese profondamente cambiato. Un esordio secco, capace di raccontare
attraverso una storia privata il dramma condiviso da un intero paese.

WILDFIRE di Cathy Brady (Regno Unito/Irlanda, 2020, 85′, col.)
Lauren e Kelly sono sorelle legatissime, cresciute in una piccola città irlandese. Le loro strade si sono separate dopo la morte della madre e Lauren è rimasta sola ad affrontare l’oscuro e traumatico passato della famiglia. Data per dispersa da più di un anno, un giorno Kelly torna improvvisamente a casa. Dopo l’iniziale tensione le due donne ritrovano l’equilibrio andato inevitabilmente perduto. Unite più che in passato, Lauren e Kelly vogliono fare chiarezza sui segreti della loro famiglia: tuttavia la loro ricerca non è ben vista in città, dove si cerca di nascondere la verità e chi la cerca.

Torino 38 Corti

Negli ultimi anni il cortometraggio si è ritagliato un ruolo sempre più importante e autonomo nel panorama cinematografico internazionale, dando l’opportunità ai cineasti emergenti di sviluppare le tecniche filmiche e affinare lo sguardo autoriale in una struttura produttiva meno impegnativa di quella del lungometraggio ma che ne comprende già tutte le dinamiche. La forma breve ha generato eccellenti risultati creativi e un rinnovato interesse del pubblico.

La nuova sezione competitiva Torino 38 Corti presenta una selezione internazionale di 12 opere inedite in Italia, di ampia varietà tematica e stilistica, che verranno proiettati in abbinamento ai lungometraggi del concorso Torino 38. Nel pieno rispetto della parità di genere, vengono proposti 6 film di registi e 6 di registe.

Rinnovando la tradizione di Cinema Giovani, Torino 38 Corti vuole essere uno sguardo aperto al presente e al futuro, una vetrina di talenti in grado di interessare e coinvolgere tutto il pubblico del Torino Film Festival.

BEFORE THE TYPHOON COMES di Chen Yun (Cina, 2020, 14’, col.)
Chen va in spiaggia con il padre ma sfortunatamente un tifone è in arrivo. Decide di nuotare comunque e, mentre si trova mare, ha un incontro con il suo passato con il quale cerca di riconciliarsi. Una storia familiare vista dalla prospettiva di un bambino.

A BETTER YOU di Eamonn Murphy (Irlanda, 2019, 16′, col.)
Douglas, giovane timido e introverso, vuole conquistare la ragazza dei suoi sogni. Decide allora di investire in un clone in carbonio, una versione migliorata di sé stesso. Tra la distopia e lo steampunk, una metafora sulle estreme conseguenze dell’uso dei social media.

L’ESCALE di Pieter De Cnudde (Belgio, 2020, 14’, col.)
Tre personaggi si incontrano a una stazione di servizio. Una borsa piena di soldi e una biro
distruggeranno i sogni e le speranze di ognuno.

LOS HONORES di Sergio Barrejón (Spagna, 2020, 14′, b/n.)
Dopo aver passato più di vent’anni in carcere per l’omicidio di un agente di polizia, in segno di pentimento l’ex terrorista Sara chiede di parlare con il figlio della vittima. Andoni, un funzionario del carcere, la fa chiamare e la riceve nel suo ufficio per assicurarsi della sincerità e dell’onestà delle sue intenzioni.

JUST A GUY di Shoko Hara (Germania, 2020, 15′, col.)
Un’intervista. Tre donne raccontano la loro relazione con Richard Ramirez, celebre serial killer degli anni ’80 conosciuto durante i suoi anni di prigionia. Il film d’animazione, costruito a partire dalle lettere scambiate tra le donne e Ramirez, mostra le emozioni delle persone coinvolte, svelando elementi familiari ma sottilmente disturbanti e ossessivi.

MÜNHASIR di Yeşim Tonbaz Güler (Turchia, 2020, 10’, col)
Rimasta sola dopo la morte della figlia per una lunga malattia, mentre cerca di accettare il dolore, Fazilet trova un pacco destinato alla figlia. In cerca di informazioni, busserà di porta in porta fino a trasformare il pacco nella cosa più importante della sua vita.

MY SISTER’S MERCY di Vladimir Koptsev (Russia, 2020, 9′, col.)
During the Soviet-Afghan War, in the days when general secretary of the Communist Party Leonid Breznev, in a military hospital a young lieutenant wounded almost to death meets a young military nurse tired almost to death. One meeting. One night. One candle. A short from Vladimir Koptsev, Alexander Sokurov’s pupil.

SLOUGH di Haruna Tanaka (Giappone, 2020, 14’, col.)
Una mattina Hibari si sveglia di soprassalto con la sensazione di avere qualcuno accanto e in giardino trova la pelle di un serpente. Sono passati sei mesi da quando il figlio Tatsumi è morto in un incidente stradale e lei e il marito Seiji non riescono a riempire la voragine che la morte del figlio ha aperto tra di loro. Hibari esce per raggiungere il luogo dell’incidente portando con sé l’ombrello del figlio che offre a un uomo infradiciato incontrato per strada: improvvisamente l’uomo, come in una visione, entra in contatto con la memoria del ragazzo.

O NOSSO REINO / OUR KINGDOM di Luís Costa (Portogallo, 2020, 15’, col.)
In un regno fatto di pietra, un bambino vive in un vortice di morte e abbandono. Ogni giorno vaga per le strade del suo villaggio e la sera, quando torna a casa, non trova altro che il silenzio degli adulti. Solo il suono e il calore del fuoco mitigano il suo dolore. Il bambino non ha nessuno, ma piange solo quando si ritrova ancora una volta in strada, senza direzione o compagnia.

SEALSKIN di Ugla Hauksdóttir (Islanda, 2020, 13’, col.)
Sol ha cinque anni e vive con il padre in una casa isolata sul mare. Passa le giornate sola con la propria immaginazione, mentre il padre, un compositore, è in crisi creativa. Quando Sol capisce che il papà è afflitto dal dolore, trova conforto in un vecchio racconto folkloristico islandese.

THE LAST MERMAID di Fi Kelly (Scozia/Regno Unito, 2019, 16′, col.)
Pearl, sirena di mezza età, incallita fumatrice e incapace di nuotare, è la proprietaria della più celebre linea telefonica hot per appassionati di fantasie sessuali acquatiche di Scozia. La sua vita è completamente diversa da quella delle sue affascinanti antenate. Quando la sua migliore amica Sadie le rivela una notizia sconvolgente, Pearl è costretta ad affrontare le sue paure: è l’ultima sirena in vita e se vuole mandare avanti la sua specie deve avere un figlio in fretta.

UNA NUOVA PROSPETTIVA di Emanuela Ponzano (Italia/Francia, 2020, 15’, col.)
Seguendo un ragazzino che gioca in una foresta con alcuni compagni, scopriamo passo passo alcuni particolari: una bambina sola che piange, persone ammassate e in fila, poliziotti e guardie con i cani, un muro di filo spinato. Dove ci troviamo? E quando?

Fuori Concorso

Il Fuori Concorso di un festival ha tante anime. Nel mettere insieme il programma di questa sezione variegata, ci si muove in diverse direzioni nel tentativo di restituire al pubblico un percorso che racconta gli sguardi più interessanti della produzione dell’anno. Il Fuori Concorso è la sezione che paga di più il fatto di non poter andare in sala, ma pensiamo di essere tuttavia riusciti a presentare una molteplicità di punti di vista che ci comunicano molto della contemporaneità. Si è deciso di presentare alcune opere prime e seconde che non hanno trovato spazio nel concorso Torino 38 ma che abbiamo comunque voluto premiare con la speranza di dar loro la visibilità necessaria a trovare una distribuzione (Toorbos di Rene Van Rooyen, A Shot Trough the Wall di Aimee Long, Cleaners di Glen Barit). Ci sono le collaborazioni con due importanti realtà festivaliere indipendenti della città come Seeyousound e Fish&Chips che abbiamo voluto sostenere con due proiezioni speciali: Billie (documentario di James Erskine su Billie Holiday) e Une dernière fois (opera ultima di Olympe de G.); ci sono le collaborazioni con gli attori del sistema cinema torinese come Film Commission Torino Piemonte (1974-1979 Le nostre ferite di Monica Repetto,
Nuovo cinema paralitico di Davide Ferrario), Torino Film Lab (The Salt in our Waters, l’esordio del regista bengalese Rezwan Shahriar Sumit) o Associazione Museo Nazionale del Cinema che quest’anno assegna il Premio Maria Adriana Prolo alla grande regista e fotografa Cecilia Mangini, di cui verrà proiettato l’ultimo lavoro, realizzato con Paolo Pisanelli, Due scatole dimenticate – Viaggio in Vietnam.

Una novità assoluta è rappresentata dal significativo numero di cortometraggi fuori concorso raggruppati nei programmi speciali Issues e Scuole di Cinema, dedicati rispettivamente a temi di rilevanza sociale e ad alcuni lavori provenienti dalle scuole di cinema di tutto il mondo. Un caso particolare è il commovente R(e)sisti, il viaggio infernale di Davide Bongiovanni nelle strutture sanitarie della Valle D’Aosta durante il lockdown di primavera.

E ancora un excursus nel mondo del teatro con il film di un grande maestro del cinema francese come Paul Vecchiali (Une soupçon d’amour) e quello di un emergente autore italiano di grande talento Francesco Lagi che presenta il suo Quasi Natale. Molto spazio anche al cinema del reale con numerosi progetti che ruotano intorno a grandi figure di artisti e intellettuali. Italiani, come Franca Valeri protagonista di Zona Franca di Steve Della Casa, o l’artista torinese Ezio Gribaudo al centro di Ezio Gribaudo – La bellezza ci salverà di Alberto Bader o ancora Goffredo Fofi raccontato da Felice Pesoli nel bellissimo Suole di vento – Storie di Goffredo Fofi. E stranieri come il ritratto del leggendario fotografo Helmut Newton realizzato da Gero von Boehm, Helmut Newton: The Bad and the Beautiful.

Abbiamo incluso poi nella selezione una serie di opere documentarie corali che, ognuna in modo diverso, esprimono il senso della collettività sulla cui importanza questo periodo ci ha spesso chiamato a riflettere. Film influenzati dalle difficoltà produttive degli ultimi mesi eppure, forse proprio per questo, capaci di trasmettere un portato ulteriore come La scuola prossima e L’anfora di Clio, strettamente legati a importanti realtà educative. Ma anche film che danno voce a un luogo o una società, approfondendo temi cruciali come quello della circolazione delle armi negli Stati Uniti al centro di My America di Barbara Cupisti, o descrivendo un microcosmo come in Rione Sanità, la certezza dei sogni di Massimo Ferrari o ancora raccontando le trasformazioni della vita social grazie alla cultura e all’arte come in La rivoluzione siamo noi di Ilaria Freccia. Tanto cinema italiano, quindi, che siamo molto contenti di poter presentare in anteprima; a quelli citati si aggiungono altri film coraggiosi come Io sono Vera di Beniamino Catena, film arditi come l’ideale proseguimento di un cult del cinema italiano firmato da Toni D’Angelo (Calibro 9) e ancora film rigorosi come Il buco in testa di Antonio Capuano.

• Fuori Concorso
BILLIE di James Erskine (UK, 2019, 96’, col e b/n)
Collaborazione con SeeYouSound
IL BUCO IN TESTA di Antonio Capuano (Italia 2020, 95’, col)
CALIBRO 9 di Tony D’Angelo (Italia 2020, 90′, col)
CLEANERS di Glenn Barit (Filippine 2019, 78′, col e b/n)
UNE DERNIÈRE FOIS di Olympe de G. (Francia 2020, 70′, col)
Collaborazione con Fish&Chips
HELMUT NEWTON: THE BAD AND THE BEAUTIFUL di Gero von Boehm (USA/Germania 2020, 93′, col e b/n)
IN THE MOOD FOR LOVE di Kar-Wai Wong (Hong Kong/Cina 2000, 98′, col)
VERA DE VERDAD di Beniamino Catena (Italia/Cile 2020, 101′, col)
THE SALT IN OUR WATERS di Rezwan Shahriar Sumit (Bangladesh/Francia 2020, 100′, col)
TorinoFilmLab
A SHOT THROUGH THE WALL di Aimee Long (USA 2020, 90′, col)
TOORBOS – DREAM FOREST di Rene Van Rooyen (Sud Africa 2020, 117′, col)

• Fuori Concorso – Documentari
L’ANFORA DI CLIO di Mario Acampa, Riccardo Alessandri (Italia 2020, 55′, col)
EZIO GRIBAUDO – LA BELLEZZA CI SALVERÀ di Alberto Bader (Italia 2020, 84′, col)
SUOLE DI VENTO – STORIE DI GOFFREDO FOFI di Felice Pesoli (Italia 2020, 81′, col)
MY AMERICA di Barbara Cupisti (Italia 2020, 96′, col)
RIONE SANITÀ, LA CERTEZZA DEI SOGNI di Massimo Ferrari (Italia 2020, 57′, col)
LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI di Ilaria Freccia (Italia 2020, 83′, col e b/n)
LA SCUOLA PROSSIMA di Alberto Momo (Italia 2020, 69′, col)
TORINO 2020 – STORIE DA UN ALTRO MONDO di Alessandro Bignami (Italia 2020, 36′, col)
ZONA FRANCA di Steve Della Casa (Italia 2020, 55′, col e b/n)

• Fuori Concorso – Tracce di teatro
QUASI NATALE di Francesco Lagi (Italia 2020, 87′, col)
UN SOUPÇON D’AMOUR di Paul Vecchiali (Francia 2020, 92′, col)

• Fuori Concorso – Corti
(R)ESISTI di Davide Bongiovanni (Italia 2020, 20′, col)

• Fuori Concorso Corti / Programma ISSUES
THE BONEFISH di Daniel Houghton (USA 2020, 8′, col)
IN THE IMAGE OF GOD di Bianca Rondolino (Italia 2020, 15′, col)
LET US FORGET di Marcus Hanisch (Germania 2020, 15′, col)
SHUT UP di Noa Aharoni Maor (Israele 2020, 16′, col)
SILENCE di Sean Lìonadh (UK 2020, 11′, col)
TESLIMAT / THE DELIVERY di Dogus Ozokutan (Cipro 2020, 11′, col)

• Fuori Concorso Corti / Programma SCUOLE DI CINEMA
39 di Anat Schwartz (Israele 2020, 14′, col)
DOWNBOUND WAYFARER di Juan-Felipe Balcazar (UK/Colombia 2019, 16′, col)
EXTRA SAUCE di Alireza Ghasemi (Germania 2019, 13′, col)
EYES OF THE SEA di Tang Li (Cina 2020, 14′ col)
FIRUL ROSU / THE RED STRING di Alexandra Fuscas (Romania 2019, 5′, col)
LA VIRGEN, LA VIEJA, EL VIAJE di Natalia Luque (Cile/USA/Spagna 2020, 9′, col)

• Fuori Concorso – Corti / Programma EDUCATIONAL
AFRICA BIANCA di Filippo Foscarini, Marta Violante (Italia 2020, 25′, b/n)
SCENE DA UN LABORATORIO di Luigi Barletta (Italia 2020, 51′, col)

• Fuori Concorso – Film Commission
1974 1979. LE NOSTRE FERITE di Monica Repetto (Italia 2020, 58′, col e b/n)
NUOVO CINEMA PARALITICO di Davide Ferrario (Italia 2020, 86′, col)

• Fuori Concorso – Premio Maria Adriana Prolo
DUE SCATOLE DIMENTICATE – VIAGGIO IN VIETNAM di Cecilia Mangini (Italia 2020, 57′, col e b/n)

Le stanze di Rol

Federico Fellini, dotato di incomparabile estro, era grande amico del torinese Gustavo Adolfo Rol, celebre esploratore di mondi paralleli. E se il cinema è – tra le altre cose – immaginazione e creazione, le stanze che Rol ha aperto (o avrebbe potuto aprire) ne rappresentano contemporaneamente lo specchio e uno sfogo. Perciò Le stanze di Rol non è una semplice sezione di cinema di genere: è una zona franca, una superficie off limits dove è vietato l’ingresso esclusivamente agli scettici; è un luogo del mistero e dell’ignoto, dell’inspiegabile e del bizzarro. Le porte di queste stanze si aprono e si chiudono rivelando i
loro segreti. I diffidenti sono avvisati: in queste stanze, tutte rigorosamente insonorizzate, non accade nulla di conosciuto. Il cinema che ne è la voce e lo sguardo riempie il loro perimetro in modo esclusivo. E i generi si passano il testimone, l’horror più spaventoso (The Dark and the Wicked di Bryan Bertino) dà la mano allo slasher astratto e teorico (Lucky di Natasha Kermani), il midnight movie (Fried Barry di Ryan Kruger) va a braccetto con il kammerspiel imprevedibile (The Oak Room di Cody Calahan), il visual essay (The Philosophy of Horror: A Symphony of Film Theory di Péter Lichter e Bori Máté) dialoga con la videoarte electro-esistenziale (El elemento enigmático di Alejandro Fadel) e con le storie d’amore di una realtà inquieta a un passo dalla distopia (Funny Face di Tim Sutton). In questi spazi anche le durate sono irrituali, lungometraggi, cortometraggi e mediometraggi, perché il tempo è un concetto da piegare e da creare a piacere, non una cornice presunta. Le stanze di Rol porta agli spettatori più curiosi e agli appassionati una ricca selezione della produzione dell’anno, evitando stereotipi e prevedibilità. Con un solo credo: che il cinema e le immagini, il più libero e le meno addomesticate, il più temerario e le più discordanti, sono un segno di vita, e per questo motivo rifiutano per natura qualunque forma di
oscurantismo.

ANINSRI DAENG / RED ANINSTI; OR TIPTOEING ON THE STILL TREMBLING BERLIN WALL di Ratchapoom Boonbunchachoke (Tailandia, 2020, 30′, col.)

ANTIDISTURBIOS / RIOT POLICE di Rodrigo Sorogoyen (Spagna, 2020, col.)

BREEDER di Jens Dahl (Danimarca, 2020, 107′, col.)

THE DARK AND THE WICKED di Bryan Bertino (USA, 2020, 93′, col.)

EL ELEMENTO ENIGMÁTICO / ANONYMOUS ANIMALS di Alejandro Fadel (Argentina 2020, 40’, col.)

FRIED BARRY di Ryan Kruger (Sudafrica, 2020, 99′, col.)

FUNNY FACE di Tim Sutton (USA, 2020, 95′, col.)

LUCKY di Natasha Kermani (USA, 2020, 81′, col.)

MOM, I BEFRIENDED GHOSTS di Sasha Voronov (Russia, 2020, 66’, col.)

THE OAK ROOM di Cody Calahan (Canada, 2019, 89′, col.)

THE PHILOSOPHY OF HORROR – A SYMPHONY OF FILM THEORY di Péter Lichter, Bori Máté
(Ungheria, 2020, 60′, col.)

REGRET di Santiago Menghini (Canada, 2020, 16’, col.)

TFFdoc

“Depuis longtemps je me vantais de posseder tous les paysages possible” Arthur Rimbaud, Une saison en enfer Il paesaggio è stato tradizionalmente considerato dalle arti figurative come oggetto di contemplazione estetica o religiosa: una finestra isolata dal resto della natura che serviva per far riflettere sulle forme della creazione, sulla posizione dell’uomo nel mondo, sulla meraviglia del mondo stesso.

Con la Rivoluzione industriale il paesaggio comincia a “sporcarsi”, le periferie industriali lo invadono e il rapporto meditativo dell’uomo col paesaggio crea piuttosto nevrosi che senso del sublime. E il cinema arriva nel momento epocale di quella Rivoluzione, all’inizio del Novecento, documentando e narrando un paesaggio che subirà due guerre mondiali, disastri ecologici, migrazioni epocali. Registrando quindi anche una rappresentazione radicalmente diversa del paesaggio che diventa protagonista, in grado di “dialogare”, confliggere, con l’uomo; di provocarne le azioni e le passioni, ma anche di dimostrare la
sua totale indifferenza alle vicende dell’umano.

Il cinema delle origini è dal primo momento un costante tentativo di trovare un rapporto con il paesaggio, rapporto che resiste soprattutto grazie al cinema documentario, nonostante il cosiddetto “cinema di finzione” spesso lo releghi in ruoli secondari scenografici.

Il documentario contemporaneo ha mantenuto questa stretta relazione con il paesaggio ed è per questo motivo che TFFdoc ha deciso di dedicargli il focus di questa edizione del Torino Film Festival. Il focus sarà composto da 7 titoli divisi in 5 programmi.

Il primo nome che viene in mente è quello di Werner Herzog che ha sempre attraversato il paesaggio, mai neutro, con il suo cinema e sarà il film che chiuderà il focus a rendergli omaggio: con Dear Werner (Waking on Cinema) il giovane regista spagnolo Pablo Maqueda ripercorre il viaggio a piedi che Herzog fece nel 1974 da Monaco a Parigi con lo scopo di compiere un pellegrinaggio che avrebbe dovuto scongiurare la morte di Lotte Eisner, figura fondamentale del cinema tedesco. Il film che, invece, aprirà il focus è Virarmar / Becoming Sea di Philipp Hartmann e Danilo Carvalho: una meditazione sull’acqua tra il deserto brasiliano del Sertão e le paludi delle DIthmarschen nel nord della Germania.

C’è anche il paesaggio italiano che il maestro de teatro tedesco, Peter Stein, racconta nel suo Viaggio in Sicilia seguendo le tappe che Goethe fece sull’isola accompagnato da un disegnatore paesaggista. Il paesaggio urbano è raccontato da A Machine To Live In di Yoni Goldstein, Meredith Zielke e la protagonista del film è Brasilia, forse l’esempio più radicale del sogno rinascimentale della città perfetta ossia della possibilità di costruire un paesaggio urbano razionale in grado di integrarsi nel paesaggio naturale.

Infine, il paesaggio che diventa virtuale, ma anche emozionale nel videogioco e protagonista di My Own Landscape di Antonine Chapon e di Operation Jane Walk di Leonhard Müllner, Robin Klengel; paesaggio virtuale unico in grado di restituire fisicità alla memoria di un paesaggio che la guerra (in questo caso quella siriana) ha per sempre distrutto grazie a Backyard di Khaled Abdulwahed.

Paesaggio ad altezza animale che pervade anche il film Fuori Concorso, Gunda del regista russo Victor Kossakovsky in cui le vicende della scrofa Gunda e degli altri animali di una fattoria della Foresta Nera scardinano le prospettive della narrazione umana.

Nella cornice descritta dal focus sul paesaggio si aprono le ampie praterie dei due concorsi quello internazionale e lo storico italiana.doc giunto al 20esimo anno di età confermando così la grande scommessa che il Torino Film Festival fece puntando sul cinema documentario riconoscendolo come il genere cinematografico più capace di rimettersi sempre in questione, mettendo in questione il linguaggio stesso del cinema. I 16 che compongono i due concorsi raccontano soprattutto quanto il documentario sia sempre più inclassificabile e sempre più capace a restituire la complessità del mondo Davide Oberto.

Nel 2019 sono stati premiati per il concorso internazionale 143 Rue du desert di Hassen Ferhani (Miglior film) e Khamsin di Grégoire Couvert e Grégoire Orio (Premio speciale della giuria); per il concorso italiano Fuori tutto di Gianluca Matarrese (Miglior film) e L’apprendistato di Davide Maldi (Premio speciale della giuria).

• TFFdoc / Paesaggio
DEAR WERNER – WALKING ON CINEMA di Pablo Maqueda (Spagna, 2020, 80’, col.)
BACKYARD di Khaled Abdulwahed (Germania, 2018, 26′, col.)
A MACHINE TO LIVE IN di Yoni Goldstein, Meredith Zielke (USA-Brasile, 2020, 87′, col.)
SULLE TRACCE DI GOETHE IN SICILIA di Peter Stein (Italia, 2020, 89’, col.)
VIRAR MAR – MEER WERDEN / BECOMING SEA di Philipp Hartmann, Danilo Carvalho,
(Germania/Brasile 2020, 85’, col.)
MY OWN LANDSCAPES di Antonine Chapon (Francia, 2020, 19’, col.)
OPERATION JANE WALK di Leonhard Müllner, Robin Klengel (Austria, 2018, 17′)

• TFFdoc/Fuori Concorso
GUNDA di Victor Kossakovsky (Norvegia-USA, 2020, 93′, b/n)
Nonostante condividiamo il pianeta con miliardi di animali da fattoria, siamo spesso portati a considerarli come una mera risorsa da cui trarne un’utilità, ignorando totalmente la loro sensibilità. Gunda, attraverso il punto di vista di un maiale o il muggito di una mucca, dimostra come non siamo l’unica specie in grado di provare emozioni, avere coscienza o volontà: l’incontro con una scrofa e i suoi cuccioli, con due mucche ingegnose o ancora con un pollo da una sola zampa, ci ricorda il valore della vita di tutti gli animali che abitano il pianeta, compresa la nostra.

• Internazionale.doc
UN CUERPO ESTALLÓ EN MIL PEDAZOS di Martin Sappia, Argentina, 2020, 91’, col. e b/n
Una vita segnata dal vagabondaggio. Un personaggio che non ha lasciato indizi o mappe da seguire. Niente che riporti qualcosa su di lui. Le sue opere non avevano copioni ed esistevano solo nella fugacità del momento. Jorge Bonino era un artista non classificabile. Ha conquistato l’Europa senza interprete, usando un linguaggio inventato che tutti capivano. Un amico immaginario ha mappato le tracce che il suo corpo ha lasciato nello spazio, attraverso le storie di una vita possibile.

THE LAST HILLBILLY di Diane Sara Bouzgarrou & Thomas Jenkoe, Francia/Qatar, 2020, 80′, col. Talcum, Kentucky orientale, remota area rurale degli Appalachi dove la gente si sente poco americana. Brian Ritchie e la sua famiglia vivono da decenni in questa zona, un tempo terra di fiorenti miniere. Anno dopo anno, hanno visto svilupparsi un mix esplosivo di declino economico, disastro ecologico e violenza sociale. Li chiamano “hillbillies”, cioè bifolchi o zotici montanari, un insulto diventato per molti un segno identitario. Tra questi lo stesso Brian, che vive intrappolato tra un passato mitico e un futuro senza prospettive. È uno degli ultimi testimoni di un mondo che sta scomparendo e che, proprio per questo, ispira la sua poesia.

MÃES DO DERICK / MOTHERS OF DERICK di Dê Kelm (Brasile, 2020, 87′, col.)
Tammy è la madre di Derick; ma anche Bruna, Chiva e Ana lo sono. Il film racconta la vita di queste quattro donne che, insieme, crescono Derick, un bambino di nove anni. Lesbiche, bisessuali, non monogame e anarchiche, le mamme di Derick costruiscono la casa dove crescere il proprio figlio in una foresta sulla costa meridionale del Brasile, nonostante le minacce di sfratto da parte della polizia. Tutti insieme cantano e suonano in un film che utilizza due stili apparentemente inconciliabili: il documentario d’osservazione e il musical.

MAPPING LESSONS di Philip Rizk (Egitto, 2020, 61’, col.)
K. parte per il Levante colonizzato muovendosi nel tempo e nello spazio verso le zone dove si combattono i nuovi conflitti anticoloniali, in costante conversazione con persone da tutto il mondo. Riceve lezioni sull’agro-ecologia e sull’autogoverno, sulle energie sostenibili e su una possibile educazione al di fuori di un’ottica statalista. Ispirato alla storia siriana prima della creazione degli stati-nazione e dopo il parziale ritiro del governo dalle aree resistenti, il viaggio di K. racconta esperimenti sociali che possono diventare manuali per le generazioni future.

OUVERTURES The Living and the Dead Ensemble (Regno Unito/Francia, 2020, 132′, col.)
In Francia un ricercatore di Haiti cerca di leggere il passato attraverso lo studio stratigrafico del calcare giurassico. Contemporaneamente, ad Haiti, un gruppo di giovani attori traduce e prova Monsieur Toussaint, una pièce teatrale scritta da Édouard Glissant nel 1961. L’opera racconta gli ultimi giorni di vita di Louverture Toussaint, il rivoluzionario haitiano morto nel 1803 in esilio in una prigione sulle alpi francesi. Durante lo spettacolo gli attori iniziano a essere posseduti dai personaggi che interpretano, e alla fine il fantasma di Tossiamo si unisce alla compagnia e li guida in un viaggio verso un nuovo esilio.

A RIFLE AND A BAG di NoCut Film Collective (India/Romania/Italia/Qatar, 2020, 89′)
Somi e suo marito Sukhram si sono conosciuti giovanissimi, negli anni ’60, mentre combattevano tra le file del gruppo maoista dei Naxaliti, durante la guerriglia per rivendicare i diritti della comunità tribali indiane. Qualche anno fa hanno abbandonato il movimento e si sono arresi alla polizia. Ora vivono in una colonia costruita insieme ad altri ex compagni, ma lo status sociale di combattenti arresi sta coinvolgendo i loro figli, compromettendone il futuro: nonostante Somi e Sukhram cerchino di garantire loro la migliore educazione possibile, i loro ragazzi sono esposti a costanti rischi.

U SLAVU LJUBAVI / IN PRAISE OF LOVE di Tamara Drakuli (Serbia, 2020, 80′, col.)
Abbandonandosi al proprio mondo fatto di miti, incontri avventurosi e riflessioni sulla realtà che lo circonda, Beto mostra allo spettatore un luogo affascinante: l’ignoto. Un villaggio messicano entra in relazione con Shakespeare; alcune leggende locali con le tragedie romantiche; la vita contemporanea con la storia passata. In un simile percorso, l’amore resta un concetto fondamentale e la cura di sé stessi si rivela indissolubilmente legata alla cura dell’altro. Dopo Ocean (2014) e Wind (2016), Tamara Drakulić torna al Torino Film Festival con un documentario dal sapore magico e antropologico.

ZAHO ZAY / THE DICE KILLER Maéva Ranaïvojaona, Georg Tiller (Austria-Francia-Madagascar, 2020, 79′, col.)
Una giovane donna che lavora come custode in una prigione del Madagascar trascorre le giornate sognando a occhi aperti il padre, scomparso diversi anni prima dopo aver ucciso il suo stesso fratello. Nell’immaginazione della donna, l’uomo si trasforma in un killer leggendario che vaga per il paese e che tira dadi magici per decidere la sorte delle sue vittime. In segreto la donna spera un giorno di vederlo comparire tra i prigionieri, ma quando un nuovo detenuto sostiene di conoscerlo veramente, le sue fantasie si trasformano in incubi.

• Italiana.doc
AL LARGO di Anna Marziano (Italia, 2020, 61′, col.)
Con un flusso immersivo di parole e immagini, Al largo avvicina lo spettatore all’esperienza del dolore. Oltre l’opposizione fra egoismo e altruismo, la solidarietà e la cura dell’altro diventano azioni esistenziali in grado da sole di opporsi al potere eccessivo della vita. Dopo De la mutabilité de toute chose et de la possibilité d’en changer certaines (2011), Variations ordinaires (2012) e Al di là dell’uno (2017), Anna Marziano torna al Festival con il suo ultimo lavoro, influenzato dalla lettura di Nietzsche e Donald Winnicott.

DA LONTANO, PIÙ FORTE di Annamaria Macripò (Italia, 2019, 50′, col.)
Le pagine di un diario lungo vent’anni fanno riemergere memorie, ricordi, sogni e sensazioni di un periodo legato a doppio filo alla malattia e successivamente alla scomparsa della madre della regista. Come in un dialogo mai interrotto, immagini, suoni e fotografie, collegate al presente dalla voce fuori campo, raccontano la personale storia di un rapporto madre-figlia attraverso l’ausilio di piccole “capsule del tempo” piene di ricordi. In parallelo, una seconda voce narrante legge le parole di Roland Barthes in Journal de Deuil, lasciate a testimonianza del suo lutto.

FILM Fabrizio Bellomo (Italia-Serbia-Albania-Germania 2020, 57’, col.)
La “fabbrica diffusa” si espande. Il film la racconta tra edifici abbandonati, miniere trasformate in attrazioni turistiche, opifici dell’Europa dell’est riconvertiti alla produzione di automobili italiane; attraversa città e paesi industriali come Sesto San Giovanni (ex Stalingrado d’Italia) e Lumezzane (la città “officina” del bresciano) oggi trasfigurati. I luoghi, le immagini, i suoni. L’autore appunta e racconta mescolando telefonate, conferenze, poesie, vecchi film, spot della tv jugoslava, balletti russi, performance sperimentali. Un unico flusso che si espande in molteplici sensi e direzioni. Proprio come la
fabbrica.

KUFID di Elia Moutamid (Italia, 2020, 56′, col.)
Dopo alcune settimane trascorse in Marocco alla ricerca di luoghi e storie per un film sull’urbanizzazione e sul territorio, Elia Moutamid torna a Brescia, dove vive dopo esservisi trasferito da piccolo con la famiglia, per continuare il progetto. La pandemia lo costringe però a restare chiuso in casa e ad avviare un percorso autobiografico: Kufid è il risultato di quel percorso, un film girato durante la pandemia ma non dedicato a essa. E oltre i dubbi e le riflessioni sollevate da un virus che sconvolge famiglie e abitudini, sembra emergere un unico punto fermo: «Inch’Allah» (se Dio vuole).

PINO Walter Fasano (Italia, 2020, 60′, bn/col.)
Roma, 1968: l’artista Pino Pascali, all’apice del percorso artistico, muore a poco più di trent’anni in un incidente in motocicletta. Cinquant’anni dopo il Museo Pascali di Polignano a Mare, in Puglia, terra d’origine di Pino, compra ed espone la sua opera Cinque Bachi da Setola e un Bozzolo. Attraverso le fotografie di Pino Musi e dello stesso Pino Pascali, il racconto del ritorno di un’opera nei luoghi delle proprie origini è l’occasione per una riflessione su Pascali, in una dimensione narrativa in cui spazio e tempo si piegano e si cancellano.

SAN DONATO BEACH di Fabio Donatini (Italia, 2020, 80′, col.)
La calda estate di un quartiere popolare di Bologna: il ritmo e la reiterazione dei silenzi, i grilli pomeridiani e i suoni antichi accompagnano la desolazione e il coraggio delle persone che vi abitano. Tra il saggio visivo e il documentario musicale, uno sguardo umanista e divertito che usa l’afa estiva, la periferia assolata e le vecchie canzonette per elaborare una serie di appunti tragicomici sulla solitudine.

I TUFFATORI di Daniele Babbo (Italia/Bosnia ed Erzegovina, 2020, 74′, col.)
A Mostar in Bosnia ed Erzegovina, tutti i giorni da duecento anni i tuffatori si lanciano dallo Stari Most, il “ponte vecchio” costruito nel sedicesimo secolo: una tradizione che si tramanda di generazione in generazione e che non è stata interrotta neppure durante la guerra, nonostante il ponte, nel 1993, sia stato distrutto. Alcuni dei tuffatori portano sul corpo e nella mente i segni del conflitto, mentre i più giovani, alla ricerca del gesto perfetto, pensano al futuro. Una visione intima ed esclusiva sulla vita di un gruppo di uomini che incarnano la storia e i sentimenti del popolo di cui fanno parte.

LA VERSIONE DI JEAN di Manuela Cencetti, Jean Diaconescu, Stella Iannitto (Italia, 2020, 50’, col.)
Per quindici anni, alla periferia Nord di Torino, è esistito il campo rom di Lungo Stura Lazio, il cosiddetto Platz. Era una delle baraccopoli più grandi d’Europa. La versione di Jean è la storia di un uomo che con il suo cellulare filma e registra diversi momenti di vita quotidiana del campo, fino alla sua totale distruzione. Ora, nel grande spazio rimasto vuoto dopo lo sgombero, riaffiorano i suoi ricordi.

Italiana.corti

Italiana.corti continua a svolgere con tenacia la sua tradizionale missione di cercare il cinema nuovo, il cinema impertinente, il cinema giovane. 9 titoli in concorso e un perturbante fuori concorso raccontano quest’anno di una speciale vitalità, ancor più significativa nel tempo sospeso in cui viviamo.

Una varietà di generi rincuorante ci lascia salire sulla Circumvesuviana e scendere, in una sorta di ritorno al futuro, all’Altrove a visitare una mostra d’Oltremare che non venne mai inaugurata. Giriamo l’angolo e ci ritroviamo in un quartiere animato di malumore, ma disegnato con affetto. Non ce n’eravamo resi conto, ma ora è impossibile non farlo e allora tentiamo di fuggire salendo sul rollerblade di un giovane palestinese e cerchiamo di imparare finalmente a baciare e di non farci imprigionare in tradizioni troppo strette per noi. Cerchiamo rifugio in terre lontane sperando nella protezione degli spiriti buoni, ma dal
lago esce un mostro con la voce di Vincent Price… Theend, il regalo di Jacopo Benassi, fotografo spezzino che col suo bianco e nero abbacinato dal flash ha ridato senso alla parola Underground. Nel 2019 sono stati premiati Spera Teresa di Damiano Giacomelli (Miglior cortometraggio) e La Buca di Dario Fedele (Premio speciale della giuria ex-aequo).

ALL’ALDILA’DIQUA di Alessandra Cianelli, Opher Thomson (Italia, 2020, 30’, col.)
Sono passati 80 anni dall’inaugurazione del monumentale complesso espositivo «Altrove» di Napoli, chiuso pochissimo tempo dopo l’inaugurazione per lo scoppio della guerra nel giugno 1940. Una lettera di famiglia dà il via alla ricerca di un nonno scomparso oltremare in quella stessa guerra e in quello stesso anno. Punto di partenza sono le rovine e i resti del complesso espositivo, un archivio nascosto sempre avuto davanti agli occhi. Una missione guidata dalla meraviglia e dal desiderio, che porta alle radici culturali del pensiero coloniale occidentale.

ISSA di Stefano Cau (Italia, 2019, 12’, col.)
Un piccolo paese isolato nelle campagne sta morendo dal momento che non nascono bambini da anni. Un uomo che non si rassegna installa alcuni altoparlanti che riproducono il suono delle cose scomparse. Il paese è abitato da pochi anziani e da una sola ragazza incinta, che medita d’andarsene. La ragazza tenta la fuga, ma quando si ritrova sola in mezzo alla campagna entra in travaglio. Gli anziani riescono a raggiungerla e a farla partorire nella piazza del paese: un sacrifico, un rito di fertilità.

MALUMORE di Loris Giuseppe Nese (Italia, 2020, 12’, col.)
Ci sono quartieri in cui regna il malumore. Una madre si prende cura degli anziani nelle loro case, dove il ticchettio dell’orologio segna il tempo della giornata lavorativa e il suono dei respiri pesanti aumenta la paura del vuoto…

’NA COSA SOLA di Giovanni Sorrentino (Italia, 2020, 24’, col.)
C’è una ferrovia a Sud, intorno al Vesuvio, smossa come la terra della quale è figlia. Le persone si muovono lungo bordi di cemento, dentro carrozze di ferro, uno di fronte all’altro. Si sfiorano l’un l’altro confondendosi con il paesaggio; trasformano le stazioni nei luoghi in cui la vita è come in attesa, e aspettando consumano la loro quotidianità. Ogni stazione assume la forma di chi la abita e il tutto si fonde in un unico paesaggio umano e naturale.

NON CE NE SIAMO RESI CONTO / WE DIDN’T HAVE TIME TO REALIZE di Giordano Viozzi, Alfredo Dante Vallesi (Italia, 2020, 3’, col. e b/n.)
La voce di Pierpaolo Capovilla interpreta due cardini del pensiero di Pasolini in un cortometraggio di animazione dadaista e allucinato. Dalla propria auto, Pasolini osserva la società italiana mutare e sgretolarsi sotto la minaccia neofascista del consumismo e dello sviluppo che non sarà mai realmente progresso.

OLD CHILD di Elettra Bisogno (Belgio, 2020, 16’, col.)
Un viaggio frammentato di immagini spettrali. Scene ritrovate, tremanti, tenute insieme dai racconti esplosivi e intimi di Hazem, un giovane rollerblader di Gaza costretto a lasciare la sua terra.

SRISARAYA – UN BALSAMO PER LO SPIRITO di Patricia Boillat, Elena Gugliuzza (Svizzera/Italia, 2020, 10’, col.)
In una terra lontana gli spiriti meritevoli riposano sotto la canopea, ignorando la progressiva estinzione dell’umanità. Ogni tanto, per distrarsi, si pizzicano ferocemente e si lacerano, per poi ricomporsi emettendo piccole grida o lunghi ululati. Altrove, alcune strane usanze persistono, come ad esempio il rituale ancestrale della lanterna magica. Di questo mondo, però, non rimangono altro che i santuari. Il film è una digressione di Phnom (cioè, la collina) film sperimentale previsto per il 2021.

LA TECNICA di Clemente De Muro, Davide Mardegan (Italia, 2020, 9’, col.)
Un racconto d’iniziazione: la storia di Leonardo, figlio di un pastore, al quale Cesare, un turista appena arrivato in paese, insegnerà la tecnica più azzeccata per avvicinare la ragazza di cui è innamorato.

• Italiana.corti/Fuori Concorso
THEEND di Jacopo Benassi (Italia, 2020, 6’, col.)
Una coppia amoreggia in riva al mare, un mostro osserva dall’acqua, un uomo uccide altri due mostri e inizia il film: una lista di nomi, una lista di amici, una lista di mostri… Theend, il suicidio della cultura underground.

Back to Life
Back to Life: tornare a vivere. È questo che fanno, grazie soprattutto alla tecnologia digitale, i film restaurati. Tornano a vivere in tutto il loro splendore, pieni di dettagli ritrovati, di specificità riscoperte, di luci che si erano offuscate, di ombre che si erano appiattite, di suoni che si erano attenuati. Tornano a vivere carichi di storia e di memoria, raccontando la sensibilità autoriale che sta dietro alla loro creazione ma anche il sistema che li ha prodotti e il contesto sociale che li ha ispirati per poi accoglierli o respingerli. Dedicare una sezione ai restauri, all’interno di un festival come il nostro, è anche  ripercorrere la memoria del cinema attraverso i protagonisti stessi, testimoni preziosi di un tempo, di una storia, di un’esperienza artistica, di una società. A volte il restauro è un tributo a un film epocale (In The Mood for Love presentato nella sezione Fuori Concorso), altre volte è una sorta di risarcimento rispetto alla distribuzione che li ha ignorati, alla critica che li ha trascurati, alla storia che li ha dimenticati (Pioggia di luglio). Altre volte ancora è la restituzione della possibilità di capire: capire perché un film ha avuto quel destino o quell’altro, perché ha scatenato tante polemiche (Avere vent’anni), perché ha rappresentato un momento di rottura o ha contribuito a dare risalto a temi e persone che diversamente non ce l’avrebbero avuto (Lo stagionale, La Suisse s’interroge). Il restauro è dunque un fondamentale strumento di comprensione del passato ma anche, se non soprattutto, un’operazione che ci aiuta a leggere e interpretare la realtà presente, quella che viviamo quotidianamente. Basta citare quel magnifico film che è Il nero di Giovanni Vento, vero e proprio gioiello restaurato da Museo Nazionale del Cinema e Compass Film, precursore di una sensibilità modernissima, “opera profetica” come l’ha definito Fabio Ferzetti, per rendersi conto del portato sociale e antropologico che può avere riscoprire il cinema del passato. Proprio per questo, in questa edizione, abbiamo voluto dedicare particolare attenzione al cinema italiano e ai suoi protagonisti, capaci di portarci in viaggio
attraverso la straordinaria travagliata storia del nostro paese.

La sezione presenta inoltre uno speciale omaggio ad Antonella Rucci con due puntate della storica trasmissione di RaiTre di cui è stata autrice: Blob non solo la tv del giorno prima, il montaggio e la riproposizione critica di quel magma che scorre ogni giorno dentro il tubo catodico e che spesso merita la definizione di “cosa più orribile che abbia mai visto” ma anche uno spazio libero che si apre alle meraviglie del repertorio e dedica puntate monografiche a personaggi o avvenimenti del passato utilizzando quella miniera di immagini che sono conservate negli archivi delle Teche Rai.

AVERE VENT’ANNI / TO BE TWENTY di Fernando Di Leo (Italia, 1978, 94′, col.)
BLOB – OMAGGIO A ANTONELLA RUCCI di Antonella Rucci (Italia, 2020, 58’ col e b/n)
UN BRINDISI GEORGIANO di Giuliano Fratini (Italia/Russia, 2020, 16’, col.)
IL FEDERALE di Luciano Salce (Italia, 1961, 100, b/n)
IYULSKIY DOZHD / PIOGGIA DI LUGLIO di Marlen Khutsiev (Urss, 1967, 107′, b/n)
IL NERO di Giovanni Vento, Italia (1967, 108′, b/n)
LO STAGIONALE di Alvaro Bizzarri, Svizzera, (1970/1973, 55′, b/n)
LA SUISSE S’INTERROGE di Henry Brandt (Svizzera, 1964, 16′, col.)

Le ‘Pillole Luce’ Torino e Piemonte

Due luoghi di fondazione del cinema italiano. Torino, dove il nostro cinema ha mosso i primi passi; Cinecittà, dove è nata la sua mitologia. Sarà per questa comune elezione che il Torino Film Festival e Istituto Luce- Cinecittà hanno sempre conosciuto una naturale collaborazione, specie sotto il segno del grande documentario.

Un rapporto che si rinnova quest’anno, con le ‘pillole d’archivio’ che Luce-Cinecittà porta al TFF, in un anno di importanti cambiamenti. 12 piccolissimi film da un minuto o poco più, con immagini tratte dall’immenso Archivio storico Luce, per raccontare Torino e il Piemonte come erano un tempo e come molti spettatori forse non hanno mai visto.

Si va da una Piazza Castello del 1912, a una giornata in costume sul Po nel ’29. Dai canti delle mondine di un secolo fa, a una fiera d’anteguerra del tartufo di Alba. Dall’ordine inquietante delle ragazze della Gioventù Littoria in sfilata davanti alla sorella di Göring, alla bellezza discreta – nonostante lo speaker troppo impostato – della Sacra di San Michele. Fino a vedere, come forse mai così da vicino, la grande stella in cima alla Mole, nuovo simbolo del Festival. Magie del cinema e dell’Archivio: mostrarci come nuovo qualcosa che è nella pellicola da decenni, e con la Storia farci anche sognare.

Le pillole:
Torino città dell’arte (1912)
Industria vini spumanti (1925)
Incontro di calcio Juventus 2 – Sparta 1 (1931)
Vita balneare sulle rive del Po’ (1929)
La più grande piscina d’Europa ad Aqui (1932)
Le mondine piemontesi all’opera (1933)
Esercitazione dei Vigili del Fuoco sulla Mole Antonelliana (1933)
Torino, la canonizzazione di Don Bosco (1934)
La Sacra di San Michele in Val di Susa (1937)
La “Coppa Carpano” di sci di fondo in Val di Susa (1937)
X Fiera del tartufo ad Alba (1938)
Sfilata reparti femminili della GIL a Torino (1939)

Le Masterclass

Il Torino Film Festival organizza un programma di Masterclass: una serie di incontri con i grandi protagonisti e autori del cinema contemporaneo internazionale pensati come una chiacchierata in libertà che non si limita ad una lezione di cinema ma che va oltre, mettendo in luce curiosità inedite dei protagonisti. Le Masterclass sono organizzate in collaborazione con Università degli Studi di Torino e Politecnico di Torino che hanno selezionato e formato venti studenti che prenderanno parte attivamente agli incontri interloquendo con i relatori.

Women in Cinema: le voci in evoluzione delle donne nel cinema con le giurate del concorso Torino38 L’incontro, curato da Fedra Fateh, affronterà il ruolo delle donne nel cinema, i passi avanti, le sfide, le strategie messe in campo per raggiungere una parità di genere in ogni ambito del cinema. Le donne sono la metà del mondo e del mondo creano anche l’altra metà. Eppure nel cinema sono sotto-rappresentate. Le registe, le produttrici, le montatrici sono meno dei loro corrispettivi maschili. Spesso sono silenziose o addirittura assenti dallo schermo. Nel tempo sono stati fatti dei progressi, ma non abbastanza. Durante il dialogo si affronterà inoltre il tema dell’influenza della rappresentazione delle donne sulla vita delle
ragazze e delle donne in tutto il mondo. Protagoniste dell’incontro saranno le componenti della giuria.

La mia piccola Sama, Waad Al Kateab (For Sama, Uk, 2019, 100’)
Sabato 21 novembre, in streaming alle ore 18.00 – Spedizione torinese con Aleksandr Sokurov e i suoi allievi dell’Università Statale di San Pietroburgo

L’incontro, curato da Alena Shumakova, mette al centro del dialogo con il maestro del cinema russo contemporaneo Alexandr Sokurov il corso in “Regia del cinema di fiction e documentario e montaggio” che dal 2019 tiene presso l’Università Statale per il Cinema e la Televisione di San Pietroburgo. “Il lavoro con personalità già formate esige un’attenzione particolare. Meno di tutto vorrei cambiare o modificare il loro punto di vista sul mondo. Il nostro compito è quello di aiutare gli studenti a trovare la propria strada
nell’arte, indirizzarli, rispondere a alle domande che stanno loro a cuore”, dice Sokurov, la cui opera straordinaria è riconosciuta in tutto il mondo.

Il tempo degli inizi, 12 corti degli allievi di Aleksandr Sokurov
Domenica 22 novembre, in streaming alle ore 18.00 – Cinema e uguaglianza sociale per un mondo più giusto e sostenibile con Taghi Amirani e Walter Murch

L’incontro, curato da Fedra Fateh, mette al centro il cinema come strumento di lotta per la giustizia sociale e i diritti umani, esplorando il modo in cui i film educano e muovono il pubblico a proposito di questioni controverse che non sempre la politica è in grado ad affrontare. Documentari e film di finzione sollevano questioni complesse che uniscono e dividono le persone. Dai film indipendenti ai blockbuster hollywoodiani, il cinema ci spinge verso un mondo più inclusivo, giusto e sostenibile. Attraverso il dialogo con il fisico e regista di documentari iraniano Taghi Amirani e Walter Murch (montatore di film come Il
padrino – Parte III, La conversazione, Il paziente inglese) si ripercorrerà la storia della lavorazione del loro film così difficile e rischioso da realizzare, discutendo su quanto i film siano in grado spingere il pubblico verso una maggior responsabilità civile e sociale.

Coup 53, Taghi Amirani (Irlanda, 2019, 120’)
Mercoledì 25 novembre, in streaming alle ore 18.00 – Formare le nuove generazione di filmmaker e attivisti con Mohsen Makhmalbaf

L’incontro, curato da Fedra Fateh e Vahid Rastgou, parte dal cinema di Mohsen Makhmalbaf, uno dei più grandi registi iraniani, che da sempre usa il potere del cinema per favorire un cambiamento nel mondo. Partendo dal suo cinema e dal suo lavoro e approfondendo anche il suo ruolo di educatore, si approderà al concetto fondamentale per il regista secondo il quale se il cinema non è in grado di cambiare la società, allora è inutile. Tra i suoi tanti lavori capaci d’ispirare idee e azioni, si è scelto di proporre in programma
The Afghan Alphabet (2002) per mostrare cosa è in grado di fare il cinema: girato con una piccola camera digitale, il film ha spinto il governo iraniano a consentire ai bambini afgani di frequentare le scuole, influenzando così la vita di centinaia di migliaia di persone. In programma anche, Hello Cinema, un’altra forma di riflessione sul potere del cinema.

The Afghan Alphabet, Mohsen Makhmalbaf (Iran, 2002, 45’)
Hello Cinema, Mohsen Makhmalbaf (Iran, 1995, 75’)
Giovedì 26 novembre, in streaming alle ore 18.00 – Il cinema è scuola a cura di Daniele De Cicco

Attraverso una serie di iniziative frutto del dialogo e della collaborazione con istituzioni ed enti italiani e internazionali che si occupano di formazione, il Torino Film Festival promuove un programma composito di appuntamenti che mettono al centro la cultura cinematografica come strumento fondamentale di crescita della persona.

Una sala cinematografica per la scuola

Dal dialogo con la Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo nasce il progetto “Torino Film Festival e Riconnessioni. Una sala cinematografica per la scuola”. Grazie alla rete in fibra ottica e alla rete delle scuole di Riconnessioni, in occasione del Torino Film Festival vengono organizzati degli incontri virtuali tra alcuni giovani registi e gli studenti. Nell’incontro che si svolge durante il festival i registi, collegati dall’IC Rita Levi Montalcini Scuola Pascoli, presenteranno i loro cortometraggi a numerose scuole di Torino e provincia e gli studenti potranno interagire a distanza dialogando direttamente con gli artisti. Le scuole coinvolte (IC Rita Levi Montalcini- Pascoli, IC Vittorino Da Feltre-Fermi, IC Foscolo, IC Pacinotti, IC Ilaria Alpi, IC Pertini) sono tutte caratterizzate da un elevato grado di sviluppo nell’innovazione didattica e nella digitalizzazione degli apprendimenti. L’iniziativa, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, è coordinata dalla prof.ssa Chiara Alpestre per il Torino Film Festival e dalla dott.ssa Elisabetta De
Martino per la Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo.

La formazione dei docenti è curata da Daniele De Cicco. Il 25 novembre è prevista la proiezione di due cortometraggi del concorso Torino 38 Shorts. Al termine gli studenti dialogheranno con i registi.

La scuola prossima

Nel programma del Fuori Concorso del TFF viene presentato, in anteprima nazionale, il documentario La scuola prossima di Alberto Momo prodotto da Zomia con il contributo di Fondazione per la Scuola di Compagnia di San Paolo.

Talenti per il Fundraising

Nell’edizione 2020 del corso di alta formazione Talenti per il Fundraising organizzato dalla Fondazione CRT, viene introdotto il modulo Il fundraising per i festival cinematografici tenuto da Daniele De Cicco. Al termine delle lezioni frontali, da gennaio 2021, due studenti del corso verranno inseriti come stagisti nello staff del Museo Nazionale del Cinema e del Torino Film Festival. L’iniziativa è coordinata per Fondazione CRT dal dott. Luigi Somenzari (Attività istituzionale – Referente ricerca e istruzione) e dal dott. Matteo Fabbrini (Gestione Progetti Talenti per il Fundraising).

Opera Movie Show

Nel programma del Fuori Concorso del TFF viene inoltre proiettata in anteprima nazionale l’opera movie show L’anfora di Clio, realizzata dalla Fondazione CRT e dalla Fondazione Accademia Perosi. Il film, scritto e diretto da Mario Acampa e Riccardo Alessandri, è stato girato subito dopo il lockdown di primavera nella nuovissima area Tech delle OGR di Torino e tocca i temi del cyber bullismo, dell’amore e dell’amicizia ai tempi dei social. La colonna sonora del film che contiene arie d’opera, è stata realizzata dall’Orchestra Talenti Musicali della Fondazione CRT. L’iniziativa fa parte del progetto Diderot che offre agli studenti delle classi primarie e secondarie di I e II grado del Piemonte e della Valle d’Aosta l’opportunità di approfondire le materie tradizionali con metodologie innovative avvicinandosi a discipline che esulano dallo stretto ambito curriculare.

Due scuole di cinema italiane a cura di Luigi Barletta

Il cinema si è affermato come oggetto di studio, pratica e approfondimento portando alla costituzione di luoghi dedicati all’insegnamento del linguaggio audiovisivo. Numerosi sono i professionisti che si sono formati presso scuole di cinema come la New York Film Academy, la scuola di Łódź, la UCLA di Los Angeles o il VGIK di Mosca, rendendole celebri in tutto il mondo. Al centro del programma di incontri che si terranno presso la Mole Antonelliana sono due scuole italiane:

Scuola Nazionale di Cinema del Centro Sperimentale di Cinematografia – sede di Palermo diretta da Costanza Quatriglio. Sarà presentato, in anteprima nazionale, il cortometraggio Africa Bianca realizzato da Filippo Foscarini e Marta Violante, e prodotto all’interno del corso. Il documentario racconta l’invasione italiana dell’Etiopia attraverso il quaderno di scuola di un bambino e lo splendido materiale d’archivio dell’Istituto Luce- Cinecittà.

Istituto Statale Alfonso Casanova di Napoli

Sarà presentato il documentario Scene da un laboratorio realizzato all’interno dell’Istituto con il supporto del MIUR-Mibact. Il film racconta i sogni e le paure di un gruppo di adolescenti attraverso i video girati con i loro stessi smartphone alternati a momenti di un laboratorio teatrale.

Cortometraggi Scuole di Cinema Internazionali

Nel Fuori Concorso, trova spazio un programma speciale che presenta una selezione di cortometraggi prodotti e realizzati all’interno di importanti scuole di cinema internazionali.
The London Film School

Downbound Wayfarer di/by Juan-Felipe Balcazar (Regno Unito/Colombia, 2019, 16’)
Filmakademie Baden-Württemberg (Ludwigsburg)
Extra Sauce di/by Alireza Ghasemi (Germania, 2019, 13’)
Shanghai Vancouver Film School
Eyes of the Sea di/by Tang Li (Cina, 2020, 14’)
The Steve Tisch School of Film and Television (Tel Aviv)
39 di/by Anat Schwartz (Israele, 2020, 14’)
Columbia University School of the Arts (New York)
La virgen, la vieja, el viaje di/by Natalia Luque (Cile/Usa/Spagna, 2020, 9’)
Universitatea Nationala de Arta Teatrala si Cinematografica I.L. Caragiale (Bucarest)
Firul Rosu di/by Alexandra Fuscas (Romania, 2019, 5’)
MYMovies SAB/SAT 21 NOV

Xké. Il laboratorio delle curiosità

In questo anno strano, per la prima volta, Xké? Il laboratorio della curiosità organizza e realizza un’attività laboratoriale in streaming, aperta a tutti, che incrocia il cinema con la percezione visiva.

Durante il collegamento verranno proposte esperienze e riflessioni legate al senso della vista estrapolate da un percorso didattico strutturato in più tappe, rivolto alle scuole primarie e secondarie di I grado: attività e giochi per farsi domande, incuriosirsi all’insegna del rigore scientifico.

Gli eventi live
RadioAMARCORD
In occasione del centenario della nascita di Federico Fellini, il progetto RadioAMARCORD propone una parte sommersa del repertorio artistico del regista riminese: la sua produzione radiofonica. All’inizio degli anni Quaranta Fellini iniziò a collaborare con l’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche (EIAR, la cui direzione generale era a Torino) come autore radiofonico. Da solo, o in coppia con Ruggero Maccari, scrisse decine di copioni: sketch, fantasie, riviste, piccole commedie che segnano di fatto il suo esordio nel mondo dello
spettacolo. In occasione del Torino Film Festival verranno messi in scena quattro di questi copioni, conservati nell’Archivio Federico Fellini-Cineteca Comune di Rimini. Con la trasformazione dei rumori in voci umane e le loro tirate sognanti, questi testi rappresentano anche in audio uno spaccato significativo del poetico e visionario universo felliniano. RadioAMARCORD nasce da un’idea di Sergio Ferrentino realizzata dalla RETE2 della Radio Svizzera Italiana.

Gli audiodrammi brevi riallestiti in versione live sono: Di notte le cose parlano, Una lettera d’amore, Dalla finestra e Un signore molto sensibile. Testi di Federico Fellini e Ruggero Maccari. Musiche originali di Gianluigi Carlone. Regia di Sergio Ferrentino. Con Alessandro Castellucci, Daniele Ornatelli, Eleni Molos, Maurizio Pellegrini, Carlotta Viscovo, Dario Sansalone. Assistente alla regia: Luca Bozzoli. Assistente di produzione: Caterina Mariani. Tecnico audio: Luca Masiero. Produzione: Fonderia Mercury.

Giovedì 26 novembre, in diretta streaming alle ore 21
Visioni resistenti
Tre performance, tre luoghi storici, tre ragioni per non smettere di sognare. Il Primo Atto si svolge al dancing Le Roi, dove il musicteller Federico Sacchi, accompagnato dall’Ukulele
Turin Orchestra, racconta il grande musicista Bill Withers attraverso la leggendaria canzone “Lean on me”.

Nel Secondo Atto, nella suggestiva cornice del cinema e teatro Maffei, l’autrice satirica Teresa Cinque presenta “Frida e Barbie”, ovvero riflessioni ironiche sul rapporto tra cinema e immagine femminile che neanche la pandemia ha intaccato.

Il Terzo Atto, ambientato al cinema Massimo, è “Explora”, un viaggio onirico creato da Project-TO, il duo formato dal compositore e artista multimediale Riccardo Mazza e la fotografa e videomaker Laura Pol. Le coordinate spaziali sono controllate gestualmente in tempo reale e immagini storiche di sale da ballo, scelte nell’Archivio dell’Istituto Luce, collegano il passato con il futuro diventando lo spazio all’interno del quale tutto si muove. Il commento musicale è generato in live-coding e costituisce la quarta dimensione, quella temporale: pulsazione e ampiezza sonora influiscono sulle immagini, contaminando il piano visivo. Regia e montaggio video: Federico Mazzi Curatore artistico: Maurizio Mao Pisani

Venerdì 27 novembre, in diretta streaming alle ore 21

Lo stesso giorno alle 17.30 sempre in streaming, il primo incontro di Schermi Eretici, durante il quale Caterina Taricano e Fabrizio Dividi intervisteranno Toni Campa, storico patron di Le Roi Dancing inaugurato negli anni Sessanta in collaborazione con Luciana De Biase. Partito da un piccolo paese in provincia di Taranto per fare fortuna, Toni Campa arriva a Torino appena tredicenne, con la ferma convinzione di fare l’attore. Ce la farà, riuscendo a realizzare anche molti altri sogni, come quello di un grande locale in cui far esibire tutti cantanti da lui più amati, il famoso Le Roi Dancing.

Schermi eretici è un programma di incontri che proseguirà nel corso del 2021 e in cui troveranno posto le tante storie di film e personaggi anticonvenzionali del mondo del cinema.

Venerdì 27 novembre, in diretta streaming alle ore 17:30

Le Giurie

• Torino 38 / Torino 38 Corti
Waad Al-Kateab (Siria) regista di stanza a Londra, ha realizzato per Channel 4 News la serie-reportage sulla guerra civile Inside Aleppo. Il suo primo documentario per il cinema Alla mia piccola Sama (2019), diretto con Edward Watts, è stato premiato con numerosi riconoscimenti, tra i quali L’OEil d’or a Cannes e il premio per il miglior documentario ai Bafta, ed è stato candidato agli Oscar. Al Festival terrà con Taghi Amirani la masterclass Film & Social Justice: Cinema Leading Us to a More Just and Sustainable World. Martha Fiennes (Regno Unito) regista, scrittrice e artista, ha diretto il sontuoso Onegin (1999), con Liv Tyler e Ralph Fiennes (vincitore del Tokyo Film Festival, nominato ai Bafta come miglior film britannico e vincitore del London Critics Award per il miglior esordiente), e Chromophobia, film di chiusura del Festival di Cannes nel 2005. Dal 2011 lavora soprattutto a progetti artistici che prevedono l’impiego delle tecnologie più avanzate e dell’intelligenza artificiale, come Yugen, presentato in anteprima a Palazzo Grassi durante la Mostra di Venezia nel 2018. Jun Ichikawa (Giappone) si trasferisce a otto anni in Italia con i genitori cantanti lirici. Dopo studi di recitazione e balletto, ma anche di ingegneria edile e lingue orientali all’Università La Sapienza di Roma, diventa attrice di teatro, cinema, televisione e doppiatrice. A 20 anni debutta al cinema con Ermanno Olmi in Cantando dietro i paraventi (2002) per poi lavorare, tra gli altri, con Dario Argento, Giuseppe
Tornatore, Lamberto Bava. Il suo ultimo film è Addio al nubilato, commedia tutta al femminile diretta da Francesco Apolloni di cui si sono appena concluse le riprese.
Martina Scarpelli (Italia) regista diplomata in animazione al Centro sperimentale di cinematografia di Torino, ha esordito con il corto Egg (2018), premiato in vari festival, tra i quali Annecy, Dok Liepzig e l’AFI Festival di Los Angeles. Specializzatasi in sviluppo e produzione di animazione e documentari animati nei workshop ASF – Animation sans frontiers e Anidox, è membro del collettivo Plastic di Viborg, in Danimarca. Attualmente è al lavoro sul suo primo lungometraggio, l’opera animata Psychomachia. Homayra Sellier (Iran) è fondatrice e amministratrice delegata di Innocence in Danger, organizzazione
non governativa nata in Francia, e poi sviluppatasi in Germania, Austria, Svizzera, Colombia, Regno Unito e Belgio, per proteggere i minori da ogni forma di abuso e sfruttamento online e offline, compresa la tratta. Laureata in due università francesi, ha scritto quattro libri e partecipato a numerosi documentari per varie tv internazionali, sempre sui temi legati alla protezione dei minori. Premiata per il suo lavoro negli Stati Uniti, è una collaboratrice del Tryon International Film Festival.

• Internazionale.Doc / Italiana.Doc
Stefano Cravero (Italia) montatore e regista, tra le sue più recenti collaborazioni come montatore: Miss Marx e Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli (per il quale ha ricevuto una nomination ai David di Donatello 2018), Palazzo di giustizia di Chiara Bellosi e Spaccapietre dei fratelli De Serio. Con Pietro Jona ha diretto nel 2018 il documentario Country for old men e ha inoltre scritto e codiretto due corti d’animazione, tra cui Sputnik 5 (2010) vincitore di un Nastro d’argento. Nel 2018 ha fondato con Enrico Bisi la società Base
Zero, dedicata al cinema documentario. Gaia Furrer (Italia) laureata in Storia e critica del Cinema all’Università La Sapienza di Roma, ha collaborato per alcuni anni con Italia Cinema (poi diventata FilmItalia) curando progetti nazionali e internazionali. Dal 2004 lavora come responsabile della programmazione del Noir in Festival, festival del cinema e della letteratura del giallo e del mistero. Nel 2020 è stata nominata direttrice artistica delle
Giornate degli autori, la sezione indipendente della Mostra del Cinema di Venezia per la quale lavora sin dalla prima edizione nel 2003. Paola Piacenza (Italia) responsabile della sezione cinema di «Io donna», settimanale del «Corriere della Sera», scrive anche di cultura ed esteri. Dal 2003 collabora con Radiotre Rai per Piazza Verdi. Come reporter e filmaker, ha realizzato The Land of Jerry Cans (2009), girato lungo la frontiera Iran-Iraq, In
nessuna lingua del mondo (2011), sull’enclave russa di Kaliningrad e la regione di Tropoje in Albania, In uno stato libero (2012), girato nel sud della Tunisia durante e dopo la Primavera araba, Ombre dal fondo (2016), sull’inviato di guerra Domenico Quirico.

• Italiana.Corti
Martina Angelotti (Italia) curatrice d’arte e scrittrice, lavora all’ideazione e produzione di progetti curatoriali multidisciplinari. Per sei anni è stata direttrice artistica di Careof, organizzazione no profit per l’arte contemporanea nata nel 1987. Dal 2007 è curatrice e fondatrice di ON, progetto che indaga il rapporto fra arte e sfera pubblica attraverso la ricerca, il dialogo, la commissione di nuovi lavori ad artisti e ricercatori a livello internazionale. Tiene seminari di Storia dell’arte contemporanea all’Università Cattolica di Milano, all’Alpen Adriat Universitat di Klagenfurt e allo IUAV di Venezia. Francesco Dongiovanni (Italia) vive e lavora in Puglia. Interessato all’etnografia, al paesaggio,
all’archivio e alla memoria, con i suoi lavori si muove tra il documentario d’osservazione e il cinema di ricerca. Lavora per la casa di produzione Murex, da lui fondata con i suoi collaboratori. Ha girato un lungometraggio I giorni e le opere (2019), che ha partecipato in concorso al Torino Film Festival, come in precedenza i cortometraggi Anapeson (2015), Studio (2016) e The Riddle (2017). Nel 2020 ha diretto Non si sazia l’occhio (2020). Elisa Talentino (Italia) lavora con illustrazione, grafica d’arte, pittura e animazione. Ha collaborato con «The New York Times», «The Washington Post», Goethe Institut, Arizona Theatre Company, Einaudi, Mondadori, «La Repubblica», «Corriere della Sera», Bompiani, Il Saggiatore e molti altri. Ha vinto per due anni consecutivi la Gold Medal nel concorso 3 x 3 International Illustration Awards di New York. Nel 2017 ha realizzato il corto d’animazione Dandelion diventato anche un libro. A ottobre 2020 ha pubblicato “Quando il mondo era tutto azzurro”.

• Giuria Fipresci
Hala EL Mawy (Egitto) giornalista, critica cinematografica e speaker radiofonica per il dipartimento francese dei servizi europei di Radio Cairo, cura e presenta una rubrica settimanale di cinema su Radio Le Caire. Scrive di cinema sul quotidiano in lingua francese «Le Progres Egyptien». Ha organizzato varie manifestazioni cinematografiche in Egitto e dal 2015 è curatrice presso il Luxor African Film Festival. Per molti anni ha curato e moderato gli incontri delI’Ismailia International Film Festival for Documentary and Short Films.
Ariel Schweitzer (Israele) storico del cinema e critico di «Les Cahiers du Cinema», insegna all’Università Paris VII e all’Università di Tel-Aviv. È autore di volumi in francese e ebraico sul cinema israeliano come Le nouveau cinema israélien o Le cinéma israélien de la modernité ed è co-curatore del volume italiano ll cinema israeliano contemporaneo (Marsilio, 2009). Ha organizzato numerose retrospettive in Israele, Europa e Sud America dedicate a Robert, Bresson, Jean-Luc Godard, Jacques Rivette, Vittorio De Sica, David Perlov, Amos Gitai e Uri Zohar. Silvana Silvestri (Italia) giornalista professionista e critico cinematografico, cura «Alias», l’inserto culturale di «Il manifesto», quotidiano con il quale collabora fin dalla sua fondazione. Ha partecipato come giurata a numerosi festival internazionali e collaborato a varie riviste specializzate e all’Enciclopedia Treccani. Ha pubblicato Otar Iosseliani (Leuto), Kevin Costner (Gremese), Lucian Pintilie (Festival di
Pesaro), Il caso Véronique (con Francesca Massaro), da cui è stato tratto il film L’étà d’oro di Emanuela Piovano.

Premi
Premio Stella Della Mole per l’innovazione Artistica 2020 a Isabella Rossellini
Torino 38 | Concorso Internazionale Lungometraggi
Miglior Film: euro 18.000
Premio Speciale della Giuria
Miglior Attrice
Miglior Attore
Miglior Sceneggiatura
Torino 38 Corti | Concorso Internazionale Cortometraggi
Miglior Film: euro 2.000
Premio Speciale della Giuria
TFFDoc – Internazionale.doc | Concorso Internazionale Documentari
Miglior Film: euro 6.000
Premio Speciale della Giuria
TFFDoc – Italiana.doc | Concorso Documentari Italiani
Miglior Film: euro 6.000
Premio Speciale della Giuria
Italiana.corti | Concorso Cortometraggi Italiani
Miglior Film: euro 2.000
Premio Speciale della Giuria
Premio Fipresci
Miglior Film Torino 38
Premi Collaterali
Premio RAI Cinema Channel
Miglior film scelto tra quelli presentati nelle sezioni Torino 38 Corti e Italiana.Corti: euro 3.000 e acquisizione diritti web e free tv per l’Italia
Premio Achille Valdata
Giuria dei lettori di Torinosette – La Stampa
Miglior Film Torino 38
Premio Stella della Mole per l’innovazione Artistica 2020 a
Isabella Rossellini
Novità del 38esimo Torino Film Festival è il Premio Stella della Mole per l’Innovazione Artistica che sarà attribuito ogni anno ad artisti che contribuiscono in modo originale, universale e senza tempo alla cultura cinematografica.

Il Premio Stella della Mole per l’Innovazione Artistica viene conferito quest’anno a Isabella Rossellini quale riconoscimento per la sua inesauribile creatività, l’esplorazione di ogni forma d’arte e l’incommensurabile capacità di trasformarsi.

Con la sua grazia elegante, la sua raffinatezza e l’intrepida capacità di esplorare nuovi orizzonti ha saputo portare bellezza in ogni forma d’arte con la quale si è misurata, dal cinema al teatro, ai video musicali, alla moda.

Isabella Rossellini è cresciuta tra Parigi e Roma e si è trasferita a New York City quando aveva diciannove anni. Ha avuto grande successo come modella apparendo su numerose copertine di riviste come «Vogue», «Elle», «Harper’s Bazaar» e «Vanity Fair». Ha anche lavorato come attrice prendendo parte a numerosi film diretti da straordinari registi come Robert Zemeckis, David O. Russell, David Lynch, Robert Wilson, Taylor Hackford, Marjane Satrapi, Guy Maddin. Tra i suoi film americani più importanti Velluto blu, Cuore selvaggio, Il sole a mezzanotte, Cugini, La morte ti fa bella, Fearless – Senza Paura, Big Night e più recentemente Joy. È molto impegnata nella conservazione dello straordinario patrimonio
cinematografico della sua famiglia, compresi i film diretti dal padre, Roberto Rossellini e quelli con la madre, Ingrid Bergman. Isabella ha un master in Comportamento animale e Conservazione. Ha realizzato una serie di cortometraggi pluripremiati, Green Porno, Seduce Me e Mammas, che mettono in scena in forma comica approfonditi studi scientifici sul comportamento animale. Ha girato in cinquanta diverse città con un monologo basato sui suoi cortometraggi scritti con il premio Oscar Jean Claude Carriere. Di recente è stata in tournée con il suo nuovo spettacolo teatrale, Link Link Circus, che tratta del comportamento e della cognizione degli animali.

La Stella del Torino Film Festival
La Mole Antonelliana è l’edificio simbolo della Città di Torino e, dal 2000, anche la sede del Museo Nazionale del Cinema. Guardando in alto, in cima alla guglia della Mole, chiunque passi ai piedi del monumento può vedere una stella che non è solo il punto più alto della Mole, ma anche un oggetto complesso, sfaccettato, misterioso e con una storia affascinante che la rende una perfetta icona.

Per questo il Torino Film Festival ha deciso di dedicarle la nuova identità visiva rendendola
simbolicamente emblema della manifestazione. Scegliendo la Stella come suo simbolo, il Torino Film Festival vuole celebrare il suo impegno per l’innovazione, la diversità e la collaborazione collegando la storica eccellenza tecnologica di Torino con il suo spirito innovativo e una creatività in continua evoluzione. La Stella della Mole, il riconoscimento massimo che riceveranno i vincitori del Festival, mette in relazione il passato di Torino con il suo futuro, la “culla” del cinema italiano con i talenti del cinema giovane di tutto
il mondo che il festival scopre e fa conoscere ogni anno. Il Premio Stella della Mole è progettato a partire dai disegni degli architetti Ferdinando Cartella e Giuseppe Mura grazie alla collaborazione con Politecnico di Torino e Competence Industry Manifacturing 4.0.

Il premio è realizzato in alluminio, in 3D, con la tecnica della manifattura additiva o additive
manufacturing che consentirebbe di “creare” l’oggetto ovunque utilizzando i dati digitali: una grande opportunità in termini di sostenibilità ambientale. Il Museo Ferroviario Piemontese di Savigliano ha realizzato un modello della Stella della Mole a grandezza naturale che sarà visibile durante il Torino Film Festival in piazza Castello.

TFF 34: i premi ufficiali del Torino Film Festival 2016

TFF 34: i premi ufficiali del Torino Film Festival 2016

È stato il cinese Juan Zeng Zhe / The Donor di Qiwu Zang a vincere il TFF 34. Il premio è stato assegnato dalla giuria presieduta da Ed Lachman.

I premi ufficiali del TFF 34

34° TORINO FILM FESTIVAL – I PREMI UFFICIALI

TORINO 34

La Giuria di Torino 34 – Concorso Internazionale Lungometraggi, composta da Ed Lachman (USA, presidente), Don McKellar (Canada), Mariette Rissenbeek (Germania), Adrian Sitaru (Romania), Hadas Yaron (Israele), assegna i premi:

Miglior film (€ 15.000) a:

Juan Zeng Zhe / The Donor di Qiwu Zang (Cina, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Siamo onorati di assegnare il premio a un film così meravigliosamente penetrante e così poetico nella narrazione, nella performance, nella comprensione del mondo in cui proviamo a vivere. Pensiamo di aver trovato una nuova voce del cinema cinese che ci arricchirà tutti. Grazie”.

—————————————

Premio Speciale della giuria – Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (€ 7.000) a:

Los decentes di Lukas Valenta Rinner (Austria/Corea Del Sud/Argentina, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Questo film ci porta in un viaggio con Belén, una collaboratrice domestica di una ricca famiglia in un quartiere sorvegliato e recintato, che trova una via di fuga dal suo mondo claustrofobico quando scopre una comunità di nudisti che vive al di là del recinto. Los decentes esplora con grande sensibilità e penetrante spirito di osservazione l’impatto che questa nuova libertà ha sulla vita della donna. Allo stesso tempo, questa libertà provoca la reazione della borghesia del quartiere. Diamo il Premio Speciale della Giuria a questo film audace e originale”.

————————————

Premio per la Miglior attrice a:

Rebecca Hall per il film Christine di Antonio Campos (USA, 2016)

Con la seguente motivazione:

“L’attrice, con una fortissima presenza scenica e le molte sfumature della sua performance è riuscita a ritrarre perfettamente un personaggio commovente che è in conflitto emotivo con se stesso.”

Premio per il Miglior attore a:

Nicolas Duran per il film Jesus di Fernando Guzzoni (Cile/Francia, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Per un ritratto molto credibile, che veicola una gamma di emozioni, da parte di un talento così giovane e promettente”.

————————————————-

Premio per la Miglior sceneggiatura a:

Juan Zeng Zhe / The Donor di Qiwu Zang (Cina, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Forse saremmo stati influenzati dall’ambiente che ci circonda, ma la giuria è rimasta colpita da questo film duro ed emotivamente devastante, che mostra come la tradizione del Neorealismo italiano sia ancora viva in angoli remoti del globo”.

—————————————————-

Premio del pubblico a:

Wir Sind die Flut / We Are the Tide di Sebastian Hilger (Germania, 2016)

TFFdoc

INTERNAZIONALE.DOC

La Giuria di Internazionale.doc, composta da Kamal Aljafari, Ann Carolin Renninger, Gaël Teicher, assegna i seguenti premi:

Miglior film per Internazionale.doc (€ 5.000) a:

Houses Without Doors di Avo Kaprealian (Siria/Libano, 2016)

Con la seguente motivazione:

“In una situazione impossibile, ci fa vedere l’impossibile – dal balcone di casa egli guarda il mondo intero. Ci fa sentire come i siriani e gli armeni rappresentino tutta l’umanità e ci restituisce la fiducia nella capacità del cinema di aiutare tutti gli essere umani a esistere e a resistere in ogni epoca”.

Premio Speciale della giuria per Internazionale.doc a:

Attaque di Carmit Harash (Francia, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Perché si pone nel cuore del caos sollevando interrogativi sulle tante immagini che ci circondano, con uno spirito libero e con uno humour che aiutano a prendere le distanze e a sconfiggere la depressione, perché propone di non credere alle immagini ma trattarle in modo originale e nuovo”.

ITALIANA.DOC

La Giuria di Italiana.doc, composta da Eleonora Danco, Luciano Rigolini, Marcello Sannino, assegna i seguenti premi:

Miglior Film per Italiana.doc (€ 5.000) a:

Saro di Enrico Maria Artale (Italia, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Un viaggio alla ricerca di un padre mai conosciuto. Un documentario intimo e spiazzante diretto con incredibile lucidità e rigore. L’autore riesce a trattare la sua storia con intensità e coraggio, attraverso una struttura narrativa coinvolgente dove la dimensione personale diventa universale”.

Premio Speciale della giuria per Italiana.doc a:

Moo Ya di Filippo Ticozzi (Italia, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Un documentario intenso e raffinato. Uno sguardo poetico che scava un territorio segnato da un trauma di violenza e morte la cui memoria è viva nel protagonista Opio e nelle persone che incontriamo. Il regista riesce a creare con sensibilità e rigore una vera mimesi tra la temporalità filmica ed il tempo sospeso della vita quotidiana dove la natura è una lunga lacrima colorata”.

Assegna inoltre una menzione speciale a:

A Bitter Story di Francesca Bono (Italia, 2016)

Con la seguente motivazione:

“La giovane autrice decide di confrontarsi con una delle questioni sociali più imminenti: l’integrazione. Gli adolescenti di una piccola comunità cinese che affrontano le decisioni sul proprio futuro sospesi in un limbo identitario e territoriale.

Un approccio formale e psicologico audace che fa uso della messa in scena non escludendo momenti di autentica intimità, riuscendo così ad andare oltre il realismo frontale senza perdere la sincerità”.

ITALIANA.CORTI

La Giuria di Italiana.corti, composta da Colapesce, Lucia Veronesi, Matteo Zoppis, assegna i seguenti premi:

Premio Chicca Richelmy per il Miglior film (€ 2.000 offerti da Associazione Chicca Richelmy) a:

Ex voto di Fabrizio Paterniti Martello (Italia, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Il film racconta la tradizione di un luogo diviso fra sacro e profano e ci restituisce poeticamente l’immagine di un’Italia divisa tra tradizione e modernità”.

Premio Speciale della giuria a:

Il futuro di Era di Luis Fulvio (Italia, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Il film scolpisce la metafora della condizione umana. Propone una chiave di lettura attuale della continua e ossessiva ricerca della bellezza attraverso la sua distruzione”.

PREMIO FIPRESCI

La Giuria del Premio Fipresci, composta da Frédéric Jaeger, Yael Shuv e Gianlorenzo Franzi, assegna il Premio per il Miglior film a:

Les derniers parisiens di Hamè Bourokba e Ekoué Labitey (Francia, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Una storia attuale raccontata con empatia e urgenza, con un tocco leggero. Les Derniers Parisiens narra il difficile rapporto tra due fratelli migranti che cercano di sbarcare il lunario a Parigi. Offre uno sguardo della vita a Pigalle e scorci sulle molte storie accennate sullo schermo”.

PREMIO CIPPUTI

La Giuria, composta da Francesco Tullio Altan, Mariano Morace, Costanza Quatriglio assegna il Premio Cipputi 2016Miglior film sul mondo del lavoro a:

Lao Shi / Old Stone di Johnny Ma (Cina/Canada, 2016)

Con la seguente motivazione:

“Per lo stile sospeso fra la cronaca vera e lo stato d’allucinazione con cui Johnny Ma segue la fulminante odissea tragica di un taxista rimasto coinvolto in un incidente stradale. La responsabilità non era sua, ma il senso di colpa per avere fatto sprofondare un ragazzino in coma profondo è ossessivo: niente e nessuno lo aiuteranno, né gli amici, né la famiglia sempre meno comprensiva e affettuosa, né tanto meno gli squali burocrati delle società d’assicurazione. La perdita del lavoro quotidiano provoca un fatale smarrimento dell’identità. Ognuno è solo sul cuore della terra, e il buio si avvicina”.

TFF 34: i premi collaterali del Torino Film Festival

TFF 34: i premi collaterali del Torino Film Festival

Sono stati assegnati i premi collaterali del TFF 34, il Torino Film Festival, svoltosi a Torino dal 16 al 26 novembre 2016.

Ecco i premi collaterali del TFF 34

PREMIO SCUOLA HOLDEN – Storytelling & Performing Arts

La Giuria composta dagli allievi e dalle allieve del College di Cinema assegna il premio

Miglior sceneggiatura Torino 34 a:

Lady Macbeth (UK, 2016) di William Oldroyd

Con la seguente motivazione:

“Una trasposizione libera, in apparenza elegante, in profondità crudele. Una discesa dentro un potere femminile che vuole guadagnarsi la libertà in nome di un amore ossessivo. Immagini sobrie, essenziali. Una chiarezza di esposizione per raccontare l’oscurità interiore”.

PREMIO ACHILLE VALDATA

La Giuria, composta da Igor Catrano, Paola Giachello, Paola Mariotto, Giuliana Prestipino, Alessia Scarsella, Silvia Stola, Sabina Tibaldeschi, lettori di “Torino Sette”, assegna il premio

Miglior film di Torino 34 a:

Wind Sind die Flut / We Are the Tide (Germania, 2016) di Sebastian Hilger

Con la seguente motivazione:

“Per aver saputo trasmettere attraverso la potenza delle immagini e l’equilibrio di generi un messaggio positivo per le nuove generazioni”.

PREMIO AVANTI

La Giuria del Premio AVANTI (Agenzia Valorizzazione Autori Nuovi Tutti Italiani), formata da Rossella Schillaci (regista), Alberto Valtellina (Lab80 film) e Lorenzo Rossi (Rivista Cineforum), assegna il Premio Avanti 2016 a:

Juan Zeng Zhe/The Donor (Cina, 2016) di Qiwu Zang

Con la seguente motivazione:

“Per aver saputo raccontare con grande rigore stilistico e scelte narrative sorprendenti il dramma della mercificazione del corpo, della reificazione dell’individuo e dei rapporti di potere. Un film universale che partendo dalla Cina parla a tutta la società contemporanea e descrive un tessuto sociale, politico ed economico che appartiene a ogni luogo e tempo. Il tutto in una forma cinematografica e in un linguaggio filmico davvero straordinari per un’opera prima”.

PREMIO GLI OCCHIALI DI GANDHI

La giuria della sesta edizione del premio “Gli occhiali di Gandhi”, la cui Giuria, composta da Ahmad Al Khalil, Elsa Bianco, Sara Galignano, Stefano Grossi e Cristina Voghera, assegna il Premio Gli Occhiali di Gandhi al film:

Les vies de Thérèse (Francia, 2016) di Sebastien Lifshitz

Con la seguente motivazione:

“Per aver raccontato con sguardo poetico la vita di una donna che testimonia con la sua esistenza il processo di emancipazione del mondo femminile.

Per aver narrato come la vecchiaia e la serena accoglienza della morte siano diventate il suo ultimo e definitivo atto politico”.

Menzione speciale a:

Wrong Elements (Francia/Germania/Belgio, 2016) di Jonathan Littell

Con la seguente motivazione:

“Per aver illuminato con grande efficacia narrativa i tragici vissuti dei 60.000 bambini-soldato dell’Uganda.

Per aver messo in risalto la scelta nonviolenta e la volontà pacificatrice del governo, che, in questo modo, ha creato la possibilità di una rinascita morale e sociale per le giovani vittime-carnefici”.

Menzione speciale a:

Avant les rues (Canada, 2016) di Chloè Leriche

Con la seguente motivazione:

“Per aver saputo illustrare come un’iniziale atto di involontaria violenza possa attivare un percorso di crescita personale e di risoluzione dei propri contrasti interiori attraverso la riscoperta delle proprie radici violate da una società bianca omologante”.

PREMIO INTERFEDI

La Giuria Interfedi, promossa dalla Chiesa Valdese e dalla Comunità Ebraica di Torino, con il patrocinio del Comitato Interfedi della Città di Torino, e composta da Manuel Disegni (in rappresentanza della Comunità Ebraica), Beppe Valperga (Comitato Interfedi) e Sergio Velluto (Chiesa Valdese) attribuisce la quarta edizione del “Premio Interfedi – Premio per il rispetto delle minoranze e per la laicità” al film:

Avant les rues (Canada, 2016) di Chloè Leriche

Con la seguente motivazione:

“In una realtà di disagio e di emarginazione, lontana dalla cronaca di tutti giorni, una comunità solidale riesce a sostenere uno dei propri giovani che si trova in una situazione difficile. La minoranza indigena canadese, in cui anche le donne hanno un ruolo importante e non scontato, trova anche nella propria spiritualità la risorsa cui attingere”.

Menzione speciale a:

Spectres Are Haunting Europe (Grecia/Francia, 2016) di Maia Kourkouta e Niki Giannari

Con la seguente motivazione:

“Per il contenuto di stretta attualità e la forma originale con cui è stato trattato”.torino film festival

TFF 34: chiuso il Torino Short Film Market

TFF 34: chiuso il Torino Short Film Market

Si è chiuso domenica 20 il primo Torino Short Film Market, l’unico mercato internazionale del corto in Italia organizzato dal Centro Nazionale del Cortometraggio in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema e il Torino Film Festival e con il sostegno della Film Commission Torino Piemonte.

Il bilancio è straordinariamente positivo. Sono circa 300 i professionisti che si occupano di formato breve – dai produttori ai distributori, dai registi ai buyers – che hanno affollato gli spazi del che il Centro di Produzione RAI di Torino ha gentilmente messa a disposizione per l’occasione. 60 gli ospiti internazionali che il TSFM ha invitato. I due pitch – “Oltrecorto” e “Distributors meet buyers” – hanno registrato il tutto esaurito, così come il panel “Supporting Short Films”; la proiezione di corti “All you need is short”, curata dal TSFM all’interno del programma del TFF, ha avuto, anch’essa, un grande riscontro di pubblico.

Il successo di una manifestazione non si vede però solo dai numeri, ed è per questo che il Centro Nazionale del Cortometraggio sta monitorando il grado di soddisfazione degli ospiti e degli accreditati. Le prime risposte sono estremamente confortanti e, in generale, il feedback immediato di tanti ospiti e intervenuti è stato, come avremmo auspicato prima dell’evento, la conferma della necessità di uno spazio di incontri professionali dedicato al cortometraggio anche nel nostro Paese. In fondo, basta poco perché l’Italia diventi un Paese normale.

TFF 2012: Ken Loach rifiuta il Premio per i lavoratori!

0

Il regista Ken Loach, fra gli ospiti più importanti dell’edizione 2012 del Torino Film Festival annuncia la sua assenza e rifiuta il Premio assegnatogli. Ecco la nota dello stesso Festival: 

Teyonah Parris sull’insuccesso di The Marvels: “Spero che la gente gli dia una possibilità”

0

Uscito a novembre in sala, The Marvels (qui la recensione) ha guadagnato appena 206,1 milioni di dollari al botteghino mondiale, ben lontano dagli 1,1 miliardi di dollari del suo predecessore del 2019, Captain Marvel. Il sequel ha riunito Carol Danvers, Kamala Khan e Monica Rambeau per un team-up divertente, anche se dimenticabile. Le recensioni sono state per lo più positive, ma la sua scarsa performance al botteghino farà probabilmente sì che i Marvel Studios si allontanino dall’idea di realizzare un terzo capitolo.

Parlando con People, l’interprete di Monica Rambeau, Teyonah Parris ha condiviso la sua opinione sui fallimenti finanziari di The Marvels. “Penso che si sia parlato molto e che la gente non l’abbia visto“, dice l’attrice. “Quindi è frustrante, quando le persone commentano cose di cui non hanno realmente fatto esperienza“. L’attrice ha aggiunto che “ci sono molte persone che hanno dedicato molto del loro tempo, del loro spirito e del loro talento a portare avanti questo progetto“.

Spero che la gente faccia un tentativo, vedendolo o rivedendolo. Se non vi piacciono i primi 10 o 15 minuti, è giusto così. Il vostro tempo è prezioso. Ma noi facciamo questi film in modo che possano essere una fuga dal mondo reale in un momento di leggerezza, gioia e fantasia“. “Non deve piacervi per forza qualcosa“, ha aggiunto l’attrice, “ma dategli una possibilità vedendolo e formandovi una vostra opinione. E se lo avete fatto, allora è giusto. È così che vi sentite, e io non posso negarvelo“.

LEGGI ANCHE:

The Marvels: il cast del film

Il sequel con protagonista il premio Oscar Brie Larson, è sceneggiato da Megan McDonnell, sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision. Sfortunatamente, Anna Boden e Ryan Fleck, registi del primo film, non sono tornati dietro la macchina da presa: il sequel, infatti, è diretto da Nia DaCosta, regista di Candyman. Nel cast ci sono anche Iman Vellani (Ms. Marvel) e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe Ashton, invece, interpreta il villain principale. Il film è uscito in sala dall’ 8 novembre 2023 ed è su Disney+ dal 7 febbraio.

Texas: una discussione fuori da un cinema si trasforma in tragedia, un morto

0

Domenica scorsa, Michael Emerson e alcuni dei suoi amici sono andati al cinema di Tomball, in Texas, per vedere l’ultimo spettacolo della notte di 300 l’Alba di un Impero.

cinemaQuando il film è finito, nella prima mattinata del lunedì successivo, Emerson e gli amici si sono fermati nel bagno del cinema. Qui hanno cominciato a discutere della possibilità di un eventuale sequel al film appena visto. A quel punto un altro gruppo di spettatori è entrato nel bagno. La discussione si è aperta anche ai nuovi arrivati, ma dopo poco, quella che doveva essere una conversazione futile su un film, si è trasformata in un violento litigio.

L’accesa diatriba si è protratta anche all’esterno dell’edificio, dove Emerson è confrontato verbalmente con gli uomini che stavano andando verso il loro furgone. Il conducente del furgone è però partito in retromarcia, investendo in pieno Emerson che è caduto a terra e poi morto in ospedale, come ha dichiarato la polizia in base alle deposizioni dei presenti.

La polizia non ha ancora identificato il responsabile ma sono state diffuse delle immagini estrapolate dai circuiti di sorveglianza del cinema.

E’ stata scartata l’eventualità di un incidente, dal momento che i presenti hanno spiegato che il conducente del furgone ha investito di proposito la vittima.

Fonte: CBM

Texas Chainsaw Legacy: Leatherface tornerà in un nuovo film, ecco la sinossi ufficiale!

0

Il classico dell’orrore di Tobe Hooper del 1974, The Texas Chainsaw Massacre (Non aprite quella porta), è generalmente considerato uno dei film più terrificanti di tutti i tempi, ma nessuno dei successivi sequel, reboot o rivisitazioni è riuscito a riconquistare il terrore puro dell’originale (compreso quello con Matthew McConaughey), e il seguito di Netflix del 2022 è stato probabilmente il peggiore .

Tuttavia, nonostante le recensioni negative (si trova al 31% su Rotten Tomatoes), il film si è rivelato un discreto successo per lo streaming, e un altro capitolo “Texas Chainsaw Legacy” è ora in fase di sviluppo.

L’insider Daniel Richtman riferisce che il nuovo film si intitolerà Texas Chainsaw Legacy e, secondo questa logline, Leatherface e la sua famiglia di psicopatici torneranno per seminare altro caos.

Texas Chainsaw Legacy si addentra nella tranquilla facciata di Oasis Oaks, una comunità recintata immersa nel Texas rurale. Tra i prati meticolosamente curati e le vigili pattuglie di sicurezza, la nostra famiglia protagonista incarna la beatitudine suburbana. Tuttavia, appena oltre i confini di questa enclave idilliaca, si nasconde una proprietà abbandonata che ospita il famigerato Leatherface e i suoi macabri parenti. Mentre il caos si abbatte su Oasis Oaks, le famiglie comuni vengono contrapposte ai selvaggi Sawyers in una straziante battaglia per la sopravvivenza, dove i confini tra il bene e il male si confondono in un agghiacciante confronto di orrori familiari.”

Non sono stati annunciati né il regista né lo sceneggiatore, ma gli aggiornamenti ufficiali potrebbero essere dietro l’angolo ora che la sinossi è stata resa nota.

Ecco cosa ha detto il regista del film precedente, David Blue Garcia, sulla sua preparazione e sul tono comico di alcune scene durante un’intervista con Screen Rant.

Per me è stato lo spirito. Lo spirito della regia di quel primo film. Non mi piace guardare i film mentre li faccio. Così ho guardato Texas Chainsaw Massacre, l’originale, e poi non ho guardato nient’altro per due mesi mentre giravo questo film. Mi ha dato un’idea di quello che voglio fare. Ma in realtà non sto copiando direttamente nulla dall’originale. Mi ha solo dato un’idea. Una cosa che mi ha colpito dell’originale, di cui non molti parlano, è quanto sia cupo e divertente. Così mi sono assicurato di portare un po’ di leggerezza anche in questo film.

Tex Week: una settimana con il ranger alla rinascente di Milano

0
Tex Week: una settimana con il ranger alla rinascente di Milano

Tizzoni d’inferno! Sembra ieri ma sono passati 75 anni da quando, il 30 settembre 1948, debuttava in edicola il primo albo a striscia di Tex, il personaggio creato da Gianluigi Bonelli e realizzato graficamente da Aurelio Galleppini, destinato a diventare il più amato eroe del fumetto italiano e uno dei più longevi del fumetto mondiale.

Sergio Bonelli Editore celebra questo prestigioso traguardo in compagnia di Rinascente con la “Tex Week”: una settimana speciale dedicata al Ranger che si svolgerà presso la Rinascente Milano Piazza Duomo dal 3 al 9 ottobre per festeggiare un’icona capace di travalicare i confini del suo tempo, esaltare la bellezza della vita on the road, superare le frontiere e coinvolgere generazioni di lettori con le sue infinite storie.

Racconta Davide Bonelli, presidente di Sergio Bonelli Editore: “Quest’anno il nostro Tex compie 75 anni. Per questo vogliamo festeggiarlo con una settimana di iniziative, allestimenti ed eventi speciali dedicati a lui, proprio qui, a Milano, nella città di Sergio Bonelli Editore.  Assieme agli amici di Rinascente, appassionati di fumetti e preparatissimi sul mondo del Ranger e dei suoi pard, abbiamo pensato di offrire a tutti i fan di Aquila della Notte un’esperienza del tutto nuova, che speriamo possa conquistarli. L’augurio mio e di tutta la redazione di via Buonarroti è che durante la Tex Week chiunque visiti la Rinascente di piazza Duomo possa, per 7 giorni, sentirsi a Casa di Tex e celebrare con lui un compleanno sul sentiero dell’avventura. Il Ranger è un eroe sempre in viaggio. Il suo dura da 75 anni ma, come dimostrano i tantissimi lettori di ogni età, è un viaggio appena iniziato, come per ogni anniversario che si rispetti”.

Aggiunge Pierluigi Cocchini, AD di Rinascente: ““Siamo particolarmente orgogliosi di ospitare la Milano Tex Week e festeggiare i 75 anni del più famoso fumetto italiano: Rinascente Milano Duomo è il medium ideale per un magnifico take over dedicato ad Aquila della Notte e ai suoi famosissimi pard. Tex è stato il mio primo fumetto e ricordo perfettamente le bellissime sensazioni nell’attesa di una nuova uscita, nell’odore della carta fresca di stampa, nelle stupende storie che mi trascinavano nel mitico mondo del far west: desideravo “essere” Tex Willer, non solo leggerlo. Da adulto le emozioni continuano come e più di allora: mai avrei pensato che Tex potesse campeggiare fiero nelle 8 vetrine della Rinascente, occupare l’AIR SNAKE con i prodotti celebrativi dedicati, caratterizzare come un saloon il bar del piano basement ed organizzare un emozionante party in una delle più belle location al mondo: le terrazze di Rinascente Duomo. TEX, insieme al vecchio cammello KIT CARSON, il figlio KIT, l’iconico TIGER JACK e naturalmente gli indiani Navajos, stanno per invadere Milano. Occhio, potrebbero aggirarsi in città anche El Morisco, la Tigre Nera, Jim Brandon, Capitan Barbanera, Tom Devlin, Lefty, El Muerto e quei tizzoni d’inferno di Mefisto e Yama: nei prossimi giorni, prevedo frequenti scazzottate e lunghe cavalcate nella Monument Valley. Tanti auguri, incredibile satanasso!”.

Tetro

0

 

Tetris: trailer del film Apple Original con Taron Egerton

0
Tetris: trailer del film Apple Original con Taron Egerton

Oggi Apple Original Film ha svelato il trailer di Tetris, l’atteso film interpretato da Taron Egerton che uscirà il 31 marzo su Apple TV+.

Tetris racconta l’incredibile storia di come uno dei videogiochi più popolari di sempre sia arrivato a contagiare i giocatori più accaniti di tutto il mondo. Henk Rogers (Taron Egerton) scopre Tetris nel 1988 e decide di puntare tutto sul videogioco viaggiando in Unione Sovietica, dove unisce le forze con il suo inventore Alexey Pajitnov (Nikita Efremov) per riuscire a portarlo all’attenzione delle masse. Basato su una storia vera, “Tetris” è un thriller ambientato all’epoca della Guerra Fredda, con personaggi ‘cattivi’ che fanno il doppio gioco, eroi improbabili e una corsa avvincente fino al traguardo.

Tetris: le riprese del film inizieranno nel 2017

0
Tetris: le riprese del film inizieranno nel 2017

Già nel lontano 2014 era stato annunciato un film basato su Tetris, il celebre videogioco di logica e ragionamento inventato nel 1984 dal programmatore russo Alexey Pajitnov. Il film rappresenterà la prima produzione dei Threshold Global Studios, nati in seguito all’accordo tra Bruno Wu, magnate dei media cinesi, e il produttore Larry Kasanoff.

La notizia di oggi è che le riprese del film inizieranno in Cina nel 2017. Si tratterà dunque di una co-produzione tra Cina e Stati Uniti con un cast di attori provenienti da entrambi i paesi. Secondo le prime indiscrezioni si tratterà di un epico thriller di fantascienza.

A proposito del film, la Threshold Entertainment Group ha dichiarato: “Il nostro team ha lavorato con la Tetris Company per più di un anno e con la formazione della Threshold Global Studios sono stati assicurati i finanziamenti, la storia è stata creata, e Wu e Kasanoff saranno i co-produttori”. 

Il Line Producer Dane Smith (Transformers, Harry Potter, Spider Man) sarà il responsabile degli effetti visivi VFX realizzati esclusivamente per il film.

tetrisIl gioco Tetris ha iniziato ad avere popolarità alla fine degli anni ottanta, e ulteriore popolarità derivò dall’essere venduto in bundle con la prima versione del Game Boy. Inoltre è stato dichiarato uno dei dieci videogiochi più importanti di sempre da Henry Lowood della Stanford University, nel marzo 2007. Nel 2014 il gioco viene pubblicato anche per le console Xbox One e PlayStation 4 da Ubisoft.

Fonte

Tetris: la storia vera dietro al film Apple TV+ con Taron Egerton

Dal 31 marzo è disponibile su Apple TV+ Tetris, il film basato sulla vera storia della guerra che si è combattuta per accaparrarsi i diritti dell’iconico videogioco (guarda il trailer). Chiaramente, come spesso accade, la storia vera non è proprio come la si racconta al cinema, che, per definizione, ha bisogno di inventare e ricamare sui fatti per diventare molto più accattivante per gli spettatori. E così, anche il Tetris con protagonista Taron Egerton ha avuto i suoi “aggiustamenti” rispetto a come sono andati davvero i fatti.

In Tetris, Henk Rogers (Taron Egerton), un designer di videogiochi che scopre Tetris, si accorge che i diritti di licenza del gioco in Giappone non appartengono a nessuno e tenta di vendere il gioco a Nintendo. Il piano generale di Henk è che Nintendo possa impacchettare il gioco con la rivoluzionaria console portatile Game Boy. Per farlo, però, deve prima ottenere lui stesso i diritti del gioco, il che si rivela un compito quasi impossibile.

Con un linguaggio da spy-story, il film racconta proprio l’impresa di Henk che al tramonto dell’Unione Sovietica si confronta con la dittatura, con il KGB e con la costante minaccia di morte che pende sulla sua testa. Ecco la storia vera su cui è basato il film diretto da Jon S. Baird.

Tetris è basato sulla vera storia delle origini del gioco

Il puzzle game è stato creato da Alexey Pajitnov, cittadino dell’Unione Sovietica negli anni ’80, interpretato nel cast di Tetris da Nikita Yefremov. A Pajitnov non era consentito vendere i diritti o trarre profitto dal gioco, poiché qualsiasi proprietà intellettuale era di proprietà dello stato. Ciò ha portato a una grande confusione in merito a chi avesse i diritti per pubblicare il gioco.

Robert Stein, i Maxwell e Henk hanno davvero combattuto per i diritti, e Henk si è davvero recato in Unione Sovietica per conquistarli. Alla fine degli anni ’80, era come viaggiare oggi in Corea del Nord, il che significa che l’elemento di pericolo vissuto dal protagonista nel film Tetris si basa su un pericolo reale che ha corso Rogers.

Il concept originale di Tetris di Alexey

Sebbene la storia del film non riguardi la creazione di Tetris, il primo atto del film descrive il processo di pensiero di Alexey che ha portato alla creazione del gioco e il fatto che lo sviluppo iniziale dello stesso sia avvenuto su un computer estremamente vecchio. Alexey realizza ogni quadratino dei pezzi del Tetris con delle parentesi quadre, una aperta l’altra chiusa (esempio: [ ]), poiché quello era l’unico modo in cui poteva dare vita alla sua visione.

Questo è esattamente il modo in cui l’ideazione del gioco è avvenuta anche nella vita reale, ma c’è un pezzo mancante nella storia – letteralmente, poiché il vero creatore ha originariamente progettato Tetris con pezzi composti da cinque quadrati e non quattro, come si presenta poi la versione ufficiale del gioco. Alexey alla fine ha abbandonato quell’idea perché era troppo complicata e c’erano troppi pezzi.

L’uscita del Game Boy

Quando Henk visita la sede centrale di Nintendo, viene presentato a due sviluppatori, Howard Lincoln (Ken Miles) e Minoru Arakawa (Ken Yamamura), che stanno lavorando a un progetto top secret. Svelano il Game Boy e dicono a Henk che è una delle sole dieci persone al mondo ad averlo visto.

Sebbene la scena generi un momento particolarmente enfatico all’interno della narrazione, si tratta di una situazione completamente inventata. Nella vita reale, il Game Boy era già uscito in Giappone prima che Henk incontrasse Nintendo. Tuttavia, la console non era ancora stata distribuita negli Stati Uniti e Henk convinse la Nintendo a inserire il Tetris nella consolle con l’uscita negli Stati Uniti del Game Boy.

L’amicizia tra Alexey e Henk

Sebbene Tetris sia un eccitante thriller di spionaggio, funziona altrettanto bene come una commovente storia di amicizia tra l’americano figlio del mondo, Henk, e Alexey, devoto alla sua nazione e ligio alle regole dell’URSS. I due sono legati dalla passione per lo sviluppo di videogiochi, fino a quando Henk non si fa strada nella vita di Alexey dopo che questi non voleva avere niente a che fare con lui, in primo luogo.

Alexey è descritto come un uomo meticoloso e chiuso, un prodotto del suo ambiente, essendo lui cresciuto in URSS. Questa scelta narrativa ha senso, poiché mostra quanto possa essere estenuante un’educazione in un posto del genere. Tuttavia, quando Alexey e Henk si sono incontrati per la prima volta nella vita reale, si sono subito trovati d’accordo e sono diventati inseparabili.

L’interprete di Henk è un ufficiale del KGB

Alcuni cambiamenti che Tetris opera rispetto alla storia vera possono avere senso, come la scelta di sintetizzare il modo in cui Alexey ha sviluppato il gioco, dal momento che, accorciando quell’aspetto, si dà più spazio al flusso narrativo. Tuttavia, è vero che il gioco inizia a fare enormi passi avanti, in senso artistico, quando Henk atterra a Mosca.

Henk lavora a stretto contatto con un interprete di nome Sasha, interpretata da Sofya Lebedeva, che lo aiuta ad accedere agli edifici governativi e trovare le persone giuste, ma in seguito si scopre che Sasha è un ufficiale del KGB che spia Henk. Nella storia vera, Henk ha assunto un’interprete, che di certo non era un ufficiale del KGB. Tuttavia, il vero Henk ha raccontato che questa interprete gli destava un po’ di sospetto, dal momento che sembrava estremamente sicura di sapere dove e quando cercare e trovare le cose/persone giusta. Alla CNN ha dichiarato: “Sapeva immediatamente dov’era tutto, quindi era strano”.

Henk giramondo

La storia di Tetris salta da una parte all’altra del mondo, e, in totale, Henk mette piede in quattro diverse località in tutto il mondo, viaggiando tra Russia, Stati Uniti, Giappone e Regno Unito. In realtà, Henk si è recato in un solo Paese durante la sua impresa nel tentativo di conquistare i diritti di Tetris.

Henk ha lasciato il Giappone per la Russia, e mentre il film lo vede viaggiare in Russia per due volte, in realtà ha fatto una sola visita all’URSS. Alla fine degli anni ’80, Henk trascorse una settimana in Russia parlando con funzionari governativi a Elorg e legando con Alexey. Alla fine di quei sette giorni, aveva ottenuto con successo i diritti su Tetris.

L’inseguimento in macchina con il KGB

L’atto finale di Tetris si trasforma in un film d’azione vero e proprio. Dopo aver ottenuto i diritti su Tetris, Henk, Alexey, Howard e Minoru si precipitano all’aeroporto mentre vengono inseguiti dal KGB. È un inseguimento ad alta velocità pieno di incidenti e acrobazie che non sembrerebbero fuori luogo in un film di Bourne.

Non sorprende che nessuno di questi inseguimenti in macchina sia realmente accaduto. Rogers ha commentato questo momento del film, spiegando: “Hanno fatto del loro meglio per accettare i nostri cambiamenti quando avevano a che fare con l’autenticità. Ma quando è iniziato l’inseguimento in macchina e tutto il resto, è stato come, ‘OK, ora sono tutti loro.'” (fonte Canary Media).

La riunione di Alexey e Henk a San Francisco

Alla fine di Tetris, Henk invia ad Alexey un biglietto per San Francisco, che è confezionato con un Game Boy, e il film si conclude con loro che si riuniscono all’aeroporto di San Francisco e si abbracciano come vecchi amici.

La scena offre un momento di soddisfazione e riconoscimento per lo spettatore, ma mentre non è chiaro se l’incontro all’aeroporto sia effettivamente accaduto nella vita reale, il luogo in cui è ambientata la scena è totalmente sbagliata. Henk ha aiutato Alexey a risolvere le questioni legate al suo visto e trasferirsi negli Stati Uniti, ma non a San Francisco. Alexey ha lasciato Mosca per Seattle nel 1991, due anni dopo aver incontrato per la prima volta Henk.

Altri dettagli di Tetris sono incerti

Molti altri dettagli in Tetris sono completamente incredibili e, sebbene sia difficile dirlo con certezza, molto probabilmente sono falsi. Personaggi come l’ufficiale del KGB Valentin, che sta tentando di andare contro ciò che è meglio per lo stato, oppure il fatto che Henk metta tutta la sua vita, casa e famiglia, in pericolo impegnando tutto con la banca, sono probabilmente dettagli inventati.

Tuttavia, poiché né Henk né Alexey hanno commentato o smentito quelle scelte narrative, diventa impossibile sapere con certezza cosa è finto e cosa no. Dato quanto Henk Rogers sia stato trasparente nella vita reale, quegli elementi del film sono quasi certamente degli escamotage creativi che non sono mai accaduti.

Perché il film Tetris non può essere completamente accurato

Anche se la storia di Henk è vera, è solo la sua versione della storia, e il film di Tetris si basa solo su quel resoconto. Dato che c’erano così tante persone coinvolte nel tentativo di ottenere i diritti del gioco, le loro versioni sarebbero state completamente diverse. Tutti vogliono apparire al meglio in una storia vera, e ogni persona coinvolta è probabilmente una versione completamente diversa della verità, e ciò rende molto complicato, per una storia come quella di Tetris, essere accurata.

Poiché Tetris è un film di Hollywood con una funzione primaria di intrattenimento, quasi ogni aspetto della storia vera deve essere “aggiustato”, come Robert e Kevin Maxwell, che sembrano quasi cattivi da cartoni animati. È interessante notare, tuttavia, che il vero Kevin Maxwell ha affermato che la rappresentazione di suo padre è stata effettivamente edulcorata. Parlando con il regista Jon S. Baird, Maxwell ha osservato: “L’unica cosa che direi è che non sei stato abbastanza duro con mio padre. Mio padre era molto peggio di come lo hai presentato tu”. (tramite Polygon).

Tetris: in arrivo il film sul gioco dei mattoncini colorati

0

TetrisSembrava che tutti i brand sfruttabili da Hollywood fossero giunti a saturazione, eppure il Wall Street Journal ha oggi annunciato che il cinema a stelle e strisce ha messo gli occhi su uno dei giochi più popolari di sempre. Sembra infatti che sia in produzione un film su Tetris, della Threshold Entertainment. A quanto pare non si tratterà solo di grossi blocchi colorati e rotanti che si incastrano l’uno nell’altro, ma, stando alle dichiarazione del CEO della Threshold Entertainment, Larry Kasanoff, si tratterà di “un enorme, epico sci-fi”.

Possiamo immaginare che l’operazione si avvicinerà molto a quella fatta con The Lego Movie, anche se è ancora più difficile riuscire a pensare ad un plot che possa avere una continuità con i colorati e geometrici blocchi del gioco.

“I brand sono le nuove star di Hollywood – ha dichiarato Kasanoff – Abbiamo una storia dietro a Tetris che renderà le cose molto più interessanti.Abbiamo di sicuro la base per un film epico. Quello che vedremo in Tetris sarà solo la punta dell’iceberg che ha un significato intergalattico.”

Il gioco venne creato nel 1984 dal programmatore russo Alexey Pajitnov e divenne un successo mondiale su piattaforma Nintendo Game Boy.

Fonte: CS

Tetris, recensione del film con Taron Egerton

0
Tetris, recensione del film con Taron Egerton

Tra i videogiochi più famosi e di maggiore successo in tutto il mondo, la storia di come è nato Tetris è un case-studi per gli esperti di storia del videogioco. Proprio questa storia è il centro del racconto del film disponibile su Apple TV+ dal 31 marzo con protagonista Taron Egerton nei panni di Henk Rogers, il programmatore che vinse la guerra dei diritti di sfruttamento del gioco, in un momento storico in cui sembrava impossibile riuscire a comunicare in alcun modo con l’URSS, soprattutto quando si aveva un passaporto americano.

La storia di Henk, che è il punto di vista di tutto il film, è raccontata come una grande avventura che si tinge di legal drama e di spy story in un contesto che serve più le dinamiche di spettacolarizzazione che quelle legate al racconto vero e proprio della storia vera dietro al film. E per fortuna, diremmo noi, dal momento che il film si prefigge principalmente di intrattenere, esagerando, esaltando, inventando e mettendo in scena momenti e versioni di personaggi che servono alla finzione.

Tetris, la trama

A metà degli anni ’80, Henk Rogers si reca in Unione Sovietica per cercare di accaparrarsi i diritti di Tetris, un gioco che è stato programmato da Aleksej Leonidovič Pažitnov, cittadino dell’unione e pertanto non in diritto a poter sfruttare per un tornaconto personale la sua proprietà intellettuale, visto che ogni prodotto del lavoro del singolo è dato allo Stato. Rogers però non è il solo che ha capito le potenzialità del gioco e con lui ci sono diversi altri attori che scendono in campo, ingolositi dallo stesso obbiettivo. Andromeda Software è il primo a ottenere i diritti del gioco, rivenduti poi alla Mirrorsoft. A questi altri due contendenti si unisce, ovviamente, il gigante sovietico, ombra di quello che era stato e impero in declino, ancora fortemente ancorato a una burocrazia fatiscente e capillare.

La storia di un’amicizia

Tutti questi elementi hanno permesso a Jon S. Baird, regista, e a Noah Pink, sceneggiatore, di trasformare l’impresa di Henk in un ibrido che coniuga un aspetto biografico e umano, che probabilmente è quello meglio riuscito del film, con toni da spy-story e da legal drama. La storia della collaborazione e dell’amicizia che nasce tra Henk e Aleksej è certamente il cuore del film, ed è la traccia che maggiormente àncora lo spettatore alla vicenda. Il regista sfrutta bene le potenzialità emotive di questo incontro, che anche nella vita vera ha dato il via a una lunga amicizia, coronata nella fondazione della The Tetris Company, e ne fa un aspetto importante di tutta la vicenda, che spinge lo spettatore a schierarsi immediatamente dalla parte di questi due personaggi che sembrano condividere non solo l’amore per la programmazione e i videogiochi, ma anche un rispetto reciproco che, nel film, viene mostrato con gradualità.

Anche l’aspetto legato al legal drama risulta interessante, con una scena centrale del film che costruisce molto bene la tensione e il tentativo dei funzionari burocrati sovietici di ottenere il migliore accordo possibile a fronte di un sistema amministrativo e di governo che si stava già sgretolando da tempo e che di lì a poco sarebbe crollato.

Tetris film 2023Tra spy story e legal drama

Meno riuscita è la componente da spy story con la quale si conclude il film: inseguimenti in automobile, KGB mobilitato, osservazione continua, atmosfera mutuata direttamente da Orwell contribuiscono a mettere in scena un’atmosfera macchiettistica che sembrava francamente superata e che invece semplifica un momento storico estremamente complesso e delicato per tutta la storia dell’Occidente.

Decisamente furba l’idea di far entrare nel film il linguaggio del gioco, con i tetraggini che entrano nella narrazione come scenografia, gli oggetti che diventano fatti di pixel e i vari attori della “caccia ai diritti di Tetris” che vengono presentato come Player 1, Player 2 e così via, nella parte introduttiva della storia. Il tutto accompagnato dalla colonna sonora del gioco stesso che, modificata e ri-arrangiata, fa da accompagnamento musicale a tutto il film, cambiando i suoi toni per adeguarsi al ritmo del racconto. Forse proprio questa è la chiave per essere indulgenti con Tetris: la storia è raccontata, contaminata, forse anche viziata da un’esigenza fortissima di spettacolarizzazione che, se da un lato cede troppo allo stereotipo e al forzare i confini della realtà, dall’altra diventa un vero e proprio gioco a livelli, con diversi ostacoli, settori da affrontare, nemici da sconfiggere e inseguimenti in cui farla franca.

In una maniera molto lineare e semplicistica, Tetris offre un buon livello di intrattenimento con un linguaggio a cui lo spettatore cresciuto nel mito del gioco dei tetramini sente di appartenere.

Testement of Youth: Trailer del film con Kit Harington

0

article-2688122-1F8B3EEB00000578-285_634x394Ecco il nuovo trailer di Testement of Youth. Il film è una storia d’amore, sulla guerra, la Prima Guerra Mondiale, e sulla memoria. Basato sull’opera omonima della famosa pacifista Vera Brittain, che testimone della guerra offrì un punto di vista femminile; la storia è incentrata sul viaggio di Vera tra speranze giovanili e sogni, con il suo fidanzato e i suoi amici lasciati a combattere al fronte francese, fino ad arrivare alla decisione di diventare infermiera e di testimoniare gli orrori della guerra vissuti in prima persona.

La regia è di James Kent, qui al suo debutto, mentre l’attrice che interpreta Vera è Alicia Vikander (Anna Karenina). Kit Harington (Game of Thrones) è invece il suo fidanzato. Nel cast anche Hayley Atwell, Dominic West, Emily Watson, Miranda Richardson, Colin Morgan e Taron Egerton. Per ora è stata annunciata solo la data di uscita in UK, il 16 Gennaio 2015.

Fonte: ComingSoon.net

Testamento e ultime volontà di Rosalind Leigh: recensione del film di Rodrigo Gudiño

I veri amanti dell’horror sanno bene che non servono per forza secchiate di sangue e frattaglie truculente per far venire qualche brivido. Molto spesso infatti è proprio il non visto, ciò che sta in agguato nell’ombra e che non si mostra a farci venire la pelle d’oca. Lezione appresa e messa in pratica alla perfezione dall’esordiente Rodrigo Gudiño, reduce dall’esperienza editoriale di successo con la fanzine Rue Mourge, qui Testamento e ultime volontà di Rosalind Leigh (The Last Will and Testament of Rosalind Leigh), alle prese con il suo primo lungometraggio che rivela un’inquietante perfezione estetica e narrativa, come se il giovane regista si sentisse a suo agio nel raccontare una storia dove poco si mostra e tutto fa paura.

Una paura vera, viscerale, una paura che si annida in ogni oscuro angolo della gotica casa e in ogni frammento delle splendide inquadrature, condite con una fotografia calda che ricorda il buon cinema spagnolo di genere e movimenti di macchina fluidi ed ipnotici che ricalcano lo stile orientale dei maestri dell’esistenzialismo.

La trama di Testamento e ultime volontà di Rosalind Leigh

In Testamento e ultime volontà di Rosalind Leigh (The Last Will and Testament of Rosalind Leigh) dopo molti anni lontano da casa, Leon torna nella vecchia villa della madre Rosalind appena deceduta per decidere cosa fare della proprietà avuta in lascito. La dimora appare come un grande magazzino pieno di oggetti sacri ammucchiati ovunque, simbolo della pazza ed ottusa fede a cui la vecchia donna ha sottoposto il figlio durante l’infanzia, obbligandolo a partecipare ai riti e alle adunate della sua setta cristiana. L’intero edificio sembra costruito come una piccola chiesa in miniatura, con tanto di statue di angeli e santi a protezione dei residenti. Ma durante la notte il luogo sembra trasformarsi improvvisamente, rivelando un lato oscuro con cui Leon dovrà ben presto fare i conti. Sembra infatti che il giovane non sia solo, e che qualcuno o qualcosa che abita nell’oscurità voglia uscire allo scoperto.

Un classico racconto di case stregate?

Testamento e ultime volontà di Rosalind Leigh (The Last Will and Testament of Rosalind Leigh), un classico racconto di case stregate a prima vista, ma ben presto pronto a rivelarsi per quello che è; una storia di passato che non passa, di ombre che vivono a metà strada fra il mondo reale e la superstizione, una parabola oscura e terrificante su come la fede possa essere a volte più spaventosa di quello che le Scritture ci dicono. Gudiño usa un plot semplice e lineare, ma che si stratifica sempre più grazie ai temi che di volta in volta si sedimentano una sull’altro, cominciando con la religione, fil rouge della pellicola, che permea ogni istante anche grazie ai continui richiami simbolici di oggetti che rivelano il fanatismo della madre e che per questo appaiono sempre più perturbanti.

Oggetti che si ammassano in uno spazio angusto ma allo stesso tempo virtualmente infinito, dove statue e icone sembrano di giorno proteggere e di notte incombere, mentre la presenza invisibile della madre aleggia su ogni cosa, evocata da una tenue voce fuori campo che accompagna le letture delle lettere lasciate dalla donna come sue ultime volontà. Stasi, silenzio e attesa sono gli ingredienti vincenti di un film che viaggia lento ed inesorabile come un torrente, increspato di tanto in tanto da onde oscure e cariche di minaccia che sembrano spezzare la quiete senza tempo di un racconto che pare uscito da una fiaba nera. È una strana religiosità quella che si respira, lontana anni luce dai temi della misericordia e della salvazione e sempre confinate col paganesimo e con l’idea di divinità temibili e anguste, in agguato nell’ombra e pronte a ghermire da un momento all’altro.

Testamento e ultime volontà di Rosalind Leigh (The Last Will and Testament of Rosalind Leigh) si concentra sulla figura dell’unico personaggio di Leon, magistralmente interpretato da un impenetrabile Aaron Poole, sperduto esserino in mezzo a spazi oscuri, costretto a ritornare nel covo infernale della sua giovinezza e in compagnia di una misteriosa presenza che si aggira per l’abitazione, incarnazione forse del male e della superstizione. Le poche ma efficaci apparizioni in flashback della madre Rosalind nulla tolgono alla poderosa presenza di Vanessa Redgrave, capacissima di rendere in pochissime pose tutta la pazzia e il fanatismo di una donna adombrata dalla fede oscura. Unica cicatrice che sfregia un così potente incantesimo visivo sono gli effetti speciali usati per la “creatura”, purtroppo alquanto rozzi e che soltanto qui rivelano la poca consistenza di un budget che per il resto è stato usato in maniera magistrale.

Forse sarebbe bastato rimanere in linea con l’atmosfera del racconto e giocare anche questa carta con il beneficio del dubbio e del non visto, usare metafore e angoli nascosti che per il resto ben assistono una storia fosca e inquietante, terribile come il profetico quadretto morale appeso all’interno della casa di Rosalind e che recita: “se cade un coltello è un uomo che viene a trovarti. Se cade un cucchiaio sarà una donna. Se cade una forchetta, non sarà né un uomo né una donna”.

Tesseract: ecco la ricostruzione del suo percorso nel MCU

Tesseract: ecco la ricostruzione del suo percorso nel MCU

Il Tesseract è tornato protagonista nel cinecomic prequel del MCU, Captain Marvel, ambientato nel 1995, e già nei mesi scorsi si erano diffuse alcune voci sulla presenza dell’artefatto (poi confermate, e chi ha visto il film saprà a cosa ci riferiamo).

Quale migliore occasione allora per ripercorrere e ricostruire la storia della gemma dello spazio nell’universo condiviso?

Tønsberg, Norvegia

Le leggende della mitologia norrena affermano che un tempo il Tesseract era il gioiello della stanza del tesoro di Odino che intorno al 965 d.C. venne portato via da Asgard e consegnato alla Terra.

Non è chiaro il motivo per cui gli Asgardiani abbiano lasciato l’artefatto a Tønsberg, in Norvegia, anche se presumibilmente il nostro pianeta era la casa perfetta visto che ospitava già un’altra gemma, quella dell Tempo (racchiusa nell’occhio di Agamotto). In ogni caso per oltre un millennio il Tesseract è rimasto al sicuro e lontano da mani sbagliate, fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

HYDRA

Arriviamo dunque al 1942, quando Johann Schmidt a.k.a. futuro Teschio Rosso, arriva in quel di Tønsberg per prelevare il Tesseract da un antico tempio. Inizialmente si pensava che fosse all’interno della bara di un guerriero morto da tempo, ma presto ci si rese conto che quello era solo un falso e che il vero Tesseract era nascosto altrove.

Dopo aver ucciso il custode della chiesa e aver ordinato ai suoi uomini di distruggere Tønsberg, Schmidt ingaggia il dottor Arnim Zola per sviluppare un’arma di distruzione di massa sfruttando il potere del Tesseract e separando così l’HYDRA dal controllo del Terzo Reich.

Più tardi, nel 1945, Teschio Rosso userà l’energia della gemma del tempo per alimentare numerose bombe che intendeva far cadere in vari paesi, compresi gli Stati Uniti, piano che fallì costringendolo a migrare su Vormir dove si prese cura della gemma dell’anima.

Howard Stark

Il Tesseract arriva dunque sulla Terra cadendo sul fondo dell’oceano dove a trovarlo è Howard Stark, che in passato aveva già studiato le fonti di energia alternative in Captain America: Il primo vendicatore con risultati a dir poco incoraggianti.

Sappiamo che il padre di Tony Stark avrebbe continuato le sue ricerche anche negli anni successivi alla guerra, aiutando proprio il figlio a a scoprire un nuovo elemento che sintetizzato alimenterà il reattore ad arco dell’armatura di Iron Man.

Progetto PEGASUS

Sappiamo che Howard Stark fu uno dei membri fondatori dello S.H.I.E.L.D., quindi si suppone che anche il governo degli Stati Uniti abbia avuto accesso al Tesseract e questo dettaglio spiegherebbe come mai, alla fine degli anni ’80, il manufatto finirà nelle mani del Progetto P.E.G.A.S.U.S. a cui ha lavorato la Dottoressa Wendy Lawson aka Mar-Vell.

Come abbiamo appreso in Captain Marvel, la Lawson era in realtà uno scienziato Kree disertore che voleva creare un motore a velocità ridotta per aiutare gli Skrull a trovare una nuova casa. Ad alimentarlo era proprio il Tesseract.

Dopo che la nave di Mar-Vell viene abbattuta dalla Starforce e la donna uccisa da Yon-Rogg, Carol Danvers seguirà le sue istruzioni prima distruggendo il motore (l’incidente le farà acquistare i suoi superpoteri), poi raggiungendo la base segreta nello spazio e scortando gli alieni nella ricerca del nuovo pianeta da abitare.

SHIELD

Come suggerito dalla seconda scena post credits di Captain Marvel, il Tesseract ingoiato dal gatto Goose alla fine del film si trova ora nelle mani di Nick Fury, dunque al cospetto dello S.H.I.E.L.D., l’organizzazione di spionaggio che ha protetto la gemma durante gli studi del Progetto P.E.G.A.S.U.S.

Dopo gli eventi di Thor, Fury ha infatti reclutato il Dr. Erik Selvig con la speranza di accelerare la ricerca.

Loki

Arriviamo agli eventi di The Avengers: dopo aver raggiunto un accordo con Thanos in seguito al suo esilio da Asgard, Loki sbarca sul nostro pianeta armato di uno speciale scettro, che Avengers: Age of Ultron avrebbe rivelato come il contenitore della gemma della mente.

Ottenuto un esercito di Chitauri con cui avrebbe potuto conquistare la Terra, Loki ha il compito di consegnare il Tesseract al Titano Pazzo, ed effettivamente riesce a impossessarsene prelevandolo dal Progetto P.E.G.A.S.U.S. con facilità all’inizio del film con l’aiuto di Erik Selvig.

Sfortunatamente per Loki, la squadra dei Vendicatori ostacola il suo piano e sebbene fosse stato sottoposto al lavaggio del cervello, Selvig riuscì comunque a inserire un difetto che permise allo scettro di attraversare il campo di forza per proteggere il Tesseract e chiudere il portale.

Asgard

Con il Bifrost ancora distrutto, dopo la battaglia di New York Thor sfrutta il Tesseract per trasportare se stesso e Loki ad Asgard. Più di mille anni dopo, l’oggetto prezioso torna nel luogo d’origine riposando nel caveau di Odino.

Più tardi, con il ritorno di Hela a casa, l’altra figlia di Odino si reca nella cripta di Odino dove in molti credono si trovi la versione fasulla del Tesseract. E quando Asgard viene distrutta da Surtur, il  destino del manufatto è di nuovo messo in discussione…

Thanos

Thanos è inarrestabile, e dopo aver distrutto Xandar per ottenere la gemma del potere, dedica tutti i suoi sforzi alla gemma dello spazio che individua sulla nave che trasporta Thor, Loki, Valchiria, Hulk, Korg, Miek e i sopravvissuti asgardiani. Siamo all’inizio di Infinity War e da una nuova tragedia continua il piano diabolico del Titano Pazzo.

Successivamente è il confronto diretto con i due fratelli sgardiani al centro della scena: Thanos tortura Thor per convincere Loki a rinunciare al Tesseract, prima uccidendo il Dio dell’Inganno, poi inserendo la gemma nel guanto dell’infinito.

Ora Thanos può teletrasportarsi ovunque desideri attraverso l’universo.

Leggi anche – Captain Marvel: tutti gli easter eggs del film

Fonte: Cinemablend

Tessa Thompson: 10 cose che non sai sull’attrice

Tessa Thompson: 10 cose che non sai sull’attrice

Tessa Thompson è un’attrice americana, conosciuta per i suoi ruoli in serie di successo come Veronica Mars e Westworld e in film come Selma – La strada per la libertà, Creed – Nato per combattere e Thor: Ragnarok. Dichiaratamente bisessuale, è molto attiva politicamente e socialmente e, ultimamente, sta prendendo parte a diversi progetti.

Ecco dieci cose che non sapevate di Tessa Thompson.

Tessa Thompson: film e carriera

1. Tessa Thompson è nata a Los Angeles. Tessa Lynn Thompson è nata il 3 ottobre 1983 a Los Angeles, California. È figlia della cantautore Marc Anthony Thompson ed è la nipote del cantante e attore Bobby Ramos. È cresciuta a Los Angeles prima di trasferirsi a Brooklyn, New York. Da parte di suo padre ha delle discendenze afro-panamensi e sua madre ha origini messicane e britanniche. La Thompson ha frequentato la Santa Monica High School e li ha cominciato ad essere affascinata dalla recitazione, partecipando a numerose produzioni teatrali. Dopo essersi diplomata, è entrata al Santa Monica College, nel quale ha ottenuto un diploma in antropologia culturale.

2. Tessa Thompson ha iniziato la carriera con il teatro. Tessa ha iniziato a fare teatro interpretando Giulietta nel dramma di William Shakespeare Romeo e Giulietta in una produzione tenutasi al Boston Court Theatre a Pasadena, in California. La sua performance, così intensa le ha concetto una nomination per il NAACP Image Award lo stesso anno. In seguito, ha partecipato anche in La tempesta, La dodicesima notte, Grease e Bulli e pupe.

3. Tesse Thompson ha debuttato in televisione nel 2005. Tessa ha interpretato ruoli memorabili in serie televisive popolari e in film come Veronica Mars (2005/2006), Heroes (2009), Omicidio al tredicesimo piano (2012), Ballare per un sogno (2008), Red & Blue Marbles (2011), Veronica Mars – Il film e Selma – La strada per la libertà (2014). Tessa è ricordata per lo più per i suoi ruoli recenti, tra cui la sua interpretazione nel film Creed – Nato per combattere (2015) che l’ha vista al fianco di Micheal B. Jordan, nella serie Westworld – Dove tutto è concesso (2016-2018), in War on Everyone – Sbirri senza regole (2016) e nel ruolo di Valchiria in Thor: Ragnarok (2017). Torna sul grande schermo in Creed II e nelle vesti dell’Agente M nel nuovo film di Men In Black, recitando ancora una volta con Chris Hemsworth. Successivamente recita in Sylvie’s Love (2020) e Passing (2021). Prossimamente tornerà al cinema con Thor: Love and Thunder (2022).

Tessa Thompson è su Instagram

4. Tessa Thompson ha un account Instagram ufficiale. Tessa Thompson ha un profilo Instagram seguito da quasi 999mila persone. Nel suo account, aperto circa un anno e mezzo fa, le foto che vi sono postate riguardano in parte la sua carriera di attrice, tra backstage e momenti promozionali, e in parte riguardano i suoi valori e il sostenimento di campagne politiche, attiva soprattutto per la parità dei diritti. Non vi sono, però, foto che riguardano la sua vita privata.

5. Tessa Thompson ha anche un profilo Twitter. Su Twitter, Tessa Thomposon è molto attiva e anche qui la maggior parte dei suoi tweet e retweet hanno sempre come base questioni politiche. Ma c’è anche spazio per i suoi progetti. Quello che è certo è che non sono postati, su nessun social, momenti di vita quotidiana e/o privata, segno che desidera non rivelare troppo di sé e scindere vita privata con quella pubblica.

Tessa Thompson e Janelle Monáe

6. Tessa Thompson è dichiaratamente bisessuale. Tessa Thompson ha fatto coming out nel 2018 nel corso di un’intervista rilasciata alla rivista Porter. In questa intervista ha parlato della sua sessualità e ha dichiarato di essere bisessuale. Sin dal 2015 si vociferava di una presunta storia tra Tess e la cantante e attrice Janelle Monáe: pare che le due si siano conosciute proprio nel 2015 e che, dopo una pausa nel 2016, siano insieme da allora. La Monáe ha voluto Tessa in alcuni suoi videoclip, entrambe sono molto riservate e cercano di conciliare gli impegni e soprattutto il desiderio di mantenere la loro vita il più privata possibile, cercando anche di far sì che la loro influenza possa diffondere un messaggio positivo al mondo.

Tessa Thompson: curiosità

7. Tessa Thomposon è talentuosa come suo padre. Tessa ha una certa versatilità con la musica come membro dell’Electro Band, con cui ha prodotto diverse canzoni, inclusa una usata per il film Dear White People (2014). Da questo film Netflix ha poi tratto una serie omonima.

8. Tessa Thompson sarà doppiatrice per Lilli e il vagabondo. Tessa Thompson doppierà Lilli nel nuovo progetto live action targato Disney, cioè Lilli e il vagabondo, affiancando Justin Theroux che doppierà Biagio e Kiersey Clemons che dovrebbe interpretare la padrona proprio di Lilli.

9. Tessa Thompson potrebbe partecipare al nuovo adattamento di Kick-Ass. Pare che a febbraio 2018 Mark Millar abbia espresso il desiderio di avere proprio Tessa come protagonista di un nuovo adattamento di Kick-Ass e pare anche che lei abbia accettato. Proprio nel novembre 2017 Millar ha svelato una nuova serie a fumetti di Kick-Ass.

Tessa Thompson è Valchiria in Thor e Avengers

10. Tessa Thompson ha confermato che Valchiria non è stata polverizzata da Thanos. Il personaggio di Valchiria non è stato visto né menzionato in Avengers: Infinity War. Tuttavia, Tessa è stata recentemente vista ad Atlanta, probabilmente per lavorare alle riprese aggiuntive di Avengers 4. Su Twitter ha anche confermato ad un utente che Valchiria è viva e vegeta e che lo schiocco di dita di Thanos non l’ha polverizzata.

Fonte: IMDb

Tessa Thompson vorrebbe essere la nuova protagonista di Kick Ass

0
Tessa Thompson vorrebbe essere la nuova protagonista di Kick Ass

A diversi giorni di distanza dalle dichiarazioni di Mark Millar che aveva espresso il desiderio di avere Tessa Thompson come protagonista del nuovo adattamento di Kick Ass, arriva la risposta dell’attrice di Thor: Ragnarok che accetta la proposta.

Su Twitter, la Thompson ha scritto che, nell’eventualità di un nuovo film sul nuovo personaggio del fumetto di Miller, lei sarebbe ben lieta di essere la protagonista.

A novembre, Millar ha svelato una nuova serie a fumetti di Kick-Ass, con cui ha continuato il successo dei suoi personaggi, oltre a continuare a lavorare con il cinema, visto che nel 2017 è uscito il secondo adattamento di Kingsman, da una sua graphic novel.

Con Kick-Ass, l’avventura cinematografica è cominciata nel 2008, con la pubblicazione del primo numero, seguito da altri due capitoli, e da due adattamenti cinematografici.

Il fumetto che ha esordito a Novembre vede protagonista Patience Lee, una veterana con due bambini, che prende il posto di Dave Lizewkski, e che in New Mexico indossa il costume verde e giallo per combattere il crimine.

Il primo Kick-Ass, diretto da Matthew Vaughn del 2010, è stato un successo e al fianco di Taylor-Johnson e Moretz, ha visto anche la bellissima interpretazione di Nicola Cage nei panni di Big Daddy.

Il sequel, del 2013, ha visto invece nel cast Jim Carrey, che ha fatto molto parlare di sé per via della controversa partecipazione al progetto, che a detta sua non si era rivelato all’altezza delle sue aspettative.

Tessa Thompson sogna un film Marvel tutto al femminile

0
Tessa Thompson sogna un film Marvel tutto al femminile

Il futuro del MCU e la pianificazione dei Marvel Studios per i prossimi anni sono ancora variabili misteriose, e se la decisione finale spetta – ovviamente – a produttori e creativi, qualcun’ altro del team potrebbe avere già in mente delle idee per lo sviluppo di qualche progetto. A partire da Tessa Thompson, interprete di Valchiria in Thor: Ragnarok, che come la collega Brie Larson sogna di recitare in un cinecomic tutto al femminile.

Questo è ciò che ha raccontato a Cinemablend in occasione dell’uscita di Little Woods, il nuovo film che la vede protagonista insieme a Lily James:

Brie è un’amica, e mi piace passare del tempo con lei. E sai cosa, sono entusiasta in questo momento […] L’anno scorso, mentre facevamo attività stampa, si era parlato di un’ idea con Kevin Feige riguardo un cinecomic tutto al femminile, qualcosa del tipo A-Force, che avesse a che fare con tutte queste donne incredibili e di talento già esistenti nel MCU finalmente al lavoro da sole, egoisticamente. Quindi mi sono detta, perché non farlo? Magari combattendo i nemici perse nello spazio?“.

Tessa Thompson: “Voglio lavorare con Brie Larson”

Durante la promozione di Captain Marvel, primo titolo dell’universo Marvel ad avere una supereroina come protagonista, la Larson si era detta disposta al 100% a partecipare ad un progetto collettivo con le altre eroine:

Al momento sono spaventata e non so nemmeno cosa ci riserverà il futuro. Purtroppo non posso ancora partecipare a questi incontri top secret, quindi vedremo cosa accadrà. Amo tantissimo tutti i personaggi femminili del MCU, quindi l’idea mi interessa ovviamente. Dico si al 100% ad un film sugli Avengers al femminile perché sarebbe bello vedere le supereroine interagire insieme.

Su questo sodalizio promosso dal popolo dell’internet con varie illustrazioni e messaggi di sostegno, la Thompson ha poi raccontato che “lavorare con Brie è uno dei miei obiettivi. Guardavo quelle fan art di Carol e Valchiria e pensavo, wow! Siamo noi insieme! Due volti nuovi nel MCU, cosa sta succedendo? Stiamo occupando uno spazio, e siamo donne. Inoltre l’idea di fare qualcosa di cui le ragazzine sono entusiaste, e con cui potranno identificarsi è davvero bello. Quindi chissà se riusciremo a fare qualcosa insieme…

Fonte: Cinemablend

Tessa Thompson romantica nel trailer di Sylvie’s Love

0
Tessa Thompson romantica nel trailer di Sylvie’s Love

Ecco il primo trailer di Sylvie’s Love, il film con Tessa Thompson che arriverà su Amazon Prime Video il prossimo 25 dicembre. Scritto e diretto da Eugene Ashe, il film è prodotto da Nnamdi Asomugha, Gabrielle Glore, Jonathan T. Baker, Eugene Ashe, Matthew Thurm, con produttori esecutivi Tessa Thompson, Bobbi Sue Luther, Akbar Gbajabiamila, Matt Rachamkin, Sidra Smith, Emmet Dennis. Nel cast del film Tessa Thompson, Nnamdi Asomugha, Aja Naomi King, Jemima Kirke, Tone Bell, Alano Miller, con Wendi Mclendon-Covey ed Eva Longoria.

La trama di Sylvie’s Love

In Sylvie’s Love, il jazz è dolce e l’aria afosa nella calda estate newyorchese del 1957. Robert (Nnamdi Asomugha), un sassofonista, passa le notti a suonare dietro un leader di band meno talentuoso di lui ma noto, come membro di un jazz quartetto. Sylvie (Tessa Thompson), che sogna una carriera in televisione, trascorre le sue giornate estive aiutando nel negozio di dischi di suo padre, mentre aspetta che il suo fidanzato torni dalla guerra. Quando Robert viene assunto part-time al negozio di dischi, i due iniziano un’amicizia che accende in ciascuno di loro una passione profonda, diversa da qualsiasi cosa abbiano provato prima.

Mentre l’estate finisce, la vita li porta in direzioni diverse, ponendo fine alla loro relazione. Passano gli anni, la carriera di Sylvie come produttrice televisiva sboccia, mentre Robert deve fare i conti con ciò che l’età della Motown sta facendo per la popolarità del Jazz. In un incontro casuale, Sylvie e Robert si incrociano di nuovo, solo per scoprire che mentre le loro vite sono cambiate, i loro sentimenti reciproci rimangono gli stessi. Lo scrittore / regista Eugene Ashe combina romanticismo e musica in una storia travolgente che riunisce tempi che cambiano, una cultura che cambia e il vero prezzo dell’amore.

Tessa Thompson pensa che Valchiria potrebbe battere Killmonger

0
Tessa Thompson pensa che Valchiria potrebbe battere Killmonger

Michael B. Jordan e Tessa Thompson tornano insieme a interpretare una coppia sul grande schermo in occasione di Creed II. Il film è il sequel dell’omonimo primo (e rischioso film) che ha visto tornare sullo schermo Sylvester Stallone nei panni di Rocky, e che è uscito nel 2015.

In tre anni, i due attori sono entrati entrambi a far parte del Marvel Cinematic Universe nei panni di Killmonger in Black Panther, e in quelli di Valchiria in Thor: Ragnarok (e che forse rivedremo in Avengers 4).

In occasione della promozione di Creed II, i due attori sono stati invitati da IGN ad intervistarsi a vicenda, e di seguito potete vedere il risultato in cui sembra che Tessa Thompson non abbia dubbi: in uno scontro diretto tra Killmonger e Valchiria, quest’ultima ne uscirebbe vincitrice.

Tessa Thompson: 10 cose che non sai sull’attrice

Dopo Creed e Thor: Ragnarok, Tessa Thompson è diventata uno dei volti più esposti del cinema di blockbuster e a breve la vedremo tornare a fare coppia con Chris Hemsworth (dopo Thor 3) in Men in Black, spin off della trilogia con Will Smith.

Di seguito la sinossi ufficiale di Creed II:

La vita è diventata un atto di equilibrio per Adonis Creed. Tra gli impegni personali e l’allenamento per il suo prossimo grande combattimento, si trova di fronte alla sfida della sua vita. Affrontare un avversario con legami con il passato della sua famiglia non fa altro che intensificare la sua imminente battaglia sul ring. Rocky Balboa è lì al suo fianco per sostenerlo in tutto questo processo e, insieme, Rocky e Adonis affronteranno la loro eredità condivisa, chiedendosi per cosa valga la pena combattere e scoprendo che nulla è più importante della famiglia. Creed II significa tornare alle origini per riscoprire ciò che ti ha reso un campione in primo luogo, e ricordando che, non importa dove tu vada, non puoi sfuggire alla tua storia.

Diretto da Steven Caple Jr. e atteso nelle sale italiane a novembre 2018, il sequel vede nel cast Sylvester Stallone, Michael B. Jordan, Tessa Thompson, Dolph Lundgren, e Florian Munteanu.

Tessa Thompson parla del destino di Valchiria dopo Infinity War

0
Tessa Thompson parla del destino di Valchiria dopo Infinity War

Come confermato da alcune immagini leak del merchandise del film, Valchiria dovrebbe tornare in Avengers: Endgame, ultimo capitolo dell’Infinity Saga in uscita tra pochi giorni. Il personaggio, che avevamo smarrito dopo la fine di Thor: Ragnarok, è quindi sopravvissuto alla Decimazione di Infinity War, e a rivelarlo è la stessa Tessa Thompson in un’intervista con il Los Angeles Times.

Ma dov’è stata la guerriera asgardiana tra gli eventi del terzo film sui Vendicatori e Endgame? Ecco cosa ha risposto l’attrice:

Spesso dico che Valchiria era al bar. So che è viva, perché i registi, Anthony e Joe Russo, me l’hanno detto, dunque non è morta dopo lo schiocco“.

Teoria confermata allora: l’eroina non risulta tra le vittime del piano di Thanos che ha spazzato via metà dell’universo. Ora il mistero riguarda il suo reintegro nella trama di Endgame, e non è chiaro in che modo si unirà ai Vendicatori né in quale piano temporale, visto che diversi indizi suggeriscono i viaggi nel tempo e la discesa nel Regno Quantico. È anche possibile che Valchiria compaia in una sequenza di flashback e nei ricordi di Thor, che aveva lasciato sul finale di Ragnarok a bordo della nave che trasportava il suo popolo esodato.

E sempre a proposito di Thor e del futuro del franchise, la Thompson sembra avere qualche informazione a riguardo (ovviamente non ufficiale):

Ho sentito che si sta parlando di un altro film di Thor. Non so quanto sia reale questa voce, ma so che è successo, e che Taika Waititi tornerebbe a dirigerlo“.

Non giunge nuova la volontà di Waititi di tornare dietro la macchina da presa di un ipotetico quarto film, perché il regista aveva già chiarito in alcune interviste che c’erano state delle discussioni con Chris Hemsworth e sul destino del Dio del Tuono nella prossima Fase 4.

La gente mi chiede se ne farei un altro, e la mia risposta sarebbe si” aveva commentato l’attore, “perché non sarebbe nemmeno Thor 4, ma un sequel di Ragnarok“. Lo stesso Waititi aveva spiegato che “Questa rivoluzione del tono è eccitante, e non sembra che Chris sia lo stesso per l’ottava volta, ma che sia un personaggio del tutto diverso, proprio come Mark Ruffalo“.

Tessa Thompson sogna un film Marvel tutto al femminile

Vi ricordiamo che Avengers: Endgame arriverà nelle sale il prossimo 24 aprile.

CORRELATI:

Nel cast del film Robert Downey Jr.Chris HemsworthMark RuffaloChris EvansScarlett JohanssonBenedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom HollandChadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Fonte: LA Times

 

Tessa Thompson festeggia l’ingresso della “sua” Valchiria nei fumetti

0

Tessa Thompson ha festeggiato con una GIF “ballerina” l’ingresso della sua Valchiria nel mondo dei fumetti Marvel. Pochi giorni fa è stata infatti annunciata Exiles, una serie che vede protagonista proprio il personaggio della Thompson che ha esordito in Thor: Ragnarok.

Valkyrie Comic Book CR: Marvel

Il personaggio di Valchiria, naturalmente, esiste già nei fumetti, nelle vesti della bionda Brunilde dagli occhi blu, un personaggio completamente differente da quello visto nel film di Taika Waititi.

Dal momento che nel film, il personaggio di Tessa non viene mai davvero chiamato per nome, possiamo desumere che sia Valchiria che Brunilde potrebbero entrare a far parte dello stesso universo, oppure occupare posti diversi in universi paralleli senza mai incontrarsi.

Ancora una volta i fumetti Marvel sono stati modificati dal Marvel Cinematic Universe, come accaduto per il personaggio di Nick Fury e per altre occasioni che potete leggere qui.

Marvel: 13 modi in cui i film hanno cambiato i fumetti

Il personaggio di Tessa Thompson fa parte di quelle scelte all’inizio criticate della Marvel che hanno poi riscosso un discreto successo in sala, tanto che si è addirittura parlato di un film Marvel tutto al femminile, in cui l’attrice potrebbe comparire al fianco di Scarlett Johansson, Karen Gillan, Zoe Saldana, Brie Larson e le altre donne del MCU.

Thor: Ragnarok è diretto da Taika Waititi. Nel cast del film Chris Hemsworth sarà ancora Thor; Tom Hiddleston il fratello adottivo di Thor, Loki; Il vincitore del Golden Globe e Screen Actors Guild Award Idris Elba sarà la sentinella di Asgard, Heimdall; il premio Oscar Sir Anthony Hopkins interpreterà nuovamente Odino, signore di Asgard.

Thor: Ragnarokrecensione

Nelle new entry invece si annoverano il premio Oscar Cate Blanchett (Blue Jasmine, Cenerentola) nei panni del misterioso e potente nuovo cattivo Hela, Jeff Goldblum (Jurassic Park, Independence Day: Resurgence), che sarà l’eccentrico Grandmaster, Tessa Thompson (Creed, Selma) interpreterà Valkyria, mentre Karl Urban (Star Trek, il Signore degli Anelli: il ritorno del re) aggiungerà la sua forza nella mischia come Skurge. Marvel ha anche confermato che Mark Ruffalo riprenderà il suo ruolo di Bruce Banner / Hulk nel sequel.

Tessa Thompson elogia la “grande umanità” dei personaggi Marvel

0
Tessa Thompson elogia la “grande umanità” dei personaggi Marvel

Tessa Thompson ha incontrato ET durante la promozione dell’edizione in Home Video di Thor: Ragnarok, e l’attrice, che nel film interpreta Valchiria e che ritroveremo in Avengers: Infinity War, ha commentato così il suo ingresso nel Marvel Cinematic Universe:

“Molto molto prima che entrassi a far parte del Marvel Cinematic Universe, prima che potessi anche sognare di esserci, si tratta dei personaggi che conosci in proporzioni epiche… Questi supereroi, questi personaggi che sembrano divinità sono allo stesso tempo incredibilmente umani. Ho sempre pensato che la forza dei film Marvel non sia semplicemente nelle scene d’azione che ovviamente il pubblico ama, ma sia anche nell’elemento drammatico che si sviluppa trai personaggi. Amicizia, amore, distacco. Credo che siano queste le cose che si legano al cuore e ti fanno desiderare di seguire il viaggio di quel personaggio in particolare. Credo che lo stesso sarà vero anche in Avengers: Infinity War. E la verità è che sarà così anche per tutta la Fase 4, perché è questo il modo di fare della Marvel.”

Avengers: Infinity War – la trama

Un viaggio cinematografico senza precedenti, lungo dieci anni, per sviluppare l’intero Marvel Cinematic Universe, Avengers: Infinity War di Marvel Studios porta sullo schermo il definitivo, letale scontro di tutti i tempi. Gli Avengers e i loro alleati supereroi devono essere disposti a sacrificare tutto nel tentativo di sconfiggere il potente Thanos prima che il suo attacco improvviso di devastazione e rovina metta fine all’universo.

Anthony e Joe Russo dirigono il film, che è prodotto da Kevin Feige. Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Michael Grillo e Stan Lee sono produttori esecutivi. Christopher Markus & Stephen McFeely hanno scritto la sceneggiatura. Avengers: Infinity War arriverà nei cinema USA il 4 maggio, dal 25 aprile in Italia.

CORRELATI:

Avengers: Infinity War trailer ufficiale – i Vendicatori contro Thanos

Nel cast torneranno tutti gli eroi protagonisti degli ultimi dieci anni di film ambientati nel Marvel Cinematic Universe, da Iron Man (2008) e Black Panther (2018).

Avengers: Infinity War, chi ha indossato il Guanto dell’Infinito prima di Thanos?

Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità