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Waiting for the barbarians, recensione del film con Johnny Depp #Venezia76

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Presentato in Concorso a Venezia 76, il nuovo film del regista colombiano Ciro Guerra, Waiting for the barbarians, è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di J.M. Coetzee. Nel cast del film compaiono Mark Rylance, Johnny Depp e Robert Pattinson.

Un magistrato, amministratore di un isolato avamposto di frontiera al confine di un impero senza nome, aspetta con impazienza la tranquillità della pensione, fino all’arrivo del colonnello Joll. Incaricato di riferire sulle attività dei barbari e sulla sicurezza al confine, Joll conduce una serie di spietati interrogatori. Il trattamento dei barbari per mano del colonnello e la tortura di una giovane donna barbara spingono il magistrato a una crisi di coscienza che lo porterà a compiere un atto di ribellione donchisciottesco.

Nel mettere in scena questo luogo di frontiera, costantemente minacciato dall’incombere degli stranieri, i nomadi, i barbari, Guerra sembra adottare i modi e lo stile di vita del protagonista, interpretato da Rylance, un uomo mite che si scontra con dei poteri più grandi di lui, con i quali non riesce a comunicare e che finiscono per annientare il suo approccio alla vita, ma anche alla professione di magistrato di frontiera.

Questo punto di vista però non contribuisce a renderci partecipi della storia, anzi, rallenta in maniera deprimente il ritmo, il coinvolgimento e anche l’interesse verso le vicende raccontate. Non basta l’entrata in scena del cattivo colonnello Joll (Depp), né quella del suo servizievole tirapiedi, interpretato da Robert Pattinson, a dare spina dorsale a un racconto pigro.

Tutti gli attori sono estremamente in parte eppure nella scrittura e nelle scelte di regia Waiting for the barbarians rivela tutte le sue carenze. La trasformazione di un avanposto da oasi tranquilla a presidio militare avviene in maniera poco appassionante, in rapidi passaggi e con la messa alla berlina, quasi letteralmente, del mite magistrato, che non può fare altro che osservare la rovina di ciò che ha tentato di costruire.

Il problema è che ogni passaggio psicologico, ogni trasformazione di comunità e paesaggio è così schietta e semplice che diventa banale.

Venezia 76: tutti i vincitori della 34° settimana della Critica

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Venezia 76: tutti i vincitori della 34° settimana della Critica

La Settimana Internazionale della Critica (SIC), sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) nell’ambito della 76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (28 agosto – 7 settembre 2019) ha assegnato oggi, venerdì 6 settembre, i premi della trentaquattresima edizione.

Gran Premio Settimana Internazionale della Critica – SIAE

Jeedar El Sot / All This Victory di Ahmad Ghossein (Libano, Francia, Qatar)

Sono stati inoltre assegnati:

Premio del Pubblico – Comune di Taranto

Jeedar El Sot / All This Victory di Ahmad Ghossein (Libano, Francia, Qatar)

Premio Circolo del Cinema di Verona

Sayidat Al Bahr / Scales di Shahad Ameen (Emirati Arabi Uniti, Iraq, Arabia Saudita)

Premio Mario Serandrei – Hotel Saturnia & International per il Miglior Contributo Tecnico

Jeedar El Sot / All This Victory di Ahmad Ghossein (Libano, Francia, Qatar)

Inoltre, una giuria composta dai redattori della rivista cinematografica francese La Septième Obsession, guidati da Thomas Aïdan, ha assegnato i seguenti premi ai cortometraggi in concorso alla quarta edizione di SIC@SIC (Short Italian Cinema @ Settimana Internazionale della Critica):

Premio al Miglior Cortometraggio

Veronica non sa fumare di Chiara Marotta (Italia)

Premio alla Migliore Regia

Il nostro tempo di Veronica Spedicati  (Italia)

Premio al Miglior Contributo Tecnico

Los oceanos son los verdaderos continentes di Tommaso Santambrogio (Italia)

Domani sabato 8 settembre, ore 14, in Sala Perla si terranno le proiezioni per pubblico e accreditati del cortometraggio vincitore Veronica non sa fumare e Jeedar El Sot / All This Victory di Ahmad Ghossein film vincitore del Gran Premio Settimana Internazionale della Critica-Siae, del Premio del Pubblico-Comune di Taranto e del Premio Mario Serandrei-Hotel Saturnia per Miglior Contributo Tecnico.

Venezia 76: centinaia di attivisti occupano il red carpet

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Venezia 76: centinaia di attivisti occupano il red carpet

Nella mattinata di sabato, 7 settembre, circa 400 attivisti hanno sfondato le barriere di sicurezza di fronte all’Hotel Excelsior, in occasione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, edizione 2019.

La protesta è stata organizzata dai rappresentanti del movimento “No Grandi Navi”, a giudicare dall’abbigliamento di carta che la maggior parte dei manifestanti indossavano. Tra gli slogan usati, sia in italiano che in inglese, si contano tutti manifesti ambientalisti: “Il pianeta sta bruciando”, “Giustizia climatica adesso”, “Trivelle zero”, “Dalla terra dei fuochi ai cambiamenti climatici”, “Stop biocidio”, “Respect existence or aspect resistence”, “Siamo la natura che si difende”, “Immigrati – con denaro turisti, senza denaro illegali”.

La manifestazione si è svolta in modo pacifico, con continui cori che chiedono che le grandi navi non facciano più incursione nella laguna. Il presidio di forze di sicurezza e dell’ordine, già normalmente massiccio al Lido in occasione della Mostra, è stato intensificato.

Dallo sfondamento delle barriere in prossimità dell’Excelsior, i manifestanti sono arrivati di corsa fino al red carpet, dove questa sera si svolgerà, salvo controindicazioni e imprevisti, la cerimonia di chiusura della Mostra con la sfilata dei vincitori di Venezia 76.

La Sirenetta: Harry Styles spiega perché ha rifiutato il ruolo del principe Eric

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Dopo essere stato considerato per il ruolo del principe Eric nel film live-action de La Sirenetta, Harry Styles ha dichiarato di aver rifiutato la parte. Il cantante e attore spiega ora il perché di questa decisione.

Nonostante Styles negli ultimi anni abbia mostrato grande interesse per la recitazione, comparendo anche tra i protagonisti del film Dunkirk di Christopher Nolan, l’attore ha gentilmente rifiutato l’offerta della Disney, nonostante questa avrebbe potuto garantirgli un grande notorietà come attore.

L’artista ha ora dichiarato che la musica rimane comunque la cosa più importante per lui. “Mi hanno parlato del progetto, ma ora desidero concentrarmi nuovamente sulla musica. Mi godrò il film da spettatore, e sono certo che sarà straordinario. Le persone che ci lavorano sono meravigliose.”

Nonostante i fan a gran voce richiedessero Styles per il ruolo del principe Eric, dovranno tuttavia accontentarsi di qualcun altro per la parte, apprezzando invece l’ex frontman degli One Direction per la sua musica.

Protagonista de La Sirenetta sarà Halle Bailey, che ricoprirà il ruolo di Ariel. Per il ruolo della perfida Ursula si pensa invece all’attrice Melissa McCarthy. In trattative ci sarebbero anche Jacob Tremblay e Awkwafina, rispettivamente per Flounder il pesciolino e per il gabbiamo Scuttle.

L’inizio della produzione del film è previsto per il gennaio 2020, con il regista Rob Marshall chiamato a dirigere il film.

Fonte: We Got This Covered

Venezia 76: The Burnt Orange Heresy chiude la Mostra

Venezia 76: The Burnt Orange Heresy chiude la Mostra

È Giuseppe Capotondi a chiudere con The Burnt Orange Heresy (co-produzione Italia/Regno Unito) la 76° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film, con protagonisti Claes Bang, Elizabeth Debicki, Mick Jagger, Donald Sutherland, racconta il mondo dell’arte e della malavita, che si scontrano in questo thriller neo-noir, elegante ed erotico.

Nell’Italia dei giorni nostri, il carismatico critico d’arte James Figueras ha una relazione con la provocante e attraente americana Berenice Hollis. Mentre lui è il classico antieroe in fieri con un fascino che nasconde le sue ambizioni, lei è una figura innocente che viaggia attraverso l’Europa, libera di essere chiunque desideri. I due amanti raggiungono l’opulenta tenuta sul lago di Como di Joseph Cassidy, un potente collezionista d’arte. Il loro ospite risulta essere il mecenate di Jerome Debney, il solitario J.D. Salinger del mondo dell’arte, e fa una richiesta molto diretta a James: deve sottrarre a tutti i costi un capolavoro di Debney dallo studio del pittore.

Trascorrendo del tempo con il leggendario artista, la coppia inizia a rendersi conto che, per quel che riguarda sia Debney che la loro missione, nulla è come sembra. Ma James è un uomo di profonde e celate ambizioni disposto a tutto pur di avanzare nella propria carriera: dall’incendio doloso al furto con scasso, fino all’omicidio.

Commento del regista:

The Burnt Orange Heresy è intrinsecamente un racconto faustiano mascherato da giallo neo-noir. Parla dei limiti estremi che siamo disposti a oltrepassare per realizzare le nostre ambizioni e delle menzogne che tramiamo per perseguire i nostri obiettivi; bugie che, alla fine, intaccano il senso stesso della nostra realtà. Parla delle maschere che indossiamo ogni giorno della nostra vita per essere accettati, amati, avere più successo, e di ciò che accade quando ci togliamo la maschera: siamo ancora in grado di riconoscerci? Ci piace quello che vediamo? Questo film tratta dell’inganno e del potere che riflettono l’epoca di ‘Post-Verità’ nella quale viviamo (o, nell’attuale fase storica, dovremmo forse dire ‘Post-Vergogna’?), ma più di tutto è un giallo psicologico che gioca con gli elementi del genere per cercare di dire una piccola verità. O, forse, una piccola bugia.

Avengers: Endgame, gli sceneggiatori spiegano perché Captain Marvel ha avuto solo un piccolo ruolo

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Gli sceneggiatori di Avengers: Endgame ha spiegato il motivo per cui Captain Marvel ha solo un piccolo ruolo all’interno del film. Il personaggio interpretato da Brie Larson è uno dei supereroi più potenti nell’universo Marvel, e uno dei pochi in grado di poter sconfiggere il Titano Pazzo Thanos in battaglia, il che significa che da sola avrebbe potuto risolvere molti dei conflitti affrontati nel film.

Il suo ruolo nel film è stato tuttavia molto più limitato di quello che i fan si aspettavano. Nel film la vediamo comparire esclusivamente all’inizio, quando recupera Toni Stark alla deriva nello spazio, e alla fine, quando sopraggiunge in aiuto degli Avengers durante la battaglia finale.

Dallo stesso personaggio viene spiegato, nel corso del film, che ci sono altri pianeti che in seguito allo schiocco di dita di Thanos necessitano del suo aiuto. Gli sceneggiatori Stephen McFeely e Christopher Markus rivelano finalmente il motivo del piccolo ruolo del personaggio.

“Quando si ha un personaggio così potente, bisogna sempre trovare un equilibrio tra le varie parti in gioco. – ha spiegato Markus – Era come se stessimo semplicemente inserendo qualcuno in grado di risolvere qualcosa che gli altri non erano riusciti a risolvere nel precedente film. Abbiamo cercato di non farlo sembrare solo un cameo, ma non volevamo che con la sua presenza risolvesse facilmente i problemi per gli altri.”

McFeely ha aggiunto che i poteri di Captain Marvel avevano decisamente il potenziale per risolvere in breve tempo quanto accaduto nel film precedente, e che il focus della storia dovevano essere invece i membri originali del team. “Lei non doveva essere il centro del film. Il focus doveva essere salutare i sei Avengers originali. Ed è per questo che le loro storie hanno avuto la precedenza su tutto.”

Il fatto che Brie Larson abbia girato le sue scene in Avengers: Endgame prima del film stand-alone a lei dedicato, dimostrano dunque come sia stato difficile introdurre il personaggio, e come sia stato complicato trovare una corrispondenza sulla natura dell’eroina tra i due film.

Il personaggio avrà comunque modo di farsi conoscere meglio attraverso il già annunciato Captain Marvel 2, diventando uno dei punti cardine delle successive fasi del Marvel Cinematic Universe.

Fonte: ScreenRant

Star Wars: la trilogia di Rian Johnson potrebbe avere per protagonista un personaggio femminile

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Con la saga dedicata alla famiglia Skywalker che volge al termine, e che troverà il suo capitolo conclusivo in Star Wars IX – L’Ascesa di Skywalker, alla Lucasfilm si guarda già al futuro.

Continua infatti il progetto di una nuova trilogia ambientata nella galassia lontana lontana scritta e diretta dal regista Rian Johnson, già autore de Gli Ultimi Jedi.

Si sa ancora ancora molto poco di questo progetto, né la sua trama né i personaggi coinvolti, i quali dovranno tuttavia cercare di non far rimpiangere i più celebri personaggi della saga visti dal 1977 ad oggi. Alcuni dettagli iniziano tuttavia a trapelare, dando per certa la volontà di Johnson di porre al comando della trilogia un personaggio femminile.

Una scelta che sembra coerente con quanto già visto nei nuovi film di Star Wars realizzati dalla Disney, che hanno avuto per protagonisti personaggi come la Rey di Daisy Ridley e la Jyn Erso di Felicity Jones.

La trilogia di Johnson sembra dunque un progetto ancora in cantiere, nonostante le feroci critiche dei fan ricevute dal regista per il suo lavoro in Gli Ultimi Jedi.

Stando a quanto riportato, la serie avrà ad ogni modo la natura di sequel rispetto ai nuovi film, e sarà dunque probabilmente ambientata dopo l’episodio IX in uscita a dicembre nei cinema. Johnson ha garantito che i suoi tre film saranno abbastanza differenti da quanto già visto all’interno del franchise.

Il regista aveva già dimostrato grandi volontà innovative con Gli Ultimi Jedi, e potrebbe ora trovare piena libertà di dar vita alle sue idee, sempre mantenendo il rispetto per la natura di Star Wars.

Fonte: We Got This Covered

Obi-Wan Kenobi: un giovane Luke Skywalker potrebbe comparire nella serie

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Dopo numerosi rumor una lunga attesa, Ewan McGregor è infine stato riconfermato nel ruolo di Obi-Wan Kenobi per una serie in esclusiva su Disney+, la piattaforma streaming in arrivo nei prossimi mesi.

McGregor riprenderà così, per la gioia dei fan, il ruolo già ricoperto nella trilogia prequel di Star Wars, comprendente La minaccia fantasma, L’attacco dei cloni e La vendetta dei Sith.

la serie si svolgerà proprio tra quest’ultimo film e Una nuova speranza, film del 1977 dove a ricoprire il ruolo del celebre Jedi era l’attore Alec Guinnes.

In questo arco temporale Kenobi ha vissuto in esilio sul pianeta Tatooine, dove ha segretamente vegliato sul figlio di Darth Vader, Luke Skywalker. E proprio una delle nuove indiscrezioni riguardanti la serie vedrebbe comparire proprio un giovanissimo Luke. Svolgendosi otto anni dopo gli eventi di La vendetta dei Sith, e dunque probabile che se Luke sarà davvero presente nella serie avrà all’incirca 8 anni.

Improbabile che il personaggio avrà un ruolo predominante, mentre è più plausibile la sua comparsa sotto forma di cameo o flashback.

I fan attendono tuttavia un altro grande ritorno nella serie, ovvero quello di Darth Maul, nemesi di Obi-Wan, il quale fu da questi sconfitto e creduto morto proprio nel primo film della trilogia prequel. Al momento però nulla è ancora stato confermato a riguardo.

Le riprese della serie inizieranno nei primi mesi del 2020, ed è probabile che al momento dell’inizio della produzione si otterranno maggiori dettagli sul progetto e sulla sua trama.

Fonte: We Got This Covered

Woody Allen: “Ho fatto tutto quello che il #MeToo desidererebbe ottenere”

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Dopo le dichiarazioni di Scarlett Johansson in difesa di Woody Allen, è lo stesso regista newyorkese a prendere la parola riguardo i recenti eventi che lo hanno visto preso di mira dal movimento #MeToo.

“Ho lavorato con centinaia di attrici, e non una sola di loro si è mai lamentata di me. – ha dichiarato Allen durante un’intervista con France24 – Ho lavorato con donne impiegate in ogni settore del cinema per anni e le abbiamo sempre pagate in modo eguale agli uomini. Ho fatto tutto quello che il movimento #MeToo desidererebbe ottenere con chiunque.”

Il caso più recente che ha coinvolto Allen è la decisione da parte degli Amazon Studios di cancellare la distribuzione americana di Un giorno di pioggia a New York in seguito al ritorno in superficie delle accuse di molestie ricevute dal regista nel 1991.

Il film otterrà tuttavia una distribuzione europea, e sarà presentato in anteprima al Deauville Film Festival in Francia.

“Il film uscirà comunque nei cinema di tutto il mondo. Se al pubblico piacerà, eventualmente sarà possibile distribuirlo anche negli Stati Uniti.” Ha affermato il regista.

Ad Allen non sembra infatti importare se qualcuno ad Hollywood si distanzia da lui o dai suoi film, come l’attore Timothée Chalamet, il quale ha affermato di rimpiangere l’aver lavorato con il regista per Un giorno di pioggia a New York.

 “Non potrebbe importarmi di meno. Non ho mai lavorato ad Hollywood. Ho sempre lavorato a New York. – spiega Allen – Se domani nessuno volesse più finanziare i miei film, le mie opere teatrali, o pubblicare i miei libri, io comunque mi alzerei dal letto e continuerei a scrivere, perché questo è ciò che faccio. Continuerò a lavorare sempre, quello che accade ai miei film a livello commerciale è un altro discorso.”

Vi ricordiamo che Un giorno di pioggia a New York uscirà invece in Italia il 3 ottobre. Il film, scritto e diretto da Woody Allen ha nel proprio cast gli attori Timothée Chalamet, Elle Fanning, Selena Gomez, Jude Law, Diego Luna e Liev Schreiber.

Fonte: Variety

Mission: Impossible, Hayley Atwell si aggiunge al cast del prossimo film

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Celebre per il ruolo dell’agente Carter all’interno del Marvel Cinematic Universe, l’attrice Hayley Atwell ha accettato di entrare a far parte del cast del prossimo film dedicato alla saga di Mission: Impossible.

È lo sceneggiatore e regista Christopher McQuarrie a diffondere la notizia tramite il proprio account Instagram, a cui sono poi seguiti anche alcuni post della stessa attrice.

I prossimi due capitoli del franchise con Tom Cruise protagonista verranno girati l’uno di seguito all’altro, e attualmente non si hanno ulteriori notizie circa il ruolo ricoperto dall’attrice, né se comparirà in entrambi i film o solo in uno di essi.

Allo stesso modo dovrebbero riprendere i propri ruoli anche gli attori Ving Rhames, Simon Pegg e Rebecca Ferguson.

L’attrice, famosa per aver partecipato ai film Captain America: Il primo Vendicatore e Ritorno al Bosco dei 100 Acri, potrebbe probabilmente ricoprire il ruolo del villain del film. Questa teoria ha iniziato a circolare in seguito ad alcune frasi dell’attrice riportate nei post dedicati al film sul proprio account Instagram.

Ispirata dall’omonima serie televisiva, la prima pellicola dedicata a Mission: Impossible arriva al cinema nel 1996 per la regia di Brian De Palma. Dato il suo successo, il film ottiene ben cinque sequel: Mission: Impossible II (2000), Mission: Impossible III (2006), Mission: Impossible – Protocollo fantasma (2011), Mission: Impossible – Rogue Nation (2015) e Mission: Impossible – Fallout (2018). Con i prossimi due capitoli, previsti rispettivamente per il 2021 e il 2022, la saga arriverà ad essere composta di otto film.

Fonte: Empire

Spider-Man: i fratelli Russo non sono sorpresi dalla scissione Marvel Sony

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La rottura dell’accordo tra Marvel e Sony ha improvvisamente bloccato il futuro di Spider-Man all’interno del Marvel Cinematic Universe, il quale a partire da Spider-Man: Far From Home aveva iniziato ad accogliere l’eredità di Iron Man.

Il CEO della Sony ha dichiarato di aver previsto un loro personale universo cinematografico basato sul supereroe e i suoi villain più celebri, con Tom Holland che dunque riprenderà il ruolo ma senza prendere più parte ai film corali della Marvel.

Questa notizia ha scioccato i fan di tutto il mondo, ma non Anthony e Joe Russo. I registi di Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame si sono infatti dichiarati tutt’altro che sorpresi dalla faccenda. Intervistati a riguardo, i due registi hanno esposto il loro punto di vista, ripercorrendo il processo che ha portato Spider-Man a debuttare nell’MCU nel film Captain America: Civil War.

“Eravamo particolarmente devoti a questa cosa. – dichiara Anthony Russo riguardo l’accordo tra Marvel e Sony – Volevamo davvero che accadesse e abbiamo lottato a lungo all’interno della Marvel affinché diventasse realtà”.

“Non è stato facile. – ha continuato Joe RussoKevin Feige ha lottato duramente per questa cosa. Ci sono stati numerosi alti e bassi. Ha cercato con tutte le sue forze di mettere d’accordo le due major, il che non è mai facile.”

“Penso sia per questo che non siamo così devastati dalla notizia, – conclude il regista – Sapevamo quanto fosse stata dura farlo succedere all’inizio, non poteva durare per sempre.”

Nonostante i fan sperino ancora in un nuovo accordo tra i due studi di produzione, stando alle parole del presidente della Sony, le possibilità di veder tornare il personaggio nell’MCU, almeno in tempo breve, sembrano molto scarse.

Fonte: We Got This Covered

A herdade, recensione del film di Tiago Guedes #Venezia76

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A herdade, recensione del film di Tiago Guedes #Venezia76

A herdade è il nuovo film di Tiago Guedes, selezionato nel Concorso di Venezia 76. Il film poteva essere a tono con la selezione dello scorso anno della Mostra, che prevedeva una serie di pellicole molto lunghe, storie importanti, che in più di un’occasione permettevano alla storia privata di incrociarsi con la grande Storia pubblica. E questo è ciò che sceglie di fare Guedes, con il suo film.

Il film racconta la storia di una famiglia portoghese che possiede una delle più grandi proprietà fondiarie d’Europa sulla riva meridionale del fiume Tago. A herdade scava nei segreti della loro proprietà, rappresentando le vicende storiche, politiche, economiche e sociali del Portogallo a partire dagli anni Quaranta, passando per la Rivoluzione dei garofani fino ad arrivare ai nostri giorni.

A herdade intreccia la storia politica e sociale del Portogallo attraverso i decenni, con quella legata all’ascesa e alla caduta di una famiglia, specchio della contemporaneità, che suo malgrado attraversa i cambiamenti che il tempo impone a tutte le cose. Questo equilibrio tra grande e piccolo, pubblico e privato, viene raccontato attraverso una lente particolarmente insolita, quasi pacifica potremmo dire, in cui la lotta di classe viene quasi annullata e perde il suo potere esplosivo.

Se alcuni momenti del film si caratterizzano per un’impostazione da soap opera, sacrificando la credibilità della messa in scena, gli scenari, le bellissime location, sono valorizzati invece da una fotografia che cattura ogni raggio di luce nei cieli tersi che dominano la maggior parte del film.

A herdade è un film che ha bisogno del suo tempo, come la sua storia, e non è una mera questione di minutaggio, anche se il film dura 164 minuti, è una questione di respiro: le storie su scala così grande hanno bisogno di inspirare ed espirare profondamente, così da riuscire a trovare spazio negli occhi e negli animi di chi li guarda.

Il problema di questo affresco così ricco e stratificato è proprio l’affollamento di temi che il film non poteva raccontare singolarmente in maniera esaustiva. E quindi il risultato è che in alcuni casi le redini del racconto sfuggono di mano al regista. Nonostante questo, il film mantiene il fascino della grande epica cinematografica, senza particolare lode, ma anche senza infamia.

Babyteeth, recensione del film di Shannon Murphy #Venezia76

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Babyteeth, recensione del film di Shannon Murphy #Venezia76

Presentato in Concorso a Venezia 76, Babyteeth è diretto dall’australiana Shannon Murphy, alla sua prima volta alle prese con il lungometraggio.

Quando Milla Finlay, adolescente gravemente malata, si innamora del piccolo spacciatore Moses, si avvera il peggior incubo dei suoi genitori. Ma poiché il primo incontro di Milla con l’amore fa nascere in lei una nuova gioia di vivere, le cose si fanno confuse e la morale tradizionale va a farsi friggere. Milla mostra a tutti coloro che gravitano nella sua orbita – i suoi genitori, Moses, un sensibile insegnante di musica, un piccolo violinista in erba e una vicina incinta dotata di un’onestà disarmante – come vivere quando non si ha niente da perdere. Quello che avrebbe potuto essere un disastro per la famiglia Finlay, la spinge invece a lasciarsi andare e a trovare la grazia nel meraviglioso caos della vita.

Il teen cancer movie è un genere che si incontra spesso nella filmografia di tutto il mondo e la sfida di Murphy era quella di riuscire a offrire un occhio originale, differente, sul processo a senso unico che questa premessa quasi sempre offre. Quindi, come raccontare la malattia, la cura, la sofferenza, la rabbia e, inevitabilmente, la morte, in maniera originale?

La regista si affida al volto angelico di Eliza Scanlen, anche lei esordiente al cinema, e dopo averle portato via i capelli per ovvie ragioni sceniche la ricopre di colori e parrucche, agghindando il film di momenti leggeri, personaggi insoliti, e reazioni originali alla presa di coscienza del dolore e della malattia.

C’è il giovane Moses, un giovane uomo che si fatica ad inquadrare sempre in bilico tra l’amore e il bisogno utilitaristico di rimanere accanto a Milla, ci sono i genitori, lui psichiatra e le sedata dalle medicine che lui stesso le prescrive. Ci sono una serie di personaggi di contorno più o meno interessanti, come il maestro di violino o la vicina, ragazza single in procinto di partorire.

Quello che abbracciamo in Babyteeth è un punto di vista insolito per un cancer movie nell’età adolescenziale, non si guarda l’ombelico ma si guarda intorno, in giro, a cercare ed acchiappare la vita, succhiandola da tutti i personaggi che costituiscono il microcosmo della protagonista.

Guest of Honour, recensione del film di Atom Egoyan #Venezia76

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Guest of Honour, recensione del film di Atom Egoyan #Venezia76

Autore molto amato che da qualche tempo cerca di ritrovare la propria voce incisiva, Atom Egoyan ha presentato in Concorso a Venezia 76 il suo ultimo film, Guest of Honour, una saga familiare atipica che si trasforma in doppia indagine, una storia che presenta tutti gli elementi cari al regista e che ha raccontato più volte nella sua storie.

Jim e la figlia Veronica, una giovane insegnante di musica al liceo, cercano di dipanare le loro complicate storie e il groviglio di segreti che le avviluppano. In seguito a uno scherzo finito male, la figlia di Jim viene ingiustamente condannata per abuso di autorità nei confronti del diciassettenne Clive. Veronica è tuttavia convinta di meritare una punizione, ma per reati commessi molto tempo prima. Confuso e frustrato di fronte all’intransigenza di Veronica, l’angoscia di Jim inizia a ripercuotersi sul suo lavoro come ispettore alimentare: ha un grande potere nei confronti dei piccoli ristoranti a gestione famigliare, e lo esercita senza remore.

La storia si rivela essere un doppio racconto in cui gli indizi e le verità si dipanano man mano che la storia procede, senza però affondare dentro i personaggi. Il risultato è che il regista riesce comunque a toccare dei temi che gli sono molto cari, ma allo stesso tempo rimane in superficie, quasi svogliato di fronte all’indea di raccontare il suo stesso film.

Il thriller, che negli ultimi anni è passato alla tv come mezzo di elezione, sembra scivolare anche in questo caso alla dimensione del piccolo schermo, e così Guest of Honour si rivela anch’esso un prodotto televisivo svogliato, senza ritmo. Egoyan tratteggia con attenzione i personaggi ma poi li lascia in balia di un racconto superficiale.

Venezia 76, red carpet: la serata di Johnny Depp

Venezia 76, red carpet: la serata di Johnny Depp

Mentre domani il tappeto rosso sarà tutto per la cerimonia di premiazione e per il film di chiusura, questa sera Johnny Depp è stato il protagonista dell’ultimo giorno di concorso di Venezia 76.

Di seguito, eccolo insieme al cast e al regista di Waiting for the barbarians (Ciro Guerra, Mark Rylance e Gana Bayarsaikhan) prima della proiezione ufficiale del film in Sala Grande.

Un magistrato, amministratore di un isolato avamposto di frontiera al confine di un impero senza nome, aspetta con impazienza la tranquillità della pensione, fino all’arrivo del colonnello Joll. Incaricato di riferire sulle attività dei barbari e sulla sicurezza al confine, Joll conduce una serie di spietati interrogatori. Il trattamento dei barbari per mano del colonnello e la tortura di una giovane donna barbara spingono il magistrato a una crisi di coscienza che lo porterà a compiere un atto di ribellione donchisciottesco.

COMMENTO DEL REGISTA

Quando abbiamo incominciato a lavorare all’adattamento del romanzo di J. M. Coetzee, pensavo che la vicenda fosse ambientata in un mondo e in un’epoca lontani. Tuttavia, mentre le riprese del film procedevano, la distanza nel tempo e nello spazio si è ridotta sempre più. Ora che abbiamo concluso, la trama si è trasformata in una storia sulla contemporaneità.

Venezia 76: Johnny Depp presenta Waiting for the barbarians

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Venezia 76: Johnny Depp presenta Waiting for the barbarians

Jhonny Depp, Mark Rylance e Ciro Guerra sono arrivati al Lido per presentare Waiting for the barbarians, l’ultimo film del concorso di Venezia 76. Il divo protagonista della saga di Pirati dei Caraibi non è il primo Depp a sfilare al Lido, infatti già la figlia Lily Rose è arrivata nei giorni scorsi a presentare The King.

L’attore si è dimostrato un normalissimo padre orgoglioso, quando gli è stato chiesto di lei: “È bellissimo (che sia qui anche lei), l’unica reazione è un sorriso. Quando era più piccola veniva spesso a Venezia con me e ora è una gioia vedere questa giovane donna che si presenta con grande dignità, grazie alle scelte che ha fatto. Avrebbe potuto fare film dove si guadagna molto ma non fa parte di lei, ha iniziato con un film con Natalie Portman e poi ha realizzato due o tre film francesi. Sono molto orgoglioso di lei, è la mia bambina. Lei e mio figlio sono i miei dèi”.

Nel film di Guerra, Depp interpreta un personaggio che al confronto con quello di Rylance è senza dubbio il cattivo della storia: “La cosa più interessante dei cattivi è il fatto che anche loro sono persone che la mattina si svegliano, si lavano, si radono e di certo non lo fanno pensato sarò il più cattivo del mondo. Il mio protagonista non è solo un cattivo, pensate a come si diventa un uomo così, come è arrivato in quel luogo, mi sono chiesto è un uomo senza emozioni oppure in quell’uomo c’è una persona che nasconde un bambino spezzato? Per me il colonnello Joel ha eretto muri di protezione intorno a sé per allontanare le emozioni, per sfuggire ai sentimenti. C’è molto dietro a questo personaggio ero pronto ad aggredire qualsiasi cosa che penetrasse la sua armatura perché è anche lui una vittima.”

Sulla sua esperienza veneziana, Johnny Depp si conferma spiritoso e di ottimo umore: “È un sogno arrivare a Venezia poi con un film così; essere qui attorno a questo tavolo è una grande onore, sono stato fortunato. Certo mi è costato molto, ho dovuto pagarli per farmi scritturare, chissà se mi hanno tagliato. Io il film lo vedrò stasera”.

Venezia 76: Mio fratello rincorre i dinosauri vince il premio Sorriso Diverso Venezia 2019

Mio fratello rincorre i dinosauri di Stefano Cipani, tratto dall’omonimo bestseller di Giacomo Mazzariol, vince il premio “Sorriso Diverso Venezia” 2019. Il riconoscimento è istituito dal Festival dei Tulipani di Seta Nera.

Il Premio, che quest’anno vede la collaborazione di Paranormaltv e L’Oro di Bacco Piacere di perle dorate, è istituito dal Festival dei Tulipani di Seta Nera e ogni viene consegnato all’opera cinematografica presentata al Festival di Venezia che meglio valorizza i temi sociali e umani.

Il Film è stato presentato come Evento Speciale alle Giornate degli Autori della 76ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Ecco la motivazione al premio:

Per aver saputo raccontare con un “sorriso diverso” che saper comunicare non significa solo esprimere pensieri e sentimenti attraverso messaggi verbali o scritti ma anche attraverso gesti, espressioni, comportamenti e con il linguaggio universale della musica. E per aver indicato che la vera accettazione e la vera integrazione si ottengono attraverso un percorso fatto di accettazione, comprensione e amore. Opera prima di Stefano Cipani, che, con una efficace regia istintiva ed una eccellente direzione di attori in gran forma, ha il merito di far conoscere al grande pubblico una bella storia di integrazione sociale, edificante, meritevole e meritoria. Un inno alla diversità, vissuta dal protagonista prima come condanna poi come meravigliosa occasione di arricchimento interiore e integrazione sociale.
Hanno ritirato il premio Stefano Cipani e Lorenzo Sisto.

MENZIONE SPECIALE per Lorenzo Sisto, attore con sindrome di Down del film Mio fratello rincorre i dinosauri: Alla bravura e alla spontaneità di Lorenzo, che attraverso il cinema si è fatto voce e volto della diversità. Il suo sorriso è un dono prezioso, di quelli che fanno bene al cuore, e che desideriamo ricambiare con il nostro.

La Giuria che ha decretato il vincitore è presieduta da Catello Masullo, critico cinematografico e presidente Cinecircolo Romano, ed è composta da: Paola Dei, psicologa dell’arte e giornalista critico cinematografico; Ira Fronten, attrice, direttrice dell’Italian Black Movie Awards (IBMA) e presidente della Associazione delle donne Latinoamericane in Itala (ASDLI); Stefano Giussani, Associazione Amici del Poldi Pezzoli; Armando Lostaglio, critico cinematografico, vicepresidente Cinit Cineforum Italiano e fondatore CineCLub “V. De Sica”; Franco Mariotti, regista, giornalista, saggista e critico cinematografico; Massimo Nardin, docente universitario, regista, sceneggiatore e critico cinematografico; Rossella Pozza, critico cinematografico e direttore responsabile della rivista QUI CINEMA Cinecircolo Romano; Roberta Rabino, Associazioneamica arte e cultura; Marcello Zeppi, presidente e direttore artistico del MISFF Montecatini e presidente giuria Bridge of Art.

Alla cerimonia di premiazione, condotta da Cinzia Profita, hanno partecipato tanti giornalisti, critici cinematografici e personalità del mondo della cultura: Diego Righini (Presidente di Tulipani di Seta Nera), Leonardo Jannitti Piromallo (Produttore di Tulipani di Seta Nera), Luca La Bella (Co-produttore), Alessia Di Fiore (archeologa), Angelica Bianca, Christian Carapezza, Katya Cimmino (Staff di Paranormal), Ilaria Mallardi (Premio Sorriso Diverso Venezia 2019 e assistente di produzione).

Il premio “Sorriso Diverso Venezia” 2019 si inserisce nell’ambito della ‘mission’ del Festival Tulipani di Seta Nera – manifestazione istituita da L’Università Cerca Lavoro con il sostegno di Regione Lazio e Roma Lazio Film Commission – che vede in prima linea il Presidente Diego Righini, il Direttore artistico Paola Tassone, il produttore Leonardo Jannitti Piromallo e la presidente UCL Ilaria Battistelli: la kermesse da anni si occupa di utilizzare lo strumento cinema come valorizzatore di tematiche sociali, portando all’attenzione del pubblico prodotti cinematografici interessanti con messaggi di vita vera che forniscano grandi momenti di riflessione, speranza, rispetto e capacità di ascolto.

Venezia 76: a Il Sindaco del Rione Sanità il Leoncino d’Oro

Venezia 76: a Il Sindaco del Rione Sanità il Leoncino d’Oro

Si tiene è tenuta presso la Sala degli Stucchi dell’Hotel Excelsior, alla presenza di Vincenzo Spadafora, Ministro alle Politiche giovanili e allo Sport, e Francesco Samengo, Presidente Unicef Italia, la cerimonia di premiazione del “Leoncino d’Oro”, istituito da Agiscuola nel 1989, giunto alla 31a edizione e divenuto nel tempo uno dei premi collaterali più significativi della Mostra di Venezia. La cerimonia sarà presenziata da Luciana Della Fornace, Presidente Agiscuola.

Il Premio “Leoncino d’Oro” viene assegnato al film Il Sindaco del Rione Sanità, di Mario Martone, con la seguente motivazione: “Un’opera di stampo teatrale, valorizzata da una regia che richiama un’atmosfera da palcoscenico e al contempo che riesce a innovare un genere in ascesa in modo non convenzionale. Per aver saputo rappresentare, con eleganza e brutalità, una realtà in cui la violenza è una prerogativa dell’ignoranza. Per aver portato in scena la figura di un protagonista la cui morale sfugge a qualsiasi stereotipo del genere. Per queste ragioni il Premio Leoncino d’Oro della 76° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, va a “Il Sindaco del Rione Sanità”, di Mario Martone”. Ritirano il Premio il regista Mario Martone e l’attore Francesco Di Leva.

La Segnalazione Cinema For Unicef viene assegnata al film The Painted Bird, di Václav Marhoul, con la seguente motivazione: “Abbandono, violenze, soprusi. Le sfumature di un quadro spietato, dove il colore dell’innocenza è soffocato dalla più cruda brutalità umana. È attraverso gli occhi di un bambino che la storia racconta le proprie colpe, svelando l’impotenza, la fragilità di chi è costretto a subire, inerme, di fronte alle atrocità di cui l’uomo è capace. Ripercorrendo i più grandi drammi del passato si arriva così a comprendere il presente, ove la violenza resta, purtroppo, ancora tragicamente attuale. Per queste ragioni la segnalazione “Cinema for UNICEF” della 76° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, va a “The Painted Bird”, di Václav Marhoul”. Ritira il Premio il regista Václav Marhoul.

Ad assegnare il premio, una giuria di giovani studenti e studentesse rappresentanti di tutte le regioni d’Italia, selezionati, ogni anno, fra gli oltre 6.000 ragazzi che compongono le giurie del David Giovani, l’iniziativa rivolta agli studenti e alle studentesse delle scuole secondarie di secondo grado. I giovani giurati – in seguito ad un accordo siglato con il Comitato Italiano per l’UNICEF – assegnano inoltre il prestigioso premio Segnalazione Cinema For Unicef, riconoscimento istituito dal Comitato Italiano per l’UNICEF presso la Mostra sin dal 1980.

La mafia non è più quella di una volta, recensione del film di Franco Maresco #Venezia76

A qualche anno da Belluscone – una storia siciliana, Franco Maresco, premiato a Venezia nel 2014, torna a filmare l’etologia di strambi animali autoctoni di Palermo e dintorni. Lo fa in un nuovo bizzarro oggetto cinematografico intitolato La mafia non è più quella di una volta, che si riallaccia al precedente lavoro e riporta la memoria, con tanta nostalgia, agli spiazzanti teatrini di Cinico Tv, firmati negli anni novanta insieme a Daniele Ciprì.

Questo spaccato cine-antropologico, che si spinge ai confini della bassezza della razza umana con sguaiata ironia e tanta poesia, è costruito con lo spirito di un divulgatore e l’estro del più scaltro dei commediografi. Si può con certezza affermare che in un bislacco connubio audiovisivo Piero Angela incontra Cesare Lombroso, antropologo e padre della moderna criminologia, che avrebbe sguazzato felice tra tanto materiale da studiare e collocare nelle sue classificazioni, trovando magari nuove conferme sulla sua sballata teoria dell’atavismo.

Il tema centrale di La mafia non è più quella di una volta, come si evince dal titolo è chiaramente la lotta alla mafia e il ricordo sempre vivo, affettuoso e riconoscente, di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Maresco lo racconta documentando varie commemorazioni delle loro uccisioni, alcune ufficiali, con tanto di partecipazioni di cariche politiche e del presidente della Repubblica, altre spontanee e discutibili. L’autore, nel presentare il suo lavoro, afferma “La mia sensazione, è di essermi spinto oltre rispetto al film precedente. In un territorio in cui la distinzione tra bene e male, tra mafia e antimafia, si è azzerata e tutto, ormai, è precipitato in uno spettacolo senza fine e senza alcun senso.”

Come un novello Dante, Franco Maresco si aggira con la sua macchina da presa tra i dannati del cuore antico di Palermo e dei moderni quartieri ZEN, sigla che potrebbe apparire come un rilassante rimando alle filosofie orientali, ma che in realtà è un freddo acronimo che significa Zona Espansione Nord. E non poteva mancare un Virgilio, impersonato in questo viaggio da Letizia Battaglia, fotografa ottantenne che con i suoi scatti ha raccontato le guerre di mafia e la gente semplice della sua amata città; è stata definita dal New York Times una delle “undici donne che hanno segnato il nostro tempo”. Anche Wim Wenders volle renderle omaggio, regalandole un prezioso cameo nel suo toccante Palermo shooting.

Ma il vero fulcro di questo bestiario strampalato è Ciccio Mira, con la sua clamorosa corte dei miracoli, popolata di cantanti neomelodici stonati e psicopatici, ballerine sguaiate col mito della Carrà, musicisti improbabili che non sanno suonare e attribuiscono la colpa all’antichità dello strumento, impresari vessati che comunicano per radio con gli alieni. Ciccio Mira, popolare showman di una becera TV locale, seguita da mafiosi, galeotti e disperati di varia natura, era anche il protagonista di Belluscone – una storia siciliana, diventando così elemento d’unione tra i due film.

La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco è un film raro, quanto prezioso. È costruito con sapienza, intelligenza e ironia, tanto gusto visivo e meditata teatralità. È un grido sornione di denuncia contro la mafia, sulla sua negazione e sull’omertà naturale che impone sulla gente, così strutturata da essere definita dal protagonista corredo genetico ereditato col DNA.

Unico dubbio è quanto sia labile il confine tra realtà e finzione, perché è assai difficile accettare che possano esistere delle bestie così strane, a volte stolte e a volte feroci, che vivono in branchi nei meandri invisibili e disperati delle nostre città. Le vie dell’evoluzioni sono imperscrutabili e Maresco ce ne fornisce le prove.

Venezia 76: Roger Waters su Salvini, migranti e i leader del mondo

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Super ospite del penultimo giorno di Venezia 76 è stato Roger Waters, il co-fondatore dei Pink Floyd, che presenta il film concerto Us + Them nel Fuori Concorso.

Waters porta sullo schermo la sua storia dal vivo di Us + Them. Il film include canzoni tratte dai leggendari dischi dei Pink Floyd e dal suo ultimo album: Is This The Life We Really Want? Con la sua musica potente e il suo messaggio di libertà, amore e rispetto dei diritti umani, il film vuole essere una fonte di ispirazione.

Il cantautore ha commentato la situazione politica italiana, l’addio di Salvini al Governo, ma ha anche colto l’occasione per fare un quadro generale della deriva politica dell’Europa intera e del mondo: “Non sono un esperto della nuova coalizione, ma meno male che se n’è andato Matteo Salvini, anche se forse temporaneamente. Anche se in Italia, come nel resto d’Europa, ci potrebbe essere una recrudescenza del neofascismo, basti vedere in Inghilterrra Boris Johnson, ma anche Polonia e Ungheria. Viviamo tempi difficili in cui il potere fa sì che la gente normale sia sempre in guerra, controllano la nostra vita e sembra ci sia volontà di distruzione del nostro pianeta bellissimo. Se non contrastiamo queste forze neofasciste non ci sarà niente da passare alle nuove generazioni”.

Oltre ai leader europei, Waters ha nominato anche Donald Trump e Jair Bolsonaro ripensando alla sua canzone, Pigs del 1977, e a se si possa applicare anche ai politici di oggi: “Boris Johnson è più maiale di Winston Churchill? Forse Churchill era più istruito e dotato di più eloquenza ma fanno entrambi parte di una classe ricca che ha capito come controllare i poveri, mettere in schiavitù la maggior parte della popolazione e lasciare le persone a morire nelle barche del Mediterraneo”.

Roger Waters ha un’opinione precisa anche sull’emergenza migranti, che interessa in modo particolare il nostro Paese: “È gente povera che ha fame e scappa da zone di guerra e pericolo, flottano verso un posto dove poter vivere un po’ meglio con le loro famiglie. Noi europei abbiamo un dovere nei loro confronti, per quel che ne sappiamo l’homo sapiens ha meno di 200000 anni, siamo tutti africani. Da lì veniamo e ci ritroviamo divisi da queste tecniche nazionalistiche. Capisco che in Italia è facile creare paura dell’altro dicendo che in centinaia di migliaia ci invaderanno, ruberanno il lavoro e le nostre donne, ma noi dovremmo poter andare al di là di questo non c’è futuro per questa mentalità. Sono persone che hanno perso il controllo della propria vita per colpa dei signori della guerra come è successo in Siria. Per questo vengono, non certo per rubare la nostra pizza”.

Venezia 76: Gabriele Salvatores presenta Tutto il mio folle amore

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Gabriele Salvatores ha presentato a Venezia 76 il suo ultimo film, Tutto il mio folle amore, nella sezione Fuori Concorso. Il regista ha partecipato alla conferenza stampa del film in compagnia dei protagonisti Claudio Santamaria, Valeria Golino e l’esordiente Giulio Pranno.

Sono passati sedici anni dal giorno in cui Vincent è nato e non sono stati anni facili per nessuno. Né per Vincent, immerso in un mondo tutto suo, né per sua madre Elena e per il suo compagno Mario, che lo ha adottato. Willi, che voleva fare il cantante, senza orario e senza bandiera, è il padre naturale del ragazzo; una sera qualsiasi trova finalmente il coraggio di andare a conoscere quel figlio che non ha mai visto e scopre che non è come se lo immaginava. Non può sapere che quel piccolo gesto di responsabilità è solo l’inizio di una grande avventura, che porterà padre e figlio ad avvicinarsi, conoscersi e volersi bene, durante un viaggio in cui avranno modo di scoprirsi a vicenda, fuori dagli schemi, in maniera istintiva. E anche Elena e Mario, che si sono messi all’inseguimento del figlio, riusciranno a dirsi quello che, forse, non si erano mai detti.

Salvatores ha effettuato le riprese a Triste, per la terza volta consecutiva: “Sono nato a Napoli e la prima volta che sono andato a Trieste ho pensato che somigliasse molto a Napoli. Ha molte più cose in comune con la mia città di quello che si può immaginare, ma per questo film avevamo anche bisogno di un confine e in Italia l’unico confine che abbiamo è ad est, verso la Croazia. Poi i Balcani hanno in comune con Napoli una malinconia e una visione fatalista della vita che mi piacevano molto. Trieste è l’unica città dove vorrei trasferirmi, se non stessi benissimo dove sono a Milano.”

Il film è un road movie, genere che Salvatores ha dimostrato di apprezzare: “Non è importante la meta, ma il viaggio, nel viaggio siamo tutti più indifesi, aperti e vulnerabili, ed è per quello che mi piace. non so se tornerò a fare film di viaggi, ci sono anche viaggi interiori che sono meno faticosi ma non meno impegnativi.”

Giulio Pranno è il giovane protagonista del film, e Gabriele Salvatores è arrivato a lui attraverso un metodo insolito: “Non avevo mai visto all’opera Pranno, e devo ringraziare Francesco Vedovati. Ha deciso di andare al centro sperimentale e di vedere quali studenti non avevano superato l’ultimo esame, tra questi c’era lui che aveva rinunciato del tutto a fare l’attore. Lui aveva una grande predisposizione e poi, visto che per me gli attori sono autori del film, per me Giulio Pranno ha scritto il film quanto gli altri attori.”

Pokémon: Detective Pikachu finalmente in homevideo

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Pokémon: Detective Pikachu finalmente in homevideo

Il mondo dei Pokémon prende vita a Ryme City grazie a Warner Bros Pictures e Legendary Pictures. Il 12 settembre arriva in DVD, Blu-Ray e nell’edizione Steelbook Blu-Ray grazie a Warner Bros. Home Entertainment il film Pokémon Detective Pikachu. Nel Blu-Ray sono presenti tantissimi contenuti speciali tra cui My Pokémon Adventure, anche nel DVD.

La prima avventura Pokémon live-action che vede Ryan Reynolds (Buried, Lanterna Verde, Deadpool) dare la voce a Pikachu (nella versione originale). Pokémon: detective Pikachu si basa sul brand Pokémon, uno dei marchi di intrattenimento più popolari al mondo e franchise multi-mediale tra i più famosi e amati di tutti i tempi. Con la modalità “Detective” su Blu-Ray™ puoi vedere Pokémon: Detective Pikachu come non l’hai mai visto prima e scoprire un mondo di indizi nascosti, dietro le quinte, curiosità, aneddoti Pokémon, easter eggs, divertenti featurette e altro ancora.

Pokémon Detective Pikachu ha come attore protagonista Justice Smith (Jurassic World: Il regno distrutto, Città di Carta, Ogni giorno) che interpreta Tim e Kathryn Newton (Lady Bird, Giù le mani dalle nostre figlie e la serie TV Big Little Lies,) nei panni di Lucy, una giovane reporter che insegue il suo primo scoop. Nel cast inoltre Suki Waterhouse (Insurgent, Love Rosie, Orgoglio e Pregiudizio, Zombie) Omar Chaparro (Overboard, Kung Fu Panda) Chris Geere (le serie TV Modern Family, You’re The Worst, Behaviour Ill) la pluripremiata cantante Rita Ora (America’s Next Top Model per la TV, Cinquanta sfumature di Grigio), il candidato all’Oscar Ken Watanabe (L’ultimo samurai, Inception, Godzilla) e Bill Nighy (Harry Potter e i doni della morte: parte 1, Love Actually, Pirati dei Caraibi – La maledizione del forziere fantasma).

Pokémon Detective Pikachu è diretto da Rob Letterman (Mostri contro Alieni, Shark Tale, Piccoli Brividi) veterano dell’animazione e degli effetti visivi del cinema d’intrattenimento per ragazzi, tratto da una storia di Dan Hernandez, Benjii Samit e Nicole Perlman. La sceneggiatura è di Hernandez, Samit, Letterman e Derek Connolly, basato sul videogioco “Detective Pikachu” sviluppato da Creatures Inc. È stato prodotto da Mary Parent e Cale Boyter per Legendary Pictures, e Hidenaga Katakami e Don McGowan per The Pokémon Company. Nel ruolo di produttori esecutivi Joe Caracciolo, Jr., Ali Mendes, Tsunekazu Ishihara, Kenji Okubo, Toshio Miyahara, Hiro Matsuoka, e Koji Ueda.

Il team creativo include il direttore della fotografia nominato due volte agli Oscar John Mathieson (Il fantasma dell’opera, Gladiatore), lo scenografo Nigel Phelps (Pirati dei Caraibi: La vendetta di Salazar) il montatore vincitore dell’Oscar Mark Sanger (Gravity), James Thomas (Muppets 2 – Ricercati) e la costumista Suzie Harman (RocknRolla). La colonna sonora è composta da Henry Jackman (Jumanji – Benvenuti nella giungla). Gli effetti visivi sono realizzati dalla Moving Picture Company (Wonder Woman) e Framestore (Guardiani della Galassia: Volume 2).

Lanciato nel 1996 ottenendo un riscontro travolgente, il marchio Pokémon è un successo globale che comprende una community di appassionati di videogiochi con oltre 320 milioni di unità vendute in tutto il mondo; giochi di carte collezionabili disponibili in 11 lingue con oltre 25 miliardi di carte acquistate; una serie televisiva alla 21° stagione disponibile in più di 160 Paesi e più di 20 film d’animazione. Oltre a libri, fumetti manga, musiche, giocattoli, merchandising e app, incluso il famosissimo Pokémon GO!: gioco che presuppone la cattura dei pokémon negli ambienti che la fotocamera dello smartphone sta inquadrando, un’applicazione della cosiddetta “realtà aumentata” che è stata scaricata più di 850 milioni di volte ed apprezzata in tutto il mondo da fan di tutte le età.

Pokémon: Detective Pikachu, la trama

La storia inizia quando il geniale detective privato Harry Goodman scompare misteriosamente, costringendo il figlio di 21 anni Tim a scoprire cosa sia successo. Ad aiutarlo nelle indagini l’ex compagno Pokémon di Harry, il Detective Pikachu: un adorabile, esilarante e saggio super-investigatore che sorprende tutti, persino se stesso. Dato che Tim è l’unico essere umano in grado di parlare con Pikachu, uniscono le loro forze in un’avventura elettrizzante per svelare l’intricato mistero. Si trovano così ad inseguire gli indizi lungo le strade illuminate al neon di Ryme City, una moderna e disordinata metropoli dove umani e Pokémon vivono fianco a fianco in un iperrealistico mondo live-action. Qui incontreranno una serie di Pokémon, scoprendo una trama sconvolgente che potrebbe distruggere la loro coesistenza pacifica con gli umani e minacciare l’universo stesso dei Pokémon.

Venezia 76: Soundtrack Stars Award 2019 a Joker

Venezia 76: Soundtrack Stars Award 2019 a Joker

Va al film di Todd Phillips Joker e alla colonna sonora firmata da Hildur Guðnadóttir il Soundtrack Stars Award 2019. Lo ha deciso la Giuria del Premio – prodotto da Andrea Camporesi (Free Event) – che ha anche assegnato tra i film in concorso (Venezia 76), un premio speciale all’opera prima di Shannon Murphy Babyteeth, per il ruolo che la musica ha nella storia coraggiosa dell’adolescente Milla.

Alla violoncellista islandese che firma le musiche di Joker, il premio “per una colonna sonora che recupera alcuni tra i brani più noti della grande musica americana e per le composizioni originali, una musica atonale che unisce voce e violoncello, capace di rendere anche la colonna sonora protagonista del film con assoluta originalità ma anche con una forte capacità evocativa” .

Un Premio speciale va a Babyteeth, di Shannon Murphy, opera prima della regista australiana che nella storia anche sentimentale dell’adolescente Milla, nel suo destino ineluttabile con la malattia, sottolinea il ruolo speciale proprio nel rapporto conflittuale e insieme  ‘salvifico’ che Milla, nel suo mondo quotidiano, ha con la musica.

La Giuria della settima edizione del SOUNDTRACK STARS AWARD 2019 è presieduta da Laura Delli Colli (Presidente SNGCI), con la cantautrice Nina Zilli per la musica, insieme ai giornalisti  Antonella Nesi (Adnkronos), Marina Sanna (Cinematografo.it, La rivista del Cinematografo), Stefania Ulivi (Corriere della Sera) Alessandra Vitali (Repubblica), Giuseppe Fantasia (Huffington post) con Manola Moslehi e Marco Maccarini, voci di Radio Italia.

Il premio punta a valorizzare il ruolo fondamentale della musica nel mondo del cinema e ogni anno si afferma sempre di più come simbolo di eccellenza culturale internazionale. È un evento speciale tra le iniziative promosse dal SNGCI (che fin dalla prima edizione è stato tra i partner dell’iniziativa), in collaborazione con SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori.

L’edizione 2019 della manifestazione è sostenuta da LABORATOIRES FILORGA PARIS, main partner del premio, insieme a APT servizi Emilia Romagna al media partner Radio Italia.

Venezia 76: a Ema il premio Arca CinemaGiovani

Venezia 76: a Ema il premio Arca CinemaGiovani

Con il consueto giorno di anticipo sui Leoni d’oro, le Giurie Arca CinemaGiovani hanno proclamato i loro vincitori di Venezia 76.

Miglior film in concorso

EMA – di Pablo Larraín

Per aver saputo esprimere un’idea rivoluzionaria e nuova di famiglia, un’idea che dà voce al bisogno ancestrale di maternità ma allo stesso tempo mette in discussione le costrizioni sociali che lo regolano.

Per aver saputo presentare un concetto avanguardistico di cinema, in cui genere drammatico e musical arrivano a fondersi dando vita a un linguaggio rimodernato, privo dei cliché tipici del genere e ricco di elementi che proiettano l’arte cinematografica nel futuro. Per il suo racconto provocatorio e anarchico, che grazie alla portata straripante del contenuto e dei caratteri dei personaggi, trasforma una tematica classica in rivoluzionaria e innovativa, arrivando a scardinare convenzioni sociali e cinematografiche attraverso una carica esplosiva di cui la danza è espressione universale.

Con più di 60 ragazzi, tra i 18 e i 26 anni, la giuria ARCA CinemaGiovani, è la più numerosa tra quelle presenti al Lido ed è composta da ragazzi provenienti da Italia, Francia, Marocco e Tunisia. Il premio Arca, giunto alla sua diciottesima edizione, è tra i premi collaterali più conosciuti della Mostra. ARCA CinemaGiovani è una manifestazione organizzata da Arca-Enel, Associazione ricreativa culturale sportiva dipendenti Gruppo Enel.

Venezia 76: American Skin vince il FILMING ITALY AWARD nella sezione Sconfini

La giuria di qualità composta da Tiziana Rocca, direttore artistico del Filming Italy Award, Franco Montini, presidente Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), Luciano Sovena, presidente di Roma Lazio Film Commission e Vito Sinopoli, editore della rivista Best Movie, ha deciso di assegnare il Filming Italy Award – inserito da quest’anno tra i premi collaterali ufficiali della Mostra – come Miglior Film della sezione SCONFINI ad American Skin di Nate Parker.

Il Filming Italy Award, ideato da Tiziana Rocca, è un premio nato con l’intento di promuovere il Cinema italiano e internazionale in Italia e all’estero mettendo in contatto le diverse culture.

Il premio verrà consegnato oggi alle ore 16.00 presso l’Italian Pavillon dell’Hotel Excelsior al regista e protagonista del film Nate Parker e al produttore Tarak Ben Ammar, alla presenza di Alberto Barbera, direttore del Festival di Venezia.

Questa la motivazione: “Affrontando il tema del razzismo, molto presente nel cinema contemporaneo, Nate Parker parte da elementi di cronaca per costruire una storia drammaticamente romanzesca e sceglie un punto di vista volutamente provocatorio con l’intento di suscitare il confronto fra gli spettatori, in linea a quanto accade ai protagonisti sullo schermo. Ma l’impianto ideologico non penalizza la spettacolarità del risultato, sempre teso e vibrante”.

American Skin, presentato in anteprima mondiale nei scorsi giorni a Venezia da Spike Lee insieme allo scrittore, regista e interprete Nate Parker, ha conquistato la critica e ricevuto una standing ovation di 11 minuti alla fine della proiezione per il pubblico. Il film, interamente ambientato e girato a Los Angeles, è prodotto da Mark Burg, Lukas Behnken e Tarak Ben Ammar con Eagle Pictures che in questo modo diventa la prima società italiana a produrre un film interamente americano su un tema del genere.

Giornate degli Autori: La Llorona vince il vincitore del GdA Director’s Award

Tra gli undici film in concorso è La Llorona il vincitore del GdA Director’s Award nella sedicesima edizione delle Giornate degli Autori.

L’opera di Jayro Bustamante è stata premiata dalla giuria presieduta da Karim Ainouz e composta dai membri del progetto 28 Times Cinema: ventotto giovani spettatori provenienti ognuno da un diverso Paese dell’Unione Europea.

Questa la motivazione con la quale hanno sostenuto la scelta: “Il vincitore del GdA Director’s Award è La Llorona di Jayro Bustamante. Desideriamo anche mettere in rilievo gli altri film nella shortlist – Only the Animals di Dominik Moll per il suo preciso e profondo affresco della solitudine e Corpus Christi di Jan Komasa per il suo sguardo irriverente sulla religione. Bustamante, una delle voci più singolari del cinema dell’America Latina, intreccia un ritratto della tragica storia del Guatemala e le sue ferite aperte ispirato all’omonimo racconto popolare. La combinazione di poesia e politica costruisce una fiaba inquietante e acuta che parla non solo del passato ma anche del presente. La Llorona è un’intima storia di fantasmi raccontata attraverso un vivido personaggio femminile che tratta i temi della perdita, della negazione e dell’accettazione. Come recita il verso della canzone “La Llorona”: Dicen que no tengo duelo, Llorona, porque no me ven llorar. Hay muertos que no hacen ruido, Llorona !Y es mas grande su penar! Che possano questi versi di tristezza ma anche di forza diffondersi nel mondo.”

Il GdA Director’s Award ha un valore di 20.000 euro: metà destinata al regista, il restante cinquanta percento a Film Factory Entertainment, venditore internazionale del film, per aiutare la circolazione internazionale del film.

Quando il generale in pensione responsabile del genocidio in Guatemala viene prosciolto causa l’annullamento del processo, lo spirito de la Llorona (spettro del folklore dell’America latina) comincia a vagare per il mondo come un’anima perduta tra i vivi. Di notte, il generale sente i suoi lamenti, mentre sua moglie e sua figlia credono che stia avendo manifestazioni di demenza legate all’Alzheimer. Non possono sospettare che la loro nuova governante, Alma, sia lì per ottenere quella vendetta negata dal processo.

Jayro Bustamante si è formato tra il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e Parigi e ha lavorato negli Stati Uniti prima di tornare in Guatemala dove, nel 2017, ha inaugurato “La Sala de Cine”, primo cinema del Paese dedicato alla programmazione di film indipendenti.

Il suo primo lungometraggio, Ixcanul, ha ottenuto oltre sessanta riconoscimenti nei festival internazionali tra cui un premio alla Berlinale (2015). La Llorona è il suo secondo lungometraggio.

Avevo bisogno di catturare l’interesse internazionale”, ha detto il regista, “ma soprattutto quello della mia gente. E così ho iniziato questo viaggio partendo dalle paure della mia infanzia per arrivare a quelle nuove da adulto, e al mio interesse per la narrazione. Una denuncia fatta attraverso il cinema come intrattenimento ma senza mai perdere di vista quello che universalmente viene definito come cinema d’autore”.

It – Capitolo Due: il poster spaventa dei bambini, e i genitori protestano

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Il terribile pagliaccio Pennywise è finalmente tornato al cinema con il film It – Capitolo Due, sequel del primo acclamato film del 2017.

Appena sbarcato al cinema, il film attira già su di sé le prime polemiche. Accade infatti che a Brisbane, in Australia, un gruppo di bambini sia rimasto particolarmente terrorizzato dai cartelloni pubblicitari del film. Questo evento ha suscitato le polemiche dei rispettivi genitori, che hanno presentato reclami alla società pubblicitaria Ad Standard.

“Ad alcune persone piace andare al cinema a vedere i film horror – ha dichiarato uno dei genitori in rivolta – , e questo va bene, è una loro scelta. Ma è anche una nostra scelta quella di non voler vedere questo poster.”

In Australia il film è stato classificato come MA15+, ovvero la cui visione è proibita ai minori di 15 anni non accompagnati dai genitori. La denuncia dovrebbe ora limitare la diffusione dei poster del film, vietandola nelle aree frequentate dai bambini.

Non verranno tuttavia rimossi in modo definitivo, poiché Ad Standards ha replicato che i poster non contengono alcun contenuto esplicito, solamente un primo piano del volto di Pennywise, di suo certamente non rassicurante.

It – Capitolo Due, dal 5 settembre al cinema, è diretto nuovamente da Andy Muschietti, mentre fanno parte del cast gli attori Jessica Chastain, Bill Hader, James McAvoy, Sophia Lillis, Finn Wolfhard e Bill Skarsgard. Protagonisti del film sono i membri del club dei Perdenti, ormai adulti, richiamati a Derry dopo 27 anni per tentare di sconfiggere nuovamente il terrificante Pennywise, tornato in cerca di vendetta.

Fonte: ComicBookResource

Spider-Man: “Per il momento la porta è chiusa”, parola del CEO della Sony

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Con il futuro cinematografico di Spider-Man ancora incerto, i fan restano in attesa di sapere quali saranno le sorti del supereroe, se l’accordo tra la Sony e la Marvel potrà riformarsi o rimarrà definitivamente rotto, impedendo così al personaggio di comparire nuovamente nel Marvel Cinematic Universe.

Ad esprimere la propria opinione è ora Tony Vinciquerra, presidente e CEO della Sony Pictures. Le sue parole tuttavia non sono molto incoraggianti, riportando un lapidario “per il momento la porta è chiusa.”

Secondo Vinciquerra non è tuttavia da escludere che in futuro si possa giungere ad un nuovo compromesso tra le due case di produzione, permettendo così un ritorno del personaggio lì dove i fan lo vorrebbero.

Non c’è nessuna cattiva intenzione da parte della Sony nei confronti della Marvel ma, stando alle parole del dirigente Sony, non sussistevano più i criteri stabiliti al momento dell’accordo, avvenuto nel 2015, quando Spider-Man ha fatto la sua comparsa nel film Captain America: Civil War.

 “Alla Sony abbiamo molto rispetto per Kevin Feige e la squadra della Marvel – ha proseguito Vinciquerra – Ma dobbiamo salvaguardare anche i nostri interessi, e abbiamo lavorato con loro finché è stato possibile.”

“Costruiremo un nostro universo cinematografico basato sul personaggio di Spider-Man. – ha affermato poi il presidente della Sony – Ci saranno molti film e altre tipologie di prodotti dedicati al personaggio e a quelli intorno a lui. Abbiamo dimostrato di poter fare grandi cose con Spider-Man: Un nuovo universo e con la serie Sony-Amazon The Boys. Sappiamo come gestire il fronte supereroi, e Spider-Man ne sarà la punta di diamante.”

Sembra dunque che il futuro del personaggio avrà lunga e prosperosa vita nelle mani della Sony. E se per molti sarà deludente non vederlo più all’interno dell’MCU, sarà ad ogni modo interessante scoprire in quali forme lo studios detentore dei diritti utilizzerà il celebre supereroe.

Fonte: Variety

Poison Ivy: Rihanna frontrunner per la Warner Bros.

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La Warner Bros. negli ultimi tempi sembra stia puntando molto sui personaggi femminili dell’universo DC. Dalla Wonder Woman interpretata da Gal Gadot alla Harley Quinn di Margot Robbie.

L’intenzione sembra quella di continuare questo trend, portando sul grande schermo sempre più personaggi di questo tipo. Mentre alcuni compariranno nel film Birds of Prey, sembra essercene uno in particolare a cui la casa di produzione aspira a dare nuova vita.

Parliamo di Poison Ivy, tra le più pericolose e seducenti nemesi di Batman, che era già apparsa al cinema nel 1997 nel film Batman & Robin, interpretata da Uma Thurman.

Non è ancora certo se la major intende far apparire il personaggio nell’annunciato, ma attualmente in stand-by, film Gotham City Sirens, o già nel prossimo film dedicato al cavaliere oscuro, The Batman, previsto per il 2020. Stando ad alcune indiscrezioni, tuttavia, sembrerebbe che la Warner Bros. stia valutando l’idea di offrire il ruolo alla cantante e attrice Rihanna. Questa sembrerebbe essere il primo nome sulla “lista dei desideri” della casa di produzione, ed è un ruolo che potrebbe ben adattarsi al carisma dell’artista originaria delle Barbados.

All’attuale stato delle cose, né la Warner Bros. né Rihanna hanno rilasciato dichiarazioni a riguardo, facendo presupporre che attualmente la cosa rimane soltanto un’idea. Tuttavia non ci sarebbe da sorprendersi se il personaggio facesse nuovamente la sua comparsa sul grande schermo, magari in una versione più fedele e letale di quanto già visto.

Fonte: We Got This Covered

Venezia 76: Franco Maresco e Johnny Depp per il Concorso

Venezia 76: Franco Maresco e Johnny Depp per il Concorso

Al penultimo giorno di Venezia 76, sono due i film presentati in concorso. Da una parte sfila quest’oggi l’ultimo italiano in gara, Franco Maresco, che presenta La mafia non è più quella di una volta. Con lui c’è il colombiano Ciro Guerra, che invece presenta Waiting for the barbarians, con Johnny Depp e Mark Rylance.

La mafia non è più quella di una volta

Nel 2017, a 25 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, Franco Maresco decide di realizzare un nuovo film. Per farlo, trova impulso in un suo recente lavoro dedicato a Letizia Battaglia, fotografa ottantenne che con i suoi scatti ha raccontato le guerre di mafia, definita dal New York Times una delle “undici donne che hanno segnato il nostro tempo”. Il regista sente il bisogno di affiancare a Letizia una figura proveniente dall’altra parte della barricata: Ciccio Mira, ‘mitico’ organizzatore di feste di piazza, già protagonista nel 2014 di Belluscone. Una storia siciliana.
Nei pochi anni che separano i due film, Mira sembra cambiato. Forse cerca un riscatto, come uomo e come manager, al punto da organizzare un singolare evento allo Zen di Palermo: i neomelodici per Falcone e Borsellino. Eppure le sue parole tradiscono ancora una certa nostalgia per “la mafia di una volta”. Intanto, assistendo alle celebrazioni dei martiri dell’antimafia, il disincanto di Maresco si confronta con la passione di Battaglia.

Commento del regista

Questo film è l’inevitabile seguito di Belluscone. Una storia siciliana, presentato a Venezia nel 2014. Devo ammettere che non è stato per niente facile, cinque anni dopo, tornare a raccontare una storia con dentro, ancora una volta, i cantanti neomelodici e la mafia. La mia sensazione, però, è di essermi spinto oltre rispetto al film precedente. In un territorio in cui la distinzione tra bene e male, tra mafia e antimafia, si è azzerata e tutto, ormai, è precipitato in uno spettacolo senza fine e senza alcun senso.

Waiting for the barbarians

Un magistrato, amministratore di un isolato avamposto di frontiera al confine di un impero senza nome, aspetta con impazienza la tranquillità della pensione, fino all’arrivo del colonnello Joll. Incaricato di riferire sulle attività dei barbari e sulla sicurezza al confine, Joll conduce una serie di spietati interrogatori. Il trattamento dei barbari per mano del colonnello e la tortura di una giovane donna barbara spingono il magistrato a una crisi di coscienza che lo porterà a compiere un atto di ribellione donchisciottesco.

Commento del regista

Quando abbiamo incominciato a lavorare all’adattamento del romanzo di J. M. Coetzee, pensavo che la vicenda fosse ambientata in un mondo e in un’epoca lontani. Tuttavia, mentre le riprese del film procedevano, la distanza nel tempo e nello spazio si è ridotta sempre più. Ora che abbiamo concluso, la trama si è trasformata in una storia sulla contemporaneità.

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