Nei primi anni ’80, al suo esordio
televisivo, era solo una bella ragazza australiana Nicole
Kidman, con la passione per il mondo dello spettacolo, e
non immaginava certo, né lo immaginavano i critici e il piccolo
pubblico che allora la seguiva, che sarebbe diventata una delle
attrici più famose, amate e pagate d’America. Ha interpretato
spesso ruoli da “ragazza di buona famiglia”, o altezzosa
aristocratica, aiutata da un’innata eleganza che le conferisce un
perfetto phisique du role.
Ciò non di meno, dai grandi registi
che l’hanno diretta (da Gus Van Sant a Stanley Kubrick, a
Lars Von Trier) si è fatta plasmare, interpretando
personaggi forti, ed esplorando a fondo anche il proprio lato
oscuro. Nei primi anni ’90 la sua notorietà ha subìto un’impennata
grazie al matrimonio con il collega
Tom Cruise, ma oggi, dopo i premi e
riconoscimenti internazionali che le sono piovuti addosso per le
sue indiscusse qualità artistiche, si può ben dire che la stella
Nicole Kidman brilli di luce propria. Dicevamo
delle origini australiane. In realtà, l’attrice è nata a Honolulu
il 20 giugno del 1967 e nei primi anni ha vissuto in America per
motivi di lavoro del padre, ricercatore, biochimico e psicologo
clinico. All’età di quattro anni, però, sempre a causa del lavoro
paterno, si è trasferita con la famiglia a Sidney, in
Australia.
Qui è rimasta fino alla fine degli
anni ’80, e anche in seguito al trasferimento negli Usa, ha sempre
ribadito il proprio legame con la terra australiana. Da
piccolissima studia danza, per poi dirigersi verso la recitazione.
Studia infatti arte drammatica a Melbourne, teatro e storia. Per
assistere ai suoi esordi davanti alla macchina da presa, dobbiamo
però attendere il 1983, quando è protagonista del video Bop Girl,
che accompagna un pezzo della cantante Pat Wilson. Da questo
momento in poi, la vediamo in diversi lavori per la
televisione come Bush Christmas (1983), la soap
opera australiana Country Practice (1985) e la mini serie
Vietnam (1987). Allo stesso anno risale perfino un film
per la nostra Rai tv: Un’australiana a Roma, accanto a
Massimo Ciavarro. Il sogno di Nicole resta però il cinema. Nel 1989
i suoi sforzi per farsi notare dai registi del grande schermo sono
premiati: l’australiano Philip Noyce la vuole
accanto a Sam Neill e Billy Zane
nel suo Ore 10: calma piatta, un thriller
ben orchestrato e ricco di suspence, che la lancia definitivamente
nel mondo del cinema. È poi accanto all’anglo-australiano
Noah Taylor (che forse ricorderete come
protagonista di E morì con un felafel in
mano) e all’amica
Naomi Watts nella commedia
Flirting dell’inglese John Duigan.
Si trasferisce quindi negli Usa,
dove l’anno dopo viene scelta da Tony Scott,
fratello di
Ridley Scott e già regista di Top
Gun, per affiancare
Tom Cruise nell’avventuroso
Giorni di tuono, ambientato nel mondo
delle corse automobilistiche. Certo non un capolavoro della
cinematografia, che però contribuisce a far conoscere la
Nicole Kidman in America e a farle incontrare
Cruise. I due si sposano nel’91, quando l’attrice è alle prese con
il gangster movie di Robert Beton Billy Bathgate – A
scuola di gangster, nel quale condivide il set con
Dustin Hoffman. L’anno successivo è
Ron Howard a puntare ancora sulla coppia Cruise –
Kidman per la sua avventurosa commedia Cuori
ribelli, racconto di formazione con storia d’amore
annessa tra due ragazzi irlandesi di diversa estrazione sociale (di
modeste origini lui, di buona famiglia lei). Il tutto nella cornice
storica di fine Ottocento, che vede schiere d’inglesi emigrare in
America, col miraggio della terra. I due ribelli protagonisti della
pellicola legheranno le proprie speranze di un futuro insieme,
proprio alla conquista di un pezzo di suolo americano.
Nicole Kidman: un’australiana a
Hollywood
Nel ’93 Nicole
Kidman cambia genere e passa a interpretare Tracy, la
moglie di un preside alle prese con un pluriomicida e problemi di
coppia nel thriller Malice – Il sospetto. Ma è nel ’95 che
l’attrice emerge definitivamente, dando prova del suo indubbio
talento recitativo, nel ruolo di un personaggio dai toni forti. È
infatti protagonista de Da Morire di
Gus Van Sant. Nicole
Kidman interpreta qui magistralmente Suzanne, il cui
unico obiettivo è quello di sfondare nel mondo dello spettacolo,
possibilmente in televisione, e che per raggiungerlo è disposta a
qualunque cosa. Personaggio doppio, che cela dietro un aspetto
affascinante e innocente una personalità ossessiva e cinica.
L’interpretazione le vale il primo riconoscimento di peso:
il Golden Globe come Miglior Attrice.
Nello stesso anno cambia genere e
si dà al fantastico, partecipando al
Batman di Joel
Schumacher, al fianco di Val Kilmer e
Jim Carrey. A lei è affidato il ruolo della
bella psichiatra Chase Meridian. Nel ’96, splenderà in tutto il suo
fulgore ed eleganza nelle mani della regista neozelandese
Jane Campion, che le affiderà il ruolo da
protagonista in Ritratto di signora,
trasposizione cinematografica del romanzo di Henry James. Ed è
proprio nell’interpretazione della malcapitata Isabel Archer che la
Kidman offrirà una delle grandi prove della sua
carriera. Da ricca ereditiera desiderosa di mantenere la propria
libertà, piena di speranze per il futuro, finirà per essere moglie
sottomessa e frustrata dell’affascinante ma cinico ed egoista
John Malkovich che, fintosi innamorato, si rivela
interessato solo al suo denaro. Vittima della trappola abilmente
intessuta da Malkovich/Gilbert Osmond, Isabel non si sottrarrà però
alle proprie responsabilità, portando il peso delle proprie scelte.
La Kidman incarna perfettamente i mutevoli stati d’animo della
donna nella sua parabola esistenziale. Dalla spensieratezza e
ingenuità degli inizi, all’asprezza dolente dell’epilogo. Premio
Pasinetti per la Regia a Venezia per Jane
Campion.
Ma a Nicole Kidman
piace cambiare e la ritroviamo nel thriller di Mimi Leder The
Peacemaker (1997), così come nella commedia
fantastica Amori & Incantesimi, dove,
insieme con
Sandra Bullock, forma una coppia di sorelle
streghe. Un altro punto nodale della sua carriera artistica è senza
dubbio l’incontro con uno dei grandi maestri del cinema mondiale:
Stanley Kubrick.
Il regista americano la vuole
infatti per il suo ritorno alla direzione cinematografica dopo
Full Metal Jacket (1987). E la vuole
accanto a suo marito
Tom Cruise, per affidare loro i ruoli della
coppia protagonista di Eyes Wide Shut
(1999), adattamento del romanzo di Arthur
Schnitzler, Doppio Sogno. Il
film, che sarà l’ultimo del regista, è preceduto da lunghi
pettegolezzi e indiscrezioni più o meno fondate su quanto accade
durante le lunghissime riprese, sulla maniacale direzione di
Kubrick e sui problemi con gli attori e tra gli
attori sul set. Al centro della pellicola, il rapporto logorato tra
i coniugi Harford, una riflessione sul sesso all’interno della
coppia e su come esso si nutra di fantasie, illusioni, tradimenti
immaginari e quant’altro parta dal profondo della mente per
affiorare alla superficie dei sensi. Ne risulta un film onirico,
del tutto peculiare, di non facile lettura. Nel 2001, anno
della fine del suo matrimonio con
Tom Cruise, assieme al quale ha adottato due
bambini (Connor Anthony e Isabella Jane), Nicole è protagonista di
una pellicola che riscuote un buon successo di pubblico e critica:
Moulin Rouge! dell’australiano
Baz Luhrmann.
Il film la vede accanto a
Ewan McGregor. Qui interpreta la più bella e
desiderata cortigiana del noto locale parigino, Satine, alle prese
con una storia d’amore col poeta squattrinato Mc Gregor/Christian,
ovviamente osteggiata dal ricco pretendente di Satine di turno.
Questa favola metropolitana sul sentimento d’amore, però, è
raccontata con una cifra stilistica che mescola varie suggestioni:
la commedia, il musical, il dramma (Satine morirà sul palcoscenico,
tra le braccia di Christian) in maniera molto originale. Oltre alla
mescolanza di stili, c’è anche quella di tempi: l’ambientazione
infatti è fine ‘800, ma le canzoni interpretate dai due
protagonisti, cantanti per l’occasione, sono tratte dal repertorio
contemporaneo (Marylin, Police, Queen, Elton John
tra gli altri). Sulla scena si muovono personaggi che sono
autentiche macchiette, come la figura del pittore Toulouse-Lautrec.
Dominano clamore e colori forti, anche kitch, che rendono
l’atmosfera chiassosa della Parigi dell’epoca. La pellicola è
certamente di grande effetto scenografico e riceve diversi
riconoscimenti: Oscar per scenografie e costumi, e tre Golden Globe
(Miglior Film, Nicole Kidman Miglior Attrice in un film brillante,
Craig Armstrong Miglior Colonna sonora). L’attrice australiana
mostra qui ancora una volta la sua capacità di adattamento ai ruoli
più vari. Inoltre, il lavoro che fa sulla sua voce per questo film,
le consentirà anche varie incursioni nel mondo della musica, di cui
forse la più nota resta il duetto con Robbie
Williams per il brano Somethin’
Stupid.
Proprio in virtù della versatilità
dell’attrice, lo stesso anno viene scelta per l’horror-thriller del
regista spagnolo Alejandro Amenábar,
The others, di cui è splendida
protagonista, sospesa tra il mondo dei vivi e quello dei morti,
assieme ai due figli. Ruolo ancora una volta complesso di donna da
un lato austera e rigida, dall’altro estremamente fragile e
instabile. Un ruolo doppio per lei arriva anche nella commedia
drammatica Birthday Girl, di Jez
Butterworth, dove interpreta la russa Nadja, accanto a Ben
Chaplin e
Vincent Cassel.
Nel 2002 finalmente, il meritato
premio Oscar per la sua interpretazione di
Virginia Woolf in The Hours, tratto
dall’omonimo romanzo di Michael Cunningham e diretto da
Stephen Daldry. Il regista tenta l’ardua impresa
della trasposizione cinematografica di questa complessa opera, che
vede protagoniste tre donne accomunate dal romanzo Mrs. Dalloway,
capolavoro della Woolf. Una è proprio la scrittrice stessa, poco
prima del suicidio, negli anni ’20; l’altra è Laura (Julianne
Moore), moglie insoddisfatta, soffocata dalla famiglia, negli anni
’40; e infine la contemporanea Clarissa interpretata da
Meryl Streep. Ad accomunare le tre donne,
oltre al suddetto testo, anche il loro essere frustrate,
insoddisfatte della propria vita e trovarsi di fronte a una scelta.
Nicole Kidman veste perfettamente i panni della
scrittrice, anche prestandosi a cambiamenti di fisionomia per
somigliare maggiormente a Virginia. Il resto lo fa la sua
recitazione, con cui abilmente si immedesima nel travaglio
interiore della donna, risoltosi poi nella tragica fine. Incetta di
premi per Nicole, insignita anche del Golden Globe
e dell’Orso d’Oro a Berlino. Quest’ultimo
riconoscimento è andato anche alle colleghe Moore e Streep. A
Nicole non mancano occasioni per altre importanti esperienze
cinematografiche. Il 2003 è l’anno di Minghella, che la vuole per
il suo dramma sulla guerra di secessione americana
Ritorno a Cold Mountain, ad interpretare
Ada, la ragazza di buona famiglia di cui s’innamora
Jude Law/Inman, di origini modeste, che parte
subito dopo per la guerra. È la storia del travagliato ritorno di
lui, disertore, da lei, che nel frattempo manda avanti quasi da
sola la sua fattoria, aiutata solo dall’amica Ruby (una
Zellweger di carattere, premiata con l’Oscar). E
anche qui quello della Kidman è un personaggio in evoluzione: da
romantica e delicata fanciulla a donna forte e volitiva, che si
confronta con le asprezze della vita e prende in mano il suo
destino.
Ma è anche l’anno di Lars
Von Trier, che la sceglie per il suo
Dogville, in cui interpreta la bella
Grace, che cerca rifugio nel piccolo paese che dà il titolo al
film. Qui la accolgono ma allo stesso tempo la sottoporranno ad
ogni tipo di vessazioni, al punto da spingerla a una feroce
vendetta. Scenografia quasi inesistente e impianto teatrale, per
riflettere su cinismo, crudeltà, assenza di perdono, insomma su
lati poco edificanti della natura umana. L’anno dopo, cambia genere
e passa alla commedia con La donna
perfetta di Franck Oz e Vita da
strega di Nora Ephron, in cui riprende il personaggio
della strega casalinga Samantha, celebre negli anni ‘60 e ’70.
Certo non interpretazioni memorabili, ma che le consentono di
allontanarsi per un po’ dai ruoli drammatici di cui non vuole
restare prigioniera. Nel 2005 è invece sotto la direzione di
Sidney Pollack, che su di lei incentra il thriller
The interpreter. Qui è Silvia Broome,
interprete all’Onu, che ascoltando una conversazione scopre un
“intrigo internazionale” e finisce sotto la protezione dell’agente
dell’FBI
Tobin Keller/Sean Penn. La trama è intricata,
Silvia e Tobin hanno entrambi dei lati oscuri, qualche ferita
ancora aperta di cui non vogliono parlare, e sono accomunati dal
desiderio che la parola e la diplomazia trionfino sulla violenza e
la guerra. I due protagonisti offrono interpretazioni misurate e se
ne apprezzano fascino e bravura, nonostante il contesto assai
rigido. Nella stesso anno, Nicole Kidman conosce
il cantante country Keith Urban, che sposa nel
2006. I due avranno due figlie: Sunday Rose e Faith Margaret. In
ambito lavorativo, Nicole veste poi i panni della fotografa
americana Diane Abrus nel film Fur: un ritratto
immaginario di Diane Abrus di Steven
Shainberg. Non paga del suo saltare da un genere
all’altro, si dà anche al fantasy, con La bussola
d’oro di Chris Weitz (2007), poi ritrova Baz
Luhrmann nell’epico Australia
(2008).
Nel 2011 arriva invece nelle sale
italiane
Rabbit Hole, di John Cameron Mitchell, in
cui la Kidman veste i panni di Becca Corbett, impegnata assieme al
marito Howie/Aaron Eckhart nell’affrontare la
perdita del figlio, morto in un incidente. La pellicola vede
l’attrice anche nella veste di produttrice. Già dal 2004, infatti,
è attiva anche nel campo della produzione cinematografica. Infine,
si prepara per l’attrice australiana l’ennesimo ruolo complesso:
dovremmo infatti vederla presto in The Danish
girl interpretare il primo transessuale della storia,
ossia il pittore danese Einar Wegener, diretta da Lasse
Hallström.