In occasione della Festa del Cinema
di Roma, Cinefilos.it ha intervistato Edward
Norton e Gugu Mbatha-Raw, arrivati nella
capitale a presentare Motherless Brooklyn – I segreti
di una città, film d’apertura della 14° edizione
della manifestazione.
“Sono un attore avido – ha
dichiarato Norton per spiegare la sua caparbietà a voler portare al
cinema quella storia – ho visto un buon ruolo per me. Non sono
così comuni e ho voluto continuare a lavorarci. Il personaggio è
memorabile, e una volta deciso di aprire il testo anche alla città,
inglobando la New York degli anni ’50, è stato tutto molto
complesso. È una città che amo, ci vivo da 30 anni, ma ci sono
anche tante cose che non funzionano. Ho fuso il romanzo, il
personaggio e questo aspetto della storia, il risultato è stato
complicato da gestire.”
Durante un’indagine particolarmente
spinosa, il capo e mentore, nonché grande amico di Lionel Essrog,
Frank Minna, muore, ucciso da misteriosi personaggi che tramano
nell’ombra. La sete di vendetta e l’esigenza di scoprire la verità
mettono Lionel a contatto con un caso di corruzione estesissimo,
che arriva fino ai vertici della politica cittadina, nel momento in
cui New York si sta espandendo, e il fumo degli anni ’50 si dirada
per fare spazio alla luce della modernità.
Il nuovo film drammatico acclamato
dalla critica di Edward Norton, Motherless Brooklyn – I
segreti di una città, sarà il film di apertura della
quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma che si
svolgerà dal 17 al 27 ottobre 2019 all’Auditorium Parco della
Musica.
A seguire, il 18 ottobre, Norton
sarà al centro del tradizionale Incontro Ravvicinato con il
pubblico, una conversazione sul palco con Antonio Monda, in cui
parleranno di Motherless Brooklyn- I segreti di una città
e approfondiranno gli eventi più importanti della sua carriera
cinematografica, con le clip di alcuni dei suoi memorabili
film.
Lionel Essrog (Edward Norton) è un
solitario detective privato afflitto dalla sindrome di Tourette,
che si avventura a risolvere l’omicidio del suo mentore ed unico
amico, Frank Minna (Bruce Willis). Armato solo di pochi indizi e
della sua mentalità ossessiva, Lionel svela lentamente dei segreti
gelosamente custoditi che tengono in equilibrio il destino
dell’intera New York. In un mistero che lo porta dai jazz club
grondanti di gin di Harlem ai bassifondi di Brooklyn e, infine, ai
salotti dorati dei potenti mediatori di New York, Lionel si scontra
con i teppisti, la corruzione e l’uomo più pericoloso della città,
per onorare il suo amico e salvare la donna che potrebbe essere la
sua stessa salvezza.
Il nominato all’Oscar® Edward Norton
(“Birdman”, “American History X”, “Schegge di paura”) ha diretto,
scritto, prodotto e recitato in “Motherless Brooklyn – I Segreti di
una città”. La trasposizione della storia sul grande schermo è
iniziata nel 1999, quando Norton ha colto il potenziale
cinematografico del romanzo di Jonathan Lethem Motherless
Brooklyn e del suo indelebile personaggio centrale. Ma sin
dall’inizio, Norton mirava a trasporre i personaggi contemporanei
di Lethem in una trama ed un periodo diversi, ed a conferire
un’atmosfera particolare al dramma, ambientandolo negli anni ’50 –
un’epoca di grandi cambiamenti a New York.
Recita nel film un cast stellare che
comprende anche Bruce Willis (i film “Die Hard”, “Moonrise Kingdom-
Una fuga d’amore”), Gugu Mbatha-Raw (“Nelle pieghe del tempo”),
Bobby Cannavale (“Tonya”), Cherry Jones (“Boy Erased – Vite
cancellate”), Michael Kenneth Williams (“When They See Us”), Leslie
Mann (“Tutte contro lui”), Ethan Suplee (“The Wolf of Wall
Street”), Dallas Roberts (“Dallas Buyers Club”), Josh Pais (“Ray
Donovan”), Robert Ray Wisdom (“The Fix”), Fisher Stevens (“The
Blacklist”), al fianco del nominato all’Oscar® Alec Baldwin (“The
Cooler”, “BlacKkKlansman”, “The Departed – Il bene e il male”) e il
nominato all’Oscar® Willem Dafoe (“Van Gogh – Sulla soglia
dell’eternità”, “Un sogno chiamato Florida”).
Norton ha anche prodotto il film con
il suo socio di produzione della Class 5 Films, Bill Migliore, con
Gigi Pritzker e Rachel Shane degli MWM Studios, e Michael Bederman.
Adrian Alperovich, Sue Kroll, Daniel Nadler, Robert F. Smith e
Brian Niranjan Sheth sono i produttori esecutivi.
Dietro le quinte, Norton ha
collaborato con il direttore della fotografia due volte candidato
all’Oscar® Dick Pope (“Turner”, “The Illusionist”), la scenografa
Beth Mickle (“Drive”, “Collateral Beauty”), il montatore candidato
all’Oscar® Joe Klotz (“Precious”, “The Butler – Un maggiordomo alla
Casa Bianca”) e la costumista Amy Roth (“The Looming Tower” in TV,
“Indignation”).
La musica gioca un ruolo importante
nell’impostazione del tono e dell’ambientazione temporale di
“Motherless Brooklyn – I segreti di una città”. La colonna sonora è
composta da Daniel Pemberton (“Steve Jobs”, “Tutti i soldi del
mondo”, “Oceans 8,” “Spider Man: Un nuovo universo”) con Wynton
Marsalis alla tromba. Il film presenta anche una canzone originale
scritta e cantata da Thom Yorke.
Warner Bros. Pictures presenta una
produzione Class 5 Films / MWM Studios, “Motherless Brooklyn – I
Segreti di una città”. Il film sarà distribuito in tutto il mondo
dalla Warner Bros. Pictures e uscirà nelle sale italiane il
7 novembre 2019.
Alle ore 19.30, la Sala Sinopoli
dell’Auditorium Parco della Musica ospiterà il film di apertura
della quattordicesima edizione della Festa del cinema
di Roma, Motherless Brooklyn – I segreti di
una città di Edward Norton.
“Il cinema italiano ha avuto un
impatto enorme sui miei gusti e le mie aspirazioni da cineasta
– ha affermato il regista – e quindi aprire la Festa del Cinema
di Roma con il mio film è la realizzazione di un desiderio. È
davvero un grande onore e ne sono estremamente felice. E credo che,
sebbene si tratti di un’epopea americana e di un noir ambientato a
New York, il pubblico italiano sentirà immediatamente la risonanza
dei temi nell’ambito del loro vissuto più recente”.
Il tre volte candidato all’Oscar
Edward Norton (Birdman, American History
X, Schegge di paura) ha diretto, scritto, prodotto e
interpretato Motherless Brooklyn – I segreti di una
città. Norton interpreta Lionel Essrog, un solitario
detective privato affetto dalla sindrome di Tourette, che si
avventura a risolvere l’omicidio del suo mentore ed unico amico,
Frank Minna. Armato solo di pochi indizi e della sua mentalità
ossessiva, Lionel svela lentamente dei segreti gelosamente
custoditi che tengono in equilibrio il destino dell’intera New
York. In un mistero che lo porta dai jazz club grondanti di gin di
Harlem ai bassifondi di Brooklyn e, infine, ai salotti dorati dei
potenti mediatori di New York, Lionel si scontra con i criminali,
la corruzione e l’uomo più pericoloso della città per onorare il
suo amico e salvare la donna che potrebbe essere la sua stessa
salvezza. Sul red carpet del film, alle ore 19, ci saranno
Edward Norton con Gugu Mbatha-Raw e Bobby
Cannavale. Motherless Brooklyn – I segreti di
una città sarà proiettato in replica alle ore 20
presso la Sala Petrassi e alle ore 21 presso la Frecciarossa Cinema
Hall.
La quattordicesima edizione della
Festa del
Cinema di Roma che si terrà fino al 27 ottobre
con la direzione artistica di Antonio Monda, prodotta dalla
Fondazione Cinema per Roma, Presidente Laura Delli Colli, Direttore
Generale Francesca Via. L’Auditorium Parco della Musica sarà il
fulcro dell’evento, con le sue sale di proiezione e il red carpet.
Come ogni anno, la Festa coinvolgerà numerosi altri luoghi della
Capitale, dal centro alla periferia.
Motherless Brooklyn – I segreti di una città, il
film
Lionel Essrog (Edward Norton) è un
solitario detective privato afflitto dalla sindrome di Tourette,
che si avventura a risolvere l’omicidio del suo mentore ed unico
amico, Frank Minna (Bruce Willis). Armato solo di pochi indizi e
della sua mentalità ossessiva, Lionel svela lentamente dei segreti
gelosamente custoditi che tengono in equilibrio il destino
dell’intera New York. In un mistero che lo porta dai jazz club
grondanti di gin di Harlem ai bassifondi di Brooklyn e, infine, ai
salotti dorati dei potenti mediatori di New York, Lionel si scontra
con i teppisti, la corruzione e l’uomo più pericoloso della città,
per onorare il suo amico e salvare la donna che potrebbe essere la
sua stessa salvezza.
Edward Norton ha diretto, scritto,
prodotto e recitato in “Motherless Brooklyn – I Segreti di una
città”. La trasposizione della storia sul grande schermo è iniziata
nel 1999, quando Norton ha colto il potenziale cinematografico del
romanzo di Jonathan Lethem Motherless Brooklyn e
del suo indelebile personaggio centrale. Ma sin dall’inizio, Norton
mirava a trasporre i personaggi contemporanei di Lethem in una
trama ed un periodo diversi, ed a conferire un’atmosfera
particolare al dramma, ambientandolo negli anni ’50 – un’epoca di
grandi cambiamenti a New York. Recita nel film un cast stellare che
comprende anche Bruce Willis, Gugu Mbatha-Raw, Bobby
Cannavale, Cherry Jones, Michael Kenneth Williams, Leslie Mann,
Ethan Suplee, Dallas Roberts, Josh Pais, Robert Ray Wisdom, Fisher
Stevens, al fianco di Alec Baldwin e
Willem Dafoe.
Warner Bros. ha da poco diffuso il
trailer ufficiale di Motherless Brooklyn – I segreti
di una città, film diretto, scritto e interpretato da
Edward Norton che vede nel cast anche Bruce
Willis, Gugu Mbatha-Raw, Bobby Cannavale, Cherry Jones, Alec
Baldwin e Willem Dafoe, e che uscirà nelle sale italiane il
prossimo 7 novembre 2019.
Il progetto nasce nel 1999, con
Norton che opziona i diritti del romanzo omonimo di Jonathan Lethem
con l’idea di trasporre i personaggi contemporanei dell’autore in
una trama ed un periodo diversi, ambientando il dramma negli anni
’50. Per le musiche originali invece, l’attore si è affidato a
Thom Yorke, frontman dei Radiohead, che ha
composto e cantato un brano originale.
Motherless Brooklyn – I segreti di una città, la trama:
Lionel Essrog è un solitario
detective privato afflitto dalla sindrome di Tourette, che si
avventura a risolvere l’omicidio del suo mentore ed unico amico,
Frank Minna. Armato solo di pochi indizi e della sua mentalità
ossessiva, Lionel svela lentamente dei segreti gelosamente
custoditi che tengono in equilibrio il destino dell’intera New
York. In un mistero che lo porta dai jazz club grondanti di gin di
Harlem ai bassifondi di Brooklyn e, infine, ai salotti dorati dei
potenti mediatori di New York, Lionel si scontra con i teppisti, la
corruzione e l’uomo più pericoloso della città, per onorare il suo
amico e salvare la donna che potrebbe essere la sua stessa
salvezza.
Personalità da sempre interessata a
vari aspetti del cinema e non solo a quello che gli compete, ovvero
la recitazione, l’attore Edward Norton
si è negli anni distinto anche come sceneggiatore, produttore e
regista. Il suo esordio in quest’ultimo ruolo risale al 2000, con
la commedia romantica Tentazioni d’amore, dove recita al
fianco di Ben Stiller.
Prima di tornare dietro la macchina da presa ci sono voluti ben 19
anni, durante i quali Norton ha atteso di avere tra le mani la
storia giusta. Questa ha poi preso forma con Motherless
Brooklyn – I segreti di una città (qui la recensione).
Tratto dal romanzo
Brooklyn senza madre di Jonathan
Lethem, il film propone una storia noir debitrice dei
grandi classici del genere, primo tra tutti Chinatown di
Roman Polanski, ma anche dei film di gangster realizzati da
Martin
Scorsese. Norton, che oltre a dirigere il tutto ha
scritto anche la sceneggiatura del film e interpreta il
protagonista, dà così vita ad un’opera cupa, ricca di torbide
passioni e intrighi altrettanto complicati. Non manca però anche
una forte componente umoristica, che alleggerisce il tono e rende
il film particolarmente godibile.
Ad aver reso questo un progetto
tanto caro a Norton, inoltre, vi è il fatto che suo nonno era
James Rouse, un urbanista che sosteneva che gli
alloggi dovrebbero essere accessibili a tutti e che le comunità
dovrebbero essere plasmate da impulsi umanistici piuttosto che
puramente economici. Norton, tramite la storia narrata, rende
dunque omaggio a Rouse e a tutto ciò in cui egli credeva,
proponendo invece una critica nei confronti di Robert
Moses, urbanista accusato di brama di potere, etica
discutibile, vendetta e razzismo, qui rappresentato dal personaggio
chiamato Moses Randolph. Ma alla luce di ciò, di cosa parla
esattamente il film?
Motherless Brooklyn – I segreti
di una città: la trama del film
Motherless Brooklyn – I Segreti
di una città segue le vicende di Lionel
Essrog, un solitario detective privato afflitto dalla
sindrome di Tourette, che si avventura a risolvere l’omicidio del
suo mentore ed unico amico, Frank Minna. Armato
solo di pochi indizi e della sua mentalità ossessiva, Lionel svela
lentamente dei segreti gelosamente custoditi che tengono in
equilibrio il destino dell’intera città. In un mistero che lo porta
dai jazz club grondanti di gin di Harlem ai bassifondi di Brooklyn
e, infine, ai salotti dorati dei potenti mediatori di New York,
Lionel si scontra con i teppisti, la corruzione e l’uomo più
pericoloso della città, per onorare il suo amico e salvare la donna
che potrebbe essere la sua stessa salvezza.
Motherless Brooklyn – I segreti
di una città: le differenze tra il libro e il film e il
finale
Nel portare sul grande schermo il
racconto di Lethem, Norton decise di prendersi diverse libertà
rispetto a quanto presente nel romanzo di Lethem, mantenendo
intatti di fatto solo il personaggio di Lionel Essrog, il suo
mentore Frank Minna e le indagini relative alla morte di
quest’ultimo. Per il resto, molto è stato cambiato, a partire
dall’ambientazione, spostata dal 1999 agli anni Cinquanta, poiché
Norton riteneva quello il più idoneo per raccontare personaggi come
quelli scritti da Lethem. Mentre Lethem ha creato una cospirazione
che ruota attorno a mafiosi, monaci buddisti e il fratello di Frank
Minna.
Norton crea invece una cospirazione
completamente nuova, che coinvolge la Borough Authority di New York
e la prole illegittima di razza mista di un potente funzionario
cittadino. Norton ha poi aggiunto personaggi come Moses Randolph
alla storia, basato come già accennato sull’urbanista di New York
City, Robert Moses, mentre ne lascia fuori altri,
come il fratello di Frank Minna, Gerard. Per altri personaggi,
invece, Norton si è ispirato a Hortense Gabel e
Jane Jacobs, che erano critici di spicco della
discriminazione abitativa a New York negli anni ’50 e ’60, e ha
sostituito l’interesse amoroso del libro Kimmerly con Laura,
l’inconsapevole figlia di Moses Randolph.
Lethem trascorre molto tempo nel
libro a descrivere l’infanzia di Lionel all’orfanotrofio St.
Vincent’s Home for Boys, qualcosa a cui il film fa invece
riferimento solo brevemente. Diverso, infine, è anche il finale
scelto da Norton per il film. Mentre il libro termina con Lionel
che torna all’agenzia investigativa trasformata ora in servizio
automobilistico, con il suo interesse amoroso che lo lascia e la
maggior parte dei suoi amici morti o dispersi, il film propone un
finale più lieto e si conclude con Lionel e Laura che, una volta
risolto il caso alla base del racconto, considerano una vita
insieme fuori Brooklyn.
Motherless Brooklyn – I segreti
di una città: il cast del film
Il film è dunque ricco di
personaggi, interpretati da un cast di noti attori, a partire dallo
stesso Norton nei panni di Lionel Essrog. Come già accenato, il
personaggio è caratterizzato dal suo essere affetto dalla sindrome
di Tourette. Per prepararsi al ruolo Edward Norton ha incontrato e
consultato molti membri della Tourette’s Association of America, al
fine di poter dar vita in modo realistico alla cosa e non sfociare
dunque in una rappresentazione macchiettistica. Proprio per questa
sua attenzione, la sua interpretazione e il film in generale hanno
poi ricevuto l’approvazione dall’organizzazione stessa. Nei panni
del mentore Frank Minna si ritrova invece l’attore Bruce Willis,
il quale ha girato le sue scene nell’arco di pochi giorni.
Alec Baldwin
interpreta invece l’imprenditore senza scrupoli Moses Randolph,
mentre Willem Dafoe è
il suo fratello ingegnere Paul Randolph. Sono poi presenti nel
film anche Leslie Mann nei
panni di Julia Minna, moglie di Frank, e Cherry
Jones in quelli di Gabby Horowitz. Bobby
Cannavale e Dallas Roberts
interpretano invece Tony Vermonte e Danny Fantl, colleghi di lavoro
di Lionel. Infine, di grande importanza è la presenza dell’attrice
Gugy Mbatha-Raw, nei panni di Laura, la donna di
cui Lionel si innamora. Dichiaratosi suo grande fan, Norton decise
di scrivere il personaggio di Laura, assente nel libro,
appositamente per lei, così da poter finalmente avere l’occasione
di lavorare al suo fianco.
Motherless Brooklyn – I segreti
di una città: il trailer e dove vedere il film in streaming e
in TV
È possibile fruire di
Motherless Brooklyn – I segreti di una
città grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Apple iTunes, Now, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 11 gennaio alle ore
21:00 sul canale Iris.
20 anni fa, quando arrivò al cinema
Tentazioni d’Amore, suo film d’esordio dietro alla
macchina da presa, Edward Norton lesse
Motherless Brooklyn, del newyorkese
Jonathan Lethem. A distanza di tutto questo tempo,
l’attore e regista, qui anche in veste di sceneggiatore, riesce a
tradurre in immagini quelle pagine che tanto lo avevano coinvolto.
E sembra davvero che Norton lo abbia fatto per se stesso e per
avere la possibilità di appropriarsi di un personaggio incredibile:
l’investigatore Lionel Essrog, affetto dalla sindrome di
Tourette.
Durante un’indagine particolarmente
spinosa, il capo e mentore, nonché grande amico di Lionel, Frank
Minna, muore, ucciso da misteriosi personaggi che tramano
nell’ombra. La sete di vendetta e l’esigenza di scoprire la verità
mettono Lionel a contatto con un caso di corruzione estesissimo,
che arriva fino ai vertici della politica cittadina, nel momento in
cui New York si sta espandendo, e il fumo degli anni ’50 si dirada
per fare spazio alla luce della modernità.
Edward Norton
contamina Motherless Brooklyn
Edward Norton
compie un lavoro di grande raffinatezza nel comporre una storia
che, partendo dalle pagine di Lethem, si distacca completamente
dall’originale e si protende verso la contemporanietà, parlando il
linguaggio del noir, raccontandolo con il ritmo del jazz,
costellandolo di personaggi modernissimi e senza tempo, scrivendolo
talmente tanto denso di parole e inquadrature da risultare
sovraffollato, esagitato, quasi che il regista (anche attore e
sceneggiatore) abbia avuto la necessità di dire sempre di più di
quanto non riuscisse a mostrare con una sola immagine.
Motherless
Brooklyn è un grande omaggio, non solo al genere, ma
anche a quella New York che è davvero la città più importante del
mondo e che in quanto tale racchiude il bello e il brutto di un
mondo che purtroppo continua a fare del cinismo la sua arma più
potente. Contro questa piaga dilagante si staglia il Lionel di
Norton, un personaggio puro, malato eppure consapevole che la sua
malattia non costituisce un freno, non lo giustifica dall’essere un
uomo che subisce la vita.
Motherless
Brooklyn è una sinfonia jazz
Ispirazione del romanzo di partenza,
il film presenta una fortissima eco di polanskiana memoria, quel
Chinatown che è anch’esso cardine e
rivoluzione del noir. In questo caso, però, Norton non ha né lo
spessore né la cattiveria di Polanski, forse non è così realista, e
sceglie di affidarsi a due eroi puri, che in qualche modo riescono
ad affrontare lo sporco della società con il quale entrano in
contatto.
Protagonista, importante almeno
quanto Norton stesso, la colonna sonora del film è un vero
gioiello: da Thom Yorke dei Radiohead a
Flea dei Red Hot Chili Peppers, passando per il
jazz strumentale di Wynton Marsalis, Joe Farnsworth,
Russell Hall, Isaiah J. Thompson e Jerry
Weldo, Motherless Brooklyn fa
dell’accompagnamento musicale una presenza costante, talvolta
invasiva, ma in molti casi capace di colmare qualche lacuna di
adattamento nel lavoro di Norton.
Nell’ansia di dire tutto,
Edward Norton cade nel tranello di dire troppo,
affollando senza motivo un film che già nelle suggestioni
scenografiche e narrative racchiude il suo maggiore elemento di
fascino.
Mothering
Sunday è l’ultima opera di Eva Husson. La
regista francese è al suo terzo lungometraggio: passata dal Toronto
International Film Festival con Bang Gang A Modern Love
Story del 2015 e da Cannes nel 2018 con Girls of
the Sun e con il film in questione, in questi giorni
approda anche a Roma alla 16esima Festa del Cinema, facendoci
immergere in atmosfere sospese e fluttuanti direttamente nelle
campagne inglesi del 1924.
Mothering Sunday, la trama
Mothering
Sunday racconta infatti della giovane domestica Jane
Fairchild (Odessa Young) che presta servizio in
casa dei ricchi coniugi Niven: gentili, specialmente il marito
(Colin
Firth), ma anche malinconici e silenziosi,
specialmente la moglie – una Olivia Colman ammusonita quasi come in
La Favorita – i quali hanno un rapporto
d’amicizia molto stretto con altre due coppie, gli Sheringhan e gli
Hobday.
Uno dei figli degli
Sheringham, Paul (Josh O’Connor), ha una relazione
intima ma clandestina con Jane. E sarà parzialmente attorno a
questi attimi, sguardi, tocchi, che tutto il film di Eva
Husson incentrerà i suoi primissimi piani e i suoi
sospiri.
Come in un flusso di
coscienza, che prende il via da una memoria emotiva vivida e ancora
pulsante, traspare da ogni sequenza che l’origine della storia sia
un romanzo (omonimo, scritto nel 2016 da Graham Swift), e sono
molto ricche le impressioni che suscita, la facile capacità con cui
attraverso ogni inquadratura è immediata la sensazione di trovarsi
nella dimensione intima dei ricordi di qualcuno.
Senz’altro, quel che si
può chiaramente ammettere, è che Eva Husson sappia
regalare la soggettività di Jane, anche se non sempre con la dovuta
continuità. A catturare delle immagini che la regista costruisce, è
la fotografia tinta di luci delicate e sognanti, unitamente al
volto ninfeo di Jane, sul quale i piani stringono sempre
tantissimo, così come su quello del suo amante Paul, nei suoi
sorrisi tirati e quasi plastici, proprio come se fossero estratti
da vecchie foto.
È interessante lo
sviluppo narrativo che va avvolgendosi attorno al personaggio di
lei, sempre di più, chiarificando quale sia davvero l’obiettivo
della regista e su chi voglia veramente puntare il riflettore.
Husson ha a cuore la
fisicità della giovinezza, e si compiace nel ritrarre i corpi,
nelle loro linee acerbe ma che si gettano nella vita, con
incoscienza e spudoratezza. Quasi ad invidiarne l’inconsapevole
potenziale, ne racconta l’incontinenza dei desideri, a qualunque
costo.
Mothering
Sunday va alternandosi in tre fasi distinte della vita di
Jane e, da una all’altra, la maturazione della sua femminilità
cambia in maniera evidente, anche se in modo solo accennato.
Probabilmente ciò che
manca di fronte ad un’estetica così curata, è la parte più
semplicemente narrativa, nella quale conoscere ciò che ha davvero
abitato i sentimenti e i pensieri della protagonista.
È sicuramente
affascinante la vaghezza continua del tratto stilistico che,
appunto, scivola anche sul piano della storia e che riesce ad
essere comunque esaustiva nel dire, dopotutto, quale sia il senso
di un cuore più volte spezzato ma che non smette di battere. Ma
l’effetto, d’altra parte, è quello di passare senza lasciare
veramente una traccia, se non un sospiro, il soffio di un vento di
ricordi che scompigliano un po’ i capelli e nulla di più. Nelle
intenzioni sarebbe stata molto più incisiva l’immagine che Husson
avrebbe voluto veicolare sulla crescita di una donna nell’arco
della sua vita, iniziata, tra l’altro, in un orfanotrofio.
Poco male.
Mothering Sunday riesce a salvarsi egregiamente in
tutti i casi per merito della grazia attraverso la quale descrive
le cose. E l’arguzia – consapevole o no – sta nel fatto che l’arte
maneggiata in modo superficiale può, sì, durare il tempo che trova,
ma non per questo ammaliare di meno.
Mother,
il film di Darren Aronofski, con Jennifer
Lawrence e Javier Bardem, è stato
anticipato di circa un mese. La pellicola arriverà infatti al
cinema negli USA il 15 settembre invece del 13 ottobre, data
precedentemente stabilita.
Questo spostamento di data
posiziona il film in maniera favorevole per la selezione dei tre
principali Festival di cinema di fine estate/inizio autunno:
Venezia, Telluride e Toronto.
Jennifer Lawrence
è stata protagonista dello sci-fi Passengers al
fianco di Chris Pratt. Il film è arrivato nelle
nostre sale lo scorso 30 dicembre. Di recente è stato annunciato
che l’attrice interpreterà la celebre Zelda
Fitzgerald in un biopic sulla moglie dell’autore de
Il Grande Gatsby.
La prima sinossi dice che il film
racconta di una coppia che si trova ad avere a che fare con
un’ospite inatteso. Le atmosfere e i temi trattati saranno simili a
quelli di Black Swan, mentre il film uscirà il 15
settembre 2017. Nel cast di Mother,
al fianco di Jennifer Lawrence, ci
sono Javier Bardem, Michelle Pfeiffer, Ed Harris,
Domhnall Gleeson e Kristen Wiig.
Di recente è arrivato su Netflix il film The Mother
(qui la recensione), thriller
d’azione con protagonista Jennifer Lopez nei
panni di una spietata killer che si riscopre madre nel momento in
cui la figlia viene rapita, intraprendendo dunque una vera e
propria caccia nei confronti dei rapitori. A pochi giorni di
distanza, è arrivata sulla piattaforma un’altra pellicola con una
premessa molto simile, ovvero Mother’s
Day. Di produzione polacca, questo thriller è diretto
dal regista Mateusz Rakowicz, da lui anche scritto
insieme a Likasz M.Maciejewski.
Mother’s Day offre dunque
un altra letale madre pronta a tutto pur di difendere il proprio
figlio. Il tutto si manifesta naturalmente in un film d’azione
particolarmente adrenalinico, con sequenze di combattimento
magnificamente coreografate e continui colpi di scena. Un titolo
dunque particolarmente consigliato agli amanti del revenge
movie, che potranno inoltre con Mother’s Day
imbattersi in nuovi elementi di genere propri della cinematografia
polacca. Prima di passare alla visione, però, ecco di seguito
maggiori dettagli sulla trama, il cast e, per chi non teme gli
spoiler, una spiegazione del finale del film.
La trama e il cast di Mother’s Day
Protagonista del film è
Nina, un’ex agente delle operazioni speciali della
NATO, che ha dovuto abbandonare suo figlio Makx
poco dopo averlo dato alla luce. La scelta è motivata dalla volontà
di tenere al sicuro il ragazzo, cosa che dato il suo lavoro Nina
non poteva garantire. Quando però dopo qualche anno scopre che il
ragazzo è stato rapito da una pericolosa organizzazione mafiosa,
decide di volerlo salvare lei stessa. In incognito, utilizzando
tutta l’esperienza e le armi a sua disposizione, parte dunque alla
ricerca di suo figlio. Per lei è l’occasione di dimostrare a se
stessa che è ancora un agente capace e che può finalmente essere
anche una buona madre.
Il cast del film è naturalmente
composto da attori polacchi, a partire da Agnieszka
Grochowska nei panni di Nina. L’attrice è nota in
particolare per aver recitato nel film candidato agli Oscar In
darkness (2011) e per aver partiecipato anche a Child 44 –
Il bambino n. 44 (2015), Teen Spirit – A un passo dal
sogno (2018). Accanto a lei, nel ruolo di Igor, vi è
l’attore Darius Chojnacki,
mentre Szymon Wroblewski è Woltomierz. Jowita
Budnik interpreta il personaggio noto unicamente come
Il Diplomatico, mentre Konrad Eleryk è Tytus.
L’attrice Adrianna Drozd, infine, è
l’interprete di Zosia, figlia di Igor.
Mother’s Day: la
spiegazione del finale del film
[SEGUONO SPOILER]
Alla fine, dopo diversi tentativi di
salvare suo figlio, Nina uccide i rapitori, ma Maks scappa in
quanto ha paura di quella donna che non sa essere sua madre. È
allora che il personaggio noto Il Diplomatico, specializzato nel
riciclaggio di denaro, prende Maks in ostaggio. Chiede poi a Nina
di irrompere in una stazione di polizia di Varsavia per ottenere i
soldi confiscati dal caveau dei rapitori. Quando completerà la
missione, le darà Maks. È a questo punto che Igor tradisce Nina, in
modo che lui e altri poliziotti corrotti possano rubare il denaro
nel caveau. Igor si svela essere il mandante del rapimento, in
quanto sapendo che poi Nina avrebbe ucciso i rapitori, i soldi di
questi sarebbero stati più facili da ottenere.
Quando Nina
racconta a Igor delle richieste di Il Diplomatico di rubare i
soldi, Igor fa schiantare deliberatamente la sua auto contro il
veicolo di Nina, facendola sbattere contro il
parabrezza.Nina viene presa in ostaggio.Igor rivela allora di aver
avuto bisogno dei soldi per trasferirsi e viaggiare per vedere sua
figlia, di cui ha perso la custodia in caso di divorzio. Quando
Igor e i suoi soci portano Nina nel bosco per ucciderla, la slegano
in modo che possa scavarsi la fossa. Mentre Igor aspetta in
macchina, sente degli spari e vede che Nina ora ha in mano una
pistola. Igor guida, fa schiantare il furgone e riesce a scappare,
ma guarda l’automobile esplodere mentre i soldi di Il diplomatico
iniziano a bruciare.
Il diplomatico permette a quel punto
a Nina e Maks di vivere su richiesta del proprio figlio. Una
possibile ragione è che il figlio del diplomatico ha iniziato a
fare amicizia con Maks perché, poche scene prima, giocavano insieme
a scacchi. Possiamo ipotizzare che il figlio del diplomatico possa
aver rispettato Maks come un degno avversario sulla scacchiera,
proprio come sua madre ha trovato in Nina un degno avversario nel
mondo criminale. Nina può così spiegare a Maks di essere sua madre,
rivelandogli le sue vere origini. Sul finire del film, Nina riceve
poi la visita di sua madre, la quale la mette in guardia nei
confronti di alcuni suoi vecchi nemici, che ora sanno che lei è
viva ed ha un figlio. La scena sembra dunque aprire ad un possibile
sequel nel quale esplorare il passato di Nina.
Il trailer di Mother’s Day
e come vedere il film su Netflix
Come anticipato, è possibile fruire
di Mother’s Day unicamente grazie alla
sua presenza nel catologo di Netflix, dove
attualmente è al 1° posto della Top 10 dei film più visti
sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà dunque
sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo
tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di guardare il titolo
in totale comodità e al meglio della qualità video, avendo poi
anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti nel catalogo.
La fama di Garry
Marshall è legata alla creazione di serie tv di successo
come Happy Days e Mork &
Mindy e, indissolubilmente, ad alcune delle commedie
sentimentali più famose degli ultimi anni, come
Pretty Woman, Paura d’amare,
Se scappi, ti sposo e Pretty
Princess.
Con Mother’s
Day, il regista e produttore statunitense – classe
1934 – porta a termine la sua “trilogia delle feste” iniziata nel
2010 con Appuntamento con l’amore e
proseguita nel 2011 con Capodanno a New York. Dopo San
Valentino e l’ultimo dell’anno, Marshall abbandona gli spazi enormi
e sconfinati offerti da location come Times Square, per abbracciare
una dimensione più piccola e intima nella pittoresca Atlanta, in
Georgia, e raccontare una delle feste più importanti d’America, che
si celebra anche in Italia ma con una diversa valenza: il
Mother’s Day, ossia la Festa della
Mamma.
Mother’s Day, il film
Per farlo, il regista ripropone la
medesima formula usata nei precedenti capitoli: una serie di storie
intrecciate che vedono protagoniste alcune delle più grandi star
del panorama hollywoodiano. Jennifer Aniston, Kate Hudson, Julia Roberts (che a Marshall deve – almeno in
parte – la fortuna della sua carriera) e Jason Sudeikis (adorabile contrappeso in
questa giungla materna) sono i principali protagonisti di una
commedia senza troppe pretese che esalta il legame madri/figlie e
sottolinea, attraverso la quotidianità di vite vissute all’ombra di
una figura tanto rassicurante quanto in alcuni casi ingombrante, un
concetto ragguardevole ma avulso ormai da qualsiasi tipo di
narrazione cinematografica che punti all’originalità e
all’innovazione dei suoi temi: di mamma ce n’è una sola.
E se ciò è indiscutibilmente vero,
è altresì vero che anche di Garry Marshall ce n’è uno solo: alla
veneranda età di 82 anni, era impossibile pensare che una delle più
stimate personalità del panorama cinematografico e televisivo
americano uscisse dalla sua comfort zone per rischiare di
deludere il suo pubblico di affezionati a stelle e strisce.
Mother’s
Day, nonostante concentri tematiche differenti che
presentano al centro l’idea della famiglia e della maternità
(genitori single, coppie gay, madri in attesa, assenti o lontane),
è infatti tutto quello che ci si aspetta da un film di Marshall: un
prodotto confezionato come un perfetto pacco regalo, con lo sguardo
ancora una volta puntato sull’universo femminile, fortemente
ancorato ad una certa tradizione americana che – ancora oggi –
riesce a ridere e a piangere per l’esaltazione dei buoni sentimenti
diluita con situazioni (purtroppo) patinate, banali e prevedibili.
L’impatto che avrà Mother’s Day in
Italia? Probabilmente passerà inosservato. O magari, per alcune
spettatrici (madri, figlie o entrambe le cose), rappresenterà un
divertissement con cui trascorrere 118 – ingiustificati –
minuti in sala.
Guarda due nuove clip
Mother’s Day, la commedia romantica con
Julia Roberts e Jennifer Aniston e che sarà dal 23
giugno al cinema.
Leggi la nostra recensione di Mother’s
Day.
Proseguendo sulla scia
di Appuntamento con l’amore (Valentine’s Day) e
Capodanno a New York (New Year’s Eve), il
regista e produttore Garry Marshall mette assieme ancora una volta
un cast di stelle per celebrare una festività con il film MOTHER’S DAY, un’affascinante commedia romantica, un
tributo emozionante a un legame indissolubile: il rapporto
madre/figli.
Jennifer Aniston, Kate Hudson, Julia Roberts, Jason
Sudeikis sono i protagonisti di una serie di storie
intrecciate che esaltano il legame materno spesso conflittuale ma
sempre fortissimo, talvolta folle! Nella settimana prima della
festa della mamma, scopriamo le vite di un gruppo di donne forti,
amorevoli e imperfette: da quella divorziata che deve fare i conti
con la nuova matrigna dei suoi figli a quella che cerca di
trovare la madre naturale. Madri in attesa, single, matrigne, madri
gay, madri assenti o lontane, madri di ogni tipo…tutte ci ricordano
come ogni madre è, a suo modo, un’eroina.
MOTHER’S DAY è un film toccante che mostra l’impatto,
anche involontario, che le madri hanno sulle vite dei loro figli.
E’ una celebrazione dolce, profonda, divertente e sexy delle madri
di tutto il mondo.
Sono cominciate le riprese
di Mother’s Day, nuova commedia
diretta da Garry Marshall che porta sul
set un cast composto da Jennifer
Aniston, Kate
Hudson, Jason
Sudeikis e Julia Roberts che
ritrova il regista ad anni di distanza da Pretty
Woman.
A sancire l’inizio delle riprese
una serie di immagini che ritraggono le due
protagonisti Jennifer
Aniston e Kate Hudson sul
set.
Come in Appuntamento
con l’amore e Capodanno a New
York, la commedia sarà incentrata su una festività in
particolare, in questo caso la Festa della Mamma,
a cui saranno legate molte storie connesse fra loro. Gli
sceneggiatori sono Anya Kochoff-Romano e
Lily Hollander.
Jennifer Aniston e
Jason Sudeikis hanno già lavorato insieme in
Come ti Spaccio la Famiglia, mentre
Garry Marshall e Julia Roberts
tornano a lavorare insieme dopo Pretty
Woman. L’uscita del film è prevista nel
2016.
Ogni cosa è al suo posto… eccetto il
passato. Arriverà nel 1012 su La7 qui in Italia, intanto esce in
DVD Mother&Child a noleggio dal 31 agosto e in vendita dal 21
settembre.
Ecco le prime immagini video da
Mother!,
il film diretto da Darren Aronofski con
protagonisti Javier Bardem e Jennifer
Lawrence. Il film verrà presentato al Festival di Toronto
e alla Mostra del cinema di Venezia.
La prima sinossi dice che il film
racconta di una coppia che si trova ad avere a che fare con
un’ospite inatteso. Le atmosfere e i temi trattati saranno simili a
quelli di Black Swan, mentre il film uscirà il 15
settembre 2017.
Nel cast di
Mother, al fianco di Jennifer
Lawrence, ci sono Javier Bardem, Michelle
Pfeiffer, Ed Harris, Domhnall Gleeson e Kristen
Wiig.
Darren
Aronofsky, autore di Requiem for a
Dream (2000), The Wrestler (2008) e
Il Cigno
Nero (2010) porta alla Mostra del Cinema di Venezia la
sua nuova opera folle, delirante, disturbante:
Mother! (Madre!). Una violenta
riflessione psicotica sulla maternità, sulla creazione, ma anche
sull’indifferenza e sull’ego personale.
In Mother!
(Madre!) una coppia vive una vita apparentemente
noiosa e tranquilla, anche se fin dall’inizio si percepisce
qualcosa di tragico, forse avvenuto in passato. Lui (Javier
Bardem) è uno scrittore impegnato nella difficoltosa
stesura del suo nuovo romanzo, mentre lei (Jennifer
Lawrence) si dedica con devozione quasi paranoica al
restauro della mastodontica casa. Vivono in un’antica villa
coloniale, isolata nel nulla e immersa in una natura apparentemente
addomesticata ma pronta a riappropriarsi della radura in cui è
stato costruito l’edificio.
Mother!, il film
I due hanno evidenti problemi di
coppia, cosa certamente non aiutata dal loro volontario isolamento.
Ma una sera arriva un ospite inatteso, poi sua moglie, i suoi
figli, in un turbine di accadimenti che sfuggiranno completamente
da ogni controllo e razionalità.
In partenza la storia contiene
tutti gli stereotipi ormai abusati di certi meccanismi tipici del
cinema di genere: la casa minacciosa persa nel nulla che cela
segreti spaventosi, la coppia in difficoltà, lo scrittore in crisi
alle prese con la sua nuova creatura. L’ospite inatteso
apparentemente tranquillo e sornione. Poi tutto precipita. Quello
che sembrava avviarsi verso l’ennesimo copione visto un’infinità di
volte diventa invece un turbine di eventi inaspettati, sempre più
violenti, dirompenti, lontani da ogni logica.
Mother! È un
film che non può essere affrontato serenamente, la sua visione pone
lo spettatore in uno stato d’ansia quasi insostenibile, fin dai
primi fotogrammi. Mother! non è racconto, non è
storia. Mother! è un’allucinazione continua a
occhi aperti, un delirio in costante evoluzione, uno sconvolgente
groviglio criptico che cattura, o meglio che sbrana il pubblico,
lasciandolo atterrito, sfinito, sanguinante.
Mother! è una
parabola, una fiaba metaforica che ha come valore iniziatico il far
capire come la troppa considerazione di se stessi, senza voler
guardare a tutto ciò che ci accade intorno, possa portare solamente
all’annullamento all’autodistruzione. E a nulla vale il crogiolarsi
effimero della procreazione o peggio del gioire del creato del
proprio intelletto, perché giocare a fare il demiurgo può rivelarsi
molto pericoloso, catastrofico.
Jennifer Lawrence e Javier
Bardem sono così fastidiosi da risultare
perfetti. E anche gli altri personaggi di questa baraonda surreale
spiazzano per crudeltà cinismo e naturalezza. Sorprendono per come
riescono a spogliarsi nel giro di poche scene di quell’apparente
tranquillità con cui si erano presentati. Quando gettano la
maschera divengono terrificanti, si mostrano come il doppelganger
dell’uomo comune, del vicino di casa, dei nostri familiari.
In Mother! si
avvertono innegabilmente gli echi polanskiani di Rosemary
Baby, completamente spogliati però di quel barlume di
grottesco che caratterizzava quel capolavoro. Si potrebbero
ravvisare anche vicinanze con il Lars Von Trier di
Antichrist, ma in realtà c’è tanto
Darren Aronofsky, quell’Aronofsky degli esordi,
quello di π – Il teorema del delirio (1998).
Mother
Mary, il prossimo film del regista David
Lowery (Sir Gawain e il Cavaliere
Verde,Peter Pan e Wendy) ha
aggiunto un’altra grande star al proprio cast. L’attrice
di EuphoriaHunter
Schafer ha infatti concluso un accordo per recitare nel
film prodotto dalla A24. Si unisce dunque ai già
annunciati protagonisti Anne Hathaway e
Michaela Coel. Scritto e diretto da Lowery,
Mother Mary è ad ora descritto semplicemente come un
epico melodramma pop che segue una musicista (Hathaway) e la sua
relazione con un’iconica stilista (Coel). Si ritiene che Schafer
interpreterà Hilda, l’assistente del designer di Coel, Sam.
Lowery, Toby
Halbrooks e James M. Johnston produrranno
insieme a Jeanie Igoe di Homebird
Productions e Jonas Katzenstein,
Maximilian Leo e Jonathan Saubach
della Augenschein Filmproduktion di Colonia. La colonna sonora del
film avrà invece brani originali scritti da Jack
Antonoff e Charli XCX. Ad ora non sono
però noti maggiori dettagli sul film, come ad esempio la data di
inizio delle riprese o quando avverrà la sua uscita in sala. Al
momento il progetto sarebbe ancora in fase di casting, con il set
che potrebbe idealmente svolgersi nei prossimi mesi.
Il progetto sarà in ogni caso
un’ottima occasione per la Schafer per affermarsi sempre di più
anche sul grande schermo. Oltre ad essere nota per aver
interpretato il ruolo di Jules Vaughn in Euphoria della
HBO, distinguendosi poi per il doppiaggio del film d’animazione
Belle. Attualmente è attesa nell’imminente Hunger Games: La ballata
dell’usignolo e delserpente, che rappresenterà
il suo debutto sul grande schermo e dove interpreterà Tigris Snow.
La sua attività da interprete continua dunque a farsi sempre più
intensa e il suo ingresso nel cast di Mother Mary è il
segno concreto di ciò.
Figlio di un regista italiano e di
una produzione europea, Mother Lode è un film che
sconfina la realtà del suo autore e racconta con schiettezza la
vita dei minatori peruviani. Servendosi del bianco e nero, di
attori non professionisti e di immagini quasi documentaristiche,
MatteoTortone mette in
piedi una narrazione unica di una realtà concreta e mitica allo
stesso tempo.
Mother Lode: la
trama del film
Jorge vive a Lima
e per guadagnarsi da vivere guida un mototaxi sgangherato. Seppur
giovanissimo, il ragazzo ha già una moglie ed una bambina. Per
cercare di migliorare le condizioni di vita della sua famiglia,
Jorge decide di lasciare Lima e di mettersi in
viaggio verso una miniera sulle Ande Peruviane. La miniera de
La Rinconada è famosa principalmente per i suoi minerali
preziosi, in grado di attirare i giovani lavoratori in cerca di
fortuna, ma anche per la sua pericolosità.
Giorno dopo giorni, Jorge
affronta la dura vita nella miniera. Il freddo, l’aria
irrespirabile, lo sforzo fisico, la nostalgia di casa, il vago
conforto dell’alcol verranno mai ricompensati?
Una storia narrata direttamente
allo spettatore
Dall’inizio alla fine, le scene di
Mother Lode vengono accompagnate da una voce
narrante. Potente e fredda, la voce di un uomo snocciola frasi che,
come sentenze divine, affiancano le immagini. La sorte dei minatori
viene più volte paragonata a quella delle creature degli inferi:
l’oro della miniera appartiene al Diavolo, chi si vuole
impossessare della ricchezza va a solleticare il demonio.
Come Ulisse è condannato nell’inferno per aver varcato
le famose colonne d’Ercole, similmente i minatori sono condannati
ad una vita infernale per aver desiderato l’oro. Tutti arrivano a
La Rinconada carichi di grandi sogni e speranze ma, giorno
dopo giorno, la promessa di una vita migliore si annebbia e si
camuffa tra le polveri della miniera e le nubi dell’alcol.
Prendendo ispirazione dai racconti
antichi, Mother Lode sfrutta il tema dell’uomo in
cerca di ricchezza e racconta una storia di corruzione e di
tracotanza senza tempo.
Il documentario dentro la
finzione
La scelta di utilizzare una voce
narrante non solo dà al film quel tocco documentaristico caro al
regista, ma arricchisce le immagini, di per sé poco espressive.
Mother Lode è un lungometraggio narrativo ma
sconfina per molti aspetti nel genere del film-documentario. Come
abbiamo detto, Tortone proviene dal campo del
documentario creativo (White Men) e ha lavorato per anni
come direttore della fotografia (Rada, Traverser /
After the Crossing).
Nel film infatti, la fotografia
è impeccabile e catalizzante. L’attenzione posta alle angolazioni,
la scelta originale del
bianco e nero, l’uso della luce, l’alternarsi di campi lunghi e
primissimi piani danno carattere a Mother Lode. In
aggiunta, le tecniche di ripresa quasi documentaristiche, spesso
fisse e distanti dal soggetto inquadrato, rendono il tutto più
autentico e credibile.
La non-recitazione in virtù del
realismo
Mother Lode è un
film costruito completamente attorno al protagonista.
Jorge è interpretato da José Luis Nazario
Campos, un attore non professionista. La camera segue
Jorge nelle sue giornate, prima a Lima, poi in
viaggio ed infine in miniera, a volte restando a distanza, a volte
avvicinandosi tantissimo, ma senza mai disturbare il protagonista.
Nazario Campos non sembra recitare, è
spontaneo e naturale sulla scena, come anche i personaggi che
incontra lungo il cammino. Inoltre, dialoghi sono semplici,
spesso banali e privi di senso logico, sono parole rubate ad un
dialogo che esiste a prescindere dalla presenza della macchina da
presa. Proprio questa apparente distanza rende il film vero e
sincero.
Mother Lode è
un’opera raffinata e da guardare attentamente. Contiene il bianco e
nero e l’America più povera di Romadi
Alfonso Cuarón. Ha in sé il documentarismo
fittizio e l’ambientazione rocciosa de Il Buco di
Frammartino,
ma è qualcosa d’altro. È un’opera prima che
affascina con le immagini e fa riflettere con le parole.
Mother &
child –Prendete un cast di
primissimo livello che vede la compresenza di due candidati
all’Oscar come Annette Bening (I ragazzi
stanno bene) e Samuel L. Jackson (Pulp
Fiction), il vincitore di un Golden Globe come
Jimmy Smits (N.Y.P.D – serie tv) ed un’attrice
ormai super-affermata come
Naomi Watts; prendete un regista riconosciuto
come Rodrigo Garcia (Le cose che so di
lei) ed un produttore che come regista ha
collezionato tre candidature agli Oscar come Alejandro
Gonzalez Inarritu (Babel,
Biutiful) ed avrete confezionato Mother &
child.
Se aggiungiamo che questo film è
entrato nella selezione ufficiale del Sundance Film Festival e che
ha partecipato ad altri festival prestigiosi come quello di Berlino
capiamo che non si sta parlando di un film qualsiasi, di un
prodotto scadente.
Eppure rimane un mistero come
questo film intenso e coinvolgente sia stato candidamente snobbato
dalla distribuzione italiana e non abbia mai fatto presenza nelle
nostre “esigentissime” sale cinematografiche. Ora si può anche
cercare di comprendere la logica dei botteghini ma con tutta la
mediocrità importata ogni anno nei nostri cinema si fatica, e non
poco, a capire come un film così importante e apprezzato all’estero
possa passare inosservato dalla distribuzione cinematografica
italiana.
Ed è proprio alla berlinale che la
DNC entertainment ha notato questo film del 2009 e ha deciso di
acquisirne i diritti per poter procedere alla distribuzione a
noleggio e vendita in dvd dal prossimo 21 settembre. Come
illustratoci in una conferenza di presentazione a Milano dai
responsabili stessi della DNC, i diritti per la prima televisiva
assoluta sono stati già acquistati da La7 la quale trasmetterà il
film a inizio 2012. Da sempre attenta a film dai contenuti
impegnati La7 ha colto in Mother & child le giuste
caratteristiche che ben si adattano al suo pubblico televisivo, un
target da sempre sensibile a temi di forte rilevanza sociale. E’
probabile, diciamo ufficioso, che la rete accompagnerà la prima
assoluta italiana del film con una serie di trasmissioni di
approfondimento al tema trattato.
Ed il tema che Mother &
child affronta è il tema delle adozioni, della complessità
relative alla questione oltre che raccontare il rapporto
madre-figlio visto da varie sfaccettature, osservato e raccontato
da diversi punti di vista e seguendone i percorsi evolutivi o
involutivi a seconda dei casi.
Il film racconta la vita di tre
donne, tre storie parallele e apparentemente separate ma accomunate
dall’intenso desiderio di essere madre: Karen (A.
Bening) rimasta incinta a 14 anni senza mai conoscere il
frutto di quella maternità e che ora si strugge al desiderio di
cercare quella figlia abbandonata. Elizabeth (N.
Watts) avvocato di successo che invece la madre non
l’ha mai conosciuta e che si difende dietro una falsa corazza di
donna forte e indipendente ma che in realtà non si rassegna
all’idea di ritrovare la donna che l’ha rifiutata. Lucy (K.
Washington) che invece figli non può averne e combatte per poter
anch’essa diventare madre.
Mother &
child è un film dal forte impatto emotivo, intenso e
coinvolgente, un film che non smette per un minuto di tenere
stretto il nodo alla gola dello spettatore. Gli interpreti
rispettano a pieno le aspettative regalandoci mirabili
interpretazioni tra cui ci sentiamo di sottolineare e risaltare
quella della superba Annette Bening. Rodrigo Garcia illustra con
incredibile raffinatezza e sensibilità il rapporto filiale tra
madre e figlio, un legame unico e inossidabile più forte di ogni
avversità, di ogni rancore e più forte del tempo stesso. Di fronte
ad esso tutto cede, tutto si inchina, niente può spezzarlo ma solo
darcene l’illusione.
Il film induce alla riflessione
anche relativamente al sistema delle adozioni, un sistema che negli
Usa è molto differente dal nostro ma che come in Italia presenta
contraddizioni e mancanze che in questo film vengono
affrontate.
Mother &
child è un film che merita di essere visto, discusso,
analizzato e magari anche criticato; è un film che non può passare
inosservato da chi non vuole allinearsi all’incomprensibile cecità
della distribuzione italiana.
Basato sul racconto “La
Gatta” di M.L. Von Franz, Motel è un
interessantissimo ed originale prodotto a metà strada fra un noir
fori dalle righe ed un thriller dai toni serrati, un film anomalo
in cui tensione e umorismo grottesco danno vita ad un qualcosa di
veramente notevole. Allontanandosi volutamente fin dall’incipit
dalle strade canoniche di un genere ben definito, David
Grovic dipinge un racconto kafkiano in cui realtà e
sur-realtà finiscono per confondersi, un microcosmo ridotto alle
unità di tempo e di spazio, come nella tragedia greca, in cui
nell’arco di una sola notte, fra le quattro anguste mura di un
motel uscito dai sogni distorti di un burattinaio allucinato, si
consumano situazioni impossibili che alternano humor nero e
thrilling.
In Motel Jack,
nevrotico killer professionista nel mezzo di una crisi personale,
riceve il compito dal boss malavitoso Dragna di ritirare per suo
conto una misteriosa valigetta presso la stanza numero 13 di uno
sperduto motel. In attesa dell’arrivo del gangster, Jack si trova
da solo in un luogo alienato popolato da strani e grotteschi
personaggi, tra cui la conturbante prostituta Rivka, un eccentrico
custode e una stramba coppia di papponi formata da un nano e un
pirata di colore. La notte è lunga e le sorprese non tardano ad
arrivare.
Motel, il film
Numerosi ed intelligenti sono poi i
rimandi meta-cinematografici, iniziando dal gioco della borsa
misteriosa di Pulp Fiction, passando per
l’ammiccamento a Psycho fino al celebre
Voglio la testa di Garcia, il tutto però
senza mai cadere nella parodia. Seppur il sostrato narrativo si
riallaccia saldamente alle linee guida del noir classico, i
personaggi che si muovono in ogni inquadratura finiscono per rende
il tutto un’esplosione di novità insite dietro ogni angolo, grazie
anche alla curatissima ed eclettica fotografia di Steven
Mason che proietta l’intera vicenda all’interno di un
non-luogo che pare scaturito dalla pura estetica
neon-pulp.
John Cusack da vita ad un anti-eroe
decisamente fuori dagli schemi, una spietata macchina da guerra
capace di provare sentimenti pur nella sua apparente nevrotica
apatia, mentre Robert De Niro dà nuovamente prova di essere
un interprete camaleontico e di grande spessore, modellandosi
addosso le vesti del boss Dragna, killer gentiluomo colto e
raffinato pieno di aforismi e dalla filosofia ineccepibile.
Completano il bizzarro quadretto una conturbante Rebecca Da
Costa nelle plastificate e multicromatiche sembianze di
una femme fatale di tarantiniana memoria e Dominic Purcell capace impersonale un
eccentrico e flemmatico custode, versione allucinata del celebre
Norman Bates.
Motel è
un prodotto strano, decisamente fori fase rispetto ai canoni
tradizionali, il quale è capacissimo di soddisfare il palato
spettatoriale con una vincente commistione di elementi in cui
l’essenzialità (di plot, di attori e di spazio) è sicuramente la
migliore carta a suo favore, senza mai sminuire però la serietà
d’intenti.
Il 15 Gennaio arriverà il secondo
volume di MOSTRI targato Bugs
Comics. In questo volume, alle prese con la loro prima
storia “mostruosa”, troviamo ai testi Andrea
Cavaletto (Dylan Dog, Martin Mystère) e ai disegni
Marcello Mangiantini (Zagor, Dampyr, Adam Wild),
che realizzano uno splendido viaggio storico targato 100% Bonelli e
accompagnano gli altri autori.
Oltre a loro troverete quindi
storie di Massimiliano Filadoro, Gianmarco Fumasoli, Andrea
Guglielmino, Marianna Ignazzi, Francesco Lo Storto, Alessio
Maruccia, Andrea Olimpieri e Marco Scali,
nonché alcune delle più belle del vecchio MOSTRI della ACME.
Mostri si conferma quindi, con
questo numero, anche un laboratorio dove autori affermati e
talentuosi esordienti del mondo del fumetto italiano, lavorano
spalla a spalla per aiutarsi a crescere professionalmente e
realizzare un prodotto che si spera riesca a raggiungere quella
qualità che il fumetto italiano è in grado di produrre.
La copertina variant che
accompagnerà quella di Valerio Giangiordano, è stata realizzata da
Maurizio Di Vincenzo.
In occasione dell’edizione di
Etna Comics 2016, viene presentato il quarto
numero di MOSTRI targato Bugs Comics in anteprima.
In questo volume tanti nuovi autori tra i quali Sergio Badino,
autore poliedrico che collabora, tra le altre cose, con
Sergio Bonelli Editore per Dylan Dog e Martin Mystère.
In questo numero 5 storie inedite e
2 storie tratte dal Mostri dei primi anni ’90 targato ACME che
confermano che Mostri prosegue il suo cammino come rivista di
genere in grado di accogliere grandi talenti italiani e Bugs Comics
si conferma una realtà editoriale italiana in crescita! Un luogo
d’incontro tra autori affermati e giovani che riescono, seguiti
passo dopo passo da editor d’esperienza a dare voce alla loro
arte.
Gianmarco Fumasoli, David Ferracci,
Andrea Guglielmino, Massimiliano Filadoro, Antonio De Luca, Adriana
Farina, Simone Di Matteo, Alessio Maruccia, Luca Franceschini,
Samuele Coletti, Luca Ruocco, Quirino Calderone, Sergio Badino e
Giancarlo Caracuzzo vi accoglieranno nelle loro storie all’interno
di questo quarto viaggio nell’orrore targato Bugs Comics.
La copertina variant che accompagna
quella di Valerio Giangiordano, è stata realizzata da Mauro
Laurenti, disegnatore di Zagor e Dampyr.
Nasce
Mostri, progetto editoriale che verrà
presentato al Romics 2015 di aprile.
“Presentiamo il numero zero di
MOSTRI a Romics che si terrà ad Aprile, dal 9 al 12 presso la Nuova
Fiera di Roma. La redazione sarà presente tutti e 4 i giorni allo
stand della Scuola Romana dei Fumetti e i disegnatori della BUGS e
di Mostri, personalizzeranno per i lettori la white cover del
numero zero.”
COME NASCE IL
PROGETTO
Nel Marzo del 1990 arriva in edicola MOSTRI; annunciato in quarta
di copertina sul numero 9 di Splatter come “Appena nato e già
cattivo” e trascinato dal successo del suo fratello più grande e
sanguinario, MOSTRI arriva diretto al cuore dei suoi lettori
proponendo, attraverso le sue pagine, una visione fresca e moderna
dei suoi protagonisti.
Si perché i mostri grotteschi e spaventosi della ACME non sono
sempre carnefici, spesso anzi rappresentano le vittime di una
società allo sbando, fanno riflettere sulla paura del diverso e
regalano morali e chiavi di lettura inedite a un pubblico che con
il passare del tempo si lega sempre di più alla rivista.
MOSTRI, come Splatter, ospita autori che oggi rappresentano in
Italia e all’estero il fumetto italiano nella sua massima forma
espressiva. Caracuzzo, Soldi, Celoni, Sicomoro, Alessandrini,
Brindisi, La Neve e Mari sono solo alcuni dei nomi che danno
vita alle 64 pagine di quella rivista che ancora oggi viene
ricordata come uno dei capisaldi del fumetto horror degli anni
’90.
E’ proprio questa l’eredità che il gruppo di giovani autori della
BUGS COMICS prova a raccogliere per riproporre in un formato nuovo,
con più pagine e una veste grafica rivista dallo stesso art
director della acme degli anni ’90, lo spirito narrativo di MOSTRI
e della realtà editoriale che lo accompagnava; uno spirito mai domo
che, per 24 anni, ha spinto chi all’epoca era solo un lettore, a
diventare autore e a contribuire al ritorno di un prodotto che non
poteva più mancare.
Lo scopo è portare in fumetteria, sotto la supervisione di
Giancarlo Caracuzzo, Paolo Altibrandi e Gianmarco Fumasoli, un
prodotto che comprenda sia storie inedite, sia quelle ormai
introvabili dei vecchi numeri, che hanno lasciato un segno
indelebile nei cuori dei lettori di quegli anni.
Tra pochi giorni il fratello di
Splatter, Mostri, esordirà a
Lucca Comics & Games con il
numero uno. Presentato con la cover regular di Valerio
Giangiordano e la cover variant di Giancarlo
Caracuzzo, il numero uno di Mostri conterrà
storie nuove e una selezione delle più belle del Mostri
originale della ACME. Su questo numero troveremo infatti grandi
capolavori del passato
realizzati da Ferrandino, Celoni, La Neve, Venturi, Burattini e
Andreucci ma anche fantastiche storie realizzate dalla nuova
generazione degli autori di Mostri: Valerio Giangiordano,
Antonio De Luca, Cristiano Crescenzi, Riccardo Latina, Alessio
Maruccia, Massimiliano Filadoro, Andrea Guglielmino, Marco Scali,
Gianmarco Fumasoli e Alissa Barone.
Tra le storie inedite realizzate
dagli autori BUGS Comics, troverete anche quella
disegnata in esclusiva da Giancarlo Caracuzzo per il nuovo corso di
Mostri nonché le strisce dei MoFtri di Adriana Farina. Lo stand
BUGS Comics vi aspetta dal 29 Ottobre al primo Novembre a Lucca
Comics & Games presso il Padiglione Giglio.
Sarà presentato in anteprima a
Cartoomics (Milano, 3, 4 e 5 marzo) il numero 7 di
MOSTRI, la rivista edita da Bugs Comics che nel
corso di oltre un anno di attività si è confermata un punto di
riferimento per gli appassionati di horror a fumetti, in linea con
la tradizione ACME degli anni ’90 ma rinnovata con un tocco
moderno, nello stile e nella veste grafica sotto la guida di
Gianmarco Fumasoli e Paolo
Altibrandi.
Tra i molti autori presenti – oltre
allo stesso Fumasoli, tra disegnatori e sceneggiatori, anche
Massimiliano Filadoro, Alessio Maruccia, Andrea Guglielmino, Luca
Ruocco, Antonio Mlinaric, Adriana Farina ormai parte della
collaudata ‘squadra fissa’ presente, a rotazione, su tutti i numeri
della collana – si segnala anche la presenza di, Cristian Di
Clemente, Fernando Proietti (tra le sue
collaborazioni l’albo ‘Dentro Moana’, per la serie ‘Battaglia’ di
Roberto Recchioni e Leomacs) e in particolare quella di
Claudia Balboni (tra gli altri, Star Trek
per I.D.W. publishing e Zenescope).
Mostri: al Cartoomics il numero 7
con Claudia Balboni
Balboni disegna la storia di
apertura (Bambini Speciali) e la copertina in edizione
‘variant’, stampata in sole 500 copie, che va idealmente a
sostituire, in quanto realizzata in bianco e nero, quella
esauritissima illustrata da Giancarlo Caracuzzo per il numero 1. La
cover regular è invece come sempre affidata ai sapienti chiaroscuri
di Valerio Giangiordano.
Il laboratorio di ‘Mostri’ cresce:
chi ieri era esordiente ora lavora regolarmente nel mondo del
fumetto grazie anche alla possibilità di trovarsi spalla a spalla
con chi ha già esperienza professionale, costruendo un percorso
collettivo che ha come ultimo traguardo quello di produrre un
fumetto di ampio respiro, attraente per i lettori che amano il
genere, ma anche puntando al taglio autoriale e a un alto livello
di qualità.
A seguire la cover di Mostri 7 e la
variant cover.
Deadline riporta la notizia che il
creatore e sceneggiatore della serie tv Fargo,
Noah Hawley, scriverà uno dei film appartenenti
all’universo cinematografico dei noti Mostri
Universal che, come vi avevamo rivelato tempo fa, la casa
di produzione ha intenzione di rinnovare con, appunto, l’uscita di
nuovi film.
La prima pellicola di questo nuovo
rilancio sarà La Mummia che uscirà il
22 aprile 2016 e che sarà diretta da Alex
Kurtzman basandosi sullo script di Jon
Spaihts; a ruota seguiranno tutti gli altri film (tra cui,
probabilmente, un reboot di Van Helsing). Al
momento non sappiamo quale sarà il film di cui Hawley si dovrebbe
occupare, ma vi terremo aggiornati.
Negli ultimi anni
Universal si è distinta per alcuni franchise
milionari come Fast & Furious,
Cattivissimo Me, Bourne, Jurassic Park,
ma l’universo che da sempre è legato allo studio è quello dei
classic movie monsters ovvero quello cerchia di mostri che
comprende Frankenstein, Dracula, Wolfman, il mostro della laguna,
la mummia ecc.
David Koepp è stato
assoldato dalla Universal per scrivere la
sceneggiatura del reboot di La moglie di
Frankenstein, nell’ambito del più ampio progetto dei
Mostri Universal, dove la major ha intenzione di creare un
universo condiviso dei suoi mostri classici, dalla Mummia a Dracula
passando per Frankenstein e l’Uomo invisibile, supervisionato da
Alex Kurtzman e Chris
Morgan.
Come per gli altri monster movie
della Universal, anche per quanto riguarda La moglie
di Frankenstein sui dettagli sulla trama è
mantenuto il più stretto riserbo. La storia sarà
comunque ambientata ai giorni nostri, in modo che tra i
personaggi dei diversi titoli dell’universo condiviso sia più
semplice e immediato stabilire relazioni, collegamenti e
cross-over.
Variety svela, inoltre, che la
Universal avrebbe pensato ad Angelina Jolie Pitt
per dirigere e anche recitare nel film. Ma la star si sarebbe presa
del tempo per valutare e soprattutto per visionare la
sceneggiatura, una volta terminata, prima di salire a bordo del
progetto.
David Koepp ha un
lungo e proficuo rapporto con la Universal: non solo ha sceneggiato
il primo Jurassic Park ma ha contribuito
a rivitalizzare franchise come
Mission:Impossible e
Spider-Man con Tobey
Maguire. Il suo prossimo progetto che vedremo al cinema è
Inferno di Ron Howard,
di cui ha curato l’adattamento del romanzo di Dan
Brown.
Sono creature temute e rifiutate
dalla società, protagoniste di alcuni degli horror movie più famosi
della storia del cinema, ma anche di alcune leggende mitologiche o
di fiabe per tenere buoni i bambini. Anche i Mostri e le Bestie
però hanno i loro problemi. Teo Zirinis artista e t-shirt designer ha realizzato
questi simpatici disegni in cui ogni creatura esprime la propria
difficoltà!
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Sembra giustissimo che
Dracula si batta per la propria ‘originalità’ e che il Bigfoot sia
un po’ triste perchè 2nessuno crede in lui”. Allo stesso modo come
biasimare le persone che “guardano attraverso” l’Uomo Invisibile?
Oppure il gusto architettonico di Godzilla?
BUGS Comics
presenterà il numero tre di MOSTRI a Romics che si terrà ad Aprile,
da Giovedì 7 a Domenica 10 presso la Nuova Fiera di Roma.
BUGS Comics,
all’interno del suo stand, ospiterà Maurizio Di
Vincenzo, uno dei disegnatori più rappresentativi di Dylan
Dog e Marco Soldi, disegnatore di Dylan Dog, Julia
e autore della cover variant del numero 3 di Mostri.
Assieme a Maurizio Di
Vincenzo e Marco Soldi, allo stand BUGS
si alterneranno Adriana Farina, Pierluigi Minotti,
Giampiero Wallnofer, Alessio Maruccia, Andrea Olimpieri, Dario
Tallarico, Paolo Altibrandi e Gianmarco
Fumasoli per dedicare le copie della rivista ai
lettori.
Quando i mostri al cinema erano
reali e non c’era (troppa) computer grafica a realizzarli e a
tenerli in piedi, quei mostri erano molto più umani di quanto si
possa immaginare. Ecco una carrellata di mostri al cinema e dei
volti umani dietro le loro maschere spaventose.
La Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica della Biennale di
Venezia partecipa a We Are One: A Global Film
Festival, il festival digitale prodotto e organizzato da
Tribeca Enterprises e YouTube, a
cui collaborano 21 festival cinematografici
internazionali, il cui programma è stato annunciato oggi
all’indirizzo web www.weareoneglobalfestival.com.
We Are One: A Global Film Festival sarà online per
10 giorni dal 29 maggio al 7 giugno2020 esclusivamente su
YouTube.com/WeAreOne.
“Siamo onorati e felici di
partecipare a We Are One – ha dichiarato il
Direttore della Mostra di Venezia, Alberto Barbera
– come segno di simpatia e solidarietà per i nostri amici del
Tribeca, offrendo allo stesso tempo al pubblico
mondiale un assaggio di ciò che facciamo a Venezia per sostenere
concretamente i registi emergenti. Il nostro contributo al
programma include tre cortometraggi (uno di un maestro, Guillermo
Arriaga, due di giovani e talentuose registe, Kostantina Kotzamani
e Clemence Poésy), nonché due lungometraggi realizzati nell’ambito
del nostro programma speciale chiamato Biennale College – Cinema,
di cui siamo particolarmente orgogliosi. Completano il programma,
sei film in Virtual Reality provenienti dalle selezioni del
Concorso VR, l’innovativa sezione introdotta dalla Mostra di
Venezia per la prima volta tre anni fa”.
In particolare, la Mostra di
Venezia contribuisce al programma online di We Are
One: A Global Film Festival con i seguenti titoli:
Electric
Swan di Kostantina Kotzamani
(Grecia, 2019) – cortometraggio
No one left
behind di Guillermo Arriaga
(Messico, 2019) – cortometraggio
The Tears’
Thing di Clemence Posey (Francia,
2019) – cortometraggio
Passenger
– Venice VR 2019
The Waiting
Room – Venice VR 2019
Bloodless
– Venice VR 2017, vincitore del Best VR Story
Isle of the
Dead – Venice VR 2018, vincitore del Best VR
Story
On Off
– Venice VR 2017, Biennale College
Daughters of
Chibok – Venice VR 2019, vincitore del
Best VR Immersive Linear Story
Beautiful
Things di Giorgio Ferrero (Italia,
2017) – lungometraggio Biennale College Cinema
Mary is Happy, Mary is
Happy di Nawapol
Thamrongrattanarit (Thailandia, 2013) –
lungometraggio Biennale College Cinema