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Il Pardo d’onore Manor 2021 a John Landis

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Il Pardo d’onore Manor 2021 a John Landis

Il Locarno Film Festival renderà omaggio all’irrefrenabile genio comico e creativo di John Landis, regista, sceneggiatore e attore statunitense, a cui verrà consegnato il Pardo d’onore Manor nella serata di venerdì 13 agosto, in Piazza Grande. Sabato 14 al Forum @Rotonda by la Mobiliare, Landis sarà al centro di una conversazione con il pubblico, che nel corso di Locarno74 potrà rivivere tre film indimenticabili della sua carriera: National Lampoon’s Animal House (1978), Trading Places (1983) e Innocent Blood (1992).

Dalla scuola di satira irriverente e corrosiva di National Lampoon e Saturday Night Live, fino alla consacrazione di autore di culto negli anni Ottanta e Novanta, con titoli come il road musical The Blues Brothers (1980), l’horror An American Werewolf in London (1981), ma anche incursioni leggendarie nella musica pop, con il videoclip per Thriller di Michael Jackson (1983) che, dopo essere rimasto incantato dalle ambientazioni horror del suo ultimo film, ha voluto Landis alla regia di quello che ad oggi è considerato uno dei primi video musicali “cinematografici”. La carriera di John Landis segna l’irruzione di un nuovo tipo di comicità nella storia della settima arte e una delle rielaborazioni dei generi classici più originali di tutti i tempi. Il Locarno Film Festival celebra questa figura con il Pardo d’onore Manor, assegnato ogni anno a una personalità straordinaria del cinema di sempre.

Il direttore artistico del Locarno Film Festival, Giona A. Nazzaro: “John Landis è un autentico genio americano. La totalizzante passione cinefila, la musicalità slapstick, l’irresistibile senso dell’umorismo, l’amore viscerale per il cinema di serie B, il senso critico e politico sempre vigile hanno fatto di lui il cineasta chiave del rinnovamento del cinema statunitense a cavallo fra gli anni Settanta e Novanta. Fautore di ibridazioni mai viste fra horror e comico, musical e noir, ha creato capolavori che hanno entusiasmato il pubblico di tutto il mondo, rinnovato il linguaggio cinematografico e sfidato convenzioni e perbenismi. Landis ha dimostrato che si poteva fare tutto, si poteva sognare tutto e lo ha fatto, rendendo il cinema migliore, più inclusivo, più giusto. Portatore delle inquietudini della generazione degli anni Sessanta, ha saputo offrirne una chiave di lettura diversa, creando un nuovo tipo di comicità e un’idea di fisicità mutante che – fra John Belushi e i lupi mannari – ha ricodificato l’estetica dominante. John Landis è tutto il cinema americano che abbiamo sempre amato e ameremo sempre.”

Il programma dell’omaggio

In occasione del premio consegnato a Landis la sera del 13 agosto, verranno proposti durante il Festival (4-14 agosto) tre titoli emblematici della sua filmografia, grandi classici da rivivere nell’atmosfera unica di Locarno:

  • National Lampoon’s Animal House, John Landis – Stati Uniti – 1978, presentato in Piazza Grande la sera di venerdì 13 agosto 
  • Trading Places, John Landis – Stati Uniti – 1983
  • Innocent Blood, John Landis – Stati Uniti – 1992

Sabato 14 agosto, inoltre, Landis incontrerà il pubblico del Festival durante una conversazione che si terrà al Forum @Rotonda by la Mobiliare, lo spazio di parola del Festival.

Landis sarà accompagnato dalla moglie, Deborah Nadoolman Landis, professoressa emerita e direttrice del David C. Copley Center for the study of Costume Design della UCLA School of Theater, Film & Television, che terrà una masterclass aperta al pubblico sul costume design nel pomeriggio di giovedì 12 agosto. Oltre ad aver contribuito come costumista a numerosi film, incluso Indiana Jones per Raiders of the Lost Ark (Steven Spielberg, 1981), Deborah Nadoolman Landis ha curato la mostra di grande successo “Hollywood Costume” (2012) al Victoria & Albert Museum. Autrice di sei volumi sul costume design, è stata presidente del Costume Designers Guild e membro del Board of Governors della Academy of Motion Pictures Arts & Sciences.

Il Pardo d’onore del Locarno Film Festival è stato attribuito a cineaste e cineasti del calibro di Manoel de Oliveira, Bernardo Bertolucci, Ken Loach, Jean-Luc Godard, Werner Herzog, Agnès Varda, Michael Cimino, Marco Bellocchio e, nel 2019, John Waters. A partire dal 2017, il Pardo d’onore è sostenuto da Manor, Main partner del Locarno Film Festival.

John Landis – Biografia

John Landis (Chicago, 1950) ha debuttato come sceneggiatore e regista a 21 anni, con il lungometraggio a basso costo Schlock (1973), un affettuoso omaggio ai film di mostri: vestito con una tuta da scimmia, Landis interpretava lo “Schlockthropus”, o “anello mancante” tra uomo e animale. Il successivo The Kentucky Fried Movie (1977) è stato il preludio ai grandi successi a venire: la commedia studentesca National Lampoon’s Animal House (1978); The Blues Brothers (1980), scritto insieme a Dan Aykroyd, protagonista del film accanto a John Belushi; Trading Places (1983), che ha dato avvio a una collaborazione con Eddie Murphy proseguita con Coming to America (1988) e Beverly Hills Cop III (1994); la parodia sul nucleare Spies Like Us (1985); Into the Night (1985); e Three Amigos! (1986).

Nel 1981 Landis ha realizzato An American Werewolf in London, contaminazione tra horror e commedia che ha talmente ispirato Michael Jackson da chiedere allo stesso Landis di realizzare il videoclip Michael Jackson: Thriller nel 1983. Nel 2009, il corto è stato inserito nel Library of Congress National Film Registry, che oggi include anche National Lampoon’s Animal House e The Blues Brothers. Landis ha diretto di nuovo Michael Jackson nel videoclip di Black Or White nel 1991, ed è stato il produttore esecutivo (e spesso regista) della serie televisiva Dream On (1990-1996), che ha fatto vincere alla HBO il suo primo Emmy.

Nel 2004 ha esplorato la forma del documentario con Slasher (2004), film verità su un venditore di auto usate. Dopo i mediometraggi Deer Woman (2005) e Family (2006), per la serie televisiva americana Masters of Horror creata dal regista Mick Garris, nel 2010 ha diretto la black comedy Burke & Hare. Nel 1985 è stato nominato Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal governo francese. Retrospettive del suo lavoro sono state organizzate alla Cinémathèque française nel 2009 e in vari festival internazionali.

Il Pardo alla carriera Ascona-Locarno a Costa-Gavras

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Il Pardo alla carriera Ascona-Locarno a Costa-Gavras

Durante la 75esima edizione (3-13 agosto 2022), il Locarno Film Festival renderà omaggio a Costa-Gavras, maestro del cinema di impegno civile. Al regista greco-francese verrà consegnato il Pardo alla carriera Ascona-Locarno nella serata di giovedì 11 agosto, in Piazza Grande. Venerdì 12 agosto al Forum @Spazio Cinema, Costa-Gavras converserà con il pubblico, che nel corso di Locarno75 potrà rivedere i due titoli che hanno dato avvio alla sua carriera: Un homme de trop (Shock Troops, 1967) e Compartiment tueurs (The Sleeping Car Murders, 1965).

Dal 1946 il Locarno Film Festival è sinonimo di libertà: per questo motivo, nell’edizione in cui si celebra il 75esimo anniversario della manifestazione, il Pardo alla carriera Ascona-Locarno verrà assegnato a Costa-Gavras, un regista che con i suoi film ha saputo denunciare apertamente le ingiustizie, affrontando senza censure alcuni dei capitoli più oscuri della nostra storia. L’uso magistrale della suspense, l’aderenza a generi popolari come il thriller, il noir e il film processuale, la capacità di scoprire sfumature inedite in star europee e statunitensi – da Yves Montand a Jack Lemmon, Simone Signoret e Jill Clayburgh, John Travolta e Jessica Lange, Dustin Hoffman e Johnny Hallyday – hanno permesso ai suoi film di raggiungere il grande pubblico, coniugando l’intrattenimento più emozionante all’impegno civile.

Con Z (1969), riconosciuto come il primo grande film politico della nostra epoca, e vincitore del Premio Oscar per il Miglior film straniero, Costa-Gavras ha fatto luce sulla Grecia dei colonnelli, senza mai smettere di interrogare la realtà, come dimostrano i successivi L’aveu (The Confession, 1970), sui processi staliniani, Missing (1982), sul coinvolgimento della CIA nel golpe cileno del 1973, Hanna K. (1983), sul conflitto israelo-palestinese e, in tempi più recenti, Le capital (Capital, 2012) sulla corruzione del sistema finanziario. La carriera di Costa-Gavras, segnata da due premi Oscar, un Orso d’oro, una Palma d’oro e un premio della giuria a Cannes, così come da molti altri riconoscimenti nei maggiori festival mondiali, è un coraggioso scandaglio dell’oppressione e delle logiche distorte del potere di ogni colore politico. Un richiamo alla responsabilità collettiva che in questo momento storico non può che suonare di estrema attualità.

Il paradosso del fuori campo

Il presente saggio analizza una figura tecnica e linguistica precipuamente cinematografica e l’uso particolare che ne hanno fatto alcuni registi: il fuori campo. Ho scritto precipuamente poiché di fuori campo si può parlare anche per la fotografia e, volendo, per la pittura, ma nel cinema la sua presenza è più forte, in correlazione alla specificità di quest’arte che è, diversamente dalle altre due, è basata sulle immagini in movimento.

Addentro, A  lato, Addietro, Altrove.
Il paradosso del fuori campo cinematografico

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella…

Leopardi, L’infinito

In generale, nel cinema esistono il fuori campo visivo e quello sonoro. Il fuori campo visivo è lo spazio diegetico escluso dal campo dell’inquadratura e suscettibile di entrare a farne parte, nonché lo spazio non diegetico che non potrà mai far parte dell’inquadratura. Più dettagliatamente, Noël Burch distingue sei tipi di fuori campo visivo-spaziale: quattro di essi corrispondono ai quattro margini dell’inquadratura (superiore, inferiore, sinistro, destro) costituendo gli ideali prolungamenti di questa; un quinto fuori campo è quello situato dietro un qualsiasi elemento posto all’interno del campo visivo (ad esempio: un personaggio dietro una porta chiusa è fuori campo); il sesto fuori campo è invece posizionato dalla parte della macchina da presa in una sezione di spazio che l’angolo di ripresa non include nell’inquadratura. Quest’ultimo fuori campo costituirebbe lo “spazio interdetto”, il “fuori campo tabù”, e cioè il luogo della produzione materiale del film posto sempre fuori dal quadro, in cui si trovano la troupe e le attrezzature.

I fuori campo sonori sono classificabili secondo due criteri: acusmantico (i suoni di cui non si individua visivamente la fonte) e diegetico/extradiegetico. Se include tutti quei suoni la cui fonte non è individuabile visivamente nell’inquadratura, ma che è udibile dai personaggi della diegesi, il fuoricampo sonoro è definito “off screen sound”. Esiste poi “la voice off” di un dispositivo sonoro (una radio, un televisore, etc.) udibile dai personaggi, che può essere o meno acusmantica (ad esempio, una radio visibile o meno nell’inquadratura) e comunque sempre diegetica.

Un fuoricampo sonoro sempre extradiegetico è quello costituito dalla musica in colonna sonora esterna al piano della narrazione, non udibile dai personaggi della narrazione ma solo dallo spettatore, nonché la “voice over” di un narratore onnisciente, anch’essa non udibile dai personaggi ma unicamente dallo spettatore. Tuttavia un fuori campo può sempre diventare, potenzialmente, un “in campo”, allo stesso modo che ciò che è in campo può trovarsi successivamente fuori campo. Una porzione di spazio inizialmente esclusa dall’inquadratura ma che viene poi, tramite un movimento della mdp o uno zoom, inclusa in essa costituisce il fuoricampo cataforico (inquadratura potenziale). Se invece la mdp restituirà alla visione dello spettatore una porzione di spazio già mostrata in precedenza e nuovamente inclusa nell’inquadratura avremo il fuori campo anaforico (inquadratura ripetuta).

Lo spettatore presuppone il fuoricampo. Egli integra, cioè, con l’immaginazione lo spazio della diegesi presupponendone la continuazione oltre i bordi del quadro. Ad esempio, se la mdp inquadra unicamente il dettaglio di piedi in movimento, lo spettatore è naturalmente portato a presupporre una persona che cammina e che successivamente potrà essere inquadrata dalla mdp. In tal senso, il fuori campo è cataforico, cioè costituisce la possibilità pura di una successiva inquadratura, nonché la possibilità stessa del progresso della narrazione per immagini.

Diceva André Bazin che “le cadre est un cache”, ovvero che l’inquadratura è una benda, un nascondiglio. Essa stabilisce il visibile e allo stesso tempo l’invisibile. Il confine tra i due, per lo meno cinematograficamente, non è mai netto, non solo perché l’uno trapassa o può trapassare nell’altro, ma perché ciascuno di essi è definito ontologicamente anche grazie all’altro, ed entrambi sono sempre narrativamente co-implicati, esistendo in un regime di iper-dialettica, per dirla con Merleau-Ponty (che al rapporto tra visibile e invisibile dedica uno dei suoi ultimi scritti), dove non esistono sintesi definitive né opposizioni unilineari, ma è possibile una molteplicità di rapporti con una polivalenza di significati.

Se è possibile per un regista decidere e realizzare un “cadre”, ciò implica che automaticamente (e/o accidentalmente) si realizzi con essa anche una “cache” sulla quale la capacità di manipolazione del visivo di un regista sembra venire meno proprio per il carattere di automaticità e accidentalità che il fuori campo possiede. Vi sono però nella storia del cinema degli autori che hanno fatto del fuori campo un uso consapevole dal punto di vista tecnico, narrativo ed espressivo, conferendogli un’importanza tale da riscattarlo in parte o del tutto dal suo carattere di (almeno apparente) automaticità e accidentalità e anzi stabilendola proprio come figura tecnica, linguistica, stilistica. Tra gli altri ne passerò in rassegna quattro: Renoir, Welles, Tarkovskij, Bresson.

Uno dei film dove sicuramente il fuori campo assume particolare rilievo narrativo,  è sicuramente La regola del gioco (1939) di Jean Renoir. Il film di Renoir, da sempre annoverato tra i capolavori della storia del cinema, è in anticipo di due anni su quella “bibbia” delle tecniche cinematografiche che è Quarto Potere (1941) di Orson Welles per l’uso del piano sequenza e per il recupero della profondità di campo. Renoir si avvale a questo scopo di obiettivi di fabbricazione Lumiére opportunamente adattati. È certo che i fuori campo siano messi in causa in maniera forte pressoché lungo tutta la durata del film, ambientato per gran parte in una villa in campagna dove un nutrito numero di aristocratici francesi tiene un festeggiamento, mentre la mdp, fissa o in movimento ne segue i dialoghi, le battute di caccia, i pranzi, le vicende amorose, gli intrighi, ora incorniciati nelle architetture, ora al buio di uno spettacolo di danza, o nei corridoi e nelle stanze da letto.

Passiamo ora ad analizzare più dettagliatamente una scena del film: quella del pranzo dei servi della villa. Mentre il pranzo procede, i servi si scambiano confidenze e pettegolezzi sui signori che di cui sono o sono stati a servizio. La mdp segue in carrellata laterale da sinistra a destra una cameriera mentre porta a tavola tre vassoi, seguita da un maggiordomo. Stacco. Campo medio di Lisette, serva della padrona di casa Christine, seduta a capotavola, e altri due servi seduti accanto a lei. Stacco. Due cuochi intenti a preparare il pasto dei signori e criticare le loro abitudini in fatto di diete e ossessioni alimentari. Dopo un’altra piccola carrellata in cui la stessa cameriera vista precedentemente porta ancora il suo vassoio attorno al tavolo, è la volta di un piano di insieme della tavolata con Lisette a capotavola e tutti gli altri servi seduti.

Seguono dei primi piani di Lisette che parla a due dei commensali, voltando il capo ora a sinistra e ora a destra della mdp, finchè un nuovo primo piano su un altro maggiordomo precede lo stacco sulla rampa di scale che conduce alla tavolata da cui scende Schumacher, il guardiacaccia marito di Lisette.

Mentre Schumacher scende le scale, la mdp si avvicina  a un lato della tavolata, dove il cuoco visto precedentemente scambia un alcune chiacchiere coi commensali “impallando” il marito di Lisette poco dietro di lui, che a passi lenti si dirige verso la moglie seduta a tavola uscendo di campo a destra. Mentre il cuoco esce di campo, la mdp panoramica a destra, inquadrando così il guardiacaccia appoggiato dietro la sedia di Lisette mentre parla con lei. La mdp compie poi un movimento inverso al precedente, panoramicando verso sinistra rimettendo così in campo il cuoco tornato al lato della tavolata come visto nell’inquadratura precedente. Nel frattempo, vediamo Schumacher di spalle, allontanatosi dalla sedia di Lisette, dirigersi dalla destra al centro dell’inquadratura.

La mdp compie poi un ulteriore movimento verso sinistra, lasciando la tavolata fuoricampo e inquadrando Schumacher mentre sale le scale e incrocia il bracconiere Marceau che scende per unirsi alla tavolata. Marceau siede a tavola e comincia a chiacchierare con Lisette con l’intenzione di iniziare un corteggiamento. Stacco. La mdp inquadra in primo piano due servi seduti alla sinistra di Lisette, poi, panoramicando a sinistra, la stessa donna che sorride a Marceau dapprima fuori campo e poi visto di profilo. Stacco. Primo piano di Marceau ammiccante e quinta in campo di Lisette. Stacco. Una radio nella sala dove si svolge il pranzo ci mostra la fonte della musica diegetica e acusmantica udita precedentemente.  La dissolvenza incrociata dell’immagine della radio con quella di un orologio da tavolo in un salotto della villa, marca la fine della scena.

Dalla descrizione appena fatta è evidente che qui, come altrove nello stesso film, Renoir conferisce al fuori campo una notevole importanza. In che modo il fuori campo entra in gioco nella scena appena descritta? Abbiamo qui sia fuori campo visivi cataforici e anaforici nonché dei fuori campo sonori. Il fuori campo sonoro, in particolare, è costantemente in gioco per tutta la durata della scena. Sono fuori campo le voci di alcuni commensali non inquadrati mentre parlano, i rumori delle posate, e la musica proveniente dalla radio che vedremo solo alla fine della scena.

Sembra quasi che la mdp arrivi con ritardo a scoprire i volti di chi parla, come se la vita e il gioco degli intrighi, dei pettegolezzi, degli amori, scorresse indipendentemente da ciò che è dato vedere e sentire, tanto a noi spettatori quanto agli stessi personaggi, che di volta in volta perdono o acquistano visibilità, perdono o acquistano terreno di gioco. È così per il marito di Lisette, Schumacher, la cui entrata in campo è quasi subito celata, la sua visibilità ostacolata dalla figura del cuoco che scambia pettegolezzi con i commensali. Anche quando la macchina si sposta su Schumacher alle spalle di Lisette, è solo per poco, poiché presto ritorna nuovamente sul cuoco, conferendo così, all’inquadratura precedente pressoché identica, il valore di fuori campo anaforico. Schumacher abbandona poi la sala del pranzo, risalendo le scale e incontrando il bracconiere Marceau che insidia giocosamente sua moglie Lisette. Marceau rimane invece a lungo in campo, siede a tavola, e lungo è il primo piano che lo riguarda mentre mangia lanciando occhiate complici a Lisette. Non è casuale che il guardiacaccia sia così spesso fuori campo durante questa scena in cui viene a delinearsi in maniera più precisa il personaggio di Lisette, serva civettuola che accoglie il corteggiamento di Marceau.

I pavimenti della villa dove si svolge il film sono a scacchiera, così come la tovaglia del tavolo nella scena presa in esame, e in effetti quasi tutti i personaggi (tanto gli aristocratici quanto i servi) sono ben consapevoli di condurre le proprie esistenze come un gioco in cui il calcolo, il cinismo, le buone apparenze, sono fondamentali, ma “la regola” è non prendersi e non prendere assolutamente nulla sul serio, meno che mai l’amore e i sentimenti. Chi non accetta questa “regola del gioco” è destinato a soccombere, come l’aviatore romantico Jurieaux, o a commettere errori fatali come il guardiacaccia Schumacher, che, convinto di sparare a Octave, altro giocoso “spasimante” della sua Lisette, colpirà invece proprio Jurieaux.

La scena descritta si svolge in una cantina-cucina ai piani inferiori della villa, mentre sopra ha luogo il rendez-vous degli aristocratici, ma anche l’ambiente dei servi, piccolo borghesi fagocitati dall’universo dei potenti, partecipa degli stessi giochi di questi ultimi. Ciò che accade qui (in basso), è influenzato da ciò che accade ai piani superiori, in alto, fuori campo e comunque condizionante. Lo spettatore è portato a seguire con gli occhi ciò che vede nelle inquadrature, ma a tenere viva la sua attenzione anche su ciò che non vede, su quel gioco sotterraneo, simulato e dissimulato svelato rivelato (nel senso di “ due volte velato”)  che esclude inevitabilmente i personaggi più sinceri come Schumacher e quelli appassionati come Jurieaux.

La mdp di Renoir, così abile a cogliere “il gioco dell’amore e del caso”, così attenta e lieve nel suo aggirarsi senza centro per i labirinti della villa dove lo sguardo si sperde, si soffermerà, nel finale, sulle ombre degli aristocratici che a sera faranno ritorno alla villa, del tutto passivi di fronte alla morte di Jurieaux, tagliati fuori dalla realtà eppure colpevoli (forse proprio per la loro indifferenza e il loro cinismo), così “fuori campo” rispetto alla disgrazia della storia (siamo nel 1939, e il secondo conflitto mondiale è alle porte) e così parte in causa, attori di una farsa che termina in tragedia.

Ho scritto che La regola del gioco è in anticipo su Quarto potere per ciò che riguarda l’uso della profondità di campo e l’uso del piano sequenza. Tra le differenze linguistiche che esistono tra i due film, segnalerei proprio la diversa modalità dell’uso del fuori campo. A differenza di Renoir, Welles cerca di includere quanti più elementi possibili in una sola inquadratura in piano sequenza. A tal proposito cito la ben nota scena in cui viene deciso il destino di Kane bambino che gioca sulla neve inquadrato attraverso i bordi di una finestra, mentre la madre, all’interno della casa, discute la possibilità del suo affidamento con un banchiere.

La mdp di Welles crea spesso inquadrature centripete, in cui il fuori campo è progressivamente inglobato nell’inquadratura e viene dunque a trovarsi in campo, dando luogo quindi a dei fuori campo cataforici. Altre volte, il fuori campo realizza una sorta di “effetto eco” di personaggio uscito di campo. Un esempio in questo senso è costituito dalla scena in cui Susan abbandona Kane, passando attraverso delle porte e uscendo dalla reggia di Xanadu (e dalla vita di Kane), e venendosi così a trovare fuori campo. Di fatto, Susan esce dalla vita di Kane e questi sprofonderà sempre più nella propria monolitica solitudine su cui grava l’eco dell’abbandono da parte di sua moglie da lui stesso provocato.

Veniamo ora ad analizzare una scena in cui il fuori campo è usato come espediente tecnico e figura stilistica al contempo. La scena è tratta dal film Andrej Rublëv (1966), di Andrej Tarkovskij. Siamo poco dopo la metà del film, quando la città di Vladimir è stata saccheggiata da un esercito di tartari in complotto con dei russi, i quali hanno fatto irruzione nella cattedrale dell’Annunciazione. Tra i cadaveri nella chiesa semidistrutta, vi sono due superstiti: il pittore-monaco Andrej, e una donna sordomuta, che poco prima ha subito un tentativo di stupro da parte di un soldato russo, ucciso dal pittore.

Sconvolto, Andrej ha una visione di Teofane il Greco, anziano pittore suo maestro, morto alcuni anni prima. I due iniziano a parlare e Andrej palesa a Teofane il proprio turbamento circa gli episodi da poco accaduti, che lo hanno visto, tra l’altro, assassinare un uomo, e il pittore, colmo di sfiducia per gli uomini e sconvolto dalla loro crudeltà, matura il proposito di osservare un voto di silenzio e di non dipingere più.

Per tutto il dialogo tra i due personaggi, il fuori campo viene impiegato da Tarkovskij in maniera significativa come espediente tecnico volto ad connotare in senso espressivo lo sconforto di Andrej e il suo senso di smarrimento, nonché il suo dialogo “impossibile” con il morto Teofane in un’atmosfera oniroide.I due personaggi vengono a trovarsi di volta in volta in posizioni non plausibili rispetto alle loro uscite di campo. Mi spiego meglio: un personaggio lasciato fuori campo a sinistra dell’inquadratura, viene poi a trovarsi, senza stacchi e senza che egli passi davanti alla mdp, a destra, e viceversa. In pratica, Tarkovskij fa muovere il personaggio dietro la macchina da presa per poi farlo passare dal lato opposto nell’inquadratura successiva, quando tornerà in campo, raggiunto dal movimento della mdp, valorizzando così quel sesto fuori campo interdetto di cui parla Noel Burch.

Come è possibile notare dalle immagini, in oltre, i due personaggi sono illuminati in maniera differente: Andrej resta più spesso in ombra, mentre su Teofane scende una luce più intensa, che sembra connotarlo come visione onirica del pittore giovane. La scelta stilistica di Tarkovskij si rivela, seppure ardita, pienamente coerente con la situazione messa qui in scena e pertanto motivata dal punto di vista narrativo. Il fuori campo appare, nell’opera del regista sovietico, come uno degli elementi più rilevanti del suo stile registico.
Tornano utili, adesso le definizioni del fuori campo fatte da Gilles Deleuze. Egli distingue infatti un fuori campo relativo (a una singola inquadratura intesa come taglio parziale e prelievo da un ambiente più vasto) e uno assoluto (in cui l’inquadratura è taglio totale in rapporto a ogni campo possibile), da lui rinominati rispettivamente l’ “a-lato” e l’“altrove”. Scrive infatti il filosofo francese: “Ogni inquadratura determina un fuori campo. Non vi sono due tipi di quadro di cui uno soltanto rinvierebbe al fuori campo, ma due aspetti assai differenti del fuori campo di cui ognuno rinvia a un modo di inquadratura” .

Per avvalerci della terminologia deleuziana (qui, e in seguito a proposito del fuori campo in Bresson) potremmo dire che Tarkovskij oscilla tra l’ a-lato e l’altrove. Pur essendo Teofane visibile (a noi spettatori come ad Andrej), pur potendosi trovare “a-lato”, fuori campo rispetto allo spazio concreto degli interni della cattedrale di Vladimir, egli è al contempo presenza di un non specificato “altrove”, morto parlante di un aldilà non specificato, emanazione onirica della coscienza sconvolta di Andrej. Questo perchè i movimenti che compie fuori campo lo mostrano poi alternativamente ai due opposti lati del quadro, lo connotano come figura sospesa tra il reale e l’irreale, tra l’attuale e il virtuale, oscillante tra uno spazio immanente (a- lato) e concreto e un altro (altrove) trascendente e possibile, di cui Tarkovskij fa comunque sentire in qualche modo la presenza.

L’altro regista che mi propongo di analizzare a proposito del fuori campo è Robert Bresson. Accade più spesso che il fuori campo Bressoniano sia invece assoluto, sia cioè un altrove più che un a-lato. Nel cinema del regista francese sono frequenti le inquadrature di dettagli e particolari cui manca spesso un piano di insieme o un totale che connoti in maniera precisa l’ambientazione. Penso ad esempio al film Lancillotto e Ginevra (1974) in cui la sequenza del torneo dei cavalieri viene girata unicamente attraverso il succedersi di inquadrature di lance, dettagli di zoccoli e ventri di cavalli montati dai partecipanti.

Le inquadrature di Bresson innescano un tipo particolare di paradosso. Sono dettagli, dicevamo, il massimo cioè, dell’evidenza fotorealistica del mondo quotidiano, ma tale mondo non è rappresentato nelle sue proprietà spaziali concrete, bensì frammentato, rimandando a un Altrove assoluto, a un ambiente mai attuale e sempre virtuale perchè mai dato nelle inquadrature, che esiste unicamente e continuamente come spazio del possibile.
Dai casi presi in esame appare evidente come alcuni autori (ma se ne potrebbero citare anche altri, da Ophuls a Kubrick a Leone a Truffaut) abbiano conferito al fuori campo un valore di pratica (lo hanno cioè attivato consapevolmente) tecnica, narrativa, espressiva, stilistica, concettuale estremamente rilevante. Di più: essi hanno posto l’accento su ciò che nel cinema, fatto di immagini in movimento visibili, è invisibile in quanto non è immagine, non è in campo. Del resto, per il poeta citato in apertura del saggio, l’infinito non sarà visibile perché l’ultimo orizzonte è celato da una siepe, che invece è ben visibile, ma sedendo e mirando interminati spazi di là da quella….

Il Paradiso per Davvero Trailer italiano con Greg Kinnear e Kelly Reilly

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Guarda il Trailer italiano del film il del film Il Paradiso per Davvero, diretto da Randall Wallace. Tratto da un’incredibile storia vera, il film uscirà nelle sale il prossimo 10 luglio.

http://youtu.be/yStwRBbmxdw

Il Paradiso per DavveroTratto dall’omonimo best-seller che ha ottenuto la prima posizione nella classifica del New York Times , Il Paradiso per Davvero porta sullo schermo una storia vera che ha commosso milioni di persone in tutto il mondo: la straordinaria esperienza che ha cambiato la vita di un bambino e la decisione coraggiosa di suo padre di condividerla con tutti.

Candidato all’Oscar® e vincitore dell’Emmy ®Award, Greg Kinnear (Qualcosa è cambiatoLittle Miss Sunshine) interpreta Todd Burpo, imprenditore di una piccola città, vigile del fuoco volontario e pastore, che cerca di andare avanti in un anno difficile per la sua famiglia. Dopo che suo figlio Colton (interpretato da Connor Corum al suo debutto cinematografico) è stato ricoverato in ospedale per un intervento chirurgico d’urgenza, Todd e sua moglie Sonja (Kelly Reilly, Volo, Sherlock Holmes) sono felici per la sua guarigione miracolosa.

Ma sono del tutto impreparati a ciò che succede dopo. Colton inizia a descrivere nei particolari il suo incredibile viaggio verso il cielo.

Mentre Colton racconta con innocenza dettagli che non poteva conoscere, il padre Todd si trova a scontrarsi contro un muro di mistero e dubbio, finché non riesce a ritrovare la speranza, la fede e la forza di andare avanti.

TriStar Pictures presenta Il Paradiso per Davvero, diretto da Randall Wallace, lo scrittore candidato all’Oscar ® per Braveheart- Cuore impavido. La sceneggiatura è di Randall Wallace e Christopher Parker, basata sul libro di Todd Burpo e Lynn Vincent. Il film è prodotto da Joe Roth e TD Jakes e i produttori esecutivi sono Sue Baden-Powell, Sam Mercer e Derrick Williams. Insieme a Kinnear, Reilly e Corum,fanno parte del cast Margo Martindale (Justified, I segreti di Osage County), Thomas Haden Church(Sideways – In viaggio con Jack, La mia vita è uno zoo) vincitore dell’Emmy ® Award e candidato all’Oscar ®. Le musiche sono di Nick Glennie-Smith. Fanno parte del team anche il direttore della fotografia Dean Semler (Balla coi lupi, Mad Max: The Road Warrior, Apocalypto) membro dell’Australian Cinematographers Society (ACS) e dell’American Society of Cinematographers (ASC), vincitore dell’Oscar®, lo scenografo Arv Greywal (Lars e una ragazza tutta sua), il montatore John Wright (Apocalypto, Speed), membro dell’ American Cinema Editors, due volte vincitore del BAFTA Award e il costumista Michael T. Boyd (Segreteria, We Were Soldiers – Fino all’ultimo uomo).
Durata del film: 100 minuti

Il Paradiso degli Orchi teaser trailer

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Il Paradiso degli Orchi teaser trailer

Il Paradiso degli Orchi teaser 2 Un primo assaggio dello strampalato universo di Benjamin Malaussène, protagonista de Il Paradiso degli Orchi, il nuovo film di Nicolas Bary tratto dal primo libro della fortunata saga di Monsieur Malaussène di Daniel Pennac.

Professione bizzarra quella di Malaussène: è il capro espiatorio dei grandi magazzini di Parigi. E quando il centro commerciale diventa oggetto di attentati dinamitardi, il sospettato numero 1 è proprio lui. Sarà questa la prima occasione in cui Benjamin cercherà di provare la sua innocenza e trovare il vero colpevole, supportato dall’amata zia Julie e dalla tribù di fratelli.

Nel cast Raphael Personnaz, Bérénice Bejo, Emir Kusturica, Guillaume De Tonquédec. L’uscita del film in Italia è prevista ad ottobre.

Il paradiso degli orchi recensione del film tratto da Pennac

Il paradiso degli orchi recensione del film tratto da Pennac

il paradiso degli orchi recensione

Il Paradiso degli orchi di Nicolas Bary è stato presentato al Festival Internazionale del Film di Roma 2013 nella categoria “fuori concorso”.

Benjamin Malaussène (Raphael Personnaz) di professione fa il capro espiatorio. Lavora ai grandi magazzini e si prende tutti i rimproveri dall’ufficio reclami, con la speranza che il cliente, dopo un acquisto non andato a buon fine, si impietosisca e non sporga denuncia. Vive con una bizzarra famiglia di fratellastri e sorellastre a cui deve badare. Una donna dai capelli rossi, zia Julia (Bérénice Bejo) e una serie di incidenti…esplosivi sul luogo di lavoro, lo porteranno ad essere l’indiziato numero 1 di una serie di omicidi, tanto per aggiungere un tocco in più ad una vita già abbastanza complicata.

Tratto dall’omonimo libro appartenente al cosiddetto ciclo di Malaussène, scritto da Daniel PennacIl Paradiso degli orchi si impegna a conservare le atmosfere del romanzo e lo fa parlare con le immagini. Pur con le dovute modifiche d’adattamento, specie nel numero dei personaggi, l’intenzione di voler rimanere fedeli all’alone generale che circonda il libro di Pennac è chiara.

È difficile non amare il personaggio di Malaussène. Un capro espiatorio sul lavoro e anche, non volendo, nella vita: per quanto possa impegnarsi, è sempre colpa sua. Il montaggio del film è frenetico, instancabile, come a sottolineare che per  il protagonista non c’è mai pace. Tranne in alcuni momenti, attimi di tregua dove tutto diventa diverso. I racconti inventati che offre ai suoi fratellastri ne sono un esempio, evasione dalla realtà per toccare le vette della fantasia. E in questi momenti si può essere qualunque cosa, dall’eroe senza macchia e senza paura, all’inventore di storie, fino ad arrivare a interloquire con una giraffa che prende vita.

Una commedia divertente e umoristica, tra dialoghi frizzanti e un ritmo rapidissimo. Il tutto rinchiuso in una cornice che avvolge uno scenario vivace e colorato. C’è un odore di leggerezza che permane durante tutto il film, appena un gradino sotto il confine tra realtà e fantasia.

Menzione speciale per il personaggio di Stojil, interpretato da Emir Kusturica. Esce domani 14 Novembre nelle sale italiane.

La nostra foto gallery del Festival:
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Il Paradiso Amaro di Payne

Il Paradiso Amaro di Payne

Le combinazioni vincenti non sono dettate dalla loro natura di affinità e questo Alexander Payne lo ha capito da sempre. La bellezza non è data dalla felicità, e forse la perfezione dei suoi film scaturisce da abbinamenti opposti e complementari: la spensieratezza della California con la consapevolezza amara vissuta da Paul Giamatti, e ancora l’esotismo delle Hawaii con il dramma di George Clooney.

Il panel di Dark Shadow al Comic-Con

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Il panel di Dark Shadow al Comic-Con

Tim Burton torna con la sua squadra, ovvero Johnny Depp e Helena Bonham Carter, con l’aggiunta di Michelle Pfeiffer, Eva Green e Jackie Earle Haley e porta al Comic-Con

Il Palm Springs IFF aprirà con i salmoni di Lasse Hallstrom

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Il Palm Springs IFF aprirà con i salmoni di Lasse Hallstrom

La 23esima edizione del Palm Springs International Film Festival aprirà i battenti il prossimo 5 gennaio con la proiezione

Il Paese delle Spose Infelici: recensione del film

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Il Paese delle Spose Infelici: recensione del film

In Il Paese delle Spose Infelici Zazà e Veleno sono due ragazzini, amici per la pelle, ma molto diversi per famiglia e condizione. Figlio di medio borghesi Veleno, con un futuro e prospettive, e soprattutto dei genitori che lo seguono, figlio della strada invece Zazà, orfano che vive con un fratello delinquente e con una sola via di fuga dal degrado della periferia tarantina: il calcio. L’arrivo di Annalisa nelle loro vite crea aspettative e tensioni, ma anche attimi di pura estasi in cui i due maldestri amici riesacono ad assaporare un po’ di felicità, riuscendo a sfuggire per poco al loro destino segnato.

Il Paese delle Spose Infelici si rivela un prodotto strana, atipico e difficile da classificare. Sembra il classico film italiano che racconta il malessere giovanile, ma la presenza di questa figura femminile, sorta di Malena alla Tornatore, ma meno patinata, introduce un velo di mistero, quasi un’evasione dalla realtà per rifugiarsi in un sogno di bellezza e dolcezza, cose che per i due ragazzini sembrano impossibili da trovare nella vita vera.

Il Paese delle Spose Infelici, il film

Il racconto procede da lontano, senza creare una vera e propria empatia con lo spettatore, mostrando il calore e l’arsuro, la vittoria e la violenza, la possibilità di riscatto da una vita dura e ingiusta, possibilità che puntualmente sfugge a chi, come Zazà, è cresciuto in un ambiente malato. I giovani protagonisti Luca Schipani e Nicolas Orzella hanno quell’aspetto ruvido, di chi vuole atteggiarsi a uomo, ma con gli occhi colmi di stupore e dolcezza. I loro personaggi sono avidi di immagini e di corpi e la bella Annalisa (Aylin Prandi), l’apparizione volante che piomba nelle loro vite, rappresenta l’incarnazione dei loro desideri, la sposa infelici che loro in qualche modo desiderano curare.

Il titolo stesso del film Il Paese delle Spose Infelici, rimanda però a qualcosa di più del singolo caso di Annalisa, non è solo lei la sposa infelice, ma forse tutte quelle donne la cui vita si svolge in quell’ambiente ricco solo di miseria droga e inquinamento. La sposa infelice diventa quindi una metafora del malessere di una terra che non riesce a guarire, malata dalle fondamenta, incapace di accogliere nel sue grembo speranze e sogni di giovani uomini.

Il Paese dei Jeans d’agosto: finite le riprese del film

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Il Paese dei Jeans d’agosto: finite le riprese del film

Il sono concluse oggi le riprese del film “Il Paese dei Jeans d’agosto”, opera prima di Simona Bosco Ruggeri.  Il lungometraggio, girato interamente in Campania – precisamente nel Vallo di Diano e a Montesano  – è prodotto da Akita Film con Maremosso, Adler Entertainment e Minerva Pictures.

L’opera indaga la quotidianità di una piccola provincia italiana dove ha luogo la super “postata”, quanto chiacchierata, storia tra il sedicente influencer @IlCarlito e @LaRossetti, in perenne attesa di un cambiamento che svolti in positivo la vita. Carlo e Luisa sono disposti a tutto pur di perseguire i propri obiettivi, e non avranno scrupoli nell’utilizzare a proprio vantaggio la realtà fittizia dei social per raggiungerli.

Lina Siciliano (Luisa Rossetti), dopo i premi e i riconoscimenti ottenuti con il ruolo drammatico interpretato in “Una Femmina”, è la protagonista di questa commedia con un personaggio originale e divertente.  Pasquale Risiti (IlCarlito), conosciuto per le interpretazioni nelle serie di successo come “Gomorra”, “Un medico in famiglia”, “La Squadra”,  e nel film “Non tutto è perduto”, esordisce in questa occasione con un ruolo da protagonista. Il cast si completa con attori amati dal pubblico come Enzo Decaro (Guglielmo Rosetti), Rosalia Porcaro (Agata Maria Rosaria Landolfi), Nunzia Schiano (Pinuccia Callegari), Ninni Bruschetta (Faluccio Arato), Valerio Santoro (Don Martino), Ludovica Coscione (Elena Rosetti), Mimma Lovoi (La Venezuelana), Franca Abategiovanni (Tanina), Adriano Occulto (Marvin) e Manuela Morabito (Gloria).

Un pesce grosso nell’acquario è piccolo nell’oceano e l’Oceano ora è a portata di click – racconta con ironia la regista, Simona Bosco Ruggeri – Facebook, Instagram, TikTok, Twitter: arene in cui gareggiare all’ultimo selfie. Like, followers, trending, hashtags sono indici per misurare la propria vita e il proprio valore. E se sei l’ultimo in classifica, è crisi. E’questo il punto di vista della storia che racconteremo”.

“Crediamo molto in questo progetto- spiegano i produttori Luca Lucini e Paolo Zaninello – siamo sicuri che ha gli ingredienti giusti per regalare un gran bel film ad un pubblico trasversale. La sceneggiatura ha il pregio di utilizzare un linguaggio naturale, spontaneo e contemporaneo. Un film coinvolgente, capace di parlare il linguaggio di generazioni lontane fra loro e raccontare così una storia vicina a tutti noi, al nostro mondo che cambia”.

La trama

Nel cortocircuito fra i Social e la socialità di una piccola provincia un tempo isolata, adesso fortemente “connessa”, ha luogo la tanto postata quanto chiacchierata storia tra @IlCarlito e @LaRosetti. Il ventiseienne Carlo, un tempo V.I.P., è ora un sedicente Influencer alla perenne ricerca di soldi da trasformare in likes. La ventottenne Luisa, un tempo promessa laureanda, è ora alla mercé del Paese in perenne attesa che qualcosa le capiti. A Luisa capita Carlo, a @IlCarlito, @LaRosetti: Lui piace ma non ha soldi, Lei ha soldi ma non piace. Insieme puntano a tutto.

Il padrino: tutte le curiosità sul film con Marlon Brando

Il padrino: tutte le curiosità sul film con Marlon Brando

Quella di Il padrino è una delle trilogie cinematografiche più conosciute e amate di sempre, vero e proprio simbolo di un genere. Con tre film, questa affronta un arco temporale di circa 96 anni, raccontando ascesa e declino della famiglia Corleone, tra le più potenti in assoluto nella malavita di New York. Il primo film, intitolato semplicemente Il padrino, uscì al cinema nel 1972 per la regia di Francis Ford Coppola, qui alle prese con il suo primo grande lungometraggio dopo averne diretti alcuni a basso costo. Nonostante i numerosi problemi produttivi, legati principalmente a divergenze con i produttori sulla scelta del cast, il film riuscì infine a prendere vita.

Il padrino si affermò da subito come un successo straordinario, incassando nei soli Stati Uniti ben 86 milioni di dollari, battendo dunque il record di Via col vento che durava da oltre trent’anni. Anche la critica lodò il film, definendolo il più bello incentrato sulle losche attività della mafia e l’impatto culturale lasciato dal film nell’immaginario collettivo rimarrà nella storia, con i numerosi detti mafiosi e alcune scene chiave (come quella della testa di cavallo, o la morte di Sonny) rimaste indelebili ancora oggi, a tal punto da essere citate in numerose altre pellicole di successo negli anni a venire.

Candidato a 10 premi Oscar, Il padrino finì con il vincerne tre: miglior film, miglior sceneggiatura non originale e miglior attore protagonista a Marlon Brando, il quale però come noto rifiutò il premio. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al libro e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il padrino: la trama del film

La vicenda del film si svolge nella New York a metà tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta ed ha per protagonista la famiglia di origine italo-americana Corleone, la più potente nell’ambiente mafioso della città. Questa è specializzata in attività come gioco d’azzardo, racket e prostituzione e il tutto viene gestito dal patriarca Don Vito. Grazie ai numerosi debitori di cui è circondato, egli vanta un potere immenso, che gli ha permesso di ottenere amicizie importanti tra i personaggi di spicco della società newyorkese. Ormai anziano, però, Don Vito si sente in dovere di scegliere un proprio successore.

Tra i pretendenti al suo posto vi sono naturalmente i suoi figli, dall’iracondo Sonny all’ingenuo Fredo, dal figliastro Tom Hagen fino al riluttante Michael. Quest’ultimo, mantenutosi sempre estraneo alle attività criminali della famiglia, finisce a poco a poco per esserne coinvolto in modo sempre più personale. Mentre la famiglia cerca dunque di riassestarsi per confermare il proprio dominio, una serie di scontri con altri clan mafiosi renderanno sempre più delicata la situazione, sino a portare alla necessità di attuare delle vendette non prive di ovvie conseguenze. Per i Corleone si presentano dunque momenti molto difficili.

Il padrino: il libro da cui è tratto il film

Come noto, il film è l’adattamento dell’omonimo romanzo scritto da Mario Puzo e pubblicato nel 1969. All’interno di questo si narrano le vicende di una famiglia mafiosa di origini italiane. Il libro godé da subito di una grandissima popolarità e introdusse una serie di terminologie tipiche di quell’ambiente all’epoca ancora poco note. Nel testo, per esempio, si può leggere la parola omertà lasciata in italiano, divenuta da quel momento estremamente popolare. Diviso in nove parti, il libro contiene una grande quantità di eventi e personaggi, non tutti finiti nel primo film della trilogia.

Molto di quanto non inserito in questo, però, è stato poi ripreso per i successivi due sequel. In particolare, i contenuti del romanzo formarono la base per i primi due film, integrati da nuovo materiale, sceneggiato dall’autore stesso, per parte del secondo e del terzo. Con il completamento della trilogia, dunque, Puzo poté vedere compiersi il suo appassionato racconto della famiglia Corleone. Nel 1984, infine, Puzo pubblicò anche quello che è giudicato uno “spin-off” de Il padrino, ovvero Il siciliano, dedicato al bandito Salvatore Giuliano.

Il padrino cast

Il padrino: il cast del film

La composizione del cast di Il padrino fu uno degli aspetti più complessi del film. Molti attori non considerati desideravano infatti avere una parte, mentre alcuni di quelli indicati da regista e produttori non volevano assolutamente saperne nulla. Per il ruolo di Don Vito Corleone, ad esempio, è noto che Orson Welles fece grande pressione pur di ottenere la parte. Francis Ford Coppola, grande fan di Welles, ha però dovuto rifiutare l’offerta perché aveva già in mente Marlon Brando per il ruolo e sentiva che Welles non sarebbe stato adatto. Brando, però, notoriamente problematico, era visto con grande preoccupazione dai produttori, che richiesero che l’attore firmasse un contratto ricco di clausole da rispettare.

L’interpretazione di Brando è ancora oggi considerata una delle migliori nella storia del cinema. Egli si dedicò personalmente anche alla caratterizzazione del personaggio, richiedendo di poter indossare uno speciale apparecchio dentale che gli gonfiasse le guance, donandogli l’aspetto di un bulldog. Per il personaggio di Michael Corleone, invece, Coppola scelse l’allora quasi sconosciuto Al Pacino, in quanto egli possedeva l’aspetto di un vero siciliano. Vi sono poi James Caan nei panni di Sonny Corleone e Robert Duvall in quelli di Tom Hagen, Diane Keaton è Kay Adams, fidanzata di Michael, mentre John Cazale è Fredo.

Il padrino: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Il padrino grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Now, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 11 ottobre alle ore 21:00 sul canale Iris.

https://www.youtube.com/watch?v=379OHVmeqxs

Fonte: IMDb

Il Padrino: per la Paramount un quarto capitolo è una possibilità

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La Paramount ha affermato che un quarto film della saga de Il Padrino è una possibilità. Negli ultimi mesi si è tornato a parlare della celebre trilogia in seguito alla notizia della distribuzione della Director’s Cut de Il Padrino – Parte III, che uscirà alla fine del mese di dicembre con il titolo “Mario Puzo’s The Godfather, Coda: The Death of Michael Corleone”. Secondo Diane Keaton, a cui non era piaciuta la conclusione originale della trilogia, il nuovo taglio ha migliorato notevolmente il film.

Nel 1990, all’epoca della sua uscita in sala, Il Padrino – Parte III è stato accolto in maniera negativa rispetto ai primi due capitoli, da sempre considerati due dei migliori film della storia del cienma. Francis Ford Coppola ha iniziato a lavorare sulla Director’s Cut all’inizio di quest’anno, un lavoro più o meno simile a quanto già fatto in passarto con Apocalypse Now Redux. Secondo quanto riportato, la nuova versione del film sarà corredata da un nuovo inizio, un nuovo finale e anche da una serie di riprese alternative di alcune scene, oltre a nuovi spunti musicali.

Adesso, in una dichiarazione ufficialmente rilasciata al New York Times, la Paramount Pictures ha affermato che un quarto capitolo de Il Padrino è una possibilità. Lo studio ha specificato che la decisione di dare o meno il via libera ad un nuovo film dipenderà dall’arrivo nelle loro mani della “storia giusta”. In passato, Coppola si era sempre dichiarato contrario ad un nuovo eventuale capitolo. Tuttavia, la decisione finale spetta comunque alla Paramount, in possesso dei diritti sulla saga.

“Sebbene non ci siano piani imminenti per un altro film nella saga de Il Padrino, dato il potere duraturo della sua eredità, rimane una possibilità qualora venisse fuori la storia giusta”, questa la dichiarazione ufficiale della Paramount.

I progetti in cantiere legati alla saga de Il Padrino

Attualmente, ci sono diversi progetti in lavorazione incentrati sul making of de Il Padrino. Tra questi, figura anche Francis and The Godfather con Oscar Isaac e Jake Gyllenhaal, che racconterà proprio della realizzazione del film e del conflittuale rapporto tra Coppola e il produttore Robert Evans. Il film, che sarà diretto da Barry Levinson, si concentrerà infatti sulle battaglie leggendarie e selvagge che hanno portato alla realizzazione del classico del 1972.

Il Padrino: Parte III director’s cut, il poster conferma il titolo

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L’account Twitter di The Film Stage ha diffuso un nuovo poster per Il Padrino: Parte III director’s cut che rivela il nuovo titolo del film. Si tratta di The Godfather Coda: The Death of Michael Corleone. La trilogia del Padrino di Francis Ford Coppola è considerata uno dei più straordinari risultati cinematografici di sempre, tanto che è in lavorazione un film sul suo making of, anche se molti ritengono che il terzo capitolo della serie sia il suo punto più basso.

Nonostante le recensioni negative e un’accoglienza molto tiepida da parte dei fan della serie, Il Padrino: Parte III ha ricevuto 7 nomination agli Oscar (ma non è riuscita a vincerne nessuno). Ora, 30 anni dopo il suo primo arrivo, Coppola e Paramount Pictures pubblicheranno una versione del film tutta decisa dal regista. Tramite l’account Twitter di The Film Stage, è stato rivelato un primo sguardo al poster del film e al suo nuovo titolo. The Godfather Coda: The Death of Michael Corleone presenterà un inizio e una fine completamente nuovi, che secondo Coppola rappresentano una conclusione più appropriata per la serie. Il film uscirà nelle sale USA a dicembre, seguita da una versione VOD e Blu-Ray.

https://twitter.com/TheFilmStage/status/1311344824612794373?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1311344824612794373%7Ctwgr%5Eshare_3&ref_url=https%3A%2F%2Fscreenrant.com%2Fgodfather-3-directors-cut-poster-new-title-release%2F

Il Padrino: in produzione un film sulla lavorazione del film

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Il Padrino: in produzione un film sulla lavorazione del film

La HBO sta lavorando a un film dal titolo Francis and The Godfather, uno show tv che seguirà le vicende produttive de Il Padrino. Chiaramente il Francis del titolo è chiaramente Ford Coppola.

Si tratterà di un film che, come è stato per l’Hitchcock con Anthony Hopkins, che raccontava la produzione di Psycho, racconterà la produzione di uno dei capolavori del maestro italo americano Francis Ford Coppola.

Il Padrino: in produzione un film sulla lavorazione del film

Il film sarà basato su una sceneggiatura di Andrew Farotte, inserita nella Black List del 2015. La Black List, ricordiamo, è una lista dei migliori script registrati a Hollywood che non sono ancora stati trasformati in film.

Francis and The Godfather sarà prodotto da Mike Marcus (The Ward), Doug Mankoff (Nebraska) e Andrew Spaulding (The Young Messiah). La consulenza produttiva sarà affidata a Paul Bart, l’executive che per primo opzionò Il Padrino.

Film che ha lanciato la folgorante carriera di Al Pacino nel 1972, Il Padrino rimane a oggi uno dei migliori esempi di cinema offerti da Coppola. Nel cast originale, al fianco di Pacino, ci sono Marlon Brando, James Caan, Robert Duvall, John Cazale, Richard S. Castellano, Gianni Russo, Talia Shire e Diane Keaton.

Come ben sanno gli appassionati di cinema, il film ha avuto due sequel, la Parte II che ha brillato per la superba interpretazione di Robert De Niro nei panni del giovane Vito Corleone, e la Parte III che resta il progetto più debole della trilogia, realizzata a molti anni di distanza e su commissione.

Fonte: Variety

Il Padrino: ecco quando Al Pacino ha capito che si stava realizzando un capolavoro

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Nel corso di un’intervista con NYTAl Pacino ha ricordato alcuni dei momenti migliori sul set de Il Padrino, del quale quest’anno ricorre il 50° anniversario. Uno dei più grandi film della storia del cinema non lo è di certo in fase di realizzazione, nel senso che solo l’accoglienza e il tempo concedono questo tipo di investiture, eppure, Pacino ricorda l’esatto momento in cui ha pensato che stava contribuendo a realizzare un capolavoro.

Il suo ricordo risale al giorno in cui stavano girando la scena del funerale di Don Vito Corleone, Marlon Brando, e di quando vide Francis Ford Coppola piangere perché voleva il tempo di una ripresa in più:

“Ricordi la scena del funerale di Marlon, quando l’hanno stroncato? Era finita per la sera, il sole stava tramontando. Quindi, naturalmente, sono felice perché posso andare a casa e bere qualcosa. Stavo andando al mio camper, dicendo, beh, sono stato abbastanza bene oggi. Non avevo battute, né obblighi, andava bene. Ogni giorno senza battute è un buon giorno. Quindi torno al mio camper. E lì, seduto su una lapide, c’è Francis Ford Coppola, che piange come un bambino. Piangeva a profusione. E sono andato da lui e gli ho detto, Francis, cosa c’è che non va? Cosa è successo? Dice: “Non mi daranno un’altra possibilità”. Ciò significa che non gli avrebbero permesso di filmare un’altra inquadratura. E ho pensato: va bene. Immagino di essere in un buon film qui. Perché lui aveva questo tipo di passione ed eccola lì.”

La sensazione di Al Pacino, di essere in buone mani, si è poi trasformata in una certezza, dal momento che Il Padrino, a oggi, è uno dei più grandi prodotti cinematografici della storia.

Il Padrino: dal 28 febbraio al 2 marzo evento al cinema per i 50 anni del capolavoro di Coppola

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“Sono molto orgoglioso de Il Padrino, che ha certamente definito la prima parte della mia vita creativa”, ha detto Francis Ford Coppola. “In questo tributo per il 50° anniversario, è gratificante celebrare questa pietra miliare con la Paramount insieme ai meravigliosi fan che lo hanno amato per decenni, alle giovani generazioni che lo trovano ancora attuale e a coloro che lo scopriranno per la prima volta.”

Il trailer de Il Padrino in versione restaurata

Il magistrale adattamento cinematografico di Coppola del romanzo di Mario Puzo racconta l’ascesa e la caduta della famiglia Corleone e la trilogia cinematografica è giustamente considerata come una delle più grandi della storia del cinema.  In preparazione del 50° anniversario dell’uscita originale del primo film, il 24 marzo 1972, la Paramount e la casa di produzione di Coppola, la American Zoetrope, hanno intrapreso un restauro scrupoloso di tutti e tre i film nel corso di tre anni.

Ogni sforzo è stato fatto per creare la migliore presentazione possibile per il pubblico di oggi, che può guardare i film usando una tecnologia che è progredita enormemente dal 2007, quando l’ultimo restauro è stato completato dall’eminente storico del cinema e conservatore Robert Harris.  Usando quel lavoro come modello, il team ha speso migliaia di ore per assicurarsi che ogni fotogramma fosse valutato per creare la presentazione più incontaminata rimanendo fedele all’aspetto originale dei film.

“Ci siamo sentiti privilegiati nel restaurare questi film e un po’ in soggezione ogni giorno che ci abbiamo lavorato”, ha detto Andrea Kalas, Vicepresidente Senior della Paramount Archives.

DETTAGLI DEL RESTAURO
– Oltre 300 cartoni di pellicola sono stati esaminati per trovare la migliore risoluzione possibile per ogni fotogramma di tutti e tre i film.
– Più di 4.000 ore sono state spese per riparare macchie di pellicola, strappi e altre anomalie nei negativi.
– Oltre 1.000 ore sono state spese per una rigorosa correzione del colore per assicurare che gli strumenti ad alta gamma dinamica fossero rispettosi della visione originale di Coppola e del direttore della fotografia Gordon Willis.
– Oltre all’audio 5.1 approvato da Walter Murch nel 2007, le tracce mono originali de Il padrino e Il padrino: Parte II sono state restaurate.
– Tutto il lavoro è stato supervisionato da Coppola.

Il Padrino: 10 cose che non sai sulla trilogia più famosa del cinema

Il Padrino è una delle trilogie più amate della storia del cinema, firmata da Francis Ford Coppola e incentrata sulle attività della Famiglia Corleone, una delle famiglie mafiose più potenti di New York. basati sul romanzo Il Padrino di Mario Puzo, la trilogia si svolge in un arco di 96 anni. Con questi tre film, Coppola ha segnato una e più generazioni, consacrando gli attori che ne hanno fatto parte

Ecco dieci cose che, forse, non sapevate sulla trilogia de Il Padrino.

Il Padrino – Parte 1

1. Il Padrino è arrivato in Italia il 21 settembre 1972. In questo film, Marlon Brando voleva far sì che il suo Don Vito Corleone assomigliasse a un bulldog, quindi ha deciso di inserire del cotone nella zona delle guance durante il provino. Durante il film, ha invece indossato un tipo di apparecchio speciale creato appositamente da un dentista. Un gesto inaspettato quello Brando, come il bacio che Vito da a Johnny Fontana e come lo è stato quello di tenere in braccio il gattino che, inizialmente, non era previsto nel copione.

2. Ne Il Padrino Orson Welles avrebbe voluto interpretare Don Vito Corleone. Welles cercò di fare pressione per avere la parte di Don Vito Corleone, offrendosi anche di perdere un certo quantitativo di peso per ottenere la parte. Francis Ford Coppola, grande fan di Welles, ha dovuto rifiutare l’offerta perché aveva già in mente Marlon Brando per il ruolo e sentiva che Welles non sarebbe stato adatto.

3. Il Padrino ha reso famosa Savoca. Grazie a Il Padrino, nei primi anni ’70 la Sicilia vide un grande aumento del turismo, soprattutto nella città di Savoca, appena fuori Taormina, che fu usata per girare le scene in cui Michael è in esilio in Italia.

Il Padrino – Parte 2

4. Il Padrino – Parte 2 è uscito il 25 settembre 1975. Per poter interpretare Vito Corleone, Robert De Niro ci ha messo ben 4 mesi per poter imparare a parlare in perfetto dialetto siciliano. Quasi tutti i dialoghi del suo personaggio nel film sono parlati in siciliano. Inoltre, De Niro e Brando sono gli unici due attori ad aver vinto, in maniera separata, degli Oscar per aver interpretato uno stesso ruolo. Brando vinse l’Oscar al Miglior Attore per Il Padrino, mentre De Niro ha vinto l’Oscar come Miglior Attore non Protagonista per Il Padrino – Parte 2, sempre per il ruolo di Don Vito Corleone.

5. Coppola avrebbe voluto abbandonare Il Padrino – Parte 2. Francis Ford Coppola aveva avuto un’orribile esperienza come regista per il primo capitolo de Il Padrino e chiese di poter scegliere un regista differente per il seguito, mentre avrebbe prodotto il film. Scelse Martin Scorsese, ma i suoi dirigenti rifiutarono la proposta. Così, Coppola accettò di dirigere il film, ma con determinate condizioni.

6. Coppola cercò di riportare Brando in Il Padrino – Parte 2. Francis Ford Coppola considerò di riprendere Marlon Brando per il ruolo di Vito Corleone da giovane, convinto che lui avrebbe potuto interpretarlo a qualsiasi età. Ma come si mise a lavorare alla sceneggiatura, si ricordò della fenomenale audizione di Robert De Niro per Il Padrino del 1972 e decise di scritturare lui senza offrire la parte a Brando. Tuttavia, Brando fu considerato per essere introdotto nel film mediante un suo cameo in un flashback alla fine del film ma, siccome a Brando non era piaciuto il modo in cui la Paramount Pictures lo aveva trattato durante Il Padrino, decise di non girare il giorno in cui la scena era prevista. Coppola, allora, riscrisse la scena senza Vito ed essa fu filmata il giorno successivo.

Il Padrino – Parte 3

7. Sofia Coppola ha partecipato a Il Padrino. Sofia Coppola (figlia di Francis Ford Coppola), ha interpretato la figlia di Michael Corleone in Il Padrino – Parte 3, nonostante abbia vestito i panni della nipote ne Il Padrino del ’72 e di una bambina senza nome su una nave de Il Padrino – Parte 2. Originariamente fu considerata per il ruolo Winona Ryder, ma non vi poteva prendere parte visto il suo impegno in Edward mani di forbice di Tim Burton.

8. Coppola non è stato contento del risultato. Francis Ford Coppola ha ammesso che non è molto contento del risultato finale del film, in quando non ha avuto molto tempo per lavorare al copione. Coppola avrebbe voluto sei milioni di dollari per la sceneggiatura, produzione e regia, con sei mesi di tempo per lavorare alla sceneggiatura. Lo studio, invece, gli diede l’opportunità di ricevere un milione e di avere sei settimane per lavorare alla sceneggiatura, per poter uscire nel periodo natalizio del 1990. Coppola si è pentito di non aver potuto inserire il personaggio di Tom Hagen nella sceneggiatura perché lo studio rifiutò di venire incontro alle richieste monetarie di Robert Duvall. Senza il personaggio di Hagen, si è buttato via un personaggio essenziale e un’altrettanta essenziale controparte per Michael Corleone.

9. Frank Sinatra avrebbe potuto far parte di Il Padrino – Parte 3. Data la popolarità dei primi due capitoli de Il Padrino, Frank Sinatra ritirò le sue antipatie verso i primi due film, ed ebbe modo di esprimere il proprio interesse per il personaggio di Don Altobello. Perse poi interesse quando ritenne che non sarebbe stato, secondo lui, adeguatamente pagato per ruolo; ruolo che poi andò a Eli Wallach. Paradossalmente, per il film Da qui all’eternità, Wallach si ritirò dal progetto per la paga troppo bassa e il suo ruolo andò proprio a Sinatra.

Il Padrino: streaming

10. La trilogia de Il Padrino è disponibile in streaming. Per chi desidera rivedere una delle trilogie più famose della storia del cinema, può appellarsi allo streaming, trovando tutti e tre i film su Infnity.

Fonte: IMDb

Il Padrino Trilogy: Omertà edition [unboxing]

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Il Padrino Trilogy: Omertà edition [unboxing]

Debutta in occasione per il 45° Anniversario l’edizione speciale Il Padrino Trilogy: Omertà edition, la saga culto diretta da Francis Ford Coppola e con protagonisti Marlon Brando, Al Pacino, James Caan, Robert Duvall, John Cazale, Richard S. Castellano, Gianni Russo, Talia Shire e Diane Keaton.

Il film come molti di voi già sapranno si basa su una sceneggiatura  scritta dallo stesso Coppola insieme a Mario Puzo, è liberamente ispirata al romanzo omonimo scritto dallo stesso Puzo.

Il primo film Il Padrino fu acclamato dal pubblico in tutto il mondo e ottenne un forte impatto culturale. Alla sua uscita negli Stati Uniti il film incassò 135 milioni di dollari, frantumando il record del kolossal Via col vento. La pellicola fece riemergere la Paramount Pictures da una difficile situazione economica, oltre a ridare linfa alla carriera di Marlon Brando.

The Godfather TrilogyLa Omertà Edition de Il Padrino Trilogy è un’autentica chicca per collezionisti e degna edizione per festeggiare il quarantacinquesimo compleanno dall’uscita del primo film. Infatti, l’edizione non contiene solo i consueti contenuti speciali e ben quattro dischi ma soprattutto un elegante packaging che richiama le fattezze di un libro antico.

Inoltre le sorprese non finiscono qui, perché la bellezza di questa edizione sta nel scoprire lentamente tutti i contenuti presenti. A partire da Anatomia di una scena, ovvero alcune delle scene più memorabili dallo schermo agli estratti di sceneggiatura abbinati alle istantanee del film.

Il padrinoMa le sorprese non finiscono qui, perché ci sono anche le carte con tanto di citazioni, così possiamo ripercorrere le celebri battute dei personaggi più celebri della saga, che decorano il retro delle eleganti carte del film.

Inoltre sono presenti nell’edizione anche le schede quiz per divertirsi tra cinefili e mettersi alla prova con altri fan della saga per scoprire quanto sappiamo su Il Padrino, così da riuscire a distingue i Don dai Capiregime.

Ciliegina sulla torta è invece la poesia magnetica con il quale creare ex novo frasi illuminate partendo dalle parole dei dialoghi che amiamo e conosciamo.

Il padrino

La trilogia de Il Padrino: edizione Omertà, il film senza tempo di Francis Ford Coppola è una collezione che raccoglie il meritato consenso del pubblico ed oltre alla versione restaurata del Il Padrino, Il Padrino parte II e all’edizione rimasterizzata del Il Padrino Parte III, contiene anche scene esclusive e inedite da collezione.

Tra i contenuti speciali, meritano una menzione Il Mondo de Il Padrino, Il capolavoro che quasi no esisteva, Emulsione Rescue e Quattro cortometraggi su Il Padrimo.

Il Padrino Edizione Omertà

Il Padrino Edizione Omertà

Il Padrino Edizione Omertà

Il Padrino torna al cinema per il suo 50° anniversario

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Il Padrino torna al cinema per il suo 50° anniversario

Il Padrino, il magistrale adattamento cinematografico di Francis Ford Coppola del romanzo di Mario Puzo racconta l’ascesa e la caduta della famiglia Corleone e la trilogia cinematografica è giustamente considerata come una delle più grandi della storia del cinema compie ben cinquant’anni.  In preparazione del 50° anniversario dell’uscita originale del primo film, il 24 marzo 1972, la Paramount e la casa di produzione di Coppola, la American Zoetrope, hanno intrapreso un restauro scrupoloso di tutti e tre i film nel corso di tre anni.

Ogni sforzo è stato fatto per creare la migliore presentazione possibile per il pubblico di oggi, che può guardare i film usando una tecnologia che è progredita enormemente dal 2007, quando l’ultimo restauro è stato completato dall’eminente storico del cinema e conservatore Robert Harris.  Usando quel lavoro come modello, il team ha speso migliaia di ore per assicurarsi che ogni fotogramma fosse valutato per creare la presentazione più incontaminata rimanendo fedele all’aspetto originale dei film.

“Sono molto orgoglioso de Il Padrino, che ha certamente definito la prima parte della mia vita creativa”, ha detto Francis Ford Coppola. In questo tributo per il 50° anniversario, è gratificante celebrare questa pietra miliare con la Paramount insieme ai meravigliosi fan che lo hanno amato per decenni, alle giovani generazioni che lo trovano ancora attuale e a coloro che lo scopriranno per la prima volta. “Ci siamo sentiti privilegiati nel restaurare questi film e un po’ in soggezione ogni giorno che ci abbiamo lavorato”, ha detto Andrea Kalas, Vicepresidente Senior della Paramount Archives.

DETTAGLI DEL RESTAURO de Il Padrino

  • Oltre 300 cartoni di pellicola sono stati esaminati per trovare la migliore risoluzione possibile per ogni fotogramma di tutti e tre i film.
  • Più di 4.000 ore sono state spese per riparare macchie di pellicola, strappi e altre anomalie nei negativi.
  • Oltre 1.000 ore sono state spese per una rigorosa correzione del colore per assicurare che gli strumenti ad alta gamma dinamica fossero rispettosi della visione originale di Coppola e del direttore della fotografia Gordon Willis.
  • Oltre all’audio 5.1 approvato da Walter Murch nel 2007, le tracce mono originali de Il padrino e Il padrino: Parte II sono state restaurate.
  • Tutto il lavoro è stato supervisionato da Coppola.

Il Padrino di Coppola stasera in tv

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Il Padrino di Coppola stasera in tv

Il PadrinoSerata all’insegna del grande cinema quella in programmazione in prima serata su Rete 4. Infatti,andrà in onda Il Padrino, il leggendario film diretto da Francis Ford Coppola e con protagonisti Marlon Brando, Al Pacino e James Caan.

Il padrino (The Godfather) è un film gangster del 1972, prima pellicola della trilogia omonima firmata dal regista Francis Ford Coppola.

La pellicola fu premiata con tre premi Oscar, con il suo seguito, è considerata una pietra miliare della storia del cinema.

Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito al terzo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi,mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è salito al secondo posto. È al secondo posto anche nella classifica dell’Internet Movie Database, mentre la rivista Empire lo considera come il film più bello di tutti i tempi, al primo posto in un elenco di cinquecento.

Curiosità:

– Il film è stato candidato a 10 Premi Oscar (11 con la nomination ritirata per la colonna sonora) vincendo tre statuette: Miglior film, Miglior attore protagonista a Marlon Brando e Migliore sceneggiatura non originale a Francis Ford Coppola e Mario Puzo

– Lo schiaffo che Don Vito sferra a Johnny Fontane non era nel copione. Marlon Brando lo ha improvvisato e la reazione confusa di Al Martino è reale. James Caan ha raccontato che “Martino non sapeva se ridere o piangere“.

– Marlon Brando voleva dare a Don Corleone l’aspetto di un bulldog così ha messo all’interno delle guance dei batuffoli di cotone e sia per per il provino che durante le riprese del film indossava una protesi per la bocca realizzata da un dentista. Questo apparecchio è in mostra all’American Museum of the Moving Image del Queens a New York.

– I nonni materni di Al Pacino sono emigrati in America da Corleone in Sicilia proprio come Vito Corleone.

– Gianni Russo ha usato i suoi contatti con la criminalità organizzata per garantirsi il ruolo di Carlo Rizzi arrivando ad ottenere una troupe per filmare il suo provino e inviarlo ai produttori. Tuttavia Marlon Brando era inizialmente contrario a Russo che non aveva mai recitato prima in un film, questo ha reso Russo tanto furioso che minacciò Brando in un modo così convincente che Brando finì per ritenerlo perfetto per il ruolo.

Il Padrino arriva la limited collector’s edition per il l 50° anniversario

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Per festeggiare il 50° anniversario del capolavoro di Francis Ford Coppola, vincitore degli Academy Award, Paramount Pictures e Koch Media annunciano che tutti i tre film dell’epica trilogia de Il Padrino, meticolosamente restaurati sotto la direzione di Coppola, saranno disponibili in 4K Ultra HD per la prima volta in assoluto, a partire dal 22 marzo. La Limited Collector’s Edition in 4K è ora disponibile in pre-order presso i principali store fisici e digitali.

Sono molto orgoglioso de Il Padrino, che ha sicuramente definito il primo terzo della mia vita creativa,” ha affermato Francis Ford Coppola. “In particolare del fatto che Il Padrino Coda: La Morte di Michael Corleone di Mario Puzo sia incluso in questo tributo per il 50° anniversario, in quanto racchiude la visione originale mia e di Mario nel concludere definitivamente la nostra epica trilogia. È anche gratificante festeggiare questo traguardo con Paramount e insieme ai meravigliosi fan che lo hanno amato per decenni, alle giovani generazioni che oggi lo trovano ancora attuale e a coloro che lo scopriranno per la prima volta.

Il magistrale adattamento cinematografico di Coppola del romanzo di Mario Puzo racconta l’ascesa e la caduta della famiglia Corleone e la trilogia è considerata una delle migliori della storia del cinema. Per prepararsi al 50° anniversario del primo film, uscito nelle sale il 24 marzo 1972, Paramount e la società di produzione di Coppola, American Zoetrope, hanno intrapreso un accuratissimo restauro di tutti e tre i film durato oltre tre anni.

Sono stati compiuti molti sforzi per creare la miglior versione possibile per il pubblico odierno che potrà ora ammirare i tre film utilizzando una tecnologia notevolmente avanzata rispetto al 2007, quando è stato realizzato l’ultimo restauro da parte dell’illustre storico del cinema e conservatore, Robert Harris. Utilizzando quel lavoro come modello, il team ha impiegato migliaia di ore per garantire che ogni fotogramma fosse esaminato per creare la migliore versione possibile pur rimanendo fedele all’aspetto originale dei film.

I monumentali sforzi includono:

  • oltre 300 rulli di pellicola cinematografica esaminati per trovare la migliore risoluzione possibile per ogni fotogramma di tutti e tre i film;
  • oltre 4.000 ore spese per riparare macchie di pellicola, strappi e altre anomalie nei negativi;
  • oltre 1.000 ore dedicate a una correzione rigorosa del colore per garantire che gli strumenti ad alta gamma dinamica fossero rispettosi della visione originale di Coppola e del direttore della fotografia Gordon Willis;
  • Oltre all’audio 5.1 approvato da Walter Murch nel 2007, sono state ripristinate le tracce mono originali de Il Padrino e Il Padrino: Parte II;
  • Tutto il lavoro è stato supervisionato da Coppola.

“Ci siamo sentiti privilegiati e un po’ in soggezione nel lavoro quotidiano di restauro di questi film, ha affermato Andrea Kalas, Senior Vice President di Paramount Archives. “Siamo stati testimoni in prima persona di come la brillante fotografia, la colonna sonora, la scenografia, i costumi, il montaggio, le interpretazioni, la sceneggiatura e naturalmente la regia siano diventate famose più della somma delle loro parti. Era nostro compito onorare l’eccezionale lavoro di tutti i filmmaker.”

Restaurati e rimasterizzati in Dolby Vision, i tre film della trilogia storica verranno distribuiti in 4K Ultra HD Blu-ray per la prima volta in assoluto. Il cofanetto in 4K Ultra HD Blu-Ray include Il Padrino, Il Padrino: Parte II e la versione recentemente rimontata del film finale, Il Padrino Coda: La Morte di Michael Corleone di Mario Puzo.

Questa Limited Collector’s Edition in 4K Ultra HD presentata in una confezione Deluxe, includerà un artbook con copertina rigida con splendide fotografie, oltre a 3 mini poster raffiguranti la famiglia Corleone. Il cofanetto includerà inoltre nuovi contenuti speciali tra cui un’introduzione de Il Padrino di Coppola,  una featurette sul processo di conservazione, foto dell’acclamato fotografo Steve Schapiro, filmati amatoriali e confronti tra il nuovo restauro e le versioni precedenti dei film.

 CONTENUTI SPECIALI INEDITI:

  • Introduction to The Gothfather by Francis Ford Coppola 
  • Full Circle: Preserving The Godfather — Gli archivisti della Paramount Pictures descrivono nel dettaglio l’incredibile processo di restauro attraverso filmati d’archivio che mostrano l’evoluzione del film nell’ home entertainment, mentre le tecnologie audio e video hanno fatto passi da gigante nel corso dei decenni.
  • Capturing the Corleones: Through the Lens of Photographer Steve Schapiro — In questa conversazione sincera e riflessiva, lo straordinario fotografo Steve Schapiro condivide la sua particolare visione e i suoi ricordi come testimone della realizzazione di questo film epocale.  Il commento alle immagini d’archivio conservate costituisce un affascinante contributo mai visto prima nella storia della produzione.
  • The Godfather: Home Movies — Un assortimento di filmati amatoriali in 8mm girati nel 1971 che offre uno sguardo inedito alla produzione de Il Padrino.  Girato nella tenuta della famiglia Norton a Staten Island’s Emerson Hill, viene reso disponibile al pubblico per la prima volta.
  • Restoration Comparisons — Approfondimenti prima e dopo il restauro che mostrano ampi miglioramenti della qualità delle immagini de Il Padrino.

CONTENUTI SPECIALI STORICI:

  • Il Capolavoro che quasi non esisteva
  • Il mondo de Il Padrino
  • Emulsional Rescue—La scoperta de Il Padrino
  • Quando la sparatoria finì
  • Il Padrino sul tappeto rosso
  • Quattro Cortometraggi su Il Padrino:
    • The Godfather vs. The Godfather: Part II
    • Cannoli
    • Riffing on the Riffing
    • Clemenza
  • L’albero genealogico della famiglia Corleone
  • Carta dell’organizzazione criminale
  • Album di nozze di Connie e Carlo
  • Note di produzione
  • Dietro le quinte
    • A Look Inside
    • On Location
    • Appunti di Francis Ford Coppola
    • Musica  de Il Padrino
      • Nino Rota
      • Carmine Coppola
    • Coppola & Puzo: Dal libro alla sceneggiatura
    • Gordon Willis e la fotografia
    • Storyboards – Il Padrino: Parte II
    • Storyboards – Il Padrino: Parte III
    • Dietro le quinte de Il Padrino del 1971
  • Scene eliminate
  • Gallerie fotografiche
  • Trailer
  • Acclamazioni e Reazioni
  • Biografie della troupe
  • Il Padrino – Parte III — le nuove versioni rimasterizzate e restaurate dell’originale theatrical cut e della Coppola cut del 1991 (nota: questi contenuti sono un’esclusiva delle edizioni 4K Ultra HD)

La nuovissima versione restaurata e rimasterizzata de Il Padrino, Il Padrino: Parte II e Il Padrino Coda: La Morte di Michael Corleone di Mario Puzosarà disponibile anche in Blu-ray con i contenuti speciali storici riportati in alto.

Il padrino – Parte III: trama, cast e curiosità sul film con Al Pacino

Quella di Il padrino è una delle trilogie cinematografiche più conosciute e amate di sempre, vero e proprio simbolo di un genere. Con tre film, questa affronta un arco temporale di circa 96 anni, raccontando ascesa e declino della famiglia Corleone, tra le più potenti in assoluto nella malavita di New York. Con Il padrino e Il padrino – Parte II, Francis Ford Coppola ha dato vita a due autentici capolavori della storia del cinema, ancora oggi considerati tra i migliori film mai realizzati. Nel 1990, infine, egli ha portato sul grande schermo il capitolo conclusivo della trilogia, Il padrino – Parte III, oggi anche noto come Il padrino: Epilogo – La morte di Michael Corleone.

Questo nuovo lungometraggio è infatti dedicato all’anzianità di Michael Corleone e alla sua ricerca di un degno erede per la guida del suo impero criminale. Originariamente, Coppola non era interessato a dirigere questo terzo titolo, considerando conclusa la storia della famiglia mafiosa già con il secondo capitolo. Alcuni insuccessi cinematografici e diversi debiti lo spinsero però a cambiare idea, firmando la sceneggiatura insieme a Mario Puzo, l’autore del romanzo da cui era nato tutto. Accolto in modo positivo, ma non tanto quanto i precedenti due, Il padrino – Parte III ottenne poi ben sette nomination all’Oscar, tra cui quella al miglior film.

Ancora oggi è un film controverso, tanto per i suoi riferimenti a determinati intrighi politici e religiosi italiani, quanto per le sue diverse versioni esistenti, tra appunto quella di recente pubblicazione. In generale, però, si tratta di un capitolo irrinunciabile di una delle più importanti trilogie della storia del cinema. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Il padrino – Parte III

Il racconto si svolge ora nella New York di fine anni Settanta. Michael Corleone è ormai anziano e malato di diabete, ma sempre ricchissimo e rispettabile. Prima di morire, egli si è inoltre deciso ad allontanare la famiglia dalla mafia in favore di affari onesti. Con la Fondazione Vito Andolini Corleone, di cui la cui figlia Mary è presidente onorario, si impegna nel rinnovamento della cultura e della società siciliane, e grazie a questo riceve un’onorificenza dal Vaticano. Coglie l’occasione per rendere leciti i suoi affari e con la collaborazione del figlio illegittimo di Sonny, Vincent Mancini, prende parte agli affari della Banca Vaticana. Michael, però, capisce ben presto che le forze coinvolte sono potenti e pericolose e che l’impresa è molto più ardua del previsto.

L’Arcivescovo Gilday, infatti, vuole usare i fondi investiti da Corleone per evitare la bancarotta causata da un gruppo di deputati italiani, a capo dei quali c’è Licio Lucchesi, un politico molto potente e senza scrupoli che controlla le principali famiglie mafiose in Italia. Michael riesce a scampare ad un agguato in cui rimangono uccisi altri boss mafiosi e comprende che tutti gli sforzi compiuti per uscire dal mondo criminale sono inutili, poiché il suo passato lo perseguita e nessuno sembra intenzionato a dimenticare. Esausto, deciderà di nominare  Vincent come suo erede, il quale inizierà una violenta rappresaglia su tutti quelli che hanno tradito o rappresentano una minaccia per i Corleone.

Il padrino - Parte III film

Il padrino – Parte III: il cast del film

Per interpretare l’anziano Michael Corleone, è stato richiamato lo stesso interprete del personaggio nei primi due film, ovvero il premio Oscar Al Pacino. L’attore, tuttavia, chiese un compenso di 7 milioni di dollari, mentre Coppola era disposto ad offrirne solo 5. A causa del protrarsi dei contrasti a riguardo, Coppola minacciò Pacino di riscrivere il film a partire dalla morte di Michael e a quel punto l’attore accettò la paga offertagli. Pacino, in seguito, affermerà poi di non aver mai condiviso quanto raccontato di Michael in questo film, sostenendo che egli non avrebbe mai provato rimorsi per le proprie azioni criminali. Si è inoltre trattato dell’unico dei tre film per cui Pacino non ha ricevuto una nomination all’Oscar.

Accanto a lui tornano poi gli attori Diane Keaton nei panni di Kay Adams, Talia Shire in quelli di Conie Corleone e Richard Bright in quelli di Al Neri. Questi sono gli unici tre interpreti qui presenti ad essere comparsi anche nei precedenti film. Andy Garcia fa invece il suo ingresso nel ruolo di Vincent Mancini, anche se all’inizio venne considerato “troppo cubano” per poter essere credibile in questo ruolo. La regista Sofia Coppola, figlia di Francis Ford, è qui presente come attrice nel ruolo di Mary Corleone, sostituendo Winona Ryder che aveva rinunciato all’ultimo. Don Altobello ha il volto di Eli Wallach, pur se inizialmente la parte era stata offerta a Frank Sinatra, il quale rinunciò per il compenso troppo basso.

La nuova edizione di Il padrino – Parte III, la colonna sonora, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Nel 2020, in occasione del 30º anniversario dell’uscita nelle sale del film, il regista Coppola ha annunciato una nuova versione del film intitolata Il Padrino: Epilogo – La morte di Michael Corleone, nuova edizione modificata e restaurata del film. La nuova versione include un inizio e una conclusione diversi, oltre che inquadrature diverse e una nuova partitura musicale. Questa versione, della durata di 157 minuti, è stata definita da Coppola come “una conclusione più appropriata per Il Padrino e Il Padrino: Parte II“. Per quanto riguarda la colonna sonora di questo film, invece, il compositore fu sempre Carmine Coppola, senza però la presenza di Nino Rota, deceduto anni prima.

È possibile fruire di Il padrino – Parte III grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 4 marzo alle ore 21:15 sul canale Rete 4.

Fonte: IMDb

Il Padrino – Parte III: in arrivo la Director’s Cut di Coppola con un nuovo finale

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Arriva da Variety la notizia che presto verrà rilasciata una nuova versione de Il Padrino – Parte III, una versione completamente restaurata, con un nuovo inizio e un nuovo finale, che utilizzerà il titolo pensato in origine dal regista Francis Ford Coppola. Il film ha chiuso l’epica saga del regista italo-americano sulla famiglia criminale Corleone, iniziata con l’adattamento del 1972 del romanzo di Mario Puzo. Il gangster dalle venature noir venne nominato a ben dieci premi Oscar, vincendone tre, tra cui miglior film, miglior attore protagonista (Marlon Brando) e miglior sceneggiatura non originale (scritta dallo stesso Puzo insieme a Coppola).

Il padrino – Parte II è uscito due anni dopo, con l’aggiunta di Robert De Niro al cast, con la storia del suo personaggio (un giovane Vito Corleone) che si svolge in parallelo a quella del Michael Corleone di Al Pacino. Il sequel è stato un successo ancora più grande, vincendo sei Oscar su ben undici nomination, con DeNiro che ha anche portato a casa l’ambita statuetta come miglior attore non protagonista. Coppola aveva considerato ormai conclusa la storia di Corleone dopo l’uscita del secondo film, ma venne convinto a scrivere e dirigere un terzo capitolo. Uscito solo nel 1990, Il Padrino – Parte III non è certamente un brutto film (ha anche ottenuto sette nomination agli Oscar), ma è universalmente considerato l’episodio più debole della trilogia.

Adesso, la Paramount Pictures ha annunciato che rilascerà al cinema una nuova versione del film, con il titolo “Mario Puzo’s The Godfather, Coda: The Death of Michael Corleone”, ossia il titolo scelto inizialmente da Coppola, prima che i dirigenti dello studio lo semplificassero per l’uscita nelle sale del 1990. Coppola ha completamente restaurato il film insieme ai suoi editori, aggiungendovi un nuovo inizio, un nuovo finale e anche delle riprese alternative di alcune scene, oltre a nuovi spunti musicali. Coppola ha definito la nuova versione del film una “conclusione più appropriata alla storia dei Corleone”.

“Mario Puzo’s The Godfather, Coda: The Death of Michael Corleone è un riconoscimento nei confronti del titolo di Mario e del mio titolo preferito, nonché delle nostre intenzioni originali in merito a ciò che poi divenne Il Padrino – Parte III”, ha dichiarato Francis Ford Coppola. “Per questa nuova versione del capitolo finale della trilogia, ho creato un nuovo inizio e una nuova fine e ho riorganizzato alcune scene, inquadrature e spunti musicali. Con queste modifiche, con il filmato e il suono ripristinati, si tratta per me di una conclusione più appropriata per Il Padrino e Il Padrino – Parte II. Sono grato a Jim Gianopulos e alla Paramount per avermi permesso di rivisitare il film.”

La Director’s Cut de Il Padrino – Parte III a 30 anni dall’uscita del film nelle sale

La riedizione de Il Padrino – Parte III avrà luogo in occasione del 30esimo anniversario dell’uscita del film al cinema e, sulla base delle dichiarazioni di Coppola, sarà molto più vicina alla sua visione originale del film. È facile intuire perché i dirigenti, all’epoca, scelsero di cambiare il titolo del film: non solo per seguire la logica degli altri due titoli del franchise, ma anche – e soprattutto – per evita il principale spoiler sulla trama, ossia la morte di Michael Corleone. Ora, circa tre decenni dopo, è chiaro che non ci sia più nulla che possa rovinare la visione allo spettatore.

Il padrino – Parte II: trama, cast e curiosità sul film con Al Pacino

Quella di Il padrino è una delle trilogie cinematografiche più conosciute e amate di sempre, vero e proprio simbolo di un genere. Se il primo film aveva raccontato il declino del celebre Don Vito Corleone, il suo seguito, ll padrino – Parte II, ne narra invece le origini. Diretto nuovamente da Francis Ford Coppola, che firmò anche la regia insieme allo scrittore Mario Puzo, questo è ancora oggi indicato come uno dei migliori film della storia del cinema, capace di raccontare tanto il privato quanto il pubblico di un Paese e di una società che andava in quegli anni formandosi. Primo sequel a vincere l’Oscar per il miglior film, questo è ancora oggi un’opera senza tempo.

Consapevole della complessità di un sequel, Coppola aveva inizialmente rinunciato alla regia, proponendo l’amico Martin Scorsese. Nessuno poteva però raccontare l’ascesa dei Corleone se non lui. Coppola finì dunque con l’accettare il ruolo, continuando a trarre ispirazione dall’omonimo romanzo di Puzo. Attraverso quella che apparentemente è una classica storia di mafia, il regista arriva a rappresentare l’uomo e la sua solitudine, il suo isolamento dagli affetti e dalla grazia. Il padrino – Parte II è un’opera estremamente ambiziosa, che con la sua durata di oltre tre ore sa dar vita ad un’epica moderna, contenente tutti i sentimenti più universali dell’animo umano.

Girato tra gli Stati Uniti, la Repubblica Dominicana e la Sicilia, il film superò i successi del precedente capitolo, tanto per gli incassi quanto per i premi ottenuti. A fronte di 11 nomination all’Oscar, arrivò infatti a vincerne ben 6, entrando di diritto nella storia. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Il Padrino – Parte II

Con la morte per infarto di Don Vito Corleone e l’uccisione del primogenito Sonny, a prendere le redini del potere della famiglia Corleone è il terzo figlio maschio Michael. Questi si dimostra da subito molto più agguerrito del padre, tanto da voler prendere ogni decisione di testa sua, non coinvolgendo mai il fratello o lo storico consigliere di famiglia Tom. Di fatto, la sua avidità di potere finirà per attorniarlo di nemici, perfino nella stessa famiglia. Parallelamente alle vicende di Michael, si anima anche la storia del giovane Vito Corleone, il quale si trova a dover fuggire dalla Sicilia a causa di alcune rappresaglie mafiose contro la sua famiglia. Raggiunti gli Stati Uniti, egli inizierà a muovere i primi passi che daranno vita all’impero dei Corleone in America.

Il padrino - Parte II cast

Il Padrino – Parte II: il cast del film

A ricoprire nuovamente il ruolo di Michael Corleone è l’attore Al Pacino. Rimasto scontento da alcuni dettagli del precedente film, questi affermò che non avrebbe ripreso il personaggio se non fosse stato estremamente convinto della sceneggiatura. Coppola fu così costretto a riscrivere molte delle parti incentrate su Michael, sperando di ottenere il consenso dell’attore. Pacino alla fine decise di accettare la parte. Venne in seguito nominato anche come miglior attore protagonista agli Oscar, senza però riportare la vittoria. Accanto a lui, tornano diversi altri attori già visti nel primo film. Si tratta di Diane Keaton nei panni di Kay Adams, Robert Duvall in quelli di Tom Hagen e John Cazale come Fredo Corleone. Talia Shire, a sua volta, torna come Connie Corleone.

Nei panni di Don Vito Corleone, ruolo che fu di Marlon Brando nel precedente film, vi è invece Robert De Niro. Coppola lo scelse per il personaggio dopo essere rimasto impressionato da lui durante i provini per il primo film. Per prepararsi al ruolo prima delle riprese, De Niro decise di spendere circa sei mesi nella zona di Corleone, in Sicilia. Qui imparò a parlare in siciliano, come si può ascoltare anche nella versione originale del film. Grazie alla sua interpretazione, De Niro vinse il suo primo Oscar come miglior attore non protagonista. Il celebre Lee Strasberg è presente nei panni del criminale Hyman Roth, ispirato al vero mafioso Meyer Lansky. In Il padrino – Parte II si può inoltre ritrovare anche un breve cameo di una giovanissima Sofia Coppola, presente tra i clandestini della nave su cui si trova anche Don Vito.

Il Padrino – Parte II: la colonna sonora e il sequel del film

Tra gli elementi più memorabili del film vi è la sua colonna sonora, con le musiche composte ancora una volta da Nino Rota e le parti bandistiche da Carmine Coppola, dirette poi sempre da quest’ultimo. Per Il Padrino – Parte II Rota ha espanso due dei tre temi principali del primo film: “Il valzer del Padrino” e “Il tema di Michael“, mentre “Il tema dell’amore” del primo film fa una breve apparizione durante una sequenza di flashback (“Ricordati di Vito Andolini“). Ci sono poi diversi nuovi temi, tra cui uno per Kay (Diane Keaton) e due per il giovane Vito (Robert De Niro): “The Immigrant Theme” e “The Tarantella“, introdotti in “A New Carpet“. Alla colonna sonora e a entrambi i compositori è poi stato assegnato il premio Oscar nel 1975.

A distanza di ben 16 anni da questo secondo capitolo, Coppola ha infine chiuso la trilogia con Il Padrino – Parte III, incentrato ancora una volta su Michael Corleone, ormai anziano. Interpretato nuovamente da Pacino, il personaggio è in questo capitolo conclusivo impegnato nel tentativo di porre fine alle ostilità contro la sua famiglia, cercando allo stesso tempo di recuperare quanto perduto nel corso della sua vita. Candidato a sette premi Oscar, questo vede in particolare l’ingresso nel cast dell’attore Andy Garcia nei panni di Vincent Mancini, nipote di Michael. La trama porta dunque a conclusione la dinastia della celebre famiglia, intrecciando gli ultimi anni di questa con eventi storico-politici dell’Italia degli anni Settanta.

Il trailer di Il Padrino – Parte II e dove vedere il film in streaming e in TV

Prima di vedere tale sequel, è possibile fruire di Il padrino – Parte II grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Infinity+, Apple TV, Now, Prime Video e Paramount+. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 15 gennaio alle ore 21:00 sul canale Iris.

Il Padrino – Parte II, secondo capitolo con Al Pacino

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Il Padrino – Parte II, secondo capitolo con Al Pacino

Il padrino – Parte II è il film cult del 1974 diretto da Francis Ford Coppola e con protagonisti Al Pacino, Robert De Niro, Robert Duvall e  Diane Keaton.

 

Il padrino – Parte II (titolo originario The Godfather: Part II) è un film del 1974 diretto da Francis Ford Coppola, proseguimento de Il padrino (1972). In seguito al successo internazionale ottenuto dal primo film, la Paramount Pictures pensò subito ad un sequel, affidando nuovamente la regia a Francis Ford Coppola, che però chiese di dare l’incarico a Martin Scorsese per via dei problemi avuti dai produttori durante la lavorazione del primo film. La casa di produzione rifiutò e così Coppola fu costretto ad accettare. Con ripetuti flashback ci racconta di come è nato l’impero dei Corleone. Un film sulla mafia e le sue regole, che però non scade mai nella violenza. Ci sono anche intrecci con la storia (fine anni ’50), e mette in evidenza l’involuzione dei valori familiari con il passaggio di consegne delle redini degli affari della famiglia a Mike Corleone, la cui sete di potere finisce per distruggere tutto quanto attorno a sé.

Con Il Padrino – Parte II Francis Ford Coppola ci regala una perla. Non il solito sequel, bensì una seconda parte condita abbondantemente con la storia della famiglia. Il regista italo-americano dirige sapientemente due giovani attori che faranno la storia del cinema americano: Robert De Niro e Al Pacino. Non c’è più il grande Marlon Brando, ma i due non ne fanno sentire la mancanza. Tant’è che Brando e De Niro sono gli unici due attori ad aver vinto l’Oscar interpretando lo stesso personaggio, Vito Corleone, rispettivamente da anziano (nel primo film) e da giovane.

Il Padrino - Parte II filmMa veniamo alla trama. In Il padrino – Parte II Con la morte per infarto di Don Vito Corleone e l’uccisione del primogenito Sonny, a prendere le redini del potere della famiglia Corleone è il terzo figlio maschio Michael, essendo il secondo, Fredo, meno affidabile e adatto per tale ruolo. Mike è molto più agguerrito del padre, tanto da voler prendere ogni decisione di testa sua, non coinvolgendo mai il fratello o lo storico consigliere di famiglia Tom. Di fatto, la sua avidità di potere finirà per attorniarlo di nemici, perfino nella stessa famiglia. Rompe anche con la moglie, la quale abortisce per non dargli un terzo genito; proprio a voler porre fine ad una famiglia a suo dire diabolica. In secondo piano, ma solo per la sceneggiatura, due grandi spalle quali Robert Duvall (il consigliere Tom) e John Cazale (Fredo), quest’ultimo spentosi troppo presto. Trova spazio anche il “nostro” Gastone Moschin, nei panni del guappo di quartiere “Don Fanucci”. Le vicende di Mike Corleone si alternano con flashback che ci spiegano come è nata la famiglia Corleone. Partendo da quando il piccolo Vito Andolini fuggì dall’America col falso cognome “Corleone” per scampare ad una rappresaglia mafiosa contro la sua famiglia. Sarà colui che fonderà l’Impero dei Corleone in America. Passo dopo passo, Vito si farà rispettare dal quartiere in cui vive; e con straordinaria sagacia e ambizione, allargherà la propria rete di contatti e il proprio potere economico e sociale.

Il padrino – Parte II è stato il primo sequel nella storia del cinema a vincere l’Oscar al miglior film, impresa in seguito riuscita anche a Il Signore degli Anelli – Il ritorno del Re (2003). Tuttavia la saga de “Il padrino” è l’unica nella storia ad aver vinto più di un Premio Oscar come miglior film. Nel 1993 è stato scelto per la preservazione al National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito al trentaduesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi. Le riprese del film si svolsero tra il 1 ottobre 1973 e il 19 giugno 1974, con un totale di 104 giorni di riprese. Le scene ambientate a Cuba vennero in realtà girate a Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana. Qui Al Pacino si ammalò di polmonite e ritardò le riprese di un mese. Le scene del passato di Vito Corleone ambientate nella città di Corleone furono girate in realtà a Forza d’Agrò, a Savoca e a Motta Camastra, in provincia di Messina.

Il padrino – Parte II, tra fedeltà e ambizione

Il Padrino - Parte IINe Il Padrino – Parte II Coppola voleva riproporre Richard Castellano per la parte di Peter Clemenza da anziano, vista l’importanza del personaggio. La prima stesura della sceneggiatura prevedeva infatti che fosse proprio Clemenza a testimoniare contro Michael Corleone dinanzi la commissione d’inchiesta senatoriale. Tuttavia, Castellano, noto per la sua testardaggine, rifiutò l’ipotesi di un ritorno nella saga poiché il regista non intendeva lasciare che l’agente dell’interprete scrivesse appositamente le battute del personaggio. Alla fine, per colmare il vuoto lasciato da Clemenza, venne creato il personaggio di Frankie Pentangeli. Coppola intendeva pure reintrodurre Marlon Brando, nel ruolo di Vito Corleone, e James Caan, nel ruolo di Santino Corleone, nella scena in cui Michael ricorda il compleanno del padre in cui annuncia la sua prossima partenza per la guerra. Brando però non accettò a causa di vecchi rancori verso la Paramount relativi al compenso per il primo film. Caan invece accettò però pretese di essere pagato per questo piccolo cameo con la stessa somma ricevuta per il primo film. Per la parte del giovane Vito Corleone, il regista scelse Robert De Niro perché gli era piaciuto il suo provino per la parte di Santino Corleone durante la scelta del cast del primo film. Per prepararsi al ruolo prima dell’inizio delle riprese, De Niro passò sei mesi nella zona di Corleone, in Sicilia, per imparare il dialetto siciliano. Nella versione originale del film, De Niro recita in italiano con spiccato accento siculo.

Ne Il Padrino – Parte II Al Pacino consigliò a Coppola di affidare la parte di Hyman Roth a Lee Strasberg, il suo maestro di recitazione all’Actor’s Studio, considerandolo particolarmente adatto al ruolo. Siccome il personaggio di Roth era vagamente ispirato al mafioso Meyer Lansky, quest’ultimo telefonò a Strasberg dopo l’uscita del film per congratularsi della sua interpretazione. Secondo la stesura originale della sceneggiatura, il film doveva concludersi con una scena ambientata nel 1968 nella villa sul lago Tahoe in cui un diabetico Michael Corleone di mezz’età parla con il figlio Anthony, ormai diciottenne, che gli dice che non seguirà le sue orme. Però Coppola non riuscì a terminare le riprese di questa scena e decise di eliminarla dalla sceneggiatura, usandola anni dopo come base per scrivere la storia de Il padrino – Parte III.

I due primi episodi sono tratti dal romanzo omonimo di Mario Puzo (1969). Infatti anche le origini di Vito Corleone erano in esso raccontate, ma non furono inserite nella narrazione del primo film. Il primo episodio, datato 1972 e sempre diretto da Coppola, è stato considerato la terza miglior pellicola statunitense della storia dall’American Film Institute. Inoltre è al secondo posto della classifica dell’Internet Movie Database. In un primo momento vennero contattati per dirigerlo Elia Kazan, Sergio Leone, Arthur Penn e Costa Gavras ma non si dimostrarono interessati. L’unico regista che si dimostrò disponibile fu Sam Peckinpah che però venne mandato via dai produttori perché insisteva nell’idea di trasformare la storia del film in una specie di western con ambientazioni gangster. Infine Robert Evans, il capo della Paramount, puntò sull’italoamericano Francis Ford Coppola, nonostante le perplessità dei produttori perché era un regista semisconosciuto. Coppola accettò principalmente l’incarico per avere denaro per finanziare il suo futuro film La conversazione.

Il padrino – Parte II, curiosità

Uscito negli USA, il film incassò circa 86 milioni di dollari e fu una sorpresa per la casa di produzione, che non si aspettava un incasso così alto. Uscito in altre nazioni, continuò ad avere un grosso successo, spaccando in due la critica internazionale ed entrando nell’immaginario collettivo del pubblico, arrivando ad incassare un totale di 1.144.234.000 $ in tutto il mondo. Il Padrino racconta la storia della famiglia americana di origini siciliane dei Corleone: il loro impero, i loro principi, i loro affari, la guerra con le altre famiglie. Figura centrale quella di Don Vito Andolini, capofamiglia e apice della piramide familiare. Con la sua morte per infarto giocando col nipote (ironia della sorte per lui che era scampato a varie sparatorie), sarà il terzo genito Mike a prendere le redini della famiglia, essendo morto in un agguato il primogenito Sonny ed essendone incapace il secondogenito Fredo. Mike si dimostra più cinico e spietato del padre.

Dopo varie diatribe, c’è stata anche una terza parte, nel 1990: Il padrino – Parte III. Ultimo atto visibilmente inferiore rispetto ai primi due, proposto palesemente solo per chiudere la saga. Sebbene non manchino anche in esso spunti cinematografici interessanti. Michael Corleone ormai invecchiato, vuole chiudere i conti con l’oscuro passato, facendo beneficenze e avendo firmato l’armistizio con le altre famiglie. Ma il nipote, figlio di Sonny, non ha certo intenzione di svolgere una vita tranquilla e prendendo le redini dello zio quale Capo famiglia, innesca una nuova guerra tra i clan.

Pur se la trama offre un intreccio con i fatti storico-politici italiani degli anni ’70, non raggiunge lo stesso risultato del secondo. I dialoghi sono mediocri, anche lo staff di attori è svuotato (ci sono anche Andy Garcia e Sofia Coppola, figlia del regista e futura regista a sua volta). Pure Al Pacino si avvicina più alle interpretazioni mediocri che lo vedranno protagonista di molti film successivi, anziché a quelle dei film anni ’70 (forse anche per colpa dei registi con i quali ha lavorato). Insomma occorreva chiudere la saga, e il troppo tempo passato dal secondo, ossia 16 anni, ha un po’ ostacolato un risultato finale lusinghiero e degno dei primi due della serie.

Il padre recensione del film di Fatih Akin

Il padre recensione del film di Fatih Akin

Mardin, Armenia, 1915. Il giovane fabbro Nazaret Manoogian non può sfuggire alla rappresaglia dell’Impero Ottomano che ha pianificato il genocidio della popolazione armena. Il suo villaggio viene messo a ferro e fuoco, lui arrestato e separato da moglie e figlie, costretto ai lavori forzati e destinato a morte certa. Ma Nazaret riesce a scampare miracolsamente al suo atroce destino ed una volta libero scopre che le figlie, gemelle, sono ancora vive. Pur di trovarle, Nazaret attraverserà deserti, oceani e continenti spinto dalla forza più grande in natura…l’amore di un genitore.

Il padre Fatih AkinIl padre è l’ultimo film del regista tedesco di origini turche Fatih Akin (Ai confini del paradiso, La sposa turca e Soul kitchen), un film che affronta il delicato quanto tremendo tema del genocidio degli armeni messo in atto dall’impero turco durante la prima guerra mondiale. In realtà questo drammatico contesto storico è solo l’incipit di una storia che poi si dipana su scenari molto più ampi e complessi, portando il protagonista e la sua ricerca disperata dai deserti mesopotamici sino a Cuba e da qui negli Stati Uniti. Il padre parla dell’amore di un padre che non si rassegna all’idea di non rivedere mai più le proprie figlie, un padre che si aggrappa a questo amore per superare prove incredibili. È un film sull’eterna contrapposizione tra bene e male che nel film di Akin assumono volti e aspetti sempre diversi, che vestono i panni di personaggi ora crudeli e senza scrupoli ed ora umani, generosi e salvifici.

Il padre Fatih Akin 2Chi si aspettasse di trovare il solito Akin anche in questo film però, potrebbe rimanere particolarmente deluso, perche Il padre è un film che si discosta sensibilmente dai precedenti lavori del regista di Amburgo. Se con Ai confini del paradiso e soprattutto Soul Kitchen ci aveva abituato ad uno stile narrativo nuovo, fresco e dinamico che si imperniava attorno a personaggi e storie anticonvenziali, in questo film Akin si dimostra molto più compito e diligente, molto meno incline alla sua solita imprevedibilità e originalità.

Molto bravo il protagonista che interpreta Nazaret, Tahar Rahim, e molto suggestiva la fotografia che offre paesaggi spettacolari ma che al tempo stesso suscitano stupore e orrore, cavalcando la dicotomia su cui il film si basa.

Il padre e lo Straniero: recensione del film di Ricky Tognazzi

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Il padre e lo Straniero: recensione del film di Ricky Tognazzi

In Il padre e lo Straniero Diego è un impiegato romano che non riesce ad accettare la grave invalidità del figlio Giacomino. Walid è un ricchissimo uomo d’affari siriano che ha un figlio con le stesse problematiche di Diego  ma che a differenza sua, ama senza discussione. I due si conoscono nella clinica in cui portano i loro figli e nasce subito una forte intesa. Da questo momento Diego inizierà un percorso di cambiamento.

La frequentazione con Walid, il suo punto di vista diverso e nuovo sul mondo, sui rapporti ma anche sui problemi dei rispettivi figli lo aiuterà ad accettare ciò che non pensava possibile ed anche a rivitalizzare il rapporto con sua moglie. Walid però non è completamente sincero con il suo nuovo amico, visto che i servizi segreti vengono in cerca di Diego per avere notizie sul ricco uomo siriano al momento scomparso senza lasciare traccia. Il protagonista si troverà ad affrontare una nuova situazione a lui completamente estranea.

Il padre e lo Straniero, il film

Il padre e lo Straniero di Ricky Tognazzi, in uscita nelle sale italiane il prossimo 18 Febbraio, è tratto dall’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo, che troviamo anche nel ruolo di sceneggiatore insieme allo stesso regista e a Simona Izzo. Il libro è antecedente al successo Romanzo criminale, ma, soprattutto, quando il film assume tonalità più “noir” è evidente la mano dello scrittore. Il film infatti naviga in equilibrio tra due generi; il dramma familiare e il thiller, con però con un elemento in comune, ossia la difficoltà di accettare ciò che è diverso. Nella prima parte di Il padre e lo Straniero infatti il protagonista è impegnato a mettere in discussione se stesso e i suoi limiti per vedere della bellezza anche in ciò che non è perfetto, perlomeno secondo i canoni che la società ci impone. Nella seconda parte, Diego dovrà invece affrontare se stesso per capire se la persona con cui ha stretto amicizia è in realtà qualcuno di molto pericoloso.

La difficoltà di far convivere i due generi senza passaggi forzati è molto evidente  e avvertibile in alcune parti del film che però è supportato da un cast importante sia nei ruoli principali, Diego è interpretato da Alessandro Gassman mentre Walid da Amr Waked, visto anche in Syriana con George Clooney, ma anche nei ruoli secondari; Ksenia Rappaport interpreta la moglie di Diego e Leo Gullotta veste i panni del rigido poliziotto in cerca di Walid. Una nota del tutto particolare per il giovane attore che interpreta Giacomino; Leonardo Della Bianca.

Il Padre d’Italia, l’incontro con il regista Fabio Mollo e gli interpreti Luca Marinelli e Isabella Ragonese

Si è svolto a Roma l’incontro di presentazione de Il Padre d’Italia, secondo film di Fabio Mollo, nelle sale italiane dal prossimo 9 marzo. Luca Marinelli e Isabella Ragonese sono Paolo e Mia, due trentenni protagonisti di un incontro casuale che li porta ad affrontare insieme un viaggio da nord a sud d’Italia, ma anche un percorso di crescita esistenziale, in cui si confrontano con la genitorialità e con l’amore.

Come affronta qui il tema della paternità, presente anche nel suo primo film?

Fabio Mollo: “In precedenza avevo provato a raccontarlo dal punto di vista dei figli, qui l’ho fatto dal punto di vista del genitore. Per me era importante raccontare il momento delicato in cui la mia generazione smette di essere figlia e prova a diventare genitrice, nonostante la sua precarietà economica, ma anche emotiva. Paolo e Mia sono entrambi precari: lui vive un po’ in disparte, come non fosse degno di essere felice. Lei, al contrario, è un esplosione di vitalità e felicità. Quando quest’esplosione lo investe, Paolo si lascia contagiare e trascinare in un viaggio che lo porta a confrontarsi col tema della paternità, da lui rimosso perché lo considerava contro natura in quanto omosessuale, e che grazie a questo viaggio riesce ad elaborare”. “Volevamo raccontare una storia d’amore che ha poco a che fare con la sessualità, l’amore di un genitore che non necessariamente ha a che vedere con la genetica, un amore così puro e forte che supera barriere e limiti, senza mai giudicare i personaggi”. 

Ha sempre pensato a Marinelli e Ragonese nei panni di Paolo e Mia? Come hanno contribuito al film?

Mollo: “Ho sempre immaginato un film costruito su due attori, una storia molto raccolta, perciò volevo lavorare con due signori attori. Quello con Luca e Isabella è stato un lavoro lungo: quasi un anno prima di arrivare alle riprese. È stato fondamentale lavorare con loro alla messinscena quotidianamente”. “Ogni passaggio emotivo dei personaggi era sempre discusso, vissuto, cambiato se necessario”.

Il Padre d’Italia arriva al cinema il 9 marzo

Cosa vi ha spinto ad accettare il film e cosa spinge i vostri personaggi l’uno verso l’altro?

Isabella Ragonese: “Mia è un personaggio molto diverso, anche come energia, da quelli che ho interpretato finora. Soprattutto all’inizio è abbastanza disturbante, una sbandata senza regole. Mi attraeva il pericolo, ma mi faceva anche paura interpretarla. Trovo bellissimo che Mia e Paolo siano due estranei. A volte c’è un’intimità più forte con una persona sconosciuta che quando si è di fronte a legami familiari o di amicizia quotidiani. Loro si trovano davanti a una scelta e si riconoscono istintivamente, senza bisogno di spiegare”. “Il viaggio di Mia è nello scoprire la bellezza dell’animo di Paolo. Per questo lo sceglie. Mi piace pensare che  lei e Paolo siano gli angeli custodi l’uno dell’altra. L’amore che provano è prendersi cura di qualcuno”.

Luca Marinelli: “Ho letto la sceneggiatura e c’erano delle esplosioni emotive all’interno. Ricordo di essermi molto emozionato. Questa storia è tante cose, non solo l’omosessualità, la paternità. Questo tema, che fuori dall’Italia sembra una cosa normale, è invece nuovo per noi e penso sia importante cominciare a parlarne, senza puntare il dito verso nessuno. Trattare questo argomento senza eccessi – anche se spero che qualcuno si sia sentito un po’ scomodo – con grazia e con delicatezza, è la cosa più bella di tutto il film. Oltre a questo, però, c’è un discorso gigantesco sull’amore: verso se stessi, verso le persone, verso la vita. Paolo vede in Mia una parte della sua vita che non ha ancora percorso. Hanno entrambi paura e bisogno di qualcuno. Si riconoscono e si donano all’altro”.

La musica e le canzoni sono importanti nel film

Mollo: “Sì, ci abbiamo tenuto tantissimo. Mia è una cantante e volevamo che il suo mondo musicale fosse raccontato da lei, ma investisse anche il mondo di Paolo. Abbiamo fatto una ricerca estenuante di canzoni che potevano essere giuste per raccontare la storia e la generazione. Le performance canore di entrambi hanno reso il film ricco: quella di Luca in due momenti molto intimi, ma anche quella di There is a light that never goes out degli Smiths, che Isabella ha cantato live sul set”. “Da calabrese ho sentito subito il richiamo a Loredana Bertè. Nel film andiamo a Bagnara, la Bertè è di Bagnara, Paolo è appassionato della Bertè ed è come se Mia fosse un po’ la Bertè ai suoi occhi. L’intera colonna sonora poi è un richiamo agli anni ’80”.

Luca Marinelli e Isabella Ragonese sono i protagonisti de Il Padre d’Italia

C’è qualche film che l’ha ispirata?

Mollo:“Due grandi riferimenti sono Una giornata particolare di Ettore Scola, il film che mi ha fatto entrare al centro Sperimentale, e Il ladro di bambini di Gianni Amelio. Entrambi riecheggiano in questo lavoro, ma con un taglio europeo contemporaneo”. “Tra i film che abbiamo visto con Luca e Isabella, c’era poi Lorence anyways di Xavier Dolan, che ci ha molto emozionato, e abbiamo scelto di dare al film un po’ questo taglio”.

Il Padre d’Italia, prodotto da Bianca Film e Rai Cinema, sarà nelle sale dal 9 marzo.

Il Padre della Sposa: venduta per due milioni la casa del film

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Il Padre della Sposa: venduta per due milioni la casa del film

La splendida casa che fa da set al film con Steve Martin, Il Padre della Sposa, è stata venduta alla cifra importante di 1.998 milioni di dollari.

L’abitazione, di 400 metri quadrati, con 5 camere da letto e 4 bagni, è situata ad Alhambra, in California, ed è stata il set de Il Padre della Sposa e del suo sequel, Il Padre della Sposa 2, entrambi con protagonista Martin e diretti da Charles Shyer.

Kimberly Williams-Paisley, attrice che interpreta la figlia di Martin nel film, aveva annunciato all’inizio dell’estate che la casa era stata messa in vendita.

Il Padre della SposaIl Padre della Sposa (Father of the Bride) è un film del 1991, diretto dal regista Charles Shyer, remake dell’omonimo film del 1950 diretto da Vincente Minnelli. Nel 1995 venne girato il sequel, Il Padre della Sposa 2.

George Banks è un cittadino americano di classe medio-alta, titolare di un’azienda produttrice di scarpe. La sua vita tranquilla e ordinaria viene sconvolta quando, tornata a casa dopo un dottorato di ricerca post-laurea a Roma, sua figlia ventiduenne Annie sciocca tutti annunciando il suo matrimonio con Bryan McKenzie, esponente di una ricca famiglia.

Il Padre della Sposa: venduta per due milioni la casa del film

George non riesce a immaginare la sua vita senza la figlia prediletta e comincia così ad assumere atteggiamenti strani ed esagerati, sotto gli occhi esterrefatti di Annie e del futuro genero, della moglie Nina, del figlio minore Matty, e dei futuri consuoceri John e Joanna.

La situazione peggiora ancora quando la moglie e la figlia decidono di organizzare il ricevimento in casa, affidando i preparativi delle nozze all’eccentrico coordinatore di matrimoni Franck Eggelhoffer: questi metterà a dura prova i nervi di George con il costo in continua crescita del matrimonio, tanto da farlo arrivare a finire in prigione a causa di una scenata in un supermercato per il costo di una confezione di hot-dog. Rendendosi però conto di aver toccato il fondo, George capisce finalmente che sua figlia è cresciuta e che sia giunto il momento di lasciarla andare.

Fonte: EW