Dopo la proiezione mattutina per la
stampa, arriva puntuale la conferenza stampa de La Tête
Haute (per saperne di più ne parliamo nella nostra recensione). In una
sala piena di sguardi curiosi, Emmanuelle Bercot fa il suo ingresso
trionfale insieme al suo ragazzo prodigio Rod Paradot,
Benoît Magimel, la sempre meravigliosa Catherine
Deneuve, Sara Forestier e in fundus i
produttori Denis Pineau-Valencienne e François Kraus. Questa sera
saranno protagonisti di una serata storica, poiché per la prima
volta nella storia una regista donna inaugura il Festival del
Cinema più importante e imponente del mondo: “Non ci trovo nulla di
strano – ha commentato la Bercot – forse in altri
paesi sarebbe una scelta stramba ma in Francia la donna è integrata
benissimo nell’ambiente cinematografico. Non solo, ci sono molti
posti prestigiosi – solitamente in mano agli uomini – affidati a
delle donne nel mondo del lavoro, nella stessa competizione di
questo Festival ci sono due donne registe. Certo, siamo in
minoranza, ma è una questione di statistica, niente di
scandaloso.”
Una scelta che ha creato
nell’ambiente molta sorpresa, lontani infatti dalla tradizione, che
vede grandi produzioni (spesso anche holliwoodiane) dare inizio
alla kermesse, questa volta si è optato per un prodotto impegnato,
duro emotivamente, che porterà il pubblico all’interno di istituti
correttivi e aule di tribunale. Catherine Deneuve
veste i difficili panni di un giudice, per lei un ruolo piuttosto
insolito: “Ho assistito a molte udienze per prepararmi al meglio,
le avevo sempre viste in televisione o raccontate sui giornali ma
assistere dal vivo è stato incredibile. Il mestiere del giudice è
molto più brutale di quanto immaginassi. Bisogna avere la vocazione
per farlo, molti ragazzi sono davvero aggressivi come il ragazzo
del film, non è affatto facile.” Durezza che traspare completamente
dai tratti severi del suo personaggio, simbolo di saggezza che
muove i fili della giustizia. Ago della bilancia di una
sceneggiatura a tratti difficile per gli stomaci più sensibili:
“Quando ho letto la sceneggiatura ho pianto, regala davvero una
speranza a chi guarda. Una speranza oltre la violenza, con
l’aiuto dell’amore” ha commentato Sara Forestier.
Del resto stiamo parlando di un
film estremamente emotivo, che a molta stampa ha ricordato
I 400 Colpi di François Truffaut: “Non ho
pensato esplicitamente al film di Truffaut per questo progetto,
avevo piuttosto voglia di fare film luminoso, di creare un
contrasto fra la luce degli scenari e l’animo, la vita del
personaggio.” Ma quanto c’è di vero, nel film, quanto possiamo
ritrovarci la società di oggi? “Ovviamente è un film di finzione,
la storia non si ispira a un personaggio esistente, però dentro c’è
tantissima ricerca documentaria, il racconto si avvicina davvero
molto alla realtà.” Ci si avvicina anche grazie alla splendida
interpretazione di Rod Paradot: “La cosa più
difficile è stata lavorare con attori così talentuosi, ma
soprattutto impersonare Malony, sono davvero lontano da lui e c’è
voluto davvero tanto lavoro. Sono fiero di me quando riguardo il
film, ma sto attento a tenere ‘la testa alta’, potrei sentire
freddo.”