Home Blog Pagina 208

Un figlio, la recensione del film tunisino premiato a Venezia e ai César

Pochi, pochissimi film possono vantare un tale plebiscito di commenti unanimi come Un figlio. L’opera prima di Mehdi M. Barsaoui, presentata a Venezia 76, arriva finalmente in sala – dal 21 aprile, distribuito da I Wonder Pictures – con il suo carico di dolore, dramma e domande. Quelle che ogni spettatore sarà costretto inevitabilmente a porsi, istintivamente immedesimandosi negli scrupoli o i sensi di colpa dei due protagonisti assoluti, Najla Ben Abdallah e Sami Bouajila (vincitore come Migliore Attore della sezione Orizzonti della Mostra del 2019, ai César 2021 e ai Lumiere Awards 2021).

Una scelta, di campo, di cuore o di testa, niente affatto facile da fare. Più ancora che per la bravura degli interpreti, grazie all’equilibrio che il neo regista riesce a mantenere durante tutto lo svolgimento, senza eccedere, ma lasciando parlare i fatti e la loro semplice drammaticità. E che riesce a svincolare il risultato finale dai canoni del melodramma, limitando al minimo certa manipolazione emotiva frequente nel genere.

Cosa succede in Un figlio

Tutto si svolge in Tunisia, nell’estate del 2011. Un momento caldo, per le proteste sociali in corso nel paese e la Guerra Civile nella vicina Libia di Gheddafi. Un momento spensierato per Fares, Meriem e per il loro figlio di dieci anni, Aziz, in vacanza nel sud del paese prima di tornare alla loro vita quotidiana, almeno fino a che il piccolo non viene colpito per errore durante un agguato.

La corsa in ospedale è solo l’inizio di una odissea che andrà svelando gradualmente i suoi mostri. Le cure urgenti stabilizzano infatti il bambino, ferito gravemente e bisognoso di un trapianto, ma le difficoltà di un Paese ancora troppo “indietro” sul tema e troppo condizionato dalla religione metteranno i due genitori di fronte a una serie di dilemmi, morali e non, ai quali non sarebbe facile dare risposta per nessuno. Tanto più dopo la scoperta di un segreto a lungo nascosto.

La scoperta del dramma scava dentro tutti noi

La rivelazione spacca in due lo sviluppo successivo e crea due diverse narrative, indipendenti ma indissolubilmente legate. Ma soprattutto scatena un effetto domino al quale nessuno sembra in grado di sfuggire, costretto a confrontarsi con i propri principi. Ovviamente, da solo. E da sola. La coppia protagonista – moderna, realizzata e innamorata, felice insomma – improvvisamente scompare, ma nessuno se ne accorge, in balia dello tsunami emozionale e delle sue conseguenze.

Il trauma dei due è chiaro, ma a prescindere da quale sarà l’esito finale e quale soluzione si rivelerà la migliore anche loro da soggetti si trasformano in occasioni. E attenzione a limitarsi a una superficiale accusa dell’atteggiamento giustificatorio – solo apparentemente – del regista nei loro confronti, soprattutto considerato quanto ci si sposti su un doppio piano ben diverso.

Da una parte quello dell’allegoria, politica e culturale, con la rappresentazione di quanto un soggetto possa trovarsi in balia delle scelte etiche di una controparte in grado di disporre dei mezzi necessari alla sopravvivenza altrui, e delle opzioni di fronte alle quali la disperazione possa porre un essere umano, o un popolo. Dall’altro quello dell’inutilità dei canoni, dei ruoli e delle sovrastrutture sociali – e religiose – in certi frangenti, visto quanto la Vita e l’Amore sappiamo mettere in evidenza i limiti della fede e della legge o i privilegi di classe, chiarendo a tutti – quelli che vorranno o sapranno ascoltare – come sia impensabile potersi ergere a giudici delle vite degli altri senza avere chiaro come potremmo comportarci nei loro panni.

Un figlio di nome Erasmus: trailer del film con Luca e Paolo

0
Un figlio di nome Erasmus: trailer del film con Luca e Paolo

Eagle Pictures ha diffuso il trailer ufficiale di Un figlio di nome Erasmus, la nuova commedia tutta italiano con Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu. La pellicola è la sua prima produzione cinematografica targata Eagle Pictures.

Il film è una divertente, emozionante e un po’ nostalgica on the road e nel cast ci sono anche Ricky Memphis e Daniele Liotti. In Un figlio di nome Erasmus Quattro amici quarantenni, a distanza di 20 anni dall’Erasmus fatto a Lisbona, si ritrovano in Portogallo per affrontare un viaggio inaspettato alla scoperta di un segreto che potrebbe completamente cambiare la vita a uno di loro. Alberto Ferrari (Tra due donne, La terza stella) dirige questo poker di protagonisti, affiancati da un astro nascente del cinema portoghese, Filipa Pinto (L’uomo che uccise Don Chisciotte) e un affascinante ritorno sul grande schermo, Carol Alt.

Un figlio di nome Erasmus: la trama

Quattro amici quarantenni − Pietro, Enrico, Ascanio e Jacopo − vengono chiamati a Lisbona per il funerale di Amalia, la donna che tutti e quattro hanno amato da ragazzi quando facevano l’Erasmus in Portogallo. Amalia ha lasciato un’inaspettata eredità: un figlio concepito con uno di loro. Ma chi è il padre? Aspettando i risultati del test del DNA, i quattro amici decidono di andare alla ricerca di questo misterioso figlio ventenne e intraprendono un rocambolesco ed emozionante viaggio attraverso il Portogallo insieme ad una ragazza che si offre di aiutarli.

Un figlio di nome Erasmus: dal 1° luglio su Mio Cinema con Eagle Pictures

Dopo essere stato uno tra i film più visti nelle principali piattaforme VOD – come primo lungometraggio italiano ad alto budget ad uscire direttamente in streaming, contribuendo alla campagna #iorestoacasaUn figlio di nome Erasmus approda anche nelle sale a partire dal primo di luglio. Una spinta a sostegno di questa non semplice ripartenza, dunque, ma anche un’opportunità per rivedere, o vedere per la prima volta sul grande schermo, la prima produzione cinematografica targata Eagle Pictures con protagonisti Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Ricky Memphis e Daniele Liotti.

In quest’opera emozionante e un po’ nostalgica, quattro amici quarantenni si ritrovano in Portogallo, a distanza di 20 anni dall’Erasmus fatto a Lisbona, per affrontare un viaggio inaspettato alla scoperta di un segreto che potrebbe completamente cambiare la vita a uno di loro. Alberto Ferrari (Tra due donne, La terza stella) dirige il poker di protagonisti, affiancati da un astro nascente del cinema portoghese, Filipa Pinto (L’uomo che uccise Don Chisciotte) e da un affascinante ritorno sul grande schermo, Carol Alt.

Un figlio di nome Erasmus sarà distribuito a partire dal 1º luglio 2020 da Eagle Pictures.

Un figlio all’improvviso, recensione del film

0
Un figlio all’improvviso, recensione del film

A distanza di diversi mesi dall’uscita del film in terra francese, arriva il 20 settembre, in Italia, Un figlio all’improvviso, basato sull’omonima pièce teatrale di Sebastien Thiery, co-protagonista e co-regista del film. La storia potrebbe essere apparentemente banale: lo scambio di identità. Momo è un ragazzo sordo che, dopo qualche ricerca, è riuscito a risalire alle identità dei suoi presunti genitori biologici che in passato lo abbandonarono all’orfanotrofio a causa della sua disfunzione uditiva.

Tutto parte da una scatola di cereali e da una quotidiana spesa al supermercato di fiducia. Il ragazzo si presenta a una coppia, dando per scontato che lo riconoscano e lo accolgano a braccia aperte: è convinto che i due coniugi (interpretati dal suo Christian ClavierCatherine Frot) che si trova davanti siano davvero i suoi genitori. Al momento del non riconoscimento scatta la rabbia. Del tutto giustificabile: lo avevano abbandonato e, ora che ritorna, non lo riconoscono nemmeno. I coniugi Prioux non hanno mai avuto figli e l’idea di averne uno loro, capitato all’improvviso… crea di certo discussioni di ogni tipo.

Girato in luoghi chiusi e ristretti, di base e di origine esplicitamente teatrale, dove i protagonisti della vicenda (alla quale si aggiunge un’improvvisa futura nuora) sono costretti a confrontarsi tra loro, il film di Thiery, più che indagare il passato del figlio, indaga il futuro della coppia. Una coppia benestante che ha sempre vissuto tenendosi per mano, non facendosi particolari problemi riguardo al fatto di non avere avuto figli; non sono mai arrivati, il destino ha deciso così. E quello stesso destino ha deciso di “dargliene” uno. Un figlio all’improvviso esprime, con numerosi primi piani e un’attenzione ai dettagli, quello che i personaggi cercano in tutti i modi di dire.

Coadiuvato da Vincent Lobelle, Thiery mette in scena un film buffo, straniante, ma pieno di umanità. Il personaggio di Momo nasce da un quesito interessante: i figli sono considerati figli ina base allo stato di famiglia, a un cognome, o sono tali per l’amore che si da loro indipendentemente dall’albero genealogico?

Buffo e anche un po’ piacione (vi è quasi uno sforzo nel mantenere costante la nota di ironia e surrealismo), Un figlio all’improvviso è una vera e propria avventura all’insegna della comprensione, della tolleranza e dell’amore. Certo, si ride spesso e volentieri degli equivoci e dei fraintendimenti e potrebbe risultare apparentemente una commediola leggera: ma il retrogusto amaro che si palesa di li a poco è impossibile ignorarlo, così come diventa impossibile affezionarsi a Momo.

Un Fidanzato per mia moglie: il cast presenta il film

0
Un Fidanzato per mia moglie: il cast presenta il film

Un fidanzato per mia moglie 01Si è svolta oggi la conferenza stampa di presentazione del film Un Fidanzato per mia moglie. Alla conferenza erano presenti il regista Dario Marengo, lo sceneggiatore Francesco Piccolo e il cast formato da Geppi Cucciari, Paolo Kessisoglu, Luca Bizzarri, Ale e Franz, Pia Engleberth.

Dato che il film è sostanzialmente un remake dalla pellicola argentina “Un Novio para mi mujer”, la prima domanda ha riguardato proprio il rapporto con il film originale:

Davide Marengo: Siamo stati affascinati dal film originale, che è stato un successo in argentina. Mi ha conquistato soprattutto questo doppio binario: credibilità all’interno di un meccanismo apparentemente poco credibile. Noi abbiamo voluto proprio trattare il film in questo modo, il più realisticamente possibile, anche quando abbiamo iniziato a lavorare con gli attori…un approccio che fosse il più credibile possibile.

Agli attori è stato poi chiesto di descrivere i propri personaggi e il loro rapporto generale con il film:

Geppi Cucciari: Il mio personaggio, Camilla, è in momento molto delicato della sua vita. Lontana dalla sua famiglia, dalla sua terra, dalle sue amiche, cerca un’identità sociale che solo il lavoro potrebbe darle, ma lei non lo ha. Forse è troppo presente con il marito, attacca delle discussioni infinite, molte volte sterili. Mano a mano si scopre che Camilla è molto di più. Anche se è una donna innamorata, entra in crisi lo stesso. Sicuramente siamo di fronte ad una commedia, ma il tema di fondo affrontato è molto delicato e c’è tutta la parentesi lavorativa del giorno d’oggi.

Luca Bizzarri: Per me è stato molto divertente interprtare il mio personaggio, un playboy degli anni ’90. L’attore argentino era molto più vecchio di me…hanno dovuto fare ore e ore di trucco per invecchiarmi ed imbruttirmi…ma è stata la parte divertente del lavoro, una parte che secondo me si vede, si percepisce questa aria che si respirava sul set.

Paolo Kessisoglu: Simone, il mio personaggio, non riesce ad affrontare questa crisi. Invece di cercare di comprendere quali sono gli elementi del malessere della moglie, cerca di trovare una soluzione alternativa, si deresponsabilizza e chiama un altro. Poi ovviamente le cose cambieranno, non vanno mai come uno si aspetta. Però è vero che in questa tematica apparentemente pesante, c’è un’aria di commedia e di gioco che ci ha fatto divertire anche durante le riprese.

Ale: Io e Franz interpretiamo una coppia omosessuale. Non ho avuto alcun problema, ci siamo divertiti molto, è stato un bel lavoro. Abbiamo anche giocato a basket…sono state tre giornate faticosissime ma ce l’abbiamo fatta, alla fine siamo diventati anche bravini. Siamo molto contenti di aver partecipato a questo film.

Franz: Confermo quello che ha detto Franz, è stato molto divertente, una parte piccola però è stato molto bello prepararsi per il film. Ci siamo trovati molto bene con Davide che è un bravissimo regista e il risultato che è venuto fuori mi è piaciuto molto. Quando una commedia che fa ridere riesce anche a far pensare, credo sia stato raggiunto un ottimo risultato.

Ancora un appunto del regista riguardo all’adattamento dall’originale:

Davide Marengo: Ho cercato comunque di adattare il film, anche con gli attori, trasferendolo in una dimensione italiana, milanese. Un lavoro che alla fine si distacca dall’originale, nel senso che abbiamo voluto dare comunque una nostra visione. Ho fatto vedere agli attori il film originale all’inizio, poi mai più, così da tastare il punto di partenza, ma poi distaccarsi da esso e cercare di lavorare su qualcosa di nostro.

Il film sarà distribuito a partire da domani 30 aprile da 01 Distribution, in circa 300 copie.

 

Un Fidanzato per mia Moglie: clip e video di ‘Is This The Time’

0
Un Fidanzato per mia Moglie: clip e video di ‘Is This The Time’

Ecco tra clip ufficiali dall’ultimo film di Davide Marengo, Un fidanzato per mia moglie, con Geppi Cucciari, Paolo Kessisoglu, Paolo Bizzarri, Dino Abbrescia, Ale e Franz, in uscita il 30 Aprile al Cinema. Inoltre in fondo troverete anche il videoclip di  ‘Is This The Time’, brano presente nella colonna sonora del film, di F. Forni e I. Graziano.

Qui le foto del film: [nggallery id=536]

Prodotto da ITC Movie e Rai Cinema, e distribuito da 01 Distribution, il film, remake della commedia argentina “Un novio para mi mujer”,  è la divertente storia di una coppia in crisi in cui l’uomo (Paolo Kessisoglu) tenta maldestramente di risolvere la crisi assoldando un playboy poco affidabile (Luca Bizzarri) per aiutarlo a lasciare la moglie (Geppi Cucciari).

Un fidanzato per mia moglie 01Camilla (Geppi Cucciari) lascia la sua amata Sardegna, le sue amiche e il suo lavoro di dj radiofonico e si trasferisce a Milano per sposarsi e convivere con Simone (Paolo Kessisoglu) che lavora in una concessionaria d’auto vintage. Dopo due anni di convivenza la coppia non riesce più a comunicare come prima ed entra in crisi. Simone vorrebbe riprovarci. Camilla, che nel frattempo non è riuscita ad ambientarsi nella città e si sveglia ogni giorno con una lamentela diversa, invece no. Alla vigilia dell’appuntamento in tribunale per siglare la separazione, i due decidono di recarsi da una terapeuta di coppia per valutare una possibile ricucitura. Dal loro racconto, che ricostruisce in flashback la vicenda sentimentale, emergono le ragioni, bizzarre e inaspettate, che hanno portato Camilla a non voler recuperare la relazione. E si scopre che Simone, incapace di scuotere la moglie depressa, ha finito per cedere ai consigli di Carlo (Dino Abbrescia), suo amico poco incline alla monogamia. Consigli che prevedono di adottare uno stratagemma dalla portata tragicomica: assoldare il Falco (Luca Bizzarri), un playboy ormai sul viale del tramonto, per sedurre la moglie Camilla e farsi lasciare da lei. Ma non tutto sembra andare come previsto, anzi. Il risultato? Sorprendente e burrascoso.

 

Un fidanzato per mia moglie trailer e foto dal film

0
Un fidanzato per mia moglie trailer e foto dal film

Ecco le prime foto e il trailer ufficiale dall’ultimo film di Davide Marengo, Un fidanzato per mia moglie, con Geppi Cucciari, Paolo Kessisoglu, Paolo Bizzarri, Dino Abbrescia, Ale e Franz, in uscita il 30 Aprile al Cinema. [nggallery id=536]

[iframe width=”620″ height=”360″ src=”//www.youtube.com/embed/lz-rlrwzPa8″ frameborder=”0″ allowfullscreen][/iframe]

Prodotto da ITC Movie e Rai Cinema, e distribuito da 01 Distribution, il film, remake della commedia argentina “Un novio para mi mujer”,  è la divertente storia di una coppia in crisi in cui l’uomo (Paolo Kessisoglu) tenta maldestramente di risolvere la crisi assoldando un playboy poco affidabile (Luca Bizzarri) per aiutarlo a lasciare la moglie (Geppi Cucciari).

Un fidanzato per mia moglie 01Camilla (Geppi Cucciari) lascia la sua amata Sardegna, le sue amiche e il suo lavoro di dj radiofonico e si trasferisce a Milano per sposarsi e convivere con Simone (Paolo Kessisoglu) che lavora in una concessionaria d’auto vintage. Dopo due anni di convivenza la coppia non riesce più a comunicare come prima ed entra in crisi. Simone vorrebbe riprovarci. Camilla, che nel frattempo non è riuscita ad ambientarsi nella città e si sveglia ogni giorno con una lamentela diversa, invece no. Alla vigilia dell’appuntamento in tribunale per siglare la separazione, i due decidono di recarsi da una terapeuta di coppia per valutare una possibile ricucitura. Dal loro racconto, che ricostruisce in flashback la vicenda sentimentale, emergono le ragioni, bizzarre e inaspettate, che hanno portato Camilla a non voler recuperare la relazione. E si scopre che Simone, incapace di scuotere la moglie depressa, ha finito per cedere ai consigli di Carlo (Dino Abbrescia), suo amico poco incline alla monogamia. Consigli che prevedono di adottare uno stratagemma dalla portata tragicomica: assoldare il Falco (Luca Bizzarri), un playboy ormai sul viale del tramonto, per sedurre la moglie Camilla e farsi lasciare da lei. Ma non tutto sembra andare come previsto, anzi. Il risultato? Sorprendente e burrascoso.

 

Un fidanzato per mia Moglie recensione del film con Luca Bizzarri

Un fidanzato per mia MoglieCamilla (Geppi Cucciari), lasciata la Sardegna, luogo dove aveva famiglia, amiche, lavoro, si reca a Milano per sposare Simone (Paolo Kessisoglu). Dopo un paio d’anni, i due entrano in crisi e il rapporto diventa insostenibile, specie per un’ insoddisfazione generale di Camilla. Simone vorrebbe separarsi, ma non ha il coraggio di parlarne con la moglie. Ricorre allora al Falco (Luca Bizzarri), playboy che dovrebbe sedurla in modo che sia lei a lasciare lui.

Tratto dal film argentino Un novio para mi mujer, Un Fidanzato per mia Moglie di Davide Marengo (Notturno Bus) gioca con degli elementi di commedia per affrontare temi più vasti e “nobili”. Lo fa il più delle volte con leggerezza, ma anche con profondità d’animo quando c’è bisogno di entrare dentro al cuore della questione. Al di là delle invenzioni stilistiche, c’è una storia credibile che funziona, inserita perfettamente in un contesto attuale, che a tratti diverte senza mai essere volgare e racconta una varietà di vite e personaggi. La linea è quella di un problema lavorativo sullo sfondo che porta ad insoddisfazioni e frustrazioni, relativi problemi di coppia e che sprofonda in un diffuso malessere dal quale è molto difficile uscire. Non tutto è approfondito a dovere, qualche passaggio avrebbe voglia di una spiegazione ulteriore, soprattutto nei motivi per i quali si arriva al malessere della donna. Tale desiderio passa comunque in secondo piano con l’evolversi della storia.

In più, abbiamo una serie di personaggi di contorno interessanti, su tutti il Falco di Luca Bizzarri, spassoso playboy sul modello bello e dannato, ma che fuma la sigaretta elettronica.

Una fidanzata per mia MoglieDa non sottovalutare lo smembramento, almeno nei ruoli, della coppia televisiva Luca-Paolo, che nel film non sono amici per la pelle, ma perfetti estranei e anzi uno è subalterno all’altro; sono insomma personaggi separati. Visto che il più delle volte il successo televisivo della “coppia” viene, giustamente, lasciato intatto al cinema, o comunque le due storie sono destinate ad entrare in contatto sotto il profilo dell’amicizia (Pio e Amedeo; Ale e Franz, che hanno una piccola parte in questo film; Ficarra e Picone ), ciò che accade qui non è affatto scontato e poteva essere rischioso.

Non fatevi ingannare dal titolo, che ricorda quello di un cinepanettone (anche se va sottolineato che è la traduzione letterale di quello argentino). Nel calderone italiano di commedie o presunte tali degli ultimi tempi, quella di Marengo, che ha una sensibilità registica e visiva non indifferente, è una delle meglio riuscite, nonostante qualche passo falso in sceneggiatura, dove si preferisce non rivelare invece che approfondire. La Cucciari, nel primo ruolo da protagonista, è meglio qui che in molte altre parti più piccole.

Un fidanzato per mia moglie clip e foto dal film

0
Un fidanzato per mia moglie clip e foto dal film

Ecco altre foto e due clip ufficiali dall’ultimo film di Davide Marengo, Un fidanzato per mia moglie, con Geppi Cucciari, Paolo Kessisoglu, Paolo Bizzarri, Dino Abbrescia, Ale e Franz, in uscita il 30 Aprile al Cinema. [nggallery id=536]

[iframe width=”640″ height=”480″ src=”//www.youtube.com/embed/WYd0iKFtuGs” frameborder=”0″ allowfullscreen][/iframe]

[iframe width=”640″ height=”360″ src=”//www.youtube.com/embed/t5gcaWW0I58″ frameborder=”0″ allowfullscreen][/iframe]

Prodotto da ITC Movie e Rai Cinema, e distribuito da 01 Distribution, il film, remake della commedia argentina “Un novio para mi mujer”,  è la divertente storia di una coppia in crisi in cui l’uomo (Paolo Kessisoglu) tenta maldestramente di risolvere la crisi assoldando un playboy poco affidabile (Luca Bizzarri) per aiutarlo a lasciare la moglie (Geppi Cucciari).

Un fidanzato per mia moglie 01Camilla (Geppi Cucciari) lascia la sua amata Sardegna, le sue amiche e il suo lavoro di dj radiofonico e si trasferisce a Milano per sposarsi e convivere con Simone (Paolo Kessisoglu) che lavora in una concessionaria d’auto vintage. Dopo due anni di convivenza la coppia non riesce più a comunicare come prima ed entra in crisi. Simone vorrebbe riprovarci. Camilla, che nel frattempo non è riuscita ad ambientarsi nella città e si sveglia ogni giorno con una lamentela diversa, invece no. Alla vigilia dell’appuntamento in tribunale per siglare la separazione, i due decidono di recarsi da una terapeuta di coppia per valutare una possibile ricucitura. Dal loro racconto, che ricostruisce in flashback la vicenda sentimentale, emergono le ragioni, bizzarre e inaspettate, che hanno portato Camilla a non voler recuperare la relazione. E si scopre che Simone, incapace di scuotere la moglie depressa, ha finito per cedere ai consigli di Carlo (Dino Abbrescia), suo amico poco incline alla monogamia. Consigli che prevedono di adottare uno stratagemma dalla portata tragicomica: assoldare il Falco (Luca Bizzarri), un playboy ormai sul viale del tramonto, per sedurre la moglie Camilla e farsi lasciare da lei. Ma non tutto sembra andare come previsto, anzi. Il risultato? Sorprendente e burrascoso.

Fonte: 01

Un Festival EXTRA-ordinario

Un Festival EXTRA-ordinario

alt

Cos’ha il Festival Internazionale del Film di Roma di tanto speciale? Per me non si tratta solo del Festival nella città del Cinema, non è solo una kermesse ambientata in un bellissimo complesso, quello dell’Auditorium di Renzo Piano, né tantomeno si riduce ad una sfilata di vip più o meno noti sul tappeto rosso (quest’anno bellissimo)della cavea.

Un fantastico via vai: tre clip del film di Leonardo Pieraccioni

0
Un fantastico via vai: tre clip del film di Leonardo Pieraccioni

Un fantastico via vai recensione filmTre nuove clip di Un fantastico via vai, il film di Leonardo Pieraccioni con Leonardo Pieraccioni, Chiara Mastalli, Marianna Di Martino, Giuseppe Maggio, David Sef, Maurizio Battista, Marco Marzocca, Massimo Ceccherini e Giorgio Panariello, che arriverà nelle sale il 12 dicembre con 01 Distribution.

Leggi anche: Un fantastico via vai recensione del film di Leonardo Pieraccioni

[iframe width=”640″ height=”360″ src=”//www.youtube.com/embed/jUh7YOg2qG8?rel=0″ frameborder=”0″ allowfullscreen][/iframe]

Leggi anche: Un Fantastico Via Vai Leonardo Pieraccioni presenta il suo ultimo film

[iframe width=”640″ height=”360″ src=”//www.youtube.com/embed/WAedrWhem9k?rel=0″ frameborder=”0″ allowfullscreen][/iframe]

Guarda il Trailer: Un Fantastico Via Vai Trailer del film di Leonardo Pieraccioni

[iframe width=”640″ height=”360″ src=”//www.youtube.com/embed/QDFbryEZkQI?rel=0″ frameborder=”0″ allowfullscreen][/iframe]

Un fantastico via vai: trama, cast e curiosità sul film di Leonardo Pieraccioni

Da quando nel 1995 è arrivato al cinema con il film I laureati, grande successo di critica e pubblico, Leonardo Pieraccioni è irrimediabilmente diventato uno dei re della commedia italiana degli ultimi decenni. Titoli come Il pesce innamorato, Il paradiso all’improvviso e il più recente Se son rose hanno sempre ottenuto notevoli apprezzamenti, rinnovando il continuo interesse nei confronti del regista e attore toscano. Nel 2013 questi ha portato al cinema un altro grande successo, il film Un fantastico via vai, con protagonista uno spensierato quarantenne pronto a rivoluzionare la propria vita grazie ad un gruppo di giovani universitari.

Si tratta dunque quasi di un ritorno alle origini per Pieraccioni, che concentra le proprie attenzioni su un nuovo gruppo di giovani, appartenenti ad una diversa generazione e visti qui attraverso un punto di vista diverso. Su di loro costruisce una commedia ricca come al solito di numerose situazioni divertenti, tragicomiche, che non mancano di sfoggiare buoni sentimenti e colpi di scena. Il riferimento al suo primo lavoro, il già citato I laureati, è presente così in diversi momenti, tra cui la fuga dei protagonisti dal ristorante. Una scena che cita esplicitamente, e con grande nostalgia, i protagonisti di quel film del 1995.

Ogni film di Pieraccioni è così l’occasione buona per scoprire aspetti nuovi e imprevedibili delle diverse età della vita, e delle responsabilità che queste portano con sé. Girato nella città di Arezzo, e avvalsosi della canzone originale Un fantastico via vai, del cantautore Colore, il film è un titolo da vedere quanto prima. In vista di ciò, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle frasi più belle. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Un fantastico via via: la trama del film

Protagonista del film è Arnaldo Nardi, un giovane quarantacinquenne con un buon lavoro e una bella famiglia composta dalla moglie Anita e le gemelle Martina e Federica. Arnaldo, però, si trova in quella fase della sua vita dove la nostalgia per il periodo da studente si fa forte. Sarebbe bello poter tornare indietro, riassaporare quei momenti, e raccontare a qualcuno che ha poco più di vent’anni che nella vita bisogna credere ai proprio sogni e non avere paura. L’occasione arriva nel momento in cui la moglie lo caccia di casa a causa di un equivoco. Senza scomporsi troppo, Arnaldo decide di cogliere l’occasione per reinventare la propria vita.

Egli infatti decide di andare momentaneamente a vivere in una casa di studenti: sono quattro, hanno tutti poco più di 20 anni e l’uomo da un giorno all’altro rivive con loro quell’età, le sue paure e le speranze. Due mondi a confronto, due modi di vedere il futuro e affrontarlo. Dall’incontro con Camilla, Marco, Anna ed Edoardo imparerà cose che non si aspettava di poter imparare, e capirà quanto sia importante mantenersi giovani nell’animo. Solo grazie a quei nuovi compagni di viaggio Arnaldo riuscirà a rimettere a posto i pezzi della sua vita, dando a sua volta una mano a chi ancora ha bisogno di trovare il proprio posto nel mondo.

Un fantastico via vai cast

Un fantastico via vai: il cast del film

Per il suo nuovo film, Leonardo Pieraccioni torna a vestire i panni di un nuovo bizzarro protagonista, incarnato stavolta in Arnaldo Nardi. Accanto a lui, si ritrovano attori noti e giovani interpreti. Per i primi si annoverano nomi come Serena Autieri per la parte di Anita, Maurizio Battista per quella dell’amico Giovanelli, e Marco Marzocca nei panni di Esposito. Presente è anche Massico Ceccherini, grande amico di Pieraccioni, e qui interprete del padre di Anna. Giorgio Panariello e Enzo Iacchetti danno invece vita rispettivamente al Cavalier Mazzarra e al non vedente Monsignore. Ad interpretare i quattro studenti protagonisti sono invece Marianna Di Martino, nei panni di Clelia, e Giuseppe Maggio, in quelli di Marco. David Sef è invece Edoardo, mentre Chiara Mastalli ricopre il personaggio di Anna.

Un fantastico via vai: le frasi, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Un fantastico via vai grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Netflix, Rai Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo, in prima TV, di sabato 30 gennaio alle ore 21:45 sul canale Rai 3.

Qui di seguito si riportano invece alcune delle frasi più belle e significative pronunciate dai personaggi del film. Attraverso queste si potrà certamente comprendere meglio il tono del film, i suoi temi e le variegate personalità dei protagonisti. Ecco dunque le frasi più belle del film:

  • “Si passa gran parte della nostra vita a preoccuparci di cose che poi non accadono” (Arnaldo Nardi)
  • “C’è chi si sposa per un colpo di fulmine, e chi rimane single per un colpo di genio” (Arnaldo Nardi)
  • “Nessuno, meglio di chi c’ha vent’anni, può farti capire che non ce li hai più. E quando lo capisci non c’è altro da fare che correre, correre, correre avanti e tornare al futuro; insomma, al tuo tempo.” (Arnaldo Nardi)
  • “Voi non fate come me eh. Lanciatevi, oh lanciatevi, non abbiate paura. Te, non aver paura di un ignorante razzista se devi difendere il tuo amore; e te di quattro schizzi di sangue se veramente vuoi diventare un dottore; Non devi aver paura di niente e di nessuno per difendere il tù figliolo… sempre! Ragazzi, non sarete mai più forti di cosi, mai più belli e giovani di cosi… lanciatevi!” (Arnaldo Nardi)

Fonte: IMDb

Un fantastico via vai: recensione del film di Leonardo Pieraccioni

Pieraccioni torna con Un fantastico via vai a raccontarci con il suo fare poetico e fantasioso una storia di situazioni comuni, di persone normali con problemi altrettanto normali, ma stavolta il suo sguardo è diverso. Forse maturato come il regista toscano, il protagonista non cerca o insegue l’amore ma se stesso. Così rivivendo le emozioni di quand’era ventenne, capisce, attraverso gli occhi e le paure di chi ventenne lo è davvero, ciò che gli era sfuggito finora. Ma mentre gli studenti aiutano Arnaldo indirettamente, lui per loro è un vero e proprio deus ex machina sotto le sembianze di un fratello maggiore. Nella sceneggiatura si nota il tocco esterno del regista Paolo Genovese che, nel ruolo di co-sceneggiatore insieme a Pieraccioni, sostituisce la sua eterna spalla Giovanni Veronesi.  Ecco che allora un paio di scene perdono il marchio ‘toscano’ e l’epicità del sentimento non lascia spazio ad altro.

Un fantastico via vai, la trama

In Un fantastico via vai Arnaldo Nardi (Leonardo Pieraccioni) è felicemente sposato con Anita (Serena Autieri), ha due figlie, una bella casa, un posto fisso in banca e una sera a settimana esce con i suoi due colleghi, Esposito (Marco Marzocca) e Giovannelli (Maurizio Battista). Insomma, non gli manca nulla nella sua vita tranne un po’ di brio, così quando per un malinteso la moglie lo caccia da casa, va ad abitare con quattro studenti: Anna (Chiara Mastalli), romana, ha il complesso della babysitter, Marco (Giuseppe Maggio) studia medicina ma non riesce a guardare il sangue, Camilla (Marianna Di Martino) è andata via da Catania perché incinta ed Edoardo (David Sef), perugino di colore, è fidanzato con Clelia (Alice Bellagamba), figlia del Cavalier Mazzarra (Giorgio Panariello), borghesotto razzista. La settimana passata insieme aiuterà Arnaldo ad avere ancora fiducia nel suo futuro e ai quattro giovani ad avere coraggio nel presente, ora che hanno vent’anni e la vita è così fantastica.

Per comporre il cast Pieraccioni chiama molti attori comici, tutti con un ruolo funzionale alla storia: Panariello che con il suo Cavalier Mazzarra si muove tra il comico e il drammatico, Massimo Ceccherini, che appare poco ma ruba sempre una risata, Battista (L’Ultima Ruota del Carro) e Marzocca (Fascisti su Marte), che si rivelano una coppia ben assortita ed esilerante. La scelta della moglie è una sorpresa, visto che Pieraccioni ha sempre preferito le sue partner castane e stavolta ci troviamo sullo schermo l’Autieri (Il Principe Abusivo), ma l’attrice napoletana è perfetta nel piccolo ruolo che le viene affidato, quindi non ci si fa più di tanto caso. Tra i cinque giovani, volti noti soprattutto in tv, c’è qualcuno che brilla più di altri, come la Mastalli e la Di Martino.

Ambientato nell’incantevole Arezzo, ma culturalmente senza confini, Un fantastico via vai è una commedia piacevole e divertente, adatta al periodo natalizio per le promesse che ci spinge a fare a noi stessi. Al cinema dal 12 dicembre.

Un fantastico via vai: nuova clip del film di Leonardo Pieraccioni

0

Un fantastico via vaiGuarda la nuove clip del film  Un fantastico via vai, il film di Leonardo Pieraccioni con Leonardo Pieraccioni, Chiara Mastalli, Marianna Di Martino, Giuseppe Maggio, David Sef, Maurizio Battista, Marco Marzocca, Massimo Ceccherini e Giorgio Panariello, che arriverà nelle sale il 12 dicembre con 01 Distribution.

[iframe width=”640″ height=”360″ src=”//www.youtube.com/embed/iHLCPMHZvPo?rel=0″ frameborder=”0″ allowfullscreen][/iframe]

Leggi anche: Un fantastico via vai recensione del film di Leonardo Pieraccioni

Trama: Arnaldo, Anita e le due gemelle Martina e Federica, ecco la famiglia Nardi. Una tranquilla e normalissima famiglia medio borghese. L’uomo è in quella fase della sua vita dove la nostalgia per il periodo da studente si fa forte. Sarebbe bello poter tornare indietro. Sarebbe bello riassaporare quei momenti. Sarebbe bello anche raccontare a qualcuno che ha poco più di vent’anni che nella vita bisogna credere ai proprio sogni e non avere paura. Magari arrivando anche a rubare una caravella di Cristoforo Colombo, come ha fatto lui, e spiegare le vele al vento per poi fermarsi solo quando… rubare una caravella di Colombo? Un equivoco con la moglie e la donna lo butta fuori di casa! Questa è la sua grande occasione per una personalissima “macchina del tempo”. L’uomo infatti decide di andare momentaneamente a vivere in una casa di studenti: sono quattro, hanno tutti poco più di 20 anni e l’uomo da un giorno all’altro rivive con loro quell’età, quelle speranze, quei dubbi che “purtroppo” lui non sembra avere più. Due mondi a confronto, due modi di vedere il futuro, un unico obiettivo: ritrovare quella caravella rubata… se davvero c’è.

 

Un Fantastico Via Vai Trailer del film di Leonardo Pieraccioni

0

Come ogni Natale che si rispetti ad anticipare i doni sotto l’albero ci pensano i soliti film Natalizi. Non fa eccezione Leonardo Pieraccioni che torna al cinema con Un Fantastico Via Vai, commedia firmata 01 Distribution e scritta, diretta ed interpretata dal tuttofare toscano.

Accompagnato dal fido Massimo Ceccherini e dall’amico Giorgio PanarielloPieraccioni interpreta un uomo di mezza età che, dopo una lite con la moglie (Serena Autieri), si trova sfrattato, costretto a condividere casa con quattro studenti poco più che ventenni. In questa cornice l’uomo rivive, con una certa nostalgia, un’età che non è più la sua, così come non lo sono più le speranze proprie di questa generazione.

Nel cast: Leonardo PieraccioniSerena AutieriMassimo Ceccherini, Giorgio PanarielloChiara MastalliMarianna di MartinoGiuseppe MaggioDavid SefMaurizio Mattista. In attesa del lancio nelle sale previsto per il 12 dicembre vi lasciamo qui di seguito al trailer del film:

Un Fantastico Via Vai segna il ritorno nelle sale per Pieraccioni a due anni di distanza dall’ultimo Finalmente La Felicità, in cui affrontava il tema del ritrovo familiare nel raccontare il rapporto tra un uomo e la sorella adottiva nativa del Brasile, avvenuto attraverso la trasmissione C’è Posta Per Te di Maria De Filippi.

Fonte: Badtaste.it

Un Fantastico Via Vai Leonardo Pieraccioni presenta il suo ultimo film

Un Fantastico Via Vai Pieraccioni Stamattina al cinema Adriano a Roma è stato presentato Un Fantastico Via Vai, l’ultimo film di Leonardo Pieraccioni, prodotto dalla Levante e da Rai Cinema. Accompagnano il regista toscano il co-sceneggiatore Paolo Genovese, il compositore delle musiche originali Gianluca Sibaldi e il resto del cast: Serena Autieri, Giorgio Panariello, Massimo Ceccherini, Maurizio Battista, Marco Marzocca, Chiara Mastalli, David Sef, Marianna Di Martino, Giuseppe Maggio, Alice Bellagamba.

Pieraccioni prende subito la parola ringraziando la stampa in sala e spiegando com’è nata l’idea del film.

Ho fatto tanti incontri nelle Università, dove mi diverto da morire a chiacchierare del mio lavoro e dove davanti a me ho tutti questi ventenni a cui voglio bene per la luce che hanno negli occhi e per quell’energia che hanno solo i giovani dai 20 ai 27, anzi ai 25. Tutti questi incontri per me sarebbero finiti scendendo tra di loro, andando a mangiare e continuando a ridere, invece, mi accorgevo che chiaramente venivano a chiedermi un autografo o una foto, dandomi del Lei. Lì mi accorgevo che dentro si può avere anche 16 anni ma fuori no ed è bene ricordarselo sennò non si parla della sindrome di Peter Pan, che è del trentenne, ma della sindrome del bischero, dei cinquantenni che si comprano la macchina bassa e hanno l’amante di vent’anni. Dopodiché, quasi per caso, ho incontrato Paolo (Genovese ndr) che mi ha raccontato un’idea che lui aveva di un signore di cinquant’anni buttato fuori di casa dalla moglie. Insomma, un incontro fantastico.

A Pieraccioni.

Cosa ci può dire di Arnaldo, il suo personaggio?

Quello che mi piace di Arnaldo è che gli si riaccendono gli occhi di quell’energia che ha perso, ma attenzione è un privilegiato, specialmente in un momento come questo: ha un lavoro in banca, una bella casa, una bellissima moglie e due bellissime figliole. Ci piaceva fare un personaggio il cui arrivo nella casa degli studenti non fosse la sua condizione per sfangarla ma un momento di grande tenerezza, di grande macchina che torna indietro nel tempo. Anche i personaggi di Marzocca e Battista rappresentano delle persone professionalmente risolte che, però, non vedono l’ora di tornare indietro e fare una puttanata andando a cercare l’amico sparito.

Quanto conta l’intervento di un autore come Genovesi?

Conta perché io sono sempre stato abituato a lavorare con Giovanni Veronesi, che è strepitoso, e noi due avevamo tutto un altro metodo. Il metodo di Paolo è quello d’imbrigliare subito la storia; invece, noi evidentemente anche per l’aria toscana s’incomincia a scrivere e poi si va a riacchiappare i personaggi. Paolo giustamente ha detto: Ehilà, fermi. Orrore! Vediamo dove vanno a picchiare il capo, perché altrimenti ci si potrebbe fare male. E non ha torto assolutamente, per cui sotto questo punto di vista è stata più rigorosa la scrittura, cosa che non mi era mai successa perché di solito era un momento di grande carnevale quando si scriveva. Questo però è stato un altro modo di lavorare, che mi è piaciuto. Poi, stando io sempre di più a Firenze e meno a Roma, noi si lavorava anche separatamente con delle idee notturne che ognuno elaborava. Ed è molto bellino come modo e ti stupisci. Va detto che Paolo si dissocia assolutamente solo da una battuta della sceneggiatura, ovvero quando arrivano i genitori e mi chiedono se sono l’amministratore e io rispondo ‘Sì, stavo guardando se la chiappa della ragazza era consona alla tazza del cesso’. Lui è diventato rosso e più di una volta mi ha minacciato mentre scriveva questa battuta.

Continua Genovese. Sì, l’ho minacciato, in effetti, non sono riuscito a fargliela togliere. Per me è stata un’esperienza molto divertente per un motivo, soprattutto, perché di solito scrivo da solo e non mi era mai capitato. Leonardo oltre a scrivere il film con te, te lo recita. Tu ti rendi conto esattamente di quello che stai scrivendo. Soprattutto, lui non recita solo il suo ruolo ma recita anche imitando alla perfezione tutti gli altri, non per divertirti, è un suo metodo.

Un Fantastico Via VaiLa citazione della corsa via dal ristorante, presa da I laureati, è dovuta un po’ al senso del film, alla nostalgia verso il passato e quindi anche al passato sua personale?

In quella corsa, in un minuto e mezzo, c’è proprio il riassunto di tutto il film. Laddove avevo 29/30 anni ne I Laureati si scappava a piè veloce, adesso invece come avete visto la milza fa male. Peraltro ho fatto una figura tremenda, sono cascato durante le riprese davanti a tutti. Ho fatto di finta di averlo fatto per far ridere, ma insomma l’età c’è e c’è anche quello che dicevo prima: laddove si faceva la zingarata, la cosa ben fatta da giovani, qui ora si fa la figuretta; a cinquant’anni non puoi scappare da una trattoria perché fai tristezza.

A Panariello. Una brutta parte che alla fine si riprende. Insomma, sarebbe bello che un problema grande come il razzismo inculcato nella mentalità di certe persone si potesse risolvere con un bel discorso.

Bastasse il cinema a risolvere certi problemi, sarebbe facile, ma dal momento che si ha quest’opportunità di arrivare a tanta gente e affrontare questi temi, si fa. Per di più poi questo personaggio è uno che odia i neri, ma ama gli animali. Io sono un animalista convinto, ma si sa che questo è un assurdo frequente, voler più bene alle bestie e meno alle persone. La bellezza del nostro lavoro è questa: fare dei ruoli che sono proprio il contrario di quello che sei nella vita.

Interviene Pieraccioni. Sotto questo punto di vista, sono un regista fortunatissimo perché i comici hanno la doppia valenza: sanno fare il loro mestiere di comico, ma anche tutti i toni del dramma. Ho visto un’intervista di Woody Allen, in cui diceva che gli attori drammatici non possono fare la commedia, invece gli attori comici possono assolutamente fare il film drammatico perché nella tavolozza hanno tutti i colori. Quando ho proposto questo ruolo a Panariello, lo sapevo che mi avrebbe chiamato preoccupato, perché è chiaro che il comico vuole far subito ridere; invece, c’ho parlato e gli ho detto che non aveva scelta, doveva farla lui quella parte e c’è riuscito; nella scena della paternale mi guardava con un’espressione da grande attore.

A Pieraccioni.

Come sono cambiati gli universitari da I Laureati a oggi?

Sono sempre gli stessi e sempre lo saranno, non è che i social network hanno cambiato le cose. Prima, ad esempio, non c’erano i telefonini e ci si perdeva; invece, adesso ci si chiama e ci si trova “Do’ tu sei? – Son qui all’angolo.” Sicché il ventenne è il cuore; dai 20 ai 25 c’è questo tsunami di emozioni talmente forte che è fantastico, ti rimane addosso come un tatuaggio. I quattro ragazzi durante la pausa vivevano quelle le emozioni che io e lui (Panariello ndr) si viveva a vent’anni con Carlo Conti quando si cominciava a capire che Conti non avrebbe fatto il bancario come facevo, che io non avrei continuato a fare il magazziniere come facevo e Giorgio non avrebbe continuato a fare il disoccupato (ridono).

Come hai scelto questi ragazzi?

Ho avuto davvero l’imbarazzo della scelta, perché è una fascia d’età in cui sono più preparati, credo, di noi alla loro età. Così li ho presi bravissimi e anche bellissimi, talmente belli che una certa battuta non era in sceneggiatura e l’ho dovuta proprio dire. Tra l’altro la Mastalli mi ha minacciato dopo la registrazione del provino. Mi ha lasciato una videolettera in cui mi diceva  ‘Ah Pieracciò, me so’ rotta i cojoni de fa’ i provini. O me pii o te la vai a pià in *** ****’. (ridono) Una minaccia alla Bombolo.

A Panariello. Che tipo di regista è Leonardo? C’è stata improvvisazione?

Leonardo non riesco a vederlo come Pieraccioni il regista o l’attore, perciò quando vengo chiamato in nazionale vò e lo affronto come Leonardo; ci si mette a tavolino a casa sua che è più grande della mia otto volte, quindi c’è più spazio, si lavora sulle cose che ha già scritto lui, mettiamo delle cosine insieme, cerco di fare mio il personaggio, come abbiamo fatto con Cateno in Ti Amo in Tutte le Lingue del Mondo. Ho lavorato sul personaggio, ma sul testo c’è da far poco quando Leonardo scrive, con l’aiuto poi del nuovo sceneggiatore (Genovese ndr), bravissimo. Parecchie cose vengono aggiunte sul set: le cose che dice lui potrebbe andare bene, quelle che dico io quasi mai. (ride) Il lavoro ce lo dividiamo un po’ così, però è un piacere lavorare con Leonardo perché è un film nel film, il set è sempre divertente e stimolante

A Pieraccioni.

Checco Zalone ha riportato migliaia di persone al cinema. Questi film servono in un periodo come questo?

Da sempre c’è voglia di ridere, dal Dopoguerra in poi, sicché figurati. Checco Zalone è fortissimo, è un attore comico iper efficace. Me n’ero accorto quando lo guardavo alla televisione. L’ho chiamato e ci siamo incontrati; doveva fare un mio film nel momento esatto in cui però è stato chiamato a fare il suo dalla Medusa. Io ho visto il film e il film fa ridere, ragazzi; lui è un attore che mi piacerebbe tantissimo avere.

Ci sono molti film in uscita. Temi qualcuno in particolare? Tutti temono Lo Hobbit, piace a grandi e bambini. Perché? Ci siamo chiesti? Perché è brutto. Quindi se piace uno che fa paura, lo hobbit, allora chiamo il film Lo Ceccherini.

E’ la prima volta che usa così tanti dialetti. Come mai?

Mi è sempre piaciuto di non fare un film toscano per i toscani, perché quello era successo con qualche collega prima. Ecco perché Papaleo o Tognazzi ne I Laureati, o una napoletana alla Tosca D’Aquino ne Il Ciclone. Poi sono tutti dialetti che mi fanno morir dal ridere. I due romani in questo film perché nelle filiali delle banche non ci sono mai gli indigeni del posto e anche perché è un film, non la scienza esatta delle comunicazioni e mi piaceva usare loro due. C’è poco nord invece. Mi piaceva proprio per questo che lo studente di medicina fosse bolognese; Maggio ha provato anche a parlare con quel dialetto, ma parlava bolognese come io l’inglese così abbiamo lasciato perdere. (ridono)

Conclude Pieraccioni. Noi facciamo parte di un circo fortunatissimo in cui non si fa altro che divertirsi, è tutt’altro che lavorare. Allora per scusarmi di tutte le volte che diciamo ‘Ah quanto siamo stati bene, come ci siamo divertiti!’ vi racconto questa cosa che può suonare populista, ma non lo è. A Corso Francia, era un 12 d’agosto, stavano rifacendo la strada; c’era un camion nel mezzo e gli operari siccome erano distanti da tutti e due i bar mangiavano un panino sotto il camion. Io l’ho fotografato nella mia testa per tutte quelle volte che un attore o un artista abbia a dire ‘Oddio, sono stanco, che dobbiamo ancora lavorare?’. Ecco lo piglierei e lo metterei sotto il camion.

Un Fantastico Via Vai, dedicato al truccatore Francesco Nardi e all’attore Carlo Monni, uscirà il 12 dicembre in 500 copie.

 

Un fantasma per amico Trailer del film di Alain Gsponer

0
Un fantasma per amico Trailer del film di Alain Gsponer

Guarda il Trailer italiano del film Un fantasma per amico di Alain Gsponer in uscita nelle sale a partire dal 30 Ottobre.

Un fantasma per amico 1Sinossi: Un piccolo fantasma che vive di notte nel castello di Eulenstein ha un unico desiderio, vedere com’è il mondo alla luce del giorno. Una notte si imbatte in tre ragazzini che hanno organizzato un’escursione al castello e si trova con stupore per la prima volta di fronte a degli esseri umani. Il giorno seguente, quasi per magia, il fantasma si sveglia in pieno giorno, ma scopre a malincuore che gli abitanti della città invece di accoglierlo, come si aspettava, alla sua vista provano terrore ed iniziano a dargli la caccia. Gli unici a cui può chiedere aiuto sono i tre ragazzi della notte prima…
Cast: Jonas Holdenrieder (Karl), Emily Kusche (Marie), Nico Hartung (Hannes), Herbert Knaup (Mastro orologiaio Zifferle), Bettina Stucky (Insegnante Thalmeyer), Uwe Ochsenknech (Sindaco / Generale Torsten Torstenson), Carlos Richter (Peter), Stefan Merki (Capo dei pompieri), Aykut Kayacik (Amministratore del castello), Aljoscha Stadelmann (Capitano di polizia), Till Valentin Winter (Rudolf).

Un fantasma per amico recensione

Un fantasma per amico recensione

 Un fantasma per amicoNel castello che sovrasta il meraviglioso borgo medievale di Eulenstein, ogni notte si aggira, con il suo bianco lenzuolo e il suo mazzo di chiavi magiche, un giovane e simpatico fantasmino. Tutte le notti, al chiaro di luna, non trova altra compagnia che quella del saggio amico Gufo Ciuffo, così che, il suo unico pensiero, è poter vedere la luce del sole e soprattutto incontrare altri bambini che lo salvino da quella vita triste e solitaria. Trovato il modo di svegliarsi in pieno giorno, il nostro amico fantasma creerà non pochi grattacapi alla comunità di Eulenstein e presto rimarrà ancora più solo e disprezzato da tutti. Forse essere un fantasma diurno non è poi così divertente? Ma ora, come fare per tornare alla mia vita di prima? Tre giovani amici, i primi a fare la sua conoscenza, saranno gli unici pronti ad aiutarlo.

Un fantasma per amico posterAlain Gsponer dirige questo suo primo lungometraggio dedicato ad un pubblico giovane se non giovanissimo. Film tratto dall’omonimo romanzo di Otfrieb Preussler e riadattato dallo sceneggiatore Martin Rtzenhoff.

Un fantasma per amico è un simpatico e misurato racconto che parla di amicizia e altruismo, e se vogliamo anche dei valori che debbono essere alla base di un vero rapporto di amicizia: solidarietà, fiducia e lealtà. Un film che si regge su un percorso narrativo abbastanza semplice e tutto sommato ben strutturato ma che pecca, fondamentalmente, in un paio di aspetti. Prima cosa, si evidenzia una certa mancanza di ironia, di quello humor “ingrediente” necessario in film di questo genere. Si ride poco, troppo poco, e anche quando si mostra l’intenzione, il risultato non va oltre l’intenzione stessa. In secondo luogo, il ritmo, un ritmo compassato e arrancante che rende la narrazione stessa un pochino affannosa e poco fluida, finendo per annoiare un po’. Non eccezionale nemmeno il livello recitativo del cast artistico in cui l’unico a salvarsi è il giovane fantasmino, oggettivamente adorabile. Peccato che il candido e simpatico spiritello sia frutto della tecnologia 3D, grazie alla quale ha potuto “materializzarsi” e svolazzare da guglia in guglia e da tetto in tetto. Bellissima l’ambientazione scenica: un’incantevole borghetto medievale sperduto in qualche valle della Germania, un vero angolo di paradiso.

Un fantrasma per amico uscirà nelle sale il prossimo 30 di ottobre.

Un fantasma in casa: trailer della commedia Netflix con Anthony Mackie & David Harbour

0

Netflix USA ha diffuso il trailer di Un fantasma in casa (We Have a Ghost) l’imminente commedia horror di Netflix con David Harbour e Anthony Mackie. Il progetto proviene dal regista di Happy Death Day Christopher Landon. Un fantasma in casa (We Have a Ghost) Uscirà sullo streamer venerdì 24 febbraio.

Kevin e la sua famiglia diventano celebri all’improvviso sui social dopo aver trovato un fantasma di nome Ernest che infesta la loro nuova casa. Ma quando infrangono le regole per indagare sul misterioso passato dello spettro, Kevin ed Ernest entrano nel mirino della CIA. Dai un’occhiata al trailer di Un fantasma in casa (We Have a Ghost) qui sotto:

Un fantasma in casa (We Have a Ghost) è scritto e diretto da Landon, basato sul racconto di Geoff Manaugh intitolato Ernest. Insieme a Harbour e Mackie ci sono la vincitrice del Golden Globe Jennifer Coolidge, Jahi Di’Allo Winston, Tig Notaro, Erica Ash, Faith Ford, Niles Fitch, Isabella Russo e Steve Coulter.

Un fantasma in casa: recensione del nuovo film con David Harbour

0
Un fantasma in casa: recensione del nuovo film con David Harbour

Tra le figure fantastiche, quelle che finiranno sempre per attirare ed incuriosire grandi e piccini sono proprio loro: i fantasmi! Questi esseri soprannaturali vantano una produzione cinematografica ampissima, che passa dal dipingerli come mostri maligni, nei film horror o paranormali, a rappresentarli come esserini innocui (si pensi al piccolo Casper!). Un fantasma in casa come tematiche non si distacca molto da qualsiasi altra pellicola sui “fantasmi buoni”. Scritta e diretta da Christopher Landon (disturbia, auguri per la tua morte), questa horror comedy è basata sul racconto “Ernest” di Geoff Manaugh. Nel cast ritroviamo David Harbour ( Jim Hopper nella serie Stranger Things) nei panni del fantasma Ernest, mentre Anthony Mackie (8 mile, Million dollar baby, Falcon nel Marvel Cinematic Universe) interpreta Frank Presley.

Un fantasma in casa: uno spirito buono

La famiglia Presley si trasferisce in una nuova casa: si tratta di una grande ed antica villetta, stranamente venduta ad un prezzo molto basso. Fin dal primo giorno Kevin, il figlio minore, nota degli strani riflessi provenienti dalla soffitta; proprio qui, pochi giorni dopo, conoscerà  Ernest! Si tratta di un fantasma buono,  che all’inizio cerca di spaventare il ragazzo, ma poi tra i due si instaurerà un  rapporto di amicizia.

Frank, il padre di Kevin, cerca di sfruttare la presenza del fantasma nella propria casa: posta i video di Ernest fatti dal figlio sui social per guadagnarci. Il fantasma diventa virale. Tutta una serie infinita di meme, commenti e challenge iniziano a popolare Instagram e TikTok, così da rendere Ernest una vera star del web.

Mentre Kevin cerca di aiutare Ernest a superare il limbo tra vita e morte in cui si trova, la CIA inizia ad attenzionare sempre di più le vicende della famiglia Presley, così da poter intrappolare e studiare il fantasma.

Un fantasma in casa
Frank, Kevin ed il fantasma Ernest nella stanza di Kevin.

Ernest, il fantasma più famoso del web

Un fantasma in casa tratta effettivamente tutta una serie di tematiche viste e riviste nel cinema: la casa infestata, il fantasma buono, il rapporto contrastante tra il figlio adolescente ed i genitori. Sono pochi gli elementi grazie ai quali il film mantiene un piccolo margine di originalità. Qui viene introdotta la presenza dei social. Ernest, da solitario spirito di una casa infestata, diventa un fenomeno globale attraverso internet; numerose sono le testate giornalistiche interessate a questo curioso essere, mentre folle di fan adoranti si appostano a tutte le ore fuori dalla casa dei Presley. Questo ci può aiutare a riflettere su come oramai si può sviluppare del vero fanatismo su ogni cosa;  grazie alla possibilità di diffondere velocemente informazioni a livello mondiale, anche un fantasma come Ernest può diventare virale. La discussione sui social arriva anche a considerare lo status giuridico ed i diritti dei fantasmi.

Sul piano  tecnico, si può notare chiaramente in  Un fantasma in casa l’utilizzo di effetti speciali scadenti: trattandosi di esseri paranormali, è difficile che venga data una rappresentazione univoca dei fantasmi, ma in questo caso lo stesso Ernest risulta essere rappresentato in maniera poco realistica. Già dalle prime scene il fantasma nel muoversi sembra essere una sorta di nuvola di sabbia brillante. Inoltre, risulta essere incongruente il fatto che Ernest possa in alcuni casi avere una sua fisicità;  toccando gli umani, il  corpo del fantasma diventa parzialmente solido.

Degna di nota è anche la performance di David Harbour nel ruolo del fantasma Ernest; pur non potendo comunicare con la parola (l’essere non era in grado di parlare), il personaggio riesce ad esprimere le proprie emozioni  e stati d’animo in una maniera  tale da poter instillare nello spettatore un certo grado di empatia. Particolarmente toccante è  l’ultima scena del film, in cui Kevin ed Ernest si dicono addio.

Un fantasma in casa: il rapporto genitori-figli

Un tema focale in Un fantasma in casa è anche la relazione che si instaura tra genitori e figli; fin dalle prime scene ne possiamo notare un chiaro esempio. Kevin ed il padre Frank hanno un rapporto particolarmente conflittuale; per quanto all’inizio sembri solamente che sia  il padre a provare a riavvicinarsi al figlio, nel corso delle vicende diverranno chiari i motivi delle divergenze tra i due. Il reale problema riguarda la comprensione reciproca tra padre e figlio che inizialmente tende a mancare, ma che si colmerà con il volgersi alla fine della storia.

Un Enfant de Toi: recensione del film di Jacques Doillon

0
Un Enfant de Toi: recensione del film di Jacques Doillon

Un Enfant de Toi, diretto da Jacques Doillon e interpretato da Lou Doillon e Samuel Benchetrit, è un film basato sul dialogo, che sfiora il surrealismo in certe occasioni e sembra rimandare ad un determinato teatro dell’assurdo che fonda la sua struttura narrante sull’assenza di azione e sul dialogo protratto all’infinito, continuamente alla ricerca di qualcosa che non c’è e mai ci sarà.

In Un Enfant de Toi Aya e Louis sono stati sposati per qualche anno e hanno avuto una bambina, Lina. Dopo aver trascorso un periodo senza vedersi, immediatamente successivo alla separazione, ora riprendono a frequentarsi, mentre lui ha una storia con Gaelle, mentre lei vive con Victor, con il quale sembra volere un figlio. I due continuano a vedersi con una certa regolarità e presto la naturale gelosia dei rispettivi compagni, unitamente all’esigenza della piccola Lina di avare chiarezza intorno al rapporto trai genitori, spingerà gli ex coniugi a ridefinire il loro rapporto.

Un Enfant de Toi, il film

E così anche i protagonisti, Aya e Louis, continuano a parlare, a raccontarsi i loro ricordi, ad analizzare la loro situazione, i loro desideri, i loro sentimenti reciproci, senza mai definire il loro rapporto, senza mai alzare la voce o esprimere alcuna emozione che non sia una palese attrazione repressa. Tutta la prima parte del film, della durata complessiva (ed eccessiva) di 140 minuti, è infatti caratterizzata da questi lunghissimi piano sequenza in cui i due protagonisti si parlano dicendo apparentemente nulla, scavandosi dentro in maniera sempre più profonda senza mai arrivare a mettere un punto a nessuna delle questioni affrontate. Le regia che muove la camera in modo da seguire i personaggi tenendoli quasi sempre nella stessa inquadratura, predilige pochi stacchi, lasciando agli attori l’onere di tenere alta l’attenzione e di sfidare lo spettatore a seguire le lunghe elucubrazioni dei protagonisti.

Lou Doillon e Samuel Benchetrit si destreggiano molto bene in questi verbosi piani in cui non succede nulla, riuscendo ad apparire sempre interessati a ciò che dicono e reggendo inquadrature molto lunghe che rischiano di non interessare altrettanto lo spettatore. Un’ultima parte di film più dinamica riesce a portare un po’ d’azione nella storia, portandola ad una naturale conclusione e ad un finale annunciato ma non scontato. Piccola perla del film è la giovanissima Olga Milshtein, che interpreta Lina. Simpatica e impertinente, la bambina riesce a dare un tocco di brio ad un film altrimenti piuttosto piatto.

Un drago a forma di nuvola: in libreria la graphic novel di Ettore Scola e Ivo Milazzo

0

Un drago a forma di nuvolaBAO Publishing è lieta di annunciare, dal 12 giugno 2014, l’uscita in libreria di un’opera unica: “Un drago a forma di nuvola”, la storia scritta dal maestro Ettore Scola, regista icona del cinema italiano,che è diventata un graphic novel affidato alle matite e ai pennelli di Ivo Milazzo, l’amatissimo creatore grafico di Ken Parker.

Il 18 giugno 2014 dalle ore 17:00 ci sarà a Roma la presentazione ufficiale del volume, alla presenza di entrambi gli autori, presso la libreria Borri Books (Stazione Termini). 

“Un drago a forma di nuvola” é stato considerato per lungo tempo l’ultimo film di Ettore Scola, già sceneggiato dall’indimenticabile Furio Scarpelli (1919 – 2010), con la collaborazione di Silvia Scola e ambientato a Parigi, pensando ad un cast di stelle come Gerard Depardieu e Audrey Tatou.

Un contrasto con la casa di produzione bloccò l’inizio delle riprese e aprì a questa splendida storia crepuscolare la via verso un altro linguaggio che non fosse quello cinematografico: il fumetto.

La passione di Scola per la nona arte è cosa già nota, basti ricordare la mostra di quelli che ha chiamato “scarabocchi personali”: schizzi, vignette, caricature e bozzetti per scenografie apparsi nella mostra “Disegni”, all’Accademia di Francia a Roma, nel 2009.

Dall’incontro dei due maestri Scola e Milazzo inizia una nuova avventura in cui il grande cinema e fumetto italiano aprono un dialogo proficuo e intenso, in questo raffinato e commovente romanzo grafico che racconta la storia di un amore impossibile.

In occasione della presentazione del graphic novel gli autori incontreranno il pubblico e dedicheranno le copie il 18 giugno 2014 a partire dalle ore 17:00 presso la libreria Borri Books di Roma (Stazione Termini).

Ettore Scola (1931) comincia collaborando con il giornale umoristico Marc’Aurelio. Dalla metà degli anni ‘50 scrive sceneggiature, ed è coautore dei copioni de Il sorpasso (1962) e I mostri (1963) di Dino Risi. Debutta alla regia nel 1964 e lavora negli anni seguenti con tutti i maggiori attori italiani, da Sordi a Manfredi, da Tognazzi a Mastroianni. I suoi maggiori

successi sono la commedia C’eravamo tanto amati (1974), Brutti, sporchi e cattivi (1976), con cui ha vinto il premio Miglior regia al Festival di Cannes, Una giornata particolare (1977), La famiglia (1987). Nella sua carriera ha collezionato ben quattro nomination agli Oscar nella categoria “Miglior film straniero” e sei David di Donatello.

Ivo Milazzo (1947) debutta nel mondo dei fumetti nel 1971, disegnando alcune storie di Tarzan per il mercato francese. Nella seconda metà degli anni Settanta, in coppia con Giancarlo Berardi, collabora con Il GiornalinoSkorpioLanciostory, realizza una serie di storie in bianco e nero per la collana Orient Express e crea Ken Parker, personaggio rivoluzionario per il canone western dell’epoca. Nel 1980 collabora con la prestigiosa collana Un uomo un’avventura della Cepim (Bonelli) disegnando L’uomo delle Filippine. Con la conclusione della saga di Ken Parker, Milazzo ritorna a lavorare per la Bonelli, realizzando alcune storie per Nick Raider e il Texone su testi di Claudio Nizzi nel 1999. Nello stesso anno, entra a far parte dello staff creativo della serie Magico Vento, restando così nelle atmosfere del western che tanto gli sono congeniali.

Un doppio Jake Gyllenhaal in An Enemy : la prima foto

0

Il sito americano Worst Previews ci mostra oggi la prima immagine di Jake Gyllenhaal in An Enemy , prossimo film diretto da Denis Villeneuve (Incendies) che vede nel cast Isabella Rossellini, Melanie Laurent e Sarah Gadon.

Il film, nel quale Jake interpreta un doppio ruolo, come si vede dalla foto sotto, è basato su un romanzo di Josè Saramago e racconta la storia di un professore (Gyllenhaal) e sua moglie (Laurent) che scoprono di avere un doppio esattamente uguale a loro.

Ecco la foto:

An Enemy jake gyllenhaal

Vi ricordiamo che i prossimi impegni di Jake Gyllenhaal sono con David O. Russell, per il quale l’attore sarà il protagonista di Nailed, accanto a Jessica Biel e James Marsden, e ancora con Denis Villeneuve in un thriller dal titolo Prisoners, nel quale reciterà accanto a Hugh Jackman.

Un documentario sulla tragedia della Costa Concordia

0

Il disastroso naufragio della Concordia diventerà presto un documentario. Non arriverà nelle sale, ma sarà un’inchiesta complessa e articolata, con interviste e riconstruzioni in CGI. Parliamo di Italian Cruise Ship Disaster: The Untold Stories.

Sarà prodotto dal National Geographic Channel, in programmazione su tale canale il 12 febbraio e il 13 febbraio. Non è il primo progetto annunciato, nonostante l’incidente sia tanto recente: il Discovery Channel aveva già presentato un progetto simile da trasmettere in primavera. Questo documentario per la tv tuttavia sarà il primo a essere trasmesso anche in America. Dirigono e producono Marc Tiley e Paul O’Connor.

Un docufilm per i Metallica

0

A qualche anno di distanza dal documentario Some Kind of Monter (2004)  i Metallica tornano sul grande schermo: stavoltaMetallica

Un doc su Tiziano Sclavi al cinema Farnese di Roma

0
Un doc su Tiziano Sclavi al cinema Farnese di Roma

STD_FarneseRoma-lowOggi giovedì 18 giugno presso il Cinema Farnese Persol di Campo de’Fiori, 56 a Roma alle ore 20.30 e 22.30 la tappa romana del roadshow del documentario Nessuno siamo perfetti di Giancarlo Soldi (già autore del cult-movie Nero e del documentarioCome Tex nessuno mai), dedicato alla vita e ai retroscena del misterioso autore creatore di Dylan Dog, Tiziano Sclavi, nel ventinovesimo anno della comparsa del celebre fumetto. Il regista incontrerà il pubblico accompagnato dalla produttrice Stefania Casini e da una folta schiera di disegnatori della Sergio Bonelli Editore, da ​Maurizio Di Vincenzo, disegnatore di Dylan Dog a Marco Soldi, disegnatore di Julia e Dylan Dog, da Emiliano Mammucari, disegnatore di Orfani​ a Corrado Mastantuono, disegnatore di Tex e della Disney e tanti altri.

Presentato al Torino Film Festival nel 2014 e vincitore della Menzione speciale ai Nastri d’Argento 2015 , il film prodotto da Bizef e XMAD è un viaggio all’interno dell’universo di Sclavi, che per anni ha riempito il nostro quotidiano di storie, racconti, suggestioni, fino alla inaspettata decisione di ritirarsi da tutto e da tutti. La macchina da presa di Giancarlo Soldi, caro amico del papà di Dylan Dog, ci svela le memorie e i pensieri più profondi del visionario autore, schivo ma molto amato. Le sue parole danno vita a visioni che si materializzano sullo schermo attraverso animazioni nella Milano del XXI secolo che si fa co-protagonista del film, abitata dagli incubi dello stesso Sclavi. Invisibile per natura, l’ideatore dell’investigatore dell’incubo è stato travolto dal successo del suo personaggio, al quale ha regalato la propria inquietudine esistenziale e complessa personalità fino alla rottura del rapporto autore – personaggio. La pellicola è un ritratto diretto e sorprendente che esce in sala impreziosita da 2 minuti di intervista inedita a Tiziano Sclavi che racconta il suo flirtare con la morte. In Nessuno siamo perfetti tavole a fumetti e spezzoni in bianco e nero si alternano alle interviste ad esponenti del cinema, dell’arte e della cultura italiane e ai colleghi e disegnatori di Sclavi: tra gli altri Dario Argento, Sergio Castellitto, Flavio Parenti, Thony, Mauro Marcheselli – direttore Sergio Bonelli Editore, Bianca Pitzorno, Aldo Di Gennaro – disegnatore storico e autore dell’immagine della locandina del film, Roberto Recchioni – successore di Sclavi, Alfredo Castelli e Grazia Nidasio – fumettista e storica illustratrice del Corriere dei Piccoli. Il cast tecnico vanta le musiche di Ezio Bosso (candidato come miglior musicista ai David 2015 e Nastri d’Argento per Il ragazzo Invisibile di Salvatores) e la fotografia di Luca Bigazzi, pluripremiato direttore della fotografia vincitore ai recenti Premi Globo d’Oro della Stampa Estera in Italia per Youth di Paolo Sorrentino. Ad accompagnare le proiezioni del film assieme al regista, iniziative collaterali realizzate in collaborazione con Festival del fumetto locali, attività sui social con l’hashtag  #nessunosiamoperfetti. 

Ingresso per la proiezione: 8€

Un Divano a Tunisi: trailer ufficiale

0
Un Divano a Tunisi: trailer ufficiale

BIM Distribution ha diffuso il trailer ufficiale di Un Divano a Tunisi di Manèle Labidi con Golshifteh Farahani, Majd Mastoura, Aïcha Ben Miled, Feriel Chamari, Hichem Yacoubi, Najoua Zouhair, Jamel Sassi e Ramla Ayari.

In Tunisia c’è stata la Primavera araba, ma forse aprire uno studio da psicanalista per una donna è ancora troppo presto… Selma (Golshifteh Farahani) è una giovane psicanalista dal carattere forte e indipendente cresciuta a Parigi insieme al padre, quando decide di tornare nella sua città d’origine, Tunisi, determinata ad aprire uno studio privato le cose non andranno come previsto…. La ragazza si scontrerà con un ambiente non proprio favorevole, i suoi parenti cercheranno di scoraggiarla, lo studio inizierà a popolarsi di pazienti alquanto eccentrici…

 

Un divano a Tunisi: recensione del film con Golshifteh Farahani

Un divano a Tunisi: recensione del film con Golshifteh Farahani

Tutto è in evoluzione nella Tunisia post Primavera araba. Anche le paure e le ossessioni della gente. Un bazar pieno di energia, nuove possibilità, qualche arretratezza e vecchi pregiudizi. Questo racconta Manele Labadi Labbé nella sua commedia d’esordio, Un divano a Tunisi, presentata alle Giornate degli Autori a Venezia 2019. A più di un anno di distanza, complice la pandemia, il film arriva nelle sale l’8 ottobre, prodotto da Kazak Productions  e distribuito da Bim.

La trama di Un divano a Tunisi

Selma, Golshifteh Farahani, è una trentacinquenne che vuole avviare la sua carriera di psicanalista. A Parigi non ha avuto fortuna, così scommette su Tunisi, la sua città natale, dove torna dopo la caduta del regime di Ben Ali per aprire uno studio nel palazzo in cui vivono i suoi zii. Deve confrontarsi con l’iniziale ostilità dei parenti, affrontare i pregiudizi, la burocrazia e la solerzia di un poliziotto, Naim, Majd Mastoura, particolarmente ostinato nel fare il suo dovere in un paese che, come Selma, sta cercando un nuovo equilibrio. Dalla sua però, la ragazza ha una grande tenacia e … Sigmund Freud.

Golshifteh Farahani, la nuova stella cacciata dall’Iran

Non sono semplici curiosità quelle che seguono sulla giovane e bellissima Golshifteh Farahani, attrice iraniana classe 1983, ma qualcosa che a ben guardare ha molto a che vedere con Un divano a Tunisi. Anzi, può illuminare alcuni aspetti della pellicola. L’attrice vive in Europa da quando nel 2008 è stata dichiarata non gradita al governo iraniano e dunque costretta all’esilio. Tra i motivi del bando, l’aver lavorato sotto la direzione di Ridley Scott per una produzione hollywoodiana come Nessuna verità, accanto a Leonardo Di Caprio, ma ha partecipato anche ad Exodus – Dei e re dello stesso regista, e più recentemente ad altre grandi produzioni come Pirati dei Caraibi -La vendetta di Salazar. Nn solo cinema indipendente (Come pietra paziente, About Elly), insomma, dove ha iniziato e che pure ancora frequenta volentieri. Dunque Farahani sa bene cosa significa essere lontani dal proprio paese, proprio come Selma, che però può scegliere di tornarvi. Ma la protagonista accenna anche a suo padre, esiliato durante il regime di Ben Ali, e afferma che questo ritorno è anche per lui. Il richiamo verso il luogo delle proprie radici e il tema dell’esilio sono dunque presenti nel film, sebbene solo attraverso pochi cenni.

Un divano a TunisiCosì, la regista e sceneggiatrice franco-tunisina Manele Labidi Labbé non sfrutta a pieno il potenziale di questa storia e neppure le potenzialità di un’attrice di talento come Faharani, che avrebbe potuto senz’altro mettere al servizio del personaggio di Selma il proprio vissuto, regalandole uno spessore e una capacità di coinvolgimento emotivo maggiori. Invece Labidi sceglie di non approfondire questi temi, così come sceglie di non raccontare molto di questa giovane psicoterapeuta, se non la sua determinazione e la fatica nell’affrontare un contesto inizialmente ostile. Ciò si deve forse al timore di sacrificare, così facendo, il tono leggero della commedia.

Un divano a Tunisi per capire la rivoluzione

Il film infatti, mette del tutto da parte i toni drammatici e in alcuni momenti prende anche le distanze dal realismo. Anzi, sceglie di stemperare i momenti di difficoltà della protagonista con una concessione al fantastico. Si pensi alla figura di Freud che la accompagna sempre, in varie forme. Questa contaminazione di generi è interessante e, ben dosata, fa sorridere.

Nelle intenzioni della regista, la psicoanalisi funge solo da pretesto per parlare di una donna giovane, indipendente, che lavora e vuole autodeterminarsi, in un paese ancora per molti versi ancorato a tradizioni obsolete e pregiudizi, e dell’impatto sulla popolazione della cosiddetta Rivoluzione dei Gelsomini, nata dal basso e che costrinse Ben Ali, al potere dall”87, a lasciare il paese nel 2011.

Se però Labidi è efficace nel tratteggiare un affresco composito fatto di pennellate colorate, vivaci e fresche, quanto fugaci, che regalano sorrisi viaggiando però quasi sempre in superficie, con qualche ingenuità nella trama e alcuni mutamenti un po’ troppo repentini, lo è meno quando tenta di spiegare la rivoluzione e le sue conseguenze. Guardando il film si ha l’impressione che tra la gente questo cambiamento sia stato vissuto più come un trauma, in senso negativo, che come una crisi positiva. Racconta un paese dal quale i giovani come Olfa, Aisha Ben Miled, vogliono fuggire anziché restare per costruire una Tunisia nuova, ora che hanno conquistato libertà e democrazia. Un paese ancora arretrato, che fatica a misurarsi con questa libertà, anche nei costumi e nel modo di essere. Si parla di integralismo religioso, di matrimoni combinati, di omosessualità – soprattutto grazie al personaggio del fornaio Raouf, interpretato da Hichem Yakoubi – ma anche di gestione clientelare della cosa pubblica. Il poliziotto Naim, Majd Mastoura – Orso d’oro a Belino per Hedi di Mohamed Ben Attia – paladino della legalità, appare come una mosca bianca. Insomma una Tunisia piena di potenzialità ancora per buona parte inespresse. L’auspicio di Labidi è quello di una liberazione finalmente anche culturale e mentale. È questa la scommessa sul proprio paese che la protagonista porta alla storia, col suo studio di  psicoterapia. Per accompagnarla, la regista sceglie la voce di Mina e le note di un classico della canzone italiana anni ’60 come Città vuota, assieme alla meno conosciuta Io sono quel che sono, che ben si confà al mood della protagonista e suggerisce un parallelo tra l’Italia del boom e la Tunisia di oggi, proprio in termini di opportunità di progresso da cogliere e potenzialità da sfruttare.

Un divano a Tunisi resta una commedia d’esordio vivace, dal buon ritmo, ma con qualche ingenuità di scrittura e qualche semplificazione di troppo. Il quadro rutilante di una Tunisia in cerca di un equilibrio, come in fondo la compassata protagonista, che mentre aiuta gli altri a liberarsi dalle proprie ansie e paure, aiuta sé stessa a ritrovarsi.

Un disastro di ragazza: Trailer italiano

0
Un disastro di ragazza: Trailer italiano

Guarda il trailer italiano di Un disastro di ragazza, la nuova commedia di Judd Apatow con protagonisti  Amy Schumer, Colin Quinn, Tilda Swinton. John Cena e LeBron James.

 

Sinossi: Lo stile di vita che Amy conduce è quello della party girl, eterna festaiola felicemente single; fino a quando non realizza di essersi innamorata di un ragazzo, rimanendo coinvolta in una serie di divertenti situazioni che le faranno perdere totalmente il controllo.

Un diluvio di sangue per Carrie

0
Un diluvio di sangue per Carrie

Si comincia a sapere qualcosa di più sul remake di Carrie, diretto da Kimberly Peirce, la cui uscita è prevista per il marzo 2013: in occasione del New York Comic Con in corso in questi giorni sono stati presentati i primi teaser del film, che stando a quanto affermato dalla regista, sarà saldamente ancorato al romanzo, senza tenere conto più di tanto del primo, efficacissimo adattamento firmato da De Palma.

Nel filmato viene mostrata una sequenza che dapprima riprende una città dall’alto in piena notte, fermandosi sulla scuola in fiamme, teatro della carneficina in cui culmina il film, per poi abbassarsi al livello stradale e, tra le fiamme, inquadrare Carrie, coperta di sangue. Nel corso della conferenza organizzata durante la convention newyorkese, la regista era accompagnata dalla protagonista Chloe Moretz e da Julianne Moore, che avrà il ruolo della madre di Carrie, un’invasata e fanatica religiosa. Il messaggio arrivato da New York è che certo, il nocciolo della storia  sarà la complicata relazione tra Carrie e la madre, ma che vi sarà anche tanto, tanto sangue, che costituirà un elemento centrale del film e che ne ha caratterizzato le riprese: secondo una stima approssimativa, nel corso della lavorazione, tra test e riprese, ne sarebbero stati utilizzati circa 4.000 litri.

Fonte: CinemaBlend