Pochi, pochissimi film
possono vantare un tale plebiscito di commenti unanimi come
Un figlio.
L’opera prima di Mehdi M. Barsaoui, presentata
a Venezia 76, arriva finalmente in sala – dal 21 aprile,
distribuito da I Wonder Pictures – con il suo
carico di dolore, dramma e domande. Quelle che ogni spettatore sarà
costretto inevitabilmente a porsi, istintivamente immedesimandosi
negli scrupoli o i sensi di colpa dei due protagonisti assoluti,
Najla Ben Abdallah e Sami
Bouajila (vincitore come Migliore Attore della sezione
Orizzonti della Mostra del 2019, ai César 2021 e ai Lumiere Awards
2021).
Una scelta, di campo, di
cuore o di testa, niente affatto facile da fare. Più ancora che per
la bravura degli interpreti, grazie all’equilibrio che il neo
regista riesce a mantenere durante tutto lo svolgimento, senza
eccedere, ma lasciando parlare i fatti e la loro semplice
drammaticità. E che riesce a svincolare il risultato finale dai
canoni del melodramma, limitando al minimo certa manipolazione
emotiva frequente nel genere.
Cosa succede in Un
figlio
Tutto si svolge in
Tunisia, nell’estate del 2011. Un momento caldo, per le proteste
sociali in corso nel paese e la Guerra Civile nella vicina Libia di
Gheddafi. Un momento spensierato per Fares, Meriem e per il loro
figlio di dieci anni, Aziz, in vacanza nel sud del paese prima di
tornare alla loro vita quotidiana, almeno fino a che il piccolo non
viene colpito per errore durante un agguato.
La corsa in ospedale è
solo l’inizio di una odissea che andrà svelando gradualmente i suoi
mostri. Le cure urgenti stabilizzano infatti il bambino, ferito
gravemente e bisognoso di un trapianto, ma le difficoltà di un
Paese ancora troppo “indietro” sul tema e troppo condizionato dalla
religione metteranno i due genitori di fronte a una serie di
dilemmi, morali e non, ai quali non sarebbe facile dare risposta
per nessuno. Tanto più dopo la scoperta di un segreto a lungo
nascosto.
La scoperta del
dramma scava dentro tutti noi
La rivelazione spacca in
due lo sviluppo successivo e crea due diverse narrative,
indipendenti ma indissolubilmente legate. Ma soprattutto scatena un
effetto domino al quale nessuno sembra in grado di sfuggire,
costretto a confrontarsi con i propri principi. Ovviamente, da
solo. E da sola. La coppia protagonista – moderna, realizzata e
innamorata, felice insomma – improvvisamente scompare, ma nessuno
se ne accorge, in balia dello tsunami emozionale e delle sue
conseguenze.
Il trauma dei due è
chiaro, ma a prescindere da quale sarà l’esito finale e quale
soluzione si rivelerà la migliore anche loro da soggetti si
trasformano in occasioni. E attenzione a limitarsi a una
superficiale accusa dell’atteggiamento giustificatorio – solo
apparentemente – del regista nei loro confronti, soprattutto
considerato quanto ci si sposti su un doppio piano ben diverso.
Da una parte quello
dell’allegoria, politica e culturale, con la rappresentazione di
quanto un soggetto possa trovarsi in balia delle scelte etiche di
una controparte in grado di disporre dei mezzi necessari alla
sopravvivenza altrui, e delle opzioni di fronte alle quali la
disperazione possa porre un essere umano, o un popolo. Dall’altro
quello dell’inutilità dei canoni, dei ruoli e delle sovrastrutture
sociali – e religiose – in certi frangenti, visto quanto la Vita e
l’Amore sappiamo mettere in evidenza i limiti della fede e della
legge o i privilegi di classe, chiarendo a tutti – quelli che
vorranno o sapranno ascoltare – come sia impensabile potersi ergere
a giudici delle vite degli altri senza avere chiaro come potremmo
comportarci nei loro panni.
Eagle Pictures ha
diffuso il trailer ufficiale di Un figlio di nome
Erasmus, la nuova commedia tutta italiano con Luca
Bizzarri e Paolo Kessisoglu. La pellicola
è la sua prima produzione cinematografica targata Eagle
Pictures.
Il film è una divertente,
emozionante e un po’ nostalgica on the road e nel cast ci sono
anche Ricky Memphis e Daniele
Liotti. In Un figlio di nome Erasmus
Quattro amici quarantenni, a distanza di 20 anni dall’Erasmus fatto
a Lisbona, si ritrovano in Portogallo per affrontare un viaggio
inaspettato alla scoperta di un segreto che potrebbe completamente
cambiare la vita a uno di loro. Alberto Ferrari
(Tra due donne, La terza stella) dirige questo poker di
protagonisti, affiancati da un astro nascente del cinema
portoghese, Filipa Pinto (L’uomo che uccise
Don Chisciotte) e un affascinante ritorno sul grande schermo,
Carol Alt.
Un figlio di nome Erasmus:
la trama
Quattro amici quarantenni − Pietro,
Enrico, Ascanio e Jacopo − vengono chiamati a Lisbona per il
funerale di Amalia, la donna che tutti e quattro hanno amato da
ragazzi quando facevano l’Erasmus in Portogallo. Amalia ha lasciato
un’inaspettata eredità: un figlio concepito con uno di loro. Ma chi
è il padre? Aspettando i risultati del test del DNA, i quattro
amici decidono di andare alla ricerca di questo misterioso figlio
ventenne e intraprendono un rocambolesco ed emozionante viaggio
attraverso il Portogallo insieme ad una ragazza che si offre di
aiutarli.
Dopo essere stato uno tra i film più
visti nelle principali piattaforme VOD – come primo lungometraggio
italiano ad alto budget ad uscire direttamente in streaming,
contribuendo alla campagna #iorestoacasa –
Un figlio di nome Erasmus approda anche nelle sale
a partire dal primo di luglio. Una spinta a sostegno di questa non
semplice ripartenza, dunque, ma anche un’opportunità per rivedere,
o vedere per la prima volta sul grande schermo, la prima produzione
cinematografica targata Eagle Pictures con
protagonisti Luca Bizzarri, Paolo
Kessisoglu, Ricky Memphis e
Daniele Liotti.
In quest’opera emozionante e un po’
nostalgica, quattro amici quarantenni si ritrovano in Portogallo, a
distanza di 20 anni dall’Erasmus fatto a Lisbona, per affrontare un
viaggio inaspettato alla scoperta di un segreto che potrebbe
completamente cambiare la vita a uno di loro. Alberto
Ferrari (Tra due donne, La terza stella)
dirige il poker di protagonisti, affiancati da un astro nascente
del cinema portoghese, Filipa Pinto (L’uomo
che uccise Don Chisciotte) e da un affascinante ritorno sul
grande schermo, Carol Alt.
Un figlio di nome
Erasmus sarà distribuito a partire dal 1º luglio
2020 da Eagle Pictures.
A distanza di diversi mesi
dall’uscita del film in terra francese, arriva il 20 settembre, in
Italia, Un figlio all’improvviso, basato
sull’omonima pièce teatrale di Sebastien Thiery,
co-protagonista e co-regista del film. La storia potrebbe
essere apparentemente banale: lo scambio di identità. Momo è un
ragazzo sordo che, dopo qualche ricerca, è riuscito a risalire alle
identità dei suoi presunti genitori biologici che in passato lo
abbandonarono all’orfanotrofio a causa della sua disfunzione
uditiva.
Tutto parte da una scatola di
cereali e da una quotidiana spesa al supermercato di fiducia. Il
ragazzo si presenta a una coppia, dando per scontato che lo
riconoscano e lo accolgano a braccia aperte: è convinto che i due
coniugi (interpretati dal suo Christian
Clavier–Catherine Frot) che si trova
davanti siano davvero i suoi genitori. Al momento del non
riconoscimento scatta la rabbia. Del tutto giustificabile: lo
avevano abbandonato e, ora che ritorna, non lo riconoscono
nemmeno. I coniugi Prioux non hanno mai avuto figli e l’idea
di averne uno loro, capitato all’improvviso… crea di certo
discussioni di ogni tipo.
Girato in luoghi chiusi e ristretti,
di base e di origine esplicitamente teatrale, dove i protagonisti
della vicenda (alla quale si aggiunge un’improvvisa futura nuora)
sono costretti a confrontarsi tra loro, il film di Thiery, più che
indagare il passato del figlio, indaga il futuro della coppia. Una
coppia benestante che ha sempre vissuto tenendosi per mano, non
facendosi particolari problemi riguardo al fatto di non avere avuto
figli; non sono mai arrivati, il destino ha deciso così. E quello
stesso destino ha deciso di “dargliene” uno. Un figlio
all’improvviso esprime, con numerosi primi piani e un’attenzione ai
dettagli, quello che i personaggi cercano in tutti i modi di
dire.
Coadiuvato da
Vincent Lobelle, Thiery mette in scena un film
buffo, straniante, ma pieno di umanità. Il personaggio di Momo
nasce da un quesito interessante: i figli sono considerati figli
ina base allo stato di famiglia, a un cognome, o sono tali per
l’amore che si da loro indipendentemente dall’albero
genealogico?
Buffo e anche un po’ piacione (vi è
quasi uno sforzo nel mantenere costante la nota di ironia e
surrealismo), Un figlio all’improvviso è una vera e
propria avventura all’insegna della comprensione, della tolleranza
e dell’amore. Certo, si ride spesso e volentieri degli
equivoci e dei fraintendimenti e potrebbe risultare apparentemente
una commediola leggera: ma il retrogusto amaro che si palesa di li
a poco è impossibile ignorarlo, così come diventa impossibile
affezionarsi a Momo.
Si è svolta oggi la
conferenza stampa di presentazione del film Un
Fidanzato per mia moglie. Alla conferenza erano
presenti il regista Dario Marengo, lo
sceneggiatore Francesco Piccolo e il cast formato
da Geppi Cucciari, Paolo Kessisoglu, Luca Bizzarri, Ale e
Franz, Pia Engleberth.
Dato che il film è sostanzialmente
un remake dalla pellicola argentina “Un Novio para mi
mujer”, la prima domanda ha riguardato proprio il
rapporto con il film originale:
Davide Marengo:
Siamo stati affascinati dal film originale, che è stato un successo
in argentina. Mi ha conquistato soprattutto questo doppio binario:
credibilità all’interno di un meccanismo apparentemente poco
credibile. Noi abbiamo voluto proprio trattare il film in questo
modo, il più realisticamente possibile, anche quando abbiamo
iniziato a lavorare con gli attori…un approccio che fosse il più
credibile possibile.
Agli attori è stato poi chiesto di
descrivere i propri personaggi e il loro rapporto generale con il
film:
Geppi Cucciari: Il
mio personaggio, Camilla, è in momento molto delicato della sua
vita. Lontana dalla sua famiglia, dalla sua terra, dalle sue
amiche, cerca un’identità sociale che solo il lavoro potrebbe
darle, ma lei non lo ha. Forse è troppo presente con il marito,
attacca delle discussioni infinite, molte volte sterili. Mano a
mano si scopre che Camilla è molto di più. Anche se è una donna
innamorata, entra in crisi lo stesso. Sicuramente siamo di fronte
ad una commedia, ma il tema di fondo affrontato è molto delicato e
c’è tutta la parentesi lavorativa del giorno d’oggi.
Luca Bizzarri: Per
me è stato molto divertente interprtare il mio personaggio, un
playboy degli anni ’90. L’attore argentino era molto più vecchio di
me…hanno dovuto fare ore e ore di trucco per invecchiarmi ed
imbruttirmi…ma è stata la parte divertente del lavoro, una parte
che secondo me si vede, si percepisce questa aria che si respirava
sul set.
Paolo Kessisoglu:
Simone, il mio personaggio, non riesce ad affrontare questa crisi.
Invece di cercare di comprendere quali sono gli elementi del
malessere della moglie, cerca di trovare una soluzione alternativa,
si deresponsabilizza e chiama un altro. Poi ovviamente le cose
cambieranno, non vanno mai come uno si aspetta. Però è vero che in
questa tematica apparentemente pesante, c’è un’aria di commedia e
di gioco che ci ha fatto divertire anche durante le riprese.
Ale: Io e Franz
interpretiamo una coppia omosessuale. Non ho avuto alcun problema,
ci siamo divertiti molto, è stato un bel lavoro. Abbiamo anche
giocato a basket…sono state tre giornate faticosissime ma ce
l’abbiamo fatta, alla fine siamo diventati anche bravini. Siamo
molto contenti di aver partecipato a questo film.
Franz: Confermo
quello che ha detto Franz, è stato molto divertente, una parte
piccola però è stato molto bello prepararsi per il film. Ci siamo
trovati molto bene con Davide che è un bravissimo regista e il
risultato che è venuto fuori mi è piaciuto molto. Quando una
commedia che fa ridere riesce anche a far pensare, credo sia stato
raggiunto un ottimo risultato.
Ancora un appunto del regista
riguardo all’adattamento dall’originale:
Davide Marengo: Ho
cercato comunque di adattare il film, anche con gli attori,
trasferendolo in una dimensione italiana, milanese. Un lavoro che
alla fine si distacca dall’originale, nel senso che abbiamo voluto
dare comunque una nostra visione. Ho fatto vedere agli attori il
film originale all’inizio, poi mai più, così da tastare il punto di
partenza, ma poi distaccarsi da esso e cercare di lavorare su
qualcosa di nostro.
Il film sarà distribuito a partire
da domani 30 aprile da 01 Distribution, in circa
300 copie.
Ecco tra clip ufficiali dall’ultimo
film di Davide Marengo, Un fidanzato
per mia moglie, con Geppi Cucciari, Paolo
Kessisoglu, Paolo Bizzarri, Dino Abbrescia, Ale e Franz,
in uscita il 30 Aprile al Cinema. Inoltre in fondo troverete anche
il videoclip di ‘Is This The Time’, brano presente nella
colonna sonora del film, di F. Forni e I.
Graziano.
Qui le foto del film: [nggallery id=536]
Prodotto da ITC Movie e Rai Cinema,
e distribuito da 01 Distribution, il film, remake della commedia
argentina “Un novio para mi mujer”, è la divertente
storia di una coppia in crisi in cui l’uomo (Paolo Kessisoglu)
tenta maldestramente di risolvere la crisi assoldando un playboy
poco affidabile (Luca Bizzarri) per aiutarlo a lasciare la moglie
(Geppi Cucciari).
Camilla (Geppi
Cucciari) lascia la sua amata Sardegna, le sue amiche e il suo
lavoro di dj radiofonico e si trasferisce a Milano per sposarsi e
convivere con Simone (Paolo Kessisoglu) che lavora in una
concessionaria d’auto vintage. Dopo due anni di convivenza la
coppia non riesce più a comunicare come prima ed entra in crisi.
Simone vorrebbe riprovarci. Camilla, che nel frattempo non è
riuscita ad ambientarsi nella città e si sveglia ogni giorno con
una lamentela diversa, invece no. Alla vigilia dell’appuntamento in
tribunale per siglare la separazione, i due decidono di recarsi da
una terapeuta di coppia per valutare una possibile ricucitura. Dal
loro racconto, che ricostruisce in flashback la vicenda
sentimentale, emergono le ragioni, bizzarre e inaspettate, che
hanno portato Camilla a non voler recuperare la relazione. E si
scopre che Simone, incapace di scuotere la moglie depressa, ha
finito per cedere ai consigli di Carlo (Dino Abbrescia), suo amico
poco incline alla monogamia. Consigli che prevedono di adottare uno
stratagemma dalla portata tragicomica: assoldare il Falco (Luca
Bizzarri), un playboy ormai sul viale del tramonto, per sedurre la
moglie Camilla e farsi lasciare da lei. Ma non tutto sembra andare
come previsto, anzi. Il risultato? Sorprendente e burrascoso.
Ecco le prime foto e il trailer
ufficiale dall’ultimo film di Davide Marengo,
Un fidanzato per mia moglie, con
Geppi Cucciari, Paolo Kessisoglu, Paolo Bizzarri, Dino
Abbrescia, Ale e Franz, in uscita il 30 Aprile al Cinema.
[nggallery id=536]
Prodotto da ITC Movie e Rai Cinema,
e distribuito da 01 Distribution, il film, remake della commedia
argentina “Un novio para mi mujer”, è la divertente
storia di una coppia in crisi in cui l’uomo (Paolo Kessisoglu)
tenta maldestramente di risolvere la crisi assoldando un playboy
poco affidabile (Luca Bizzarri) per aiutarlo a lasciare la moglie
(Geppi Cucciari).
Camilla (Geppi
Cucciari) lascia la sua amata Sardegna, le sue amiche e il suo
lavoro di dj radiofonico e si trasferisce a Milano per sposarsi e
convivere con Simone (Paolo Kessisoglu) che lavora in una
concessionaria d’auto vintage. Dopo due anni di convivenza la
coppia non riesce più a comunicare come prima ed entra in crisi.
Simone vorrebbe riprovarci. Camilla, che nel frattempo non è
riuscita ad ambientarsi nella città e si sveglia ogni giorno con
una lamentela diversa, invece no. Alla vigilia dell’appuntamento in
tribunale per siglare la separazione, i due decidono di recarsi da
una terapeuta di coppia per valutare una possibile ricucitura. Dal
loro racconto, che ricostruisce in flashback la vicenda
sentimentale, emergono le ragioni, bizzarre e inaspettate, che
hanno portato Camilla a non voler recuperare la relazione. E si
scopre che Simone, incapace di scuotere la moglie depressa, ha
finito per cedere ai consigli di Carlo (Dino Abbrescia), suo amico
poco incline alla monogamia. Consigli che prevedono di adottare uno
stratagemma dalla portata tragicomica: assoldare il Falco (Luca
Bizzarri), un playboy ormai sul viale del tramonto, per sedurre la
moglie Camilla e farsi lasciare da lei. Ma non tutto sembra andare
come previsto, anzi. Il risultato? Sorprendente e burrascoso.
Camilla (Geppi Cucciari), lasciata la
Sardegna, luogo dove aveva famiglia, amiche, lavoro, si reca a
Milano per sposare Simone (Paolo Kessisoglu). Dopo
un paio d’anni, i due entrano in crisi e il rapporto diventa
insostenibile, specie per un’ insoddisfazione generale di Camilla.
Simone vorrebbe separarsi, ma non ha il coraggio di parlarne con la
moglie. Ricorre allora al Falco (Luca Bizzarri),
playboy che dovrebbe sedurla in modo che sia lei a lasciare
lui.
Tratto dal film argentino
Un novio para mi mujer, Un
Fidanzato per mia Moglie di Davide
Marengo (Notturno Bus) gioca con
degli elementi di commedia per affrontare temi più vasti e
“nobili”. Lo fa il più delle volte con leggerezza, ma anche con
profondità d’animo quando c’è bisogno di entrare dentro al cuore
della questione. Al di là delle invenzioni stilistiche, c’è una
storia credibile che funziona, inserita perfettamente in un
contesto attuale, che a tratti diverte senza mai essere volgare e
racconta una varietà di vite e personaggi. La linea è quella di un
problema lavorativo sullo sfondo che porta ad insoddisfazioni e
frustrazioni, relativi problemi di coppia e che sprofonda in un
diffuso malessere dal quale è molto difficile uscire. Non tutto è
approfondito a dovere, qualche passaggio avrebbe voglia di una
spiegazione ulteriore, soprattutto nei motivi per i quali si arriva
al malessere della donna. Tale desiderio passa comunque in secondo
piano con l’evolversi della storia.
In più, abbiamo una serie di
personaggi di contorno interessanti, su tutti il Falco di Luca
Bizzarri, spassoso playboy sul modello bello e dannato, ma che fuma
la sigaretta elettronica.
Da non sottovalutare lo
smembramento, almeno nei ruoli, della coppia televisiva Luca-Paolo,
che nel film non sono amici per la pelle, ma perfetti estranei e
anzi uno è subalterno all’altro; sono insomma personaggi separati.
Visto che il più delle volte il successo televisivo della “coppia”
viene, giustamente, lasciato intatto al cinema, o comunque le due
storie sono destinate ad entrare in contatto sotto il profilo
dell’amicizia (Pio e Amedeo; Ale e Franz, che hanno una piccola
parte in questo film; Ficarra e Picone ), ciò che accade qui non è
affatto scontato e poteva essere rischioso.
Non fatevi ingannare dal titolo,
che ricorda quello di un cinepanettone (anche se va sottolineato
che è la traduzione letterale di quello argentino). Nel calderone
italiano di commedie o presunte tali degli ultimi tempi, quella di
Marengo, che ha una sensibilità registica e visiva non
indifferente, è una delle meglio riuscite, nonostante qualche passo
falso in sceneggiatura, dove si preferisce non rivelare invece che
approfondire. La Cucciari, nel primo ruolo da protagonista, è
meglio qui che in molte altre parti più piccole.
Ecco altre foto e due clip ufficiali dall’ultimo film di
Davide Marengo, Un fidanzato per mia
moglie, con Geppi Cucciari, Paolo Kessisoglu,
Paolo Bizzarri, Dino Abbrescia, Ale e Franz, in uscita il
30 Aprile al Cinema. [nggallery id=536]
Prodotto da ITC Movie e Rai Cinema,
e distribuito da 01 Distribution, il film, remake della commedia
argentina “Un novio para mi mujer”, è la divertente
storia di una coppia in crisi in cui l’uomo (Paolo Kessisoglu)
tenta maldestramente di risolvere la crisi assoldando un playboy
poco affidabile (Luca Bizzarri) per aiutarlo a lasciare la moglie
(Geppi Cucciari).
Camilla (Geppi
Cucciari) lascia la sua amata Sardegna, le sue amiche e il suo
lavoro di dj radiofonico e si trasferisce a Milano per sposarsi e
convivere con Simone (Paolo Kessisoglu) che lavora in una
concessionaria d’auto vintage. Dopo due anni di convivenza la
coppia non riesce più a comunicare come prima ed entra in crisi.
Simone vorrebbe riprovarci. Camilla, che nel frattempo non è
riuscita ad ambientarsi nella città e si sveglia ogni giorno con
una lamentela diversa, invece no. Alla vigilia dell’appuntamento in
tribunale per siglare la separazione, i due decidono di recarsi da
una terapeuta di coppia per valutare una possibile ricucitura. Dal
loro racconto, che ricostruisce in flashback la vicenda
sentimentale, emergono le ragioni, bizzarre e inaspettate, che
hanno portato Camilla a non voler recuperare la relazione. E si
scopre che Simone, incapace di scuotere la moglie depressa, ha
finito per cedere ai consigli di Carlo (Dino Abbrescia), suo amico
poco incline alla monogamia. Consigli che prevedono di adottare uno
stratagemma dalla portata tragicomica: assoldare il Falco (Luca
Bizzarri), un playboy ormai sul viale del tramonto, per sedurre la
moglie Camilla e farsi lasciare da lei. Ma non tutto sembra andare
come previsto, anzi. Il risultato? Sorprendente e burrascoso.
Cos’ha il Festival Internazionale
del Film di Roma di tanto speciale? Per me non si tratta solo del
Festival nella città del Cinema, non è solo una kermesse ambientata
in un bellissimo complesso, quello dell’Auditorium di Renzo Piano,
né tantomeno si riduce ad una sfilata di vip più o meno noti sul
tappeto rosso (quest’anno bellissimo)della cavea.
Tre nuove clip di
Un fantastico via vai, il film di Leonardo
Pieraccioni con Leonardo Pieraccioni, Chiara Mastalli,
Marianna Di Martino, Giuseppe Maggio, David Sef, Maurizio Battista,
Marco Marzocca, Massimo Ceccherini e Giorgio Panariello, che
arriverà nelle sale il 12 dicembre con 01
Distribution.
Da quando nel 1995 è arrivato al
cinema con il film I laureati, grande successo di critica
e pubblico, Leonardo Pieraccioni è
irrimediabilmente diventato uno dei re della commedia italiana
degli ultimi decenni. Titoli come Il pesce innamorato, Il
paradiso all’improvviso e il più recente Se son rose hanno
sempre ottenuto notevoli apprezzamenti, rinnovando il continuo
interesse nei confronti del regista e attore toscano. Nel 2013
questi ha portato al cinema un altro grande successo, il film
Un fantastico via
vai, con protagonista uno spensierato quarantenne
pronto a rivoluzionare la propria vita grazie ad un gruppo di
giovani universitari.
Si tratta dunque quasi di un
ritorno alle origini per Pieraccioni, che concentra le proprie
attenzioni su un nuovo gruppo di giovani, appartenenti ad una
diversa generazione e visti qui attraverso un punto di vista
diverso. Su di loro costruisce una commedia ricca come al solito di
numerose situazioni divertenti, tragicomiche, che non mancano di
sfoggiare buoni sentimenti e colpi di scena. Il riferimento al suo
primo lavoro, il già citato I laureati, è presente così in
diversi momenti, tra cui la fuga dei protagonisti dal ristorante.
Una scena che cita esplicitamente, e con grande nostalgia, i
protagonisti di quel film del 1995.
Ogni film di Pieraccioni è così
l’occasione buona per scoprire aspetti nuovi e imprevedibili delle
diverse età della vita, e delle responsabilità che queste portano
con sé. Girato nella città di Arezzo, e
avvalsosi della canzone originaleUn
fantastico via vai, del
cantautore Colore, il film è un titolo da
vedere quanto prima. In vista di ciò, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alle frasi più
belle. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Un fantastico via via: la trama
del film
Protagonista del film è
Arnaldo Nardi, un giovane quarantacinquenne con un
buon lavoro e una bella famiglia composta dalla moglie
Anita e le gemelle Martina e
Federica. Arnaldo, però, si trova in quella fase
della sua vita dove la nostalgia per il periodo da studente si fa
forte. Sarebbe bello poter tornare indietro, riassaporare quei
momenti, e raccontare a qualcuno che ha poco più di vent’anni che
nella vita bisogna credere ai proprio sogni e non avere paura.
L’occasione arriva nel momento in cui la moglie lo caccia di casa a
causa di un equivoco. Senza scomporsi troppo, Arnaldo decide di
cogliere l’occasione per reinventare la propria vita.
Egli infatti decide di andare
momentaneamente a vivere in una casa di studenti: sono quattro,
hanno tutti poco più di 20 anni e l’uomo da un giorno all’altro
rivive con loro quell’età, le sue paure e le speranze. Due mondi a
confronto, due modi di vedere il futuro e affrontarlo.
Dall’incontro con Camilla, Marco, Anna
ed Edoardo imparerà cose che non si aspettava
di poter imparare, e capirà quanto sia importante mantenersi
giovani nell’animo. Solo grazie a quei nuovi compagni di viaggio
Arnaldo riuscirà a rimettere a posto i pezzi della sua vita, dando
a sua volta una mano a chi ancora ha bisogno di trovare il proprio
posto nel mondo.
Un fantastico via vai: il cast del
film
Per il suo nuovo film,
Leonardo Pieraccioni torna a vestire i panni di un
nuovo bizzarro protagonista, incarnato stavolta in Arnaldo Nardi.
Accanto a lui, si ritrovano attori noti e giovani interpreti. Per i
primi si annoverano nomi come Serena Autieri per
la parte di Anita, Maurizio Battista per quella
dell’amico Giovanelli, e Marco Marzocca nei panni
di Esposito. Presente è anche Massico Ceccherini,
grande amico di Pieraccioni, e qui interprete del padre di Anna.
Giorgio Panariello e Enzo
Iacchetti danno invece vita rispettivamente al Cavalier
Mazzarra e al non vedente Monsignore. Ad interpretare i quattro
studenti protagonisti sono invece Marianna Di
Martino, nei panni di Clelia, e Giuseppe
Maggio, in quelli di Marco. David Sef è
invece Edoardo, mentre Chiara Mastalli ricopre il
personaggio di Anna.
Un fantastico via vai: le frasi,
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Un
fantastico via vai grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Apple iTunes, Netflix, Rai Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo,
in prima TV, di sabato
30gennaio alle ore
21:45 sul canale Rai 3.
Qui di seguito si riportano invece
alcune delle frasi più belle e significative pronunciate dai
personaggi del film. Attraverso queste si potrà certamente
comprendere meglio il tono del film, i suoi temi e le variegate
personalità dei protagonisti. Ecco dunque le frasi più belle del
film:
“Si passa gran parte della nostra vita a preoccuparci di
cose che poi non accadono” (Arnaldo Nardi)
“C’è chi si sposa per un colpo di fulmine, e chi rimane
single per un colpo di genio” (Arnaldo Nardi)
“Nessuno, meglio di chi c’ha vent’anni, può farti capire
che non ce li hai più. E quando lo capisci non c’è altro da fare
che correre, correre, correre avanti e tornare al futuro; insomma,
al tuo tempo.” (Arnaldo Nardi)
“Voi non fate come me eh. Lanciatevi, oh lanciatevi, non
abbiate paura. Te, non aver paura di un ignorante razzista se devi
difendere il tuo amore; e te di quattro schizzi di sangue se
veramente vuoi diventare un dottore; Non devi aver paura di niente
e di nessuno per difendere il tù figliolo… sempre! Ragazzi, non
sarete mai più forti di cosi, mai più belli e giovani di cosi…
lanciatevi!” (Arnaldo Nardi)
Pieraccioni torna con Un
fantastico via vai a raccontarci con il suo fare poetico e
fantasioso una storia di situazioni comuni, di persone normali con
problemi altrettanto normali, ma stavolta il suo sguardo è diverso.
Forse maturato come il regista toscano, il protagonista non cerca o
insegue l’amore ma se stesso. Così rivivendo le emozioni di
quand’era ventenne, capisce, attraverso gli occhi e le paure di chi
ventenne lo è davvero, ciò che gli era sfuggito finora. Ma mentre
gli studenti aiutano Arnaldo indirettamente, lui per loro è un vero
e proprio deus ex machina sotto le sembianze di un fratello
maggiore. Nella sceneggiatura si nota il tocco esterno del regista
Paolo Genovese che, nel ruolo di
co-sceneggiatore insieme a Pieraccioni, sostituisce la sua
eterna spalla Giovanni Veronesi. Ecco che allora un
paio di scene perdono il marchio ‘toscano’ e l’epicità del
sentimento non lascia spazio ad altro.
Un fantastico via vai, la trama
In Un fantastico via
vai Arnaldo Nardi (Leonardo Pieraccioni) è
felicemente sposato con Anita (Serena Autieri), ha due
figlie, una bella casa, un posto fisso in banca e una sera a
settimana esce con i suoi due colleghi, Esposito (Marco
Marzocca) e Giovannelli (Maurizio Battista). Insomma,
non gli manca nulla nella sua vita tranne un po’ di brio, così
quando per un malinteso la moglie lo caccia da casa, va ad abitare
con quattro studenti: Anna (Chiara Mastalli), romana, ha il
complesso della babysitter, Marco (Giuseppe Maggio) studia
medicina ma non riesce a guardare il sangue, Camilla (Marianna
Di Martino) è andata via da Catania perché incinta ed Edoardo
(David Sef), perugino di colore, è fidanzato con Clelia
(Alice Bellagamba), figlia del Cavalier Mazzarra (Giorgio
Panariello), borghesotto razzista. La settimana passata insieme
aiuterà Arnaldo ad avere ancora fiducia nel suo futuro e ai quattro
giovani ad avere coraggio nel presente, ora che hanno vent’anni e
la vita è così fantastica.
Per comporre il cast
Pieraccioni chiama molti attori comici, tutti con un ruolo
funzionale alla storia: Panariello che con il suo Cavalier
Mazzarra si muove tra il comico e il drammatico, Massimo
Ceccherini, che appare poco ma ruba sempre una risata,
Battista (L’Ultima Ruota del Carro) e
Marzocca (Fascisti su Marte), che si rivelano
una coppia ben assortita ed esilerante. La scelta della moglie è
una sorpresa, visto che Pieraccioni ha sempre preferito le sue
partner castane e stavolta ci troviamo sullo schermo
l’Autieri (Il Principe Abusivo), ma l’attrice
napoletana è perfetta nel piccolo ruolo che le viene affidato,
quindi non ci si fa più di tanto caso. Tra i cinque giovani, volti
noti soprattutto in tv, c’è qualcuno che brilla più di altri, come
la Mastalli e la Di Martino.
Ambientato nell’incantevole Arezzo,
ma culturalmente senza confini, Un fantastico via vai
è una commedia piacevole e divertente, adatta al periodo natalizio
per le promesse che ci spinge a fare a noi stessi. Al cinema dal 12
dicembre.
Guarda la nuove clip del film
Un fantastico via vai, il film di Leonardo
Pieraccioni con Leonardo Pieraccioni, Chiara Mastalli,
Marianna Di Martino, Giuseppe Maggio, David Sef, Maurizio Battista,
Marco Marzocca, Massimo Ceccherini e Giorgio Panariello, che
arriverà nelle sale il 12 dicembre con 01
Distribution.
Trama: Arnaldo, Anita e le due
gemelle Martina e Federica, ecco la famiglia Nardi. Una
tranquilla e normalissima famiglia medio borghese. L’uomo è in
quella fase della sua vita dove la nostalgia per il periodo da
studente si fa forte. Sarebbe bello poter tornare indietro. Sarebbe
bello riassaporare quei momenti. Sarebbe bello anche raccontare a
qualcuno che ha poco più di vent’anni che nella vita bisogna
credere ai proprio sogni e non avere paura. Magari arrivando anche
a rubare una caravella di Cristoforo Colombo, come ha fatto lui, e
spiegare le vele al vento per poi fermarsi solo quando… rubare una
caravella di Colombo? Un equivoco con la moglie e la donna lo
butta fuori di casa! Questa è la sua grande occasione per una
personalissima “macchina del tempo”. L’uomo infatti decide di
andare momentaneamente a vivere in una casa di studenti: sono
quattro, hanno tutti poco più di 20 anni e l’uomo da un giorno
all’altro rivive con loro quell’età, quelle speranze, quei dubbi
che “purtroppo” lui non sembra avere più. Due mondi a confronto,
due modi di vedere il futuro, un unico obiettivo: ritrovare quella
caravella rubata… se davvero c’è.
Come ogni Natale che si rispetti ad
anticipare i doni sotto l’albero ci pensano i soliti film Natalizi.
Non fa eccezione Leonardo Pieraccioni che torna al cinema
con Un Fantastico Via Vai, commedia
firmata 01 Distribution e scritta,
diretta ed interpretata dal tuttofare toscano.
Accompagnato dal
fido Massimo Ceccherini e
dall’amico Giorgio
Panariello, Pieraccioni interpreta
un uomo di mezza età che, dopo una lite con la moglie
(Serena Autieri), si trova sfrattato, costretto a
condividere casa con quattro studenti poco più che ventenni. In
questa cornice l’uomo rivive, con una certa nostalgia, un’età che
non è più la sua, così come non lo sono più le speranze proprie di
questa generazione.
Nel cast: Leonardo
Pieraccioni, Serena
Autieri, Massimo Ceccherini,
Giorgio Panariello, Chiara
Mastalli, Marianna di
Martino, Giuseppe
Maggio, David Sef
e Maurizio Mattista. In attesa del lancio
nelle sale previsto per il 12 dicembre vi
lasciamo qui di seguito al trailer del film:
Un Fantastico Via
Vai segna il ritorno nelle sale
per Pieraccioni a due anni di distanza
dall’ultimo Finalmente La Felicità, in cui affrontava
il tema del ritrovo familiare nel raccontare il rapporto tra un
uomo e la sorella adottiva nativa del Brasile, avvenuto attraverso
la trasmissione C’è Posta Per
Tedi Maria De
Filippi.
Stamattina al cinema Adriano a Roma è
stato presentato Un Fantastico Via Vai,
l’ultimo film di Leonardo Pieraccioni,
prodotto dalla Levante e da Rai Cinema. Accompagnano il regista
toscano il co-sceneggiatore Paolo Genovese, il compositore
delle musiche originali Gianluca Sibaldi e il resto del
cast: Serena Autieri, Giorgio Panariello, Massimo
Ceccherini, Maurizio Battista, Marco Marzocca,
Chiara Mastalli, David Sef, Marianna Di
Martino, Giuseppe Maggio, Alice Bellagamba.
Pieraccioni prende subito la
parola ringraziando la stampa in sala e spiegando com’è nata l’idea
del film.
Ho fatto tanti incontri nelle
Università, dove mi diverto da morire a chiacchierare del mio
lavoro e dove davanti a me ho tutti questi ventenni a cui voglio
bene per la luce che hanno negli occhi e per quell’energia che
hanno solo i giovani dai 20 ai 27, anzi ai 25. Tutti questi
incontri per me sarebbero finiti scendendo tra di loro, andando a
mangiare e continuando a ridere, invece, mi accorgevo che
chiaramente venivano a chiedermi un autografo o una foto, dandomi
del Lei. Lì mi accorgevo che dentro si può avere anche 16 anni ma
fuori no ed è bene ricordarselo sennò non si parla della sindrome
di Peter Pan, che è del trentenne, ma della sindrome del bischero,
dei cinquantenni che si comprano la macchina bassa e hanno l’amante
di vent’anni. Dopodiché, quasi per caso, ho incontrato Paolo
(Genovese ndr) che mi ha raccontato un’idea che lui aveva di
un signore di cinquant’anni buttato fuori di casa dalla moglie.
Insomma, un incontro fantastico.
A Pieraccioni.
Cosa ci può dire di Arnaldo, il
suo personaggio?
Quello che mi piace di Arnaldo è
che gli si riaccendono gli occhi di quell’energia che ha perso, ma
attenzione è un privilegiato, specialmente in un momento come
questo: ha un lavoro in banca, una bella casa, una bellissima
moglie e due bellissime figliole. Ci piaceva fare un personaggio il
cui arrivo nella casa degli studenti non fosse la sua condizione
per sfangarla ma un momento di grande tenerezza, di grande macchina
che torna indietro nel tempo. Anche i personaggi di Marzocca
e Battista rappresentano delle persone professionalmente
risolte che, però, non vedono l’ora di tornare indietro e fare una
puttanata andando a cercare l’amico sparito.
Quanto conta l’intervento di un
autore come Genovesi?
Conta perché io sono sempre stato
abituato a lavorare con Giovanni Veronesi, che è strepitoso, e noi
due avevamo tutto un altro metodo. Il metodo di Paolo è quello
d’imbrigliare subito la storia; invece, noi evidentemente anche per
l’aria toscana s’incomincia a scrivere e poi si va a riacchiappare
i personaggi. Paolo giustamente ha detto: Ehilà, fermi. Orrore!
Vediamo dove vanno a picchiare il capo, perché altrimenti ci si
potrebbe fare male. E non ha torto assolutamente, per cui sotto
questo punto di vista è stata più rigorosa la scrittura, cosa che
non mi era mai successa perché di solito era un momento di grande
carnevale quando si scriveva. Questo però è stato un altro modo di
lavorare, che mi è piaciuto. Poi, stando io sempre di più a Firenze
e meno a Roma, noi si lavorava anche separatamente con delle idee
notturne che ognuno elaborava. Ed è molto bellino come modo e ti
stupisci. Va detto che Paolo si dissocia assolutamente solo da una
battuta della sceneggiatura, ovvero quando arrivano i genitori e mi
chiedono se sono l’amministratore e io rispondo ‘Sì, stavo
guardando se la chiappa della ragazza era consona alla tazza del
cesso’. Lui è diventato rosso e più di una volta mi ha
minacciato mentre scriveva questa battuta.
Continua Genovese.Sì,
l’ho minacciato, in effetti, non sono riuscito a fargliela
togliere. Per me è stata un’esperienza molto divertente per un
motivo, soprattutto, perché di solito scrivo da solo e non mi era
mai capitato. Leonardo oltre a scrivere il film con te,
te lo recita. Tu ti rendi conto esattamente di quello che stai
scrivendo. Soprattutto, lui non recita solo il suo ruolo ma recita
anche imitando alla perfezione tutti gli altri, non per divertirti,
è un suo metodo.
La citazione della
corsa via dal ristorante, presa da I laureati, è dovuta un
po’ al senso del film, alla nostalgia verso il passato e quindi
anche al passato sua personale?
In quella corsa, in un minuto e
mezzo, c’è proprio il riassunto di tutto il film. Laddove avevo
29/30 anni ne I Laureati si scappava a piè veloce, adesso
invece come avete visto la milza fa male. Peraltro ho fatto una
figura tremenda, sono cascato durante le riprese davanti a tutti.
Ho fatto di finta di averlo fatto per far ridere, ma insomma l’età
c’è e c’è anche quello che dicevo prima: laddove si faceva la
zingarata, la cosa ben fatta da giovani, qui ora si fa la
figuretta; a cinquant’anni non puoi scappare da una trattoria
perché fai tristezza.
A Panariello. Una brutta parte
che alla fine si riprende. Insomma, sarebbe bello che un problema
grande come il razzismo inculcato nella mentalità di certe persone
si potesse risolvere con un bel discorso.
Bastasse il cinema a risolvere
certi problemi, sarebbe facile, ma dal momento che si ha
quest’opportunità di arrivare a tanta gente e affrontare questi
temi, si fa. Per di più poi questo personaggio è uno che odia i
neri, ma ama gli animali. Io sono un animalista convinto, ma si sa
che questo è un assurdo frequente, voler più bene alle bestie e
meno alle persone. La bellezza del nostro lavoro è questa: fare dei
ruoli che sono proprio il contrario di quello che sei nella
vita.
Interviene Pieraccioni.Sotto questo punto di vista, sono un regista fortunatissimo
perché i comici hanno la doppia valenza: sanno fare il loro
mestiere di comico, ma anche tutti i toni del dramma. Ho visto
un’intervista di Woody Allen, in cui diceva che gli attori
drammatici non possono fare la commedia, invece gli attori comici
possono assolutamente fare il film drammatico perché nella
tavolozza hanno tutti i colori. Quando ho proposto questo ruolo a
Panariello, lo sapevo che mi avrebbe chiamato preoccupato,
perché è chiaro che il comico vuole far subito ridere; invece, c’ho
parlato e gli ho detto che non aveva scelta, doveva farla lui
quella parte e c’è riuscito; nella scena della paternale mi
guardava con un’espressione da grande attore.
A Pieraccioni.
Come sono cambiati gli
universitari da I Laureati a oggi?
Sono sempre gli stessi e sempre
lo saranno, non è che i social network hanno cambiato le cose.
Prima, ad esempio, non c’erano i telefonini e ci si perdeva;
invece, adesso ci si chiama e ci si trova “Do’ tu sei? – Son qui
all’angolo.” Sicché il ventenne è il cuore; dai 20 ai 25 c’è questo
tsunami di emozioni talmente forte che è fantastico, ti rimane
addosso come un tatuaggio. I quattro ragazzi durante la pausa
vivevano quelle le emozioni che io e lui (Panariello ndr) si
viveva a vent’anni con Carlo Conti quando si cominciava a
capire che Conti non avrebbe fatto il bancario come facevo, che io
non avrei continuato a fare il magazziniere come facevo e Giorgio
non avrebbe continuato a fare il disoccupato (ridono).
Come hai scelto questi
ragazzi?
Ho avuto davvero l’imbarazzo
della scelta, perché è una fascia d’età in cui sono più preparati,
credo, di noi alla loro età. Così li ho presi bravissimi e anche
bellissimi, talmente belli che una certa battuta non era in
sceneggiatura e l’ho dovuta proprio dire. Tra l’altro la
Mastalli mi ha minacciato dopo la registrazione del provino.
Mi ha lasciato una videolettera in cui mi diceva ‘Ah
Pieracciò, me so’ rotta i cojoni de fa’ i provini. O me pii o te la
vai a pià in *** ****’. (ridono) Una minaccia alla
Bombolo.
A Panariello. Che tipo di regista
è Leonardo? C’è stata improvvisazione?
Leonardo non riesco a vederlo
come Pieraccioni il regista o l’attore, perciò quando vengo
chiamato in nazionale vò e lo affronto come Leonardo; ci si mette a
tavolino a casa sua che è più grande della mia otto volte, quindi
c’è più spazio, si lavora sulle cose che ha già scritto lui,
mettiamo delle cosine insieme, cerco di fare mio il personaggio,
come abbiamo fatto con Cateno in Ti Amo in Tutte le Lingue del
Mondo. Ho lavorato sul personaggio, ma sul testo c’è da far
poco quando Leonardo scrive, con l’aiuto poi del nuovo
sceneggiatore (Genovese ndr), bravissimo. Parecchie cose
vengono aggiunte sul set: le cose che dice lui potrebbe andare
bene, quelle che dico io quasi mai. (ride) Il lavoro ce lo
dividiamo un po’ così, però è un piacere lavorare con Leonardo
perché è un film nel film, il set è sempre divertente e
stimolante
A Pieraccioni.
Checco Zalone ha riportato
migliaia di persone al cinema. Questi film servono in un periodo
come questo?
Da sempre c’è voglia di ridere, dal
Dopoguerra in poi, sicché figurati. Checco Zalone è
fortissimo, è un attore comico iper efficace. Me n’ero accorto
quando lo guardavo alla televisione. L’ho chiamato e ci siamo
incontrati; doveva fare un mio film nel momento esatto in cui però
è stato chiamato a fare il suo dalla Medusa. Io ho visto il film e
il film fa ridere, ragazzi; lui è un attore che mi piacerebbe
tantissimo avere.
Ci sono molti film in uscita.
Temi qualcuno in particolare? Tutti temono Lo
Hobbit, piace a grandi e bambini. Perché? Ci siamo chiesti?
Perché è brutto. Quindi se piace uno che fa paura, lo hobbit,
allora chiamo il film Lo Ceccherini.
E’ la prima volta che usa così
tanti dialetti. Come mai?
Mi è sempre piaciuto di non fare
un film toscano per i toscani, perché quello era successo con
qualche collega prima. Ecco perché Papaleo o Tognazzi
ne I Laureati, o una napoletana alla Tosca D’Aquino
ne Il Ciclone. Poi sono tutti dialetti che mi fanno morir
dal ridere. I due romani in questo film perché nelle filiali delle
banche non ci sono mai gli indigeni del posto e anche perché è un
film, non la scienza esatta delle comunicazioni e mi piaceva usare
loro due. C’è poco nord invece. Mi piaceva proprio per questo che
lo studente di medicina fosse bolognese; Maggio ha provato
anche a parlare con quel dialetto, ma parlava bolognese come io
l’inglese così abbiamo lasciato perdere. (ridono)
Conclude Pieraccioni.Noi
facciamo parte di un circo fortunatissimo in cui non si fa altro
che divertirsi, è tutt’altro che lavorare. Allora per scusarmi di
tutte le volte che diciamo ‘Ah quanto siamo stati bene, come ci
siamo divertiti!’ vi racconto questa cosa che può suonare
populista, ma non lo è. A Corso Francia, era un 12 d’agosto,
stavano rifacendo la strada; c’era un camion nel mezzo e gli
operari siccome erano distanti da tutti e due i bar mangiavano un
panino sotto il camion. Io l’ho fotografato nella mia testa per
tutte quelle volte che un attore o un artista abbia a dire ‘Oddio,
sono stanco, che dobbiamo ancora lavorare?’. Ecco lo piglierei e lo
metterei sotto il camion.
Un Fantastico Via Vai,
dedicato al truccatore Francesco Nardi e
all’attore Carlo Monni, uscirà il 12 dicembre in 500
copie.
Guarda il Trailer italiano del film Un fantasma
per amico di Alain Gsponer in uscita
nelle sale a partire dal 30 Ottobre.
Sinossi: Un piccolo
fantasma che vive di notte nel castello di Eulenstein ha un unico
desiderio, vedere com’è il mondo alla luce del giorno. Una notte si
imbatte in tre ragazzini che hanno organizzato un’escursione al
castello e si trova con stupore per la prima volta di fronte a
degli esseri umani. Il giorno seguente, quasi per magia, il
fantasma si sveglia in pieno giorno, ma scopre a malincuore che gli
abitanti della città invece di accoglierlo, come si aspettava, alla
sua vista provano terrore ed iniziano a dargli la caccia. Gli unici
a cui può chiedere aiuto sono i tre ragazzi della notte
prima…
Cast: Jonas
Holdenrieder (Karl), Emily Kusche (Marie), Nico Hartung (Hannes),
Herbert Knaup (Mastro orologiaio Zifferle), Bettina Stucky
(Insegnante Thalmeyer), Uwe Ochsenknech (Sindaco / Generale Torsten
Torstenson), Carlos Richter (Peter), Stefan Merki (Capo dei
pompieri), Aykut Kayacik (Amministratore del castello), Aljoscha
Stadelmann (Capitano di polizia), Till Valentin Winter
(Rudolf).
Nel castello che sovrasta
il meraviglioso borgo medievale di Eulenstein, ogni notte si
aggira, con il suo bianco lenzuolo e il suo mazzo di chiavi
magiche, un giovane e simpatico fantasmino. Tutte le notti, al
chiaro di luna, non trova altra compagnia che quella del saggio
amico Gufo Ciuffo, così che, il suo unico pensiero, è poter vedere
la luce del sole e soprattutto incontrare altri bambini che lo
salvino da quella vita triste e solitaria. Trovato il modo di
svegliarsi in pieno giorno, il nostro amico fantasma creerà non
pochi grattacapi alla comunità di Eulenstein e presto rimarrà
ancora più solo e disprezzato da tutti. Forse essere un fantasma
diurno non è poi così divertente? Ma ora, come fare per tornare
alla mia vita di prima? Tre giovani amici, i primi a fare la sua
conoscenza, saranno gli unici pronti ad aiutarlo.
Alain Gsponer
dirige questo suo primo lungometraggio dedicato ad un pubblico
giovane se non giovanissimo. Film tratto dall’omonimo romanzo di
Otfrieb Preussler e riadattato dallo sceneggiatore
Martin Rtzenhoff.
Un fantasma per
amico è un simpatico e misurato racconto che parla di
amicizia e altruismo, e se vogliamo anche dei valori che debbono
essere alla base di un vero rapporto di amicizia: solidarietà,
fiducia e lealtà. Un film che si regge su un percorso narrativo
abbastanza semplice e tutto sommato ben strutturato ma che pecca,
fondamentalmente, in un paio di aspetti. Prima cosa, si evidenzia
una certa mancanza di ironia, di quello humor “ingrediente”
necessario in film di questo genere. Si ride poco, troppo poco, e
anche quando si mostra l’intenzione, il risultato non va oltre
l’intenzione stessa. In secondo luogo, il ritmo, un ritmo
compassato e arrancante che rende la narrazione stessa un pochino
affannosa e poco fluida, finendo per annoiare un po’. Non
eccezionale nemmeno il livello recitativo del cast artistico in cui
l’unico a salvarsi è il giovane fantasmino, oggettivamente
adorabile. Peccato che il candido e simpatico spiritello sia frutto
della tecnologia 3D, grazie alla quale ha potuto “materializzarsi”
e svolazzare da guglia in guglia e da tetto in tetto. Bellissima
l’ambientazione scenica: un’incantevole borghetto medievale
sperduto in qualche valle della Germania, un vero angolo di
paradiso.
Un fantrasma per amico
uscirà nelle sale il prossimo 30 di ottobre.
Kevin e la sua famiglia diventano
celebri all’improvviso sui social dopo aver trovato un fantasma di
nome Ernest che infesta la loro nuova casa. Ma quando infrangono le
regole per indagare sul misterioso passato dello spettro, Kevin ed
Ernest entrano nel mirino della CIA.
Dai un’occhiata al trailer di Un
fantasma in casa (We Have a Ghost)
qui sotto:
Un
fantasma in casa (We Have a Ghost) è scritto e diretto
da Landon, basato sul racconto di Geoff Manaugh intitolato Ernest.
Insieme a Harbour e Mackie ci sono la vincitrice del Golden Globe
Jennifer Coolidge, Jahi Di’Allo Winston, Tig Notaro, Erica
Ash, Faith Ford, Niles Fitch, Isabella Russo e Steve
Coulter.
Tra le figure fantastiche, quelle
che finiranno sempre per attirare ed incuriosire grandi e piccini
sono proprio loro: i fantasmi! Questi esseri soprannaturali vantano
una produzione cinematografica ampissima, che passa dal dipingerli
come mostri maligni, nei film horror o paranormali, a
rappresentarli come esserini innocui (si pensi al piccolo
Casper!). Un fantasma in casa come tematiche
non si distacca molto da qualsiasi altra pellicola sui “fantasmi
buoni”. Scritta e diretta da Christopher
Landon (disturbia, auguri
per la tua morte), questa horror comedy è basata sul racconto
“Ernest” di Geoff Manaugh. Nel cast ritroviamo
David Harbour ( Jim Hopper nella serie Stranger
Things) nei panni del fantasma Ernest, mentre Anthony Mackie
(8
mile,
Million dollar baby,
Falcon nel Marvel Cinematic Universe)
interpreta Frank Presley.
Un fantasma in casa: uno spirito
buono
La famiglia Presley si trasferisce
in una nuova casa: si tratta di una grande ed antica villetta,
stranamente venduta ad un prezzo molto basso. Fin dal primo giorno
Kevin, il figlio minore, nota degli strani riflessi provenienti
dalla soffitta; proprio qui, pochi giorni dopo, conoscerà
Ernest! Si tratta di un fantasma buono, che all’inizio cerca
di spaventare il ragazzo, ma poi tra i due si instaurerà un
rapporto di amicizia.
Frank, il padre di Kevin, cerca di
sfruttare la presenza del fantasma nella propria casa: posta i
video di Ernest fatti dal figlio sui social per guadagnarci. Il
fantasma diventa virale. Tutta una serie infinita di meme, commenti
e challenge iniziano a popolare Instagram e TikTok, così da rendere
Ernest una vera star del web.
Mentre Kevin cerca di aiutare Ernest
a superare il limbo tra vita e morte in cui si trova, la CIA inizia
ad attenzionare sempre di più le vicende della famiglia Presley,
così da poter intrappolare e studiare il fantasma.
Frank, Kevin ed il fantasma Ernest nella stanza di
Kevin.
Ernest, il fantasma più famoso del
web
Un fantasma in casa
tratta effettivamente tutta una serie di tematiche viste e riviste
nel cinema: la casa infestata, il fantasma buono, il rapporto
contrastante tra il figlio adolescente ed i genitori. Sono pochi
gli elementi grazie ai quali il film mantiene un piccolo margine di
originalità. Qui viene introdotta la presenza dei social. Ernest,
da solitario spirito di una casa infestata, diventa un fenomeno
globale attraverso internet; numerose sono le testate
giornalistiche interessate a questo curioso essere, mentre folle di
fan adoranti si appostano a tutte le ore fuori dalla casa dei
Presley. Questo ci può aiutare a riflettere su come oramai si può
sviluppare del vero fanatismo su ogni cosa; grazie alla
possibilità di diffondere velocemente informazioni a livello
mondiale, anche un fantasma come Ernest può diventare virale. La
discussione sui social arriva anche a considerare lo status
giuridico ed i diritti dei fantasmi.
Sul piano tecnico, si può
notare chiaramente in Un fantasma in casa
l’utilizzo di effetti speciali scadenti: trattandosi di esseri
paranormali, è difficile che venga data una rappresentazione
univoca dei fantasmi, ma in questo caso lo stesso Ernest risulta
essere rappresentato in maniera poco realistica. Già dalle prime
scene il fantasma nel muoversi sembra essere una sorta di nuvola di
sabbia brillante. Inoltre, risulta essere incongruente il fatto che
Ernest possa in alcuni casi avere una sua fisicità; toccando
gli umani, il corpo del fantasma diventa parzialmente
solido.
Degna di nota è anche la performance
di David Harbour nel ruolo del fantasma Ernest; pur non potendo
comunicare con la parola (l’essere non era in grado di parlare), il
personaggio riesce ad esprimere le proprie emozioni e stati
d’animo in una maniera tale da poter instillare nello
spettatore un certo grado di empatia. Particolarmente toccante
è l’ultima scena del film, in cui Kevin ed Ernest si dicono
addio.
Un fantasma in casa: il rapporto
genitori-figli
Un tema focale in Un
fantasma in casa è anche la relazione che si instaura tra
genitori e figli; fin dalle prime scene ne possiamo notare un
chiaro esempio. Kevin ed il padre Frank hanno un rapporto
particolarmente conflittuale; per quanto all’inizio sembri
solamente che sia il padre a provare a riavvicinarsi al
figlio, nel corso delle vicende diverranno chiari i motivi delle
divergenze tra i due. Il reale problema riguarda la comprensione
reciproca tra padre e figlio che inizialmente tende a mancare, ma
che si colmerà con il volgersi alla fine della storia.
Un Enfant de Toi,
diretto da Jacques Doillon e interpretato da
Lou Doillon e Samuel Benchetrit,
è un film basato sul dialogo, che sfiora il surrealismo in certe
occasioni e sembra rimandare ad un determinato teatro dell’assurdo
che fonda la sua struttura narrante sull’assenza di azione e sul
dialogo protratto all’infinito, continuamente alla ricerca di
qualcosa che non c’è e mai ci sarà.
In Un Enfant de
Toi Aya e Louis sono stati sposati per qualche anno e
hanno avuto una bambina, Lina. Dopo aver trascorso un periodo senza
vedersi, immediatamente successivo alla separazione, ora riprendono
a frequentarsi, mentre lui ha una storia con Gaelle, mentre lei
vive con Victor, con il quale sembra volere un figlio. I due
continuano a vedersi con una certa regolarità e presto la naturale
gelosia dei rispettivi compagni, unitamente all’esigenza della
piccola Lina di avare chiarezza intorno al rapporto trai genitori,
spingerà gli ex coniugi a ridefinire il loro rapporto.
Un Enfant de Toi, il film
E così anche i protagonisti, Aya e
Louis, continuano a parlare, a raccontarsi i loro ricordi, ad
analizzare la loro situazione, i loro desideri, i loro sentimenti
reciproci, senza mai definire il loro rapporto, senza mai alzare la
voce o esprimere alcuna emozione che non sia una palese attrazione
repressa. Tutta la prima parte del film, della durata
complessiva (ed eccessiva) di 140 minuti, è infatti caratterizzata
da questi lunghissimi piano sequenza in cui i due protagonisti si
parlano dicendo apparentemente nulla, scavandosi dentro in maniera
sempre più profonda senza mai arrivare a mettere un punto a nessuna
delle questioni affrontate. Le regia che muove la camera in modo da
seguire i personaggi tenendoli quasi sempre nella stessa
inquadratura, predilige pochi stacchi, lasciando agli attori
l’onere di tenere alta l’attenzione e di sfidare lo spettatore a
seguire le lunghe elucubrazioni dei protagonisti.
Lou Doillon e
Samuel Benchetrit si destreggiano molto bene in
questi verbosi piani in cui non succede nulla, riuscendo ad
apparire sempre interessati a ciò che dicono e reggendo
inquadrature molto lunghe che rischiano di non interessare
altrettanto lo spettatore. Un’ultima parte di film più dinamica
riesce a portare un po’ d’azione nella storia, portandola ad una
naturale conclusione e ad un finale annunciato ma non scontato.
Piccola perla del film è la giovanissima Olga
Milshtein, che interpreta Lina. Simpatica e impertinente,
la bambina riesce a dare un tocco di brio ad un film altrimenti
piuttosto piatto.
BAO
Publishing è lieta di annunciare, dal 12 giugno 2014, l’uscita in
libreria di un’opera unica: “Un drago a forma di
nuvola”, la storia scritta dal maestro Ettore
Scola, regista icona del cinema italiano,che è diventata
un graphic novel affidato alle matite e ai pennelli di Ivo Milazzo,
l’amatissimo creatore grafico di Ken Parker.
Il 18 giugno 2014 dalle ore
17:00 ci sarà a Roma la presentazione ufficiale del volume, alla
presenza di entrambi gli autori, presso la libreria Borri Books
(Stazione Termini).
“Un drago a forma di
nuvola” é stato considerato per lungo tempo l’ultimo
film di Ettore Scola, già sceneggiato
dall’indimenticabile Furio Scarpelli (1919 –
2010), con la collaborazione di Silvia Scola e
ambientato a Parigi, pensando ad un cast di stelle come
Gerard Depardieu e Audrey
Tatou.
Un contrasto con la casa di
produzione bloccò l’inizio delle riprese e aprì a questa splendida
storia crepuscolare la via verso un altro linguaggio che non fosse
quello cinematografico: il fumetto.
La passione di Scola per la nona
arte è cosa già nota, basti ricordare la mostra di quelli che ha
chiamato “scarabocchi personali”: schizzi, vignette, caricature e
bozzetti per scenografie apparsi nella mostra “Disegni”,
all’Accademia di Francia a Roma, nel 2009.
Dall’incontro dei due maestri Scola
e Milazzo inizia una nuova avventura in cui il grande cinema e
fumetto italiano aprono un dialogo proficuo e intenso, in questo
raffinato e commovente romanzo grafico che racconta la storia di un
amore impossibile.
In occasione della presentazione del
graphic novel gli autori incontreranno il pubblico e dedicheranno
le copie il 18 giugno 2014 a partire dalle ore 17:00 presso la
libreria Borri Books di Roma (Stazione Termini).
Ettore Scola (1931)
comincia collaborando con il giornale umoristico
Marc’Aurelio. Dalla metà degli anni ‘50 scrive
sceneggiature, ed è coautore dei copioni de Il sorpasso
(1962) e I mostri (1963) di Dino Risi. Debutta alla
regia nel 1964 e lavora negli anni seguenti con tutti i maggiori
attori italiani, da Sordi a Manfredi,
da Tognazzi a Mastroianni. I suoi maggiori
successi sono la commedia
C’eravamo tanto amati (1974), Brutti, sporchi e
cattivi (1976), con cui ha vinto il premio Miglior regia al
Festival di Cannes, Una giornata particolare (1977),
La famiglia (1987). Nella sua carriera ha collezionato ben
quattro nomination agli Oscar nella categoria “Miglior film
straniero” e sei David di Donatello.
Ivo Milazzo (1947)
debutta nel mondo dei fumetti nel 1971, disegnando alcune storie
di Tarzan per il mercato francese. Nella seconda metà
degli anni Settanta, in coppia con Giancarlo Berardi, collabora
con Il
Giornalino, Skorpio, Lanciostory,
realizza una serie di storie in bianco e nero per la
collana Orient Express e crea Ken Parker,
personaggio rivoluzionario per il canone western dell’epoca. Nel
1980 collabora con la prestigiosa collana Un uomo
un’avventura della Cepim (Bonelli) disegnando L’uomo
delle Filippine. Con la conclusione della saga di Ken Parker,
Milazzo ritorna a lavorare per la Bonelli, realizzando alcune
storie per Nick Raider e il
Texone su testi di Claudio Nizzi nel 1999.
Nello stesso anno, entra a far parte dello staff creativo
della serie Magico Vento, restando così nelle
atmosfere del western che tanto gli sono congeniali.
Il sito americano Worst Previews ci mostra oggi la prima immagine di
Jake Gyllenhaal in An
Enemy , prossimo film diretto da Denis
Villeneuve (Incendies) che vede
nel cast Isabella Rossellini, Melanie Laurent e
Sarah Gadon.
Il film, nel quale Jake interpreta
un doppio ruolo, come si vede dalla foto sotto, è basato su un
romanzo di Josè Saramago e racconta la storia di un professore
(Gyllenhaal) e sua moglie (Laurent) che scoprono di avere un doppio
esattamente uguale a loro.
Ecco la foto:
Vi ricordiamo che i prossimi
impegni di Jake Gyllenhaal sono con David
O. Russell, per il quale l’attore sarà il protagonista di
Nailed, accanto a Jessica
Biel e James Marsden, e ancora con
Denis Villeneuve in un thriller dal titolo
Prisoners, nel quale reciterà accanto a
Hugh Jackman.
Il disastroso naufragio
della Concordia diventerà presto un documentario. Non arriverà
nelle sale, ma sarà un’inchiesta complessa e articolata, con
interviste e riconstruzioni in CGI. Parliamo di Italian Cruise Ship
Disaster: The Untold Stories.
Sarà prodotto dal National
Geographic Channel, in programmazione su tale canale il 12 febbraio
e il 13 febbraio. Non è il primo progetto annunciato, nonostante
l’incidente sia tanto recente: il Discovery Channel aveva già
presentato un progetto simile da trasmettere in
primavera. Questo documentario per la tv tuttavia sarà il
primo a essere trasmesso anche in America. Dirigono e producono
Marc Tiley e Paul O’Connor.
Oggi giovedì 18
giugno presso il Cinema Farnese
Persol di Campo de’Fiori, 56 a Roma alle ore
20.30 e 22.30 la tappa romana del roadshow del
documentario Nessuno siamo
perfetti di Giancarlo Soldi (già
autore del cult-movie Nero e del
documentarioCome Tex nessuno mai), dedicato alla vita e
ai retroscena del misterioso autore creatore di Dylan
Dog, Tiziano Sclavi, nel ventinovesimo anno della
comparsa del celebre fumetto. Il regista incontrerà il
pubblico accompagnato dalla produttrice Stefania
Casini e da una folta schiera di disegnatori della Sergio
Bonelli Editore, da Maurizio Di Vincenzo, disegnatore
di Dylan Dog a Marco Soldi, disegnatore di Julia e
Dylan Dog, da Emiliano Mammucari, disegnatore di
Orfani a Corrado Mastantuono, disegnatore di Tex e
della Disney e tanti altri.
Presentato al Torino Film
Festival nel 2014 e vincitore della Menzione speciale ai
Nastri d’Argento 2015 , il film prodotto da Bizef e XMAD è
un viaggio all’interno dell’universo di Sclavi, che per anni
ha riempito il nostro quotidiano di storie, racconti, suggestioni,
fino alla inaspettata decisione di ritirarsi da tutto e da
tutti. La macchina da presa di Giancarlo Soldi, caro amico del
papà di Dylan Dog, ci svela le memorie e i pensieri più
profondi del visionario autore, schivo ma molto amato. Le sue
parole danno vita a visioni che si materializzano sullo
schermo attraverso animazioni nella Milano del XXI secolo che
si fa co-protagonista del film, abitata dagli incubi dello stesso
Sclavi. Invisibile per natura, l’ideatore dell’investigatore
dell’incubo è stato travolto dal successo del suo personaggio,
al quale ha regalato la propria inquietudine esistenziale e
complessa personalità fino alla rottura del rapporto autore –
personaggio. La pellicola è un ritratto diretto e sorprendente
che esce in sala impreziosita da 2 minuti di intervista
inedita a Tiziano Sclavi che racconta il suo flirtare con la
morte. In Nessuno siamo perfetti tavole a
fumetti e spezzoni in bianco e nero si alternano
alle interviste ad esponenti del cinema, dell’arte e della
cultura italiane e ai colleghi e disegnatori di Sclavi: tra gli
altri Dario Argento, Sergio Castellitto, Flavio Parenti,
Thony, Mauro Marcheselli – direttore Sergio Bonelli
Editore, Bianca Pitzorno, Aldo Di Gennaro –
disegnatore storico e autore dell’immagine della locandina del
film, Roberto Recchioni – successore di
Sclavi, Alfredo Castelli e Grazia Nidasio –
fumettista e storica illustratrice del Corriere dei
Piccoli. Il cast tecnico vanta le musiche
di Ezio Bosso (candidato come miglior musicista ai David 2015
e Nastri d’Argento per Il ragazzo Invisibile di
Salvatores) e la fotografia di Luca Bigazzi, pluripremiato
direttore della fotografia vincitore ai recenti Premi Globo d’Oro
della Stampa Estera in Italia per Youth di Paolo
Sorrentino. Ad accompagnare le proiezioni del film assieme al
regista, iniziative collaterali realizzate in collaborazione
con Festival del fumetto locali, attività sui social con
l’hashtag #nessunosiamoperfetti.
BIM Distribution
ha diffuso il trailer ufficiale di Un Divano a
Tunisi di Manèle Labidi con
Golshifteh Farahani, Majd Mastoura, Aïcha Ben Miled, Feriel
Chamari, Hichem Yacoubi, Najoua Zouhair, Jamel Sassi e
Ramla Ayari.
In Tunisia c’è stata la
Primavera araba, ma forse aprire uno studio da psicanalista per una
donna è ancora troppo presto… Selma (Golshifteh Farahani) è
una giovane psicanalista dal carattere forte e indipendente
cresciuta a Parigi insieme al padre, quando decide di tornare nella
sua città d’origine, Tunisi, determinata ad aprire uno studio
privato le cose non andranno come previsto…. La ragazza si
scontrerà con un ambiente non proprio favorevole, i suoi parenti
cercheranno di scoraggiarla, lo studio inizierà a popolarsi di
pazienti alquanto eccentrici…
Tutto è in evoluzione nella Tunisia
post Primavera araba. Anche le paure e le ossessioni della gente.
Un bazar pieno di energia, nuove possibilità, qualche arretratezza
e vecchi pregiudizi. Questo racconta Manele Labadi
Labbé nella sua commedia
d’esordio, Un divano a Tunisi,
presentata alle Giornate degli Autori a Venezia
2019. A più di un anno di distanza, complice la pandemia,
il film arriva nelle sale l’8 ottobre, prodotto da
Kazak Productions e distribuito da
Bim.
La trama di Un divano a Tunisi
Selma, Golshifteh
Farahani, è una trentacinquenne che vuole avviare la
sua carriera di psicanalista. A Parigi non ha avuto fortuna, così
scommette su Tunisi, la sua città natale, dove torna dopo la caduta
del regime di Ben Ali per aprire uno studio nel palazzo in cui
vivono i suoi zii. Deve confrontarsi con l’iniziale ostilità dei
parenti, affrontare i pregiudizi, la burocrazia e la solerzia di un
poliziotto, Naim, Majd Mastoura, particolarmente
ostinato nel fare il suo dovere in un paese che, come Selma, sta
cercando un nuovo equilibrio. Dalla sua però, la ragazza ha una
grande tenacia e … Sigmund Freud.
Golshifteh Farahani, la nuova stella cacciata
dall’Iran
Non sono semplici curiosità quelle
che seguono sulla giovane e bellissima Golshifteh
Farahani, attrice iraniana classe 1983, ma qualcosa che a
ben guardare ha molto a che vedere con Un divano a
Tunisi. Anzi, può illuminare alcuni aspetti della
pellicola. L’attrice vive in Europa da quando nel 2008 è stata
dichiarata non gradita al governo iraniano e dunque costretta
all’esilio. Tra i motivi del bando, l’aver lavorato sotto la
direzione di Ridley Scott per una produzione
hollywoodiana come Nessuna verità,
accanto a Leonardo Di Caprio, ma ha partecipato anche ad
Exodus – Dei e re dello stesso
regista, e più recentemente ad altre grandi produzioni come
Pirati dei Caraibi -La vendetta di
Salazar. Nn solo cinema indipendente
(Come pietra paziente, About
Elly), insomma, dove ha iniziato e che pure ancora
frequenta volentieri. Dunque Farahani sa bene cosa
significa essere lontani dal proprio paese, proprio come Selma, che
però può scegliere di tornarvi. Ma la protagonista accenna anche a
suo padre, esiliato durante il regime di Ben Ali, e afferma che
questo ritorno è anche per lui. Il richiamo verso il luogo delle
proprie radici e il tema dell’esilio sono dunque presenti nel film,
sebbene solo attraverso pochi cenni.
Così, la regista
e sceneggiatrice franco-tunisina Manele Labidi
Labbénon sfrutta a pieno il potenziale di questa
storia e neppure le potenzialità di un’attrice di talento come
Faharani, che avrebbe potuto senz’altro mettere al servizio del
personaggio di Selma il proprio vissuto, regalandole uno spessore e
una capacità di coinvolgimento emotivo maggiori. Invece
Labidi sceglie di non approfondire questi temi,
così come sceglie di non raccontare molto di questa giovane
psicoterapeuta, se non la sua determinazione e la fatica
nell’affrontare un contesto inizialmente ostile. Ciò si deve forse
al timore di sacrificare, così facendo, il tono leggero della
commedia.
Un divano a Tunisi per capire la
rivoluzione
Il film infatti, mette del tutto da
parte i toni drammatici e in alcuni momenti prende anche le
distanze dal realismo. Anzi, sceglie di stemperare i momenti di
difficoltà della protagonista con una concessione al fantastico. Si
pensi alla figura di Freud che la accompagna sempre, in varie
forme. Questa contaminazione di generi è interessante e, ben
dosata, fa sorridere.
Nelle intenzioni della
regista, la psicoanalisi funge solo da pretesto per
parlare di una donna giovane, indipendente, che lavora e vuole
autodeterminarsi, in un paese ancora per molti versi ancorato a
tradizioni obsolete e pregiudizi, e dell’impatto sulla popolazione
della cosiddetta Rivoluzione dei Gelsomini, nata dal basso e che
costrinse Ben Ali, al potere dall”87, a lasciare il paese nel
2011.
Se però Labidi è
efficace nel tratteggiare un affresco composito fatto di pennellate
colorate, vivaci e fresche, quanto fugaci, che regalano sorrisi
viaggiando però quasi sempre in superficie, con qualche ingenuità
nella trama e alcuni mutamenti un po’ troppo repentini, lo è meno
quando tenta di spiegare la rivoluzione e le sue conseguenze.
Guardando il film si ha l’impressione che tra la gente questo
cambiamento sia stato vissuto più come un trauma, in senso
negativo, che come una crisi positiva. Racconta un paese dal quale
i giovani come Olfa, Aisha Ben Miled, vogliono
fuggire anziché restare per costruire una Tunisia nuova, ora che
hanno conquistato libertà e democrazia. Un paese ancora arretrato,
che fatica a misurarsi con questa libertà, anche nei costumi e nel
modo di essere. Si parla di integralismo religioso, di matrimoni
combinati, di omosessualità – soprattutto grazie al personaggio del
fornaio Raouf, interpretato da Hichem Yakoubi – ma
anche di gestione clientelare della cosa pubblica. Il poliziotto
Naim, Majd Mastoura – Orso d’oro a Belino per
Hedi di Mohamed Ben
Attia – paladino della legalità, appare come una mosca
bianca. Insomma una Tunisia piena di potenzialità ancora per buona
parte inespresse. L’auspicio di Labidi è quello di
una liberazione finalmente anche culturale e mentale. È questa la
scommessa sul proprio paese che la protagonista porta alla storia,
col suo studio di psicoterapia. Per accompagnarla, la regista
sceglie la voce di Mina e le note di un classico
della canzone italiana anni ’60 come Città vuota, assieme
alla meno conosciuta Io sono quel che sono, che ben si
confà al mood della protagonista e suggerisce un parallelo
tra l’Italia del boom e la Tunisia di oggi, proprio in termini di
opportunità di progresso da cogliere e potenzialità da
sfruttare.
Un divano a
Tunisiresta una commedia d’esordio vivace,
dal buon ritmo, ma con qualche ingenuità di scrittura e qualche
semplificazione di troppo. Il quadro rutilante di una
Tunisia in cerca di un equilibrio, come in fondo la compassata
protagonista, che mentre aiuta gli altri a liberarsi dalle proprie
ansie e paure, aiuta sé stessa a ritrovarsi.
Guarda il trailer italiano
di Un disastro di ragazza, la nuova
commedia di Judd Apatow con
protagonisti Amy Schumer, Colin Quinn, Tilda
Swinton. John Cena e LeBron James.
Sinossi: Lo stile di
vita che Amy conduce è quello della party girl, eterna festaiola
felicemente single; fino a quando non realizza di essersi
innamorata di un ragazzo, rimanendo coinvolta in una serie di
divertenti situazioni che le faranno perdere totalmente il
controllo.
Si comincia a sapere qualcosa di
più sul remake di Carrie, diretto da Kimberly Peirce, la cui uscita
è prevista per il marzo 2013: in occasione del New York Comic Con
in corso in questi giorni sono stati presentati i primi teaser del
film, che stando a quanto affermato dalla regista, sarà saldamente
ancorato al romanzo, senza tenere conto più di tanto del primo,
efficacissimo adattamento firmato da De Palma.
Nel filmato viene mostrata una
sequenza che dapprima riprende una città dall’alto in piena notte,
fermandosi sulla scuola in fiamme, teatro della carneficina in cui
culmina il film, per poi abbassarsi al livello stradale e, tra le
fiamme, inquadrare Carrie, coperta di sangue. Nel corso della
conferenza organizzata durante la convention newyorkese, la regista
era accompagnata dalla protagonista Chloe Moretz e da Julianne
Moore, che avrà il ruolo della madre di Carrie, un’invasata e
fanatica religiosa. Il messaggio arrivato da New York è che certo,
il nocciolo della storia sarà la complicata relazione tra
Carrie e la madre, ma che vi sarà anche tanto, tanto sangue, che
costituirà un elemento centrale del film e che ne ha caratterizzato
le riprese: secondo una stima approssimativa, nel corso della
lavorazione, tra test e riprese, ne sarebbero stati utilizzati
circa 4.000 litri.