I fan della Marvel sono ormai diventati
abilissimi nello scovare ogni possibile indizio su personaggi,
elementi di trama o quant’altro legato ai film in produzione. Ciò è
avvenuto anche con la recente foto condivisa dal set di Captain America: Brave
New World, con protagonisti Anthony Mackie ed
Harrison Ford.
Ad alcuni utenti su Twitter non è infatti sfuggito
che nella foto i pantaloni indossati da quest’ultimo – chiamato ad
interpretare il generale Thunderbolt Ross a seguito della scomparsa
dell’interprete originale, WilliamHurt – sono strappati in più punti. Un dettaglio
che ha subito alimentato le teorie secondo cui Red
Hulk apparirà nel film.
Dietro tale versione rossa di Hulk,
come noto, si nasconde proprio il generale Ross, il quale nei
fumetti per dare vita a un mondo migliore, ha accettato
volontariamente di essere trasformato nell’Hulk Rosso, così da
contrapporsi alla minaccia secondo lui rappresentata dall’Hulk
verde che tutti conosciamo. Naturalmente non c’è stata alcuna
conferma ufficiale che Ford interpreterà effettivamente Red Hulk in
Captain America: Brave New World, ma la foto in questione
risulta certamente enigmatica. Ad alimentare ulteriormente la
teoria c’è il fatto che se i Marvel Studios hanno deciso di riportare in
scena Ross, affidandolo ad un attore noto come Ford, devono avere
piani ambiziosi per il suo futuro nell’MCU.
In ogni caso, Captain America:
Brave New World continua a vantare forti legami
con L’incredibile Hulk, tra Ford che interpreta
Thunderbolt Ross e i tanto attesi ritorni di Tim Blake
Nelson nei panni del cattivo principale del film, il
Leader, e la figlia di Ross, Betty Ross, interpretata da
Liv Tyler. Entrambi gli attori non erano più
apparsi nell’MCU sin dal loro debutto nel 2008
con il film dedicato al gigante verde, e con la trama del film che
si dice riguardi il Leader che tenta di creare un esercito di Hulk
per conquistare il pianeta, diventa sempre più probabile che Ford
possa effettivamente trasformarsi in Red Hulk in Captain
America: Brave New World.
I PREMI ASSEGNATI DALLA
GIURIA INTERNAZIONALE – Una giuria internazionale presieduta da
Ennio Morricone e composta da Susanne Bier, Roberto Bolle, Carmen
Chaplin, David Puttnam, Pierre Thoretton, Debra Winger ha giudicato
i film in concorso nella Selezione Ufficiale. La giuria
internazionale ha assegnato il:
Da un paio di
giorni si rincorre sul web la voce che alla fine di The
Amazing Spider-Man 2 ci sarebbe una scena post
credits di X-Men Giorni di un Futuro
Passato. Avendo già visto il film in occasione della
premiere romana di lunedì 14 aprile, e avendo constato di persona
che nel film non ci sono scene post credits, non avevamo dato peso
alla cosa. Peccato però che nel web si sia poi creata una gran
confusione, soprattutto per i fan che sperano, giustamente, di
vedere tutti i personaggi Marvel in un unico film, in barba
alle tristi questioni di diritti di sfruttamento
cinematografico.
Ebbene cosa è accaduto?
Effettivamente, per ora solo in coda alle copie UK di
The Amazing Spider-Man 2, verrà mostrata
una scena di X-Men giorni di un futuro
passato, ma sarà una scena promozionale, per niente
legata all’universo dell’Uomo Ragno. A che pro, per la Sony,
pubblicizzare così la Fox?
La ‘colpa’ è di Marc
Webb, che come sappiamo prima di arrivare al grande
successo di pubblico con Spider-Man/Sony, si è fatto conoscere per
la bella commedia Fox, 500 giorni
insieme. Dunque Webb aveva un contratto in sospeso
con la Fox, ma intanto si era lasciato trascinare dalla spirale del
successo di Spider-Man alla Sony, e così l’unica soluzione,
alquanto indolore, per far rispettare in qualche modo a
Marc Webb il contratto con la divisione indie
della Fox è stata quella di offrire, la Sony alla Fox, pubblicità
gratis alla fine del film. Detto fatto! Alla fine di
The Amazing Spider-Man 2 ci sarà una
scena di X-Men Giorni di un Futuro
Passato, ma non sarà materiale collegato,
semplicemente una preview del film si Singer.
È stata rivelata l’esistenza di un
piano per dar vita ad un “Creed Universe”
multipiattaforma, che muoverà i suoi passi a partire dai tre film
dedicati ad Adonis Creed, il cui terzo capitolo Creed
3 è attualmente in sala, diretto ed interpretato
da Michael B. Jordan. Questa trilogia, come noto,
nacque quando Jordan si unì a Sylvester Stallone
nel Creed del 2015. Dopo aver stabilito la propria
identità all’interno del più vasto universo cinematografico di
Rocky, Jordan ha poi portato avanti il racconto di questo
personaggio e con il terzo film ha dimostrato di potersi reggere
anche da solo, senza la presenza di Stallone nei
panni di Rocky, incassando ben 58 milioni di dollari
in patria nel suo primo fine settimana.
I numeri al botteghino di Creed
3 sembrano aver motivato Amazon a scommettere in grande su
Jordan e Creed, iniziando dunque a strutturare universo
narrativo che si amplierà grazie a serie TV e nuovi film. Tra i
progetti già messi in cantiere, il primo sarebbe uno
spin-off incentrato sulla figlia non udente di Adonis,
Amara, interpretata in Creed 3 dalla
nuova arrivata Mila Davis-Kent. Ci sarebbero però
anche piani per una versione anime di Creed – una grande
sorpresa per Jordan, che si è ispirato a questa tipologia di opere
per la sua regia di Creed 3 – così come uno spettacolo di
accompagnamento live-action.
Secondo quanto riferito, anche lo
spin-off su Drago, precedentemente annunciato,
saarebbe ancora in fase di sviluppo. Tutti i progetti di cui sopra
sono naturalmente nelle fasi iniziali, per cui probabilmente
bisognerà attendere un po’ prima di poter vedere qualcosa di
concreto sul piccolo o grande schermo. Nel mentre, ricordiamo che
Creed 3, attualmente in sala, è diretto e
interpretato da Michael B. Jordan e che
accanto a lui si possono ritrovare anche gli
attori Tessa Thompson, Jonathan Majors, Phylicia
Rashad eMila Davis-Kent.
Sembra strano immaginare
che, dopo 60 anni, Frederick Wiseman sia tornato a
fare un film di fiction, lui che con il suo sguardo sul mondo, lo
ha raccontato per molti aspetti meglio di tutti, attraverso i suoi
documentari-fiume, eppure, Un Couple, in Concorso
a Venezia 79 si annuncia proprio come il grande
ritorno del regista a una storia di finzione.
Non è esatto, però, dal
momento che il film è in definitiva un soliloquio di Sofia Tolstoj
che legge le sue lettere e i suoi diari scritti al marito, nel
corso di un matrimonio turbolento, d’uranio 36 anni, con 13 figli
di cui solo 9 sopravvissuti, e numerosi litigi e riconciliazioni.
Immersa nel giardino La Boulaye, sull’isola di Belle Île, la donna
legge/recita le parole che i due si scrivevano pur stando nella
stessa casa. Un dialogo continuo, il resoconto di una storia
passionale che spesso portava i coniugi allo scontro ma che
altrettanto spesso li vedeva riconciliarsi e continuare quel
cammino condiviso.
Un Couple, il racconto di una storia d’amore turbolenta
Il lavoro di Wiseman in
Un Couple è certosino e monumentale. Lo
spirito è sempre quello documentaristico e, quasi, naturalistico,
data l’importanza che la natura e la sua vitalità occupa negli
appena 64 minuti di film, ma è il lavoro sul testo che lascia
sorpresi. L’incredibile mole della corrispondenza domestica dei
coniugi Tolstoj è stata ridotta a un monologo coeso e narrativo,
che sviluppa una storia d’amore con un inizio e una fine e una
serie di montagne russe nel mezzo. Tutto semplicemente attraverso
il racconto e la riduzione dei testi di partenza.
Questa formula offre un
risultato abbastanza monotono, eppure interessante, soprattutto se
mostrato nell’ambito di una Mostra del Cinema, che, mai come
quest’anno, sembra giocare sul sicuro con tutta la selezione e che
con questo film, invece torna a essere esposizione di linguaggi
differenti e non sempre omologati con ciò a cui è abituato lo
spettatore medio.
Anche di fronte alla
piatta frontali del quadro, Frederick Wiseman si
mostra in tutto il suo genio, mettendo in luce il suo talento di
narratore al di fuori degli schemi classici del linguaggio del
cinema narrativo.
Tutto il mondo ha ormai goduto
della poderosa e poetica bellezza di
Gravity, film che ha aperto in grande
stile la 70esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di
Venezia. Adesso, il brillante regista dietro a quell’idea,
Alfonso Cuaron, uno dei nomi più illustri e capaci
della sua generazione, ha deciso di regalarci un piccolo pezzetto
di storia in più, un cortometraggio intitolato
Aningaaq che ci spiega altro del film e dell’eroica
lotta di Sandra Bullock per cercare di ritornare sulla Terra, in
salvo.
Il cortometraggio
Aningaaq è stato diretto da Jonas
Cuaron, figlio di Alfonso, che ha cosceneggiato il film,
ed è stato prodotto dalla Warner Home Video per essere incluso poi
nella versione DVD BluRay del film.
Il cortometraggio, in poche parole,
mostra l’altra parte della miracolosa conversazione telefonica che
Sandra Bullock riesce ad intercettare mentre è intrappolata in una
capsula di salvataggio della stazione russa. Dopo essere stato
proiettato in diversi festival, la Warner ha considerato l’idea di
proporre il lavoro per la candidatura alla categoria di miglior
cortometraggio live action per il prossimi Academy Awards.
Di seguito potete vedere il
cortometraggio:
Gravity, il film
Il film si basa su una
sceneggiatura scritta da Alfonso Cuarón, Jonás
Cuarón, Rodrigo Garcia, mentre
la fotografia è curata da Emmanuel
Lubezki, che ha condotto un lavoro maniacale sulle
numerose sequenze realizzate completamente i CGI e riprese con la
tecnologia stereoscopica. Gravity uscirà
in America e in Italia, in 3D, il prossimo 4
ottobre.
Trama:
Sandra Bullock interpreta la dottoressa Ryan
Stone, un brillante ingegnere medico alla sua prima missione
sullo Shuttle, mentre Matt Kowalsky (George
Clooney) è un astronauta veterano al comando della sua
ultima missione prima del ritiro. Durante quella che sembra una
passeggiata nello spazio di routine, ecco che accade il
terribile incidente. Lo Shuttle viene distrutto e Stone
e Kovalsky rimangono a volteggiare nella più totale oscurità
completamente soli e attaccati l’uno all’altra. Il silenzio
assordante è la conferma della perdita definitiva di ogni contatto
con la Terra e, con esso, ogni speranza di essere salvati. La paura
si trasforma in panico e ogni boccata d’aria consuma il poco
ossigeno rimasto. Ma l’unica strada verso casa potrebbe
essere quella di spingersi ancora più lontano, nella terrificante
distesa dello spazio.
Il sito statunitense Comicbookmovie
ha pubblicato una serie di concept art de L’Uomo
d’Acciaio in cui vediamo una possibile armatura del
Generale Zod, concept poi trasformatosi fino a diventare quello che
nel film è stato il costume indossato da Michael
Shannon. Ecco il disegno:
Qui trovate tutti gli altri
concept pubblicati dal sito. L’uomo d’Acciaio è
diventato, con 263 milioni di incasso, il migliore incasso di un
reboot di un cinefumetto al box office, dopo aver superato
The Amazing Spider-man (262 milioni).
Vi ricordiamo
che L’uomo d’Acciaio è
uscito negli USA il 14 giugno 2013, e da noi il 20 giungo. Nel cast
oltre a Henry
Cavill eRussell
Crowe ci sono
anche AmyAdams, Diane
Lane, Kevin Costner, Laurence
Fishburne, Michael Shannon. L’uomo
d’Acciaio è diretto da Zack
Snyder. Tutte le info utili nella nostra Scheda
Film: L’uomo d’Acciaio. Tutte
le news nel nostro speciale: Superman: Man of steel
Guarda il Trailer italiano ufficiale
di Un compleanno da
leoni(21 & Over)
di Jon Lucas e Scott
Moore.
Gli sceneggiatori
di Una notte da leoni, Cambio vita, La rivolta delle
ex, fanno il loro debutto alla regia, firmando
ovviamente anche la sceneggiatura, con questa nuova esilarante
commedia interpretata da Justin Chon, già
visto nella saga di Twilight,
Skylar Astin (Voices, Ralph
Spaccatutto) e Miles Teller
(Divergent, Project X – Una festa che spacca,
Footlose 2011).
Jeff Chang è sempre stato uno
studente modello e ha sempre fatto quello che il suo rigidissimo
padre, il dottor Chang, si aspettava da lui. Eppure, quando i
suoi migliori amici Casey e Miller decidono di fargli una
sorpresa per festeggiare il compimento della sua maggiore età, Jeff
decide di uscire con loro nonostante il giorno dopo lo aspetti
l’esame per entrare alla Facoltà di Medicina a cui il padre tiene
moltissimo. Ma quella che doveva essere una semplice birra tra
amici, si trasforma ben presto in una notte sfrenata
e dai molti eccessi. Riuscirà Jeff Chang a presentarsi il
mattino dopo, in tempo e lucido, all’esame più importante
della sua vita?
Il cinquantesimo film di
Woody Allen è ambientato a Parigi e girato per la
prima volta in francese. Un thriller romantico con protagonisti
Lou De Laâge, Niels Schneider, Valérie
Lemercier e Melvil Poupaud.
Coup de Chance parla
dell’importante ruolo che il caso e la fortuna giocano nelle nostre
vite. Fanny e Jean sembrano la coppia di sposi ideale: sono
entrambi realizzati professionalmente, vivono in un meraviglioso
appartamento in un quartiere esclusivo di Parigi, e sembrano
innamorati come la prima volta che si sono incontrati.
Ma quando Fanny s’imbatte
accidentalmente in Alain, un ex compagno di liceo, perde la testa.
Presto si rivedono e diventano sempre più intimi…
Tutta l’atmosfera natalizia è
racchiusa nel castello di Dun Dunmbar, palazzo scozzese al
centro di Un castello per Natale, nuovo film di
Mary Lambert uscito su Netflix. Tra amore, paesaggi innevati e
sfarzo, la pellicola si aggiunge alle tante da vedere per le
feste. Ma è davvero in grado di distinguersi?
L’esile trama di Un castello per
Natale
Sophie Brown
(Brooke Shields) è una scrittrice newyorkese. Dopo
il successo della sua serie di romanzi, vive un periodo di crisi:
ha divorziato di recente con il marito e scritto un libro che non
ha avuto il successo sperato. Per staccare e trovare un’ispirazione
per il prossimo romanzo, Sophie decide di partire per la
Scozia: vuole tornare al paesino natale del nonno, per visitare il
castello di Dun Dunbar. Trovando nel paesino e nel calore
dei locali la pace che per tanto tempo le era mancata,
Sophie decide di acquistare il castello. A venderlo però,
è Myles (Cary Elwes), un duca
affascinante e scorbutico che, seppur indebitato, non vuole cedere
agli acquirenti. Myles decide così di mettere alla prova
Sophie: la invita a convivere con lui nel castello fino a
Natale. La protagonista riuscirà a dimostrare al duca di essere
all’altezza della sua dimora?
Il classico connubio di Natale e
amore
Avevamo davvero bisogno di un altro
film romantico e natalizio? Per Mary
Lambert evidentemente sì. E quale luogo migliore
della pittoresca Scozia per far nascere un amore da favola? Tra
castelli e duca, Un castello per Natale tenta di
ricreare l’atmosfera magica delle storie d’amore tra nobili, non
riuscendo però totalmente nell’impresa. Per la maggior parte delle
scene e dei dialoghi, la costruzione delle vicende appare forzata,
esagerata e poco credibile. Sembra tutto ovvio e allo stesso tempo
impossibile: una ricca scrittrice americana che fugge dal caos
verso luoghi bucolici in cui tutte le persone sono umili e buone
d’animo. Come se non bastasse, compra un castello con già dentro un
principe di cui innamorarsi. Probabilmente, la trama di Un
castello per Natale sarebbe stata più plausibile per un
film d’animazione o per bambini.
Il Natale in ogni
dettaglio
Nel periodo natalizio, c’è chi ama
essere invaso dall’atmosfera
delle feste. Un castello per Natale ne è ben
rimpinzato: la Scozia, piena casette con interni in legno, coperte
di lana, ghirlande, pigne, dolcetti è la location perfetta per il
periodo più atteso dell’anno. Per non parlare del castello: già
sfarzoso senza decorazioni, per le feste diventa una sinfonia di
rosso, verde e oro.
Gli ambienti sono poco realistici,
quasi sempre si nota la finzione e la costruzione della
scenografia, ma non si può dire che non esprimano aria di Natale.
Per alcuni può risultare una scelta stucchevole, ma c’è sicuramente
chi non desidera altro! Sicuramente i Christmas-lover apprezzeranno
anche le classiche canzoncine natalizie e i balli scozzesi nel
salone di Dun Dunbar.
Un amore maturo?
Ad innamorarsi in Un
castello per Natale non sono una giovane principessa e un
immaturo principe, ma una scrittrice cinquantenne e un duca
brizzolato. Nonostante ciò, le dinamiche dell’innamoramento non
sono troppo mature: Brooke Shields e Cary
Elwes fanno sorridere perché si comportano ancora come due
ragazzini alla prima cotta, si battibeccano, si fanno i dispetti e,
infine, anche grandi dichiarazioni. Le battute scontate o piene di
frasi fatte non aiutano a rendere credibile l’amore tra i due.
Troppo facile, banale, non fa emozionare.
Un castello per Natale: lo sfarzo
agli estremi
La cosa che più si nota nel film è
la volontà di esasperare tutto: la ricca scrittrice, il castello
opulento, il duca altezzoso, ma anche i poveri cittadini. Le
persone umili nel film sono mostrate al pari dei sudditi nelle
storie medievali: vivono ancora sulle terre del duca, sono persone
semplici ma dall’animo d’oro, a tratti un po’ troppo ingenui.
L’aggiunta di questi personaggi nella storia di due ricchi
enfatizza ancora di più le esagerazioni del film.
In sintesi, Un castello per
Natale è il film costruito ad hoc per piacere agli amanti
delle
feste, senza lasciare nulla di più sotto nessun aspetto: trama,
recitazione, fotografia.
Valeria Bruni Tedeschi, con toni altalenanti
sospesi tra dramma e commedia ci racconta il suo
Castello in Italia, storia autobiografica
che si stacca poi dalla contingenza personale per diventare una
ricerca della felicità, della fede e della propria strada in una
vita che fatica a incanalarsi nella giusta direzione.
In Un Castello in
Italia Louise è una nobile decaduta, ha intorno a sé una
madre, signora vecchio stampo che però è ben consapevole delle
difficoltà economiche in cui versa la sua famiglia, e un fratello,
Ludovic, malato di AIDS a cui lei è legatissima. Il loro castello a
Castagnato Po, in Piemonte, deve essere venduto, perché le spese di
mantenimento sono troppo alte, ma la nobile famiglia, che ormai
conserva la nobiltà solo nel nome, non riesce a staccarsi dai beni
materiali, ricordo di un passato glorioso e di un padre defunto.
Louise incontra Nathan, un affascinante giovane attore, preso da
lei in maniera ossessiva, che allo stesso tempo però entra in crisi
quando il desiderio di maternità della donna lo allontana. Ma
mentre tutto sembra perduto, e Louise sembra dover rinunciare alla
sua vita di madre, qualcosa può ancora accadere, in un finale
sospeso verso un futuro che promette felicità.
Valeria Bruni Tedeschi, regista,
sceneggiatrice e protagonista del film, mette molto della sua vita
in Un Castello in Italia, a partire dagli
attori coinvolti, tra cui spiccano la sua madre sullo schermo
Marisa Borini, madre anche nella realtà, e il suo
compagno Louis Garrel, nel ruolo di Nathan. Con loro
c’è Filippo Timi, straordinario interprete del
nostro cinema che a scapito del suo aspetto da omaccione cupo e
forte, dimagrisce 18 chili per entrare in un personaggio
schizofrenico e complesso, delicatissimo.
Un Castello in
Italia, raccontando grandi dolori però non sceglie un
tono, e spesso la tragedia genera la risata, il ridicolo, il non
voluto, in un continuo gioco con lo spettatore ridendo per il
ridicolo rappresentato in scena si trova comunque di fronte a
situazioni dolorose ed estreme, quasi maniacali. In un contesto
così delicato, l’approccio al film è quindi fondamentale per
scegliere se osservare tutto in religioso silenzio o invece
stabilire una distanza tra noi e i personaggi del film, una
distanza che ci permette di riderne a cuor leggero.
Un Castello in Italia quindi è
un film dal racconto incerto, che ruota intorno ad un personaggio
che a sua volta gira come in un’orbita planetaria intorno ad altri
personaggi/pianeti; emozioni, reazioni, sentimenti e anche la
grande sofferenza sembrano scoppiare d’improvviso, senza una
graduale costruzione, risultando ancora una volta incerti. Senza un
tono che ne coordina i vari e complessi sentimenti messi in scena,
Un Castello in Italia rimane un film
limitato, che lascia interdetti e insoddisfatti.
“La realtà è stato
il materiale di base per la sceneggiatura” ha detto così
Valeria Bruni Tedeschi per spiegare da dove è nata la storia
di Un Castello in Italia, in cui è anche
sceneggiatrice e attrice protagonista, presentato la scorsa
primavera in Concorso al Festival di Cannes. La forse impronta
autobiografica del film spicca con particolare evidenza, e la Bruni
Tedeschi ha precisato: “A sceneggiare il film siamo state in
tre, ed è stato molto importante per me questa collaborazione,
perché nel film ci sono tre autobiografie, tre mondi e tre modi di
vedere la vita che si sono concentrati in questa unica
storia”.
Un film tanto
autobiografico che in scena, ad interpretare la madre del
personaggio della Tedeschi c’era Marisa Borini,
straordinaria interprete di un ruolo intenso e doloroso. “Non
sono andata all’Actor’s Studio – ha scherzato la Borini –
cerco di seguire le istruzioni, Valeria è così brava e io
improvviso. Non imparo mai niente a memoria, leggo le battute una
sola volta e se sono lunghe le leggo la sera prima”.
Il film, seppure concentrato su
momenti dolorosi, è ricco di ironia riservata soprattutto ai
contesti religiosi. “L’ironia non è un proposito, cerchiamo di
raccontare le situazioni. Il nostro personaggio ha la necessità di
trovare la fede, tuttavia non riesce ad entrare nella stanza della
fede, e rimane fuori. L’ironia e la comicità arrivano dal
fallimento che questa donna deve affrontare nel suo rifiuto della
fede. La mia eroina è tragicomica perché involontariamente nel suo
dolore è comica”.
Innegabile la tendenza di Valeria
Bruni Tedeschi a lavorare con persone che appartengono alla sua
vita reale; in questo caso, oltre alla madre, anche il compagno,
Louis Garrel, è presente nel film. “Per me è importante
dire che se chiedo ai miei familiari o amici di recitare per me è
perché credo che siano dei grandi professionisti – ha spiegato
la bella Valeria – poi che gli attori siano vicini a me nella
vita per me è meglio. Poi però ci sono gli incontri nuovi, come
quello con Filippo Timi, ma prima di tutto è il talento che
mi fa lavorare con le persone che scelgo”.
Presenti alla conferenza stampa
anche Filippo Timi e Louis Garrel, che nel film
interpretano rispettivamente il fratello malato di AIDS e il
tormentato compagno della protagonista. Entrambi gli attori sono
stati particolarmente spiritosi, ognuno per ragioni diverse. Timi
ha messo in piedi un vero e proprio spettacolino di cabaret,
ironizzando sulla sua balbuzie e spiegando quanto per lui è stato
difficile dimagrire 18 chili per la parte, oltre a dover recitare
in francese e quindi dover fare i conti con la balbuzie in questa
seconda lingua, tuttavia per lui l’esperienza del film è stata
forse doppiamente difficile perchè si è andato ad inserire, da
estraneo, in un contesto chiuso, familiare: “Artisticamente mi
sento un po’ fratello di Valeria, la stimo molto come attrice. Per
me questo film ha significato un lavoro sull’intimità, per me è un
film intimo non solo autobiografico. E’ trai ruoli più difficili
che abbia mai affrontato, difficile perchè ho dovuto far passare
una grande dolcezza. Più che un ruolo è stato un
soffio“.
Garrell ha dato libero sfogo alla
sua “rabbia” contro la compagna: i due hanno messo in piedi un
siparietto alla “Casa Vianello”, forse un po’ fuori luogo per una
conferenza stampa.
Un Castello in Italia
uscirà il 24 ottobre distribuito da Teodora Film.
Con un ispirato Charlie Kaufman
alla scenografia e alla regia e un cast notevolmente ricco, è in
arrivo il brillante e promettente musical Frank or
Francis.
Angelina Jolie potrebbe apparire in
un cameo nel nuovo film di Paolo Sorrentino, La Grande Bellezza. A
diffondere la notizie ci ha pensato blogs.indiewire.com, che parla di
un film in stile La dolce vita. La pellicola se sarà pronta in
tempo con ogni probabilità sarà a Cannes l’anno prossimo. Nel
frattempo sappiamo che la Jolie è impegnata ad oggi sul set di
Maleficent dove interpreta la strega del titolo, nemica della Bella
Addormentata nel bosco. Ulteriori info sul film: Maleficent.
Alzi la mano chi non ha pensato
almeno una volta nella vita, ascoltando un classico del rock
psichedelico di gruppi come i Grateful Dead, o i Pink Folyd, ma gli
stessi Beatles non disdegnarono la psichedelia, “Chissà cosa
dovevano aver preso per dar vita a un pezzo così!”.
Ebbene, in Un buon trip
– Avventure psichedeliche, documentario originale
Netflix, disponibile in streaming dall’11 maggio e risultato di un
lungo lavoro, lo confermano gli stessi protagonisti. È
Sting, comodamente seduto sul divano di casa, a
dire che: “Gli psichedelici non sono la risposta ai problemi
del mondo, ma possono aiutare”. “Puoi dire, voglio fare
quest’esperienza perché voglio scrivere una canzone, un romanzo, o
fare l’amore, o trattare meglio la mia famiglia […] Se la
intraprendi con in mente un obiettivo, sarai ricompensato. Se vuoi
solo sballarti, ti sballerai e basta. Questa è una cosa che
sconsiglio”.
Negli anni ’60, quando l’utilizzo
degli allucinogeni come LSD, mescalina e psilocibina si diffuse,
queste sostanze venivano considerate anche come un mezzo per
espandere il proprio universo, allargarne i confini attraverso
stati alterati di coscienza. Spalancare le “porte della
percezione”, di cui parlava Aldus Huxley
nell’omonimo saggio e a cui debbono il loro nome i Doors.
Il regista Donick Cary, autore de I
Simpson e Complete Savages,
scrittore e produttore – qui scrive, oltre a produrre insieme con
Ben Stiller e Stuart Cornfield –
fa raccontare quel tipo di esperienza da chi l’ha vissuta e
può parlarne per ciò che realmente è, nel bene e nel male, senza
esprimere giudizi a priori.
Una carrellata di star alle
prese con le sostanze psichedeliche
Ecco allora Bill
Kreutzman, batterista dei Grateful Dead – i cui
concerti vengono citati da molti degli intervistati come luogo
ideale per un’esperienza con psichedelici – raccontare le sue
avventure con gli allucinogeni. Presente anche Carrie
Fisher, la principessa Leila di Guerre
Stellari, scomparsa nel 2016. Qui parla della sua
gioventù psichedelica, raccontando la sua esperienza come
estremamente positiva: “Ho avuto solo un lungo buon trip”,
anche se ammette che la sua vita era condizionata dall’assunzione
di psichedelici.
Ben Stiller invece
ha un’unica esperienza da raccontare con l’LSD, che giudica
decisamente negativa. Intervistati anche la comica Sarah
Silverman, la coppia di musicisti Adam
Horovitz (Beastie Boys) e e
Kathleen Hanna (Bikini Kill), attori come
Rosie Perez, Brett Gelman e
NatashaLyonne, lo chef americano
Anthony Bourdain, anche lui purtroppo scomparso, e
il cantautore Donovan, che fu tra i primi ad
abbracciare la musica psichedelica con album come Sunshine
Superman ed oggi è un sostenitore della sperimentazione sugli
usi terapeutici degli allucinogeni.
Gli effetti negativi
dell’assunzione di queste sostanze non vengono sottovalutati, così
come la possibilità di avere un “bad trip”,
ovvero un’esperienza negativa, uno stato allucinatorio che anziché
comunione con l’universo e senso di fusione con la natura e
l’ambiente circostante, porti con sé ansie e paranoie, amplifichi
paure e faccia pensare a chi lo prova che sta impazzendo e non
tornerà più normale. Questi in sostanza gli effetti più comuni di
un “brutto viaggio”, come li descrive chi li ha provati.
Animazioni, ricostruzioni,
parodie e materiale d’archivio
Il tema è delicato e la chiave
scelta è quella divertente della commedia e dell’ironia, ravvivata
dall’uso di animazioni ad opera di Sugarshack
Animation e ricostruzioni delle vicende raccontate dagli
intervistati. La grafica dell’animazione non può che essere in
stile psichedelico e rimanda alle copertine dei dischi dei
Grateful Dead o a quella del singolo Yellow
Submarine dei Beatles.
In Un buon trip –
Avventure psichedeliche si riflette anche su come
molti dei filmati che parlavano di psichedelici, volti a
scoraggiarne l’assunzione, come ad esempio quelli che circolavano
negli anni ’80 nell’America reaganiana della lotta senza quartiere
contro le droghe, non siano realistici e per questo falliscano poi
nel loro scopo, finendo per rasentare il ridicolo. Per farlo il
regista ne propone un’efficace parodia che sceglie di alternare ad
interviste, animazioni e materiale di repertorio. Protagonista
Adam Scott – Parks and
Recreation, The Aviator
– che mostra ai giovani gli effetti nefasti di queste
droghe e li mette in guardia. A Nick Offerman –
Come ti spaccio la famiglia,
The founder, Parks and
Recreation, Fargo – un
altro simpatico cameo: quello di professore esperto di
psichedelici, che in un’aula scolastica istruisce lo spettatore sui
principali tipi di allucinogeni e i loro effetti, riportando un po’
alla mente per ruolo e fattezze il Jack Black di
School of Rock.
Questa commistione di
materiali e generi è ben pensata ed efficacemente realizzata,
grazie al montaggio di Gregory Steer e conferisce al lavoro un tono
leggero, godibile e per nulla didascalico.
Gli studi sugli usi
terapeutici
Un buon trip – Avventure
psichedeliche offre poi spunti interessanti di
riflessione sugli usi terapeutici degli allucinogeni.
CharlesGrob, docente di
Psichiatria alla UCLA, parla dei suoi studi sul tema, rivelando che
queste sostanze si sono dimostrate molto efficaci nel controllare
l’ansia in pazienti oncologici, trattare la depressione o nella
cura delle dipendenze. Secondo quanto sostiene il dottore, infatti,
esse sono meno tossiche di altri stupefacenti e non creano
dipendenza. Il suo studio, come altri che esplorano gli effetti
degli allucinogeni nella cura di alcune patologie, è stato
approvato dall’americana Food and Drug Administration dopo 50 anni
di illegalità di queste sostanze negli Usa. Questa inversione di
tendenza sembra dare ragione a quanti hanno dedicato la loro vita
allo studio e alla sperimentazione degli psichedelici a scopo
scientifico, come Timothy Leary, filosofo,
psicologo e attore, controverso personaggio che già agli inizi
degli anni Sessanta ipotizzava di poter curare le malattie mentali
attraverso queste sostanze. All’epoca però i tempi non erano maturi
perché le istituzioni appoggiassero questo tipo di sperimentazioni,
come spiega oggi il figlio Zack Leary.
Gli elementi per una riflessione più
matura sul tema oggi ci sono, con tutte le cautele del caso,
e la ricerca scientifica sembra pronta ad aprire le sue porte
all’esplorazione del mondo degli allucinogeni.
Joan Allen parteciperà a A Good
Marriage, adattamento di un lungo racconto di Stephen King
(pubblicato in Italia nella raccolta Notte buia, niente stelle). Il
film dovrebbe essere diretto da Peter Askin (Trumbo). Lo stesso
Stephen King sul suo sito Internet riassume così la trama: “Darcy
Anderson scopre sul conto di suo marito più di quanto non abbia
capito in vent’anni di matrimonio quando inciampa letteralmente in
una scatola nascosta sotto a un tavolo da lavoro nel loro garage…”
Il Re del Brivido si è peraltro incaricato di scrivere
l’adattamento del racconto. La più recente interpretazione di Joan
Allen per il grande schermo era stata in The Bourne Legacy.
La Leda è una delle maggiori
aziende agro-alimentari del Paese: ramificata nei cinque
continenti, quotata in Borsa, in continua espansione verso nuovi
mercati e nuovi settori. Quello che si dice un gioiellino.
Guai in vista per Martin
Scorsese e per il suo The Wolf of Wall
Street. E’ stata infatti mossa ai danni del noto
regista e della Paramount, una causa di ben 25
milioni di dollari intentata dal broker Andrew
Greene, ex partner in affari di Jordan Belfort,
interpretato nel film da Leonardo DiCaprio.
Nonostante Greene non venga mai
menzionato nel film (o almeno non in maniera esplicita), l’uomo ha
accusato la produzione di aver leso la sua immagine, facendolo
emergere come un criminale e come un tossicodipendente.
Stando al ricorso legale, nel film
Greene sarebbe “rappresentato” dal personaggio di Nicky “Rugrat”
Koskoff, interpretato da P.J. Byrne. Secondo le
dichiarazioni di Andrew Greene, la pellicola di Scorsese ha
danneggiato la sua fama di “investment broker”.
Million Dollar
Arm, progetto targato Disney,
protagonista Jon Hamm (conosciuto
soprattutto per il personaggio di Don Draper in Mad
Men) nel ruolo di JB Bernstein (uno
dei massimi esponenti del marketing sportivo a livello mondiale, e
ideatore di iniziative dall’elevato impatto mediatico), sembra aver
trovato un regista: Craig Gillespie
(Fright Night).
Il film, scritto da Tom
McCarthy, narrerà in particolare l’organizzazione in India
del contest Million dollar arm, una sorta
di ‘talent’, i due vincitori del quale sono stati i primi atleti
indiani a firmare un contratto professionistico negli Stati
Uniti. La gara era riservata a giocatori di cricket, che sono
poi andati a giocare a baseball negli U.S.A. Alla competizione si
presentarono in 40.000: Rinku Singh e Dinesh Patel furono i
vincitori, andando a giocare per i Pittsburgh Pirates.
Gillespie sta attualmente
sviluppando la commedia Flamingo Thief
assieme a Will Ferrell.
Luca Miniero, dopo
i grandi successi di Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord dirige un’altra
commedia in cui le diversità geografiche e personali sono al centro
del motore narrativo: Un boss in salotto. Questa
volta però non si affida a due attori simbolo ognuno della propria
regione (come furono Claudio Bisio e Alessandro
Siani) ma all’incredibile talento di Paola Cortellesi che oltre a scalare i
dialetti italiani con un’abilità impressionante, tira fuori tutta
la sua verve comica per una volta prestata ad un personaggio
“cattivo”.
In Un boss in
salotto Cristina D’Avola (Paola
Cortellesi) è una donna modello. Madre premurosa,
casalinga efficiente e moglie devota di Michele (Luca
Argentero). Vive in un bel paesino sotto le Alpi e
conduce la sua vita, ordinata e organizzata, con la sua bella
famigliola. Dal suo passato però sta per arrivare un vero e proprio
ciwww. Il fratello Ciro (Rocco
Papaleo), che lei raccontava essere morto da tempo, si
presenta davanti alla porta della sua casa per chiedere ospitalità
durante un periodo di detenzione domiciliare in attesa del processo
per associazione mafiosa. È a questo unto che viene fuori tutta la
verità su Cristina (che in realtà si chiama Carmela) e che ha
origini campane, ben nascoste sotto l’accento ben imparato del
nord-est, e un infanzia difficile alle spalle. Una terra d’origine
dalla quale fuggita per dolore e per vergogna, ma che la
raggiunge fino alle pendici delle montagne in cui si era
rifugiata.
La rigida donna del nord,
insistente ed esigente con figli e marito fino all’ossessione, si
scontrerà irrimediabilmente con il fratello scanzonato e fuori
dalle righe che non solo sconvolge la collaudata routine familiare,
ma le ricorda un passato doloroso e ancora troppo vivido nella
mente, sentimenti questi che Paola Cortellesi riporta con grande
credibilità. Alla comicità sofisticata della protagonista femminile
si accosta quella dirompente di Rocco Papaleo in un personaggio che pur
presentato come il classico cattivo si rivelerà più tenero di
quanto non voglia far credere. Questa storia semplice ma
intelligente, che per fortuna si emancipa dal lieto fine a tutti i
costi, riesce a centrare (chissà quanto consapevolmente) un punto
centrale dei rapporti familiari quando alla voce di
Cristina/Carmela vengono affidate parole dirompenti: “Fin da
bambina ho cercato di non sentire il dolore che provavo, ma poi ho
finito per non sentire più niente. Ed è così che si fanno i
casini.”
Si preannuncia un assicurato successo
al botteghino, il prossimo film di Luca Miniero, Un
boss in salotto, che vedrà protagonisti Paola
Cortellesi, Luca Argentero e Rocco
Papaleo.
Di seguito potete guardare dei
contenuti speciali dedicati al film, nell’ordine un video dietro le
quinte, una clip dal film, e una featurette che ci racconta la
realizzazione della colonna sonora del film.
Sinossi: Cristina (Paola Cortellesi) è un’energica
meridionale trapiantata in un piccolo centro del Nord dove è
finalmente riuscita a costruirsi una vita e una famiglia perfette
insieme al marito, Michele Coso (Luca Argentero), e ai loro due
splendidi figli. Un giorno Cristina, convocata in Questura, scopre
che suo fratello Ciro (Rocco Papaleo) – che non vede da 15 anni – è
implicato in un processo di camorra e ha chiesto di poter
trascorrere gli arresti domiciliari a casa sua. Cristina suo
malgrado accetterà e da quel momento i suoi piani e l’ordinatissima
routine dei Coso verranno letteralmente sconvolti dall’arrivo dello
zio Ciro, un tipo tutto tatuaggi, catene d’oro e poco abituato alle
buone maniere… Il nuovo film di Luca Miniero è una commedia
familiare moderna che fa ridere e al contempo riflettere
sulla camorra, sulla vita e su tutte le famiglie imperfette che,
spesso però, si rivelano il posto più caldo dove stare.
E’ online una divertente clip
tratta da Un Boss
in Salotto, l’ultimo film di Luca Miniero – già
regista di Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord
– in uscita nelle sale cinematografiche il prossimo 1 Gennaio.
Nel cast, della pellicola prodotta dalla Cattleya e Warner Bros
Pictures Italia, Paola Cortellesi, Luca
Argentero e Rocco Papaleo.
In Un Boss
in Salotto Cristina (Paola Cortellesi) è un’energica
meridionale trapiantata in un piccolo centro del Nord dove è
finalmente riuscita a costruirsi una vita e una famiglia perfette
insieme al marito, Michele Coso (Luca Argentero), e ai loro due
splendidi figli. Un giorno Cristina, convocata in Questura, scopre
che suo fratello Ciro (Rocco Papaleo) – che non vede da 15 anni — è
implicato in un processo di camorra e ha chiesto di poter
trascorrere gli arresti domiciliari a casa sua. Cristina suo
malgrado accetterà e da quel momento i suoi piani e l’ordinatissima
routine dei Coso verranno letteralmente sconvolti dall’arrivo dello
zio Ciro, un tipo tutto tatuaggi, catene d’oro e poco abituato alle
buone maniere…
Un Boss
in Salotto è una commedia familiare moderna che fa ridere e
al contempo riflettere sulla camorra, sulla vita e su tutte le
famiglie imperfette che, spesso però, si rivelano il posto più
caldo dove stare.
Il film campione d’incassi Un Boss
in Salotto torna a far ridere tutta la famiglia in due
imperdibili edizioni Blu-Ray e DVD grazie a Warner Bros.
Entertainment Italia. Dopo Benvenuti al Sud e
Benvenuti al Nord, il regista Luca Miniero torna a
tratteggiare in maniera ironica gli stereotipi del Nord e del Sud
Italia. Questa nuova irresistibile commedia vanta la partecipazione
di un cast a dir poco esplosivo che vede, tra gli altri, Paola
Cortellesi, Rocco Papaleo e Luca Argentero.
Una commedia familiare moderna che
fa ridere e al contempo riflettere sulla camorra, sulla vita e su
tutte le famiglie imperfette che, spesso però, si rivelano il posto
più caldo dove stare.
Sia l’edizione DVD che quella
Blu-rayTM sono arricchite da imperdibili contenuti
speciali che vi porteranno dietro le quinte del film grazie ai
filmati di backstage, le scene tagliate, le papere e il
trailer.
E in occasione di questa uscita,
Warner Bros Entertainment Italia presenta il Cofanetto “Nord
& Sud Collection”, contenente i tre successi di Luca
Miniero in cui, a fare da trait d’union, è il confronto Nord vs Sud
e i relativi luoghi comuni. Una tripletta di successidisponibile
ora in un’unica edizione DVD: Benvenuti al Sud, Benvenuti
al Nord e la nuova commedia Un boss in Salotto.
Cristina (Paola Cortellesi) è una
energica meridionale trapiantata in un piccolo centro delNord dove
è finalmente riuscita a costruirsi una vita e una famiglia perfette
insieme al marito, Michele Coso (Luca Argentero) e ai loro due
splendidi figli.
Un giorno Cristina, convocata in
Questura, scopre che suo fratello Ciro (Rocco Papaleo) -che non
vede da 15 anni- è implicato in un processo di camorra e ha chiesto
di poter trascorrere gli arresti domiciliari a casa sua. Cristina
suo malgrado accetterà e da quel momento i suoi piani e
l’ordinatissima routine dei Coso verranno letteralmente sconvolti
dall’arrivo dello zio Ciro, un tipo tutto tatuaggi, catene d’oro e
poco abituato alle buone maniere…
CONTENUTI SPECIALI
L’edizione
Blu-rayTMdi Un Boss in Salotto
include i seguenti contenuti speciali:
Scene tagliate
Papere
Backstage lungo
Backstage corto
Trailer
L’edizione DVD di Un
Boss in Salotto include i seguenti contenuti speciali:
Debutto in cima alla classifica per il
film italiano, Un Boss in Salotto di
Luca Miniero, già regista del film campione
d’incassi Benvenuti al sud. La pellicola che vede protagonisti
Paola Cortellesi, Rocco Papaleo e Luca
Argentero ha incassato 1,3 Milioni di euro nel sono giorno
della vigilia della befana, posizionandosi d’avanti a
Frozen che racimola altri 991 mila
euro. Il totale di Un Boss in
Salottosi aggira intorno ai
5,5 milioni di euro in 5 giorni.
Sinossi: Cristina (Paola Cortellesi) è
un’energica meridionale trapiantata in un piccolo centro del Nord
dove è finalmente riuscita a costruirsi una vita e una famiglia
perfette insieme al marito, Michele Coso (Luca Argentero), e ai
loro due splendidi figli. Un giorno Cristina, convocata in
Questura, scopre che suo fratello Ciro (Rocco Papaleo) – che non
vede da 15 anni – è implicato in un processo di camorra e ha
chiesto di poter trascorrere gli arresti domiciliari a casa sua.
Cristina suo malgrado accetterà e da quel momento i suoi piani e
l’ordinatissima routine dei Coso verranno letteralmente sconvolti
dall’arrivo dello zio Ciro, un tipo tutto tatuaggi, catene d’oro e
poco abituato alle buone maniere… Il nuovo film di Luca Miniero è
una commedia familiare moderna che fa ridere e al contempo
riflettere sulla camorra, sulla vita e su tutte le famiglie
imperfette che, spesso però, si rivelano il posto più caldo dove
stare.
Penelope Cruz è in
trattative per partecipare a un film dedicato alla dinastia dei
Gucci, che ha dato il proprio nome a uno dei principali marchi
dell’italian style. Il film, diretto da Jordan
Scott (figlia di Ridley) narrerà la storia di Maurizio,
nipote del fondatore della casa di moda, ucciso nel 1995 su
commissione della ex moglie Patrizia Reggiani. L’idea di un
dedicato alla vicenda di Gucci risale al 2006,
quando per la regia si era parlato di Ridley
Scott, con Andrea Berloff alla
sceneggiatura; nel frattempo altri nomi sono stati avvicinati al
progetto, che sarà prodotto da Scott Free.
Vari i nomi fatti anche per gli
interpreti: nel 2009 si era parlato di Angelina
Jolie per interpretare il ruolo della Reggiani. Il
rilancio del progetto avviene nel momento in cui la Gucci sta
cercando di rilanciarsi quale marchio legato al glamour
hollywoodiano, dopo il periodo di appannamento seguito
all’abbandono dello stilista Tom Ford.
La compagnia tra l’altro porta
avanti da anni un’intensa attività di mecenatismo nel mondo del
cinema: ha ad esempio donato due milioni di dollari a
Martin Scorsese per per il restauro di pellicole
storiche come La Dolce Vita o
C’era una volta in America, oltre a
sostenere rassegne settimanali presso il Los Angeles County
Museum.
Sembra che la Sony Pictures stia
già valutando la possibilità di portare sul grande schermo la vita
e i successi di Steve
Jobs. La pellicola dovrebbe basarsi sulla biografia in
uscita dal titolo, appunto “Steve
Jobs” di Walter Isaacson. Il volume raccoglie oltre
quaranta interviste nel corso di due anni. Vi segnaliamo che già un
film tv è stato realizzato sul colosso Apple, dal titolo Pirates of
Silicon Valley, dove Noah Wyle interpretò Jobs. Non ci resta che
attendere ulteriori sviluppi per saperne di più.
James Franco si sta dando da fare per
realizzare un biopic dedicato a sé stesso e alla turbolenta amica
Lindsay Lohan; il 34enne attore e regista lanciato
Casey Affleck dirigerà un biopic
sul giocatore di Baseball Josh Hamilton. Il film, che verrà
sceneggiato dallo stesso regista, racconterà la vita di un
personaggio molto noto e amato negli Stati Uniti, dal suo esordio
all’età di 18 anni alla discesa nel tunnel della droga fino al
ritorno in campo nel 2005.
Il produttore Basil Iwanyk ha
così commentato il progetto, che verrà coprodotto dallo stesso
Hamilton insieme alla moglie: “Penso davvero che la storia di
questo ragazzo sia una delle più ispiratrici che abbia mai letto.
Sembra fatta apposta per un film: ha la qualità mitica di The
Natural, la visione della fede di The Blind Side – e la fede è un
elemento fondamentale nella nostra storia, e il romanticismo di
Walk the Line. Casey ha colto in pieno questi elementi nella sua
visione del film. È un’odissea straordinaria che lo porta dal fondo
della dipendenza dalla droga, l’allontanamento dalla famiglia, la
sospensione della carriera, a una spettacolare rinascita della sua
vita, la fede, il matrimonio e la carriera nella major
league.”